Copertina
Autore Patrick McCabe
Titolo Colazione su Plutone
EdizioneFandango, Roma, 2007, Mine vaganti 33 , pag. 208, cop.fle., dim. 14x21x1,1 cm , Isbn 978-88-6044-075-4
OriginaleBreackfast on Pluto [1998]
TraduttoreCostanza Prinetti
LettoreAngela Razzini, 2008
Classe narrativa irlandese
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Pagina 9

Ero un'accompagnatrice d'alto bordo


Anche se temo di non avere molti clienti di questi tempi! Posso solo immaginare la reazione delle mie vecchie conoscenze se mi vedessero ora, seduta con addosso il mio vecchio assurdo cappotto e un foulard – fuori da quella porta e giù per la Kilburn High Road con tutta la combriccola, senza dubbio! Ma comunque è inutile lamentarsi – dopotutto ogni bellezza è destinata a sfiorire, e se i miei giorni d'oro da gattina pucci-pucci sono andati per sempre, va beh, così sia. Non mi lascerò buttare giù, ragazze! Datemi solo Vic Damone, South Pacific, una pila di riviste ghiotte e sarò felice, mentre sfoglio ancora una volta le pagine di New Faces of the Fifties, Picturegoer, Screen Parade, mescolandomi allegramente alle stelle di tanto tempo fa.

Qua in giro mi chiamano Old Mother Riley, e non si lasciano mai scappare l'occasione di urlare: "Come te la passi, tesoro?" o "Allora, ci facciamo un giro, stasera, Mrs. Riley?" ogni volta che mi sentono entrare.

Mi piacerebbe proprio sapere quello che avrebbero da dire se all'improvviso si rendessero conto del numero di "giri" che la qui presente ragazza si è fatta nella sua vita! A volte – resistere può essere difficile, ve l'assicuro! - mi trovo sul punto di rispondere: "Ma certo! Avanti, ragazzi! Stanotte lascio la porta aperta così potete fiondarvi dentro tutti insieme e darmi una bella botta! Perché no!".

Se la darebbero tutti a gambe, credo! Imbarazzati da morire, quei poveri piccoli innocenti figli delle contee di Sligo, Leitrim e Roscommon, tutti guance rosse e mani callose da contadino!

Ma dopotutto è un bene che non sia arrivata a tanto, perché in verità sono tutti dei bravi ragazzi. Gli ha fatto bene, ora che sono passati tanti anni, conoscere i sordidi e torbidi dettagli della vita che fu del caro Patrick Braden – sigh! – dolce gattina miao-miao, profumata creatura della notte che un tempo furoreggiava sulle passerelle del mondo mentre i flash lampeggiavano e "Ooh", strillava lei, "te l'ho detto, da questa parte, è il mio profilo migliore, tesoro!".

Poi se ne andava al braccio di Mister Bello & Tenebroso! Così le piacevano gli uomini, solidi come una roccia e misteriosi. E che sussurravano con voce profonda: "Ti amo!", facendole gorgogliare lo stomaco fino a svenire.

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11

Barzellette divertentissime e ospiti graditi in sottoveste azzurro cielo!


Quando Ciucciotto era al lavoro, passavo il tempo a leggere riviste — Loving, True Confessions ("A letto ero una stracciacazzi!", "Il mio uomo è stato sbattuto da una battona!") — pensando tra me e me che se fossi riuscito in qualche modo ad avere una vagina avrei voluto, ne ero certo, almeno dieci bambini, e non m'importava con chi. So che alcune donne al giorno d'oggi direbbero: "Pussy Braden! Sei fuori di testa! Sei fuori da quella tua testolina di cazzo! Ti rendi conto, ti rendi conto anche solo per un secondo, cosa significherebbe occuparsi di tutta quella gente?". Al che posso solo rispondere che lo so, e se vogliamo dire tutta la verità, probabilmente lo so meglio delle femministe o di chiunque altro la veda in quel modo. Provate a immaginarvi sdraiati sul vostro letto di morte, il cancro o quello che è vi sta letteralmente mangiando vivi, e da ogni angolo del mondo, in aeroplano, in nave, in treni a lunga percorrenza, i figli per cui nella buona e nella cattiva sorte vi siete spezzati la schiena adesso sfidano gli elementi tutti insieme, ritirano i loro risparmi, litigano aspramente con i loro capi solo per essere al vostro fianco. Ed eccovi lì, con i capelli sfibrati e mosci, magari anche pochi denti malandati, ma con negli occhi quella cosa che conoscono, e che hanno sempre conosciuto, che li ha sostenuti per tutta la vita, quella cosa che chiamiamo amore: "Ce lo dicevi sempre, mammina", avrebbero detto, "litigate pure come cane e gatto, ma state sempre uniti! Ti ricordi, mammina?" E io, me lo sarei ricordato?

Le mie palpebre si chiudono in un gesto di riconoscimento – un sorrisetto mi spunta sulle labbra. Sono così tanti, ognuno col proprio compagno, e ognuno di loro è così fiero della sua mammina. "Chi li amerà al posto mio?" è una domanda che mi ero posto una volta, quando sognavo di essermene già andato da questo mondo. E ora avevo la risposta. Tutti avrebbero amato i miei bambini perché loro stessi conoscevano l'amore e lo condividevano. Sarebbe stato triste, certo. Ma ci sarebbe stata anche felicità, forse addirittura estasi. Mentre tutti si raccolgono intorno a me sento i loro dolci sussurrii: "Ti ricordi quel quadretto che avevamo sopra il camino? Con quel bel fiore intrecciato e la scritta Chez Nous?".

E poi avrei sorriso ancora una volta, l'ultima. Avrei sorriso e se ci fossi riuscito avrei anche sussurrato: "Certo, tesori miei. Certo, miei bellissimi dolci tesori!" — ognuno di loro nato con tanto amore dalle fatiche della mia pancia.

E chi avrebbe mai osato negarlo? Chi mai avrebbe osato dire: "Non sono suoi! Lei non ha la vagina!".

Nessuno. E mentre le mie palpebre si chiudevano lentamente e le prime lacrime cercavano di uscire allo scoperto, avrei stretto tutte le loro mani e detto arrivederci, a ognuno un piccolo adieu, cosciente del fatto che il bambino numero uno e il bambino numero due, via via fino al bambino numero dieci, per tutta la vita avevano dato, e infine avevano ottenuto, quella cosa meravigliosa che è l'amore.

Sarebbe mai potuto succedere? Con il mio caro Ciucciotto? Io credo di no! Davanti a un bel fuoco scoppiettante sto con le braccia strette intorno alle ginocchia e la testa appoggiata alla sua coscia, e con fare sognante gli chiedo: "Ciucciotto? Dove pensi che saremo tra vent'anni?", mentre lui mi accarezza i capelli e fa: "Eh?".

Povero vecchio Ciucciotto! Con me non ha certo fatto una vita da cani, non vi pare? Un momento ero lì scuro in volto e meditabondo come solo una donna può essere, allontanandomi da lui berciando: "Oh, toglimi le mani di dosso! Non capisci niente!", e un attimo dopo ero tutto moine, sicuro che sarei rimasto con quell'adorabile uomo per il resto della mia vita. Il che avrebbe potuto essere vero o no – sinceramente non saprei dirvelo – ma chi è in grado di dire se uno che ti "piace" potrebbe diventare un giorno uno che "ami", se potrebbe diventare negli anni quella cosa speciale? E lui mi "piaceva" senza ombra di dubbio. Era un compagno adorabile, e chi se ne frega delle bugie che i giornali scrivevano su di lui! E vi dirò qualcos'altro in proposito — non l'ho mai sentito parlar male di sua moglie, nonostante le vicende che avevano passato o le cose terribili che lei aveva detto su di me e sulla nostra relazione. Non che avrei accolto male un occasionale "vecchia mucca!" o anche "puttana gelosa!", per dire la verità, ma in ogni caso non sarebbe successo. "Ha un grande cuore, davvero", diceva lui e lo ammiravo per questo.

Però devo dire che la dolce mogliettina non lo dimostrò il giorno in cui venne a insultarmi facendosi sentire per tutta la campagna. Non è che non la capissi, attenzione! Se fossi stato sposato con qualcuno e questo qualcuno fosse scappato con altri, non mi sarei limitato a urlare due o tre insulti. Gli avrei reso la vita impossibile, se volete sapere la verità! Dovunque fossero andati mi avrebbero trovato – e mica nella versione carina, ben curata, con parole gentili per tutti! Bensì in quella maligna di una gatta che soffia furiosa, o meglio, della strega di tutte le streghe che non ci pensa su un secondo prima di strapparti i vestiti o scorticarti la faccia con un paio di graffi ben mirati delle sue unghie smaltate! Credete che non ne sarei capace? Beh, temo che non mi conosciate tanto bene, o almeno non conosciate Patrick quando si tratta di storie d'amore! Divento completamente pazzo solo al pensiero che qualcuno mi porti via la persona che amo.

Questa è una delle ragioni per cui non andai al suo funerale. Come facevo a sapere se, con tutto lo stress e la tensione, Mrs. Faircroft – Oh no! Vi ho detto come si chiamava! Beh, pazienza! – non mi avrebbe individuato e avrebbe perso il controllo come può succedere dopo un lutto, quando riversiamo tutto il turbamento e il dolore su qualche povero sfortunato individuo, un parente con cui non siamo mai andati d'accordo o che so io? Semplicemente non sarei stato in grado di fronteggiare una cosa del genere, tutti mi avrebbero fissato pensando: "Ma guardalo un po'..." e tutte quelle sciocchezze sussurrate a bassa voce.

Il che era quello che avevano sempre fatto parlando di me ed Eamon. (Sì! Adesso sapete il nome una volta per tutte!) In tutta sincerità, non credo che fossero in grado di capirci in termini reali, concreti, se sapete cosa voglio dire – non credo che fossero capaci di accettare il fatto che fosse successo!

Quindi, alla fine, pensai che la soluzione migliore fosse di non andare e basta. Mandai un biglietto di condoglianze – sotto sotto, era un uomo molto religioso, non importa cosa dicevano di lui sulla corruzione, gli omicidi e tutto il resto. Ma pensai che fosse meglio non firmarlo col mio nome. Così scrissi solo "Un amico".

Un paio di sere dopo, da Mulvey's, mi dissero: "Sai dove hanno trovato il tuo fidanzato? Una metà nella parrocchia di Tyreelin e l'altra a Clonboyne!". A quanto pare questa doveva essere la barzelletta del secolo, ovviamente. Un'altra sera, stavo andando al bagno quando uno mi prese per un braccio e disse: "Come facevano a sapere che Eamon Faircroft aveva la forfora?" Avevo alzato le spalle - non che avrebbe fatto differenza perché mi sarebbe stata comunque rifilata la divertentissima risposta: "L'hanno scoperto dall'acqua del fiume in cui hanno ritrovato la sua testa e le sue spalle!".

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28

Dancing on a Saturday Night


E pensi: "Che posto meraviglioso, questo mondo in cui vagabondiamo!", mentre apri distrattamente il giornale e sorpresa! La piccola città di Belfast si prepara a un'altra notte etilica. Ecco perché i soldati sono lì, pronti a farsi una bella bevuta! Con le guance rosse escono dalle caserme e vagano per la strada, fregandosene di questa "guerra del cazzo!", come dice uno di loro accendendosi una sigaretta. "Sono i politici che sputtanano tutto! Che vadano a farsi fottere!" Il che è proprio quello che loro vogliono fare questo venerdì sera quando, camicie sbottonate sul petto, si riversano nel disco bar. Dopo tre pinte di Harp le luci stroboscopiche a ultravioletti illuminano ragazze carine e invitanti, specialmente due, sedute in un angolo. Che stanno lanciando sguardi maliziosi ai soldati, e secondo voi loro ci mettono tanto ad accorgersene? Nossignore! E prima che ve ne rendiate conto, le raggiungono in un battibaleno, accostando le sedie e stringendo mani e chiedendo come va, ragazze!

"Ah, noi bene, bello! E voi?"

"In questo momento alla grande, non lo posso negare! Vero, ragazzi?"

Al che rispondono tutti in coro: "Sì!".

Le ragazze sono veramente fantastiche - tutte in tiro nei loro dolcevita e nelle minigonne lucide, il trucco spalmato sul viso con una cazzuola. E il profumo? Caspita! E ora guardatele ballare sulla pista, nonostante quelle zeppone di sughero!

"Allora, che tipo di musica vi piace, ragazze?"

"Barry Blue!", urlano loro e sculettano come forsennate!

Mentre Barry canta a squarciagola per tutta la città:

Pretty little giri with your dancing shoes
A gold satin jacket and a silvery blouse
And it'll be all right
Dancing on a Saturday night!

Well the juke-box is playin' like a one-man band
It's the only kinda music, girl, we both understand
And it'll be all right
Dancin' on a Saturday night!"

Ragazzi, come si stanno divertendo! Quanta vodka si sono scolati a testa? Nessuno se lo ricorda! La sola cosa che ricordano è che le ragazze hanno arricciato il naso e detto:

"Voi ragazzi! Siete dei begli impertinenti! Ma ci piacete lo stesso! Vi va un goccetto, magari da qualche altra parte?".

"Per me va bene, ragazzi, eh? Ma dove lo troviamo da bere a Belfast a quest'ora di notte?"

"Beh, ci sarebbe una festicciola, ecco! Giusto, Deirdre?"

"Sì, una cosetta fra amici!"

"E allora cosa stiamo aspettando! Andiamo!"


Il salotto in cui entrano – è tenuto benissimo, senza ombra di dubbio. I mobili sono ben lucidati e nell'angolo... c'è un bellissimo pianoforte di mogano.

"Ecco un bel posticino per fare festa!" dicono i ragazzi con le confezioni da sei di birra in spalla.

"Guardate! C'è altro da bere!", urlano, aprendo un armadietto e tirando fuori una bottiglia di vodka da aprire con le ragazze, ma quando alzano gli occhi le ragazze non ci sono più. Al loro posto ci sono quattro uomini che, sapendo che il lavoro sarebbe stato così facile, non si sono neanche coperti il volto. In una manciata di secondi il salotto diventa l'ultimo posto dove verrebbe voglia di dare una festa. A uno dei soldati echeggia ancora in testa Barry Blue che canta.

"Feccia della terra", fanno gli uomini fermando la Cortina per scaricare i ragazzi in un campo abbandonato e poi andarsene a bere in un locale.

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