Copertina
Autore James Joyce
Titolo Ulisse
EdizioneNewton Compton, Roma, 2012 [1960], I Mammut 101 , pag. 854, cop.ril., dim. 15,5x24x4,5 cm , Isbn 978-88-541-3595-6
OriginaleUlysses [1922]
CuratoreEnrico Terrinoni
PrefazioneEnrico Terrinoni
TraduttoreEnrico Terrinoni, Carlo Bigazzi
LettoreRenato di Stefano, 2012
Classe narrativa irlandese
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Indice


  7  Introduzione di Enrico Terrinoni

 21  Nota biografica

 24  Bibliografia


 33  I.

 81  II.

589  III.


     APPARATO CRITICO

745  Avvertenza al lettore

747  Introduzione agli episodi e note al testo


 

 

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Pagina 7

Introduzione


Il 2 febbraio 1922 usciva a Parigi, presso la Shakespeare & Company di Sylvia Beach, un libro che nelle intenzioni del suo autore avrebbe cambiato le sorti della letteratura contemporanea: Ulisse di James Joyce. La pubblicazione del voluminoso e strano romanzo – è Joyce stesso a chiamare la sua opera unicamente novel – suscitò sin dall'inizio le reazioni più disparate, dall'entusiasmo di molti (tra cui Emilio Cecchi, il primo a recensirlo per il pubblico italiano) a vere e proprie sonore stroncature. Dopo averne tentato una prima lettura, Virginia Woolf commentava così nel suo diario:

I primi 2 o 3 capitoli — fino alla fine della scena al cimitero — mi hanno divertito, stimolato, affascinato; e poi interdetto, annoiato, irritato e disilluso, come di fronte a un disgustoso studente universitario che si schiaccia i brufoli. E Tom, il grande Tom lo considera paragonabile a Guerra e pace! Mi pare [...] il libro di un proletario autodidatta, e lo sappiamo tutti quanto siano angoscianti, egotistici, insistenti, grezzi, scioccanti e dunque nauseabondi. Quando puoi avere la carne cotta, perché sceglierla cruda? Ma quando sei anemico, credo, come Tom, sei capace di gloriarti del sangue.

L'anemico Tom dell'appunto di Virginia Woolf altri non è se non T.S. Eliot. Egli, da critico estremamente influente, in una famosissima recensione uscita su «Nation» definiva infatti Ulisse «l'espressione più importante dell'era presente [...] un libro a cui siamo debitori tutti, e nessuno di noi può sfuggirvi». Secondo Eliot, l'aspetto più rilevante dell'opera joyciana sono i paralleli omerici, insieme all'utilizzo di «stili e simboli appropriati in ogni sezione», un «metodo mitico» che serve a «controllare, ordinare, e dare una forma e un significato all'immenso panorama di futilità e anarchia che è la storia contemporanea»: di conseguenza, il metodo di Joyce ha «l'importanza di una scoperta scientifica».

La lettura di Eliot ruotava dunque intorno al parallelismo mitologico di Ulisse. In seguito, Richard Ellmann, uno dei critici più rilevanti dell'opera di Joyce, vede proprio nella centralità del mito quattro aspetti principali:

Il primo è letterale: ovvero, la narrazione dell'allontanamento di Stephen da Mulligan, l'infedeltà di Molly Bloom, l'incontro di Bloom e Stephen, il loro ritorno alla casa di Bloom e la partenza finale. Il filo è sottile ma sufficiente per una nuova odissea in cui tutte le avventure hanno luogo nella mente. Il secondo aspetto è etico, ha a che fare con certe differenziazioni tra vita desiderabile e indesiderabile. Il terzo è estetico, e presenta una relazione tra arte e natura, come tra arte e moralità. Il quarto è anagogico, la giustificazione finale dell'esistenza. Il libro si conclude con l'assorbimento dei primi tre livelli nel quarto. Per fondere questo alto scopo con le circostanze più ordinarie, Joyce adopera le stravaganze della commedia.

Non sfuggirà qui l'allusione implicita ai vari livelli di lettura della Divina Commedia di Dante – uno tra i modelli più importanti di Ulisse. In tale reticolato di riferimenti classici, risulta estremamente interessante come Ellmann alluda proprio a quelle «circostanze più ordinarie» che si fondono con la vera «giustificazione finale dell'esistenza». Seguendo altri percorsi, Milan Kundera osserverà che ogni romanzo risponde sempre alla domanda: cos'è l'esistenza umana e quale è la sua poesia. Nel caso di Ulisse, tuttavia, Virginia Woolf non vedeva, a differenza di Eliot e di Ellmann, alcuna poesia nel modo in cui viene ritratto l'universo di esistenze ordinarie che è la cifra vera del capolavoro di Joyce. Infatti, una volta completata la lettura del testo, poté commentare:

Ho finito Ulisse, e lo ritengo una pallottola spuntata. C'è del genio, credo; ma di rango inferiore. Il libro è scomposto. Disgustoso. Pretenzioso [...]. Un grande scrittore, voglio dire, rispetta troppo la letteratura per perdersi in trucchetti e star lì a stupire con le sue acrobazie. [...] Non l'ho letto con attenzione; e solo una volta; ed è molto oscuro.

Al di là dell'atteggiamento un po' snobistico di Virginia Woolf e altri lettori del tempo verso questo scrittore «proletario», reazioni e giudizi discordanti e dissonanti nei confronti dell'opera di Joyce si sono rivelati la naturale risposta al caos in cui un evento come la pubblicazione di Ulisse gettò la letteratura contemporanea e il suo mondo. Da allora fino ai giorni nostri, a una minoranza di appassionati si contrappone una maggioranza di non lettori, refrattari al masterpiece joyciano forse poiché impauriti dalla esagerata aura di illeggibilità che purtroppo lo circonda. Ciò ha fatto suggerire a un suo brillante commentatore, Derek Attridge, che probabilmente il libro figura «nella lista delle opere più frequentemente iniziate e mai finite».

Se Seamus Deane, nell'introdurre l'altra fantasmagorica opera di Joyce, Finnegans Wake, parla esplicitamente di un «libro illeggibile», perché prevede lo scardinamento delle dinamiche che regolano il concetto e la pratica stessa della lettura a cui siamo abituati, la domanda che si pone con Ulisse è invece la seguente: a quali strategie di lettura obbliga la sua effettiva difficoltà?

Nel tempo i critici hanno provato a rompere la coltre di impenetrabilità che offusca una lineare fruizione del testo, suggerendo diverse modalità di lettura. Una di queste è certamente quella di incamminarsi nel lento percorso soltanto dopo aver letto con attenzione le opere narrative precedenti di Joyce – Dubliners (Gente di Dublino) e A Portrait of the Artist as a Young Man (Dedalus) – di cui Ulisse è in un certo senso la prosecuzione. In tal modo il lettore avrebbe ben presenti sia le caratterizzazioni dei tanti personaggi che in queste ricorrono, ma anche l'ambientazione, alcune delle tematiche fondamentali, e certamente la sensazione di fluida incertezza che domina tutta la scrittura di Joyce.

La critica contemporanea internazionale, soprattutto dopo la svolta teorica, che dalla Francia si è diffusa con forza negli Stati Uniti, ha in molti casi giocato un ruolo lievemente oscurantista nella divulgazione del romanzo joyciano, con una concentrazione iperspecialistica senza pari. Accanto a questa linea si avverte, però, un sentire meno elitario che presenta Ulisse come un testo la cui lettura è ardua, ma senz'altro possibile e accattivante per ogni tipo di fruitore. L'intrinseca difficoltà dell'opera non viene negata, ma al contrario, essa non fa che rispecchiare la problematicità di una qualunque lettura che voglia dirsi culturalmente impegnata. Wyndham Lewis, durante una passeggiata in compagnia dello scrittore irlandese nei pressi di Notre Dame, a Parigi, lo sentì paragonare la complessità della propria opera a quella ricercata, dai loro architetti, nelle strutture delle cattedrali. Ma questa è solo una parte della storia.

In realtà, la palese volontà di Joyce di costruire intricati percorsi di lettura, interagisce con quella che potremmo definire la sua insita democraticità, nutrita dal desiderio di scrivere per la gente, oltre che della gente. Terry Eagleton ricorda come Joyce considerasse la scrittura un lavoro faticoso, una sorta di forma di produzione e non solo uno strumento espressivo, e definisce l'autore una «rara creatura, un artista d'avanguardia ma anche un vero democratico [...] quasi nessun altro modernista è al contempo tanto esoterico e tanto concreto». Θ del resto lo stesso Joyce, in una lettera giovanile al fratello Stanislaus, a definirsi un «artista socialista». Joyce, come si evince dalle conversazioni con Arthur Power, sa bene che un autore non può e non deve scrivere esclusivamente per il mondo degli artisti; deve invece basare la sua opera solidamente nella realtà. Fa sorridere, ora, il fatto che una delle prime persone a ricevere direttamente dall'autore una copia omaggio del libro fosse Franηois Quinton, un amico cameriere del suo ristorante preferito a Parigi e non qualche professore della Sorbona. E a chi si recò da Joyce esclusivamente per incontrarlo e «baciare la mano che aveva scritto Ulisse», lo scrittore rispose: «No, questa mano ha fatto anche tante altre cose». In Ulisse, che in Finnegans Wake viene evocato come lo «uselessly unreadable blue book of eccles», la difficoltà testuale non mira ad allontanare i lettori comuni, né tantomeno a rivolgersi soltanto agli esperti; vuole invece parlarci della complessità stessa dell'esistenza, di un vivere che non è, e non può esser mai preso con leggerezza. Non a caso, in uno dei passaggi più rivelatori del libro, una voce remota, sullo sfondo del terzo episodio, pare interrogarci: «Trovi le mie parole oscure. L'oscurità è nella nostra anima, non credi?».

Secondo Richard Ellmann Ulisse è il libro «più difficile tra i romanzi d'intrattenimento, e il più divertente tra i romanzi difficili», e «leggerlo non è abbastanza, bisogna farlo con inusuale attenzione, e poi rileggerlo ancora; anche così manterrà i suoi misteri». Declan Kiberd suggerisce invece che «la difficoltà di Ulisse non è dovuta a snobismo, ma al desiderio di un artista radicale di sfuggire alle reti del mercato», e che chiunque lo legga possa dichiararsi un esperto «proprio come chiunque assista a un evento sportivo avrà il diritto di formarsi una valida opinione su quel che vede».

Alla luce di tutto ciò, ben si comprende come il libro abbia subìto una sorte che probabilmente non meritava: quella di oggetto di culto, o di esemplare da sezionare e analizzare al microscopio, vanificando così il potenziale rivoluzionario di un testo con cui — come ha suggerito Giorgio Melchiori con le parole di una targa posta sulla parete esterna di un appartamento romano dove Joyce soggiornò per qualche mese con la famiglia – lo scrittore irlandese avrebbe «fatto della sua Dublino il nostro universo».

Perché, allora, il messaggio di Joyce è rimasto per così tanto tempo incompreso, inascoltato, e persino frainteso? Come s'è detto, nell'appropriazione dell'opera da parte di un'élite di lettori privilegiati, molti suoi aspetti centrali sono stati, per così dire, trascurati. Kiberd afferma, ad esempio, che una serie di approcci specialistici recenti «rifiutano la nozione di cultura nazionale, dando per scontato che oggigiorno essere acculturati significhi essere internazionali, persino globali, nella propria coscienza. Così facendo hanno rimosso Joyce dal contesto irlandese che conferisce all'opera tanto del suo significato e valore». Se infatti, Bloom e la sua ineluttabile sensazione di emarginazione, sono, secondo Leo Bersani, lo specchio della situazione storica dell'Irlanda — terra priva di una visione condivisa del proprio passato come anche di una prospettiva di speranza per il futuro, e dunque tagliata fuori dal resto d'Europa — altri studiosi, tra cui Seamus Deane, Declan Kiberd ed Emer Nolan ritengono virtualmente impossibile leggere Ulisse in isolamento dal contesto storico, sociale e politico dell'Irlanda del tempo, e quindi di quella che Joyce "retrospettivamente" immagina nella sua odissea moderna.

Deane, ad esempio, ricorda come in molti articoli giovanili incentrati su argomenti politici, Joyce abbia mostrato di simpatizzare per il movimento nazionalista repubblicano dello Sinn Féin fondato da Arthur Griffith — ed è curioso notare che in Ulisse sia proprio Bloom ad esser sospettato di aver fornito a Griffith il suggerimento per il nome dell'organizzazione. Nei saggi critici, come suggerisce Deane, a più riprese Joyce mostra di essere un ammiratore del Fenianesimo repubblicano e della sua formidabile capacità di attrazione. D'altro canto, è lo stesso Joyce, a parlarci di una Irlanda mai suddito fedele dell'Inghilterra, ma neanche, in definitiva, mai fedele a se stessa.

Un compagno di gioventù dello scrittore, Pádraic Colum, ricordava come Joyce si divertisse a immaginare quali percorsi avrebbe potuto intraprendere la cultura irlandese se fosse rimasta nell'ambito della tradizione cattolica europea, anziché dedicarsi allo «scimmiottamento della civiltà inglese», come le fu imposto. In tale prospettiva, si comprende anche come David Lloyd — partendo da un preciso giudizio sull'ebreo dublinese di origini ungheresi, Leopold Bloom, da lui visto come una «figura destabilizzante» — definisca Ulisse «un grande testo anti-nazionalista senza diventare per questo pro-imperialista».

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Pagina 16

La presenza di questi intricati percorsi ermeneutici fa spesso dimenticare come, alla base di un simile fantasmagorico intreccio di temi, echi letterari, e tecniche esista anche, nella sua cruda semplicità, una trama minimalistica del libro: essa si svolge interamente tra le otto del 16 giugno 1904 e le prime ore del mattino del giorno seguente, e riguarda le storie di persone normali in un giorno di vita ordinaria. Ulisse, infatti, oltre che una mastodontica versione comica di una sublime narrazione epica, è anche un racconto di semplici esistenze. Tra le maglie apparentemente fittissime della finzione, si intravedono di tanto in tanto scorci di realtà, anche biografica, e tutta una serie di riferimenti a circostanze extratestuali: sono la dimostrazione del ruolo fondamentale giocato nella scrittura joyciana dall'interazione onnipresente tra arte e biografia. Θ dunque necessario far riferimento anche ad alcune coordinate spazio-temporali della vita dell'autore, poi obliquamente immortalate nella sua opera.

Nel tardo pomeriggio quasi estivo del giovedì 16 giugno 1904, per la cronaca James Joyce incontra Nora Barnacle, la futura compagna di una vita, dopo un primo appuntamento al quale la giovane donna non si era presentata. Si recano a braccetto nella zona di Ringsend, a sud del fiume Liffey, e, come veniamo a sapere dall'epistolario, in quell'occasione Nora lo fece "diventare uomo". Per la finzione, invece, la stessa data ospita, come s'è detto, l'intera panoramica delle avventure dei personaggi di Ulisse. L'intreccio del libro è facilmente riassunto: Bloom prepara la colazione per sé e per la moglie, va al bagno per liberare gli intestini, si reca al funerale di un amico, tenta invano di piazzare un annuncio pubblicitario al giornale per cui lavora, pranza e digerisce, ascolta della musica in un pub, in un altro pub ha un diverbio con un violento, si masturba sulla spiaggia, va a visitare una donna in travaglio al reparto maternità dell'ospedale, finisce in un bordello per tentare di salvare un giovane intellettuale da avventure che stanno volgendo al peggio, lo soccorre dopo una rissa, gli offre del caffè in un ritrovo notturno, lo porta a casa dove gli offrirà del cacao, e infine, farà pipì con lui sotto le stelle. Ma le vicende di Bloom occupano "solo" la parte centrale del libro, tra il quarto e il diciassettesimo episodio. Gli estremi – il blocco dei primi tre episodi, e la coda dell'ultimo – sono dedicati ai coprotagonisti, al giovane Stephen (episodi 1, 2 e 3) e alla moglie di Bloom, Molly (episodio 18). Stephen, che abbiamo lasciato alla fine del libro precedente, Dedalus, in procinto di lasciare l'Irlanda per Parigi, è ora di nuovo a Dublino, tornato a causa della morte della madre. Appare irrimediabilmente disilluso e disincantato, stretto tra le maglie del suo intelletto poderoso e le tentazioni di una vita disimpegnata, al seguito di ubriaconi e impostori suoi compatrioti. Molly, invece, dopo aver tradito il marito durante le prime ore del pomeriggio, si lascia andare nel letto a un lunghissimo monologo interiore. In questo la tecnica associativa joyciana e la ricostruzione dei suoi percorsi mentali trovano il loro culmine narrativo.

Alla scrittura dell'opera Joyce ha dedicato molti anni della propria vita, dal 1912 fino a poche ore prima della pubblicazione, il 2 febbraio 1922, suo quarantesimo compleanno – spesso lavorando fino a sedici ore al giorno e in condizioni di salute abbastanza precarie dovute principalmente a gravi problemi alla vista, resi ancor più seri dalla sua passione per l'alcol. Tuttavia, l'inizio della composizione non coincide con il momento in cui ebbe l'idea di scrivere Ulisse, per molti anni poi messa da parte a decantare. Come ricorda Giorgio Melchiori, infatti, nel settembre del 1906, quando lo scrittore viveva a Roma, ebbe modo di annunciare per lettera al fratello di voler scrivere un altro racconto da includere in Gente di Dublino. Riguardava le vicende di un tale Mr Hunter di Dublino, del quale si rumoreggiava fosse ebreo e che la moglie lo tradisse. Più tardi aggiungerà di voler intitolare questo racconto "Ulisse". Il racconto divenne poi un romanzo, e l'opera fu composta tra Trieste, Zurigo e Parigi. Le lettere da Roma non lasciano dubbi sulle reazioni negative di Joyce nei confronti della città eterna in cui aveva preso forma l'idea di una riscrittura moderna delle avventure di Odisseo. Eppure, nel maggio del 1921, quando era ancora al lavoro sugli ultimi due episodi, Joyce avrebbe comunicato all'amico Valery Larbaud la sua intenzione, una volta finito il libro, di tornare a vivere nella capitale italiana con la propria famiglia.

A livello puramente strutturale è lo stesso Joyce in una famosa lettera a Carlo Linati del 21 settembre 1920 a fornire parametri utilissimi per l'interpretazione della sua opera:

Θ l'epopea di due razze (Israele-Irlanda) e nel medesimo tempo il ciclo del corpo umano ed anche la storiella d'una giornata (vita). La figura di Ulisse mi ha sempre affascinato sin da ragazzo. Cominciai a scrivere una novella per Dubliners 15 anni fa ma smisi [...] Θ una specie di enciclopedia, anche. La mia intenzione è di rendere il mito sub specie temporis nostri; non soltanto ma permettendo che ogni avventura (cioè, ogni ora, ogni organo, ogni arte connessi e immedesimati nello schema somatico del tutto) condizionasse anzi creasse la propria tecnica. Ogni avventura è per così dire una persona benché composta di persone – come favella l'Aquinate degli angelici eserciti.

In questa illuminante presentazione, c'è tutto quello di cui il lettore di Ulisse ha bisogno – mancano solo i particolari relativi alla trama – per avvicinare il testo: la "modernizzazione" del mito omerico, la corrispondenza degli episodi con organi del corpo e il relativo funzionamento che ne condiziona la tecnica, l'interconnessione dei dati strutturali che compongono lo scheletro del libro, incluse le ore del giorno e le varie "arti", e infine il parallelismo tra la storia d'Irlanda e quella d'Israele, che, proprio nella figura dell'ebreo irlandese Leopold Bloom, sembrano fondersi. Nel chiarimento fornito a Linati si legge altresì obliquamente il corollario dei temi fondamentali dell'esilio in patria e del perenne vagare. Infine, è di importanza cruciale per la comprensione del modo in cui Ulisse sembra ancora oggi "parlare a noi", alle nostre vite, al nostro mondo, la raffigurazione di quella «storiella di una giornata» corrispondente alla vita, e dunque la definitiva identità tra realtà e finzione a cui mira la radicalizzazione joyciana della narrazione realista.

Il realismo in Joyce raggiunge infatti un punto di non ritorno, fino a dissolversi del tutto. Dopo Ulisse, è stato detto, non è più possibile scrivere un romanzo. La realtà, ovviamente, sconfessa tale esagerazione, e la vitalità del genere ancora oggi – sebbene inserito spesso proprio in quelle dinamiche di mercato dettate dalla mera funzione di intrattenimento che Joyce voleva appunto evitare – è un dato di fatto. Il motivo è semplice: Ulisse non è un antiromanzo o il culmine della tradizione romanzesca, né tanto meno una frantumazione del novel. Tutt'altro. Come in precedenza per il parallelo omerico, anche nei confronti del romanzo l'opera di Joyce – moderno «poema eroicomico in prosa» – non è altro che una sua evoluzione. Si inserisce infatti in un filone – quello di Don Quixote, Gulliver, Tristram Shandy – che identifica nelle radicali sfide alla presunta fissità del genere i propri punti di svolta. Il romanzo Ulisse mette in crisi le invarianti e gli stilemi consolidati del realismo, ma soltanto accentuandone la forza d'impatto, ovvero spingendone ai limiti estremi la capacità di rappresentare il mondo attraverso il linguaggio. Ciò implica non solo rivoluzioni stilistiche, ma anche l'inclusione di voci, temi e suoni che non trovano spesso troppo spazio nella storia del novel.

Secondo Jennifer Levine, «leggere Ulisse come un romanzo significa chiedersi, a ogni svolta [della narrazione], "chi parla?", e inoltre, "cosa ci dicono queste parole del loro proprietario"?». Il punto è che le parole di Ulisse non hanno alcun proprietario se non i propri lettori. Uno dei più sottili commentatori dell'opera di Joyce, Fritz Senn, vede il romanzo disturbato da una molteplicità di forze che ne minano qualunque possibile status di "documento narrativo" tradizionale e ne sradicano la potenziale identità culturale unitaria, preferendo contaminate forme di ibridismo, culturali, narrative, linguistiche e identitarie. A questo proposito Senn osserva che il libro si apre con didascalie da copione teatrale, e che il primo discorso è messo in bocca a un irlandese la cui lingua è l'inglese, il quale intona una messa in latino, il cui testo è la traduzione di un salmo ebraico. Inoltre, nei continui proteiformi cambiamenti che subiscono lingua e stile, come anche negli slittamenti e nelle dislocazioni linguistiche – Senn fa riferimento al termine dislocution – il critico individua la possibilità di leggere Ulisse come una versione moderna delle Metamorfosi di Ovidio.

Plurivocalità ed eteroglossia sono in definitiva i princìpi strutturali della narrazione di Ulisse e ne configurano la lettura come una sorta di hermeneia plurale, un succedersi, o più spesso una coesistenza, di molteplici possibilità interpretative e traduttive. In questo modo – lo ricorda Robert D. Newman – il lettore è un «interprete, o hermēneus, un divinatore di tracce», qualcosa di simile all'indovino e al cacciatore di Carlo Ginzburg, nel senso che il primo interpreta i segni premonitori del futuro, mentre il secondo decifra le tracce del passato. Così, il lettore di Ulisse si muove continuamente tra passato e futuro, ma sempre in un presente perenne i cui confini vengono via via tracciati dall'inconscio testuale del libro stesso. Ulisse è quindi un testo che sembra creare e dettare le condizioni della propria lettura, immaginando di tracciare i profili possibili dei suoi potenziali lettori. Θ a loro, in ultima analisi, che questo capolavoro del Novecento va oggi restituito.

ENRICO TERRINONI

15 settembre 2011

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Pagina 33

Statuario, il pingue Buck Mulligan spuntò in cima alle scale, con in mano una ciotola di schiuma su cui giacevano in croce uno specchio e un rasoio. La vestaglia gialla, slacciata, era lievemente sostenuta alle sue spalle dall'aria delicata del mattino. Alzò la ciotola al cielo e intonò:

– Introibo ad altare Dei.

Immobile scrutava dall'alto la buia scala a chiocciola, e sgraziato strillò:

– Vieni su, Kinch. Vieni su, spaurito gesuita.

Solenne avanzava montando sulla tonda piazzola di tiro. Con un dietro front, benedisse severo tre volte la torre, la terra circostante e le montagne appena sveglie. Poi, accorgendosi di Stephen Dedalus, a lui si chinò e prese a disegnare veloci croci nell'aria, gorgogliando di gola e scuotendo il capo. Stephen Dedalus, contrariato e in preda al sonno, poggiò le braccia sulla sommità delle scale, e gelido squadrò quella faccia gorgogliante che scuotendosi lo benediceva, equina in tutta la sua lunghezza, i capelli biondi non tonsurati, screziati e color quercia chiara.

Buck Mulligan sbirciò un istante sotto lo specchio, e subito copri la ciotola.

– Si torni in caserma, fece austero.

Poi aggiunse, con tono da predicatore:

– Θ questa, infatti, miei carissimi, la vera Cristina: corpo e anima e sangue e piaghe. Musica lenta, prego. Chiudete gli occhi, signori. Un momento. Qualche problema con quei globuli bianchi. Silenzio, tutti.

Lanciò uno sguardo di lato e fece partire un grave e lungo fischio di richiamo, poi si fermò un momento in attenzione estatica, i denti bianchi e regolari scintillanti d'oro in più punti. Crisostomo. Due fischi robusti e striduli risposero nella calma.

– Grazie, vecchio mio, gridò forte. Basta così. Stacca la corrente, bene? Saltò giù dalla piazzola di tiro e serio, nel raccogliere intorno alle gambe le pieghe della vestaglia in libertà, squadrava il suo spettatore. Il viso pingue e adombrato e la mascella ovale e arcigna ricordavano le sembianze d'un prelato, mecenate medievale. Un sorriso gioviale s'affacciò pacato tra le labbra.

– Che presa in giro, disse gaio. Il tuo nome assurdo, un antico greco.

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Pagina 52

– Tu, Cochrane, quale città lo mandò a chiamare?

– Taranto, signore.

– Molto bene, e allora?

– Ci fu una battaglia, signore.

– Molto bene. Dove?

Il volto vuoto del ragazzo interrogava la finestra vuota.

Favoleggiata dalle figlie della memoria. Eppure in qualche modo era accaduta se non proprio come la memoria l'aveva favoleggiata. Un'espressione, poi, d'impazienza, rombanti le ali dell'eccesso di Blake. Sento la rovina di ogni spazio, il vetro infranto e le mura cadenti, e il tempo una livida fiamma definitiva. Che cosa ci ha lasciato, dunque?

– Non ricordo il luogo, signore. 279 a.C.

– Ascoli, disse Stephen, sbirciando il nome e la data dal libro macchiato.

– Sì, signore. E disse: Un'altra vittoria come questa e siamo finiti.

La frase rimasta impressa al mondo. Una monotona tranquillità della mente. Dalla collina su una radura cosparsa di cadaveri un generale che parla ai suoi ufficiali, appoggiato alla lancia. Ogni generale a ogni ufficiale. Prestano orecchio, loro.

– Tu, Armstrong, disse Stephen. Com'è finito Pirro?

– Finito Pirro, signore?

– Lo so io, signore. Lo chieda a me, disse Comyn.

– Aspetta. Tu, Armstrong. Non sai niente di Pirro?

Una scatola di biscottini ai fichi giaceva tranquilla nella cartella di Armstrong. Ogni tanto li faceva rotolare tra i palmi per poi inghiottirli delicatamente. Gli restavano briciole attaccate alla pelle delle labbra. L'alito addolcito di un ragazzo. Gente benestante, orgogliosa del figlio maggiore in marina. Vico Road, Dalkey.

– Pirro, signore? Pilo, pilone, un pontile.

Tutti risero. Risate stridule maliziose senza gioia. Armstrong guardava i compagni di classe intorno, profili di gioia sciocca. Tra un attimo rideranno ancor più forte, sicuri della mia scarsa attenzione alla disciplina e delle rette versate dai loro papà.

– Ora dimmi, fece Stephen, dando un colpetto alla spalla del ragazzo col libro, cos'è un pontile?

– Un pontile, signore, disse Armstrong. Una cosa che sta lì in mezzo alle onde. Una specie di ponte, come il pontile di Kingstown, signore.

Alcuni risero ancora: senza gioia ma di proposito. Due nel banco di dietro sussurravano. Sì. Loro lo sanno: non hanno mai imparato né mai sono stati innocenti. Tutti. Con invidia guardava i loro volti. Edith, Ethel, Gerty, Lily. I loro simili: pure quegli aliti, addolciti da tè e marmellata, i braccialetti a ridacchiare nella lotta.

– Il pontile di Kingstown, disse Stephen. Sì, un ponte in disappunto.

Quelle parole turbarono il loro sguardo fisso.

– Come, signore? chiese Comyn. Un ponte sta sul fiume.

Per il taccuino di Haines. Niuno ivi a udire. Stanotte abilmente tra bevute sfrenate e chiacchiere, forare le maglie perfette della sua mente. E cosa poi? Un buffone alla corte del suo padrone, assecondato e disistimato, che si guadagna le lodi del clemente padrone. Perché avevano tutti scelto quel ruolo? Non soltanto per la dolce carezza. Anche per loro la storia era un racconto come un altro sentito troppo spesso, la propria terra un banco dei pegni.

Se Pirro non fosse caduto per mano d'una megera ad Argo o se Giulio Cesare non l'avessero accoltellato a morte. Non dobbiamo cancellarle dalla mente. Il tempo le ha marchiate, e incatenate sono ospiti in quella stanza delle infinite possibilità che esse stesse hanno rimosso. Ma son forse possibili cose che si è certi non sono mai accadute? Oppure è possibile solo quel che è avvenuto? Tessi, tessitore del vento.

– Ci racconti una storia, signore.

– Sì, per favore, signore. Una storia di fantasmi.

– Da dove cominciamo con questo? chiese Stephen, aprendo un altro libro.

– Non pianger più, disse Comyn.

— Prosegui tu, allora, Talbot.

– E la storia, signore?

– Dopo, disse Stephen. Procedi, Talbot.

Un ragazzo scuro di carnagione apri un libro e prontamente lo mise al riparo dietro la sua cartella. Recitò brandelli di versi sbirciando ogni tanto il testo:

    – Non pianger più, triste pastore, non pianger più
      Ché Licida, il tuo dolore, non è morto,
      Per quanto affondato sotto l'acqueo piano...

Dev'essere un movimento, allora, un'attualità del possibile in quanto possibile. L'affermazione di Aristotele prese forma nei versi farfugliati per galleggiar nel diligente silenzio della biblioteca di Saint Genevieve dove egli aveva letto, al riparo dal peccato di Parigi, sera dopo sera. Al suo fianco un siamese garbato consultava un manuale di strategia. Menti alimentate e alimentantesi intorno a me: sotto lampade a incandescenza, impalate, con antenne a palpitar leggere: e nell'oscurità del mio pensiero un bradipo dell'oltretomba, riluttante, timoroso di luminosità, che muta pieghe squamose da drago. Il pensiero è il pensiero del pensiero. Tranquilla luminosità. L'anima in un certo senso è tutto quel che è: l'anima è la forma delle forme. Tranquillità improvvisa, vasta, incandescente: forma delle forme.

Talbot ripeteva:

    – Per la preziosa potenza di Colui che camminò sull'onde
      Per la preziosa potenza...

– Volta pagina, disse Stephen tranquillo. Non vedo nulla.

– Come, signore? chiese semplicemente Talbot, chinandosi in avanti.

La sua mano voltò pagina. Tornò indietro con la schiena e proseguì dopo essersi ricordato. Di Colui che camminò sull'onde. Anche qui su questi cuori vili la sua ombra ricade e sul cuore e le labbra dello schernitore e sulle mie. Ricade sulle loro facce impazienti che hanno offerto a lui un obolo del tributo. A Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio. Un lungo sguardo da occhi scuri, una frase enigmatica da intessere e intessere sui telai della chiesa. Sì.

    Indovina indovinello.
    Bianca campagna, nera semenza.

Talbot fece scivolare il libro chiuso nella cartella.

– Ho sentito tutto? chiese Stephen.

– Sì, signore. C'è hockey alle dieci.

– Mezza giornata. Giovedì.

– Chi sa risolvere un indovinello? chiese Stephen.

Misero via i libri alla rinfusa, matite che schioccavano, pagine che frusciavano. Ammassandosi insieme legarono e agganciarono le cartelle, tutti gioiosamente ciarlando:

– Un indovinello, signore. Lo chieda a me, signore.

– Oh, lo chieda a me, signore.

– Uno difficile, signore.

– Ecco l'indovinello, disse Stephen:

    Il gallo ha cantato
    Blu il cielo è diventato:
    Le campane in paradiso
    Undici rintocchi han suonato
    Per la pover'anima il tempo è arrivato
    D'andare in paradiso.

Che cos'è?

– Cosa, signore?

– Ancora una volta, signore. Non abbiamo sentito.

I loro occhi s'ingrandivano man mano che i versi venivan ripetuti. Dopo una pausa, Cochrane disse:

– Che cos'è, signore? Ci arrendiamo.

Stephen, con il prurito in gola, rispose:

– La volpe che seppellisce sua nonna sotto un cespuglio d'agrifoglio.

S'alzò in piedi e scoppiò in una risata nervosa alla quale fecero eco i loro gridolini costernati.

Un bastone bussò alla porta e una voce nel corridoio gridò:

– Hockey!

Ruppero le righe, muovendosi furtivi tra i banchi, saltandoli. In un attimo furono via e dal ripostiglio giunse un tamburellare di mazze e il clamore dei loro stivali e delle voci.

Sargent, che solo s'era attardato si fece avanti lentamente, mostrando un quaderno aperto. I capelli arruffati e il collo ossuto testimoniavano di una certa svogliatezza, e attraverso gli occhiali appannati occhi deboli guardavano dal basso supplicanti. Sulla sua guancia, smunta ed esangue, vi era una leggera macchia d'inchiostro, a forma di dattero, recente e umida come la scia di una lumaca.

Porse il suo quaderno. Scritta in alto la parola Calcoli. Sotto c'erano figure incrinate e in basso una firma contorta con occhielli ciechi e una macchia. Cyril Sargent: il suo nome e sigillo.

– Mr Deasy mi ha detto di riscriverle tutte, disse, e di mostrarle a lei, signore.

Stephen sfiorò i lembi del quaderno. Inutilità.

– Ora l'hai capito come devi farli? chiese.

– Numeri da undici a quindici, rispose Sargent. Mr Deasy ha detto che dovevo copiarli dalla lavagna, signore.

– Li sai fare da solo? chiese Stephen.

– No, signore.

Brutto e inutile: collo lungo e capelli arruffati e una macchia d'inchiostro, una scia di lumaca. Eppure qualcuna l'aveva amato, tenuto tra le braccia e nel cuore. Non fosse stato per lei, in quella gara che è il mondo l'avrebbero calpestato, una smidollata lumaca spiaccicata. Ne aveva amato il debole sangue annacquato, succhiato dal suo. Era forse vero? L'unica cosa vera della vita? Il corpo prostrato della madre l'impetuoso Colombano in ardente zelo scavalcò. Lei non era più: lo scheletro tremante d'un ramoscello bruciato nel fuoco, un odore di legno di rosa e ceneri bagnate. Aveva evitato che lo calpestassero e se n'era andata, a malapena avendo vissuto. Una pover'anima andata in paradiso: e sulla brughiera sotto stelle scintillanti una volpe, rosso afrore di rapina nella pelliccia, con occhi lucidi e impietosi raschiava nella terra, ascoltava, raschiava via la terra, ascoltava, raschiava e raschiava.

Seduto al suo fianco Stephen risolveva il problema. Prova con l'algebra che il fantasma di Shakespeare è il nonno di Amleto, lui. Sargent sbirciò di traverso attraverso gli occhiali obliqui. Mazze da hockey tamburellavano nel ripostiglio: il colpo sordo di una palla e grida dal campo.

Sulla pagina i simboli si muovevano in solenne danza moresca, nella ridicola cerimonia delle lettere, indossando curiosi cappelli di quadrati e cubi. Dare la mano, attraversare, inchinarsi al compagno: così: diavoletti di fantasia dei mori. Anche loro scomparsi dal mondo. Averroè e Mosè Maimonide, uomini scuri all'aspetto e nelle movenze, che mettevano in mostra nei loro specchi dileggianti l'oscura anima del mondo, un'oscurità che risplende nella luminosità che la luminosità non riesce a comprendere.

– Ora lo capisci? Lo sai fare da solo il secondo?

– Sì, signore.

In lunghi tremolanti tratti Sargent copiava i dati. Sempre in attesa di una parola d'aiuto la sua mano muoveva fedelmente i simboli incerti, una tinta fievole di vergogna vacillante dietro la pelle opaca. Amor matris: genitivo soggettivo e oggettivo. Col suo sangue debole e il latte acido di siero, lei l'aveva nutrito tenendo nascoste alla vista altrui le sue fasce.

Come lui ero io, stesse spalle cascanti, stessa grazia assente. La mia infanzia si inchina accanto a me. Troppo lontana per posarvi una mano una volta o con leggerezza. La mia è lontana e la sua segreta come i nostri occhi. Segreti, silenziosi, sassosi siedono negli oscuri palazzi d'entrambi i cuori: segreti stanchi della loro tirannia: tiranni desiderosi d'esser detronizzati.

Il calcolo era fatto.

– Θ molto semplice, disse Stephen alzandosi.

– Sì, signore. Grazie, rispose Sargent.

Asciugò la pagina con un foglio leggero di carta assorbente e riportò il quaderno al suo banco.

– Faresti bene a prendere la tua mazza e a unirti agli altri, disse Stephen, seguendo fino alla porta la sagoma sgraziata del ragazzo.

– Sì, signore.

Nel corridoio si sentì chiamare il suo nome dal campo da gioco.

– Sargent!

– Corri, disse Stephen, Mr Deasy ti sta cercando.

Si fermò nel porticato e guardò il ritardatario affrettarsi verso il campo sconnesso dove voci stridule si davano battaglia. Furono divisi in squadre e Mr Deasy si fece avanti calpestando ciuffi d'erba con i piedi infilati nelle ghette. Quando ebbe raggiunto l'edificio della scuola, voci che di nuovo discutevano lo chiamarono. Voltò i suoi bianchi baffi cattivi.

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Pagina 60

Grida risuonarono acute dal campo da gioco dei ragazzi insieme a un fischio sibilante.

Ancora: goal. Sono tra loro, io, tra i loro corpi che si danno battaglia in una mischia, la giostra della vita. Vuoi dire quel cocco di mamma dal ginocchio valgo che pare lievemente nauseato? Giostre. Il tempo urtato si ripercuote contro, urto dopo urto. Giostre, fanghiglia e tumulto di battaglia, dei trucidati il mortale vomito ghiacciato, perfora un urlo di lancia adescata da interiora insanguinate di uomini.

– Ora, dunque, disse Mr Deasy, alzandosi.

Venne verso il tavolo, spillando i fogli con una puntina. Stephen si alzò in piedi.

– Ho riassunto la questione in poche parole, disse Mr Deasy. Θ sull'afta epizootica. Gli dia solo una letta. Sull'argomento non vi sono due opinioni divergenti.

Potrei di grazia rubarle il suo tempo prezioso. La dottrina del laissez faire che così spesso nella nostra storia. Il nostro commercio di bestiame. La maniera di tutte le nostre vecchie industrie. La combriccola di Liverpool che manomise il piano del porto di Galway. Conflagrazione europea. Forniture di cereali attraverso le acque strette del canale. La plutoperfetta imperturbabilità del ministero dell'Agricoltura. Perdonate un'allusione classica. Cassandra. Da una donna che non era un granché in quanto a virtù. Per arrivare al nodo del contendere.

– Non uso mezzi termini, non trova? chiese Mr Deasy, mentre Stephen continuava a leggere.

Afta epizootica. Noto come preparato di Koch. Siero e virus. Percentuale di cavalli trattati con sale. Peste bovina. Cavalli dell'imperatore a Mόrzsteg, Bassa Austria. Medici veterinari. Mr Henry Blackwood Price. Offerta cortese un giusto processo. Dettami del senso comune. Questione d'assoluta importanza. Nel vero senso della parola prendere il toro per le corna. La ringrazio per l'ospitalità delle sue colonne.

– Vorrei che venisse stampato e letto, disse Mr Deasy. Vedrà come alla prossima epidemia metteranno un divieto sul bestiame irlandese. E può esser curata. Θ curata. Mio cugino, Blackwood Price, mi scrive che viene regolarmente trattata e sconfittata in Austria da chi cura il bestiame. Si offrono di venire da noi. Sto cercando di trovare agganci al ministero. Ora proverò con la pubblicità. Sono circondato da difficoltà, da... intrighi da... pressioni segrete da...

Alzò il dito indice e sferzò l'aria con fare da vecchio, prima che fosse la sua voce a parlare.

– Si ricordi di queste mie parole, Mr Dedalus, disse. L'Inghilterra è in mano agli ebrei. In tutte le posizioni più in alto: la finanza, la stampa. E sono loro la cifra del decadimento di una nazione. Ovunque si riuniscano, fagocitano la forza vitale di una nazione. Vi ho assistito in questi anni. Quant'è vero che siamo qui sia io che lei, sicuramente i commercianti ebrei si staranno già dedicando alle loro opere distruttive. La vecchia Inghilterra sta morendo.

Si fece agilmente da parte, gli occhi che attraversando un ampio raggio di sole si coloravano di azzurra vitalità. Fece dietro front e poi tornò dov'era prima.

– Morendo, disse, se non è ancora morta.

    Pianti di puttana, per ogni itinerario
    Alla vecchia Inghilterra cuciranno il sudario.

I suoi occhi sbarrati come presi da visione fissi e severi attraverso il raggio di sole in cui si fermò.

– Un commerciante, disse Stephen, è uno che compra a buon mercato e vende a caro prezzo, ebreo o gentile che sia, non trova?

– Hanno peccato contro la luce, disse Mr Deasy severo. E nei loro occhi è visibile l'oscurità. Ecco perché ancora oggi vanno errando su questa terra.

Sulle scale della borsa di Parigi uomini dalle pelli d'oro indicanti quotazioni sulle dita ingemmate. Ciance da ochette. Sciamavano chiassosi, incivili per il tempio, le menti fitte di complotti sotto goffi cappelli di seta. Non i loro: quei vestiti, quell'eloquio, quei gesti. Gli occhi lenti e sporgenti mascheravano le parole, i gesti impazienti e inoffensivi, ma conoscevano i rancori ammassati su di loro e sapevano come il proprio zelo fosse vano. Vana pazienza di accumulare e ammucchiare. Il tempo avrebbe certamente disperso tutto. Un cumulo ammucchiato al ciglio della strada: depredato e scomparso. I loro occhi conoscevano l'errare di anni e, pazienti, conoscevano il disonore della propria carne.

– E chi non l'ha fatto? disse Stephen.

– Che intende? chiese Mr Deasy.

Si fece avanti di un passo per fermarsi davanti al tavolo. La mandibola si spalancò lateralmente incerta. Θ questa la vecchia saggezza? Attende di sapere da me.

– La storia, disse Stephen, è un incubo dal quale sto provando a risvegliarmi.

Dal campo da gioco i ragazzi lanciarono un grido. Un fischio sibilante: goal. E se quell'incubo ti desse un calcio indietro?

– Le vie del Signore non sono le nostre, disse Mr Deasy. La storia tutta si muove verso un unico grande obiettivo, la manifestazione di Dio.

Stephen mosse bruscamente il pollice verso la finestra, dicendo:

– Eccolo Dio.

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Pagina 81

Mr Leopold Bloom mangiava con soddisfazione gli organi interni di bestie e volatili da cortile. Amava la densa zuppa di frattaglie, ventrigli speziati, un cuore arrosto ripieno, fegato a fette impanato e fritto, uova di merluzzo fritte. Più di tutto amava i rognoni di montone ai ferri, che regalavano al suo palato un fine sentore di urina lievemente odorosa.

I rognoni gli occupavano la mente mentre si muoveva per la cucina senza far rumore, sistemando sul vassoio ammaccato le cose per la colazione di lei. C'erano luce e aria gelida in cucina invece fuori dalla porta invadeva il tutto un mite mattino estivo. Gli procurava una certa acquolina in bocca.

I carboni stavano diventando rossi.

Un'altra fetta di pane e burro: tre, quattro: giusto. I piatti pieni non le piacevano. Giusto. Si lasciò alle spalle il vassoio, sollevò il bollitore dalla mensola del piano cottura e lo mise di traverso sul fuoco. E lì rimase, opaco e tozzo, col beccuccio sporgente. Subito tazza di tè. Bene. Bocca asciutta. La gatta camminava altezzosa intorno a una gamba del tavolo con la coda per aria.

– Mcgnao!

– Ah, eccoti qui, disse Mr Bloom, voltandosi dal fuoco.

La gatta rispose con un miagolio e girò impettita e altezzosa di nuovo intorno alla gamba del tavolo, miagolando. Si muove così impettita anche sulla mia scrivania. Prr. Grattami la testa. Prr.

Mr Bloom guardava incuriosito, con benevolenza, la snella sagoma nera. Sembra pulita: la lucentezza del suo pelo lucido, il cerchietto bianco di dietro sotto la coda, gli occhi verdi brillanti. Si chinò verso di lei, con le mani sulle ginocchia.

– Latte per la micina, disse.

– Mrcgnao! fece la gatta.

Dicono che sono stupidi. Capiscono quel che diciamo meglio di quanto noi non capiamo loro. Lei capisce tutto quel che vuole capire. Anche vendicativa. Chissà come mi vede. Alto come una torre? No, è capace di saltarmi.

– Ha paura dei polli lei, disse scherzando. Paura dei coccodè. Non ho mai visto una micina tanto stupida come questa micina qua.

Crudele. La sua natura. Curioso, i topi non squittiscono mai. Sembra piacergli.

– Mrcrgnao! disse forte la gatta.

Ammiccò in alto con quei suoi occhi avidi socchiusi per la vergogna, emettendo un lungo e lamentoso miagolio, mostrandogli i denti bianchi come il latte. Guardò le palpebre scure restringersi per l'avidità finché gli occhi non divennero porfidi verdi. Poi andò verso la credenza, prese la brocca che il lattaio della ditta Hanlon aveva appena riempito per lui, versò calde bolle di latte su un piattino e lo adagiò lentamente sul pavimento.

– Gurrr! fece lei, correndo per lappare.

Guardava i baffi risplendere metallici nella luce fioca mentre quella annusava per tre volte e leccava in maniera leggiadra. Sarà vero che se glieli tagli non rincorrono più i topi? Perché? Risplendono al buio, forse, le punte. O una sorta di sensori al buio, forse.

Ascoltava il suo leccante lappare. Prosciutto cotto e uova, no. Con questa siccità le uova non vengono bene. Hanno bisogno di acqua fresca, pura. Giovedì: non è neanche un giorno buono per il rognone di montone da Buckley. Fritto al burro, un pizzico di pepe. Meglio il rognone di maiale da Dlugacz. Intanto che l'acqua bolle. Lappava più lenta, e poi pulì il piattino leccando. Perché mai hanno la lingua così ruvida? Per lappare meglio, tutti fori porosi. Niente che posso dargli da mangiare? Si guardò intorno. No.

Su scarpe sommessamente scricchiolanti salì le scale fino al salone, si fermò alla porta della stanza da letto. Magari vuole qualcosa di saporito. Al mattino le piace pane tagliato sottile e burro. Però magari: una volta tanto.

Disse piano nel salone vuoto:

– Vado giù all'angolo. Torno tra un attimo.

E dopo aver sentito la propria voce che lo diceva, aggiunse:

– Vuoi qualcosa per colazione?

Rispose un fievole brontolio assonnato:

– Mn.

No. Non voleva nulla. Al che sentì un intenso sospiro pesante, più leggero, mentre lei si rigirava tra il tintinnare degli anelli d'ottone allentati della struttura del letto. Bisogna proprio farli mettere a posto. Peccato. Dalla lontana Gibilterra. Dimenticato tutte le parole spagnole che conosceva. Chissà quanto l'avrà pagato suo padre. Vecchio stile. Ah sì, ovvio. Comprato all'asta giudiziaria. Alla prima battuta. Duro come il ferro con gli affari, il vecchio Tweedy. Sì, signore. Θ a Plevna che è stato. Sono passato dai ranghi a ufficiale, signore, e ne vado fiero. Eppure aveva ancora la testa per accumulare quel gruzzolo coi francobolli. Ecco che vuol dire esser lungimiranti.

La mano afferrò il cappello dall'attaccapanni sopra il pesante soprabito con le iniziali e l'impermeabile di seconda mano dell'ufficio oggetti smarriti. Francobolli: immagini dal retro appiccicoso. Immagino che nel giro ci saranno un sacco di ufficiali. Ovviamente. La scritta sudata nella calotta del cappello gli diceva muta: Plasto, eccellenti capp. Scrutò velocemente l'interno della fascia di pelle. Striscia di cartone bianca. Abbastanza al sicuro.

Sull'uscio controllò la tasca di dietro per controllare di avere con sé la chiave di casa. Non qui. Nei pantaloni che mi sono tolto. Devo prenderla. La patata ce l'ho. Guardaroba scricchiolante. A che serve disturbarla. L'ultima volta s'è girata nel sonno. Chiuse piano la porta dietro di sé, più piano, finché il battente non raggiunse con delicatezza la soglia, precario controllo. Sembrava chiusa. Bene così fino al ritorno.

Attraversò per stare sul lato assolato, evitando la botola instabile del civico settantacinque. Il sole si avvicinava al campanile di George's church. Sarà una giornata calda immagino. Soprattutto con questi vestiti scuri lo senti di più. Il nero conduce, riflette (o rifrange?), il calore. Ma non potevo andarci con quel vestito leggero. Non è un picnic. Spesso le palpebre gli si abbassavano delicatamente mentre camminava in quel lieto calore. Il furgone del pane di Boland consegnava vassoi del nostro quotidiano ma lei preferisce le pagnottine di ieri i ripieni di marmellata dalla calda crosta croccante. Ti fa sentire giovane. Da qualche parte in Oriente: mattino presto: parti all'alba, viaggi in tondo faccia al sole, e gli sottrai un giorno di marcia. Se lo fai sempre tecnicamente non invecchierai mai di un giorno. Cammina su una spiaggia, terra straniera, arriva alle porte di una città, c'è una sentinella, anche un vecchio soldato promosso ufficiale, i baffoni del vecchio Tweedy appoggiati a una sorta di lunga lancia. Vagare per strade con tendoni. Volti con turbanti che passano accanto. Grotte scure dei negozi di tappeti, omone, Turko il terribile, seduto a gambe incrociate a fumare una pipa attaccata a un tubo. Grida di venditori per le strade. A bere acqua aromatizzata al finocchio selvatico, lo sherbet. Vagare tutto il giorno. Magari incontri qualche ladro. Beh, incontralo pure. Andare avanti fino al tramonto. Le ombre delle moschee lungo le colonne: un prete con una pergamena arrotolata. Un tremolio di alberi, segnale, il vento della sera. Passo oltre. Il cielo dorato svanente. Una madre guarda dalla soglia. Chiama a casa i suoi bambini in quella loro lingua sconosciuta. Mura alte: al di là corde vibranti. Luna del cielo notturno, violetta, color delle nuove giarrettiere di Molly. Corde. Ascolta. Una ragazza suona uno di quegli strumenti come si chiamano: i dulcimer. Passo oltre.

Probabilmente niente a che vedere con la verità. Come la roba che leggi: sulla scia del sole. Sprazzo di sole sul frontespizio. Sorrise, compiaciuto. Quel che ha detto Arthur Griffith della testata sopra il fondo del Freeman: il sole della home rule che sorge a nord-ovest dalla stradina dietro la bank of Ireland. Prolungò il suo sorriso compiaciuto. Il tocco della canaglia: il sole della home rule che sorge da nord-ovest.

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Pagina 104

Un treno in arrivo sferragliava pesantemente in alto sulla sua testa, vagone dopo vagone. Barili gli rimbalzavano nella mente: densa birra scura traboccava e ribolliva all'interno. I tappi si aprirono all'improvviso e un flusso massiccio di liquido denso fuoriuscì, fluendo insieme, serpeggiando per aree fangose di costa lungo tutta la pianura, una pigra ristagnante voluta liquida che porta con sé i fiori dalle ampie foglie della sua schiuma.

Era arrivato alla porta sul retro di All Hallows. Nell'accedere al portico si tolse il cappello, prese il biglietto di tasca e lo infilò di nuovo dietro la fascia di pelle. Accidenti. Potevo tentare di lavorarmi M'Coy per un biglietto gratuito per Mullingar.

Stesso annuncio sulla porta. Sermone tenuto dal reverendissimo John Conmee S.J. su san Pietro Claver e la missione africana. Salvarne a milioni in Cina. Chissà come glielo spiegano ai pagani cinesi. Preferisco un'oncia di oppio. Celestiali. Che volgare eresia per loro. Delle preghiere per la conversione di Gladstone hanno detto pure quando lui non era quasi più cosciente. I protestanti lo stesso. Convertire il Dr William J. Walsh D. D. al vero credo. Budda, il loro dio, steso su un fianco nel museo. Che si rilassa con la mano sotto la guancia. Bastoncini d'incenso che bruciano. Non come Ecce Homo. Corona di spine e croce. Idea intelligente san Patrizio e il trifoglio. Bacchette? Conmee: Martin Cunningham lo conosce: dall'aspetto distinto. Mi dispiace non essermelo lavorato per far entrare Molly nel coro al posto di quel padre Farley che sembrava un idiota ma non lo era. Glielo insegnano. Non è che poi se ne va con le sue lenti bluastre tutto sudato a battezzare i neri, no? Gli occhiali scintillanti catturerebbero la loro fantasia. Mi piacerebbe vederli seduti intorno a un cerchio con le labbra spalancate, affascinati, in ascolto. Comunque vita. La lappano come latte, suppongo.

L'odore freddo della sacra pietra lo chiamava. Camminò per i gradini consumati, spinse la porta a battente ed entrò dolcemente da dietro.

Sta accadendo qualcosa: una qualche confraternita. Peccato così vuota. Bel posto discreto per stare accanto a una ragazza. Chi è il prossimo mio? Schiacciati per ore al suono di musica lenta. Quella donna alla messa di mezzanotte. Settimo cielo. Donne si inginocchiavano ai loro banchi con emblemi di appartenenza cremisi intorno al collo, le teste piegate. Un gruppetto in ginocchio davanti al parapetto dell'altare. Il prete le passava in rassegna, mormorando, col suo affare in mano. Si fermava accanto ad ognuna, estraendo il pane della comunione, scrollando goccia o due (lo tiene in acqua?), e glielo infilava dritto in bocca. Il cappello di lei e la testa sprofondavano. E poi un'altra: una vecchietta. Il prete si chinò e glielo mise nella bocca aperta, mormorando tutto il tempo. Latino. La prossima. Chiudi gli occhi e apri la bocca. Che? Corpus. Corpo. Cadavere. Buona idea il latino. Prima le stupisci. Ospizio per i malati terminali. Non sembrano masticarlo: si limitano a inghiottire. Idea bizzarra: mangiare pezzetti di cadavere il motivo per cui i cannibali ne sono attratti.

Si fermò di lato a osservare le loro maschere cieche percorrere la navata, una alla volta, dirette al proprio posto. Si avvicinò a un banco e si mise a sedere all'angolo, con in braccio il cappello e il giornale. Questi pitali che ci tocca tenere in testa. Sarebbe meglio se prendessero prima la forma della testa per farci i cappelli. Erano tutte intorno a lui, coi capi ancora chini negli emblemi di appartenenza cremisi, in attesa che quel coso gli si sciogliesse nello stomaco. Tipo mazzoth: è un pane del genere: pane della rappresentanza azzimo. Guardale. Ci scommetto che adesso le fa felici. Leccalecca. Sul serio. Sì, pane degli angeli lo chiamano. Che grande idea dietro, ti senti come col regno di Dio dentro dite. Primi comunicanri. Gelati bambini una palletta al penny. Poi ci si sente quasi un'unica famiglia, come a teatro, tutti nella stessa barca. Θ così. Ne sono certo. Non troppo soli. Nella nostra confraternita. E poi fuori un po' alticci. Lasciar uscire il vapore. Ma solo se ci credi davvero. Acqua della vita di Lourdes, acque dell'abbandono, e l'apparizione di Knock, statue sanguinanti. Il vecchio dorme accanto a quel confessionale. Da lì il russare. Fede cieca. Salvi nelle braccia del regno a venire. Lenisce ogni pena. Risvegliati a quest'ora l'anno prossimo.

Vide il prete riporre il calice della comunione, ben nascosto, e inginocchiarsi di fronte a questo per un istante, mostrando l'ampia suola grigia sotto quella roba di pizzo che aveva addosso. Pensa se si perde la spilla delle. Non saprebbe cosa fare per. Cerchietto di calvizie dietro. Lettere sulla schiena. I.N.R.I.? No: I.H.S. Molly me l'ha spiegato quando gliel'ho chiesto. Io ho sbandato: o no: io ho sofferto, ecco. E l'altro? Il nazareno regalmente inchiodato.

Incontrala una domenica dopo il rosario. Non dire di no a questa mia richiesta. Si presenta col velo e una borsa nera. Semioscurità e una luce dietro di lei. Magari sta qui con un nastro attorno al collo a farlo pure lei di nascosto. Il loro carattere. Quel tizio che ha testimoniato contro i propri compagni gli Invincibili riceveva sempre la, Carey si chiamava, la comunione ogni mattina. Proprio questa chiesa qui. Peter Carey. No, è a Peter Claver che sto pensando. Denis Carey. E me lo immagino. Moglie e sei figli a casa. E tutto il tempo a complottare quell'omicidio. Penitenti che si battono il petto, proprio un bel nome, c'è sempre qualcosa di sfuggente in loro. Non sono neanche uomini d'affari perbene. O no, lei non è qui: il fiore: no, no. A proposito, l'ho strappata la busta? Sì: sotto al ponte.

Il prete risciacquava il calice: poi buttò via il fondo con un gesto rapido. Vino. Rende il tutto più aristocratico ad esempio rispetto alla birra scura Guinness a cui sono abituati o qualche altra bevanda per chi si astiene dall'alcol come la bitter dublinese di luppolo Wheatley o la ginger ale (aromatica) Cantrell e Cochrane. Quello non glielo dà: vino della presenza: solo l'altra cosa. Contentino. Una pia frode ma abbastanza giusta: altrimenti verrebbero a frotte vecchi ubriaconi uno peggio dell'altro a scroccare un bicchiere. Strana tutta l'atmosfera della. Abbastanza giusto. Giustissimo, anzi.

Mr Bloom guardò indietro verso il coro. Non ci sarà musica. Peccato. Chissà chi è che tiene l'organo qui. Il vecchio Glynn sì che sapeva farlo parlare quello strumento, il vibrato: cinquanta sterline all'anno dicono che prenda a Gardiner street. Molly era in gran voce quel giorno, lo Stabat Mater di Rossini. Prima il sermone di padre Bernard Vaughan. Cristo o Pilato? Cristo, ma non starci tutta la sera su questo punto. La musica vogliono. Il calpestio di protesta s'è fermato. Si sentirebbe cadere una spilla. Le dissi di dirigere la voce verso quell'angolo. Sentivo il vibrare nell'aria, il massimo grado, la gente guardava in alto:

Quis est homo!

Alcuni vecchi pezzi di musica sacra splendidi. Mercadante: sette ultime parole. La dodicesima messa di Mozart: e all'interno il Gloria. I papi di una volta ci capivano di musica, arte e statue e dipinti di tutti i tipi. Prendi Palestrina ad esempio. Se la sono spassata finché è durata. Fa pure bene alla salute cantare i salmi, ore regolari, e poi giù a preparare liquori. Benedictine. Chartreuse verde. Eppure, gli eunuchi nel coro che cosa assurda. Che tipo di voce è? Curiosa immagino da sentire dopo i loro bassi corposi. Intenditori. Mi sa che dopo non sentono niente. Una sorta di quiete. Nessuna preoccupazione. Sprofondano nella carnalità, no? Ghiottoni, alti, gambe lunghe. Chi lo sa? Eunuco. Un modo per venirne fuori.

Vide il prete chinarsi e baciare l'altare e poi fare dietro front e benedire la gente. Tutti si fecero il segno della croce alzandosi. Mr Bloom diede un'occhiata in giro e poi si alzò, gettando lo sguardo oltre i cappelli sollevati. In piedi per il vangelo naturalmente. Poi tutti si rimisero in ginocchio e sedette di nuovo con calma appoggiato allo schienale del banco. Il prete scese dall'altare, con l'affare in aria davanti a sé, e lui e il chierichetto si rispondevano in latino. Poi il prete inginocchiandosi cominciò a leggere da un biglietto:

– O Dio, nostro rifugio e nostra forza...

Mr Bloom sporse in avanti il volto per afferrare le parole. Inglese. Lanciagli l'osso. Ricordo vagamente. Da quanto tempo non vieni a messa? Gloria e vergine immacolata e Giuseppe suo sposo. Pietro e Paolo. Più interessante se capisci di che storia si tratta. Di sicuro organizzazione magnifica, funziona come un orologio. Confessione. Ognuno vuole. Poi vi dirò tutto. Pentimento. Puniscimi, ti prego. Arma possente nelle loro mani. Più che un dottore o un avvocato. Le donne muoiono dal desiderio di. Ed io scscscscscsc. E tu hai blablablablablabla? E perché l'hai fatto? Abbassa lo sguardo sull'anello per trovare una scusa. Le mura della galleria acustica hanno orecchie. Il marito lo viene a sapere sorpreso. Scherzetto di Dio. E poi lei esce. Pentita all'acqua di rose. Vergogna piacevole. Prega a un altare. Ave Maria e Santa Maria. Fiori, incenso, candele che si sciolgono. Nascondono i rossori. Imitazione palese dell'esercito della salvezza. Una prostituta pentita interverrà all'incontro. Come ho incontrato il Signore. Gente sensata devono essere quelli di Roma: plasmano lo spettacolo per intero. E non rastrellano pure bei soldi? Anche lasciti: al parroco a sua assoluta discrezione per il momento. Per far dire messe pubbliche a porte aperte per il riposo della mia anima. Monasteri e conventi. Il prete al banco dei testimoni in quella causa testamentaria a Fermanagh. Non si fa intimidire. Aveva la risposta pronta per tutto. Libertà ed esaltazione della nostra santa madre chiesa. I dottori della chiesa: hanno mappato la teologia intera.

Il prete pregò:

– San Michele Arcangelo, difendici nell'ora della lotta, sii nostro presidio contro la perfidia e le insidie del diavolo (che Dio lo domini: chiediamo supplicando): e tu, principe della milizia celeste, grazie al potere di Dio caccia nell'inferno Satana e con lui gli altri spiriti maligni che a perdizione delle anime vanno errando per il mondo.

Il prete e il chierichetto si alzarono e andarono via. Tutto finito. Le donne rimasero indietro: ringraziamento.

Meglio andarsene. Fra Bisbiglio. Si fa avanti col piatto forse. Assolvere al precetto pasquale.

Si alzò. Ciao. Li ho avuti aperti tutto il tempo i due bottoni del panciotto? Alle donne piace. Gli dà fastidio se tu non. Perché non me l'hai detto prima. Non te lo dicono mai. Ma noi. Mi scusi, signorina, c'è una (coo!) solo una (coo!) sciocchezza. O la gonna di dietro, l'apertura non agganciata. Riflessi della luna. Ma gli piaci di più in disordine. Meno male che non era più a sud. Ridiscese, abbottonandosi con discrezione, lungo la navata e via dalla porta principale nella luce. Si fermò un attimo senza guardare accanto alla fredda vasca di marmo nero mentre dietro e prima di lui due credenti avevano immerso le mani furtive nella bassa marea dell'acqua santa. Tram: un furgone della tintoria Prescott: una vedova vestita a lutto. Lo noto perché anch'io sono a lutto. Si coprì. Che ore saranno? Un quarto. C'è ancora tempo. Meglio farsi preparare quella lozione. Dove sta? Ah, sì, l'ultima volta. Sweny's a Lincoln place. Le farmacie raramente si trasferiscono. Quei loro grandi recipienti verdi e oro troppo pesanti da spostare. Hamilton Long's, fondata l'anno dell'alluvione. Cimitero degli ugonotti lì vicino. Un giorno devo visitarlo.

Camminò verso sud lungo Westland row. Ma la ricetta è negli altri pantaloni. Ah, mi sono pure scordato la chiave di casa. Che barba questa storia del funerale. Ah, poveraccio, non è colpa sua. Quand'è che me la sono fatta fare? Aspetta. Ho cambiato una sovrana ricordo. Il primo del mese deve essere stato o il secondo. Ah può controllarlo nel registro delle ricette.

Il farmacista girava una pagina dietro l'altra. Odore di sabbia secca sembra avere, teschio rinsecchito. E vecchio. Ricerca della pietra filosofale. Gli alchimisti. Le droghe fanno invecchiare per l'eccitazione della mente. Poi letargia. Perché? Reazione. In una notte una vita intera. A poco a poco ti cambia il carattere. Vivere tutto il giorno in mezzo a erbe, unguenti, disinfettanti. Tutti quei suoi vasetti ornamentali in alabastro. Mortaio e pestello. Aq. Dist. Fol. Laur. Te Virid. L'odore quasi ti cura come il campanello del dentista. Dottor sberla. Dovrebbe prendersela lui qualche medicina. Elettuario o emulsione. Il primo che s'è preso un'erba per curarsi aveva un bel po' di fegato. Erbe medicinali. Meglio starci attenti. C'è abbastanza roba per cloroformizzarti. Prova: rende blu la cartina al tornasole rossa. Cloroformio. Overdose di laudano. Pozioni per dormire. Filtri d'amore. Sciroppo antidolorifico all'oppio non va bene per la tosse. Ostruisce i pori o il catarro. Veleni le uniche cure. Rimedio quando meno te lo aspetti. Astuto per natura.

– Circa due settimane fa, signore?

– Sì, disse Mr Bloom.

Attese al bancone, inalando il tanfo pungente dei medicinali, l'odore di polvere secca di spugne e luffe. Un sacco di tempo per dirgli dei tuoi acciacchi e dolori.

– Olio di mandorla dolce e tintura di benzoino, disse Mr Bloom, in più acqua di fiori d'arancio...

Di sicuro le ha reso la pelle così delicata e bianca, come la cera.

– E anche cera bianca, aggiunse.

Fa risaltare il bruno dei suoi occhi. Mi guardava, col lenzuolo fino agli occhi, spagnola, mentre si annusava, quando mi sistemavo i gemelli ai polsi. Le ricette casalinghe sono spesso le migliori: fragole per i denti, ortiche e acqua piovana: fiocchi d'avena, dicono, lasciati in ammollo nel latticello di burro. Nutrimento per la pelle. Uno dei figli della vecchia regina, era il duca di Albany? che aveva solo una pelle. Leopold, sì. Tre ne abbiamo. Verruche, infiammazioni all'alluce, e foruncoli a peggiorare il tutto. Ma poi ci serve pure il profumo. Che tipo di profumo tua? Peau d'Espagne. Quel fiore d'arancio. Puro sapone al latte. L'acqua è così fresca. Buon odore hanno questi saponi. Ora di fare un bagno dietro l'angolo. Hammam. Turco. Massaggio. Lo sporco ti si appallottola nell'ombelico. Più bello se lo facesse una bella ragazza. Anch'io penso io. Sì io. Fallo durante il bagno. Desiderio curioso di. Acqua all'acqua. Unire l'utile al dilettevole. Peccato non avere tempo per un massaggio. Poi ti senti ristorato tutto il giorno. Il funerale sarà abbastanza triste.

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CASA DI KEY(E)S
– Così, vede. Due chiavi incrociate qui. Un cerchio. Poi qui il nome Alexander Keyes, commerciante in tè, vini e liquori. Eccetera.

Meglio non insegnargli il suo mestiere.

– Lo sa lei, consigliere, quello che vuole precisamente. Poi intorno alla parte in alto, interlineato: la casa di keys. Capisce? Pensa sia una buona idea?

Il caporeparto spostò la sua mano grattante fin giù sulle costole inferiori e con fare quieto grattò quel punto.

– L'idea, disse Mr Bloom, è la casa di keyes. Sa, consigliere, il parlamento dell'Isola di Man. Allude alla home rule. Turisti, sa, dall'Isola di Man. Cattura l'attenzione, vede. Siete in grado di farlo?

Magari potrei chiedergli come si pronuncia quel voglio. Ma poi se non lo sa serve solo a metterlo in imbarazzo. Meglio di no.

– Siamo in grado di farlo, disse il caporeparto. Ha con lei il disegno?

– Posso procurarmelo, disse Mr Bloom. Era in un giornale di Kilkenny.

Ha una sede anche lì. Esco un minuto e glielo chiedo. Bene, questo è in grado di farlo e poi solo un trafiletto per attirare l'attenzione. Sa, il solito. Azienda di prim'ordine con licenza. Da sempre una necessità. Eccetera.

Il caporeparto ragionò per un istante.

– Siamo in grado di farlo, disse. Si procuri un rinnovo di tre mesi.

Un compositore gli porse una floscia pagina di bozza in colonna. Cominciò a controllarla in silenzio. Mr Bloom rimase lì, ascoltando i rumorosi sussulti delle macchine, e osservava i compositori silenziosi accanto alle loro cassette.


ORTOGRAFICO

Meglio controllare l'ortografia. Mania delle bozze. Martin Cunningham s'è scordato di proporci il suo enigma ortografico stamattina. Che bell'osservar l'impar una erre eggiabile imbar azzo è così? doppia zeta azzo d'un ambulante in ambasce che misura la simmetrica ciminiera contro il recinto d'un cimitero. Sciocco no? Cimitero è lì per via di ciminiera.

Potevo dirglielo quando s'è messo il cappello. Grazie. Magari avrei dovuto dire qualcosa su un vecchio cappello o roba simile. No, avrei potuto dire. Ora sembra come nuovo. E poi vedi la sua faccia.

Sllt. Il piatto inferiore della prima macchina spingeva lentamente in avanti il piano mobile con sllt il primo pacco di fogli piegati in quattro. Quasi umano il modo in cui sllt per attirar l'attenzione. Fa del suo meglio per parlare. Quella porta pure sllt cigolante, implora di essere chiusa. Tutto parla a suo modo. Sllt.


NOTO UOMO DI CHIESA COLLABORATORE OCCASIONALE

Il caporeparto all'improvviso restituì la pagina di bozza in colonna, dicendo:

– Aspetta. Dov'è la lettera dell'arcivescovo? Devono ristamparla sul Telegraph. Dov'è come si chiama?

Si guardò intorno in giro tra le macchine rumorose che non offrivano risposta.

Monks, signore? chiese una voce dal banco degli stampi.

– Sì. Dov'è Monks?

– Monks!

Mr Bloom si riprese il suo trafiletto. Ora di andare.

– Poi mi procurerò il disegno, Mr Nannetti, disse, e sono sicuro che saprà trovare una buona collocazione.

– Monks!

– Sì, signore.

Tre mesi di rinnovo. Toccherà aver il vento in poppa. Provaci comunque. Spremilo ad agosto: buona idea: mese di gare ippiche. Ballsbridge. risti vengono per lo show.


UN SUPERVISORE

Attraversò la stanza dei caratteri, superando un anziano signore, piegato, occhialuto, ingrembiulato. Il vecchio Monks, il supervisore. Deve aver messo le mani su un sacco di roba strana in vita sua: necrologi, annunci di pub, discorsi, casi di divorzio, trovato annegato. Ha dato fondo alle sue energie ora. Uomo sobrio e serio con un po' di risparmi in banca direi. La moglie buona cuoca e sa fare il bucato. La figlia lavora a macchina in salotto. Brava ragazzona, non ha tempo per le sciocchezze.


ED ERA LA FESTIVITΐ DELLA PASQUA EBRAICA

Si fermò sul suo percorso a guardare un compositore che distribuiva con attenzione i caratteri. Leggilo prima al contrario. Θ abile nel farlo. Una cosa che richiede senz'altro pratica. mangiD. kcirtaP. Povero papà col suo libro della hagadah, me lo leggeva al contrario con il dito. Pessach. L'anno prossimo a Gerusalemme. Caro, O caro! Tutto quel gran da fare c'ha portato fuori dall'Egitto e nella casa della schiavitù alleluia. Shema Israel Adonai Elohenu. No, questo è l'altro. Poi i dodici fratelli, figli di Giacobbe. E poi l'agnello e il gatto e il cane e il bastone e l'acqua e il macellaio e poi l'angelo della morte uccide il macellaio e quello uccide il bue e il cane uccide il gatto. Sembra un po' sciocco finché non ci ragioni bene sopra. Significa giustizia ma è un azzannarsi a vicenda. Θ così che va la vita dopo tutto. Com'è veloce nel suo mestiere. La pratica rende perfetti. Sembra vederci con le dita.

Mr Bloom superò i rumori sferraglianti attraverso la galleria fino al pianerottolo. Adesso mi faccio tutta la strada in tram per poi magari coglierlo di sorpresa? Meglio telefonargli prima. Numero? Stesso della casa di Citron. Ventotto. Ventotto quattro quattro.

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La sera d'estate aveva iniziato ad avvolgere il mondo nel suo abbraccio misterioso. Lontano a ovest il sole tramontava, e l'ultimo bagliore del giorno troppo fuggevole indugiava amorevolmente sul mare e sulla spiaggia, sul nobile promontorio del buon vecchio Howth, da sempre custode delle acque nella baia, sulle rocce ricoperte di alghe lungo la costa di Sandymount, e ultima ma non da meno, sulla chiesa tranquilla da cui rifluiva a tratti nella quiete la voce d'una preghiera rivolta a colei che è nel puro candore un'eterna luce di faro per il tempestoso cuore uomo, Maria, stella del mare.

Le tre amiche sedevano sugli scogli a godersi il panorama serale e quell'aria fresca ma non ancora fredda. Erano solite venirci spesso in quel posticino caro per chiacchierare amabilmente accanto alle onde luccicanti e parlare di cose da donne, Cissy Caffrey e Edy Boardman, con il bimbo in carrozzina e Tommy e Jacky Caffrey, due ometti dai capelli riccci, vestiti alla marinara con berrettini intonati sui quali era stampata la scritta H. M. S. Belleisle. Tommy e Jacky Caffrey, infatti, erano gemelli, di quasi quattro anni, gemellini molto vivaci e viziati a volte, ma nonostante tutto due bimbetti graziosi con delle faccine allegre e vivaci e modi di fare amabili. Si divertivano sulla sabbia con le palette e i secchielli, costruendo castelli come fanno i bambini, o giocando con la loro grande palla colorata, felici come delle pasque. Edy Boardman cullava avanti e indietro nella carrozzina il bimbo paffutello, e il pargoletto tutto raggiante metteva deliziosi risolini. Non aveva che undici mesi e nove giorni, ma anche se ancora un bimbino ai primi passi, già cominciava a sussurrare qualche parolina infantile. Cissy Caffrey si chinò su di lui per solleticargli le guanciottine tonde e quella sua fossetta così carina sul mento.

– Dai, bimbo, disse Cissy Caffrey. Dai, dimmelo, forte forte. Voglio un po' d'acqua.

E il bimbo ripeteva ciangottando:

– Oio oi appa.

Cissy Caffrey coccolava il pargoletto perché le piacevano tantissimo i bambini, ed era così paziente con quei malatini e Tommy Caffrey sempre a fare i capricci con l'olio di ricino a meno che non ci fosse Cissy Caffrey a tappargli il naso e a promettergli l'angoletto croccante della pagnotta o pane nero e melassa. Come sapeva essere convincente quella ragazza! Ma a dire il vero, il bimbo era un vero e proprio angioletto, un perfetto gingillino con quel suo nuovo bavaglino elegante. Cissy Caffrey non era una di quelle bellezze viziate, tipo Flora MacFlimsy. Non s'era mai vista su questa terra una fanciulla dal cuore più sincero, sempre col sorriso in quei suoi occhi zingareschi e qualche parola birichina sulle labbra rosse come ciliege, una ragazza amabile quant'altre mai. E rideva anche Edy Boardman del bizzarro linguaggio del fratellino.

Ma proprio allora scoppiò un piccolo alterco tra il signorino Tommy e il signorino Jacky. I bimbi sono bimbi, e quei due gemelli non facevano eccezione alla regola aurea. Il pomo della discordia era un certo castello di sabbia che il signorino Jacky aveva costruito, e che il signorino Tommy voleva a tutti i costi migliorare dal punto di vista architettonico aggiungendo un portone come quello della torre Martello. Ma se il signorino Tommy aveva la testa dura il signorino Jacky era anche lui testardo, e restando fedele al detto che la casa di ogni piccolo irlandese è il suo castello, si scagliò contro il suo odiato rivale con tale foga che l'aspirante assalitore ebbe la peggio, come anche (ahimè, va detto) il castello tanto desiderato. Inutile dire che le grida dello sconfitto signorino Tommy attirarono l'attenzione delle amiche.

– Vieni qua, Tommy, ordinò la sorella, subito! E tu, Jacky, vergognati, hai fatto cadere il povero Tommy sulla sabbia sporca. Aspetta che ti prenda io.

Con gli occhi velati di lacrime pronte a uscire il signorino Tommy la raggiunse al suo comando perché la parola della sorella più grande era legge per i gemelli. E si trovava proprio in uno stato pietoso per quella disavventura. Il berrettino da marinaio e le innominabili piene di sabbia ma Cissy era sempre stata bravissima a risolvere i problemini della vita e in un battibaleno non ci fu più un solo granello di sabbia sull'elegante vestitino. Però i suoi occhi blu luccicavano ancora di lacrime calde e pronte ad affiorare e così gli fece passare il dolore con un bacetto e con la mano minacciò il colpevole signorino Jacky, dicendo che se gli si avvicinava gliela faceva vedere lei, roteando gli occhi nell'avvertire.

– Jacky, brutto sfacciato! esclamò.

Cinse con un braccio il marinaretto e gli fece qualche smorfia con una dolcezza suadente:

– E il tuo nome, mio bel birbone?

– Dimmi, chi è la tua fidanzata, disse Edy Boardman. Θ Cissy la tua fidanzata?

– Noo, rispose Tommy lacrimoso.

– Θ Edy Boardman la tua fidanzata? s'informò Cissy.

– Noo, fece Tommy.

– Lo so io, disse Edy Boardman in maniera non proprio amorevole lanciando uno sguardo birichino coi suoi occhi miopi. Lo so io chi è la fidanzata di Tommy, è Gerty la fidanzata di Tommy.

– Noo, replicò Tommy con le lacrime agli occhi.

Il pronto senso materno di Cissy indovinò cos'è che non andava e sussurrò a Edy Boardman di portarselo lì dietro la carrozzina dove i signori non avrebbero potuto vedere e di stare attenta che non si bagnasse le scarpe nuove marrone chiaro.

Ma chi era Gerty?

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Deshil Holles Eamus. Deshil Holles Eamus. Deshil Holles Eamus.

Mandaci, o chiaro, o luminoso, Horncorn, movimenti fetali e frutto del ventre. Mandaci, o chiaro, o luminoso, Horncorn, movimenti fetali e frutto del ventre. Mandaci, o chiaro, o luminoso, Horncorn, movimenti fetali e frutto del ventre.

Oopseun maschiettunmaschiett oopseun! Oopseun maschiettunmaschiett oopseun! Oopseun maschiettunmaschiett oopseun!

Universalmente viene considerato molto poco percettivo riguardo a qualunque questione sia ritenuta dai mortali più proficuamente pregna di sapienza da esser vagliata l'acume di quella persona la quale sia ignorante su quanto i più eruditi per dottrina e certamente in ragione di quell'ornamento di menti superiori che in loro è meritevole di venerazione costantemente sostengono quando affermano tra il consenso generale come a parità di circostanze la prosperità di una nazione venga asserita più efficacemente dallo splendore esteriore che dalla misura del progresso del tributo della propria sollecitudine per quel proliferare continuo che dei mali nel suo esser assente quando fortunatamente è presente costituisce l'origine e il segno certo dell'onnipollente natura del beneficiare incorrotto. Infatti chi mai potrebbe il quale qualsivoglia cosa d'un qualche significato abbia appreso non esser consapevole che quello splendore esteriore possa essere la superficie di una torbida realtà tendente a sprofondare o al contrario chi mai potrebbe esser tanto poco illuminato da non percepir come nessun bene naturale possa contrastare la generosità della crescita e così si addice a ogni onestissimo cittadino di esortare e ammonire i propri simili e temere che quanto in passato la nazione abbia in maniera eccellente creato non possa in futuro esser ottenuto con non simile eccellenza se un'abitudine invereconda dovesse gradualmente far piombare gli onorevoli costumi trasmessi dagli antenati a tale sprofondo essendo egli stesso eccessivamente audace da aver l'ardire di alzarsi e d'affermare come non possa per nessuno esistere crimine più odioso del negligente trascurar di consegnare quel comandamento insieme evangelico e quella promessa che a tutti i mortali con profezia d'abbondanza o minaccia di diminuzione la lodata funzione del reiterato procreare ha da sempre irrevocabilmente ingiunto?

Non è per ciò dunque che dovremo stupirci se, come raccontano i migliori storici, tra i Celti, i quali nulla che non fosse per sua natura ammirevole ammiravano, l'arte della medicina abbia meritato tale considerazione. Per non parlare dei ricoveri, dei lebbrosari, delle stanze di essudazione, dei tumuli degli appestati, i loro più grandi dottori, gli O'Shiel, gli O'Hickey, gli O'Lee, hanno diligentemente predisposto vari metodi tramite cui i malati e quanti avessero ricadute recuperassero la propria salute, fosse la malattia il deperimento da convulsioni o il flusso continuo di Boyconnell. Di certo, in ogni opera pubblica in sé contenente un che di gravità la preparazione dovrebbe essere all'importanza commensurata e dunque un piano fu da essi adottato (se fosse per precedente considerazione o per maturazione d'esperienza è difficile a dirsi ché opinioni discrepanti d'un susseguirsi di indagatori non han fino ad ora procurato di rendersi manifeste) affinché la maternità venisse tenuta a così remota distanza da ogni possibile accidente e che la paziente qualunque cura in quel tempo per una donna tra tutti dei più gravosi principalmente necessitasse e non solo la riccamente opulenta ma anche colei che non essendo munita di sufficiente pecunia di rado e la quale spesso neanche troppo poteva appropriatamente sostenersi ricevesse un non considerevole emolumento.

Per colei nulla già allora e dunque in seguito fu in alcun modo capace di danno poiché questo sentivano primieramente tutti i cittadini il non esser possibile nessuna prosperità se non con madri prolifere e avendo gli dèi ricevuto l'eternità e i mortali la generazione come a loro conveniva nel contemplarla, quando tale si dava il caso, la partoriente ivi veicolava un desiderio immenso tra tutte rispettivamente ingiungendo d'esser lei stessa ricevuta in tal domicilio. O agire di nazione avveduta non soltanto l'esser visto ma anche narrato in quanto meritevole di lodi il loro andare in anticipo a visitare la madre, e il di lei sentire d'iniziare da questi subitaneamente a esser tenuta in gran cura di lì a poco!

Bimbo bennato beatitudine ebbe. Vedendo ventre vinto ei venerò. Quanto fu compiuto in quel caso fu compiuto appropriatamente. Un letto presieduto da balie con sano cibo tranquillo pulitissime fasce quasi il parto fosse già avvenuto e da saggia lungimiranza preparato: oltre a ciò anche i medicinali necessari e gli strumenti chirurgici pertinenti al caso per non omettere aspetto alcuno di tutte le meraviglie molto strabilianti in varie latitudini della nostra orbita terrestre offerte insieme a immagini, divine e umane, la cogitazione di quel che conduce per le partorienti alla tumescenza o facilita la nascita nella nobile soleggiata e solidamente costruita bella casa delle madri quando, ostensibilmente avanti e vicina alla riproduzione, venga anche per lei il tempo di ivi giacere, essendo questo il suo momento.

Un tal viaggiatore si fermò sulla soglia al calar della notte. Delle genti d'Israele era quell'uomo che per la terra a lungo aveva vagato. Pietà indiscussa d'uomo aveva portato il suo errare solitario a quella casa.

Di quella casa A. Horne è il signore. Settanta letti tiene costui ove madri feconde solevan giacere per attendere e partorire robusti bambini così l'angelo di Dio disse a Maria. Due veglie venner dentro, candide sorelle in corsia senza sonno. Ai dolori si dedicano addolcendo le doglie: in dodici lune tre centinaia. Le più leali servitrici del letto son lor due, onorando Horne con più vigile veglia.

Nel vigile vano la veglia sentendo venire quell'uomo dal tenero cuore dipoi alzatosi col soggolo al collo a lui la sua porta apre spalancata. Guarda, luce levandosi illumina il batter di ciglia del cielo d'occidente d'Irlanda! Ebbe gran timore che il Dio Vendicativo tutta l'umanità sterminasse con l'acqua per i suoi peccati malvagi. Di Cristo la croce si fece sul petto e lo condusse perché presto entrasse sotto al suo tetto. Quell'uomo la di lei volontà vedendo onorevole venne in casa di Horne.

Non volendo accedere alla casa di Horne col cappello il questuante s'arrestò. Nel suo luogo in passato aveva vissuto con moglie cara e amata figlia finché poi per terre e per mare da nove anni a lungo errava. Una volta incontrandola nel porto della città all'inchino non aveva il capo scoperto. Ora il suo perdono anelava con buone ragioni da lei accettate dacché quel viso che velocemente vedeva, il suo, tanto giovane era allora sembrato. Una veloce luce gli occhi di lei accese, radioso rossore la sua parola procurando.

Appena gli occhi di lei si posaron poi sulle sue nere vesti a lutto ella angoscia temette. Felice in seguito fu della sua primiera paura. A lei ei domandò se il dottor O'Hare avesse inviato novelle dalla costa lontana ed ella con gramo sospiro rispose che il dottor O'Hare in ciel si trovava. Triste fu l'uomo di sentir quel verbo che appesantire fece i suoi visceri pietosi. Ella dunque dissegli ogni cosa, piangendo la morte d'amico sì giovane, sebben riluttante a negar la saggezza di Dio. Disse che ebbe una dolce e bella morte in Grazia di Dio col sacerdote a confessarlo, la santa comunione e l'unzione degli infermi sulle membra. L'uomo allora in tutto franco chiese alla sorella di che morte il defunto fosse morto e la sorella gli rispose che morto era sull'isola di Mona per un cancro allo stomaco tre anni orsono alla festa dei Santi Innocenti ed ella pregava Dio Onnimisericordioso di tener seco la sua cara anima in non-morte. Ascoltò le sue tristi parole, fissando triste il cappello che in mano teneva. Così ivi per un po' rimasero entrambi in disperazione, sconfortandosi l'un con l'altra.

Dunque, ognuno, osserva quell'ultima fine che è la tua morte e la polvere che fa presa su ogni uomo nato di donna perché come ei venne nudo dal grembo di madre così nudo dovrà partire infin per sortir come è venuto.

L'uomo entrato nella casa allor parlò all'infermiera e a lei domandò a che punto fosse la donna che ivi giaceva in travaglio. L'infermiera rispose a lui dicendo che tal donna doglie aveva da tre giorni pieni già e sarebbe stato un arduo parto duro a tollerarsi ma che adesso di lì a poco era previsto. Disse ordunque d'aver visto molte nascite di donna, ma mai una così gravosa come codesta. Allora ad ei espose intieramente d'aver vissuto tempo addietro nei pressi di tale dimora. L'uomo porse orecchio alle sue parole poiché meraviglia provava per il dolor di donna nel travaglio che sopportano in maternità e si stupì di veder dal suo volto che era un volto giovane per la vista d'uomo seppur per molti anni fosse rimasta fanciulla. Nove volte dodici flussi di sangue rimproverandola d'esser senza prole.

E mentre discettavan la porta del castello s'aprì e ivi si fece lor vicino un gran rumore come di molti commensali a desinare. E colà giunse verso il luogo ove essi si trovavano un giovin cadetto cavaliere Dixon di nome. E il viandante Leopold gli era noto per averlo incontrato per accidente in casa di misericordia dove tal cadetto cavaliere dimorava per cagion che Leopold ivi fosse giunto al fin di venir curato d'una grave ferita al petto dovuta a una lancia con cui un orribile drago terrificante colpito l'aveva per cui ei preparò un balsamo di volatile sale e unguento in appropriata quantità. Ed ora disse di doversi nel castello recare per far bisboccia con quanti eran colà. E il viandante Leopold disse di doversi recare altrove essendo uomo cauto e astuto. Anche la dama era del suo avviso e rimproverò il cadetto cavaliere benché ella sapesse che il viandante menzognero fosse in virtù della propria astuzia. Ma il cadetto cavaliere né sentir quel no volea né accoglier il di lei comandamento o permetter a quegli d'agir contrariamente al piacer suo e narrò quanto meraviglioso fosse il castello. Al che il viandante Leopold varcò la soglia del castello per un poco riposar se stesso essendo ei di membra stanche dopo molto marciare e aver viaggiato per terre diverse e a caccia talvolta.

E nel castello vi era imbandita una tavola di betulla di Finlandia sostenuta da quattro nani di quella regione i quali per incantesimo muoversi non poteano. E su cotal tavola v'eran orribili spade e coltelli forgiati in una grande caverna da demoni intenti a lavorar tra bianche fiamme ch'essi fissavano nelle corna di bufali e cervi colà meravigliosamente abbondanti. E v'eran coppe create per magia di Mahund con sabbia di mare ed aria da un diabolico mago col respiro che in esse soffiava quasi fosser bolle. Riccamente e sontuosamente imbandita era la tavola che nessuna creatura avrebbe potuto concepirne di più ricche e grandi. E v'era un tino d'argento che s'apriva con moto esperto nel quale dimoravano strani pesci senza testa sebbene uomini increduli ciò non ritenesser possibile se non a vederlo eppure invero era così. E cotali pesci restavano in acqua oleosa fin lì portata da terra di Portogallo per la di lei grassezza simile ai succhi di spremuta d'olive. E anco fu meraviglia mirare in quel castello come per magia si facesse un composto di fior fecondo di frumento di Caldea che col supporto di certi collerici spiriti che in esso riversano si gonfia mirabilmente come vasta montagna. E impartiscon ai serpenti colà di attorcigliarsi su lunghe verghe dal terreno nate e dalle squame di tali serpi fermentano una bevanda all'idromele affine.

Al che il cadetto cavaliere al rampollo Leopold una dose versò e gliela porse mentre tutti color che eran presenti trangugiavano. E il rampollo Leopold si tolse la visiera per far a lui piacere e condivise alquanto apertamente in gesto d'amistà perché mai avea bevuto idromele in nessuna foggia, il che poi mise da parte e subito con gran segretezza vuotò quasi per intero nella coppa del vicino e il vicino non s'accorse di tale astuzia. E sedette in codesto castello con loro per ivi un poco riposare. Ringraziato sia Dio Onnipotente.

In quel mentre la buona sorella attendeva sull'uscio e implorava loro per rispetto di Gesù di noi tutti signore supremo d'abbandonare le libagioni poiché v'era su una gentile dama pronta a partorire, il cui tempo veloce correva. Sir Leopold udì dal piano superiore acuto grido e si chiese di chi fosse tale grido se di bambino o di donna e mi meraviglio, disse, che l'evento già non si sia dato. Sembra a me che troppo a lungo duri. Lo sapeva e vide un uomo libero che chiamavasi Lenehan in quella parte della tavola il quale più anziano era degli altri e poiché entrambi i virtuosi cavalieri erano nell'una impresa e per cagione che egli fosse il maggiore a lui parlò tutto gentile. Ma, disse, tra non molto partorirà per bontà di Dio e rallegrarsi saprà del suo nato poiché tanto a lungo ha mirabilmente atteso. E l'uomo libero che bevuto aveva disse, Aspettiamoci che ogni momento possa per lei essere il prossimo. Al che prese la coppa che a lui giaceva di fronte poiché non v'era bisogno alcuno di domandargli o desiderare che egli bevesse e, Ora beviamo, disse lui, con gran piacere, e trincò il più che poté alla salute d'entrambi poiché brav'uomo era ed eccellente per gagliardia. E sir Leopold l'ospite più pio che mai sedette alla mensa dei sapienti e l'uomo più mite e gentile che mai avesse posto sotto la gallina la propria mano d'economo e il cavaliere assai più leale al mondo che mai avesse gentil dama servito brindò a lui con fare cortese alzando la coppa. Dolor di donna con stupor ponderando.

Orsù parliamo di quella compagnia ivi riunita all'intento di ubriacarsi ove fosse possibile. V'era una schiera di sapienti su ogni lato della tavola, cioè a dire, Dixon chiamato junior di santa Maria Misericordiosa coi compagni Lynch e Madden, studiosi di medicina, e l'uomo libero che nomavasi Lenehan e uno da Alba Longa, tale Crotthers, e il giovin Stephen a capo tavola che aspetto aveva da frate e Costello che uomini nominavano Punch Costello per via di sua maestria tempo addietro dimostrata (e di tutti loro, con l'eccezione del giovine, era egli il più ebro e demandava ancor più idromele) e accanto il mite sir Leopold. Ma ognuno il giovin Malachi attendeva avendo egli promesso di giungere, e secondo i mal pensanti quel voto non veniva rispettato. Allora sir Leopold sedette con loro per la di lui solida amicizia con sir Simon e suo figlio il giovin Stephen e per ciò il suo languore gli intimava quiete dopo il lunghissimo errare anche perché in quel mentre gli veniva reso onore nella più consona maniera. Compassione lo controllava, amore ne ampliava il disio di vagare, riluttante a ripartire.

Poiché essi eran argutissimi studiosi. Ed egli udiva il loro interrogarsi vicendevolmente su nascita e su giustezza, il giovin Madden sostenendo che in tal caso grave fosse per la femmina il morire (poiché così s'era data la vicenda anni orsono con donna d'Eblana nella casa di Horne or dipartita da codesto mondo e l'istessa notte prima della morte cerusici e speziali avevan dato consiglio sul caso). E disser inoltre che viver ella dovrebbe poiché all'inizio dicevasi la donna partorirà nel dolore ragion per cui quanti erano di tal divisare affermaron che il giovin Madden il vero aveva detto poiché rimorso tratteneva di lasciarla morire. E non pochi e tra loro il giovin Lynch dubitavano che il mondo fosse ora mal governato come mai in passato, benché la povera gente ritenesse di no ma né la legge né i giudici consiglio provvedevano. Salvezza Dio ci conceda. Finito di dirsi questo non fu che già tutti gridavano in voce sola no, per la Vergine Madre, la femmina viver dovrebbe e il figlio morire. Del qual colore appassionati si facevano sulla importante questione, o per l'argomento o per il bere, ma l'uomo libero Lenehan prontamente versava birra a ognun così che almeno non mancasse gaiezza. Allora il giovin Madden a tutti spiegò l'intera storia e quando disse come quella fosse morta e come per l'amor di santa religione su consiglio di peregrino e uomini di preci e per voto che egli a saint Ultan d'Arbraccan aveva fatto il di lei buon marito non volle accettare la morte al che tutti massimamente addolorati furono. Al qual il giovin Stephen indirizzò esse parole, il mormorar, signori, è abbondante anche tra laici. Insieme bambino e genitore glorificano ora il di loro Creatore, l'un nel tenebroso limbo, l'altro nel purgante fuoco. Ma, pietà abbia di noi, che dire di tali anime da Dio rese possibili le quali noi la notte impossibili rendiamo, il che è peccato contro lo Spirito Santo, Vero Dio, Signore e Datore di vita? Dacché, signori, disse, il piacer nostro è breve. Siamo istrumenti per tali piccole creature entro di noi e la natura ha fini diversi dai nostri. Allor disse Dixon junior a Punch Costello di saper lui quali fini. Ma bevuto troppo egli aveva e la miglior parola che cavarglisi poté fu che sempre avrebbe disonorato una simil donna o moglie o fanciulla o persona amata se caso avesse a lui concesso di dar sfogo al proprio umor di lussuria. Allor Crotthers di Alba Longa cantò la lode composta dal giovin Malachi di quella bestia l'unicorno e di come una volta ogni millennio egli venisse col suo corno, essendo l'altro tutto il tempo sbeffeggiato e da essi ingiuriato, testimoniando tutti e per i molti istrumenti di san Fottino ch'egli sapesse ogni cosa far in qualunque maniera ad uomo data. Al che riser tutti gaiamente ma non il giovin Stephen e sir Leopold il quale mai osava rider troppo apertamente a causa di uno strano umor che disvelar non voleva e altresì poiché pietiva la donna che partoriva chiunque ella esser potesse e ovunque si trovasse. Allor parlò il giovin Stephen orgoglioso di madre Chiesa che dal suo seno via l'avea scagliato, della legge canonica, di Lilith, patrona degli aborti, della gravidanza portata dal vento dei semi di luce o dalla potenza dei vampiri bocca a baciare o, come disse Virgilio, dall'influsso dell'occidente o dall'effluvio del fior di luna o qualora lei si giacesse con donna con cui l'uomo di lei s'era giaciuto, effectu secuto, o per ventura al bagno secondo le opinioni di Averroè e Mosè Maimonide. Diss'anche come alla fin del secondo mese un'anima umana infusa venisse e come in tutto la nostra santa madre accogliesse ogni anima per maggior gloria di Dio mentre madre terrena che solo genitrice era per riprodursi bestialmente debba per legge di canone morir poiché così disse colui che aveva il sigillo del pescatore, quell'istesso beato Pietro sulla cui pietra la santa Chiesa per sempre si fondava. Tutti quei baccellieri allor dimandarono a sir Leopold se in caso similare avrebbe arrischiato la di lei persona e vita per altra vita salvare. Con disposizione cauta egli voleva risposta fornire che con tutti s'accordasse, man ponendo alla mascella, disse simulando, come d'uopo gli era, che per sua informazione, amando l'arte della medicina come profano, e per l'esperir di un accidente tanto raro, era un bene probabilmente per Madre Chiesa ricever tributo a un tempo alla nascita e alla morte, e rispondendo così lesto evitò le lor quistioni. Θ il vero, perdio, disse Dixon, e, se non erro, parola pregna. Il che udendo il giovin Stephen meravigliosamente compiaciuto fu e asserì che colui il quale ruba al povero rende al Signor poiché egli mostrava umor tempestoso da ebro e che ora fosse in quello stato subito apparve.

Ma sir Leopold s'intristì nonostante la di lui parola a cagion che egli ancora tratteneva pietà per il tremendo acuto gridar di donne in travaglio e ricordò la sua brava lady Marion che a lui aveva dato un sol figliolo morto nell'undicesimo giorno di vita e nessun'arte d'uomo poté salvarlo tanto oscuro è il destino. E lei gran dolor al cuor avea provato in quella maligna ventura e per la di lui sepoltura tessuto avea un bel corsetto di lana d'agnello, il fior del gregge, temendo perir potesse in tutto e giacesse al freddo (poiché s'era allora al medio inverno) e ora sir Leopold che del suo corpo figlio maschio non aveva considerava erede il figliol dell'amico e serrato nel dolore restava per la passata felicità e sì triste era di mancar d'un figlio di tale gentil coraggio (dacché ognun lo reputava persona d'autentico talento) da soffrire anco in non minor misura per il giovin Stephen poiché questi in modo dissoluto vivea con quei compari indolenti e dilapidava i propri averi con donnacce.

Intorno a quel momento il giovane Stephen riempì ogni coppa che vuota giaceva tal che non ne sarebbe rimasto granché se i più prudenti non avessero trattenuto il proprio avvicinarsi a lui che ancor s'adoprova con fare tanto alacre e, pregando per l'intendere del sommo pontefice, fece loro brindare al vicario di Cristo ch'era anche come disse vicario di Bray. Orsù beviamo, favellò, da questo calice e tracannate voi l'idromele che non è punto parte del mio corpo ma incarnazion della mia anima. Lasciate voi che si frazioni il pane per color che vivono di solo pane. Non tema abbiate di bisogno alcun perché questo vi darà conforto più che l'altro porti sgomento. Mirate voi. E mostrò loro moneta scintillante del tributo e biglietti d'orafo del valor di due sterline e diciannove scellini che egli ricevuto aveva, disse, per un canto da lui scritto. Ognuno si meravigliò nel vederle dette ricchezze in tal splendor di denaro come menzionato. Il verbo suo dunque fu codesto: sappiate, uomini tutti, disse, le rovine del tempo ergeranno dell'eternità le magioni. Cosa significa? Il vento del desiderio dissecca il biancospino ma poi da roveto diviene rosa sulla croce del tempo. Seguitemi ora. Il verbo in ventre di donna si fa carne ma nello spirito del creatore ogni fuggevole carne diviene verbo che mai fuggirà. Θ questa la postcreazione. Omnis caro ad te veniet. Indubbio come possente sia il nome di lei ch'ebbe in grembo il caro corpo del nostro Redentore, Guaritore e Pastore, la nostra madre potente e madre molto venerabile e Bernardus disse rettamente che ella aveva una omnipotentiam deiparae supplicem, cioè a dire, una onnipotenza di richiesta poiché ella è la seconda Eva e ci ha redenti, diss'anche Agostino, mentre l'altra, nostra antenata, a cui siamo uniti da anastomosi successiva di cordoni ombelicali, tutti ci ha traditi, seme, genia e generazione, per un soldino bucato. Ma ecco la questione ora. O lo conobbe, parlo della seconda, e fu creatura della di lei creatura, vergine madre figlia di tuo figlio, o non lo conobbe e allor vive ella in quella negazione e ignoranza insieme a Pietro il Pescatore che sta nella dimora da Jack costruita e con Giuseppe legnaio patrono della fine felice di ogni infelice matrimonio parce que M. Leo Taxil nous a dit que qui l'avait mise dans cette fichue position c'était le sacré pigeon, ventre de Dieu! Entweder transustanzialità oder consustanzialità ma in nessun caso subsustanzialità. E tutti protestarono esclamando per verbo sì abbietto. Una gravidanza senza gioia, diss'egli, una nascita senza dolore, un corpo senza pecche, una pancia senza rotondità. Che i lussuriosi adorino con fede e fervore. Volenterosi, avversandovi, ci rivolteremo.

Al qual punto Punch Costello picchiò col pugno sulla tavola e avrebbe cantato un canone sconcio Staboo Stabella circa pulzella resa gravida da allegra canaglia in Alemagna che dunque attaccò: I primi tre mesi ben ella non stava, Staboo, quando allora l'infermiera Quigley con fare irato sulla porta ordinò loro di tacere e dovreste voi vergognarvi né fu non appropriato che glielo ricordasse poiché era sua volontà come tutto fosse in ordine per quando lord Andrew giunto sarebbe dacché ella molto teneva a che l'orribil scompiglio non potesse svilire l'onor della sua veglia. Era antica e triste matrona d'aspetto calmo e cristiano portamento, in scure vesti convenienti alle sue melanconie e al rugoso volto, né l'esortazione abbisognò d'effetto poiché immantinente Punch Costello da tutti loro fu rimproverato ed essi richiamarono il miserabile con civile rudezza alcuni e con minaccia di blandizie altri mentre tutti lo rimbrottavano, la peste investa lo stolto, che diavolo vorrebbe fare, tu villano, tu meschino, tu nato in mala erba tu farabutto, tu bamboccio, tu figlio d'un ribaldo, tu nato in un fosso, tu aborto tu, per far tacere lo sparlare ubriaco di quella scimmia da Dio maledetta, il buon sir Leopold che aveva per stemma il fior della quiete, la gentil maggiorana, avvisando altresì come l'occasione fosse assai sacra e assai meritevole d'esser assai sacra. Nella casa di Horne il riposo deve regnare.

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Torniamo a Mr Bloom il quale, dopo la prima sortita s'era avveduto di qualche presa in giro impudente, che comunque aveva tollerato poiché erano i frutti di quell'età comunemente ritenuta essere all'oscuro d'ogni pietà. Quei giovani damerini, è vero, sfoggiavano stravaganze come bambini troppo cresciuti: le parole delle loro discussioni tumultuose difficilmente andavano comprese e non di frequente erano gradevoli: la loro irascibilità e i mots indecenti erano tali che il suo intelletto se ne teneva discosto; né erano essi scrupolosamente consapevoli di quel che era appropriato, per quanto fosse la riserva di vigorosa vivacità naturale a parlare in vece loro. Ma la parola di Mr Costello fu per lui un discettare sgradevole, poiché lo nauseava quel disgraziato che gli appariva come creatura dalle orecchie mozze, di gibbosità informe, nato fuor dal vincolo coniugale e venuto al mondo gobbo, con i denti e a piedi in avanti, colorato invero del segno che il forcipe del chirurgo aveva lasciato sul suo cranio, tanto da farlo pensare a quell'anello mancante nella catena della creazione desiderata dal compianto ingegno di Mr Darwin. Già era egli oltre il mezzo del cammin a noi concesso da aver superato le migliaia di vicissitudini dell'esistenza, ed essendo uomo di accorta superiorità e di preveggenza rara, al proprio cuore aveva ingiunto di reprimere tutti i moti di una collera montante e, intercettandoli con prontissima precauzione, nutriva in seno quella pienezza della sofferenza che le menti vili deridono, che i giudici frettolosi scherniscono e che tutti trovano tollerabile, ma soltanto tollerabile. A coloro che si costruiscano l'immagine di begl'ingegni a scapito della femminile delicatezza (un costume mentale che egli non mai aveva trattenuto), a loro non avrebbe concesso di portare il nome né di ereditare la tradizione di una educazione appropriata; mentre per gente che aveva perduto ogni capacità di sopportazione e dunque non poteva perderne ancora, rimaneva l'antidoto aspro dell'esperienza, cosicché la loro insolenza finiva per battere una precipitosa e ingloriosa ritirata. Non che non sapesse egli sentire ardor di gioventù, il quale, non importandosi di schemi da idioti o mugugni da criticoni, è sempre (come lo descrive la fantasia casta del Sacro Scrittore) propenso a mangiare dall'albero proibito, senza però mai spingersi a non curarsi della civiltà in nessunissimo caso nei confronti di una gentildonna quando questa fosse dedita ai suoi naturali eventi. Per concludere, nonostante avesse ravvisato dalle parole della sorella un parto rapido, era, comunque, va ammesso, non poco sollevato dal saper che l'esito così auspicato dopo un travaglio di tal durezza ora testimoniasse una volta di più la pietà come anche la magnanimità dell'Essere Supremo.

Dunque confessò il suo pensiero al vicino, dicendo, per esprimere il proprio parere sulla faccenda, esser sua opinione (ma forse diritto non aveva di esprimerne una) che necessitasse d'animo gelido e mente frigida per non gioire di tale freschissima nuova del compimento del di lei parto, dacché aveva attraversato un tale travaglio senza averne colpa alcuna. Il giovincello alla moda disse esser stato suo marito a metterla in quella condizione d'attesa o almeno così dovrebbe darsi a men che non si trattasse di un'altra matrona di Efeso. Devo rendervi edotti, disse Mr Crotthers, battendo sul tavolo, sì da evocare un tonante commento di enfasi, di come il vecchio Glory Allelujerum fosse ancora una volta nei paraggi nella giornata odierna, un uomo anziano con basettoni, profferendo con il naso la richiesta di notizie su Wilhelmina, la mia vita, com'egli la chiama. Gli ho intimato di tenersi pronto per l'evento che presto si sarebbe dato. Perdinci, sarò franco con lei. Non posso se non esaltar la virile potenza del vecchio caprone che l'ha fatta figliare un'altra volta. Tutti a ciò dedicaron lodi, ognuno a suo modo, anche se il medesimo giovane damerino restò della precedente opinione che un altro e non il suo coniugiale fosse l'uomo della porta, un ecclesiastico, un portatore di fiaccola (virtuoso) o un venditore ambulante di articoli per la casa. Singolare, comunicò l'ospite a se stesso, la straordinariamente iniqua facoltà di metempsicosi da loro posseduta, il fatto che il dormitorio delle puerpere e l'anfiteatro anatomico divenissero scuola di tali frivolezze, e che la mera acquisizione di titoli accademici fosse sufficiente a trasformare in men che non si dica tali fautori della leggerezza in praticanti esemplari di un'arte che molti uomini in vario modo ragguardevoli giudicano la più nobile. Ma, aggiunse ancora, vale ciò forse a dar sollievo ai sentimenti repressi che li opprimono tutti, perché ho osservato più d'una volta come chi s'assomiglia si piglia.

Ma con quale ragionevolezza, sia lecito domandare, al nobile lord, suo patrono, ha tale estraneo, che concessione di principe benevolo ha ammesso ai diritti civili, se stesso costituito signore supremo dei nostri affari interni? Dov'è ora quella gratitudine che lealtà avrebbe dovuto consigliare? Durante la recente guerra, ogni qual volta il nemico vantasse temporanea superiorità con le granate, questo traditore della sua gente non ha forse approfittato del momento per scaricare il suo pezzo contro l'impero, di cui è egli inquilino permanente, tremando per la sicurezza del suo quattro per cento? L'ha dimenticato, come anche tutti i benefici che ha ricevuto? O forse che, dall'esser degli altri ingannatore, è divenuto infine un credulone di se stesso, proprio com'è, se le dicerie non lo smentiscono, l'unico a godere della sua propria persona? Lungi da ogni onestà l'idea di violare la camera da letto di una rispettabile signora, figlia d'un coraggioso maggiore, o di gettare il più remoto dubbio sulla virtù di lei, ma se qui sfida il nostro interesse (come sarebbe certamente stato suo alto interesse non fare), allora così sia. Donna infelice troppo a lungo è stata, e con gran persistenza le son negate le sue legittime prerogative, per dover ascoltare i rimproveri di lui senza altro sentimento che la derisione dei disperati. Questo dice egli, un censore della morale, un vero pellicano per devozione, il quale scrupolo non si fece, dimentico dei legami di natura, di tentare d'aver un rapporto illecito con una domestica, tratta dagli strati più bassi della società! Non solo, se la spazzola della ragazza non fosse stato il suo angelo tutelare, male per lei sarebbe finita, come per Hagar, l'egizia! Sulla questione dei pascoli, la sua irritabile severità è ben nota e gli ha procurato, alla presenza di Mr Cuffe, un'aspra risposta da parte di un allevatore indignato, espressa in termini tanto schietti quanto bucolici. Gli è sconveniente predicar tale vangelo. Non ha forse egli, più vicino a casa, un campo di semina tenuto a maggese per mancanza di vomere? Un'abitudine riprovevole maturata durante l'infanzia diviene seconda natura e infamia nella mezz'età. Se deve egli dispensare il proprio balsamo di Gilead in toccasana e apoftegmi di dubbio gusto per risanare una generazione di libertini in erba, che almeno il suo agire si accordi meglio con le dottrine che ora lo assorbono. Il suo grembo maritale è il ricettacolo di segreti che il decoro è restio a menzionare. Le lascive suggestioni di una qualche beltà sfiorita possano consolarlo di una consorte negletta e dissoluta, ma questo nuovo campione della morale e guaritore di mali è al più un albero esotico che, quando cresceva nel suo nativo Oriente, prosperava, fioriva e abbondava di balsamo, ma appena trapiantato in un clima più temperato, le sue radici hanno perduto il vigore d'un tempo, mentre la massa che produce è stagnante, acida, inattiva.

La novella fu annunciata, con una circospezione che ricordava gli usi del cerimoniale presso la Sublime Porta, dalla seconda infermiera al giovane medico di guardia, il quale a sua volta rese edotta la delegazione che l'erede era venuto alla luce. Quando si fu recato negli appartamenti delle donne per assistere alla prescritta cerimonia della placenta alla presenza del segretario di stato per gli affari interni e dei membri del consiglio della corona, silenziosi nell'unanime sfinimento e approvazione i delegati, irritati per la lunghezza e solennità della veglia e sperando che il lieto evento rendesse meno enfatica una licenziosità di molto facilitata dalla simultanea assenza della domestica e del medico, all'improvviso irruppero in attacchi della lingua. Invano si sentiva la voce di Mr Piazzista Bloom sforzarsi per insistere, di moderarsi, di trattenersi. Il momento era assai propizio per mettere in mostra quella garrulità che pareva l'unica cosa a tenere uniti temperamenti tanto divergenti. Ogni fase dell'evento venne in ordine sviscerata: la ripugnanza prenatale di fratelli uterini, il taglio cesareo, la postumità rispetto al padre, forma più rara, rispetto alla madre, il caso di fratricidio noto come l'omicidio Childs e reso memorabile dall'arringa appassionata di Mr Avvocato Bushe, la quale assicurò l'assoluzione all'ingiustamente accusato, i diritti di primogenitura e l'emolumento regale per i gemelli e i trigemini, aborti e infanticidi, simulati e dissimulati, il foetus in foetu acardiaco, l'aprosopia per congestione, l'agnatia di certi Cinesi senza mento (citati dal Mr Candidato Mulligan) in conseguenza della saldatura difettosa delle ossa mascellari lungo la linea mediale cosicché (come spiegò) un orecchio potesse sentire quel che l'altro diceva, i benefici dell'anestesia o del sonno crepuscolare, il prolungamento delle doglie del parto nelle gravidanze avanzate, per via della pressione sulla vena, il rilascio prematuro del liquido amniotico (come esemplificato dal presente caso) con conseguente rischio di setticemia all'utero, l'inseminazione artificiale per mezzo di siringhe, l'involuzione dell'utero come conseguenza della menopausa, il problema della perpetuazione della specie nel caso delle donne ingravidate a seguito di stupro, quel doloroso metodo di partorire che i brandeburghesi chiamano Sturzgeburt, i casi registrati di nascite multigemine, bicefale e mostruose, concepite nel periodo catameniale o da parenti consanguinei – in breve, tutti i casi di natività umana che Aristotele ha classificato nel suo capolavoro con illustrazioni cromolitografiche. I problemi più spinosi dell'ostetricia e della medicina legale subirono un esame tanto animato quanto le credenze più popolari riguardo allo stato di gravidanza, come il divieto per le donne gravide di superare uno steccato in campagna per il rischio che, con quel movimento, il cordone ombelicale possa strangolare la creatura, e l'ingiunzione alla donna nell'evento di qualche voglia, provata ardentemente ma insoddisfatta, di posare la mano contro quella parte della propria persona che usanze antiche hanno consacrato quale sede di castigo. Le anormalità del labbro leporino, del neo al seno, della polidattilia, la macchia nera, la voglia di fragola, o la voglia di porto furono da uno addotte come una naturale spiegazione primafacie e ipotetica degli infanti (il caso di Madame Grissel Steevens non era stato dimenticato) che nascevano a volte con la testa di porco o il pelo canino. L'ipotesi di una memoria plasmatica, avanzata dall'inviato della Caledonia e degna delle tradizioni metafisiche delle terre che egli rappresentava, prevede in casi del genere un arresto dello sviluppo embrionale che avviene in uno stadio antecedente a quello umano. Un delegato straniero propose contrariamente ad entrambe le opinioni, con fervore tale da risultare quasi convincente, la teoria del coito tra donne e maschi di tali bestie, la sua autorità restando nella rivendicazione della veridicità delle favole come quella del Minotauro, che il genio dell'elegante poeta latino ci ha tramandato nelle pagine delle Metamorfosi. L'impressione suscitata dalle sue parole fu immediata ma di breve durata. Venne eclissata tanto facilmente come era stata evocata, dall'esortazione di Mr Candidato Mulligan in quella sua vena di facezie che nessuno meglio di lui sapeva ostentare, nel postulare quale più supremo oggetto di desiderio un bel vecchietto pulito. Contemporaneamente, dandosi un'accalorata discussione tra Mr Delegato Madden e Mr Candidato Lynch riguardante il dilemma giuridico e teologico nell'evento di un gemello siamese che si spegnesse prima dell'altro, con vicendevole consenso l'intricata questione fu riferita a Mr Piazzista Bloom affinché venisse posta all'istante a Mr Coadiutore decano Dedalus. Fin lì silenzioso, che fosse per meglio mostrare con gravità preternaturale la curiosa dignità dell'abito che vestiva, o per l'obbedienza ad una voce interiore, egli pronunciò concisamente, e come alcuni ritennero in maniera frettolosa, l'ordinanza ecclesiastica che proibisce all'uomo di separare quel che Dio ha unito.

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Quale problema domestico gli occupava la mente tanto quanto qualunque altro, se non di più?

Che pesci pigliare con le nostre mogli.




Quali erano state le sue bizzarre soluzioni ipotetiche?

Giochi da salotto (il domino, l'halma, il gioco delle pulci, il mikado, il bilboquet, il napoleone, renju, bazzica, il twentyfive, rubamazzo, la dama, gli scacchi, il backgammon); l'arte del ricamo, rammendare e lavorare a maglia a favore dell'associazione per la raccolta di indumenti della polizia; duetti musicali, mandolino e chitarra, piano e flauto, chitarra e piano; lavori di copiatura di documenti legali o di scrittura di indirizzi; spettacoli vari bisettimanalmente; attività commerciale come proprietaria gradevolmente autorevole e gradevolmente ubbidita di un freddo negozio di prodotti caseari o di una calda sala per fumatori; la soddisfazione clandestina dell'eccitazione erotica nei bordelli per uomini, ispezionati dallo Stato e controllati dal punto di vista medico; visite di cortesia, a intervalli regolari infrequenti evitati e sotto sorveglianza regolare frequente e preventiva, a e da parte di amicizie femminili di riconosciuta rispettabilità nel vicinato; corsi di istruzione serale specialmente progettati per rendere piacevole l'istruzione liberale.




Quali casi di sviluppo mentale deficitario in sua moglie lo facevano propendere per l'ultima (la nona) delle soluzioni menzionate?

Nei momenti di inattività più di una volta aveva riempito un foglio di carta con segni e geroglifici che affermava essere caratteri greci, irlandesi o ebraici. Costantemente a intervalli regolari aveva fatto domande circa il modo corretto di scrivere l'iniziale maiuscola del nome di una città in Canada, Quebec. Capiva poco di complessità politiche, interne, o equilibri di potere, esteri. Nel calcolare gli addendi dei conti, frequentemente aveva fatto ricorso al supporto delle dita. Dopo aver completato laconiche composizioni epistolari abbandonava l'utensile calligrafico nel pigmento encaustico esposto all'azione corrosiva di solfato ferroso, vitriolo verde e noce di galla. I polisillabi inusuali di origine straniera li interpretava foneticamente o per mezzo di false analogie o entrambi: metempsicosi (miei tempi cosi), alias (personaggio menzognero menzionato nelle Sacre Scritture).




Cosa compensava nella bilancia falsa del suo intelletto tali e tante deficienze di giudizio circa persone, luoghi e cose?

Il falso chiaro parallelismo di tutti i bracci perpendicolari di tutte le bilance, verificato dalla costruzione. Il contrappeso dato dalla competenza del suo giudizio circa una persona, verificato dall'esperienza.




Come aveva tentato di porre rimedio a tale stato di relativa ignoranza?

In vario modo. Lasciando in un punto bene in vista un certo libro aperto a una certa pagina; presupponendo in lei, quando alludeva esplicativamente, un sapere latente; ridicolizzando apertamente in sua presenza le lacune da ignoranza di qualche altra persona assente.




Con quali risultati aveva tentato d'istruirla in maniera diretta?

Lei seguiva non il tutto, ma una parte del tutto, prestava attenzione con interesse, comprendeva con sorpresa, ripeteva con cura, ricordava con maggiore difficoltà, dimenticava con facilità, riricordava tra mille dubbi, riripeteva con errore.




Quale sistema si era rivelato più efficiente?

Il suggerire indirettamente implicando interesse personale.




Ad esempio?

Lei detestava portare l'ombrello se pioveva, e a lui piacevano le donne con l'ombrello, lei detestava portare il cappello nuovo se pioveva, e a lui piacevano le donne con il cappello nuovo, le ha comprato un cappello nuovo quando pioveva, e lei ha portato ombrello e cappello nuovo.




Accettando l'analogia implicita nella parabola del suo ospite, quali esempi di ragguardevolezza post exilium ha addotto?

Tre cercatori della pura verità, Mosè d'Egitto, Mosè Maimonide, autore del More Neubkim (La Guida dei Perplessi) e Mosè Mendelssohn, di tale eminenza che da Mosè (d'Egitto) e Mosè (Mendelssohn) non vi era nessuno al pari di Mosè (Maimonide).




Quale affermazione è stata fatta, con rispetto, da Bloom riguardo al quarto cercatore della pura verità, di nome Aristotele, citato, con permesso, da Stephen?

Che il citato cercatore era stato allievo di un filosofo rabbinico, dal nome incerto.




Si è fatta menzione di altri illustri figli anapocrifi della legge, e prole di razza eletta o reietta?

Felix Bartholdy Mendelssohn (compositore), Baruch Spinoza (filosofo), Mendoza (pugile), Ferdinand Lassalle (riformatore, duellante).

Quali frammenti poetici dall' antico ebraico e dall'antico irlandese vennero citati con modulazioni di voce e traduzione di testi dall'ospite al padrone di casa e dal padrone di casa all'ospite?

Da Stephen: suil, suil, suil arun, sil go siocair agus, suil go cuin (procedi, procedi, procedi per la tua strada, procedi sicuro, procedi adagio).

Da Bloom: Kifeloch, harimon rakatejch m'baad l'zamatejch (il tuo tempio tra i capelli è come una fetta di melograno).




Come è stata suggerita una comparazione glifica tra i simboli fonici delle due lingue per supportarne una comparazione orale?

Sulla penultima pagina bianca di un libro letterariamente di bassa risma, dal titolo I piaceri del peccato (prodotto da Bloom e aperto in modo da far aderire la copertina alla superficie del tavolo) con una matita (fornita da Stephen) Stephen ha scritto le lettere irlandesi che stavano per gi, eh, di, em, semplici e modificate, e Bloom a sua volta ha scritto le lettere ebraiche gimel, alef, dalet e (in assenza di mem) qof in sostituzione, spiegando il loro valore aritmetico in quanto numeri ordinali e cardinali, ovvero 3, 1, 4 e 100.




La conoscenza da entrambi posseduta di ognuna di queste lingue, l'estinta e la rediviva, era teoretica o pratica?

Teoretica, in quanto confinata ad alcune regole grammaticali di morfologia e sintassi e praticamente non concernente il lessico.




Quali erano i punti di contatto tra queste lingue e tra i popoli che le parlavano?

La presenza di suoni gutturali, aspirazioni diacritiche, lettere epentetiche e servili in entrambe le lingue: la loro antichità, essendo entrambe state insegnate nella pianura di Shinar 242 anni dopo il diluvio nel seminario istituito da Fenius Farsaigh, discendente di Noè, progenitore di Israele, e ascendente di Heber e Heremon, progenitori d'Irlanda; le loro letterature archeologiche, genealogiche, agiografiche, esegetiche, omiletiche, toponomastiche, storiche e religiose comprensive delle opere di rabbini e culdei, la Torah, il Talmud, (Mischna e Ghemara), la Massora, il Pentateuco, il Book of Dun Cow, il Book of Ballymote, la Ghirlanda di Howth, il Book of Kells; la loro diaspora, la persecuzione, la sopravvivenza e la rinascita; l'isolamento dei riti sinagogici ed ecclesiastici nel ghetto (S. Mary's Abbey) e nella casa della messa (la taverna di Adam and Eve); la proscrizione dei loro abiti nazionali con le leggi penali e la legislazione sull'abbigliamento degli ebrei; la restaurazione di Sion nella Canaan di Davide e la possibilità di autonomia politica dell'Irlanda o di devoluzione.

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Perché una frustrazione ricorrente lo deprimeva ancor di più?

Perché al momento critico di svolta dell'esistenza umana desiderava migliorare molte condizioni sociali, prodotto dell'ineguaglianza, dell'avarizia, e dell' animosità internazionale.




Credeva allora che la vita umana fosse infinitamente perfettibile, una volta eliminate tali condizioni?

Restavano le condizioni generiche imposte dalla legge naturale, distinta da quella umana, come parti integranti della totalità dell'umano; la necessità della distruzione per produrre il sostentamento alimentare; il carattere doloroso delle funzioni ultime dell'esistenza personale, le agonie della nascita e della morte; la mestruazione monotona di femmine di scimmia e (in particolare) umane, dall'età della pubertà alla menopausa; gli inevitabili incidenti in mare, nelle miniere e nelle fabbriche; talune malattie molto dolorose e le conseguenti operazioni chirurgiche, la pazzia innata e la criminalità congenita, le epidemie decimanti; i cataclismi catastrofici che rendono il terrore la base della mente umana; i sollevamenti sismici i cui epicentri sono localizzati in regioni densamente popolate; il fatto della crescita vitale, attraverso le convulsioni della metamorfosi, dall'infanzia al decadimento passando per la maturità.




Perché ha desistito dallo speculare?

Perché era compito di un'intelligenza superiore sostituire altri fenomeni più accettabili a quelli meno accettabili che andavano rimossi.




Partecipava Stephen del suo avvilimento?

Affermava il proprio significato in quanto animale razionale consapevole che procedeva sillogisticamente dal noto all'ignoto e di reagente razionale consapevole tra un micro e un macrocosmo ineluttabilmente costruiti sull'incertezza del vuoto.




Questa affermazione è stata afferrata da Bloom?

Non verbalmente. Sostanzialmente.




Cosa confortava il suo fraintendimento?

Il fatto che in quanto cittadino competente sprovvisto di una chiave aveva proceduto con forza dall'ignoto al noto attraverso l'incertezza del vuoto.




In quale ordine di precedenza, con quale cerimonia precedente si è compiuto l'esodo dalla casa della schiavitù al deserto dell'abitazione?

Candela Accesa in Candeliere tenuto da
BLOOM
Cappello Diaconale su Bastone di Frassino tenuto da
STEPHEN.





Con quale intonazione secreto di quale salmo commemorativo?

Il 113°, modus peregrinus: In exitu Israel de Egypto: domus Jacob de populo barbaro.




Cosa ha fatto ciascuno alla porta d'egresso?

Bloom ha posato il candeliere per terra. Stephen s'è messo in testa il cappello.




Per quale creatura la porta d'egresso fu una porta d'ingresso?

Per un gatto.




Che spettacolo si è parato loro davanti quando, prima il padrone di casa, poi l'ospite, sono usciti silenziosamente, doppiamente oscuri, dall'oscurità di un passaggio sul retro della casa alla penombra del giardino?

L'albero celeste di stelle coi suoi frutti azzurronotte.




Con che meditazioni ha accompagnato Bloom l'illustrazione al compagno delle varie costellazioni?

Meditazioni su evoluzioni sempre più vaste: della luna invisibile in lunazione incipiente, mentre si avvicina al perigeo; dell'infinita lattiginosa via lattea scintillante e non condensata, visibile di giorno da un osservatore che si trovi alla base inferiore di un cratere cilindrico verticale di 5000 piedi dalla superficie al centro della terra; di Sirio (alpha di Canis Maior) distante 10 anni luce (57.000.000.000.000 miglia) e per volume 900 volte la dimensione del nostro pianeta; di Arcturus; della precessione degli equinozi; di Orione con la cintura e il sestuplo sole theta e la nebulosa in cui potrebbero esser contenuti 100 dei nostri sistemi solari; delle stelle morenti e di quelle nascenti e nuove come la Nova nel 1901; del nostro sistema che si precipita verso la costellazione di Hercules; della parallasse o spostamento parallattico delle cosiddette stelle fisse, in realtà sempremoventi a partir da eoni incommensurabilmente remoti a futuri infinitamente remoti in paragone ai quali gli anni, sessanta e dieci, concessi alla vita umana formavano una parentesi di infinitesima brevità.




Vi sono state meditazioni avverse su involuzione sempre meno vasta?

Su eoni di periodi geologici registrati nelle stratificazioni della terra; sulle miriadi di minute esistenze organiche entomologiche celate nelle cavità della terra, sotto pietre amovibili, in brulichii e montagnole, di microbi, germi, batteri, bacilli, spermatozoi; sugli incalcolabili trilioni di bilioni di milioni di molecole impercettibili contenute per coesione di affinità molecolare in una singola cruna d'ago; sull'universo del siero umano costellato di corpi rossi e bianchi, essi stessi universi di spazio vuoto costellati di altri corpi, ognuno, in continuità, il proprio universo composto di corpi divisibili di cui ognuno era ancora divisibile nei ridivisibili corpi che lo componevano, dividendi e divisori sempre decrescenti senza una vera divisione finché, a portare il processo sufficientemente avanti, non sarebbe mai stato raggiunto il nulla in nessun luogo.




Perché non ha elaborato tali calcoli per ottenere un risultato più preciso?

Perché anni prima nel 1886 quando s'era occupato del problema della quadratura del cerchio aveva appreso dell'esistenza di un numero computato con un relativo grado di accuratezza che fosse di tale grandezza e di così tante cifre, ad es. la 9a potenza della 9a potenza di 9, che una volta ottenuto il risultato, avrebbero dovuto esser requisiti 33 volumi fittamente stampati di 1000 pagine l'uno di innumerevoli sedicesimi e risme di carta india allo scopo di contenere stampata la teoria completa dei suoi numeri in unità, decine, centinaia, migliaia, decine di migliaia, centinaia di migliaia, milioni, decine di milioni, centinaia di milioni, bilioni, con il nucleo della nebulosa di ogni cifra di ogni serie contenente concisamente la potenzialità d'esser innalzato alla massima elaborazione cinetica di ogni potenza di ognuna delle sue potenze.




Trovava forse più facile da risolversi il problema della non abitabilità dei pianeti e dei loro satelliti da parte di una razza, esprimentesi in specie, e quello della possibile redenzione sociale e morale della detta razza da parte di un redentore?

Di un ordine diverso di difficoltà. Consapevole che l'organismo umano, normalmente capace di tollerare una pressione atmosferica di 19 tonnellate, se portato a considerevole altitudine nell'atmosfera terrestre presenti con progressione aritmetica d'intensità, a seconda che la linea di demarcazione tra la troposfera e la stratosfera venga ad approssimarsi, emorragia nasale, difficoltà respiratorie e vertigini, nel cercare soluzione a tale problema aveva congetturato come ipotesi di lavoro la cui impossibilità non poteva esser provata che una razza più adattabile e costruita differentemente dal punto di vista anatomico potesse altrimenti sopravvivere in condizioni marziane, mercuriali, venusiane, gioviane, saturniane, nettuniane o uraniane sufficienti ed equivalenti, per quanto un'umanità all'apogeo di esseri creati in svariate forme con differenze circoscritte che risultassero somiglianti nella loro totalità e gli uni nei confronti degli altri, probabilmente, lì come qui, resterebbe inalterabilmente e inalienabilmente legata alle vanità, a vanità di vanità e a tutto quel che è vanità.




E il problema della possibile redenzione?

Il minore era dimostrato dal maggiore.




Quali varie caratteristiche delle costellazioni sono state rispettivamente prese in considerazione?

I vari colori che indicano vari gradi di vitalità (bianco, giallo, cremisi, vermiglio, cinabro); il loro grado di luminosità; le magnitudini visibili fino alla 7a inclusa; le loro posizioni; il Carrettiere; la Walsingham way, il carro di David; le cinture anulari di Saturno; la condensazione in soli delle nebulose a spirale; le rotazioni interdipendenti dei doppi soli; le scoperte sincrone indipendenti di Galileo, Simon Marius, Piazzi, Le Verrier, Herschel, Galle; le sistematizzazioni tentate da Bode e Keplero dei cubi delle distanze e dei quadrati dei tempi di rivoluzione; la quasi infinita compressibilità delle comete chiomate e le loro vaste orbite ellittiche eccentriche e rientranti dal perielio all'afelio; l'origine siderale delle pietre meteoritiche; le inondazioni libiche su Marte intorno al tempo in cui nacque l'astroscopo più giovane; la ricorrenza annuale delle piogge meteoritiche intorno al tempo della festa di San Lorenzo (martire, 10 agosto); la ricorrenza mensile nota come luna nuova con in braccio la luna vecchia; la postulata influenza dei corpi celesti su quelli umani; l'apparire di una stella (1a grandezza) di luminosità estrema imperante notte e giorno (un nuovo sole luminoso generato dalla collisione e amalgamarsi in incandescenza di due ex soli non luminosi) intorno al tempo in cui nacque William Shakespeare a delta nella costellazione supina e mai ferma di Cassiopea e di una stella (2a grandezza) di origine simile ma meno luminosa apparsa e scomparsa dalla costellazione della Corona Septentrionalis intorno al tempo in cui nacque Leopold Bloom e di altre stelle di simile origine (presumibilmente) apparse (effettivamente o presumibilmente) e scomparse dalla costellazione di Andromeda intorno al tempo in cui nacque Stephen Dedalus, e nella e dalla costellazione di Auriga qualche anno dopo la nascita e morte di Rudolph Bloom, junior, e nelle e dalle altre costellazioni qualche anno prima o dopo la nascita o morte di altre persone; i fenomeni connessi delle eclissi, solari e lunari, dall'immersione all'emersione, il placarsi del vento, il transitar dell'ombra, la taciturnità delle creature alate, l'emergere di animali notturni o crepuscolari, la persistenza della luce infernale, l'oscurità delle acque terrestri, il pallore degli esseri umani.




La sua conclusione logica (di Bloom), dopo aver ponderato la questione e considerato il possibile errore?

Che non si trattava di un albero celeste, né di una grotta celeste, né di una bestia celeste né di un uomo celeste. Che era un'Utopia, non essendovi metodo conosciuto dal noto all'ignoto; un'infinità, possibile da rendere egualmente delimitata dalla probabile apposizione supposta di uno o più corpi ugualmente della stessa e di differente grandezza; una mobilità di forme illusorie immobilizzate nello spazio, rimobilizzate nell'aria; un passato che potenzialmente aveva smesso di esistere come presente, prima che i suoi futuri spettatori avessero avuto accesso alla effettiva presente esistenza.




Era più convinto del valore estetico dello spettacolo?

Indubitabilmente in conseguenza dei reiterati esempi dei poeti nel delirio della smania di attaccamento o nella mortificazione del rifiuto invocando le ardenti costellazioni simpatetiche o la frigidità del satellite del loro pianeta.




Accettava dunque come articolo di fede la teoria delle influenze astrologiche sui disastri sublunari?

Gli pareva possibile provarla come confutarla e la nomenclatura impiegata nella mappatura selenografica poteva essere attribuita a intuizione verificabile come anche a fallace analogia: il lago dei sogni, il mare delle piogge, il golfo delle rugiade, l'oceano della fecondità.




Quali speciali affinità gli parevano esistere tra la luna e la donna?

L'antichità nel precedere successive generazioni telluriche e nel sopravvivervi; il predominio notturno; la dipendenza di satellite; il riflesso luminescente; la costanza in tutte le sue fasi, il sorgere e il tramontare secondo tempi da lei stabiliti, il crescere e il calare; l'invariabilità forzata del suo aspetto; la risposta indeterminata a interrogazione anaffermativa; il suo potere sulle acque defluenti e rifluenti; il potere di far innamorare, mortificare, rivestire di bellezza, render folle, incitare alla delinquenza e sostenerla; la tranquilla inscrutabilità del suo volto; la terribilità della sua isolata e dominante propinquità, implacabile e risplendente; i suoi auspici di tempesta e bonaccia; lo stimolo della propria luce, il suo muoversi e la presenza; l'ammonizione dei propri crateri, dei mari aridi, del suo silenzio; il suo splendore, se visibile; la sua attrazione, se invisibile.




Quale visibile segno luminoso ha attratto lo sguardo di Bloom, che ha attratto quello di Stephen?

Al secondo piano (retro) di casa sua (di Bloom) una lampada ad olio di paraffina proiettata con ombra obliqua sullo schermo di un avvolgibile fornito da Frank O'Hara, fabbricante di avvolgibili per finestre, aste per tende e serrande, al 16 di Aungier street.




Come ha spiegato il mistero di una persona invisibile, sua moglie Marion (Molly) Bloom, denotata da un visibile segno luminoso, una lampada?

Con allusioni verbali o affermazioni indirette e dirette; con sottomesso affetto e ammirazione; con descrizione; con esitazione; con suggestione.




Entrambi, allora, sono rimasti in silenzio?

In silenzio, ciascuno contemplando l'altro in entrambi gli specchi della reciproca carne dei lorosuoinonsuoi similvolti.




Sono rimasti indefinitamente inattivi?

Su suggerimento di Stephen, su istigazione di Bloom entrambi, prima Stephen, poi Bloom, hanno urinato nella penombra, l'uno di fianco all'altro, gli organi di minzione resi reciprocamente invisibili da circumposizione manuale, gli sguardi, prima di Bloom, poi di Stephen, elevati verso l'ombra luminosa e semiluminosa.




In modo affine?

Le traiettorie del loro, prima seguente, poi simultaneo urinare erano differenti: quello di Bloom più lungo, meno irruento, nella forma incompleta della penultima lettera dell'alfabeto biforcata, lui che nell'ultimo anno della scuola superiore (1880) era stato capace di raggiungere il punto di massima altezza contro il potere convergente dell'intera istituzione, 210 studenti; quello di Stephen, più alto, più sibilante, lui che nelle ultime ore del giorno precedente aveva aumentato tramite consumazione diuretica una persistente pressione vescicale.




Quali problemi diversi si sono presentati ad ognuno riguardo all'invisibile organo collaterale udibile dell'altro?

A Bloom: problemi di irritabilità, tumescenza, rigidità, reattività, dimensioni, salubrità, pelosità. A Stephen: il problema dell'integrità sacerdotale di Gesù circonciso (1 gennaio, festa comandata, con l'obbligo di sentir messa e astenersi dal lavoro servile non necessario) e il problema se il divino prepuzio, il carnale anello nuziale della santa Chiesa cattolica apostolica romana, conservato a Calcata, fosse meritevole di iperdulia semplice o del quarto grado di latria accordato all'escissione di tali escrescenze divine come i capelli e le unghie.




Quale segno celeste è stato osservato da entrambi simultaneamente?

Una stella precipitata in gran velocità apparente attraverso il firmamento da Vega nella Lira sopra lo zenit oltre il gruppo di stelle della Chioma di Berenice verso il segno zodiacale del Leone.




Come ha facilitato l'egresso il rimanente centripeto al partente centrifugo?

Inserendo il fusto di una chiave maschio arrugginita nel buco di una serratura femminile malferma, facendo presa sulla testa della chiave e girandone le seghettature da destra a sinistra, liberando un paletto dalla propria staffa, tirando intermittentemente verso l'interno una porta scardinata che sta cadendo in disuso e rivelando un'apertura per libero egresso e libero ingresso.




Come si sono accomiatati, l'uno dall'altro, nell'allontanarsi?

Fermi perpendicolari sulla stessa porta e su lati differenti della sua base, le linee delle loro braccia nel gesto d'addio incontrandosi in un punto qualunque e formando un angolo qualunque inferiore alla somma di due angoli retti.




Che suono ha accompagnato l'unione della loro tangente, la disunione delle loro mani (rispettivamente) centrifughe e centripete?

Il suono dello scampanio orario notturno per il rintocco delle campane nella chiesa di Saint George.




Quali echi di quel suono sono stati uditi da entrambi e da ciascuno?

Da Stephen:

Liliata rutilantium. Turma circumdet.
Iubilantium te virginum. Chorus excipiat.

Da Bloom:

Ehi-oh, ehi-oh,
Ehi-oh, ehi-oh.





Dove si trovavano i molti membri della compagnia con cui Bloom quel giorno al segnale di quel rintocco aveva viaggiato da Sandymount a sud a Glasnevin a nord?

Martin Cunningham (a letto), Jack Power (a letto), Simon Dedalus (a letto), Tom Kernan (a letto), Ned Lambert (a letto), Joe Hynes (a letto), John Henry Menton (a letto), Bernard Corrigan (a letto), Patsy Dignam (a letto), Paddy Dignam (nella fossa).




Da solo, cosa ha sentito Bloom?

Il doppio riverberare di passi che si ritiravano sulla terra d'origine celeste, la doppia vibrazione di un'arpa ebraica nel vicolo riecheggiante.




Da solo, cos'ha provato Bloom?

Il freddo dello spazio interstellare, migliaia di gradi sotto il punto di congelamento o zero assoluto Fahrenheit, centigrado o Réaumur: i primi presagi d'un alba prossima.




Cosa gli hanno ricordato il rintocco di campane, il tocco della mano, il passo del piede e il solitario freddo?

Di compagni ora defunti in varie maniere e luoghi differenti: Percy Apjohn (ucciso in combattimento, fiume Modder), Philip Gilligan (tisi, ospedale di Jervis Street), Matthew F. Kane (annegamento accidentale, baia di Dublino), Philip Moisel (piemia, Heytesbury street), Michael Hart (tisi, ospedale Mater Misericordiae), Patrick Dignam (apoplessia, Sandymount).




La prospettiva di quali fenomeni lo spingeva a restare?

Lo sparire delle ultime tre stelle, il diffondersi dell'alba, l'apparire di un nuovo disco solare.




Aveva mai assistito a tali fenomeni?

Una volta, nel 1887, dopo una lunga sessione di sciarade a casa di Luke Doyle, a Kimmage, aveva atteso con pazienza l'apparire del fenomeno diurno, seduto su un muro, lo sguardo rivolto in direzione di Mizrach, l'est.




Si ricordava dei fenomeni iniziali?

Aria più frizzante, un gallo mattutino in lontananza, orologi di chiesa in vari punti, musica aviaria, il passo isolato di un mattiniero viandante, il diffondersi visibile della luce su un corpo luminoso invisibile, il primo braccio del sole risorgente percettibile alla base dell'orizzonte.




Θ rimasto?

Inspirando profondamente è rientrato, riattraversando il giardino, risuperando l'uscio, richiudendo la porta. Sospirando brevemente ha ripreso la candela, risalito le scale, s'è riavvicinato alla porta della stanza sul davanti, al piano terra, ed è rientrato.




Cos'ha bloccato all'improvviso il suo ingresso?

Il lobo temporale destro della sfera cava del proprio cranio è venuto a contatto con un duro angolo di legno nel punto in cui, un'infinitesima ma apprezzabile frazione di secondo dopo, s'è localizzata una sensazione di dolore in conseguenza delle sensazioni antecedenti trasmesse e registrate.




Descrivi le alterazioni apportate alla disposizione degli articoli d'arredamento?

Un sofà tappezzato di felpa color prugna che prima era di fronte alla porta era stato ricollocato vicino al caminetto accanto alla bandiera della Union Jack compatta e arrotolata (una modifica che spesso aveva inteso eseguire); il tavolo intarsiato rivestito di maioliche a scacchi bianchi e blu era stato sistemato di fronte alla porta nel posto reso vacante dal sofà di felpa color prugna; la credenza in noce (di cui un angolo sporgente aveva momentaneamente bloccato il suo ingresso) era stata spostata dalla sua posizione accanto alla porta ad un'altra più vantaggiosa ma meno pericolosa di fronte alla porta; due poltrone erano state spostate da destra e sinistra del caminetto alla posizione originariamente occupata dal tavolo intarsiato rivestito di maioliche a scacchi bianchi e blu.




Descrivile.

La prima: una comoda poltrona imbottita con morbidi braccioli lunghi e lo schienale inclinato, che spinta all'indietro aveva fatto rigirare l'orlo irregolare di un tappetino rettangolare e ora mostrava sul suo sedile dall'imbottitura generosa uno scoloramento che dal centro si diffondeva per poi diminuire. L'altra: una poltrona coi piedi all'infuori di lucido bambù ricurvo, posizionata direttamente di fronte alla precedente, la struttura dall'alto al sedile e dal sedile verso l'alto verniciata di marrone scuro, il sedile un cerchio candido di vimini intrecciati di bianco dipinti.




Che significato dava a queste due sedie?

Significati di somiglianza, postura, simbolismo, prove circostanziali, testimoniale supermanenza.




Cosa occupava la posizione precedentemente occupata dalla credenza?

Un piano verticale (Cadby) con la tastiera scoperta, la cassa chiusa con sopra un paio di guanti gialli da signora lunghi e un portacenere smeraldo contenente quattro fiammiferi consumati, una sigaretta parzialmente consumata e due mozziconi scolorati di sigaretta, il leggio con sopra lo spartito in sol naturale per voce e piano di Love's Old Sweet Song (parole di G. Clifton Bingham, musica di J. L. Molloy, cantata da Madam Antoinette Sterling) aperto all'ultima pagina con le indicazioni finali ad libitum, forte, pedale, animato, sostenuto, pedale, ritirando, chiusa.




Con ché sensazioni ha osservato a rotazione questi oggetti Bloom?

Con sforzo, sollevando il candeliere; con dolore, sentendo alla tempia destra una tumescenza dovuta a contusione; con attenzione, fissando lo sguardo su una cosa passiva ampia e opaca e una attiva fine e luminosa; con sollecitazione, chinandosi e risistemando l'orlo del materasso rivoltato; con divertimento, rammentando la trama dei colori del dr Malachi Mulligan contenente la gradazione di verde; con piacere, ripetendo le parole e l'atto antecedente e percependo attraverso vari canali di sensibilità interna il conseguente e concomitante tiepido piacevole diffondersi del graduale scolorimento.




Il passo successivo?

Da un cassetto aperto del tavolo rivestito di maioliche ha estratto un minuscolo cono nero, due centimetri e mezzo d'altezza, ne ha posato la base circolare su un piattino di latta, ha sistemato il candeliere all'angolo destro del caminetto, ha tirato fuori dal panciotto un foglio piegato con un prospetto (illustrato) intitolato Agendath Netaim, lo ha dispiegato, esaminato superficialmente, arrotolato fino a farlo divenire un cilindro sottile, gli ha dato fuoco con la fiamma, l'ha avvicinato una volta acceso all'apice del cono finché quello non ha raggiunto la stessa intensità rutilante, ha sistemato il cilindro nel bacino del candeliere disponendo la parte non consumata in modo tale da facilitare una facile combustione.




Cosa ha seguito tale operazione?

L'estremità del cratere conico tronco di quel minuscolo vulcano ha emesso un fumo serpentino e verticale che emanava odore di incenso aromatico orientale.




Quali oggetti omotetici, oltre al candeliere, posavano sul caminetto?

Un orologio di marmo striato del Connemara, fermo alle 4.46 del mattino del 21 marzo 1896, regalo di nozze di Matthew Dillon; un albero nano di arborescenza glaciale sotto un paralume trasparente a campana, regalo di nozze di Luke e Caroline Doyle; una civetta imbalsamata, regalo di nozze del consigliere comunale Hooper.




Quali scambi di occhiate hanno avuto luogo tra questi tre oggetti e Bloom?

Nello specchio della specchiera dal bordo dorato il retro non decorato dell'albero nano rimirava il retro dritto della civetta imbalsamata. Davanti allo specchio il regalo di nozze del consigliere comunale John Hooper con sguardo terso, malinconico, saggio, luminoso, immobile e compassionevole rimirava Bloom, mentre Bloom con sguardo fosco, tranquillo, profondo, immobile e compassionevole rimirava il regalo di nozze di Luke e Caroline Doyle.




Che immagine asimmetrica e composita nello specchio ha poi attirato la sua attenzione?

L'immagine di un uomo solitario (ipsorelativo) e mutevole (aliorelativo).




Perché solitario (ipsorelativo)?

Fratello di alcuno non era stato
Ma il padre dal nonno era nato.





Perché mutevole (aliorelativo)?

Dall'infanzia alla maturità aveva mostrato somiglianza con la procreatrice materna. Dalla maturità alla senilità avrebbe mostrato crescente somiglianza col procreatore paterno.




Quale impressione visiva finale gli è stata comunicata dallo specchio?

Il riflesso ottico di molti volumi invertiti sulle due mensole di fronte dai titoli scintillanti, sistemati impropriamente e non in ordine alfabetico.




Cataloga questi libri.

Guida postale Thom's di Dublino, 1886.

Opere poetiche di Denis Florence M'Carthy (foglia di faggio color rame per segnalibro a p. 5).

Opere di Shakespeare (marocchino cremisi scuro, con rilegatura decorata in oro).

L'utile prontuario di conti fatti (tela marrone).

La storia segreta della corte di Carlo II (tela rossa, rilegatura decorata).

La guida del bambino (tela blu).

Quando eravamo ragazzi dell'onorevole William O'Brien (tela verde, vagamente scolorita, busta da lettera per segnalibro a p. 217).

Pensieri di Spinoza (pelle marrone).

La storia dei cieli di Sir Robert Ball (tela blu).

Tre viaggi in Madagascar di Ellis (tela marrone, titolo semicancellato).

Il carteggio Stark-Munro di A. Conan Doyle, proprietà della biblioteca civica di Dublino, Capel street 106, prestato il 21 maggio (vigilia di Pentecoste) 1904. Scadenza del prestito 4 giugno 1904, 13 giorni di ritardo (rilegatura in tela nera, con etichetta bianca alfanumerica).

Viaggi in Cina di "Viator" (foderato con carta marrone, titolo a inchiostro rosso).

La filosofia del Talmud (pamphlet cucito).

La vita di Napoleone di Lockhart (copertina mancante, note a margine, con minimizzazione delle vittorie ed esaltazione delle sconfitte del protagonista).

Soll und Haben di Gustav Freytag (copertina nera, caratteri gotici, buono di sigarette per segnalibro a p. 24).

La storia della guerra russo-turca di Hozier (tela marrone, 2 volumi con etichetta gommata, Garrison Library, Governor's Parade, Gibilterra, sul verso di copertina).

Laurence Bloomfield in Irlanda di William Allingham (seconda edizione, tela verde, trifoglio dorato disegnato, nome del precedente proprietario cancellato sul retto del risguardo).

Manuale di Astronomia (copertina, pelle marrone, staccata, 5 tavole, manualetto elementare stampato a caratteri antichi allungati, note dell'autore a piè pagina corpo 6, indicazioni a margine corpo 8, didascalie pica piccoli).

La vita segreta di Cristo (copertina nera).

Sulla scia del sole (tela gialla, frontespizio mancante, intestazione di pagina ricorrente).

Forza fisica e come ottenerla di Eugene Sandow (tela rossa).

Brevi ma semplici elementi di geometria scritto in francese da padre Ignat. Pardies e tradotto in Inglefe da John Harris Doct. Divin., Londra, stampato da R. Knaplock presso la Bifhop's Head MDCCXI, con epiftola dedicatoria all'egr. nobile amico Charles Cox, onorevole del diftretto di Southwark e con rifguardo recante dichiarazione calligrafa a inchioftro certificante la proprietà del libro di Michael Gallagher, datata 10 maggio 1822 e con richiefta alla perfona che lo trovi, in cafo il libro vada perduto o fmarrito a reftituirlo a Michael Gallagher, falegname, Dufety Gate, Ennifcorthy, contea di Wicklow, il più bel pofto del mondo.




Che riflessioni gli occupavano la mente durante tale processo di reversione dei volumi invertiti?

La necessità di un ordine, di un posto per ogni cosa e di ogni cosa al suo posto; l'inadeguata comprensione della letteratura da parte delle donne; l'incongruità di una mela incuneata in un bicchiere e di un ombrello inclinato in una comoda; il rischio di nascondere un qualunque documento segreto dietro, sotto o tra le pagine di un libro.




Quale volume era il più grande per dimensioni?

La storia della guerra russo-turca di Hozier.




Quali dati tra gli altri conteneva il secondo volume dell'opera in questione?

Il nome di una battaglia determinante (dimenticata), di frequente ricordata da un ufficiale determinato, il maggiore Brian Cooper Tweedy (ricordato).




Perché, in primo e in secondo luogo, non ha consultato l'opera in questione?

In primo luogo, per esercitare la mnemotecnica; in secondo luogo, perché dopo un momento di amnesia, seduto al tavolo centrale, in procinto di consultare l'opera in questione, si era ricordato grazie alla mnemotecnica il nome dello scontro campale, Plevna.




Cosa gli dava sollievo seduto a quel modo?

Il candore, la nudità, l'atteggiamento, la traquillità, la giovinezza, la grazia, il sesso, il giudizio di una statua eretta al centro del tavolo, un'immagine di Narciso acquistata a un'asta da P. A. Wren, al 9 di Bachelor's Walk.




Cosa gli dava fastidio seduto a quel modo?

La pressione inibitoria di colletto (taglia 17) e panciotto (5 bottoni), due articoli di vestiario superflui nell'abbigliamento maschile e anelastici rispetto alle alterazioni di massa per espansione.




Come è stato alleviato il fastidio?

Ha rimosso il colletto, contenente la cravatta nera e il bottoncino doppio, spostandolo dal collo a un luogo a sinistra del tavolo. Si è sbottonato successivamente, in direzione inversa, panciotto, pantaloni, camicia e maglietta lungo la linea mediale di peli neri irregolari e increspati che si estendevano in convergenza triangolare dal bacino pelvico sulla circonferenza dell'addome e della fossetta ombelicale lungo la linea mediale delle articolazioni fino all'intersezione della sesta vertebra toracica, e di lì segnavano due percorsi che si dipartivano ad angoli retti e terminavano in circoli descritti intorno a due punti equidistanti, a destra e a sinistra, sulle sommità delle protuberanze mammarie. Ha successivamente slacciato ognuno dei sei bottoni delle bretelle dei pantaloni meno uno, sistemati a coppie, delle quali una incompleta.




Quali azioni involontarie hanno seguito?

Ha premuto tra 2 dita la carne circumgiacente ad una cicatrice nella regione infracostale sinistra sotto il diaframma dovuta a una puntura inflitta 2 settimane e 2 giorni prima (il 23 maggio 1904) da un'ape. Si è grattato in maniera imprecisa con la mano destra, per quanto insensibile al prurito, in vari punti e superfici della pelle parzialmente scoperta, totalmente abluita. Ha inserito la mano sinistra nella tasca sinistra del panciotto in basso e ha estratto e rimesso al suo posto una moneta d'argento (1 scellino), riposta lì (presumibilmente) in occasione dell'inumazione (17 ottobre 1903) di Mrs Emily Sinico, di Sydney Parade.

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Sì perché non là mai fatta una cosa come chiedere la colazione a letto con un paio duova dai tempi del City Arms quando faceva finta di star steso con la voce da malato neanche un re e tutto per piacere a quella vecchiaccia di Mrs Riordan che pensava di avere in pugno e invece non cià lasciato neanche un soldo tutto alle messe per lei e lanima sua mai vista una taccagna così che aveva paura di comprarsi 4 penny di alcol denaturato e sempre a raccontarmi dei suoi malanni che lingua lunga e la politica e i terremoti e la fine del mondo prima facci divertire un pò Dio ce ne scampi se erano tutte così le donne niente costumi da bagno e scollature chiaro a lei chi ce la vorrebbe vedere chissà magari era pia perché nessun uomo sè mai girato a guardarla speriamo di non diventare mai come lei un miracolo se non cià chiesto di tenere coperta pure la faccia però che cultura aveva certo e tutte quelle chiacchiere su Mr Riordan di qua e Mr Riordan di là secondo me è stato felice quando là persa per sempre e quel suo cane che mi annusava la pelliccia sempre a intrufolarsi di soppiatto sotto la sottana soprattutto allora però è questo che mi piace di lui che è gentile con le vecchie come quella e pure coi camerieri e i mendicanti non si vanta di niente ma non sempre se mai gli succede una cosa seria tanto meglio andare in ospedale dovè tutto pulito ma mi ci vorrebbe un mese sì a ficcarglielo in testa e poi subito dopo ci ritroviamo con un infermiera in ballo a strillargli che deve restarsene là fino a quando non lo cacciano via o una suora magari come in quella sua foto oscena sono più suora io di quella là sì perché sono così deboli e lagnosi quando stanno male gli serve una donna per guarire se gli sanguina il naso O che tragedia pensi e quel tizio mezzo morto a una traversa della south circular quando sè preso una storta alla festa del coro alla sugarloaf Mountain il giorno che indossavo quel vestito e Miss Stack gli portava i fiori i più brutti e vecchi che poteva trovare in fondo al cesto di tutto pur di entrare nella stanza da letto di un uomo con quella sua voce da zitellona e cercava di immaginarsi che moriva per lei con la faccia di chi Mai più rivedrò il volto tuo anche se aveva un aria più maschile lui con la barba un pò lunga a letto papà era uguale comunque detesto fasciarlo e dargli le medicine come quando sè tagliato il pollice col rasoio mentre si limava i calli e la paura di avvelenarsi il sangue ma se invece per caso mi ammalo io chissà chi mi sta dietro però è naturale una donna lo nasconde per non dare noia a loro sì è venuto da qualche parte si vede da quel suo appetito comunque amore non è oppure non mangerebbe neppure per pensare a lei quindi o era una di quelle se è là che è andato in realtà e la storia dellalbergo se lè inventata un sacco di bugie per nascondere i suoi piani mà trattenuto Hynes chi è che ò incontrato sì ò incontrato ti ricordi Menton e chi altro fammi pensare quel faccione da ragazzino lò visto e anche se è sposato da poco amoreggiava con una ragazza al Miriorama di Poole e gliò dato le spalle quando sgattaiolava via con lo sguardo colpevole non fa niente però almeno à avuto il coraggio di farsi avanti con me una volta gli sta bene si crede un dio e quegli occhi da pesce lesso di tutti gli idioti che ò incontrato e lo chiamano avvocato è solo che odio litigare a lungo a letto oppure se non è questo è una qualche puttanella o una che sè trovato chissà dove o se lè rimorchiata di nascosto se solo lo conoscessero bene come lo conosco io sì perché due giorni fa scribacchiava qualcosa una lettera quando sono entrata in salotto per prendere i fiammiferi e fargli vedere sul giornale che era morto Dignam me lo diceva qualcosa e lui là coperta con la carta assorbente fingendo di pensare al lavoro allora molto probabilmente è questo per una che lo crede un rammollito perché tutti gli uomini diventano un pò così alla sua età soprattutto intorno ai quaranta come lui per sfilargli tutti i soldi possibili più sono vecchi più sono fessi e poi il solito bacio sul culo era per nasconderlo ma non me ne frega un acca con chi lo fa o chi avrà conosciuto prima in quel modo anche se mi piacerebbe scoprirlo basta che poi non ce lò tutti e due sotto al naso a ogni momento come quella puttana quella Mary che avevamo a Ontario tenace col culo finto imbottito per farlo eccitare è già abbastanza che mi sorbisco gli odori di quelle donne truccate che à addosso una volta o due lò sospettato facendolo avvicinare quando gliò scoperto quel capello lungo sul cappotto per non parlare di quando sono andata in cucina e lui fingeva di stare a bere acqua una donna non è abbastanza per loro tutta colpa sua ovviamente prima seduce una cameriera e poi mi propone di farla mangiare a tavola con noi a Natale se non ti spiace O no grazie non in casa mia quella mi fregava le patate e le ostriche a 2 e 6 la dozzina quando andava a trovare la zia se non le spiace un semplice furto tutto qua ma ero sicura che cera qualcosa tra lui e quella devo scoprirle io queste cose à detto non ce lai le prove che è stata lei O sì sua zia andava pazza per le ostriche ma glie lò detto quello che pensavo di lei quando mà chiesto di uscire per rimanere da soli non mi abbasserei fino a spiarli le giarrettiere che le ò trovato in stanza il suo venerdì di libertà è stato il culmine per me ò visto pure troppo le si è gonfiata la faccia per la rabbia quando le ò dato due settimane di preavviso tanto meglio senza di loro alla fine le stanze le faccio io ci metto pure meno se non era per il fatto che devo cucinare maledizione e portare fuori la spazzatura comunque gliò detto o se ne va di casa lei o me ne vado io non riuscivo nemmeno a toccarlo a pensare che stava con una lurida bugiarda spudorata e sudiciona come quella là che melo negava in faccia sempre a cantare dappertutto pure nel cesso perché lo sapeva di passarsela bene sì perché lui non ce la poteva fare a starsene troppo tempo senza deve pure farlo da qualche parte e lultima volta che mè venuto fuori sul culo quando è stato la notte che Boylan mà stretto forte la mano mentre passeggiavamo lungo il Tolka e nella mia mano se ne insinua un altra gliò semplicemente premuto il dorso così col pollice per ricambiare la stretta cantando La luna giovane di maggio sta splendendo amore perché sospetta che noi due non è così scemo à detto ceno fuori e vado al Gaiety anche se non gliela dò comunque la soddisfazione Dio solo sa se lui è un cambiamento per così dire non stare sempre tutte le volte a metterti la stessa cosa vecchia a meno che non pago qualche bel ragazzo per farlo visto che da sola meglio di no a un giovane piacerei per un pò lo turberei abbastanza da sola con lui se stavamo soli gli facevo vedere le giarrettiere quelle nuove farlo arrossire guardarlo sedurlo lo so che provano i ragazzi con quei pochi peli sulle guance a toccarselo e a tirarselo fuori ogni secondo domanda e risposta lo faresti questo e quello e quellaltro col carbonaio sì con un vescovo sì lo farei perché gliò detto di un certo decano o vescovo seduto accanto a me nei giardini del tempio degli ebrei mentre facevo quel lavoretto di lana a maglia uno straniero a Dublino che posto era e così via a parlare dei monumenti e mà fatto due scatole con le statue a incoraggiarlo e farlo peggiore di quel che è chi è secondo te ora dimmi a chi stai pensando chi è dimmi come si chiama chi dimmi chi limperatore tedesco è lui sì immagina che sono io pensa a lui capisci voleva farmi diventare una puttana ma non ci riuscirà mai dovrebbe lasciar perdere ora a questo punto della sua vita semplicemente una rovina per qualunque donna e nessuna soddisfazione poi a fare finta che ti piace finché lui non viene e poi finire da sola comunque e ti fa cascare le braccia però è fatta ora finalmente è finita nonostante tutte le chiacchiere del mondo è solo la prima volta dopo quella diventa normale farlo e non pensarci più perché mai non puoi baciare un uomo senza dovertelo prima sposare a volte amiamo così appassionatamente quando ti senti così che bello dappertutto e non riesci a fermarti vorrei che qualcuno mi prendesse una volta quando cè lui e mi baciasse tra le sue braccia non cè niente come un bacio lungo e caldo che ti arriva in fondo allanima quasi ti paralizza poi odio confessarmi quando andavo da padre Corrigan mi toccava padre e che male cè se là fatto dove e io dicevo in riva al canale come una scema ma dove sulla tua persona figlia mia sulla gamba dietro più in alto sì abbastanza più in alto è forse dove ti siedi sì O Signore non poteva dire direttamente culo e farla finita ma che centra e tu per caso comè che à detto lò dimenticato no padre e io che penso sempre al padre quello vero cosa voleva sapere visto che lò già confessato a Dio aveva una bella mano grassa col palmo umido sempre non mi spiacerebbe toccarglielo e nemmeno a lui a giudicare dal collo da toro sotto il colletto chissà se nel confessionale mà ricónosciuto io la sua faccia la vedevo ma lui la mia no ovviamente non sè mai girato o almeno non lo faceva vedere però aveva gli occhi rossi quando è morto suo padre anno proprio bisogno delle donne chiaro deve essere terribile quando un uomo piange immaginati loro mi piacerebbe essere abbracciata da uno coi suoi paramenti e odore di incenso che emana come il papa e poi che pericolo cè con un prete se sei sposata ci tiene troppo a se stesso poi darà qualcosa per il S S papa come penitenza chissà se lò soddisfatto una cosa che non mè piaciuta è stata quella pacca sul sedere mentre me ne andavo con troppa confidenza nellatrio anche se ò riso non sono né un cavallo né un asino mi sa che pensava a suo padre chissà se è sveglio e pensa a me o mi sogna chi glielà dato quel fiore à detto che là comprato puzzava di alcolici non whisky o birra scura o quella colla dolce con cui attaccano i poster un liquore mi piacerebbe sorseggiare quelle bevande costose dal colore ricco verde e giallo che si bevono i tipi coi loro gibus dove entrano gli artisti ne ò assaggiata una col dito di quellamericano che aveva lo scoiattolo e parlava di francobolli con papà sera preso qualunque cosa pur di non cadere in letargo dopo la volta che abbiamo bevuto il porto e mangiato la pasta di carne aveva un delicato sapore salato sì perché mi sentivo bene e stanca e sono piombata nel sonno il momento che ò toccato il materasso fin quando poi non mà svegliato quel tuono sembrava la fine del mondo Dio abbia pietà di noi ò pensato era il diluvio universale venuto per punirci quando mi sono fatta il segno della croce e ò detto un Ave Maria come quei fulmini a Gibilterra e poi vengono a dirti che Dio non esiste e che potevi farci se correva e usciva da ogni parte nulla solo fare un atto di contrizione la candela che ò acceso quella sera alla cappella di Whitefriars street per il mese di maggio vedi à portato fortuna ma lui si prenderebbe gioco di me a sentirlo perché non ci va mai a messa o agli incontri dice che lanima non celai un anima dentro solo materia grigia perché non sa che significa averne una sì quando ò acceso la lampada sì perché deve essere venuto 3 o 4 volte con quel suo bestione tremendo tutto rosso ò pensato la vena o come cavolo si chiama gli stava per scoppiare anche se il naso non ce là poi così grosso dopo che mi sono tolta tutto con le tendine abbassate tutte quelle ore a vestirmi e profumarmi e pettinarmi come un ferro o una spranga spessa sempre dritta deve essersi mangiato delle ostriche ò pensato qualche dozzina era in gran voce no in tutta la vita non ne ò mai toccato uno così grande che ti fa sentire piena deve essersi mangiato una pecora intera dopo che cavolo di trovata averci fatto così con un grande buco in mezzo come uno stallone che te lo infila dentro perché è tutto quel che vogliono da te con quello sguardo feroce e deciso ò dovuto quasi chiudere gli occhi eppure non cenà tantissimo di sperma quando glielò fatto to-

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