Autore Lawrence Millman
CoautoreAmy Jean Porter [illustrazioni]
Titolo Funghipedia
SottotitoloMiti, leggende e segreti dei funghi
Edizioneil Saggiatore, Milano, 2020, La Cultura 1376 , pag. 236, ill., cop.rig., dim. 13,5x19x2 cm , Isbn 978-88-428-2734-4
OriginaleFungipedia: A Brief Compendium of Mushroom Lore
EdizionePrinceton University Press, Princeton, 2019
TraduttoreElisa Faravelli
LettoreGiangiacomo Pisa, 2020
Classe natura , ecologia , scienze naturali , storia sociale , mitologia












 

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Indice


Prefazione                    9


FUNGHIPEDIA                  21


Postfazione                 231

Ringraziamenti              233

Bibliografia                235


 

 

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Pagina 9

Prefazione


«Anche il più umile dei funghi mostra una vita simile alla nostra» scrisse Henry David Thoreau sul suo Journal nel 1858. Questa osservazione testimonia la consueta preveggenza di Thoreau, se si considera che le recenti analisi filogenetiche del DNA hanno stabilito che i funghi occupano un ramo nell'albero della vita sorprendentemente vicino al nostro. Le stesse analisi indicano anche che il lettore di questa Funghipedia e i finferli che si sta apprestando a cucinare hanno il medesimo lontano antenato, probabilmente un organismo non dissimile a un attuale coanoflagellato marino.

Ma la nostra somiglianza con gli abitanti del regno dei funghi non è semplicemente genetica. Né i funghi né noi possediamo il pigmento verde noto come clorofilla, quindi non possiamo fabbricare zuccheri a partire dalla luce solare o dal CO2 e, di conseguenza, siamo costretti a ricavare nutrimento dalla materia organica viva o morta, animale o vegetale. Sia loro che noi abbiamo evoluto speciali enzimi che ci consentono di digerire questa materia, con la differenza che noi tendiamo a prenderla e inghiottirla, mentre i funghi la convertono in forma liquida.

Parlando di cibo, certi funghi possono essere estremamente esigenti (come alcuni di noi) per ciò che riguarda i loro bisogni nutrizionali: una specie (Herpomyces stylopage) pasteggia soltanto con i peli sulle antenne degli scarafaggi; un'altra (Cephalosporium lamellaecola) mangia solo le punte delle stalattiti nelle grotte; i tricomiceti vivono nella parte terminale dell'intestino di artropodi acquatici, come le larve delle zanzare, mentre una specie scoperta di recente (Aliciphila vulgaris) è reperibile soltanto sulla lettiera fogliare inumidita da urina di alce. Simili substrati potrebbero in realtà sembrare abbastanza gradevoli in confronto a quelli che si trovano nell'area della centrale nucleare in rovina di Chernobyl, in Ucraina, dove attualmente varie specie fungine si nutrono delle radiazioni residue.

Considerate le somiglianze con la nostra specie, non sorprende che ci rapportiamo con i funghi in modo diverso da come facciamo con le piante. Essi ispirano in noi reazioni fobiche, assoluto piacere, pensieri antropomorfici (in russo, una persona anziana è chiamata staryy grib, fungo rinsecchito), mostri fantastici, francobolli, disgusto (il medico greco Nicandro definiva i funghi «il fermento maligno della terra») e - come nel caso della curandera mazateca Maria Sabina, che chiamava i funghi allucinogeni «figli di Dio» - divinizzazione. Ispirano anche animazioni: Walt Disney ha dato un ruolo all'ovolo malefico (Amanita muscaria) in Fantasia, nella sequenza della danza dei funghi, ma non ha riservato nemmeno una parte minore a un'ondeggiante cannuccia di palude o a una carice.

Come i funghi siano arrivati nel nostro mondo è stato un altro stimolo per l'immaginazione. In Lituania i funghi erano considerati le dita di Velnias, il dio baltico dei morti con un solo occhio, emergenti dagli inferi per nutrire i poveri. In alcune parti dell'India, del Bangladesh e dell'Asia orientale, si pensa ancora che nascano dalle urine dei cani. Assai più comune è la credenza che provengano dal mondo sopra di noi piuttosto che da quello terrestre o sotterraneo. Gli antichi greci pensavano che fossero il prodotto di semi posti nei fulmini scagliati da Zeus; un'antica leggenda persiana li attribuisce a una dea celeste che si scrollava i pidocchi dai pantaloni, mentre gli inuit che oggi vivono nelle regioni centrali dell'Artico canadese credono che i funghi siano l' anaq (sterco) delle stelle cadenti, dal momento che appaiono nella tundra la mattina dopo che una stella cadente ha lasciato una scia di detriti nel cielo notturno. Dubito che qualcuno abbia mai ipotizzato che un crisantemo o un narciso sia stato escreto nel suo giardino da una stella cadente.

Generalmente, quando pensiamo ai funghi, ci viene in mente una forma precisa, cioè i funghi con un corpo fruttifero a forma di ombrello e con pori e lamelle situati sotto un cappello, quelli che in inglese sono definiti mushrooms. Ne sono esempi i porcini (Boletus edulis), i cosiddetti champignon (Agaricus bisporus) e il bellissimo ma letale «angelo distruttore nordamericano» (Amanita bisporigera). I funghi, però, non sono solo questi: anche i lieviti sono funghi, così come lo sono le ruggini, i polipori, le muffe, come quella del pane, le vesce e le «dita di morto». Tale distinzione, non è realmente importante, a meno che non si stia stilando una relazione accademica in inglese, nel qual caso nessuno chiamerebbe mai mushrooms delle dita di morto (Xylaria sp.). In questa Funghipedia, non necessariamente accademica, utilizzerò il termine funghi per indicare tutti i tipi di funghi e, ovunque possibile, impiegherò anche i nomi comuni, come porcino e champignon, al posto dei binomi latini.

Altre parole che utilizzerò con una certa profusione sono possibilmente, probabilmente, forse, magari, solitamente, tipicamente e talvolta, o loro equivalenti. Questo perché la micologia (dal greco mykos, «fungo», e logos, «discorso») è un ambito di ricerca relativamente giovane e molti suoi aspetti non sono ancora stati investigati in modo completo, o anche solo sommario. Inoltre, praticamente ogni regola micologica nota presenta eccezioni. Per esempio, un fungo lignicolo e che si pensa cresca sui tronchi delle conifere potrebbe occasionalmente insediarsi nei tronchi di alberi decidui, o viceversa. Magari il micelio si è sbagliato. Forse condizioni di stress meteorologico hanno fatto sì che scegliesse qualsiasi proverbiale porto nella tempesta. Può darsi, semplicemente, che il fungo voglia essere diverso, oppure che voglia confonderci, se non addirittura umiliarci. Chiunque abbia dedicato lunghe ore al tentativo di identificare una specie fungina potrà apprezzare quest'ultimo esempio di pensiero antropomorfico!

Ma a questo punto il lettore avrà probabilmente finito di cucinare i finferli e potrebbe domandarsi se metterli in una frittata, servirli insieme a una bistecca o immergerli in una zuppa di fagioli. Per conoscere la risposta, consultate qualche chef famoso come James Beard o Julia Child, ma non vi servirà sfogliare questa Funghipedia, perché non è un libro di cucina. Piuttosto, questo è un compendio di informazioni ecologiche, scientifiche, etnografiche e, occasionalmente, di bizzarre tradizioni sui funghi. Include anche dati biografici sui micologi, come, per esempio, il fatto che l'esperto di boleti Walter «Wally» Snell una volta fu un ricevitore nei Boston Red Sox.

Devo qui confessare che considero la commestibilità come (allerta pregiudizio!) l'aspetto forse meno interessante di qualunque fungo. Pertanto, non discuterò la commestibilità della maggior parte dei funghi, a meno che la specie in questione non sia il carbone del mais (Ustilago maydis), un alimento tradizionale consumato dagli aztechi. O a meno che i mangiatori non siano acari, coleotteri o persino amebe, di cui alcune specie dipendono dai funghi per la propria sopravvivenza. O a meno che non si tratti di un altro fungo allegramente dedito al cannibalismo. Un esempio di fungo cannibale è il parassita Hypomyces lactifluorum, che attacca una Russula o un Lactarius e li trasforma in «funghi aragosta».

Proprio come a noi piace mangiare i funghi, ad alcuni funghi piace mangiare noi, o almeno parti di noi; si trovano nelle nostre cavità orali, sulla nostra pelle, nei polmoni, nei tratti vaginali e sulle unghie. 267 specie diverse sono state documentate nel nostro intestino, dove probabilmente aiutano a metabolizzare gli zuccheri. Di tanto in tanto, crescono funghi persino nel nostro cervello. Ho assistito una volta a un'autopsia eseguita da un amico patologo e ho visto una grossa massa miceliare avviluppata intorno alle fibre che connettevano i due emisferi cerebrali del cadavere. «Notevole!» ho pensato.

Il fungo in questione (presumibilmente Aspergillus fumigatus) potrebbe essere definito un patogeno, ma quel cervello apparteneva a un senzatetto alquanto malridotto che, in aggiunta agli altri malanni da cui era afflitto, probabilmente aveva contratto l'HIV. Gli individui sani hanno delle cellule, chiamate macrofagi e neutrofili, deputate a combattere le infezioni fungine, ma quest'uomo no, e il suo sistema immunitario compromesso aveva steso al fungo un tappeto rosso. A dire il vero, moltissimi funghi altrimenti innocui possono devastare un individuo gravemente immunocompromesso. E non soltanto un individuo umano: numerosi funghi, innocui o meno, possono provocare effetti similmente distruttivi in altri organismi dal sistema immunitario indebolito, un'attività che menzionerò in diverse voci di questa Funghipedia.

Naturalmente, esistono differenze significative tra i funghi e noi. Non solo i funghi sono riusciti a sopravvivere senza dover ricorrere a supermercati, sistemi di trasporto meccanico, strutture di assistenza sanitaria, computer o asili per i piccoli, ma sono anche (a differenza di una vasta percentuale di noi) eccellenti ecologisti. Pensiamo a degli alberi che siano stati martellati da un picchio, colpiti da un fulmine, urtati di striscio da un'automobile o che siano semplicemente molto vecchi. Si potrebbe dire che anche questi alberi hanno un sistema immunitario compromesso. Se non fosse per le capacità di riciclo dei funghi, i loro cadaveri rimarrebbero in piedi per sempre e il suolo non riceverebbe i nutrienti da cui la maggior parte delle piante trae sostentamento. Alla fine, resterebbero pochissime piante, e praticamente nessuno degli organismi che dipendono dalle piante per i propri nutrienti. Il nostro pianeta finirebbe per essere ancor più nei guai di quanto non lo sia già.

Consideriamo ora gli alberi e le altre piante in salute. Nel 90-95 per cento dei casi, per esse i funghi sono importanti alleati, in quanto intrattengono con loro relazioni di scambio nutrienti-carboidrati tramite le radici. In realtà, è possibile che le piante abbiano evoluto le radici non molto tempo dopo esser diventate terrestri proprio al fine di entrare in connessione con i funghi. Se fossero capaci di parlare, le piante potrebbero dire ai loro compagni funghi: «Ti fornirò carboidrati se tu mi darai azoto e fosfati e se mi aiuterai ad assorbire l'acqua». Al che il fungo potrebbe rispondere «Con piacere, amica mia».

Piante e funghi possono effettivamente parlare, o almeno comunicare, tra loro tramite molecole diffusibili con cui possono esprimere i loro reciproci bisogni di nutrienti. Tali relazioni sono note come micorrize, dai termini greci mykos (fungo) e rhiza (radice). Un'ectomicorriza è una relazione in cui il fungo forma una guaina intorno alle radici della pianta, mentre in un'endomicorriza il fungo penetra all'interno delle cellule delle radici. Senza una di queste associazioni, gli alberi e le altre piante, nel migliore dei casi, non sarebbero che versioni emaciate dei loro corrispettivi associati ai funghi. Qui potrei aggiungere che i funghi micorrizici hanno anche la funzione di sequestrare grandi quantità di carbonio nel sottobosco, evitando così che esso sfugga nell'atmosfera, già stracolma di diossido di carbonio.

In ogni relazione, uno dei due partner può danneggiare l'altro, e lo stesso vale per i funghi parassiti e per i loro ospiti. Si pensi alle numerose specie di Ophiocordyceps che attaccano gli insetti e le loro larve durante lo svernamento. Si pensi alla grafiosi dell'olmo (Ophiostoma sp.), al cancro corticale del castagno (Cryphonectria parasitica), al deperimento del frassino (Hymenoscyphus fraxineus) e al cancro del faggio (Neonectria sp.). Si pensi ai chiodini (Armillaria sp.), che ostacolano il flusso di nutrienti dalle radici al tronco degli alberi, o anche alle specie di Cladosporium che causano il deterioramento delle vetrate.

È un male che nessuno degli ospiti possa emettere un ordine restrittivo contro questi sgradevoli partner, ma se il fungo fosse dotato di parola, anziché di molecole diffusibili, potrebbe replicare alle ipotetiche lamentele del proprio ospite dicendo: «Ehi, anche noi parassiti dobbiamo vivere». Il più filosofico potrebbe aggiungere: «La vita viene dalla morte».

I funghi parassiti che vivono nel legno creano dimore per uccelli che nidificano in cavità, come le cinciallegre e i fringuelli; inoltre, formano nicchie per invertebrati specialisti quali coleotteri, ragni e anellidi. Poiché di solito infettano gli alberi più vecchi, i funghi lignicoli aprono la volta forestale agli alberi più giovani e, quando la volta è aperta, le piante basse che crescono in prossimità del terreno guadagnano spazi che in precedenza potevano esser loro preclusi. Questi alberi e le altre piante, qualora fossero a loro volta dotati di parola, potrebbero dire ai parassiti fungini in questione: «Grazie, amici, per aver fatto da agenti di ripristino dell'habitat».

Formati dall'associazione tra almeno un fungo e un'alga o un cianobatterio (un tipo di batterio che ricava energia dalla fotosintesi), i licheni rappresentano un tipo diverso di interazione parassitaria, in cui il fungo tiene il proprio partner in schiavitù. Più spiritosamente, tale relazione è stata descritta come «una fanciulla in pericolo». Sebbene i licheni rientrino a pieno titolo nel regno dei funghi, tanto quanto un'orecchietta o un porcino, spesso micologi e lichenologi sono ignoranti o indifferenti in merito alle reciproche discipline. In verità, la mia stessa conoscenza dei licheni è relativamente limitata e ho quindi incluso in questa Funghipedia solo qualche stralcio di informazione che li riguarda. In mia difesa, dovrei dire che solitamente neanche gli altri libri sui funghi, guide o testi d'altro genere, includono molte informazioni sui licheni. Magari un giorno, prima o poi, un lichenologo metterà insieme una Lichenopedia.

Può darsi che il lettore di questo libro non stesse affatto cucinando dei finferli. Forse stava preparando un tè di chaga o reishi per curare la gotta o le emorroidi, o quantomeno per stimolare il suo sistema immunitario. Magari, invece, sta assumendo per lo stesso scopo integratori in capsule di Coriolus o Cordyceps. Questo perché i funghi medicinali sono diventati una mania globale. «Ha proprietà medicinali?» sta diventando la domanda più comunemente rivolta ai mitologi, al posto di «È commestibile?»

Esplorerò quest'ultimo argomento nelle prossime pagine, ma per il momento lasciatemi citare la mia medicina preferita a base di funghi: una passeggiata nel bosco alla loro ricerca. L'esperienza di una così straordinaria varietà di forme (lingue! orecchie! falli eretti! coralli! denti! nidi di uccelli! bucce d'arancia!) non può che far sentire una persona, se non più sana, per lo meno più vitale. E siccome è stato descritto meno del 5 per cento di tutte le specie di funghi, vi è sempre la possibilità di scoprirne una non ancora nota alla scienza. Ma anche imbattendosi soltanto in una specie già nota, si potrebbe comunque avere la stessa reazione che ebbe il compositore e mitologo John Cage quando trovò un fungo del tutto ordinario ed esclamò (nel suo diario M): «Che somma fortuna - siamo entrambi vivi!».




                                        Il mondo dipende dai funghi, perché
                                        hanno un ruolo fondamentale nel riciclo
                                        della materia in tutto il pianeta.
                                                                    E.O. Wilson


                                        Occupiamoci dei funghi e tutte le altre
                                        risposte arriveranno.
                                                                    A.R. Ammons


                                        C'è qualcosa di assolutamente
                                        affascinante per me nel trovarsi ad
                                        assistere al momento esatto in cui
                                        spunta un fungo.
                                                                      John Cage


                                        La micologia batte quotidianamente
                                        l'urologia.
                                                                 Bryce Kendrick

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Pagina 22

Alice nel paese delle meraviglie Romanzo deliziosamente surreale del 1865 scritto dal reverendo Charles Dodgson, noto con lo pseudonimo di Lewis Carroll , in cui viene presentato il fungo forse più famoso di tutta la letteratura. In cima a quel fungo siede un bruco, quasi altrettanto famoso, che fuma il narghilè. «Un lato [del fungo] ti farà diventare più grande e l'altro lato ti farà diventare più piccola» dice il bruco all'eroina Alice, la quale, essendo d'animo avventuroso, decide di testare questa affermazione apparentemente bizzarra. E si rivela corretta.

È probabile che Carroll avesse tratto informazioni sul fungo in questione, verosimilmente l'ovolo malefico (Amanita muscaria), leggendo l'opera del micologo Mordecai Cubitt Cooke The Seven Sisters of Sleep, pubblicato nel 1860. Questo libro descrive gli effetti dell'ingestione dell'ovolo malefico con le seguenti parole: «Sono frequenti le percezioni distorte di dimensioni e distanze [...] una pagliuzza sulla strada diventa un ostacolo insormontabile». Va detto che il primo illustratore del libro di Carroll, John Tenniel, non rappresentò un ovolo malefico ma un fungo qualunque. Anche l'illustrazione realizzata dallo stesso Carroll nel manoscritto Alice's Adventures Under Ground ha l'aspetto di un fungo generico.

Negli anni sessanta del XX secolo, Alice divenne una figura popolare della controcultura. Per esempio, la canzone di Grace Slick «White Rabbit» include questi famosi versi:

    You've had some kind of mushrooms, and your mind is
    moving slow
    Go ask Alice, I think she'll know

    (Hai preso dei funghi e la tua mente è rallentata
    Chiedi ad Alice, credo che ne sappia qualcosa)

La stessa Grace di sicuro ne sapeva qualcosa.


Si veda anche: Cooke, Mordecai Cubitt; Ovolo malefico.

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Pagina 33

Babbo Natale Celebre portatore di regali natalizi che potrebbe avere l'ovolo malefico (Amanita muscaria) fra i suoi ingredienti. Dietro a questa affermazione, apparentemente assurda, si cela il seguente ragionamento.

In Lapponia gli sciamani erano soliti far visita ai loro clienti a bordo di slitte trainate da renne e i cumuli di neve intorno ai portoni sarebbero stati tali da costringerli a introdursi nelle case dai camini. Prima della visita, lo sciamano ingeriva diversi esemplari di ovolo malefico. Secondo la tradizione sauri (lappone), uno sciamano che mangi uno di questi funghi finisce per assumerne le sembianze, cioè diventa paffuto, rosseggiante e ricoperto di macchie bianche.

Questi sciamani offrivano ai loro clienti consigli medici o personali, piuttosto che oggetti materiali come l'ultimo prodotto della Apple. Il fungo, inoltre, dà a chiunque lo ingerisca la sensazione di volare. Alle renne piace mangiare gli ovoli malefici e, presumibilmente, provano anch'esse la sensazione di volare. Bisogna qui aggiungere che, essendo le renne molto amanti di questi funghi, i pastori di renne sauri contemporanei li utilizzano per creare delle piste in modo da indurre le renne a seguire il percorso che essi desiderano.

Questi dettagli forse non bastano a spiegare Babbo Natale, ma offrono perlomeno un facsimile parziale della figura del guidatore di renne.


Si veda anche: Ovolo malefico.

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Pagina 38

Big laughing gym (fungo della risata) Nome comune, in lingua inglese, riferito alla specie chiamata Gymnopilus spectabilis oppure G. junonius, a seconda del sistema tassonomico impiegato. È un grosso fungo di colore giallo brillante o arancione con lamelle che si estendono lungo il gambo (dette decorrenti nella terminologia micologica) che cresce in gruppi sul legno o sul pacciame in decomposizione e possiede un anello che collassa o cade con l'età. È distribuito in tutto il mondo, sebbene si trovi principalmente nelle regioni temperate.

I corpi fruttiferi contengono psilocibina e altri composti simili agli alfa-pironi nella kava. La loro assunzione può causare risate incontrollate, che tuttavia possono alternarsi a nausea, stordimento, iperproduzione di urina e forti vertigini. In un episodio che viene spesso citato, una donna che aveva mangiato molti di questi funghi disse: «Sto morendo, ed è divertente». Ridendo, un'altra persona replicò: «Se questo è l'avvelenamento da funghi, sono totalmente a favore». Un uomo che ne aveva ingerito un numero considerevole fu affetto per molti anni da grave priapismo - e non c'è niente da ridere! Nella maggior parte dei casi, però, il sapore estremamente amaro del fungo previene il verificarsi di queste infauste scorpacciate.


Si veda anche: Amatossine; Psilocibina.

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Pagina 85

Fallali (Phallales) Ordine di basidiomiceti, il cui nome si riferisce alla forma di alcune specie. Altre forme ricordano stelle marine, cesti, sigari, artigli di lucertole e calamari. Indipendentemente dalla forma, però, tutti i fallali hanno una cosa in comune: un odore pestifero che emana da una massa viscida di spore chiamata gleba. Questo odore, che si dice sia simile a quello della carne putrefatta, attrae gli insetti volanti, in particolare le mosche amanti delle carcasse in decomposizione, inducendoli a veicolare le spore del fungo. Phallus duplicatus ha una struttura penzolante, simile a una tendina, che potrebbe fungere da scala per permettere anche agli insetti che non volano di raggiungere la gleba (molto democratico!).

Gli esseri umani non condividono lo stesso entusiasmo degli insetti per i funghi fallali. Nel New England, un tempo si pensava che un esemplare rinvenuto nel proprio terreno fosse presagio di una morte in famiglia. È noto che la figlia di Charles Darwin, Etty, raccogliesse i fallali che trovava nella sua tenuta e li bruciasse, nel timore che le loro forme falliche potessero corrompere la morale delle sue domestiche. Dopo aver annusato la specie Phallus ravenelii, uno dei primi naturalisti americani disse che era come se «tutti i cattivi odori del mondo fossero stati liberati insieme».

Le loro «uova» - le strutture sferiche sotterranee da cui emergono i corpi fruttiferi - ci ricordano che i fallali sono parenti delle vesce. In Europa queste uova vengono talvolta vendute come tartufi.


Si veda anche: Odore; Satirione.

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Pagina 110

Fungo bruco (Ophiocordyceps sinensis) Ascomicete raccolto nell'Himalaya, soprattutto in Tibet, dove è chiamato yartsa gumbu (verme d'inverno, erba d'estate) in base al presupposto che si tratti di un singolo organismo. In realtà, però, esso è composto da due organismi, un fungo e un insetto. Le spore del fungo penetrano nella cuticola di una larva di falena fantasma (Thitarodes sp.) in ibernazione, dopodiché le sue ife digeriscono prima le parti meno vitali del bruco e poi quelle più vitali. Poco tempo dopo, dall'ospite emerge un corpo fruttifero.

Il fungo bruco è utilizzato in Cina come trattamento per il cancro del fegato e per problemi polmonari. I corridori cinesi, inoltre, considerano l'ingestione di questo fungo una parte importante del loro regime alimentare durante gli allenamenti. Molte donne cinesi, infatti, hanno battuto i record nazionali di corsa dopo averne ingerito grandi quantità. La domanda è: è stato davvero il fungo a incrementare la loro forza nella corsa o questa era già di per sé piuttosto buona?

In Asia, gli uomini usano comunemente questa specie come afrodisiaco. Dopotutto, ha un aspetto non dissimile da un bramoso membro virile. Nei mercati O. sinensis era spesso esibito in enormi pile, ma oggi queste pile sono diventate molto più piccole e c'è il rischio che la specie venga spazzata via dalla raccolta eccessiva; sembra sia solo una questione di tempo. I peni delle tigri vengono raccolti per lo stesso motivo, e anche le popolazioni di tigri sono in declino. Una possibile soluzione? Il viagra.

Ma c'è una nota positiva: una specie affine, Isaria sinclairii (anamorfo di Cordyceps sinclairii), produce l'amminoacido miriocina, da cui è stata derivata una sostanza che si è rivelata efficace nel trattamento della sclerosi multipla.


Si veda anche: Funghi moschicidi; Formiche zombie.

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Pagina 123

Ife I filamenti microscopici che compongono un micelio. La carne di ogni fungo consiste di un'enorme massa di ife, quindi se state mangiando un finferlo, un porcino o anche un maitake, ciò che state realmente mangiando sono ife.

Le ife, solitamente suddivise da pareti trasversali chiamate setti, crescono soltanto alle estremità e, man mano che crescono, esplorano una varietà di microhabitat, secernendo diversi enzimi per digerire i loro nutrienti preferiti. Questi enzimi possono essere considerati un po' come succhi gastrici, con la differenza che il loro rilascio avviene all'esterno dell'organismo. Tutte le ife digeriscono zuccheri e amminoacidi, ma alcune possono anche digerire sostanze più complesse come l'amido, la lignina e la cellulosa. Qualcuna, come nel caso dei funghi dell'ordine Onygenales, è in grado di digerire la cheratina.

In periodi di stress, oppure quando intendono abbandonare un substrato già sfruttato ed esplorarne uno nuovo, le ife talvolta si riuniscono in una struttura visibile detta rizomorfo o cordone. In rapporto alla larghezza di una singola ifa, queste strutture possono essere enormi, fino a 5 millimetri di diametro. I rizomorfi più comuni sono probabilmente quelli dei chiodini (Armillaria sp.).


Si veda anche: Chiodino; Micelio.

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Pagina 166

Ovolo malefico (Amanita muscaria) Fungo relativamente grande che presenta sul cappello rosso residui biancastri del velo, detti verruche pileiche, e un anello sul gambo simile a una gonnella. In lingua inglese è chiamato fly agaric (agarico delle mosche), in base alla credenza che mettendo molti di questi funghi sminuzzati in una scodella piena di latte, essi uccideranno le mosche, o perlomeno le intontiranno.

Indubbiamente il più iconico di tutti i funghi del mondo, l'ovolo malefico figura sui biglietti di auguri natalizi e nei siti web dedicati alle droghe, nel film di Walt Disney Fantasia del 1940 e nella propaganda sovietica (in un cartone animato, un esercito di ovoli malefici dice alla borghesia: «Ti uccideremo!»). Fa anche trasformare il piccolo idraulico Mario in Super Mario nel popolare videogioco della Nintendo.

I popoli nativi della Siberia un tempo usavano gli ovoli malefici per mettersi in contatto con i loro antenati, un'attività che richiedeva che i funghi venissero dispersi nell'aria. Gli alcaloidi in essi contenuti, acido ibotenico e muscimolo, producono alti livelli di serotonina, il che può indurre stati di euforia o di sonnolenza, come pure l'illusione di volare. Le concentrazioni di alcaloidi variano da un esemplare all'altro, ragion per cui mentre una persona ha la sensazione di volare, un'altra può invece sentirsi con i piedi per terra.

Contrariamente all'opinione popolare e a quanto raccontato dai romanzi polizieschi inglesi, l'ovolo malefico non è mai stato implicato nella morte di una persona.


Si veda anche: Alice nel paese delle meraviglie; Babbo Natale; Cooke, Mordecai Cubitt; Etnomicologia; Funghi berserkir; Pegtymel; Wasson, Gordon.

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Pagina 170

Pegtymel Incisi nelle rocce vicino alla foce del fiume Pegtymel in Siberia, vi sono dei petroglifi risalenti all'età del bronzo che i pastori di renne locali chukchi chiamano uomini-fungo. Questi petroglifi sembrano proprio persone con dei funghi giganti - nello specifico, esemplari di ovolo malefico (Amanita muscaria) - posati sulla testa.

Affascinato da questi petroglifi, nel 2000 l'antropologo Andrei Golovnev, studioso dei popoli dell'Artico, realizzò un film documentario di 32 minuti intitolato, semplicemente, Pegtymel. Il film mostra i chukchi locali mentre suonano tamburi, cantano, mungono le renne e mangiano ovoli malefici, insieme a un video dei petroglifi. Il film si muove avanti e indietro tra le vite di questo popolo tradizionale e le immagini dei petroglifi, creando una finestra poetica su uno stile di vita antico che è tutt'altro che scomparso.

Altri esempi di arte rupestre, come la grotta di Selva Pascuala in Spagna e le pitture parietali del Tassili n'Ajjer in Algeria, mostrano individui con teste insolitamente grandi. Resta ancora da stabilire se queste teste siano da interpretare come funghi o come un indice di conoscenza sciamanica (più grande è la testa, maggiore è la conoscenza).


Si veda anche: Ovolo malefico.

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Penicillium Genere comprendente oltre 300 specie costituite, in buona percentuale, da funghi del suolo che passano freneticamente da un substrato all'altro per soddisfare i propri bisogni nutrizionali. Alcune specie provocano un deterioramento degli alimenti, altre sono coprofile e altre ancora partecipano alla stagionatura di formaggi come il brie, il gorgonzola e il roquefort. A proposito di formaggi, in Finlandia Penicillium roqueforti è stato classificato tra i principali funghi commestibili in virtù della sua presenza nel roquefort.

Senza dubbio, il genere Penicillium deve la sua fama soprattutto al fatto che costituisce la fonte dell'antibiotico penicillina. È noto che, nel 1929, il batteriologo e farmacologo scozzese Sir Alexander Fleming trovò una fruttificazione di P. chrysogenum in una capsula di Petri piena di batteri Staphylococcus e la coltivò al fine di ottenere il sopracitato farmaco magico, un antibiotico che indebolisce le pareti cellulari dei batteri. Ben prima di Fleming, però, gli antichi egizi sfregavano del pane ammuffito sulle ferite, ottenendo probabilmente lo stesso risultato che avrebbero potuto raggiungere con una prescrizione dell'antibiotico penicillina.

Varie specie di Penicillium nelle regioni artiche e antartiche utilizzano il ghiaccio dei ghiacciai come substrato di crescita, ed è quindi possibile che siano destinate a scomparire presto, a causa del cambiamento climatico in atto.

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Sabina, Maria (1894-1985) Curandera (sciamana o curatrice) mazateca dello stato messicano di Oaxaca, Maria Sabina utilizzava i funghi del genere Psilocybe nei propri rituali. Chiamava questi funghi i suoi «figli santi» e si ritiene che avesse intime conversazioni con loro. Richiedeva ai suoi clienti di mangiarli a coppie in modo da riflettere l'equilibrio tra maschile e femminile. Altri mazatechi chiamavano gli stessi funghi los pajaritos (uccellini).

Nel giugno del 1955, l'etnomicologo americano Gordon Wasson fece visita a Maria Sabina, mangiò alcuni dei suoi funghi (Psilocybe mexicana), dopodiché, nel 1957, scrisse un articolo di 17 pagine intitolato «Seeking the Magic Mushroom» per la rivista Life. L'articolo indusse molti hipster ad andare a bussare alla sua porta. Sembra che varie celebrità del rock, come Mick Jagger, John Lennon, Keith Richards e Bob Dylan, siano andate a trovarla. Insieme a Wasson, Albert Hofmann, scienziato svizzero e inventore dell'LSD, le fece una visita ispirata da motivazioni più scientifiche nel 1962.

Non a caso, forse, Maria Sabina ebbe la sensazione che, dopo «la venuta dell'uomo bianco», i suoi figli avessero perso la loro santità.


Si veda anche: Etnomicologia; Funghi allucinogeni; Teonanacatl; Wasson, Gordon.

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Sesso Attività obbligatoria per quasi tutti i funghi, fatta eccezione per alcuni lieviti, muffe e funghi endomicorrizici, che di solito si riproducono clonandosi.

Le spore fungine sono per la maggior parte eterotalliche, a significare che devono accoppiarsi con una spora compatibile. Come negli esseri umani, prima dell'accoppiamento vero e proprio entrano in gioco i feromoni. Proprio come noi siamo in grado di percepire a distanza la presenza di un potenziale partner, allo stesso modo una spora può avvertire la presenza di un partner con un diverso corredo aploide di cromosomi e muoversi inesorabilmente in quella direzione. Quando le due spore si incontrano, non fanno nulla che vagamente assomigli a dei preliminari. Al contrario, esse, che a questo punto sono germinate diventando filamenti ifali, intraprendono immediatamente l'equivalente fungino di un atto sessuale: si fondono e, combinando le loro informazioni genetiche, diventano un micelio.

Quando una spora entra in un bar, un luogo metaforico di possibili incontri, di solito se ne va via da sola perché le probabilità che due spore si incrocino sono molto basse. Questa è una delle ragioni per cui i funghi le producono in grandi quantità. Un altro motivo è che quelle spore potrebbero non incontrarsi mai, perché una o entrambe hanno buone probabilità di finire su un substrato inadeguato.

I tipi sessuali sono talvolta chiamati generi. Per assicurarsi la sopravvivenza, la maggior parte dei funghi possiede molti generi, ma a detenere il primato è Schizophyllum commune, con ben 28000 generi.


Si veda anche: Schizophyllum commune; Spore.

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Xylaria sp. Chiamati in lingua inglese dead man's fingers (dita di morto), i funghi del genere Xylaría somigliano a dita un po' artritiche che protrudono da pezzi di legno sepolti o esposti in superficie (xylos in greco vuol dire «legno»). In genere, almeno in Inghilterra, il nome dead man's fingers indica la specie X. polymorpha, mentre X. longipes è chiamata dead moll's fingers (dita di malfattrice morta). Ogni «dito» ha la forma di un fuso o di una clava, dalla superficie corrugata e talvolta fessurata, con un corto gambo cilindrico. Le specie di Xylaria sono più diffuse e diversificate ai tropici che non nelle regioni temperate.

Le sopracitate dita subiscono quello che il micologo Michael Kuo ha descritto come un «cambio di costume». Benché una volta mature appaiano nerastre, durante la loro fase asessuata sono ricoperte da una polverina bianca di spore (conidi). I tanzaniani credono che, se hai commesso un crimine e ti strofini con questi conidi biancastri, la polizia non potrà vederti anche se le passi sotto il naso.

Recentemente, alcuni miceli di X. polymorha sono stati inoculati nel legno di diversi violini comuni, e il loro suono è risultato essere molto vicino a quello dei violini Stradivari. In base a ciò, si potrebbe ipotizzare che a dare vita al suono inimitabile degli strumenti originali sia stata proprio la decomposizione non aggressiva del legno messa in atto da questi funghi.


Si veda anche: Pirenomiceti.

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