Copertina
Autore Tomás Maldonado
Titolo La speranza progettuale
SottotitoloAmbiente e società
EdizioneEinaudi, Torino, 1970, Nuovo Politecnico 35
Classe scienze tecniche , architettura
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Pagina 7

Prefazione

Può accadere che si ritenga piuttosto inconsueta la fisionomia di questo saggio. È probabile infatti che sia difficile spiegarsi le ragioni della sua struttura disordinatamente frammentaria, della sua varietà di approcci, del suo permanente oscillare dal discorso obiettivo a quello soggettivo, dall'accademico distacco argomentativo alla violenta rozzezza dell'impegno polemico.

Tale mancanza di omogeneità può essere giustificata, almeno cosí spero, dal tortuoso itinerario che ho dovuto percorrere prima di arrivare al presente risultato. La mia idea di partenza era di scrivere un libro sistematico (e soprattutto di una completezza molto ambiziosa) sullo stato attuale della ricerca metodologica nel campo della progettazione ambientale. Ma è accaduto che, in piena marcia, quando già avevo svolto buona parte di lavoro, ho smesso di credere nell'impresa iniziata. Di fatto, quanto piú avanzavo nella conoscenza delle attuali tecniche metodologiche, tanto piú evidente risultava per me la contraddizione tra la relativa maturità di queste sofisticate tecniche e l'assoluta immaturità dei centri di potere decisorio della nostra società per farne un uso ragionevole. Volevo scrivere un trattato, ma di colpo capivo che era un'illusione: non si può scrivere un trattato su una realtà che non è fattualmente tratteggiabile.

Perciò, a questo punto, ho trovato giusto cambiare programma. Invece di un libro sistematico, ho creduto per ora piú opportuno pubblicare un breve saggio polemico sulla flagrante contraddizione riscontrata. Il programma originario ha lasciato però la sua traccia su questo testo, e da qui la mancanza di omogeneità sopra accennata.

Vorrei sottolineare che gran parte del saggio è stata scritta come riflesso - positivo o negativo - nei confronti della corrente di idee rese attuali ultimamente dal movimento di rivolta dei giovani. Nella mia presa di posizione a questo proposito credo di non essermi lasciato influenzare né da coloro che sono sempre disposti a celebrarlo, né da coloro che sono sempre pronti a denigrarlo. Dobbiamo senza dubbio essere riconoscenti ai giovani per averci svegliati dalla nostra sonnolenza e per averci ricordato senza eufemismi che la nostra non è un'epoca arcadica, ma angosciosamente convulsa. Tuttavia lo sbaglio di molti di loro è di continuare ostinatamente a rifiutare la speranza, di non voler ammettere che il vero esercizio della coscienza critica è sempre inseparabile dalla volontà di cercare un'alternativa progettuale coerente ed articolata alla convulsione della nostra epoca. Non ho avuto la pretesa di postulare qui in tutti i suoi particolari tale alternativa, il mio sforzo è stato piú modesto: ho tentato soltanto di svolgere un compito preliminare, cioè una «ricognizione» - come si dice nel gergo militare - dell'area in cui forse nel futuro questa alternativa può essere localizzata. Ma una «ricognizione» presuppone chiarire, togliere tutto quanto può confondere l'accuratezza della nostra osservazione e pertanto della nostra valutazione. Cosí si spiega come una parte del saggio sia stata dedicata a precisazioni terminologiche; un'altra ad esaminare criticamente le cause delle diverse correnti di nichilismo oggi in voga; un'altra infine a denunciare le forme attuali piú tipiche della mistificazione progettuale.

Il fatto invece che non si forniscano ricette non deve sorprendere il lettore. La vastità dei problemi cui ci troviamo di fronte oggi nel campo della progettazione ambientale ci consiglia un'estrema cautela nel passare dal discorso descrittivo al discorso prescrittivo. Parecchie volte in questi ultimi decenni architetti ed urbanisti non hanno avuto tale cautela. E le conseguenze sono state piuttosto gravi. Con questo saggio si è voluto solo stabilire quali sono gli errori da evitare. È poco, ma è già qualche cosa.

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