Copertina
Autore Alberto Manguel
CoautoreFrançois Place [illustrazioni]
Titolo Una stanza piena di giocattoli
EdizioneArchinto, Milano, 2012, Le mongolfiere , pag. 106, ill., cop.fle., dim. 10,6x18x0.8 cm , Isbn 978-88-7768-615-2
OriginaleA Room Full of Toys
EdizioneBarral, Paris, 2006
TraduttoreIlaria Rizzato
LettoreSara Allodi, 2012
Classe giochi , bambini , collezionismo
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Pagina 7

Tra i giocattoli



                            O Dio, potrei venir chiuso in un guscio di
                            noce e considerarmi re dello spazio infinito...

                                                William Shakespeare, Amleto



È tutto qui. La famiglia di Papà Orso, Mamma Orsa e Orsetto. Le bambole che giocano, cucinano, lavorano, indossano abiti magnifici, vivono in case perfette. Le bestie feroci che popolano luoghi troppo remoti per sembrare veri. Gli animali della fattoria con la loro placida vita. I soldati impegnati in guerre che non hanno inizio né fine né motivo. Il treno che di continuo crea la propria geografia. I robot, non più abitanti del futuro. Gli animali di peluche che dividono il letto con noi e hanno il nostro odore. I personaggi televisivi per cui devono essere immaginate nuove storie. Gli oggetti di base: la palla, il cerchio, il tappo, il cubo. I mattoni di cui è fatto il mondo.

È tutto qui. Il piccolo dio, il caposquadra, il generale degli eserciti in guerra, íl direttore, il signore del castello, la Grande Madre, il distruttore, la matrona, il monarca, la mano del destino, il principio e la fine.

È tutto qui. Conforto, conflitto, incubi, esperienza, gerarchie, anarchia, libertà, disciplina, inizi, avventure, pregiudizi, creazione, ricerca scientifica, rituali sociali, divieti, trasgressione, sesso, metafisica, conoscenza, morte.

Questo guscio di noce è il mondo. Ciò che non è qui ancora non esiste.

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Pagina 11

I mattoncini sono un genere a sé. Il Meccano, i Lego, i blocchetti di legno e le tessere di plastica a incastro, questi giochi che permettono al bambino di costruire case e torri, monumenti e castelli, ponti e mura, si annoverano tra gli oggetti primordiali, come la ruota o il coltello.

Se la storia di Babele narra del castigo inflitto all'ambizione di arrivare più in alto, la scatola dei mattoncini rappresenta il fallimento del castigo. Ogni volta che un bambino si mette a costruire il suo muro di mattoncini innalzandolo verso il cielo, è la conferma che non si è imparata la lezione. Costruire evoca l'atto di alzasi in piedi, sollevarsi da terra e sfidare la legge di gravità. Tutto deve cadere, ci dice la nostra natura umana, ma tutto vuole elevarsi, come gli alberi o le onde o le imponenti formazioni rocciose.

Il limite del gioco delle costruzioni è dato solo dal numero di mattoncini contenuti nella scatola. Poiché là fuori, sugli scaffali del mondo, vi sono innumerevoli confezioni, il limite (nell'ingordo regno dei desideri di un bambino) è molto prossimo all'infinito.

Tra le quattro mura della stanza del bambino, quella consapevolezza di avere la possibilità di costruire una torre sempre più alta sembra essere sufficiente. L'ombra di Babele, di una Babele trionfante, si proietta sul pavimento di ogni stanza da gioco.

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Pagina 33

I giocattoli sono il nostro tentativo di comprendere il mondo. Ci ritroviamo in un luogo troppo grande per noi, troppo complicato per la nostra intelligenza. Non possiamo afferrare il mondo perché siamo troppo al suo interno: ciò che vediamo ci esclude. Siamo nati in un caleidoscopio di forme e in una cacofonia di suoni troppo incontenibile per essere districata, in cui i confini sono incerti e i contorni vaghi. Gli psicologi ci dicono che nasciamo con una primordiale consapevolezza di noi stessi, sapendo che i nostri corpi sono nostri fin dal principio. Impariamo chi sappiamo già di essere imparando ciò di cui facciamo esperienza – questo dito che tocca, questo piede che stringo con la mano, questa bocca con cui suggo – e da quel luogo che chiamiamo «io» iniziamo a separare gli approdi del mondo. Come Adamo nel Giardino, ci viene dato il compito di denominare quello che vediamo e, per condurre il mondo entro la nostra portata, ci vengono dati modelli transitori del mondo che possiamo afferrare e tenere: una bambola, un orso, un coniglio, un castello.

Quel che sta nella nostra presa è la misura della nostra comprensione. Per un bambino, meglio tenere in mano un uovo oggi che una gallina domani.

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Pagina 69

La stanza dei giochi ha le proprie regole cui i giocattoli devono sottostare. Tali regole sono arbitrarie e al contempo severe, antichissime e create sul momento, universali e individuali, in parte frutto della superstizione e in parte di una gelida logica. Ad esempio:

Quattro giocattoli dello stesso tipo non possono stare sulla stessa mensola allo stesso tempo.

Almeno una bambola deve sempre essere rivolta verso la finestra.

Nessun gioco rosso deve mai essere messo sul letto.

Se un giocattolo cade a terra, bisogna baciarlo tre volte prima di rimetterlo al suo posto.

Gli animali di peluche non vanno mai chiusi nella loro scatola, altrimenti soffocano.

Una bambola non va lasciata nuda di notte.

Certi giocattoli non vanno tenuti troppo vicini: una ballerina e un clown, un elefante e un gatto, una bambola di pezza e una con la testa di porcellana.

Prima di iniziare a giocare con i soldatini, bisogna chiudere gli occhi e contare fino a venticinque.

Non devono esserci due giocattoli con lo stesso nome.

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