Copertina
Autore Kerouac, Dylan, Ginsberg, Burroughs, Ferlinghetti, al.
Titolo Battuti & beati
SottotitoloI Beat raccontati dai Beat
EdizioneEinaudi, Torino, 1996, Tascabili. Stile libero 368
CuratoreEmanuele Bevilacqua
TraduttoreGiovanna Granato
LettoreRenato di Stefano, 1998
Classe narrativa statunitense , critica letteraria
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al sito dell'editore








 

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Indice


p.V Premessa di Emanuele Bevilacqua

 XI I Beat, che cosa si trova in Italia


    Battuti & beati

    Storie di Beat

  5 NEAL CASSADY
  6 Lettera a Jack Kerouac

 22 JACK KEROUAC
 24 Ottobre nella terra della ferrovia

 43 BOB DYLAN
 44 Ho trovato il pianista molto strabico
    ma estremamente solido

 47 HERBERT HUNCKE
 48 Elsie John

 51 DIANE DI PRIMA
 52 Cosa ho mangiato dove

 58 BOB KAUFMAN
 59 Su

 61 ALLEN GINSBERG
 63 Kral Majales


    Stile creativo

 69 JACK KEROUAC
 69 Fondamenti della prosa spontanea
 71 Dottrina & tecnica della prosa moderna

 73 LEROI JONES (AMIRI BARAKA)
 74 Lettera alla «Evergreen Review»
    sulla prosa spontanea di Kerouac

 79 FRANK O'HARA
 80 Come procedere nelle arti


    Stile di vita

 87 ALAN WATTS
 88 Zen «beat», Zen «inquadrato» e Zen

 98 TULI KUPFERBERG
 99 1001 modi per evitare la naja

104 WILLIAM BURROUGHS
106 Deposizione: testimonianza
    su una malattia

116 CARL SOLOMON
117 Frammenti da: Calamità, Chissà

120 GREGORY CORSO
121 Frammenti da: Variazioni su una
    generazione

126 HENRY MILLER
127 In difesa della libertà di lettura

137 LAWRENCE FERLINGHETTI
138 Il giudice Horn sul caso Howl

149 KEN KESEY
150 Frammenti da: Il giorno dopo la morte
    di Superman


    Solitario e finale

165 JOYCE JOHNSON
166 Frammenti da: Personaggi secondari

 

 

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Pagina 6

Neal Cassady

Neal Cassady è il driver della Beat Generation, l'uomo che con la sua vitalità affascina Ginsberg, Burroughs, Kerouac. Istintivo, immediato, tiene viva la rete di comunicazione con gli altri attraverso lettere fiume che spedisce un po' a tutti, ma specialmente a Kerouac.

Veloce e precoce Neal. Nasce in un'auto in viaggio verso la California, passa l'infanzia e l'adolescenza a Denver, fra una pensione e l'altra, insieme al padre, alcolista a pieno tempo e barbiere quando capita. La sua è una vita libera, senza vincoli. Quando arriva in autobus insieme alla moglie quindicenne, Luanne, a New York, viene notato dai giovani Allen Ginsberg, Jack Kerouac e il «maestro» William Burroughs per la sua vitalità e intelligenza.

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Pagina 7

LETTERA A JACK KEROUAC [17(?) dic. 1950]

Aver visto uno spettro non è tutto, e ci sono pile di maschere, una sopra l'altra, fino al cielo. Ancor piú comuni sono i visi esangui di quelli che tornano dall'ombra della valle. Che poco significa per chi non ha sollevato il velo della morte.

L'infermiera del reparto mi raccomandò di non farla agitare (come evitarlo?) e mi concesse solo pochi minuti. Mi fermò anche la capo reparto per dirmi che mi era permesso vederla solo perché mi chiamava in continuazione e che dovevo tirarla su. Se l'era vista brutta e non ricuperava come previsto, anzi peggiorava a vista d'occhio, ed era ancora seriamente in pericolo. Investito del mio compito, entrai e abbassai lo sguardo sull'esile sagoma tranquillamente distesa sull'alto letto bianco. Il pallido volto era ancor piú bianco; sembrava di gesso. L'estrema debolezza era penosamente chiara, sembrava non le fosse rimasta una sola goccia di sangue in corpo. Non smettevo di fissarla, non respirava, non si muoveva; non l'avrei mai riconosciuta, era una mummia di cera. Bianco è assenza di qualsiasi colore, lei era bianca; tutta bianca, a meno che sotto le coperte, che in cima le accarezzavano il petto, si nascondesse ancora un tratto rosa. Le esili braccia d'avorio si assottigliavano all'interno fino alla leggera sporgenza esterna degli stretti palmi, e le mani a loro volta si incurvavano all'interno con un assottigliamento piú marcato per poi terminare presto in lunghe dita ripiegate verso il centro.

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Pagina 22

Jack Kerouac

Jack Kerouac con le sue inquietudini, le sue incertezze e la sua prosa spezzata e magnetica, ha inventato una generazione. Sulla _strada, pubblicato dalla Viking Press nel 1957, continua a essere venduto e tradotto ovunque nel mondo. E' il romanzo del distacco, della crescita, dell'avventura. Perché la strada è la linea d'ombra delle giovani generazioni, dai Beat a oggi.

William Burroughs ha detto di lui: «Gli scrittori sono davvero molto potenti. Scrivono la sceneggiatura per i fatti veri della vita. Kerouac ha in pratica aperto un milione di club e venduto un milione di Levi's a ragazzi di entrambi i sessi. Woodstock è nata dalle sue pagine».

Malgrado il successo di Sulla strada, Kerouac non può essere certo considerato l'autore di un solo romanzo. Con I sotterranei ha detto di piú, stilisticamente, con Vanità di Duluoz ha raccontato la sua storia piú vera.

Il suo stile di scrittura è influenzato dalle lettere che riceve dall'amico Neal Cassady (Dean Moriarty in Sulla strada) e dall'improvvisazione dei musicisti be-bop. Esplora le tecniche dei jazzisti e i lavori dei pittori «astratti». Arriva cosí a precisare la tecnica che definisce dello «sketching». Per Kerouac è l'atto stesso dello scrivere che guida le emozioni e il processo di concatenazione dei pensieri e delle immagini. Scrivere significa aderire al processo creativo fin quasi alla perdita dalla coscienza.

Il libro-piú interessante da questo punto di vista è I sotterranei. La prosa è calda e il ritmo narrativo assomiglia a un assolo di be-bop. Kerouac era appena reduce da una delusione d'amore con una splendida ragazza di colore. Come conferma la sua biografa Ann Charters, scrisse la storia del suo amore con Mardou in tre giorni e tre notti, nel 1953, sotto l'effetto della benzedrina. Il titolo del libro, I sotterranei, è un omaggio a Ginsberg che chiamava cosí i suoi amici beat. E Ginsberg e Burroughs sono talmente impressionati dal libro, che invitano Kerouac a scrivere un saggio sul suo metodo di scrittura.

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Pagina 24

OTTOBRE NELLA TERRA DELLA FERROVIA

C'era un vicoletto a San Francisco dietro la stazione Southern Pacific a Third e Townsend con edifici di mattoni rossi e pigri pomeriggi sonnolenti e tutti al lavoro negli uffici nell'aria senti l'imminente carica della loro frenesia di pendolari fra non molto si precipiteranno in massa dai palazzi di Market e Sansome a piedi e in autobus e tutti ingiaccacravattati attraverso la Frisco operaia dei camionisti Walkup?? e persino la povera Third Street marchiata a morchia degli accattoni persi persino negri cosí disperati e l'Est cosí lontano come i valori della responsabilità e della tenacia che adesso non fanno altro che star lí a sputare nello specchio certe volte anche cinquanta in un pomeriggio contro un muro a Third e Howard ed ecco da Millbrae e San Carlos tutti questi fabbricanti e pendolari belli incravattati d'America civiltà dell'acciaio alla carica col «Chronicle» di San Francisco e l'opuscoletto verde degli orari senza manco il tempo d'arricciare il naso, devono correre a prendere il 130, 132, 134, 136 fino al 146 entro l'ora di cena nelle case della terra della ferrovia quando su nel cielo le magiche stelle sostano sospese sopra i treni merci espresso successivi - tutto questo in California, tutto un mare, io ne emergo nuotando in pomeriggi di torrida meditazione nei miei jeans con la testa al fazzoletto alla lanterna del frenatore o (se non lavoro) a un libro, alzo gli occhi al cielo azzurro di perfetta purità perduta e sento la trama di tramezzo della vecchia America ai miei piedi e intreccio folli chiacchiere con negri alle finestre su piú piani e tutto confluisce, lo smistamento dei carri merci nel vicoletto che tanto somiglia ai vicoli di Lowell e sento in lontananza dalla direzione della notte in arrivo il richiamo del locomotore ai nostri monti.

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Pagina 43

Bob Dylan

Robert Zimmermann cambia il suo nome in Bob Dylan, omaggio al poeta Dylan Thomas. E' influenzato dalla poesia e dalle tematiche di Ginsberg, ma la sua passione è Kerouac. (In seguito dirà di aver cominciato a scrivere canzoni dopo aver letto Mexico City Blues).

L'incontro con Kerouac non è casuale: Dylan fin dagli esordi è vicino alla prosa spontanea dei Beat e dell''autore di Sulla strada in particolare.

Dylan ripropone nei codici del rock la carica di energia che i Beat avevano amato nel jazz, e trasferito nella loro scrittura. Ma il rock ha una capacità comunicativa piú forte e Dylan riesce dunque ad avere un impatto molto piú ampio. Grazie al successo, e alle sue doti di artista, anche la sua influenza presso il movimento di protesta giovanile è enorme.

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Pagina 44

HO TROVATO IL PIANISTA MOLTO STRABICO MA ESTREMAMENTE SOLIDO

lui se ne arriva coi polsi fasciati & si porta dietro la sua stampella per gli abiti - m'è bastata un'occhiata per capire che non ha nessun bisogno di Sonny Rollins ma gli chiedo lo stesso «che fine ha fatto gregory corso?» lui lí impalato - tira fuori un mazzo di carte & mi risponde «ti va di giocare?» al che io faccio «no ma che fine ha fatto jane russell?» dà un colpetto alle carte & quelle si mettono a navigare per tutta la stanza «me l'ha insegnato mio padre» fa «si chiama 52 raccogli tutto ma io lo chiamo 49 raccogli tutto perché mi sono perso tre carte - haw haw non fa scompisciare & qual è il piano?» che sollievo quel gesto, mi fa capire che è umano - non un santo intendiamoci - & nemmeno troppo simpatico - ma in ogni caso - è umano - «è quello laggiú il mio piano» faccio «quello coi denti» lui piglia & ci si fionda stampando zampate sul pavimento «shhhhhh» faccio io «cosí svegli il mio cartello Vietato l'Ingresso agli Animali» lui fa spallucce & tira fuori un pezzo di gesso - comincia a disegnare un ritratto del figlio sul mio piano «oh senti un po' - non è questo che non va nel mio piano - dico, senza offesa - tu non c'entri, ma il mio piano è scordato - ora non m'importa come ma vedi di aggiustarlo - di aggiustarlo bene» «mio figlio farà l'astronauta» «mi sembra una buona idea» faccio «& a proposito - mi sai dire che fine ha fatto julius larosa?» un ritratto di abraham lincoln cade dal soffitto «quel tipo sembra una ragazza - l'ho visto a Shindig - è un frocio» «quante ne sai» faccio «ti vuoi sbrigare ad aggiustarmi il piano di' - a mezzanotte arriva 'sta geisha & lei se la gode a saltarci sopra» «mio figlio farà l'astronauta» «e dài - mettiti a lavorare - il mio piano - il mio piano - e dài è scordato» a questo punto, tira fuori l'attrezzo & attacca a strimpellare qualche nota alta - «già è scordato » fa «ma sono anche le 5.30» «embè?» faccio io tutto immalinconito «embè è ora di staccare ecco embè che cosa» «ora di staccare?» «senti compare sono un sindacalista io ...» «senti tu - hai mai sentito parlare di woody guthrie? era un sindacalista pure lui & ha lottato per organizzare sindacati come il tuo & aveva a cuore i bisogni della gente & lo sai cosa avrebbe detto se avesse saputo che un sindacalista - un sindacalista sacrosanto - piantava in asso un poverocristo che s'ammazza di lavoro - di' lo sai ch'avrebbe detto di' lo sai ch'avrebbe pensato?»

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Pagina 47

Herbert Huncke

Herbert Huncke è una leggenda per aver coniato il termine « Beat ». E' Kerouac che ne racconta le circostanze. Un giorno nel 1944, in Times Square a New York, viene avvicinato da un hipster di Chicago che gli dice: «Man, I Am a Beat», nel senso di «stanco», «battuto». Era il battesimo di una generazione, e l'hipster era Herbert Huncke. ELSIE JOHN

Certe volte ripenso a Chicago e alle esperienze avute crescendo. In particolare ripenso alle persone che ho conosciuto e, come spesso succede, collego interi periodi di tempo per indicare alcuni cambiamenti avvenuti in me. Ma sono soprattutto le persone a tornarmi in mente, e ho il ricordo piuttosto vivo di una in particolare, non solo perché era senz'altro fuori dall'ordinario, ma anche perché ora mi rendo conto che era una creatura davvero meravigliosa.

Era un gigante di due metri, con un testone a forma d'uovo. Gli enormi occhi di un azzurro mare intenso nascondevano un'espressione di tristezza, quasi contemplassero la tragedia della sua vita. Certe volte sembravano anche allegri scintillanti e pieni di grande intelligenza. Erano occhi sempre vivi, che ne avevano viste tante, costantemente in cerca di qualcosa. I capelli avevano una stupenda sfumatura di rosso henné e li portava lunghi, da donna. Ne aveva una gran cura. Me li vedo ancora che riflettono la luce di una lampadina senza paralume appesa al centro della sua stanza, con lui seduto a gambe incrociate nel bel mezzo di un grosso letto d'ottone ad accarezzare i tre adorati pechinesi nani, suoi compagni inseparabili. Aveva un corpo enorme e lunghe braccia che terminavano in mani lunghe e sottili, e dita affusolate dalle unghie ora argentate ora verdi o scarlatte. Un sorrisetto un po' idiota non abbandonava mai la bocca grande e sempre pittata di rosso acceso. Si truccava gli occhi di verde o d'azzurro e imperlava le ciglia di mascara finché non gli diventavano lunghe due centimetri buoni. Si esibiva come unico vero ermafrodita tra i fenomeni da baraccone in numeri minori, e diceva di chiamarsi Elsie-John. Aveva una trentina d'anni quando l'ho conosciuto.

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Pagina 51

Diane Di Prima

Diane Di Prima è di origine italiana e nella sua infanzia ci sono gli odori e i sapori del Bel Paese. A Brooklyn, dove viveva, i genitori avevano piantato in cortile uva da vino e pomodori, come tanti altri immigrati.

Diane lascia presto il college per scrivere e vivere come i beatnik. Si trasferisce a Manhattan, teatro di amori e lavori occasionali. Scrive testi autobiografici e poesie. Il suo stile è crudo, le descrizioni autobiografiche minuziose, quasi minimaliste, anche quando descrive la sua notte di sesso con uno scatenato e ubriaco Jack Kerouac.

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Pagina 52

COSA HO MANGIATO DOVE

il primo che mi viene in mente di raccontare è il cibo sulla quinta strada est. cibo di tutti i tipi sulla quinta strada est ma il tipo che ora mi viene in mente di raccontare lo chiamavamo pudding mestruale. non era poi tanto male, erano semplicemente patate con salsa di pomodoro e basta niente spezie nemmeno e niente niente carne. ma per far finta che c'era la carne e che stavamo mangiando stufato ci mettevamo la salsa di pomodoro. le patate erano soltanto patate che va benissimo se ti piacciono le patate. ho notato che certi vanno pazzi per le patate. io no né ora né mai, non che il pudding mestruale me le abbia fatte venire in antipatia, è solo che non mi sono mai piaciute tanto per cominciare. né a purè né fritte alla casalinga e nemmeno idahoalfornocolburro.

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Pagina 58

Bob Kaufman

Figlio di un ebreo ortodosso di origine tedesca e di una cattolica della Martinica, Kaufman pubblica le prime poesie su varie riviste letterarie prima di fondarne una con scopo dichiarato di consentire a tutti i poeti di pubblicare i propri lavori. La rivista si chiamerà «Beatitude», in omaggio a una invenzione di Kerouac, il quale, visitando la vecchia chiesa di St Louis nel paese natale, ha un'illuminazione: «beat» vuol dire beatitudine.

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Pagina 59

SU

Sull'angolo delle embrioniche speranze di yardbird, affogate in una lacrima di eroina.

Sull'angolo di voli parkeriani verso sacche di suono nello spazio.

Sul neuroangolo dei cervelli scortecciati & degli elettrochirurghi disperati.

Sull'angolo alcolico delle discussioni oziose & dei postumi storici.

Sull'angolo televisivo dei fiocchi d'avena letterari & dell'America impotente di rockwell.

Sull'angolo universitario degli intelletti confezionati & delle matricole entrate nel Phi Beta Kappa.

Sull'angolo militare delle morti al megatone & dell'anestesia universale.

Sull'angolo religioso dei limericks teologici e

Sull'angolo radiofonico di registrazioni lunghe secoli & di eventi statici.

Sull'angolo pubblicitario di gelato col filtro & di istanti istantanei.

Sull'angolo adolescenziale della seduzione fumettistica & delle chitarre corrotte.

Sull'angolo politico dei candidati ricercati & delle menzogne rituali.

Sull'angolo cinematografico di lassie & altri simboli.

Sull'angolo intellettuale della terapia colloquiale & della paura analizzata.

Sull'angolo giornalistico dei titoloni sexy & delle vignette erudite.

Sull'angolo dell'amore diviso di camere mortuarie muori adesso paghi appresso.

Sull'angolo filosofico di desperados semantici & di menti vulcaniche.

Sull'angolo borghese della pubertà da scuola privata & delle rivolte anatomiche.

Sull'angolo ultrareale dell'amore su montagne russe abbandonate.

Sull'angolo dei poeti solitari di foglie rasoterra & di occhi profetici umidi.

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Pagina 61

Allen Ginsberg

Ginsberg decide di diventare poeta a ventidue anni, dqpo aver avuto una visione del «maestro» William Blake. E' uno studente della Columbia University a Manhattan.

Il padre Louis era poeta e insegnante di liceo; la madre, Naomi, nata in Russia e membro del Partito comunista negli anni della Depressione, prima di morire in età precoce aveva sofferto per anni di esaurimento nervoso. Ginsberg le dedica la sua seconda raccolta di poesie del 1959, Kaddish. Kaddish è la preghiera rituale ebraica per i morti.

Alla Columbia incontra Cassady e Kerouac. Divide l'appartamento con William Burroughs e signora.

Il suo spirito ribelle lo porta per due volte a essere espulso dalla Columbia e, piú tardi, anche a mettersi nei guai con la giustizia. Un po' di galera e otto mesi a Bellevue, ospedale psichiatrico di New York, poi l'incontro decisivo con il poeta William Carlos William.

Ma è dal suo trasferimento a San Francisco, nel 1954, che Ginsberg comincia seriamente a scrivere. Nella città californiana mette insieme un gruppo di poeti e scrittori; luogo di ritrovo è la libreria di Ferlinghetti, la City Lights Books. C'è Kerouac ogni tanto, ma ci sono Orlovsky, Neal Cassady, Lamantia, McClure, Snyder, Whalen insieme ai «vecchi» poeti Carl Solomon e Kenneth Rexroth. Si parla del Rinascimento di San Francisco. Nel 1955 è Ginsberg a organizzare la prima lettura pubblica di poesie, che è quasi una convention della Beat Generation.

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Pagina 63

KRAL MAJALES

E i Comunisti non hanno niente da offrire tranne guance grasse e monocoli e poliziotti bugiardi

e i Capitalisti porgono agli Indifesi Napalm e denaro in valigie verdi,

e i Comunisti creano l'industria pesante ma anche il cuore è pesante

e i begli ingegneri son tutti morti, i tecnici segreti cospirano per il proprio fascino

in Futuro, in Futuro, ma adesso bevono vodka e si lamentano delle Forze di Sicurezza,

e i Capitalisti bevono gin e whisky sugli aeroplani ma lasciano morire di fame milioni di indiani dalla pelle scura

e quando le teste di cazzo Comuniste e Capitaliste si azzuffano l'uomo Giusto viene arrestato o derubato o decapitato,

ma non come Kabir, e il colpo di tosse da fumo dell'uomo Giusto al di sopra delle nuvole

nella luminosa luce solare è un salve alla salute del cielo azzurro.

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Pagina 69

Jack Kerouac

FONDAMENTI DELLA PROSA SPONTANEA

DISPOSIZIONE L'oggetto è posto di fronte alla mente, nella realtà, come in un disegno (di fronte a un paesaggio a una tazza di tè o a un viso anziano) o è posto nella memoria dove diventa il disegno a memoria di un determinato oggetto-immagine.

PROCEDIMENTO Essendo il tempo fondamentale nella purezza del discorso, il linguaggio che disegna è un flusso imperturbato dalla mente di segrete parole-idea personali, che soffiano (come nel caso del musicista di jazz) sul soggetto dell'immagine.

METODO Niente punti a separare strutture-frase già rese arbitrariamente enigmatiche da ingannevoli due punti e timide virgole di solito inutili - ma il vigoroso trattino a separare il respiro retorico (come il musicista di jazz che prende fiato tra una frase musicale e l'altra) - «pause misurate che sono i fondamenti del discorso» - «divisioni dei suoni che sentiamo» - «il tempo e come annotarlo» (William Carlos Williams).

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Pagina 104

William Burroughs

William Burroughs è il piú atipico fra gli scrittori della Beat Generation. Borghese, ricco e cinico, è il leader del gruppo.

«Diciamo soltanto che era un maestro, e si può affermare che aveva tutti i diritti di insegnare perché aveva passato tutta la sua vita a imparare», cosí lo presenta Kerouac in Sulla strada.

Burroughs è l'eroe non sconfitto della generazione battuta. Intorno a lui si forma il primo circolo di creativi. Riesce a combinare nei suoi scritti sia la voglia di ribellione che quella di sperimentare soluzioni narrative di avanguardia, come la tecnica di scrittura da lui definita del cut-up, che ben presto diventa motivo di culto fra i suoi lettori e imitatori.

E' una tecnica che consiste nel rimontare insieme brani di prosa, poesia, anche scritti a piú mani, secondo una logica casuale e lasciare che il nuovo testo prenda «senso» da sé.

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Pagina 106

DEPOSIZIONE: TESTIMONIANZA SU UNA MALATTIA

Mi sono svegliato dalla Malattia a quarantacinque anni, calmo e sano di mente e in condizioni di salute ragionevolmente buone a parte il fegato indebolito e l'aria di carne presa in prestito comune a tutti quelli che sopravvivono alla Malattia... La maggior parte dei sopravvissuti non ricorda il delirio nei particolari. A quanto pare io ho preso appunti dettagliati su malattia e delirio. Non ho il ricordo preciso di aver preso questi appunti che ora sono stati pubblicati col titolo di Il pasto nudo. Il titolo è stato suggerito da Jack Kerouac. Non ho capito cosa significasse quel titolo fino alla mia recente scoperta. Il titolo significa esattamente quello che dicono le parole: il pasto NUDO - un attimo raggelato quando tutti vedono cosa c'è in cima alla forchetta.

La Malattia è la tossicodipendenza e io sono stato tossico per quindici anni. Quando dico tossico intendo intossicato dal junk (termine generico per l'oppio e/o derivati compresi tutti i sintetici dal demerol al palfium). Io ho fatto uso di junk in molte forme: morfina, eroina, dilaudid, eukidal, pantapon, diocodid, diosane, oppio, demerol, dolophine, palfium. L'ho fumato, mangiato, sniffato, me lo sono iniettato in vena-pelle-muscolo, inserito per via rettale come supposta. Non è l'ago che conta. Che lo sniffi lo fumi lo mangi o te lo ficchi su per il culo il risultato è sempre lo stesso: la dipendenza. Quando parlo di tossicodipendenza non mi riferisco a keif, marijuana o qualsiasi preparato a base di hashish, mescalina, Bannisteria Caapi LSD6 Funghi Sacri o qualsiasi altra droga del gruppo allucinogeno... Non è dimostrato che l'uso di allucinogeni provochi dipendenza fisica. L'azione di queste droghe è fisiologicamente opposta all'azione del junk. La deplorevole confusione tra le due classi di droghe è sorta per via dello zelo del dipartimento u.s. e di altri dipartimenti narcotici. Henry Miller

Henry Miller è considerato all'unanimità il padre della Beat Generation. Il rifiuto delle convenzioni della società americana, la scelta di vita bohémienne in gioventú e piú tardi quella dell'isolamento - temi di fondo della sua opera, insieme naturalmente al sesso - lo hanno reso un punto di riferimento per Kerouac, Ferlinghetti, Corso.

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Pagina 137

Lawrence Ferlinghetti

Lawrence Ferlinghetti può permettersi di saltare sulla sua moto e percorrere Via Ferlinghetti, strada che la municipalità di San Francisco gli ha dedicato e che dista pochi isolati dalla sua libreria e casa editrice City Lights Books, nome scelto in omaggio al film di Chaplin Luci della città.

Poeta, libraio, editore, ha pubblicato gli autori beat: Corso, Ginsberg, Burroughs, Kerouac, Lamantia, McClure e molti altri. Ha fatto conoscere agli americani prima questi nuovi poeti, poi gli autori messicani, caraibici e sudamericani.

Nel 1953 Ferlinghetti decide di aprire una libreria di soli tascabili. E un'invenzione rivoluzionaria, anche perché in quegli anni sono davvero poche le case editrici che pubblicano libri economici.

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Pagina 138

IL GIUDICE HORN SUL CASO HOWL

Fahrenheit 451, la temperatura a cui bruciano i libri, ha finalmente deciso di mollare la presa su San Francisco, anche se la polizia sarebbe contentissima di continuare a farti sudare. Lo scorso 3 ottobre [1957], il Giudice Clayton Horn della Corte Municipale ha presentato un fascicolo di 39 pagine col quale riconosceva Shigeyoshi Murao e me non colpevoli di aver pubblicato o venduto scritti osceni, nella fattispecie Howl and Other Poems di Allen Ginsberg e aver pubblicato i numeri 11 e 12 di « The Miscellaneous Man ».

Si è cosí conclusa una delle azioni di polizia piú irresponsabili e ottuse perpetrate a ovest delle Montagne Rocciose, a parte il trattamento riservato a indiani e giapponesi.

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