Copertina
Autore Juliane Kaminski
CoautoreJuliane Bräuer
Titolo Il cane intelligente.
SottotitoloA modo suo
EdizioneMuzzio, Roma, 2008, Nature 19 , pag. 182, ill., cop.fle., dim. 14x21x13 cm , Isbn 978-88-7413-161-7
OriginaleDer kluge Hund
EdizioneRowohlt, Reinbek bei Hamburg, 2006
PrefazioneSimona Cafazzo, Claudio Carere
TraduttoreHelga Hilbrich
LettoreLuca Vita, 2008
Classe animali domestici , etologia
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Indice


Prefazione di Simona Cafazzo e Claudio Carere        9
Introduzione                                        13

1. Come dal lupo si sviluppò il cane                21

2. Il cane non è un lupo!                           35

3. Cosa percepiscono i cani di ciò che vedono?      53

4. I cani apprendono osservando gli altri?          75

5. Come interpretano i cani i gesti comunicativi?   89

6. Cani e linguaggio                               105

7. Cosa percepiscono i cani del loro ambiente?     127

8. Razze canine a confronto                        149

9. Conclusioni                                     171

Ringraziamenti                                     177
Bibliografia                                       179

 

 

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Pagina 9

Prefazione


I nostri cani ci capiscono davvero come crediamo? Alcuni cani più di altri? Ci sono razze più "intelligenti" di altre? Potete addestrare qualunque cane a fare qualsiasi cosa? E come? Il tuo cane ragiona? Sa contare? Prova "sensi di colpa"? Ha una "personalità" paragonabile a quella di ciascun individuo umano? Siamo sicuri di conoscere bene il nostro fedele compagno a quattro zampe? O lo stiamo antropocentricamente "umanizzando"? Lo sapevate che anche coloro che non hanno mai posseduto un cane ne sanno distinguere l'umore esclusivamente dal tipo di abbaio?

In questo libello didattico, un vero e proprio manuale rivolto in primis ai proprietari di cani, ma anche a quelli in fieri e dunque indecisi, vengono proposti esempi concreti di cosa possa fare chiunque abbia un po' di voglia per capire meglio il "proprio Fido", tra le mura di casa, in giardino o durante le passeggiate quotidiane. Sono esempi che emergono da una scienza semplice e appassionata. Le autrici, Juliane Kaminski e Juliane Bräuer, sono due etologhe, entrambe all'Istituto Max Planck di Lipsia, in Germania (un centro di riconosciuta eccellenza internazionale), dove da anni svolgono ricerche sulle abilità sociali e cognitive di diverse specie di mammiferi, canidi in particolare. Con semplicità e chiarezza ci descrivono minuziosamente le ricerche etologiche condotte sui cani in diverse parti del mondo, portandole nelle nostre case; per rendercene protagonisti, insieme, noi e i nostri cani: ci indicano come possiamo ripetere, giocando insieme a loro, molti dei test utilizzati dai ricercatori che negli ultimi anni si sono mobilitati massicciamente per dedicare più attenzioni al fenomeno cane da un punto di vista di prestazioni cognitive complesse. Adottano, le autrici, una architettura narrativa efficace. In ciascun capitolo si parte quasi sempre con quadretti di quotidiana etologia casalinga: perché il mio cane distrugge il cuscino quando resta solo? Perché certe volte decide di non obbedire? Si passano poi in rassegna test, ipotesi, esperimenti. Si termina infine con la spiegazione, certa o tentativa che sia, dei comportamenti descritti inizialmente. Così si chiude il cerchio narrativo e si torna al quotidiano. Il libro stesso è a sua volta un arco narrativo con la conclusione convinta che ci troviamo di fronte a degli specialisti in comunicazione con gli esseri umani e al contempo dei "catalizzatori" sociali. Forse noi non sempre li capiamo, ma siatene certi, loro ci capiscono, anche nei nostri gesti. I cani sono davvero degli ottimi etologi umani.

L'interesse scientifico per i cani è piuttosto recente. Infatti, biologi ed etologi hanno a lungo ignorato il cane, considerandolo un soggetto non particolarmente interessante da studiare. Una delle principali ragioni è che in quanto animale domestico è considerato "non naturale", essendo il risultato di un processo di selezione artificiale operata dagli esseri umani. In pratica, il cane viene ritenuto un artefatto dell'uomo, una sorta di lupo "snaturalizzato". Il mondo scientifico non la pensa più così e questo libro ne è una vivida testimonianza. Attraverso la descrizione scrupolosa dei risultati dei più importanti studi scientifici ci spiega esaurientemente come i cani percepiscono l'ambiente che li circonda, quali sono le loro capacità di apprendimento e di comunicazione. Verranno confrontate le abilità cognitive di cani di razze differenti e scopriremo come molte razze abbiano capacità nel complesso simili nel risolvere i problemi, a patto che siano adeguatamente motivati. Le razze sono specializzate poiché sono state selezionate geneticamente (generazione dopo generazione) per svolgere particolari compiti. Alcuni compiti sono più facili da insegnare a cani appartenenti a una data razza piuttosto che a un'altra, ma questo solo a causa della loro specializzazione e non della loro capacità "intellettiva".

Il legame tra cani ed esseri umani ha origini antiche. Il cane è infatti la prima specie addomesticata. Attualmente il più antico reperto di cane è una mandibola rinvenuta in Germania in una sepoltura del tardo Paleolitico, che si stima risalga a 14.000 anni fa. Sulla base di analisi genetiche i ricercatori hanno confermato che il lupo è effettivamente l'esclusivo progenitore del cane. Ma la cosa più sorprendente è che la distanza genetica tra le due specie sia così grande da far ritenere che esse si siano separate più di 100.000 anni fa. Nonostante ciò non sono stati trovati resti di canidi morfologicamente simili al cane domestico fino a circa 15.000 anni fa. Non sappiamo bene come siano andate le cose, ma è chiaro che il legame tra cane ed essere umano ha avuto inizio molto tempo fa, sebbene sia difficile stabilire in che misura il rapporto tra le due specie sia cambiato rispetto ad allora. Le autrici ripercorrono le tappe della domesticazione del cane in un capitolo iniziale dedicato, speculativo e stimolante al contempo: ci furono vantaggi reciproci? Il cane è davvero un altruista totalmente dedito a noi? O è forse un "parassita"?

I cani differiscono per molti aspetti dai loro progenitori lupi e a questo si fa spesso riferimento nel corso della trattazione. In particolare, la capacità di legarsi fortemente a una persona è una caratteristica propria del cane che non si osserva nei lupi. Capacità come queste si sono sviluppate nel corso del processo di domesticazione, un processo evolutivo a tutti gli effetti, durante il quale i cani sono stati selezionati per una serie di abilità sociali e cognitive che li rendono in grado di comunicare in modo unico con gli esseri umani.

Le opinioni che abbiamo dei cani spesso tendono verso due estremi come spiega un po' amaramente James Serpell, professore di etica umana e benessere animale all'Università della Pennsylvania, nell'introduzione del libro The Domestic Dogs: its Evolution, Behaviour and Interactions with People, Cambridge University Press, 1995. Infatti, molte persone amano i cani in modo incondizionato, li trattano come fossero dei bambini, attribuendo loro pensieri, sentimenti e desideri propri degli esseri umani e finendo così per considerarli come tali a tutti gli effetti. All'opposto, c'è chi non li ama affatto, bensì li ritiene animali sporchi e pericolosi, fonte di malattie e aggressioni; insomma, animali che hanno ben poche qualità positive. Sono due linee di pensiero antitetiche ed estreme, entrambe non vere, frutto dell'insufficiente divulgazione scientifica riguardante i cani. Questo manuale aiuta a colmare questa mancanza e a farci riflettere: è vero, i cani sono adattati a convivere con noi in modo speciale, ma non sono degli esseri umani; rispettare la loro diversità ci aiuterà a consolidare ancor più questa millenaria alleanza.

Simona Cafazzo e Claudio Carere

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Pagina 13

Introduzione


Nel giugno del 2004 il mondo canino fu scosso da un clamore. Rico, un border collie di 9 anni aveva dimostrato, in condizioni sperimentali, di saper riconoscere 200 oggetti associandoli al loro nome. E non solo; era anche capace di apprendere nuovi nomi di giocattoli, in un modo che fino a oggi era stato dimostrato soltanto nei bambini. La stampa parlò di "Einstein del mondo canino" e un importante quotidiano tedesco affermò: "Finalmente è stato dimostrato che i cani capiscono il tedesco". Sembrava che una delle grandi domande avesse avuto risposta. I cani ci capiscono, precisamente, ogni parola. Ma è davvero così? Cosa capiscono i cani di noi esseri umani? Cosa comprendono di ciò che vogliamo comunicare loro? Cosa comprendono del mondo in cui vivono? In questo libro ci occuperemo di questi argomenti. Si tratta della cognizione, delle capacità cognitive e di apprendimento dei cani domestici. Ci interessa sapere come i cani percepiscono l'ambiente che li circonda e quali informazioni possono acquisire da esso. Da un lato vorremmo sapere cosa comprendono i cani del loro ambiente non animato. Sono consci, per esempio, di fenomeni fisici semplici come la forza di gravità terrestre? Sanno che gli oggetti che cadono arrivano sempre a terra?

Dall'altro vogliamo sapere e spiegare come vivono il loro mondo animato, cioe il loro ambiente sociale, cosa comprendono di noi esseri umani? Come comunichiamo noi con loro e loro con noi? Leggendo questo libro vi accorgerete che la grande dote del nostro animale domestico si colloca proprio in questo ambito. Avreste mai pensato che il vostro cane può riconoscere se avete gli occhi chiusi o aperti? O che gli oggetti diventano interessanti per lui soltanto perché voi li avete toccati?

Perché siamo interessati alle capacità cognitive del cane domestico? Su questo argomento, nel regno animale ci vengono in mente subito i grandi primati, in quanto strettamente imparentati con noi esseri umani. Oppure pensiamo a un animale che deve sopravvivere nell'ambiente selvatico, come il lupo. Un animale domestico a prima vista non sembrerebbe un soggetto adatto per test cognitivi. In realtà, nell'ambiente scientifico per molto tempo il cane non è stato trattato bene, venendo in genere considerato più come "un lupo incompleto" per la perdita di molte facoltà del suo antenato selvaggio. Per esempio possiede un cervello più piccolo e capacità uditive e olfattive meno sviluppate. Molti ricercatori si sono rifiutati di effettuare ricerche sui cani perché essi vivono in un ambiente "non naturale" e perciò i risultati di tali ricerche non rispecchierebbero la loro "vera natura".

Ultimamente si è pero affermata l'opinione che i cani non vivono in un ambiente non naturale, ma semplicemente in un ambiente diverso da quello dei lupi. L'ambiente naturale del cane è l'ambiente dell'uomo, dove servono altre capacità, diverse da quelle necessarie in un ambiente selvatico. Dato che il cane vive da molto tempo insieme all'uomo, molti ricercatori vedono sempre più i nostri quattro zampe come interessanti oggetti di studio, perché durante questa lunga coevoluzione potrebbero aver sviluppato particolari capacità per adattarsi alla vita con l'uomo. Questa nuova visione nel modo di considerare il cane ha dato origine a numerose nuove ricerche.

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