Copertina
Autore Lea Melandri
Titolo Come nasce il sogno d'amore
EdizioneBollati Boringhieri, Torino, 2002 [1988], Varianti , pag. 192, dim. 137x220x18 mm , Isbn 978-88-339-1383-4
LettoreCorrado Leonardo, 2003
Classe narrativa italiana , critica letteraria , biografie
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Indice

  9 I racconti del gelo

 27 Sibilla Aleramo.
    Un pudore selvaggio, una selvaggia nudità

 29 Il tempio aperto
 36 La nascita di un dio
 60 Il sogno e la mischia
 80 Sotto la specie dell'eterno
 86 Pellegrinaggio mistico
 96 Il gelo, l'estasi
108 E la «mestissima» libertà
125 Dietro il velo

135 Il lungo sonno e la vita

137 Il sole di Zarathustra
141 Il fanciullo e il profeta
168 L'enigma di Preud

 

 

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Pagina 34

Se la totalità appagata e la miseria hanno messo radici così profonde e durature nell'immagine che le donne si sono fatte di se stesse, è perché il sogno dell'uomo è andato a depositarsi su un altro sogno, che in parte lo riproduce, in parte se ne distacca.

Dalla mancanza si è atteso inutilmente che nascesse un desiderio di ribellione, dalla pienezza un segno di forza propria.

Ciò che di rado si è lasciato vedere, pur essendo sotto gli occhi di tutti, è il paradosso che lega insieme la vita e la morte, la sottomissione e il dominio, il dolore e la gioia; o l'illusione con cui le donne innalzano talvolta la loro autonomia come una fortezza, senza riconoscere il signore che la abita.

La dualità che le tiene ai margini del vivere sociale, che riconosce in loro il singolare privilegio di far nascere la vita, ma non il diritto di percorrerla, poteva essere superata solo attraverso il sogno onnipotente di un ricongiungimento che non ubbidisce a nessuna legge reale e a nessuna scienza, che mescola tra loro gli opposti e li confonde, che ignora la concretezza, perché non gli è stato dato il modo di conoscerla.

La difesa che gli uomini hanno posto al loro luogo di origine, la porta che doveva essere aperta per garantire loro il ritorno, sarebbe restata un mito, se un altro pudore, nato dalla necessità, non si fosse alzato a proteggere l'unica esistenza che sia stata concessa alle donne.


Forse non è un caso che una scrittrice come Sibilla Aleramo, dopo aver guardato attentamente al di là di quel velo che separa la vita privata da quella pubblica, l'amore dalle altre relazioni sociali, e dopo aver cercato, per tutta la vita, di dar voce ai pensieri che molte donne preferirebbero tenere nascosti, aspetti ancora di essere scoperta.

La spudoratezza, che le ha permesso di mostrare i sogni degli uomini e delle donne, e di innalzarli al di sopra dell'ordine sociale, come segno dell'adolescenza del mondo, si trasforma, quasi inavvertitamente, in una resistenza tenace a misurare la distanza che separa l'illusione dalla realtà.

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Pagina 40

Il «sogno grandioso» è, ancora una volta, un' unità a due, due diversi, maschile e femminile, che si compongono in armonia, anche se si presentano in posizione rovesciata rispetto alla coppia d'origine. La reciproca appartenenza è l'essere indispensabili l'uno per l'altra, l'essere il figlio tutto in lei e lei tutta nel figlio. Questa singolare esperienza produce una «gioia grave, quasi mistica»: mistica è la sparizione di un essere dentro un altro, mistica è, inoltre, l'idea di poter trasformare la vita in scrittura. Tutti gli amori successivi di Sibilla si modelleranno in modo analogo: fantasia di darsi totalmente per riprendersi, di «foggiare» l'altro per «foggiare» se stessa, secondo quella che è la sua immagine ricorrente, l'uomo grande e forte che ha il dominio della vita, ingentilito dalla sensibilità poetica e dalle «fibre materne» dell'essere femminile.

L'idea di perfezione e di felicità, che cerca di diventare vita, parola che vuole farsi corpo, è la pretesa di un dio, ma anche il sogno onnipotente di un bambino. Questa specie di trasfigurazione ha bisogno di momenti di esaltata solitudine, ma le montagne silenziose e i deserti sono corpi troppo lontani e freddi per chi non ha conosciuto il calore di un corpo materno. Lo slancio mistico avrà sempre per Sibilla una partenza concreta, che è l'amore e l'esistenza delle persone a cui è diretto il suo sforzo creativo, prima di rivelarsi, essenzialmente, come amore e creazione di sé.

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Pagina 58

Come Freud si arresta, quando pensa di aver individuato nella «coazione a ripetere», più forte del principio del piacere, la «proprietà universale delle pulsioni, e forse della vita organica in generale», cosi Sibilla crede di aver trovato la sua legge e il suo ordine, fuori dal modo comune di sentire, nella vicenda di vita e morte, di gioia e di dolore, che regola l'esistenza dei singoli e della storia.

Dopo aver costretto la volontà e la conoscenza al massimo sforzo, se ne sbarazza con rapidità e senza avvertire alcuna contraddizione. Si inchina davanti al potere di accadimenti che sembrano eterni, necessari e imperscrutabili, pur continuando a immaginare nel futuro potenzialità creatrici e rigeneratrici da parte degli esseri umani.

In realtà non si tratta di una resa: innalzando come legge, anzi come legge della donna, impulsi di cui aveva conosciuto la violenza e la necessità, Sibilla tenta di volgere in attivo quel destino femminile di miseria ed esaltazione, saggezza e follia, di cui le donne sono generalmente protagoniste passive e inconsapevoli. Aderendo alla corrente sotterranea della vita, che scorre sotto il tessuto sociale, essa crede di aver toccato la sua essenza più profonda. Non pensa alla stranezza e al paradosso di una legge che si accanisce di preferenza contro le persone che dovrebbe sostenere e confortare.

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Pagina 69

In sintesi, alcuni tratti essenziali dell'esperienza umana e letteraria di Sibilla: la sofferenza, la scrittura che si fa espressione della vita, la grandiosità eroica con cui viene esaltato il dolore. Sibilla si innalza, ogni volta, splendidamente, sugli abbandoni, li desidera e li anticipa, quasi quanto la gioia che dovrebbe venirle dal ricongiungimento amoroso. Si fa avvolgere dalla sofferenza come da una luce di miracolo che la pone al di sopra del tempo e delle vicende quotidiane. Così nasce la sua chiesa narcisistica dove è lei stessa ad essere compresa e a comprendere, dove si realizza l'unità perfetta di sé con sé, o, se guardiamo più lontano nel passato, di sé con la madre ideale.

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Pagina 96

Il gelo, l'estasi


Dotata di intelligenza, cultura e capacità creative, oltre che di un forte senso di sé, Sibilla si viene a trovare, di necessità, più vicina agli uomini che alle donne. Della sua «tempra virile» hanno bisogno quelli che l'avvicinano e che traggono da lei nutrimento per le loro capacità, anche se finiscono per accontentarsi del calore che viene dal suo corpo. Una volta rafforzati, moralmente e spiritualmente, i campi tornano a dividersi: l'uomo afferma la sua diversità e la legge che lo lega ai suoi simili, tutto ciò che lo porta fuori da una casa, lontano da una donna e da quel «mondo interiore» che Boccioni voleva buttare dalla finestra, per dedicarsi esclusivamente ai suoi colori.

Ma come Boccioni, sprezzante della sentimentalità e dell'amore, non può nascondere una madre che, nella stanza attigua allo studio, cucina per lui, così è per tutti gli altri: rifiutano l'interezza, essere insieme vita e pensiero, sentimento e ragione, perché possono raggiungere lo stesso equilibrio attraverso la separazione e la divisione dei compiti.

L'uomo può essere adulto perché una donna, in un'altra stanza, conforta il suo bisogno di infanzia, può mostrarsi forte e attivo perché ha chi protegge la sua debolezza e i suoi abbandoni. Maschile e femminile, corpo e mente, natura e storia, è ciò che egli ha artificiosamente separato per poter ogni volta nascere e tornare bambino, essere la madre ed essere diverso da lei. In questa altalena di opposti, la donna si inserisce forzatamente, il suo bisogno di globalità e di interezza è l'impossibilità di collocarsi o solo su un versante o solo sull'altro: né solo natura né solo cultura, né solo maschio né solo femmina, nel significato che l'uomo ha dato ai suoi opposti desideri, essa può solo tentare di metterli insieme in uno sforzo creativo che è l'illusione di far nascere se stessa. Ma perché ciò avvenga, è necessaria una strettissima unità a due, silenzio e solitudine attorno e una garanzia d'amore totale, che si rompe appena l'uomo si profila come irriducibilmente diverso e staccato, incapace dell'attenzione e della tenerezza di una madre, intollerante della posizione di figlio, se diventa un impedimento alla sua vita sociale.

È così che Sibilla deve constatare ogni volta di aver partorito non se stessa, ma uno che sarà uomo altrove, fuori casa, con altre donne.

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