Copertina
Autore Cormac McCarthy
Titolo Il buio fuori
EdizioneEinaudi, Torino, 1997, Supercoralli
OriginaleOuter Dark [1968]
TraduttoreRaul Montanari
LettoreRenato di Stefano, 1997
Classe narrativa statunitense
PrimaPagina


al sito dell'editore








 

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 3 [ inizio libro ]

Il sole del tardo pomeriggio allungò le loro ombre sul cladio e sul falasco bruciato quando spuntarono in cima al dirupo e avanzarono lentamente in fila indiana, molto in alto rispetto al fiume ma in qualche modo altrettanto inesorabili. Si fermarono un momento per ricomporre il gruppo e poi proseguirono, una fila di silhouette scure contro il sole, quindi scesero dalla cresta del colle immergendosi in una piega di ombra azzurra dove la luce sfiorava le teste donando loro un'ingannevole santità. Procedettero fino a vedere il sole scomparire del tutto e trovarsi avvolti nell'ombra assoluta che bene si addiceva a uomini come loro. Quando arrivarono al fiume il buio era totale, e si accamparono, e accesero un piccolo fuoco al di là del quale le loro sagome si muovevano in una nera danza senza nome. Cucinavano quel che avevano dentro i rozzi recipienti di cui disponevano e si misero a dormire, coricandosi sul fango pressato, vestiti dalla testa ai piedi, le bocche spalancate sotto le stelle. Alla prima luce, quello con la barba si tirò su e svegliò con un calcio gli altri due, e sempre senza scambiarsi una parola riaccesero il fuoco e si accucciarono avvicinando i tegami ammaccati, e di nuovo mangiarono in silenzio usando i coltelli che portavano alla cintola, finché l'uomo con la barba si alzò, allargò le gambe davanti al fuoco avvolgendo gli altri due in un pennacchio di fumo bianco e puzzolente dal quale uscirono di colpo lottando, muti; e ugualmente di colpo si placarono, raccolsero i loro quattro stracci e tipartirono verso ovest seguendo il fiume.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 106

Bene, disse Holme, vi ringrazio per l'acqua e tutto il resto..

Su, su, venite fuori a sedervi un po' sul portico. Non avete riposato per niente.

Be', solo un minuto, allora.

Uscirono sul portico, e il vecchio prese la sua sedia a dondolo e indicò una sedia semplice a Holme. Holme sedette e incrociò le mani in grembo, e il vecchio cominciò a dondolare vigorosarmente, e una delle gambe della sedia era malferma ed entrava e usciva dalla sua sede con un monotono rumore di risucchio.

Sapete, la gente pensa che i serpenti portano sfortuna, disse, eppure dev'esserci del buono in loro, visto che ci sono quei guaritori ambulanti che li usano da sempre come medicina. A meno che uno non dica che quel tipo di guarigioni sono opera del diavolo. Ma il diavolo non guarisce la gente, no? Su questo neanche un prete saprebbe rispondere. Perché neanche un prete può dire che non ti guariscono. Ho sentito che anche loro si infilano nelle paludi per curarsi qualche malanno, quando non c'è altro rimedio e sono messi male. E voi?

Mi pare di sí, rispose Holme.

Ma certo, disse il vecchio. Perciò anche un serpente non è cattivo del tutto. Sono stati messi al mondo per qualche scopo. Io credo che c'è uno scopo in ogni cosa. Voi non siete di questa idea ?

Il vecchio si era chinato in avanti sulla sedia a dondolo e scrutava Holme con uno sguardo intenso, mentre con il pollice e l'indice stanava le piccole forme di vita che avevano trovato alloggio nella sua barba.

Non saprei, disse Holme. Non ho studiato granché la questione.

No. Bene. Neanch'io, ma la mia idea è questa. Piú studio una cosa e meno ci capisco. Studia molto e studierai sbagliato. E' quello che mi disse una volta un bravo tiratore che mi aveva vinto mezzo bue in una gara di tiro. Io conosco cose che non ho mai studiato. Conosco perfino cose a cui non ho mai pensato.

Holme fece un vago cenno di assenso con il capo. Devo rimettermi in cammino, disse.

Fermatevi ancora un po', lo invitò il vecchio. Non è il caso di avere tanta fretta.

Be', è meglio che mi rimetta in cammino.

State qua, invece, insistette il vecchio. Vi insegnerò a dare la caccia ai serpenti. Mi avete l'aria di un giovanotto che non ne avrebbe paura.

Può darsi, disse Holme. Ma devo proprio rimettermi in viaggio.

Avete dei parenti, laggiú in pianura?

No.

Non siete sposato, no?

No.

Allora potreste benissimo fermarvi.

Il cacciatore di visoni inginocchiamo in preghiera si materializzò davanti a Holme, emergendo dal bagliore del sole come un tremulo penitente che bolliva nella calura, laggiú, un'immagine barbagliante alle spalle della quale il profilo della foresta si stagliava ugualmente incurvato e deforme. Sbattè gli occhi e si alzò dalla sedia. Grazie davvero, disse, ma ho delle faccende da sbrigare.

Di che si tratta?

Holme si stava stiracchiando con le mani affondate in tasca, dondolandosi un poco sui talloni. Si fermò. Come? chiese.

Dicevo cosa sono queste faccende, se posso ficcare il naso nei vostri affari.

Holme lo guardò. Poi disse: Sto cercando una donna.

Il vecchio annuí. Non posso dire di biasimarvi per questo. Se vivrò tanto da vedere il cinque di ottobre avrò sessantatre anni, e...

No, lo fermò Holme. E' mia sorella. Volevo dire che sto cercando mia sorella.

Il vecchio sollevò la testa. E dove l'avete perduta?

E' scappata. Ha diciannove anni e i capelli color stoppa. Alta piú o meno cosi. Porta sempre un vestito azzurro. Rinthy. Si chiama Rinthy.

E come mai è scappata?

Non lo so. A volte non ha molto buon senso. Si è alzata e se n'è andata, ecco. Immagino che non avrete visto una persona cosí, o invece sí?

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 182

Cos'è un piede di mulo? chiese Holme.

Il mandriano socchiuse gli occhi con aria professionale. E' un maiale di montagna che viene dal nord della regione. Ne avete mai visto uno?

No.

Ha il piede come quello di un mulo.

Volete dire che non ha lo zoccolo fesso?

Niente fessura, già.

Io non l'ho mai visto, un maiale del genere, disse Holme.

La cosa non mi sorprende, commentò il mandriano. Ma potete vederne uno adesso, se vi interessa.

Mi piacerebbe, disse Holme.

Il mandriano cambiò di nuovo appoggio all'asta. Sembrebbe che questo non sia in accordo con la bibbia, che ne dite ?

Di che cosa?

Di quei maiali. Del fatto che sono animali impuri proprio perché hanno il piede fesso.

Questa non l'ho mai sentita, disse Holme.

Io l'ho sentito predicare in un sermone, tempo fa. Da un tizio che la sapeva lunga sull'argomento. Disse che il diavolo aveva il piede come quello di un maiale. Sosteneva che questo era scritto nella bibbia, perciò immagino che sia vero.

Eh si.

Diceva che per questo un ebreo non mangerebbe mai carne di porco.

Cos'è un ebreo?

Sono quel popolo antico di cui parla la bibbia. Ma questo non spiega la faccenda dei maiali piede di mulo, no? Cosa dobbiamo pensare?

Non lo so, rispose Holme. Cosa dobbiamo pensare?

Be', è un maiale o no? Stando alla bibbia.

Io direi che un maiale sarebbe un maiale anche se i piedi non li avesse proprio.

Sarei anch'io di questa idea, disse il mandriano, perché se mai avesse i piedi ti aspetteresti che fossero piedi di maiale. E come dire che se tu avessi un maiale senza testa sapresti comunque che è un maiale. Ma se ne vedessi uno andarsene in giro con una testa di mulo, rimarresti proprio senza parole.

E' vero, assentì Holme.

Sissignore. E' una cosa che fa pensare parecchio, a proposito della bibbia, e anche a proposito dei maiali, no?

Già, disse Holme.

Ho studiato parecchio la faccenda, ma non mi riesce di arrivare a una conclusione né in un senso né nell'altro.

No.

Il mandriano si accarezzò la barba e annui. Già i maiali sono un mistero per conto loro, disse. Cosa sappiamo, del maiale? Non molto. E' da quando ero alto così che vado in giro con i maiali, eppure non sono mai riuscito a capirli davvero. E sono sicuro che tanti altri hanno avuto la stessa esperienza. Un maiale è un maiale. Puro e semplice. E questo è tutto quello che possiamo dire di lui. E sono furbi, non pensare che non lo siano. Furbi come il diavolo. E non fatevi ingannare se ne trovate uno che non ha il piede spaccato, perche è diabolico anche lui.

Per me i maiali sono maiali e basta, disse Holme.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 206 [ fine libro ]

Holme sputò. Devo andare, disse.

Sí, rispose il cieco. Avete bisogno di qualcosa?

Bisogno?

Bisogno di qualcosa.

Non ho bisogno di niente.

Mi piace sempre chiederlo.

Cosa vendete?

Non vendo niente. Sono al servizio del Signore. Lui non ha bisogno dei vostri soldi.

E' una fortuna che non abbia bisogno dei miei. Immagino che siate una specie di predicatore.

No. Non sono un predicatore. Cosa c'è da predicare? E tutto abbastanza chiaro. Verbo e carne. Le prediche non mi interessano granché.

Holme sorrise. Cosa avete da dare, allora? Un vecchio cieco come voi che chiede agli altri di cosa hanno bisogno.

Non lo so. Nessuno me l'ha mai detto.

Be', come vi aspettate di ottenere qualcosa.

Basta pregare.

Voi ottenete sempre quello per cui pregate?

Sí. Credo di sí. Non pregherei per qualcosa che non fosse necessario. E voi?

Io non ho mai pregato. Perché non pregate per riavere i vostri occhi?

Credo che sarebbe un peccato. Quei poveri occhi possono solo farvi vedere ciò che accadrebbe comunque. Se un cieco avesse bisogno degli occhi, avrebbe gli occhi.

Eppure sono convinto che vi piacerebbe vedere dove state andando.

Che bisogno ha un uomo di vedere dove sta andando, se verrà comunque mandato là?

Devo andare, disse Holme.

Il cieco posò una mano sul bastone appoggiato a una gamba.

Aspirò dalla sigaretta, e due sbuffi di fumo azzurrino gli uscirono dalle narici sottili e si dissolsero nell'aria. Una volta ho sentito un predicatore, in un paese. Era un guaritore e voleva curare tutti, cosi mi portarono laggiú. Eravamo un bel mucchio di gente, storpi dal primo all'ultimo, e ci raccontavano che un vecchio aveva gettato via le grucce, e dicevano che il predicatore era capace di ridare la vista ai ciechi. Allora un tizio saltò su e si mise a gridare che nessuno sapeva cosa c'era sotto. E a quel punto il predicatore se ne andò. Ma questo mondo è pieno di vie tenebrose, e può darsi che quell'uomo non fosse affatto un vero predicatore.

Devo andare, disse Holme.

E' da allora che vorrei trovare quel tizio, prosegui il cieco. E dirglielo. Se nessuno glielo dice non avrà mai pace.

Ci vediamo, disse Holme.

Certo, rispose il cieco. Può darsi che ci incontriamo di nuovo, prima o poi.

Holme sollevò la mano in un inutile gesto di saluto e si avviò di nuovo lungo la strada. Il leggero picchiettio del bastone del cieco svaní lentamente alle sue spalle. Prosegui, camminando a piedi nudi senza fare rumore, dinoccolato, sgraziato, tenendosi alla larga dal pacifico intrico dei campi coltivati, le dita dei piedi visibili nelle orme che lasciava sulla polvere soffice fra le tracce profonde degli zoccoli di muli e cavalli, e la sua ombra lo precedeva sotto l'alto sole del pomeriggio e gli rimandava una nera parodia del suo cammino. La strada proseguiva attraverso una regione aperta e bruciata, e per miglia e miglia intorno solo le sagome carbonizzate degli alberi, in quella terra morta in cui nulla si muoveva, tranne faglie di cenere che si sollevavano dolorose e poi ricadevano nei solchi anneriti.

Piú tardi, quello stesso giorno, la strada lo portò a una palude. E li finí. Davanti a lui si apriva una distesa spettrale nella quale spiccavano solo gli alberi nudi, contorti in pose di sofferenza e vagamente umanoidi, come figure in un paesaggio infernale. Un giardino dei morti che fumava lievemente e si perdeva all'orizzonte. Saggiò con il piede il pantano che aveva davanti, e quello si gonfiò come una vulva fangosa e risucchiante. Fece un passo indietro. Da questa desolazione spirava un vento che portava con sé odore di marcio, e le canne palustri e le felci nere intorno a lui si urtavano lievemente, quasi fossero in catene. Si domandò perché una strada dovesse arrivare a un posto del genere.

Tornando indietro da dove era venuto incontrò di nuovo il cieco, che procedeva nel crepuscolo picchiando a terra il bastone. Si fermò sul ciglio della strada, del tutto immobile, ma nel passargli davanti il cieco girò la testa e gli rivolse il suo sorriso da cieco. Holme restò a guardarlo finché non lo vide piú. Si chiese dove stesse andando il cieco, e se sapesse dove finiva la strada. A un cieco qualcuno avrebbe dovuto ben dirlo, prima di mandarlo da quella parte.

| << |  <  |