Copertina
Autore Henry James
Titolo Il patto col fantasma
EdizioneSellerio, Palermo, 1992 [1982], La memoria 55
OriginaleGhostly Rental [1876]
TraduttorePiera Sestini
LettoreRenato di Stefano, 1997
Classe classici statunitensi
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Pagina 9 [ inizio libro ]

Avevo ventidue anni e da poco terminato gli studi. Ero libero di intraprendere la carriera che più mi andava a genio e pervenni ad una risoluzione con estrema disinvoltura. A dire il vero, fu con pari entusiasmo che in seguito l'abbandonai; tuttavia non mi sono mai pentito dell'esperienza oscura e inquietante, pur se gradevole e proficua, vissuta durante quei due anni della mia giovinezza. Avevo una certa inclinazione alla teologia e nel periodo dell'Università ero stato un fervente lettore del dottor Channing. Si trattava di una teologia dal sapore forte e succulento: pareva offrire la rosa della fede deliziosamente monda da ogni spina. Mi ero invaghito perciò (sono difattí propenso a credere che la mia predilezione avesse una qualche attinenza con quell'evento), della vecchia Scuola Teologica.

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Pagina 68 [ fine libro ]

Si tirò su, soffocando una sorta di tragico ghigno. - Ormai anche lui è un gagliardo fantasma, al pari degli altri. Entrai nella camera e trovai il vecchio ormai rigido e inerte. Quella sera stessa buttai giù poche righe e proposi a me stesso che l'indomani avrei infilato la lettera sotto la pietra, vicino al pozzo; ma il caso volle che dovessi venir meno alla mia promessa. La notte non chiusi quasi occhio, com'era prevedibile. Non avendo requie mi levai dal letto con l'intento di camminare per la stanza. Fu così che passando davanti alla finestra scorsi un bagliore che ammantava di porpora il cielo tra settentrione e ponente. In campagna c'era una casa in fiamme e pareva che stesse trasformandosi in un rogo. Era proprio in direzione del luogo che era stato teatro delle mie avventure serotine. Mentre ero assorto nella contemplazione dell'orizzonte color cremisino, mi balenò vivo nella mente un ricordo che mi fece trasalire. Avevo provveduto a soffiare sulla candela che aveva rischiarato, a me e alla mia compagna, il tragitto fino alla porta attraverso cui eravamo scappati, ma non mi ero preoccupato affatto di quella che aveva portato seco nell'atrio, lasciandola cadere Dio sa dove - in preda allo sbigottimento. Il giorno appresso sortii di casa con la missiva ripiegata e svoltai nella ben nota stradina. L'abitazione dello spettro era ridotta ad un mucchio di travi carbonizzate e ceneri spente. Il pozzo era stato scoperchiato, alla ricerca dell'acqua, dai pochi vicini che avevano avuto l'ardire di contrastare quello che dovevano aver giudicato un fuoco appiccato dal demonio; le lastre erano state smosse e avevano completamente cambiato luogo, ed il terreno era diventato un enorme pantano per il forsennato scalpiccio.

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