Autore Karl Marx
Titolo Salario, prezzo e profitto
EdizioneEditori Riuniti, Roma, 1971 [1955], Le idee 7 , pag. 124, cop.fle., dim. 12x18,5x1 cm
OriginaleValue, price and profit
Edizionex, Londra, 1898
CuratoreVincenzo Vitello
TraduttorePalmiro Togliatti
Classe lavoro , economia politica












 

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Indice


Introduzione                                               7

[Osservazioni preliminari]                                19

 1. [Produzione e salari]                                 21

 2. [Produzione, salari, profitti]                        25

 3. [Salari e denaro]                                     39

 4. [Offerta e domanda]                                   45

 5. [Salari e prezzi]                                     49

 6. [Valore e lavoro]                                     55

 7. La forza-lavoro                                       69

 8. La produzione del plusvalore                          75

 9. Il valore del lavoro                                  79

10. Come si crea il profitto quando una merce è venduta
    al suo valore                                         83

11. Le diverse parti in cui si scompone il plusvalore     85

12. Il rapporto generale tra profitti, salari e prezzi    91

13. I casi principali in cui vengono richiesti aumenti o
    combattute diminuzioni di salario                     95

14. La lotta fra capitale e lavoro e i suoi risultati    105


Appendice
Marx a Engels                                            117
Marx a Engels                                            119
Nota bibliografica                                       121
Indice dei nomi                                          123


 

 

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Pagina 7

Introduzione


Salario, prezzo e profitto è nato da una esposizione ìn forma divulgativa che Marx fece nel lontano 1865, nella sede del Consiglio generale dell'Internazionale, per rispondere alle concezioni errate che uno dei suoi membri, J. Weston, aveva sostenuto sugli effetti di un aumento dei salari. Si trattava di dimostrare che un aumento generale dei salari monetari non sarebbe stato annullato — come quest'ultimo aveva sostenuto in un rapporto tenuto nella stessa sede dell'Associazione internazionale degli operai — da un aumento dei prezzi tale da compensare l'aumento dei salari nominali, ma avrebbe avuto al contrario l'effetto di elevare la capacità di acquisto dei lavoratori e di ridurre in modo corrispondente i profitti dei capitalisti. La tesi di Weston avrebbe potuto avere, com'è ovvio, qualora fosse stata accettata, conseguenze assai dannose per le organizzazioni di classe dei lavoratori, giacché essa veniva a negare di fatto ogni utilità pratica delle lotte rivendicative per migliorare le loro condizioni di vita. Questa fu, dunque, la circostanza immediata da cui ebbe origine quest'opuscolo di Marx; il quale tuttavia conserva anche nella nostra epoca un carattere di attualità che, se mai, risulta accentuato dalle controversie e dalle polemiche che su questo tema tuttora hanno luogo e investono addirittura il campo piú largo dei rapporti tra salari, profitti e processo di accumulazione, campo che Marx esplorò piú a fondo nel Capitale, limitandosi in questa esposizione divulgativa a richiamare di questa sua opera maggiore i punti piú salienti e direttamente pertinenti alla confutazione delle tesi di Weston.

Ma, se questo è il carattere di preminente attualità che presenta ai nostri giorni un opuscolo come questo, scritto quasi cent'anni fa, in che cosa consiste la validità delle argomentazioni fondamentali di Marx che costituiscono la trama di questo scritto cosí esemplare per nitidezza di ragionamento e rigore di analisi?

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Pagina 19

[Osservazioni preliminari]


Cittadini!

Permettetemi, prima che mi addentri nell'argomento vero e proprio della mia esposizione, di fare alcune osservazioni preliminari.

Regna oggi sul Continente una vera epidemia di scioperi e una richiesta generale di aumento di salario. La questione si presenterà al nostro Congresso. Voi, che siete alla testa dell'Associazione internazionale, dovete avere delle opinioni molto precise su questa importante questione. Considero perciò mio dovere esaminare a fondo il problema, anche a costo di porre la vostra pazienza a dura prova.

Una seconda osservazione preliminare devo fare a proposito del cittadino Weston. Egli non solo ha sviluppato davanti a voi, ma ha anche difeso apertamente delle concezioni che sa essere molto malviste dagli operai, ma che egli ritiene favorevoli ai loro interessi. Una tale prova di coraggio morale deve essere apprezzata altamente da ognuno di noi. Spero che, malgrado lo stile disadorno della mia esposizione, egli riconoscerà alla fine di essa che io concordo con quella che mi sembra essere la idea giusta che sta alla base delle sue tesi, le quali però, nella loro forma attuale, non posso non considerare come teoricamente false e praticamente pericolose.

E passo senz'altro all'argomento in questione.

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Pagina 21

1. [Produzione e salari]


Il ragionamento del cittadino Weston poggia di fatto su due premesse:

1) che l'ammontare della produzione nazionale è qualcosa di fisso, una quantità o grandezza costante, come direbbe il matematico;

2) che la somma dei salari reali, cioè dei salari calcolati secondo la quantità di merci che con essi si possono comperare, è un importo fisso, è una grandezza costante.

Ora, la sua prima asserzione è evidentemente errata.

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