Autore Camilla Läckberg
Titolo Il guardiano del faro
EdizioneMarsilio, Venezia, 2014, Farfalle , pag. 448, cop.fle., dim. 13,5x20,5x3,5 cm , Isbn 978-88-317-1868-4
OriginaleFyrvaktaren [2009]
TraduttoreLaura Cangemi
LettoreGiovanna Bacci, 2014
Classe narrativa svedese , gialli












 

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Pagina 9

Si accorse di avere le mani insanguinate solo quando, mettendole sul volante, sentì che i palmi si appiccicavano alla pelle che lo rivestiva. Non se ne curò e, ingranata la retro, uscì di scatto dal vialetto d'accesso del garage con la ghiaia che schizzava via da sotto le gomme.

Avevano davanti un lungo viaggio. Lanciò un'occhiata al sedile posteriore. Sam dormiva avvolto nella coperta. In realtà sarebbe dovuto stare seduto, assicurato con la cintura, ma non aveva cuore di svegliarlo. Avrebbe guidato con la massima prudenza possibile. Automaticamente allentò la pressione del piede sull'acceleratore.

Il cielo stava già schiarendo. Le ore buie erano finite quasi prima di avere avuto il tempo di cominciare, eppure quella notte d'inizio estate le sembrava interminabile. Era cambiato tutto. Gli occhi scuri di Fredrik fissavano vitrei il soffitto e lei aveva capito che non poteva fare niente: doveva salvare se stessa e Sam. Non pensare al sangue, non pensare a Fredrik.

C'era un solo posto dove rifugiarsi.

Sei ore più tardi erano a destinazione. Fjällbacka stava cominciando a svegliarsi. Parcheggiò davanti alla sede della Guardia costiera e pensò a come riuscire a portare via tutto. Sam dormiva ancora profondamente. Dal vano portaoggetti prese un pacchetto di fazzoletti di carta e si pulì le mani alla meglio. Il sangue era difficile da togliere. Poi prese le valigie dal bagagliaio e le portò il più veloce possibile fino a Badholmen, dov'era attraccata la barca. Temeva che Sam si svegliasse, ma aveva chiuso l'auto in modo che non potesse scendere e finire in acqua. Calò faticosamente i bagagli a bordo e aprì la catena antifurto. Poi tornò di corsa all'auto e, sollevata, vide che Sam dormiva tranquillo come prima. Lo prese in braccio e lo portò fino alla barca, ancora avvolto nella coperta. Scendendo cercò di guardare dove metteva i piedi e riuscì a evitare di scivolare. Depositò delicatamente il bambino sul pagliolo e girò la chiavetta d'accensione. Il motore si avviò tossicchiando al primo tentativo. Era parecchio che non si metteva al timone, ma aveva la sensazione che se la sarebbe cavata. Si staccò dall'attracco e si diresse verso l'uscita del porto.

Il sole splendeva ma non scaldava ancora. Sentì la tensione calare lentamente mentre il terrore della notte perdeva un po' della sua presa. Guardò Sam. E se quello che era accaduto l'avesse segnato per sempre? A cinque anni si è fragili e chi poteva sapere se dentro di lui qualcosa si era spezzato? Sarebbe stata disposta a qualsiasi cosa pur di rimediare, pur di cancellare il male a forza di baci, come se si fosse sbucciato le ginocchia cadendo dalla bicicletta.

La rotta le era familiare. Conosceva ogni isola, ogni scoglio. Puntò verso Väderöbod e proseguì sempre più in là lungo la fascia costiera. Le onde avevano cominciato a sollevarsi un po' e la prua sbatteva sulla superficie dopo ogni cresta. Si concesse di chiudere gli occhi per qualche secondo, godendo della sensazione degli spruzzi di acqua salata sul viso. Riaprendoli, vide in lontananza Gråskär e il cuore le balzò nel petto. Era sempre così, quando avvistava l'isola e la casetta con il faro che svettava bianco e fiero verso il cielo azzurro. Era ancora troppo distante per poter vedere il colore della casa, ma ricordava la sfumatura grigia del legno e i cantoni bianchi, e anche le malvarose che crescevano contro la parete meno esposta al vento. Era il suo rifugio, il suo paradiso. La sua Gråskär.


La chiesa di Fjällbacka era piena fino all'ultima fila di banchi e il coro traboccava di fiori. Corone, mazzi e nastri di seta con l'estremo saluto.

Patrik quasi non riusciva a guardare la cassa bianca in mezzo a quel mare di petali. All'interno della grande chiesa di pietra regnava un silenzio lugubre. Ai funerali delle persone anziane si sentiva sempre un leggero brusio fatto di frasi come "ha sofferto tanto che è stata quasi una benedizione" scambiate in attesa del tradizionale caffè in canonica dopo la cerimonia. Quel giorno invece nessuno apriva bocca. Erano tutti seduti muti nei loro banchi con il cuore pesante e un senso di ingiustizia nel profondo.

Patrik si schiarì la voce e alzò gli occhi verso la volta per scacciare le lacrime, stringendo forte la mano di Erica. L'abito gli provocava prurito. S'infilò un dito nel colletto della camicia sentendo mancare l'aria.

In cima al campanile cominciarono i rintocchi, che riecheggiarono tra le pareti. A quel suono molti si riscossero, guardando la bara. Lena uscì dalla sacrestia e si avviò verso l'altare. Era stata lei a sposarli, proprio lì, ma in quella che sembrava un'altra epoca, un'altra realtà: allora l'atmosfera era gioiosa e piena di luce. Patrik cercò di interpretare la sua espressione seria. Pensava anche lei che quanto era accaduto fosse contro natura? Oppure la certezza che ogni cosa avesse un senso le infondeva serenità?

Le lacrime traboccarono di nuovo e lui le asciugò con il dorso della mano. Erica gli passò discreta un fazzoletto. Quando l'ultima nota dell'organo si spense scese qualche secondo di silenzio. Poi Lena prese la parola. La voce ebbe un tremito, ma si fece via via più salda.

«La vita può cambiare in un istante, ma Dio è con noi, anche oggi.»

Patrik vedeva muoversi le sue labbra ma poco dopo smise di ascoltare. Non voleva. Quel poco di fede infantile che gli era rimasto crescendo era stato spazzato via definitivamente. Ciò che era accaduto non aveva senso. Di nuovo strinse forte la mano di Erica.

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