Autore P.D. James
Titolo Morte a Pemberley
EdizioneMondadori, Milano, 2013, Omnibus , Isbn 978-88-04-62328-1
TraduttoreGrazia Maria Griffini
LettoreElisabetta Cavalli, 2013
Classe gialli , narrativa inglese












 

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 9

PROLOGO
I Bennet di Longbourn



Era opinione comune delle donne di Meryton che Mr e Mrs Bennet di Longbourn fossero stati fortunati riguardo alla sistemazione di quattro delle loro cinque figlie. Meryton, una cittadina dell'Hertfordshire, non si trova negli itinerari dei viaggi di piacere in quanto non ha nessuna bellezza paesaggistica e non è neppure famosa per motivi storici. La sua unica grande dimora, Netherfield Park, per quanto imponente, non viene menzionata nei libri che trattano dell'architettura più prestigiosa della contea. La cittadina ha una sala pubblica dove si tengono regolarmente le feste da ballo ma nessun teatro, e le occasioni di svago più importanti hanno luogo nelle case private dove la noia delle cene e dei tavoli di whist, sempre con la stessa compagnia, è alleviata dal pettegolezzo.

Una famiglia di cinque figlie non sposate non può che attirare la comprensione affettuosa e amichevole di tutti i vicini, in modo particolare quando i diversivi sono pochi e la situazione dei Bennet è particolarmente sfortunata. In assenza di un erede di sesso maschile tutti i beni di Mr Bennet, poiché erano vincolati e non ne era permesso il trasferimento a persone estranee alla famiglia, sarebbero stati ereditati da suo cugino, il reverendo William Collins. E lui, come Mrs Bennet aveva il vizio di lagnarsi apertamente, avrebbe potuto buttare fuori di casa lei e le sue figlie, prima ancora che il marito fosse freddo nella tomba.

A dire la verità, Mr Collins aveva tentato di riparare a questo fatto con tutti i mezzi di cui disponeva. Sia pure con qualche scomodità e disagio personale, ma con l'approvazione di una straordinaria protettrice, quale era Lady Catherine de Bourgh, aveva lasciato la sua parrocchia di Hunsford nel Kent per andare in visita dai Bennet con la caritatevole e benevola intenzione di scegliersi una moglie fra le loro cinque figlie. Mrs Bennet aveva accolto con entusiasmo il suo proposito ma lo aveva avvertito che Miss Jane Bennet, la primogenita, con ogni probabilità si sarebbe fidanzata di lì a poco. Mr Collins aveva scelto Elizabeth, la seconda per età e bellezza, ma per tutta risposta aveva ricevuto un deciso rifiuto e si era visto obbligato a cercare maggiore comprensione dall'amica di Elizabeth, Miss Charlotte Lucas. Quest'ultima aveva accettato la sua proposta con una prontezza gratificante, e così il futuro di Mrs Bennet e delle sue figlie era scritto, e senza che ciò destasse il generale rammarico dei vicini. Alla morte di Mr Bennet, Mr Collins le avrebbe sistemate in uno dei cottage più grandi che si trovavano sulla sua proprietà. Lì avrebbero ricevuto il conforto dei suoi servizi spirituali e il sostentamento materiale dagli avanzi della cucina di Mrs Collins, sua consorte, accresciuti da qualche occasionale dono di cacciagione o di un quarto di bacon.

Ma fortunatamente la famiglia Bennet poté sfuggire a questi vantaggi. Alla fine del 1799, Mrs Bennet poteva congratularsi con se stessa per essere la madre di quattro figlie coniugate. D'accordo, l'unione di Lydia, la più giovane, di soli sedici anni, non era stata delle più fauste, visto che era fuggita con il tenente George Wickham, un ufficiale della milizia di stanza a Meryton. Era stata una sbandata commessa per imprudenza giovanile che ci si aspettava fiduciosamente di veder finire, come meritano tutte le avventure di questo genere, con l'abbandono della ragazza da parte di Wickham, la famiglia che la scacciava, la buona società che si rifiutava di riceverla e quella degradazione finale che la decenza impediva alle signore di menzionare. Invece il matrimonio aveva avuto luogo, e la notizia era stata data da un vicino, William Goulding. Gli era capitato di passare con il suo calesse di fianco alla diligenza di Longbourn, e Mrs Wickham, fresca sposina, aveva appoggiato la mano al finestrino aperto di modo che lui potesse vedere l'anello. Mrs Philips, sorella di Mrs Bennet, aveva premurosamente provveduto a far circolare la sua versione della fuga, cioè che la coppia, in viaggio verso Gretna Green, aveva fatto una breve tappa a Londra per consentire a Wickham di informare una madrina delle sue prossime nozze. Poi, all'arrivo di Mr Bennet in cerca di sua figlia, la coppia aveva accettato la proposta della famiglia che il previsto matrimonio potesse essere celebrato molto più comodamente a Londra.

Nessuno aveva creduto a questa interpretazione della vicenda, ma si era dovuto ammettere che l'ingegnosità di Mrs Philips nell'inventarla meritava, come minimo, che si fingesse di crederci. A George Wickham, naturalmente, non sarebbe stato più permesso di recarsi a Meryton per sottrarre la virtù alle domestiche e i guadagni ai negozianti, però si era convenuto che nel caso in cui Mrs Wickham, la sua consorte, si fosse presentata in pubblico, le sarebbe stata concessa l'indulgente tolleranza precedentemente accordata a Miss Lydia Bennet.

Erano state fatte molte ipotesi su come si fosse ottenuto quel matrimonio tardivo. La posizione patrimoniale di Mr Bennet gli consentiva a malapena di godere di una rendita di duemila sterline l'anno e, secondo l'opinione generale, Mr Wickham si doveva essere battuto strenuamente per ottenerne almeno cinquecento, oltre a vedersi saldare tutti i conti che aveva in sospeso a Meryton e anche altrove, prima di acconsentire alle nozze. A tirare fuori i soldi doveva essere stato il fratello di Mrs Bennet, Mr Gardiner. Tutti lo conoscevano come un uomo affettuoso e cordiale, ma aveva famiglia e si sarebbe sicuramente aspettato che Mr Bennet gli restituisse quella somma. C'era stata un'ansia considerevole, a Lucas Lodge, al pensiero che l'eredità del genero potesse venire molto ridotta in seguito a questa esigenza. Ma quando non erano stati tagliati alberi né venduti terreni, nessun domestico pareva essere stato licenziato e il macellaio non aveva rivelato la minima incertezza a provvedere alla consegna della solita ordinazione settimanale a Mrs Bennet, si era dedotto che Mr Collins e la cara Charlotte non avessero niente da temere. Non appena Mr Bennet fosse stato sepolto decorosamente, Mr Collins sarebbe potuto entrare in possesso di beni, diritti e possedimenti terrieri di Longbourn con la sicurezza che fossero rimasti intatti.

Ma il fidanzamento che aveva seguito di poco il matrimonio di Lydia, quello tra Miss Jane Bennet e Mr Bingley di Netherfield Park, aveva ricevuto la più totale approvazione. Del resto, non si poteva certo dire che nessuno se lo aspettasse. Che Mr Bingley ammirasse Jane era stato evidente fin dal loro primo incontro a un ballo. La bellezza di Miss Bennet, la sua gentilezza e la sua genuina fiducia nei confronti della natura umana, che la portava a non parlare mai male di nessuno, ne facevano la preferita di tutti. Ma nel giro di pochi giorni dall'annuncio del fidanzamento della figlia primogenita con Mr Bingley, si era diffusa la notizia, da principio accolta con incredulità, di un trionfo ancora maggiore per Mrs Bennet. Miss Elizabeth Bennet, la secondogenita, si sarebbe sposata con Mr Darcy, proprietario di Pemberley, una delle dimore più celebri e grandiose del Derbyshire, che si diceva avere un reddito annuo di diecimila sterline.

A Meryton tutti sapevano che Miss Lizzy detestava Mr Darcy, e questo era un sentimento condiviso in generale dalle signore e dai gentiluomini che avevano partecipato al primo ballo al quale Mr Darcy era intervenuto in compagnia di Mr Bingley e delle due sorelle di quest'ultimo. In tale occasione lui aveva dato una chiara prova del suo orgoglio e del suo arrogante disprezzo per tutta la compagnia, perché aveva fatto capire – e in modo molto esplicito, a dispetto delle sollecitazioni dell'amico – come non ci fosse una sola delle donne presenti che potesse considerare degna di essere invitata a ballare. Anzi, quando Sir William Lucas gli aveva presentato Elizabeth, Mr Darcy aveva addirittura declinato l'offerta di danzare con lei, dicendo poi a Mr Bingley che non la trovava abbastanza carina da invogliarlo. Di conseguenza si era dato per assodato che nessuna donna avrebbe potuto essere felice, se fosse diventata Mrs Darcy, perché, come Maria Lucas aveva fatto notare, "chi potrebbe avere voglia di trovarsi davanti una faccia così antipatica la mattina a colazione per tutto il resto della vita?".

Non c'era però nessun motivo di criticare Miss Elizabeth Bennet se aveva pensato di adottare una prospettiva più prudente e ottimistica. Non si può avere tutto dalla vita, e qualsiasi fanciulla di Meryton sarebbe stata disposta a sopportare ben più di una faccia antipatica, la mattina a colazione, pur di sposare diecimila sterline all'anno ed essere la padrona di Pemberley. Le signore di Meryton, com'era doveroso da parte loro, furono felici di simpatizzare con le sfortunate e congratularsi con la fortunata, ma in tutte le cose ci dovrebbe essere una certa moderazione, e invece il trionfo di Miss Elizabeth si rivelò un po' troppo su larga scala. Per quanto fossero pronte ad ammettere che era abbastanza carina e aveva dei begli occhi, non possedeva nient'altro per renderla ben accetta a un uomo con diecimila sterline l'anno.

Un gruppetto delle pettegole più influenti non ci mise molto a improvvisare una spiegazione: Miss Lizzy si era decisa a catturare Mr Darcy fin dal primo momento in cui lo aveva conosciuto. E quando tale strategia si era rivelata in tutta la sua efficacia, avevano concordato che doveva aver giocato le sue carte molto abilmente fin dal principio. Anche se Mr Darcy si era rifiutato di invitarla a ballare a quella festa, i suoi occhi si erano soffermati spesso su di lei e sulla sua amica Charlotte. Quest'ultima, dopo anni dedicati alla ricerca di un marito, era diventata abilissima a identificare qualsiasi segno di un eventuale sentimento amoroso e aveva messo Elizabeth in guardia: doveva stare attenta a non lasciare che la sua evidente simpatia per l'affascinante e fin troppo popolare tenente George Wickham la portasse a trascurare e offendere un uomo che valeva dieci volte di più.

Poi c'era stato l'episodio dell'invito a pranzo a Netherfield quando, per colpa dell'insistenza di sua madre che ci andasse a cavallo invece di servirsi della carrozza di famiglia, Jane aveva preso un raffreddore che più opportuno di così non avrebbe potuto essere e, come aveva previsto Mrs Bennet nei suoi piani, era stata costretta a rimanere parecchie notti a Netherfield. Elizabeth, naturalmente, si era messa in cammino per andare a trovarla, e la buona educazione aveva costretto Miss Bingley a offrire ospitalità a una visitatrice tutt'altro che ben accetta fino a quando Jane non fosse guarita. Quasi un'intera settimana trascorsa in compagnia di Mr Darcy doveva aver aumentato le speranze di successo di Elizabeth, ed era logico pensare che avesse approfittato nel modo migliore di quella forzata intimità.

In seguito, dietro insistenza delle più giovani signorine Bennet, Mr Bingley aveva dato anche lui un ballo a Netherfield e, in questa occasione, Mr Darcy aveva effettivamente ballato con Elizabeth. Le anziane accompagnatrici, schierate sulle loro seggiole lungo le pareti, avevano sollevato le lorgnette osservando attentamente, come il resto dei presenti, la coppia che sfilava davanti a loro. Non dovevano di sicuro aver avuto una gran conversazione, ma il solo fatto che Mr Darcy avesse addirittura invitato Miss Elizabeth a ballare e non avesse ricevuto un rifiuto era diventato motivo di interesse e di ipotesi di vario genere.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 23

1



Alle undici del mattino di venerdì 14 ottobre 1803 Elizabeth Darcy sedeva al tavolo del suo salotto al primo piano di Pemberley House. Non si trattava di un ambiente particolarmente vasto, ma aveva delle proporzioni molto gradevoli e le due finestre offrivano il panorama del fiume. Elizabeth l'aveva scelto per sé e aveva voluto che fosse interamente arredato secondo il suo gusto. Mobili, tendaggi, tappeti e quadri facevano parte dei ricchi arredi di Pemberley ed erano stati collocati come lei desiderava. Darcy aveva diretto personalmente i lavori. L'espressione compiaciuta di suo marito quando lei ne aveva preso possesso e la premura dimostrata da tutti nell'assecondare i suoi desideri le avevano consentito di realizzare, perfino più di quanto non avessero fatto lo sfarzo e la magnificenza della casa, quali fossero i privilegi riservati a Mrs Darcy di Pemberley.

La stanza che le dava quasi lo stesso piacere del salotto era la splendida biblioteca di Pemberley. Era frutto dell'opera di diverse generazioni, e adesso suo marito aveva l'interesse e la gioia di accrescerne il ricco patrimonio. A Longbourn la biblioteca era dominio di Mr Bennet e perfino Elizabeth, la sua figlia preferita, ci entrava soltanto se veniva invitata a farlo. A Pemberley, invece, aveva accesso alla biblioteca quando e come voleva, esattamente come Darcy, ed era merito del suo incoraggiamento affettuoso e pieno di tatto se Elizabeth aveva letto di più e con maggior soddisfazione in quegli ultimi sei anni rispetto a tutti i quindici precedenti. In questo modo aveva approfondito un'istruzione che, adesso lo capiva, non era stata che elementare. Le cene a Pemberley non avrebbero potuto essere più differenti da quelle alle quali aveva partecipato a Meryton, in cui lo stesso gruppo di persone ripeteva sempre gli stessi pettegolezzi e le stesse opinioni e l'unico momento di animazione si aveva quando Sir William Lucas si metteva a rievocare esaurientemente per l'ennesima volta un affascinante dettaglio della sua investitura a corte. Adesso era sempre con un po' di dispiacere che incrociava lo sguardo delle altre signore e lasciava i gentiluomini ai loro affari maschili. Per lei era stata una rivelazione che ci fossero uomini capaci di apprezzare l'intelligenza in una donna.

Era il giorno precedente al ballo di Lady Anne. Durante quell'ultima ora con la governante, Mrs Reynolds, non aveva fatto altro che controllare tutti i preparativi in modo che ogni cosa fosse in ordine e andasse liscia. Adesso era sola. La prima volta che avevano dato quel ballo era stato quando Darcy aveva solo un anno, e lo avevano organizzato per festeggiare il compleanno di sua madre. Poi, all'infuori del periodo di lutto dopo la morte del marito, il ballo aveva sempre avuto luogo, fino alla morte di Lady Anne stessa. Si teneva il primo sabato dopo la luna piena di ottobre, e di solito cadeva a pochi giorni di distanza dall'anniversario delle nozze di Darcy e di Elizabeth. Ma cercavano sempre di passarlo tranquillamente con i Bingley, che si erano sposati anche loro quello stesso giorno, perché si trattava di un'occasione che giudicavano troppo intima e cara per essere celebrata con un festeggiamento pubblico.

Adesso, per desiderio di Elizabeth, il ballo d'autunno portava sempre il nome di Lady Anne e nella contea veniva considerato il più importante evento sociale dell'anno. Mr Darcy aveva manifestato la preoccupazione che quello non fosse un anno particolarmente opportuno in cui organizzarlo, con la guerra con la Francia ormai dichiarata e la paura crescente nel Sud del paese, dove un'invasione di Bonaparte era attesa di giorno in giorno. Anche il raccolto era stato scarso, con tutto quello che poteva significare per la vita di campagna. Parecchi gentiluomini, alzando gli sguardi preoccupati dai loro libri contabili, si erano mostrati più o meno d'accordo che quell'anno non ci dovesse essere nessun ballo. Ma avevano incontrato una tale indignazione da parte delle loro mogli, accompagnata dalla certezza di dover affrontare, come minimo, due mesi di fastidi domestici che, alla fine, si erano trovati d'accordo nel dichiarare che niente come un piccolo divertimento innocente avrebbe potuto contribuire a tenere su il morale. E a Parigi, città arretrata e incivile, si sarebbero enormemente rallegrati e rincuorati se si fosse venuto a sapere che il ballo di Pemberley era stato annullato.

I divertimenti e gli svaghi stagionali della vita di campagna non sono così numerosi e allettanti da rendere gli obblighi mondani di una grande famiglia nobile una questione priva di importanza per i vicini che abbiano l'opportunità di goderne. Il matrimonio di Mr Darcy, una volta che lo stupore per la sua scelta si era esaurito, prometteva come minimo che sarebbe rimasto lì, nella sua tenuta, più a lungo rispetto al passato, e contribuiva a far crescere la speranza che la sua fresca sposa avrebbe riconosciuto le proprie responsabilità.

Al ritorno di Elizabeth e Darcy dal viaggio di nozze, che li aveva portati fin nella lontana Italia, c'erano state le abituali visite ufficiali da affrontare e le solite congratulazioni e chiacchiere insulse da sopportare con quanto più garbo possibile. Darcy, che sapeva fin troppo bene, e dall'infanzia, come Pemberley potesse sempre concedere più vantaggi e benefici di quanti non ne ricevesse, sopportava questi incontri con una serenità encomiabile. Quanto a Elizabeth, li trovava una fonte segreta di divertimento poiché i suoi vicini si ingegnavano a soddisfare la propria curiosità pur facendo, nello stesso tempo, tutto il possibile per conservare la reputazione di persone beneducate. I visitatori provavano un piacere doppio: prima godersi la mezz'ora prescritta a loro destinata nell'elegante e accogliente salotto di Mrs Darcy e poi di impegnarsi con i vicini a pronunciare un verdetto sia sull'abito, sia su quanto fosse simpatica e all'altezza delle aspettative la sposa, nonché sull'eventuale felicità domestica della coppia. Nel giro di un mese era stato raggiunto il consenso: i gentiluomini erano rimasti colpiti dalla bellezza e dallo spirito di Elizabeth, le loro consorti dalla sua eleganza e amabilità e dalla qualità dei rinfreschi. L'accordo era stato unanime sul fatto che Pemberley, malgrado gli sfortunati precedenti della sua nuova padrona, adesso promettesse di prendere in ogni senso il posto che meritava nella vita mondana della contea, né più né meno di com'era stato ai tempi di Lady Anne Darcy.

Elizabeth era troppo realista per non rendersi conto che questi precedenti non potevano essere dimenticati e nessuna nuova famiglia si sarebbe trasferita nei dintorni senza venire piacevolmente intrattenuta con la storia sorprendente della scelta della sposa che Mr Darcy aveva fatto. Lo conoscevano come un uomo orgoglioso e superbo, per il quale la tradizione e il nome della famiglia erano di primaria importanza e il cui padre ne aveva reso la posizione in società ancora più elevata sposando la figlia di un conte.

L'impressione generale era sempre stata quella che nessuna donna fosse all'altezza di diventare la consorte di Fitzwilliam Darcy. Eppure lui aveva scelto la secondogenita di un gentiluomo i cui beni e possedimenti terrieri erano inalienabili, e quindi non ne era permesso il trasferimento ereditario ad altri che non fossero i discendenti maschi della casata. Inoltre queste proprietà erano poco più grandi del parco di Pemberley, e riguardo al patrimonio personale della prescelta si diceva che fosse costituito solamente da cinquecento sterline. Inoltre aveva due sorelle nubili e una madre tanto chiacchierona, indelicata e di cattivo gusto da non essere degna di frequentare la gente rispettabile. Peggio ancora, una delle sorelle più giovani aveva sposato George Wickham, figlio degenere del vecchio amministratore di Mr Darcy, in circostanze delle quali la decenza esigeva che si parlasse soltanto sottovoce. In questo modo, era stato imposto a Mr Darcy e alla sua famiglia un uomo che lui disprezzava a tal punto da non permettere che il suo nome venisse pronunciato a Pemberley, e la coppia non vi era mai stata ricevuta. Certo, bisognava riconoscere che Elizabeth era una persona rispettabile, tanto che alla fine persino gli scettici avevano ammesso che era abbastanza graziosa e aveva dei begli occhi, ma il matrimonio continuava ancora a essere considerato come qualcosa di stupefacente. Inoltre, aveva suscitato il risentimento di un certo numero di gentili signorine che, seguendo il consiglio delle loro madri, avevano rifiutato parecchie altre offerte convenienti pur di tenersi disponibili per una preda così allettante, e adesso per loro si stava avvicinando l'età pericolosa della trentina senza nessuna prospettiva in vista. Malgrado tutto questo, Elizabeth poteva consolarsi ricordando la risposta data a Lady Catherine de Bourgh, quando la sorella di Lady Anne, indignata, le aveva elencato i danni che sarebbero potuti derivarle se fosse stata tanto presuntuosa da diventare Mrs Darcy. "Queste sono disgrazie terribili, ma la consorte di Mr Darcy avrà una tale, straordinaria fonte di felicità, naturalmente connessa con il suo stato, che nel complesso non potrà avere nessun motivo di lamentarsi."

Il primo ballo al quale Elizabeth aveva partecipato come padrona di casa e, in cima al grande scalone al fianco di suo marito, aveva accolto gli ospiti, visto sotto questa prospettiva avrebbe potuto essere considerato una dura prova, ma lei l'aveva superata in modo trionfale. Le piaceva ballare, e adesso poteva dire che il ballo le dava lo stesso piacere che dava ai suoi ospiti. Lady Anne, con la sua scrittura elegante, aveva indicato meticolosamente come organizzare tale occasione nel suo taccuino con la copertina di cuoio morbido sul quale era impresso lo stemma dei Darcy. Il taccuino veniva usato tuttora, e quella mattina si trovava, aperto, davanti a Elizabeth e a Mrs Reynolds. L'elenco degli invitati era sostanzialmente sempre identico, ma vi erano stati aggiunti i nomi degli amici di Darcy e di Elizabeth, oltre a quelli degli zii Gardiner e di Bingley e Jane, che per l'occasione sarebbero stati accompagnati da Henry Alveston, loro ospite in quei giorni. Si trattava di un giovane avvocato bello, intelligente e brillante, che era il benvenuto a Pemberley come a Highmarten.

Elizabeth non aveva preoccupazioni per quello che riguardava il successo del ballo. Tutti i preparativi, come ben sapeva, erano stati fatti. Ciocchi di legna in quantità sufficiente assicuravano che i fuochi nei camini, in particolare quelli della sala da ballo, fossero alimentati a dovere. Il cuoco avrebbe aspettato fino alla mattina per preparare le raffinate torte e i pasticcini e salatini tanto apprezzati dalle signore, mentre selvaggina e carni di vario genere, macellate e appese a frollare, sarebbero state destinate alle pietanze più sostanziose che gli uomini si aspettavano. Il vino era stato portato su dalle cantine e le mandorle – uno degli ingredienti per la white soup, molto popolare tra gli invitati – erano già state grattugiate in quantità sufficiente. Il negus, quella specie di vin brûlé che veniva diluito con acqua bollente e poi speziato e zuccherato per renderlo più forte e gustoso, e in tal modo contribuire all'allegria generale, sarebbe stato aggiunto all'ultimo momento. Fiori e piante erano già stati scelti dalle serre e adesso erano pronti per essere disposti nel giardino d'inverno, in modo che il pomeriggio seguente Elizabeth e Georgiana, la sorella di Darcy, avrebbero potuto controllare la preparazione delle composizioni floreali.

| << |  <  |