Copertina
Autore Ignacio Matte Blanco
Titolo Preludi alla bi-logica II
SottotitoloRiflessioni sulla psicodinamica
EdizioneLiguori, Napoli, 2003, Fil rouge 11 , pag. 80, cop.fle., dim. 165x235x8 mm , Isbn 978-88-207-3620-0
OriginaleSome reflections on psycho-dynamics [1940]
CuratoreAnna Gorrese, Caterina Ferrara
TraduttoreCaterina Ferrara
LettoreCorrado Leonardo, 2004
Classe psicanalisi
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Indice

    1   Presentazione
        di Fiorangela Oneroso

    5   Prefazione
        di Anna Gorrese

   25   Riflessioni sulla psicodinamica
        di Ignacio Matte Blanco

   53   Guida bibliografica
 

 

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RIFLESSIONI SULLA PSICODINAMICA
di Ignacio Matte Blanco



Un caso clinico



Per favorire la comprensione di quanto seguirà, mi sembra utile ricorrere all'esempio di un caso clinico.

Una donna poco più che trentenne iniziò una terapia psicoanalitica per una grave forma di agorafobia e claustrofobia. I suoi sintomi avevano cominciato a manifestarsi cinque anni prima, immediatamente dopo il suo matrimonio. Poco alla volta ella aveva limitato le sue attività, le aveva ridotte sempre di più fino al punto da non poter più uscire da sola. Doveva essere sempre accompagnata da un'altra donna. Non poteva prendere un autobus o un qualsiasi mezzo di trasporto da cui non le fosse possibile uscire immediatamente non appena lo desiderasse; non poteva essere lasciata sola in casa e, quando vi era qualcuno con lei, doveva comunque essere lasciata aperta la porta della stanza, perché aveva paura di rimanervi chiusa dentro, a chiave. I suoi movimenti erano notevolmente limitati. Era costretta a camminare molto lentamente e piuttosto rigidamente.

Non riusciva a stendersi, doveva dormire seduta nel letto, perché pensava che se si fosse distesa lo stomaco avrebbe toccato il cuore; quando lo faceva aveva un attacco di ansia, accompagnato da palpitazioni e tachicardia. Camminare velocemente le faceva lo stesso effetto. La prima volta che mi capitò di assistere a uno di questi attacchi aveva centocinquanta pulsazioni al minuto.

Aveva paura di rimanere sola con il marito e aveva bisogno di avere sempre un'altra donna vicino a sé. Come si vede, i suoi sintomi l'avevano ridotta in uno stato di quasi completa invalidità.

Nel presentare questo caso, non è mia intenzione discutere dettagliatamente le interessanti e talvolta molto complesse fantasie nascoste dietro i sintomi. Mi soffermerò solo su un aspetto: su come determinate pulsioni dell'Es tentavano di manifestarsi, ostacolate dalle fore dell'Io e del Super-Io, e su come l'azione combinata di queste istanze opposte dava vita ai sintomi. Poiché sono interessato soltanto all'azione reciproca delle forze che si fronteggiano nella mente, mi riferirò il meno possibile al contenuto delle diverse pulsioni e fantasie. Concentrerò la mia attenzione sul corso e sulla direzione delle correnti, piuttosto che sulle acque che esse trascinano.


Risultò subito evidente che la paziente aveva una grande avidità orale. I pasti erano momenti molto importanti della sua giornata. Il cibo doveva essere servito a orari prestabiliti: quando le capitava di aspettare anche per pochi minuti subentrava uno attacco d'ansia. Aveva bisogno di avere sempre del cibo a portata di mano, nel caso avesse fame; per questo portava sempre dei biscotti con sé. Non appena s'imbatteva nella piu piccola difficoltà, nella più piccola paura o frustrazione, iniziava subito a mangiare un pezzo di biscotto. Si sentiva come un animal famelico, che andava trattato con cautela per evitare che potesse scatenersi provocando danni incalcolabili. Il problema da un lato era far si che un tale animale pericoloso fosse sempre soddisfatto, dall'altro impedirgli di diventare distruttivo. Ben presto risultò evidente che i desideri orali si riferivano soprattutto al pene in quanto sostituto del seno. Ella aveva un desiderio inconscio di succhiare il pene, di ricavarne del nutrimento, di staccarlo con i denti e ingoiarlo: una volta dentro di sé, questo l'avrebbe sempre nutrita e non si sarebbe separato da lei neanche momentaneamente. Per questa ragione si sentiva oltre modo pericolosa per ogni uomo che le si avvicinava che poteva trovarsi privato del suo pene senza avere neanche il tempo di rendersene conto. Se camminava per strada da sola, pensava che tutti gli uomini che le passavano accanto sarebbero stati rapidamente evirati. Da qui la necessità di essere accompagnata da una donna. Ciò impediva il soddisfacimento dei suoi impulsi aggressivi e rapaci e, nel contempo, la faceva sentire al riparo da qualsiasi ritorsione da parte di tali ipotetici uomini.

Ma nonostante tutte queste precauzioni, si sentiva come se avesse effettivamente ingoiato un pene che la riempiva dall'interno. La rigidità del suo corpo aveva lo scopo di non irritarlo, altrimenti l'avrebbe attaccata e morsa.

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Il sistema psicodinamico



Da queste considerazioni perveniamo alla nozione di quello che propongo di definire il sistema psicodinamico. Uso la parola "psicodinamico" per differenziare tale sistema dal "sistema psichico", che nella letteratura psicoanalitica è qualcosa di completamente diverso.

Sappiamo che nel mondo fisico per svolgere un lavoro utilizzando l'energia di un sistema, abbiamo bisogno di differenze di potenziale. Una parte del sistema ha bisogno di un potenziale più alto dell'altro, e i cambi di energia consistono in uno spostamento di energia dalla parte in cui il potenziale è più alto a quella in cui è più basso. Per esempio: possiamo ricavare energia da una caduta d'acqua, da un gas che riduce la sua pressione o, nel motore a vapore, dal raffreddamento di qualcosa di caldo.

Vediamo ora come nella mente avviene qualcosa di simile. L'energia delle pulsioni dell'Es rappresenta la tensione più alta, o il più alto potenziale. Analogamente a quanto avviene nei sistemi fisici, essa ha una naturale tendenza a scendere a un livello di potenziale più basso o - per usare l'espressione classica - la sua tensione ha una naturale tendenza a essere scaricata. Se la gratificazione o soddisfazione può essere ottenuta immediatamente e direttamente, l'attività mentale è azzerata o ridotta al minimo. Ma in questo processo di deflusso verso la soddisfazione, o verso una diminuzione della tensione, l'energia dell'Es trova spesso degli ostacoli lungo la sua strada. Questi ostacoli possono essere raggruppati in due categorie:

a) ostacoli esterni;

b) ostacoli interni.

Gli ostacoli interni sono rappresentati dalle forze dell'Io e del Super-Io, che sbarrano alle pulsioni dell'Es il cammino verso la gratificazione diretta. Queste devono quindi trovare vie tortuose per conseguire una diminuzione di tensione. Il percorso che porta dal potenziale più alto al potenziale più basso è particolarmente lungo e complicato, le attività che le pulsioni dell'Es devono svolgere prima di essere soddisfatte rappresentano, per certi aspetti, l'insieme delle attività umane. La risultante delle pulsioni che tendono a essere soddisfatte da una parte e dell'Io guidato dal Super-Io che sbarra loro la strada dall'altra, costituisce ciò che chiamiamo "meccanismo di difesa".

Se consideriamo i meccanismi di difesa da questo punto di vista, viene in evidenza una delle funzioni che essi adempiono nella vita psichica. Ritornando per un momento al nostro paragone con il mondo fisico che ci aiuta, essendo più semplice, a padroneggiare alcuni fili conduttori, possiamo dire che nel mondo fisico il lavoro si ottiene per caduta di energia da un potenziale più alto a uno più basso solo se nel cammino dell'energia stessa si interpone un ostacolo: una ruota idraulica, nel caso di una cascata, una macchina a vapore nel caso di un passaggio dal caldo al freddo. In maniera analoga, nella mente umana abbiamo a un estremo le pulsioni dell'Es, all'altro la loro soddisfazione. L'Io, influenzato dal Super-Io, frappone ostacoli a tale soddisfazione. Le pulsioni, che devono superare questi ostacoli, provocano i cosiddetti meccanismi di difesa. Grazie a questa disposizione, l'Io può utilizzare l'energia delle pulsioni dell'Es destinandola ad attività di ogni tipo (desideri, sentimenti, azioni), attività che non si sarebbero sviluppate se si fosse permesso alle pulsioni di avere una gratificazione diretta.

Dal punto di vista energetico, dunque, si può dire che i meccanismi di difesa sono modi di utilizzazione dell'energia dell'Es: sono la macchina a vapore della mente.

Un sistema psicodinamico sarebbe così costituito da una o più pulsioni dell'Es e da meccanismi di difesa per mezzo dei quali tali pulsioni vengono scaricate o soddisfatte.

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Possiamo concludere allora che le pulsioni dell'Es avevano operato per trovare mezzi di soddisfazione consentiti dal Super-Io. Parlando in termini comparativi, mentre l'Es e il Super-Io non soffrivano di una tensione eccessiva, l'Io era soggetto invece a innumerevoli frustrazioni e limitazion delle sue attività. Quando una persona è normale, i suoi sistemi psicodinamici forniscono mezzi di soddisfazione adeguati per tutte e tre le istanze della mente. Non soltanto lo stato di tensione determinatosi nell'Es trova facilmente la strada per scaricarsi, ma i suoi canali di deflusso sonc soddisfacenti sia per l'Io sia per il Super-Io. In teoria sembra che ciò accada anche in sistemi anormali; credo che alcuni pervertiti si avvicinino a questa condizione senza mai raggiungerla. In realtà è tuttavia più facile che a soffrire di frustrazione sia una persona anormale. Il luogo in cui si determina tale frustrazione sembra essere in genere l'Io. Nonostante ritenga che non ci siano prove così evidenti da poterlo affermare in maniera categorica, molti fatti tendono a mostrare che l'Es e il Super-Io riescano sempre a scaricare le loro tensioni, anche se ciò richiede il completo naufragio dell'Io. Credo che molte strutture psicotiche possono essere ricondotte a questo: è come se le pulsioni dell'Es, nella loro forte spinta verso la soddisfazione, forzino l'Io ad accettare, in quanto Io-sintonico, attività che implicano la distruzione di alcune delle sue funzioni, come quelle che presiedono al controllo della realtà, all'armonizzazione, ecc.

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L'ansia



Può accadere che il sistema alternativo per il deflusso non possa disporre dell'intero ammontare di energia. In quel caso il surplus dovrà comunque essere utilizzato. In genere esso, in un modo o in un altro, si trasforma in ansia. In questa prospettiva, un attacco d'ansia sarebbe soltanto il deflusso di un ammontare di energia per il cui impiego non è stata trovata un'alternativa soddisfacente, e che sceglie, quindi, la via del sistema neurovegetativo. Da questo punto di vista, l'ansia sarebbe simile al surplus di energia che si trasforma in calore nelle reazioni chimiche: sarebbe il calore della mente.

Ma se possiamo dire che l'ansia sorge quando il nuovo modo di utilizzazione dell'energia dell'Es non coinvolge tutta l'energia attiva in quel momento, possiamo anche dire l'opposto. Infatti, per sottrarre l'energia dell'Es a un determinato equilibrio del meccanismo di difesa, dobbiamo innanzi tutto rendere tale equilibrio insoddisfacente e instabile, e questa instabilità sarà segnalata dalla comparsa dell'ansia. Da ciò deriva l'enorme importanza dell'ansia nel trattamento analitico, e la relativa verità dell'asserzione secondo cui ciò che facciamo nel corso del trattamento è alleviare l'ansia. Quando riusciamo a determinare una situazione in cui è presente una certa quantità di ansia, possiamo dire che siamo nelle condizioni più favorevoli per ottenere dei trasferimenti nel sistema energetico. Ciò è senz'altro assai noto ed è stato espresso in riferimento all'evoluzione del bambino affermando che l'ansia funge da stimolo nel suo sviluppo; essendo il segno della maggiore tensione, la sua presenza significa che le circostanze sono favorevoli per la creazione di nuove vie di soddisfacimento, vale a dire di nuovi meccanismi di difesa.

Anche qui è importantissimo il problema del livello. Esiste una quantità ottimale di ansia in cui le circostanze sono favorevolissime per la possibilità di cambiare sistema. In questo optimum - ossia in un sistema in cui l'ansia è presente in piccole quantità - il sistema sarà relativamente stabile. Per fronteggiare, invece, grandi quantità di ansia, la mente dovrà fare ricorso a metodi di emergenza, insoddisfacenti sia dal punto di vista della stabilità sia da quello della utilizzazione dell'energia dell'Es.

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