Autore Stephen King
Titolo GUNS
Sottotitolocontro le armi
EdizioneMarotta&Cafiero, Melito di Napoli, 2020, Le mosche bianche 4 , pag. 112, ill., cop.fle., dim. 10,5x21x1 cm , Isbn 978-88-31379-03-8
OriginaleGuns [2012]
TraduttoreErcole Leo
LettoreElisabetta Cavalli, 2021
Classe paesi: USA , politica , economia , sociologia , storia criminale









 

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Indice


                              La dinamica   9

                               Ossessione   23

                 Ubriaconi in una bettola   39

                   Cultura della violenza   53

              Dalle mie gelide mani morte   67

    Nessuna soluzione, misure ragionevoli   85

                                  Epilogo   101

                                Biografia   106

                                  Crediti   109


 

 

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Pagina 11

LA DINAMICA



Ecco come vanno le cose.

Uno, la sparatoria. Poche persone di mezza età fra chi preme il grilletto, e praticamente nessun anziano. Qualcuno è giovane; molti sono solo ragazzi. Gli assassini della scuola di Jonesboro, Arkansas, avevano tredici e undici anni.

Due, i primi servizi al telegiornale, accompagnati da musichette squillanti e drammatiche scritte "ULTIM'ORA" in basso sullo schermo. Nessuno sa realmente che cazzo stia succedendo, ma è eccitante. C'è la foto del luogo; c'è la cartina presa da Google o Bing. La redazione del telegiornale si sta facendo il culo nel tentativo di mettersi in contatto con qualche giornalista locale.

Tre, la conferma che non si tratta di un falso allarme: ci sono delle vittime! Sangue americano è stato versato! Aeroplani con giornalisti e troupe televisive iniziano a rombare sulle piste di New York e Atlanta, in direzione di qualunque paesino sia stato messo sotto i riflettori da uno psicopatico con la pistola.

Quattro, il primo video. Viene sempre da un cellulare. Ce ne accorgiamo perché è corto, ed è tutto storto e sgranato. Mostra per lo più gente che corre.

Cinque, la prima diretta sul posto, condotta da quei reporter locali che devono tenere banco fino all'arrivo della troupe principale. Sono eccitatissimi per l'inaspettata apparizione sulla scena nazionale, nonostante alcuni lo nascondano meglio di altri. Qualcuno userà l'espressione "ammonta a" seguita da un numero. Questa forma sarà impiegata dozzine di volte durante la prima ora, mentre i reporter si avvicinano lentamente al conteggio finale. È come assistere a un gioco di probabilità. Ammonta a sei. No, ammonta a dodici. No, alcuni testimoni che sono riusciti a mettersi in salvo dicono ammonti ad almeno otto.

Sei, l'equazione corretta: X morti, Y feriti.

Sette, la prima intervista a un agente di polizia. L'Agente Uno non dice nulla di concreto, e non è obbligato a farlo. 11 suo lavoro consiste nel sembrare deciso e parlare in gergo poliziesco.

Otto, l'assassino viene identificato in modo errato.

Nove, il primo resoconto in tempo reale davanti all'ospedale locale, preferibilmente con un'ambulanza sullo sfondo. Punti bonus se l'ambulanza arriva con luci e sirena.

Dieci, l'assassino è identificato in modo corretto e ci tocca vedere una foto tratta dall'annuario scolastico in cui il tipo somiglia praticamente a chiunque. È aperta la caccia a una fotografia in cui somigli al nostro peggior incubo.

Undici, la prima intervista a un mezzobusto. Il busto parla dell'uso delle armi. Potrebbe anche mettere in mezzo la cultura della violenza in America, ma è probabilmente troppo presto. La "cultura della violenza" deve in genere aspettare fino alla terza o quarta intervista a un mezzobusto.

Dodici, interviste a testimoni oculari, la maggior parte dei quali è in lacrime e ha difficoltà a esprimersi (verrà usata l'espressione "rumori di spari"). Un giornalista che guadagna parecchi soldi per porre domande talmente idiote da suonare surreali chiederà: "Come ti sei sentito?"

Tredici, ha inizio la copertura completa dell'evento da parte dei notiziari via cavo. A questo punto le redazioni stanno forse mettendo insieme i filmati migliori, e li vedremo più spesso di Fred Thompson che pubblicizza i prestiti vitalizi ipotecari.

Quattordici, iniziano i riepiloghi delle precedenti sparatorie. Ci mostreranno le superstar degli squilibrati e sociopatici d'America, ancora e ancora: Harris, Klebold, Cho, Mohammed, Malvo, Lanza. Sono queste le persone che ricordiamo, non le vittime. Le redazioni dei notiziari sono affezionate in particolar modo alla foto segnaletica di James Holmes, l'assassino del cinema di Aurora perché, diamine, quel figlio di puttana ha proprio un'aria da pazzo. Lui è il nostro peggior incubo!

Quindici, interviste con persone che conoscevano l'assassino. Concordano tutti nel dire che era un po' strambo, ma nessuno si aspettava che avrebbe fatto una cosa del genere.

Sedici, inizia quello che i notiziari sanno fare meglio, e che continuerà per le successive settantadue ore: un lento e lussurioso leccare le lacrime dai volti dei familiari delle vittime. Ci fanno sorbire interviste con madri e padri in lacrime; interviste con fratelli e compagni di classe allibiti; flotte di carri funebri in viaggio dalla chiesa verso il cimitero; funerali con fiori, orsetti di peluche, fotografie, e cartelli che dicono NON TI DIMENTICHEREMO MAI. La parte più bella del punto sedici è che i canali via cavo sono liberi di trasmettere di nuovo messaggi pubblicitari. Come risultato, potremo passare direttamente da un funerale a informazioni su pannoloni per adulti, o su prodotti per indurire il pene, oppure su come il seguire una certa linea verde lungo il pavimento della cucina ci farà passare gli anni della pensione nel paese di Bengodi.

Diciassette, l'NRA annuncia che non commenteranno l'accaduto fino a quando i dettagli non saranno chiari. Anche per rispetto nei confronti delle vittime. I legislatori favorevoli alle armi da fuoco si rifiutano di rispondere alle chiamate delle testate giornalistiche.

Diciotto, i politici instaurano un dibattito nazionale sul controllo delle armi da fuoco. Questo dibattito è incentrato su automatiche e semiautomatiche, e sui caricatori ad alta capacità (l'arma che Adam Lanza usò alla Sandy Hook per massacrare quasi due dozzine di bambini era una Bushmaster AR-15. Aveva con sé anche una Glock calibro 10, una pistola così grande che viene assegnata alle guardie forestali in Groenlandia, nel caso incontrino orsi polari).

Diciannove, l'NRA torna sul pezzo (anche se lo fa in abiti da battaglia), proclamandosi assolutamente contraria a qualsiasi modifica delle leggi sulle armi da fuoco. Nella sua dichiarazione ufficiale, attribuisce la colpa all'assassino e alla cultura della violenza americana. Sottolinea, peraltro, il fallimento di psicologi e psichiatri nell'individuare persone potenzialmente pericolose, nonostante gran parte dei senatori e dei rappresentanti statunitensi visti di buon occhio dall'NRA non vogliano che un solo centesimo degli aiuti federali sia speso per migliorare quel genere di servizi (caspita, già devono pensare a quel fastidioso deficit). L'NRA non dice esplicitamente che anche le vittime sono da biasimare perché hanno pensato di poter vivere in America senza una pistola addosso o nella borsa, ma è un sottinteso difficile da ignorare.

Venti, c'è un tornado devastante in Louisiana, o uno scoppio di ostilità nel Medioriente, o una celebrità morta per overdose di farmaci. Ecco che arriva la musica drammatica e la scritta "ULTIM'ORA". La sparatoria è messa in secondo piano. Ben presto è in terzo. Poi resta solo un titoletto sotto il video divertente del giorno su YouTube.

Ventuno, qualsiasi proposta di legge volta a cambiare le norme in vigore sulle armi da fuoco - incluse quelle che rendono possibile per quasi chiunque in America acquistare un fucile d'assalto ad alta capacità - annega nella palude legislativa.

Ventidue, succede di nuovo e ricomincia tutto da capo.

Ecco come vanno le cose.

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L'asserzione secondo cui gli americani amano la violenza e se ne nutrono quotidianamente è una menzogna autoreferenziale promulgata da fondamentalisti religiosi e magnaccia delle armi esperti di propaganda. È creduta da persone che non leggono romanzi, non giocano ai videogiochi, o non vanno spesso al cinema. Le persone in contatto con la cultura capiscono che ciò che gli americani vogliono davvero (oltre a sapere tutto sulla gravidanza della Principessa Kate) è Il re leone a Broadway, un orsetto di peluche sboccato di nome Ted al cinema, Due uomini e mezzo in TV, Words with Friends sui loro iPad, e Cinquanta sfumature di grigio sui Kindle. Affermare che la "cultura della violenza" in America è responsabile delle sparatorie a scuola è come dire che gli amministratori delegati di una compagnia di sigarette affermano che l'inquinamento ambientale è la prima causa di cancro ai polmoni. 9 avesse avuto una pistola, sono soliti mor- morare fra le lacrime. A volte ce l'hanno. Alla fine del 1959, due senzatetto, Dick Hickok e Perry Smith, in Kansas, irruppero nella casa del fattore Herbert Clut- ter. Cercavano dei soldi che credeva- no Clutter conservasse in una cassa- forte. Uccisero Clutter, sua moglie, e due dei figli che vivevano anco- ra con loro. Clutter aveva delle pi- stole, ma non riuscì a usarle; secon- do quanto ricostruito, non ci provò nemmeno. Gran parte delle vittime di effrazione in possesso di armi si ritrovano nella stessa posizione di Herbert Clutter: sorpresi e del tutto sopraffatti. A meno di non dormire con la calibro 4.5 automatica, carica, sotto il cuscino, è probabile di tro- varsi nella stessa situazione se mai dei tipi loschi dovessero entrare in camera da letto, curiosando alla ri- cerca della vostra cassaforte.

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Pagina 74

Penso che la vera questione sia: quanto vogliamo essere paranoici? Quante pistole servono per farci sentire al sicuro? E come fare a tenerle contemporaneamente cariche e a portata di mano, ma altresì fuori dalla portata di figli e nipoti indiscreti? Siamo sicuri che non potremmo cavarcela meglio con un buon allarme antifurto? È vero, bisogna ricordarsi di impostare quel maledetto allarme ogni sera prima di andare a letto, ma bisogna considerare questo: se dovessimo mai scambiare nostra moglie o la nostra compagna per un tossicomane scatenato, certo non potremmo spararle con un antifurto.

Esattamente questo tipo di incidente stroncò la vita di Desire Miller, di Sacramento, nell'ottobre del 2012, quando fu scambiata per un intruso dal suo ragazzo e colpita a morte allo stomaco da un proiettile. Nello stesso mese, l'ex poliziotto in pensione James Griffith confuse suo figlio Michael con un rapinatore e lo uccise con un colpo alla testa. A New Orleans, un mese prima, Charles Williams fu crivellato a morte da sua moglie, che lo aveva preso per un ladro.

E sono solo tre di centinaia di casi, fra il 2009 e il 2012.

Quelli che si oppongono con fermezza, perfino istericamente, a qualsiasi tipo di controllo delle armi amano i loro vicini e le loro comunità, ma nutrono una sfiducia nei confronti del governo federale così profonda da rasentare la paranoia (e in alcuni casi da oltrepassarla a piè pari e senza nemmeno passare dal via). Considerano ogni minima forma di controllo imposto sulla vendita e sul possesso di armi da fuoco come la prima mossa di una sinistra cospirazione volta a disarmare il popolo americano, così da renderlo indifeso davanti a una presa di potere; gli omicidi accidentali, obiettano, sono solo parte del prezzo che paghiamo per la libertà... e comunque, una cosa del genere non succederà mai a me; io ragiono sempre a mente fredda. Queste persone credono sul serio che al disarmo seguirà la dittatura, con carrarmati per le strade di Topeka e guardie armate negli aeroporti delle metropoli. (Ops, dimenticavo: ce li abbiamo già, e la maggior parte dei difensori delle armi da fuoco ne è a favore).

"Togli al popolo il diritto di possedere armi e sarà via libera per il totalitarismo!" piagnucolano questi Geremia. "Guardate cosa è successo in Germania!"

No, no, no, no.

È vero che vigevano norme molto rigide sulle armi da fuoco in Germania nel periodo immediatamente successivo alla Prima Guerra Mondiale perché, ehm, l'avevano persa.

Le leggi tedesche sulle armi furono notevolmente alleggerite dieci anni dopo la fine della guerra. Entro il 1938, quando Hitler era già salito al potere, quelle leggi erano praticamente identiche alle odierne leggi americane (nonostante, devo ammettere, le leggi americane differiscano non poco tra i vari stati): avevi bisogno di un permesso per acquistare e detenere una pistola, ma potevi avere tutti i fucili che volevi. A meno che tu non fossi un ebreo, ovviamente, ma era quello il problemino dei nazisti, no? Uccidevano molti ebrei, e non avevano bisogno di leggi restrittive sulle armi per farlo; era il governo ad armare gli assassini.

Ragazzi, sentite bene: nessuno vuole portarvi via i fucili da caccia. Nessuno vuole portarvi via le vostre pistole. Nessuno vi vuole portar via i revolver, e nessuno vuole togliervi le armi automatiche, a condizione che quest'ultime non possano contenere più di dieci proiettili. Se non riuscite a uccidere un rapinatore (o vostra moglie, sveglia e in piedi nel cuore della notte per prendere uno spuntino dal frigo) con dieci colpi, vi conviene tornare al vostro poligono di tiro di fiducia.

Gli uomini (sono sempre uomini) che vanno fuori di testa e fanno fuori il maggior numero possibile di innocenti possono essere pazzi, ma di certo non sono stupidi. Non giungono sulla scena del loro massacro armati di calibro 22 con un solo colpo in canna o revolver vecchio stile da sei colpi, del tipo che Jimmy Cagney andava sventolando alla fine di Nemico pubblico; si presentano alla festa muniti di artiglieria pesante. Alcuni si tirano indietro, ma quando non lo fanno ha luogo una carneficina, il genere di carneficina che dà agli sbirri e ai paramedici incubi per gli anni a venire. Si può solo desiderare che Wayne LaPierre e il suo consiglio di amministrazione dell'NRA vengano trascinati su una di queste scene, obbligati a indossare stivaletti e guanti di gomma per aiutare a lavar via il sangue, le cervella, e i brandelli di intestino ancora pieni della poltiglia di cibo semi-digerito, l'ultimo pasto di un passante innocente.

Jeff Cox - uno di quelli che si è fatto indietro, colpito da un lampo di ragionevolezza - portava un fucile d'assalto calibro 223, probabilmente un Daewoo con una capacità di trenta colpi.

Seung-Hui Cho, l'assassino del Virginia Tech, aveva una Glock 19 con caricatori di quindici colpi. Ne aveva diciannove, di caricatori. Come se non bastasse, aveva una Walther P22 con un caricatore da dieci colpi. In tutto, aveva con sé quattrocento proiettili. Ha ucciso tredici persone e ne ha ferite ventuno.

Dylan Klebold, uno degli assassini della Columbine High School, portava una pistola semiautomatica DC9M della Intratec, comunemente nota come TEC-9. Con un caricatore ampliato, il TEC-9 può sparare fino a cinquanta colpi senza ricaricare. Harris e Klebold hanno ucciso tredici persone e ne hanno ferite ventuno.

Come Seung-Hui-Cho, Jared Loughner aveva con sé una Glock 19. Ha ucciso sei persone, incluso un bambino di nove anni, e ne ha ferite quattordici. Stando a un testimone dell'episodio che ha lasciato gravemente ferito il deputato Gabby Giffords, Loughner era in grado di far fuoco così velocemente che il massacro era finito prima che molti degli spettatori terrorizzati realizzassero cosa stesse succedendo e aprissero la bocca per urlare.

James Holmes, che ha ucciso dodici persone e ne ha ferite cinquantotto in un cinema di Aurora, in Colorado, aveva un fucile M-16 (trenta colpi) e una Glock calibro 40, con un caricatore che può contenere fino a diciassette colpi.

Oltre alla Glock 10 che usò per uccidersi, Adam Lanza aveva un Bushmaster AR-15, un fucile semiautomatico leggero, maneggevole e con un'impugnatura da pistola, che può sparare trenta colpi in meno di un minuto. Nella sua guerra contro la prima elementare, Lanza esaurì diversi caricatori da trenta colpi.

Per quanto riguarda la Glock: fu strappata dalle sue gelide mani morte.

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Nel gennaio del 2013, il presidente Obama annunciò - al suono di prevedibili grida di scandalo dalla destra americana - ventitré ordini esecutivi e tre importanti iniziative per contribuire a smorzare la diffusione di armi da fuoco e irrigidire le condanne per detenzione e uso illegale. (La risposta dell'NRA fu un patetico annuncio pubblicitario che insinuava che le figlie di Obama stessero ricevendo un trattamento speciale, come se non fosse possibile un attacco terroristico contro la famiglia del Presidente... questi tizi non guardano serie come Homeland?) Il tutto si riduce a un tris di misure ragionevoli per contenere la violenza armata. Le elenco in ordine crescente, dalla più probabile che avvenga alla meno probabile.


• Controllo completo e generale dei precedenti. Questo probabilmente succederà, e non è mai troppo presto. In primo luogo, comporterebbe un periodo d'attesa, e già questo potrebbe frenare un buon numero di aspiranti killer di massa.

[...]


• Vietare la vendita di caricatori con una capacità superiore a dieci colpi. Credo siano troppi; per citare il titolo di una vecchia sitcom, mi sembra che otto siano abbastanza. Ma accetterei volentieri anche dieci. È comunque meglio di trenta. O cinquanta. O cento.

[...]


• Vietare la vendita di armi d'assalto come il Bushmaster e l'AR-15. Questo probabilmente non succederà, in parte per l'influenza che l'NRA esercita su un gran numero di deputati e senatori, ma anche perché parecchi difensori delle armi si aggrappano alle loro semi-automatiche allo stesso modo in cui Amy Winehouse e Michael Jackson si avvinghiavano alla merda che li stava uccidendo.

[...]

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