Copertina
Autore Mark Mitchell
CoautoreDavid Leavitt
Titolo Pagine passate di mano in mano
SottotitoloLa tradizione nascosta della narrativa omosessuale inglese dal 1748 al 1914
EdizioneNuovi Equilibri, Viterbo, 2009, Eretica speciale , pag. 248, cop.fle., dim. 15x21x1,4 cm , Isbn 978-88-6222-091-0
OriginalePages Passed from Hand to Hand [1997]
LettoreFlo Bertelli, 2009
Classe classici inglesi , narrativa inglese , storia letteraria
PrimaPagina


al sito dell'editore


per l'acquisto su IBS.IT

per l'acquisto su BOL.IT

per l'acquisto su AMAZON.IT

 

| << |  <  |  >  | >> |

Indice


Introduzione                                              7

Tobias Smollett (1721-1771)                              15
da Le avventure di Roderick Random                       16

John Cleland (1710-1789)                                 25
da Memorie di una Donna di Piacere                       27

Charlotte Cibber Charke (1713-1760 circa)                35
da La Storia di Henry Dumont, Esq                        36

Bayard Taylor (1825-1878)                                43
da Joseph e il Suo Amico: Una Storia della Pennsylvania  45

Charles Warren Stoddard (1843-1909)                      65
da Idilli dei Mari del Sud                               67

Howard Overing Sturgis (1855-1920)                       83
da Tim: Una Storia di Eton                               85

Ambrose Bierce (1842-1913?)                              94
da Nel Mezzo della Vita: Storie di Soldati e di Civili   95

Reverendo Edwin Emanuel Bradford (1860-1944)            102
Boris Orloff                                            103

John Francis Bloxam (1873-1928)                         112
Il Prete e il Chierico                                  114

Stanislaus Eric, Conte Stenbock (1860-1895)             129
da Studi sulla Morte: Fiabe romantiche                  131

Frederick Rolfe, Baron Corvo (1860-1913)                156
In Lode di Billy B.                                     158

Edward Frederic Benson (1867-1940)                      163
da I Challoner                                          165

Horace Annesley Vachell (1861-1955)                     182
da La Collina: Un Romanzo sull'Amicizia                 183

Charles Kenneth Scott-Moncrieff (1889-1930)             196
Canzone del Vespro e del Mattino                        199

Louis Umfreville Wilkinson (1881-1966)                  203
Il Finale Migliore: Conclusione di un capitolo dal romanzo
inedito, Ciò Che Percy Sapeva, di H*nr* J*m*s           204

Edward Irenaeus Prime-Stevenson (1868-1942)             207
da Il Nemico di Lei, Alcuni Amici – e Altri Personaggi:
Storie e Studi Prevalentemente di Cuori Umani           209

Patrick Weston
(pseudonimo di Gerald Bernard Francis Hamilton)
(1888-1970).                                            222
da I Sognatori del Deserto                              224


 

 

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 7

Introduzione


I.

Nel 1902, Edward Carpenter pubblicò qualcosa di molto simile ad una prima antologia in lingua inglese a tematica omosessuale: Ioläus: An Anthology of Friendship che citava – tra le altre – opere di Lord Byron, Pindaro, Platone, Plutarco, Sant'Agostino e August von Platen. Nella prefazione, Carpenter scrisse:

All'inizio della storia del mondo, l'amicizia è stata considerata un'istituzione e le è stata attribuita una dignità difficilmente comprensibile ai giorni nostri. E un esame molto superficiale dell'argomento mostra quanto il sentimento dell'amicizia sia stato importante. Nel realizzare la raccolta che segue, sono stato colpito dal modo sorprendente in cui le consuetudini delle varie etnie ed epoche si giustifichino le une con le altre e dal modo in cui queste si orientino verso una solida e duratura omogeneità del sentimento umano verso un determinato argomento.

Con il termine "Amicizia"; Carpenter faceva riferimento precisamente ad un legame tra due uomini (o due donne) e menzionava l'epigrafe di un libro di Plutarco: "Per quanto concerne gli amori di Ercole è difficile ricordarli tutti a causa del loro numero. Ma coloro che credono che Iolao sia stato uno di questi, rendano lode a questo giorno e onore a lui; e facciano giurare fedeltà ai loro amati sulla sua tomba". Come Damone e Pizia, Achille e Patroclo e le Dame di Llangollen, Ercole e Iolao rappresentarono per Carpenter un ideale nobile e perfino elevato di amore tra persone dello stesso sesso, qualcosa che i suoi contemporanei avrebbero potuto emulare e che lui stesso cercò di incarnare nell'utopia rurale che condivise con George Merrill. E al fine di trovare modelli positivi, Carpenter dovette rovistare nella letteratura mondiale; per costruire una versione della storia in cui "amicizia"; e non matrimonio, era il termine giusto. Ioläus, in altre parole, non è una raccolta di scritti a tematica omosessuale, ma piuttosto una raccolta di letture a tematica omosessuale.


II.

A partire dal diciottesimo secolo, gli uomini attratti sessualmente dagli altri uomini – sodomiti, pederasti, uranici, Uraniani, omosessuali, froci – hanno costituito una classe particolare e numerosa di lettori. In realtà, ben prima che molte librerie nei Paesi di lingua inglese dedicassero intere sezioni alla letteratura lesbica e omosessuale, tali lettori mostrarono una sorprendente tenacia nell'individuare poesie, racconti, romanzi, saggi e perfino singole frasi in cui potevano essere rintracciati riferimenti alla pratica omosessuale. Così, sia Oscar Wilde che Marcel Proust riuscirono a riconoscere le tracce dell'omosessualità di Vautrin in Illusioni Perdute e Splendori e miserie delle cortigiane di Honoré de Balzac. (La morte di Lucien de Rubempré, dice Vivian ne "La decadenza della menzogna" è "Una delle peggiori tragedie della mia vita"; mentre André Maurois, nella sua biografia di Proust, cita da uno degli appunti dello scrittore: "Vautrin si ferma per visitare la casa di Rastignac; tristesse d'Olympio della pederastia"). La semplice allusione potrebbe essere sufficiente per dare la chiave d'interpretazione al lettore: per Adriano e Antinoo, re David e Jonathan ("Il tuo amore per me è stato meraviglioso, superiore all'amore che possono dare le donne"). Questi lettori si sono passati l'un l'altro le opere dove giaceva questo contenuto nascente, ancora non sbocciato. Propagazione del passaparola: leggetelo.


III.

Nel suo racconto del 1913, "Out of the Sun"; Edward Irenaeus Prime-Stevenson descrive una biblioteca molto particolare:

Ah, i suoi libri! La biblioteca di quasi tutti gli uomini di tale formazione, la cui vita è stata principalmente solitaria... si accompagna sin dalla gioventù alle interiori affinità letterarie della loro indole. Dayneford stava ora in piedi davanti ai suoi scaffali, leggendo meccanicamente i titoli di un gruppo particolare di volumi, principalmente quelli piccoli. Erano ammassati in pochi ripiani più in basso, come se avessero cercato di evitare la compagnia dell'altro gruppo letterario, per stare tra di loro, per sottrarsi a tutti i commenti sgradevoli. Tibullo, Properzio e gli Antologisti Greci (sic) ammucchiati contro Al Nafsewah, Chakani e Hafiz. Un poco più avanti i sonetti di Shakespeare e quelli di Buonarroti; più avanti "In Memoriam" di Tennyson, "The North-Shore Watch" di Woodberry e Walt Whitman. Le sue poesie erano dietro al voluminoso "Tagebuch" di Platen. Dopo di loro veniva "Fridolins Heimliche Ehe" di Wilbrandt, accanto "Le Hors Nature" di Rachilde; quindi "Die Infamen" di Pernauhm e "Humbug" di Emil Vacano e un gruppo di opere di psicologia di Krafft-Ebbing, Ellis e Moll. C'era un volume sottile in cui erano raccolti, con una copertina riccamente arabescata, sei o sette racconti delle "Mille e una Notte", nella traduzione francese di Mardrus, separati in modo crudele dai loro compagni originari. Su un ripiano più in basso, "Val Strange" di David Christie Murray e uno o due altri romanzi; con "David Copperfield" di Dickens, l'anonimo "Tim" e "The Hill" di Vachell insieme a "The Intersexes", "Imre" e "Sebastian au Plus Bel Age" di Mayne.

Non è una coincidenza che la biblioteca di Dayneford contenga alcuni degli stessi volumi da cui Carpenter scelse brani da riportare in Ioläus, né sorprendente che con crudeltà separi alcuni dei racconti delle Mille e una Notte "dai loro compagni originari". La biblioteca di Dayneford, come quella di Carpenter del resto, ha un'ideologia. Per lui il taglio quasi scolastico dei frammenti letterari – estratti letteralmente dal contesto – non è un espediente, ma un passo necessario, anche se spietato, per inventare attraverso la lettura un nuovo contesto in cui i legami omosessuali, invece di essere disprezzati, sono esaltati.

L'impulso di redigere un elenco non finisce con Prime-Stevenson. Nel 1924, uno "Studioso di Fanciullezza, Gioventù e Cameratismo" (o forse – chissà – una "Studiosa") pubblicò un catalogo di libri dalla sua biblioteca privata. Un totale di 454 titoli tra poesia, drammaturgia, saggi, biografie e narrativa dei quali molti già citati sia da Carpenter che da "Dayneford".


IV.

H. Montgomery Hyde, in The Other Love: An Historical and Contemporary Survey of Homosexuality in Britain (1970), racconta un episodio determinante nella storia delle pagine passate di mano in mano. Nel 1889, Charles Hirsch (che diventò poi editore a Parigi) dirigeva la Librairie Parisienne in Coventry Street a Londra. Oscar Wilde, uno dei suoi clienti abituali, acquistò da lui non solo libri in francese (tra cui romanzi di Zola e Maupassant), ma anche ciò che Hirsch chiama opere di natura "socratica": Wilde di solito non andava da solo in libreria, era spesso accompagnato da "giovani distinti", all'apparenza artisti o letterati, che gli dimostravano "un'intima deferenza".

Un pomeriggio Wilde entrò nella libreria con un pacchetto accuratamente sigillato e chiese a Hirsch di consegnarlo ad un amico che gli avrebbe mostrato il biglietto da visita di Wilde stesso. Hirsch acconsentì, e dì lì a poco uno dei giovanotti che aveva visto in compagnia di Wilde venne a ritirare il pacchetto. Diversi giorni dopo, lo stesso giovane lo riportò indietro, affinché venisse dato ad un altro giovanotto. Avvennero in tutto tre scambi di questo tipo e l'ultimo giovane, "meno riservato" degli altri due, portò indietro il pacchetto incartato malamente. Quando Hirsch lo aprì, vi trovò il manoscritto di un romanzo trascritto in varie grafie e pieno di aggiunte a margine e cancellature. Lesse erroneamente il titolo come Feleny. "Era evidente", scrisse, "che molti scrittori di valore ineguale hanno collaborato a quest'opera anonima, ma molto interessante".

Ci si stupisce, in quest'epoca post-freudiana, dell'errore di Hirsch nel leggere la parola Teleny, il titolo di questo importante caposaldo della pornografia omosessuale vittoriana. Dopo tutto, non sarebbe stato rischioso pubblicare Teleny – come più tardi Hirsch fece in una traduzione francese – in Inghilterra con la minaccia di una condanna per reato grave? Guarda caso l'edizione inglese ambienta la storia a Parigi, mentre quella francese la colloca a Londra.


V.

La maggior parte dei testi "gay" oggi conosciuti sono stati scritti dopo la Grande Guerra e la 'maggioranza di questi dopo la rivolta di Stonewall del 1969 e, come se la storia della letteratura fosse una serie di scatole cinesi, la gran parte di questi dopo l'avvento (soprattutto in Occidente) del virus Hiv.

Immaginate, poi, di essere un lettore omosessuale del 1914. Siete in una biblioteca ampia e quasi buia e volete leggere qualcosa... beh, qualcosa su due uomini o due donne uniti da un ipotetico legame erotico: qualcosa che parli della vostra esperienza o di un'esperienza che immaginate. Da dove comincereste? Non c'è uno schedario a guidarvi. The City and the Pillar di Gore Vidal (trad. it. La statua di sale) non è ancora stato scritto; neanche Giovanni's Room di James Baldwin (trad. it. La stanza di Giovanni), Rubyfruit Jungle di Rita Mae Brown (trad. it. La giungla dei fruttirubini) e così A Boy's Own Story di Edmund White (trad. it. Un giovane americano). Non è stato scritto nemmeno The Well of Loneliness di Radclyffe Hall (trad. it Il pozzo della solitudine). James Merrill e Dale Peck non sono neanche nati. E. M. Forster finirà di scrivere Maurice nel corso di quest'anno – una rivoluzione silenziosa a Weybridge – ma sarà pubblicato molti decenni dopo e voi, probabilmente, sareste già morti. Forse le sue pagine stropicciate sarebbero potute arrivare tra le vostre mani se foste stati abbastanza fortunati da far parte della cerchia degli amici di Forster, ma probabilmente non siete così fortunati.

Forse conoscete qualcuno che vi ha suggerito qualche titolo. Forse siete un cliente di una di quelle librerie internazionali che vendono edizioni pubblicate privatamente. Opere come Imre: A Memorandum di Prime-Stevenson, stampato a Napoli nel 1906, o Desert Dreamers di Patrick Weston (pseudonimo di Gerald Bernard Francis Hamilton) o ancora il breve volume Songs of Adieu del primo poeta Uranico Lord Henry Somerset. Forse avete sentito parlare di Tim, con il suo resoconto sorprendentemente sfacciato (anche se sentimentale) di una storia d'amore tra due ragazzi. Forse qualcuno vi ha parlato di Cecil Dreeme (1861) di Theodore Winthrop, in cui il narratore maschile si innamora di un giovane che poi risulterà essere una ragazza travestita. Se è così, siete fortunati. Altrimenti non potrete far altro che scorrere in fretta dorsi e titoli con la speranza di trovarne uno che faccia allusione ai Greci.

La sorpresa – come la sorpresa che Glinda, la strega buona, fa a Dorothy alla fine di The Wizard of Oz (trad. it. Il Mago di Oz) – è che i libri erano tutti lì, se solo aveste saputo dove guardare. Anche se, come Proust e Wilde, avete antenne ipersensibili e una capacità innata per captare perfino le tracce appena percettibili di desiderio omosessuale, purtroppo vivete in un mondo dove la stragrande maggioranza dei lettori e dei critici non riconoscono questi segnali, a tal punto che potrebbero arrivare alla fine della lettura di una storia d'amore omosessuale, non così esplicita come Joseph and His Friend di Bayard Taylor, e non aver capito niente. Dopo tutto, probabilmente non hanno letto Ioläus, né potrebbero condividere la definizione di amicizia di Carpenter. L'aforisma più sagace di Wilde potrebbe essere questo: "Sono solo le persone superficiali che non giudicano dalle apparenze".


VI.

Oggi lo studio della letteratura omosessuale anteriore al 1914 si basa ancora su pagine passate di mano in mano. Per mettere insieme quest'antologia abbiamo interpellato amici; letto fotocopie di fotocopie che studiosi e antiquari ci hanno mandato e libri dei quali esisteva una sola copia di una "raccolta particolare". Abbiamo trascorso molto tempo alla British Library di Londra e alla Clarke Library di Los Angeles e tradotto mentalmente le S che avevano la forma di F in Henry Dumont di Charlotte Charke, un libro in un'edizione così vecchia e fragile che per tenerlo aperto abbiamo dovuto utilizzare sacchetti di velluto di un determinato peso.

Con quale criterio abbiamo fatto la nostra selezione? Il nostro intento era ricostruire una cronologia, in un modo o nell'altro, di narrativa testo per testo: cominciando dal diciottesimo secolo, in cui le invettive contro la sodomia a volte trovavano il loro sfogo in lunghi romanzi (e spesso nascondevano una insospettabile solidarietà), proseguendo con opere pornografiche stampate privatamente, fino a racconti dell'orrore e racconti per bambini, romanzi su ragazzi ambientati a scuola, romanzi western ed esemplari pieni di battute di spirito da finocchie, per arrivare infine a Forster.

Spesso si dice che gli omosessuali maschi condividono solo una cosa: le pratiche sessuali. Queste pagine suggeriscono che ci sia molto di più: all'inizio della nostra tradizione letteraria, c'era il desiderio di un bosco frondoso (omaggio all'Arcadia) e di una capanna dove due uomini potessero vivere insieme in modo tranquillo e indisturbato, come fecero Carpenter e Merrill. Soltanto più tardi il mondo extraurbano sarà fonte di repressione, mentre la città offrirà libertà all'omosessuale: non come parte di una desiderata e utopica diade, ma all'interno di una comunità con i compagni della tribù.


VII.

Ma ritorniamo a Carpenter: il sottotitolo dato a Ioläus, An Anthology of Friendship, è semplicemente eufemistico? No. L'amicizia era un ideale in cui credeva profondamente. Ma fu anche una strategia politicamente arguta. In realtà, per lui i processi di Wilde furono una battuta d'arresto per il "sesso intermedio", nella misura in cui misero sotto la lente d'ingrandimento del pubblico gli aspetti più crudi del mondo malavitoso omosessuale dell'epoca vittoriana: fittavoli ricattatori, lenzuola macchiate di escrementi, domestiche violentate. Nella sua antologia, Carpenter preferì non soffermarsi sugli "aspetti più volgari della passione, in scrittori come Catullo e Marziale". Anche se Maurice non fu ispirato da sentimenti tanto elevati, ma dalla tastata di Merrill, "in modo delicato e appena sopra le natiche", del fondoschiena di Forster.

Credo avesse toccato molte persone. La situazione fu insolita e la ricordo ancora, come ricordo la posizione di un dente scomparso da molto tempo. Fu un piacere tanto fisico quanto psicologico. Sembrò andare diretto attraverso le reni fino al cervello senza coinvolgere i pensieri. Se veramente è stato così, sarebbe conforme al misticismo yogi di Carpenter e avrebbe provato quello che in quel preciso istante avevo immaginato.

Poiché l'omosessualità era ancora un reato in Inghilterra quando Forster scrisse Maurice, il libro non fu mai pubblicato mentre era in vita. E così questo romanzo, profondamente sovversivo, fu passato di mano in mano per mezzo secolo: Forster condivise il manoscritto con amici come J. R. Ackerley, Paul Cadmus (che proprio in quel periodo dipinse un ritratto dell'autore), E. J. Dent, Christopher Isherwood, William Plomer, Forrest Reid e Lytton Strachey. Alla fine, probabilmente, quanti lessero il manoscritto di Maurice avrebbero agito come Forster, così come Prime-Stevenson pagò per stampare un'edizione privata.


VIII.

Noi siamo nati quando il bosco frondoso era già svanito, e forse per questo quella capanna è ancora piena di fascino, con la sua intimità languidamente erotica: l'odore di legna bruciata, il letto sfatto, i due uomini in abiti da lavoro che hanno veramente lavorato e stanno leggendo seduti su sedie sgangherate. Come ospite, venite accolto per curiosare tra i libri. Non cercate niente in particolare. Prendete un libro (o manoscritto) dopo l'altro, sfogliate. Che strano! Le scansie sono sovraccariche, incurvate dal peso. Ci sono titoli che non avete mai visto. Scegliete qualcosa a caso, sedete nella terza sedia che è lì ad aspettarvi e cominciate.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 15

Tobias Smollett

1721-1771


In The Adventures of Roderick Random (1748) (trad. it. Le avventure di Roderick Random), Tobias Smollett descrive uno dei primi personaggi esplicitamente omosessuali della letteratura inglese: il conte Strutwell, "famoso per essere attratto dal suo stesso sesso", il quale approfitta dell'ingenuità del giovane Roderick per baciarlo, vezzeggiarlo e sottrargli l'orologio. Con un atteggiamento tipico nell'Inghilterra del diciottesimo secolo, Smollett è indignato verso Strutwell. Tuttavia permette al conte di controbattere con una lunga ed eloquente arringa in difesa dell'amore omosessuale che contraddice il tono ufficiale di censura del capitolo e che il conte presenta a Roderick con una copia del Satyiricon di Petronio.

Come fa notare H. Montgomery Hyde in The Other Love, la dichiarazione di Strutwell che la sodomia "guadagna terreno e probabilmente in breve tempo diventerà un vizio più alla moda della semplice fornicazione" fu citata in un libello pubblicato nel 1749 con il titolo "Satan's Harvest Home: or the Present State of Whorecraft, Adultery, Fornication, Procuring, Pimping, Sodomy... And other Satanic Works, daily propagated in this good Protestant Kingdom". Questo libello inveisce contro le abitudini dei "vili Efebi" e conclude che nulla può essere "più scioccante che vedere una coppia di creature che con la sembianza di uomini si baciano e si sbavano l'un l'altro, fino al punto che tutto questo è quotidianamente praticato perfino nei luoghi pubblici. E (in genere) senza biasimo, perché costoro si difendono con la scusa che questo va di moda! Una moda dannata, importata dall'Italia insieme a una serie di altri vizi contro natura".

"Satan's Harvest Home" è uno dei primi documenti a identificare l'Italia come "Madre e Nutrice della Sodomia"; suggerendo uno dei motivi del perché l'Italia fosse una destinazione così popolare per i rifugiati omosessuali.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 16

da Le avventure di Roderick Random


Capitolo 51

Coltivo una conoscenza con due nobiluomini – vengo presentato al conte Strutwell – la sua gentile promessa e il suo invito – il comportamento del suo portiere e del suo lacchè – mi riceve con affetto non comune – si assume l'impegno di parlare al ministro in mio favore – mi informa del suo successo e mi augura felicità – intavola una conversazione su Petronio Arbitro – si invaghisce del mio orologio e lo costringo ad accettarlo – regalo un anello di diamanti a lord Straddle – informo della mia buona sorte Strap e Banter che mi disingannano, con mia grande mortificazione

Ero stato preso fino ad allora dai miei progetti matrimoniali, quando cominciai a consultare le persone di talento di mia conoscenza riguardo all'"arte" di andare a caccia di fortuna e rivolsi i miei pensieri a un certo impiego governativo. Con l'intento di raggiungere i miei scopi, coltivai la conoscenza dei lord Straddle e Swillpot, i cui padri erano uomini di prestigio a corte. Trovai questi giovani gentiluomini disponibili ad assecondare la mia aspirazione a fare carriera: li accompagnai nelle loro passeggiate di mezzanotte e spesso cenai con loro nelle taverne, dove ebbi l'onore di pagare il conto.

Un giorno, mentre ero fatto oggetto di solenni profferte di amicizia, colsi l'occasione di svelare il mio desiderio di essere sistemato in qualche sinecura e di sollecitare la loro influenza a mio vantaggio. Swillpot, stringendomi la mano, disse che avrei potuto fare affidamento sul suo aiuto, perdio! L'altro giurò che nessuno sarebbe stato più orgoglioso di lui di prestarsi per la mia causa. Incoraggiato da queste dichiarazioni, osai esprimere il desiderio di essere presentato ai loro padri, che avrebbero potuto concludere subito la mia faccenda. Swillpot ammise con sincerità di non parlare con suo padre da tre anni e Straddle mi confermò che il padre, non avendo recentemente soddisfatto le richieste del ministro per aver sottoscritto un reclamo alla Camera dei Lord, era al momento impossibilitato ad aiutare i suoi amici, ma s'impegnò a farmi conoscere il conte Strutwell che era culo e camicia con una certa persona che faceva il bello e il cattivo tempo. Accolsi la proposta con molta riconoscenza e lo importunai così insistentemente che, nonostante mille pretesti, si ritrovò nella necessità di mantenere la parola data. Mi condusse infatti all'udienza della mattina di quest'uomo illustre, dove mi lasciò tra una moltitudine di persone che chiedevano favori come me. Fu introdotto a una particolare udienza riservata, dalla quale nel giro di pochi minuti ritornò con sua signoria che mi prese per mano e mi assicurò che mi avrebbe reso tutti i servigi che poteva e che desiderava vedermi spesso. Fui affascinato dall'accoglienza che mi venne riservata e, sebbene avessi sentito dire che non bisogna fare affidamento sulla promessa di un cortigiano, pensai di aver trovato così tanta amabilità di carattere e candore nel volto di questo conte, che non dubitai di poter trarre vantaggio dalla sua protezione. Decisi tuttavia di servirmi del permesso di aspettarlo nel giorno successivo di udienza, quando fui incoraggiato da un sorriso particolare, da una stretta di mano e da un sussurro che mi lasciarono intendere di volere una breve conversazione tête à tête con me appena si fosse disimpegnato; per quello scopo desiderava che andassi a bere una tazza di cioccolata con lui la mattina seguente. Questo invito lusingò non poco la mia vanità e le mie aspettative ed ebbi cura di andare a casa di sua signoria per l'ora convenuta. Dopo aver bussato al portone, il portiere tolse il catenaccio e lo tenne socchiuso, mettendosi in mezzo come un soldato in una breccia, per contrastare il mio passaggio. "Volevo sapere se sua signoria è già in piedi", chiesi. Ma lui rispose di no in modo scontroso. "A che ora si leva normalmente?", chiesi io. "A volte più presto, a volte più tardi", aggiunse chiudendo gradualmente la porta verso di me. Gli dissi poi che ero venuto per un appuntamento con sua signoria, ma questo Cerbero replicò di non aver ricevuto alcun ordine al riguardo; e stava quasi per chiudermi fuori, quando all'improvviso ebbi l'idea di far scivolare una corona nella sua mano, chiedendo se per favore poteva farmi sapere se il conte era in piedi. L'arcigno portiere diventò meno severo alla vista del danaro, che prese con tutta l'indifferenza di un esattore delle tasse, e mi condusse in una sala privata dove, disse, mi sarei potuto trattenere piacevolmente fino a quando sua signoria si fosse svegliata. Ero seduto lì da non più di dieci minuti, quando un valletto entrò e senza parlare si mise a fissarmi. Interpretai questo comportamento come se avesse voluto dirmi: "Di grazia signore, qual è il vostro problema?" e gli feci la stessa domanda che avevo fatto poco prima al portiere quando lo avevo interpellato. Il lacchè replicò allo stesso modo e scomparve prima che potessi ricevere qualsiasi ulteriore informazione. Poco dopo ritornò facendo finta di attizzare il fuoco e mi guardò di nuovo con grande serietà. Questo mi fece capire quel che voleva far intendere e, ricompensandolo con mezza corona, gli chiesi la gentilezza di far sapere al conte che mi trovavo nella casa. Fece un lieve inchino dicendo: "Sì, signore"; e svanì. Questa mia generosità non fu inutile, poiché nel giro di un istante mi condusse in una saletta dove venni ricevuto con grande gentilezza e familiarità da sua signoria che trovai alzato da poco, ancora in vestaglia e ciabatte. Dopo colazione, intraprese con me una particolare conversazione riguardo ai miei viaggi, alle impressioni che avevo avuto all'estero e sondò fino al massimo grado le mie facoltà intellettive. Le mie risposte sembrarono piacergli molto; mi stringeva la mano spesso e, guardandomi con singolare compiacimento, mi promise che avrei potuto contare sui suoi buoni uffici presso il ministro a mio vantaggio. "Giovani uomini con i vostri requisiti", disse, "dovrebbero essere benedetti da ogni amministrazione. Da parte mia vedo così poco merito nel mondo che di norma vi ho rinunciato, ma cerco di incoraggiare per quanto mi è possibile la minima parvenza di genio e di virtù. Voi li possedete entrambi e, se non vado errato, non mancherete in futuro di fare bella figura; ma dovete preparare il vostro destino gradualmente per arrivare al massimo del successo: Roma non fu costruita in un solo giorno. Dal momento che comprendete le lingue straniere perfettamente, vi piacerebbe andare oltremare come segretario di un'ambasciata?". Assicurai a sua signoria, con grande entusiasmo, che niente poteva essere più congeniale alla mia inclinazione. In merito alla questione, mi invitò a stare tranquillo, la mia faccenda era risolta, poiché mi garantiva un posto di quel tipo per il futuro. Questo gesto di generosità mi commosse così tanto che per un po' fui incapace di esprimere la mia gratitudine che in ultimo dette libero sfogo a scuse per la mia indegnità e ad un encomio per la sua benevolenza. Non potei neanche trattenere le lacrime per la bontà di questo nobile signore che non appena se ne accorse mi prese tra le braccia, mi strinse e mi baciò con un affetto apparentemente paterno. Sorpreso da questo insolito esempio di affetto per un estraneo, rimasi per alcuni istanti in silenzio e provai vergogna, poi mi alzai e, prima di congedarmi, Strutwell mi assicurò che avrebbe parlato con il ministro a mio favore quel giorno stesso e desiderava che per il futuro non mi procurassi più il fastidio di aspettare il suo risveglio mattutino, ma che potevo arrivare alla stessa ora nei giorni in cui non aveva impegni, ossia tre volte alla settimana.

Sebbene le mie speranze fossero ora molto rosee, decisi di nascondere a tutti la mia aspettativa, perfino a Strap, almeno fino a quando non fossi stato più sicuro del successo e nel frattempo di non dare al mio benefattore alcuna tregua dalle mie sollecitazioni. Quando rinnovai la visita, trovai quasi per incanto la porta della strada aperta, ma, mentre mi dirigevo verso la stanza delle udienze, mi imbattei nel valet de chambre che mi lanciò alcune occhiate furiose di cui non riuscii a comprendere il significato.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 94

Ambrose Bierce

1842-1913?


Le opere più conosciute di Ambrose Bierce sono sicuramente The Devil's Dictionary (1911) (trad. it. Il Dizionario del Diavolo) e Tales of Soldiers and Civilians (1891) (trad. it. Nel Mezzo della Vita: Storie di Soldati e di Civili). Tra questi racconti, il più famoso è "An Occurrence at Owl Creek Bridge" (trad. it. "Ciò che Avvenne sul Ponte di Owl Creek"). "The Mocking Bird (trad. it. "Il Tordo beffeggiatore") è un racconto molto diverso dal resto dell'opera di Bierce, perché la storia, pubblicata all'inizio degli anni '90 del XIX secolo, descrive un episodio della Guerra Civile, eppure suona come un pastiche di narrativa della fine di quel decennio. La morte è poeticizzata ad un livello straordinario, come lo è in Stenbock o in Wilde: quando il soldato che combatte per le truppe dell'Unione scopre il corpo del fratello gemello, combattente per la Confederazione ("al quale aveva dato il suo cuore e la sua anima innamorata"), e viene richiamata alla mente con forza la scoperta del principe della Bella Addormentata o Narciso (di cui Wilde reinventa la storia e fa che lo stagno ami a sua volta Narciso, perché "nello specchio dei suoi occhi vidi riflessa la mia bellezza"). Bierce partecipa inoltre alla tradizione di indicare un'utopia omosessuale: nel suo caso non semplicemente omosessuale, ma incestuosa. Alla fine, il soldato che ha trucidato suo fratello non può sopportare la melodia del tordo che canta sul giovane, il cui corpo è ancora caldo e la cui uniforme grigia è sporcata da una sola macchia di sangue sul petto. Quella canzone per lui era "il significato e l'interpretazione che svelavano i misteri della vita e dell'amore". Come per Isotta, la vita senza il suo Tristano è impossibile.

Bierce sparì in Messico nel 1913.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 95

da Nel Mezzo della Vita: Storie di Soldati e di Civili


Il Tordo beffeggiatore

Il tempo: una piacevole domenica pomeriggio all'inizio dell'autunno del 1861. Il luogo: il cuore di una foresta nella regione montana del sud-ovest della Virginia. Il soldato Grayrock dell'Esercito federale viene scoperto mentre sta comodamente seduto alla base di un grosso pino, contro cui si appoggia con le gambe distese per terra, la carabina di traverso sulle cosce, le mani (strette per non lasciarle cadere ai lati) appoggiate sul tamburo dell'arma. Il contatto della nuca con l'albero gli ha spinto il berretto sugli occhi, quasi nascondendoli. Qualcuno vedendolo avrebbe detto che dormiva.

Il soldato Grayrock non dormiva; averlo fatto avrebbe messo a repentaglio gli interessi degli Stati Uniti, poiché era ben oltre la prima linea, soggetto a cattura o morte per mano del nemico. Per giunta, era in un atteggiamento mentale sfavorevole al riposo. Il motivo del suo turbamento era questo: durante la notte precedente era stato di picchetto ed era stato inviato come sentinella proprio in quella foresta. La notte era chiara, sebbene senza luna, ma nell'oscurità del bosco il buio era profondo. La postazione di Grayrock era a una distanza considerevole da quelle a destra e a sinistra, perché i picchetti erano stati allontanati a una distanza eccessiva dal campo, rendendo la linea troppo lunga per l'esercito a cui era stato assegnato il compito di occuparla. La guerra era appena cominciata ed era stato commesso l'errore di pensare che, mentre si dormiva, gli accampamenti militari sarebbero stati protetti meglio da linee sottili e distanti in direzione del nemico, piuttosto che da quelle vicine più consistenti. Sicuramente, i soldati avevano bisogno di essere avvisati il prima possibile dell'approssimarsi del nemico, poiché a quel tempo erano dediti alla pratica di spogliarsi, cosa assai poco militaresca. La mattina del memorabile 6 aprile a Shiloh molti uomini di Grant, quando furono trafitti dalle baionette dei Confederati, erano nudi come civili; ma bisogna dar credito che non ci fu alcuna mancanza nella loro linea di picchetto. Il loro errore fu di altro tipo: non avevano picchetti. Questa forse è una digressione inutile. Non dovrei assumermi la responsabilità di destare l'interesse del lettore per il destino di un esercito; ciò che dobbiamo tenere in considerazione qui è il destino del soldato Grayrock.

Quel sabato notte, da due ore stava in piedi perfettamente immobile contro il tronco di un grande albero nella sua postazione solitaria. Guardava fisso nel buio di fronte a lui e provava a riconoscere gli oggetti conosciuti, poiché era rimasto appostato nello stesso luogo durante il giorno. Ma ora tutto era diverso: non riusciva a distinguere i dettagli, solo gruppi di cose, le cui forme, non osservate attentamente quando c'era qualcosa in più da osservare, ora apparivano sconosciute. Sembrava che prima non fossero state là. Per di più, un paesaggio tutto alberi e sottobosco manca di nitidezza, è confuso e senza punti di riferimento dai quali potersi orientare. Aggiungete, inoltre, l'oscurità di una notte senza luna che richiede qualcosa in più di un grande istinto naturale e un'educazione cittadina per mantenere il senso dell'orientamento, ed ecco come accadde che il soldato Grayrock, dopo aver guardato in modo vigile gli spazi di fronte a lui e compiendo poi imprudentemente una ricognizione di tutto ciò che si vedeva in modo indistinto (camminando silenziosamente intorno al suo albero per completarla), perse l'orientamento, rendendo inutile il suo compito di sentinella. Perduto nella sua postazione – incapace di dire da quale direzione sarebbe potuto venire il nemico e dove fosse l'accampamento, della cui sicurezza era responsabile – cosciente, anche, della difficoltà della situazione e di trovarsi in pericolo di vita, il soldato Grayrock era profondamente turbato. Né gli fu dato tempo di ritrovare la sua tranquillità, perché, quasi nel momento in cui si rese conto della sua scomoda situazione, sentì un movimento di foglie, un colpo secco di rami caduti e, voltandosi nella direzione da dove proveniva il rumore, con il cuore in gola, vide nell'oscurità i contorni indistinti di una sagoma umana.

"Alt!', gridò il soldato Grayrock, in modo perentorio come suo dovere, sottolineando il comando con il secco colpo metallico della carabina pronta a sparare. "Chi è là?".

Non ci fu risposta; quantomeno ci fu l'esitazione di un istante e la risposta, se mai venne, si perse nella detonazione della carabina. Nel silenzio della notte e della foresta, il suono diventò assordante e si era appena smorzato, quando venne ripetuto da ognuno dei picchetti da entrambi i lati con una raffica solidale di proiettili. Per due ore, quelli fra loro che in fondo erano rimasti dei civili, avevano creato nemici nella propria immaginazione, popolandone i boschi davanti a loro e lo sparo di Grayrock aveva fatto partire l'intera schiera che avanzava come un'entità visibile. Dopo aver sparato, tutti batterono in ritirata, senza respiro, verso le retroguardie, tutti eccetto Grayrock che non sapeva in quale direzione andare. In assenza del nemico, il campo che si era svegliato a due miglia da lì, si era spogliato per andare di nuovo a letto. La linea del picchetto fu prudentemente ricostituita e Grayrock venne trovato proprio mentre difendeva coraggiosamente il territorio e l'ufficiale di guardia si complimentò con lui per essere l'unico soldato in quel gruppo devoto che poteva a ragione essere considerato l'equivalente morale di tutta quella non comune unità di valore, "un grido nell'inferno".

Nel frattempo, comunque, Grayrock aveva fatto una ricerca accurata, ma inutile, della parte mortale dell'intruso contro il quale aveva fatto fuoco e che, con l'intuito del tiratore scelto, aveva la sensazione di aver colpito. Era, infatti, uno di quegli esperti nati che sparano senza prendere la mira, guidati da un intuito istintivo della direzione, pericolosi di notte come di giorno. Per oltre la metà dei suoi ventiquattro anni era stato il terrore di tutte le sale di tiro al bersaglio in tre città. Non potendo ora esibire il suo gioco mortale, ebbe la prudenza di tenere la lingua a freno e fu felice di osservare nel suo ufficiale e nei commilitoni l'intimo convincimento che, non essendo scappato, non avesse visto nulla di ostile. In ogni modo, non scappando si era guadagnato la sua "menzione d'onore".

Tuttavia, il soldato Grayrock era tutt'altro che soddisfatto dell'avventura notturna e il giorno seguente trovò un pretesto abbastanza plausibile per richiedere un permesso e lasciare l'accampamento. Il comandante gliel'accordò come riconoscimento del suo valore la notte precedente e così si recò sul luogo dove aveva dimostrato il suo coraggio. Disse alla sentinella di servizio di aver perso qualcosa – ed era abbastanza vero – e riprese la ricerca della persona che pensava di aver colpito e che, se ferita, avrebbe lasciato delle tracce di sangue. Come nel buio, anche alla luce del giorno non ebbe alcun successo e, dopo aver percorso un'area vasta ed essersi addentrato coraggiosamente per un lungo tratto nella "Confederazione", rinunciò alla ricerca e piuttosto affaticato si sedette alla base del grosso pino, dove lo avevamo già visto, cedendo alla sua delusione.

Non si deve concludere che la delusione di Grayrock fosse frutto di un'indole crudele ostacolata nei suoi atti sanguinari. Nei grandi occhi chiari, sulle labbra finemente disegnate e sull'ampia fronte di quel giovane uomo si poteva leggere proprio un'altra storia e in realtà la sua indole era una mescolanza singolarmente felice di arditezza e sensibilità, coraggio e coscienza.

"Mi sento insoddisfatto"; disse a se stesso, sedendo là all'estremità della foschia dorata che sommergeva la foresta come un mare inafferrabile. "Insoddisfatto di non riuscire a trovare un mio simile morto per mano mia! Desidero veramente allora di aver ucciso nell'adempimento di un dovere, oppure no? Cos'altro posso volere? Se un pericolo incombeva, la mia pallottola lo avrebbe allontanato: ecco cosa stavo a fare lì. No, sarei veramente contento di non aver annientato una vita umana inutilmente. Ma la mia posizione è falsa. Ho sofferto profondamente per i complimenti dei miei comandanti e l'invidia dei miei commilitoni. L'accampamento risuona di lodi per il mio coraggio. Questo non è giusto; so di essere coraggioso, ma questa lode è per azioni che io non ho compiuto o compiuto, in ogni caso. Credono che io sia rimasto coraggiosamente al mio posto, senza sparare, mentre sono stato io a dare inizio alla raffica di proiettili e non sono scappato nell'allarme generale perché confuso. Cosa devo fare allora? Spiegare di aver visto il nemico e fatto fuoco? Tutti hanno detto la stessa cosa, ma nessuno li ha creduti. Devo dire una verità che, screditando il mio coraggio, avrà l'effetto di una menzogna? Bleah! È proprio una brutta faccenda. Voglia Dio che possa trovare il mio uomo!".

Con questo augurio, il soldato Grayrock, sopraffatto alla fine dal languore del pomeriggio e cullato dal tranquillo rumorio degli insetti che ronzavano e prosavano su alcuni arboscelli odorosi, dimenticò gli interessi degli Stati Uniti, al punto di addormentarsi e di esporsi alla cattura e, mentre dormiva, sognò.

S'immaginò ragazzo. Viveva in una terra lontana e splendida lungo la sponda di un grande fiume, dove alti battelli a vapore si muovevano maistosamente in su e in giù sotto torreggianti evoluzioni di fumo nero che li annunciavano molto prima di aver sorpassato le anse e segnalato i loro movimenti, nascosti alla vista ancora per miglia. Sempre con lui, al suo fianco mentre li osservava, c'era colui al quale aveva dato il cuore e la sua anima innamorata, un fratello gemello. Insieme girovagavano lungo le rive del fiume, insieme esploravano i campi nell'entroterra e raccoglievano menta dal sapore pungente e ramoscelli di sassofrasso profumato sulle colline che dominavano tutto dall'alto. Al di là si trovava il Regno della Congettura da dove, guardando verso sud attraverso il grande fiume, riuscivano a vedere di sfuggita la Terra Incantata. Mano nella mano e cuore nel cuore loro due, gli unici figli di una madre rimasta vedova, camminavano in sentieri di luce attraverso vallate di pace, guardando cose nuove sotto un sole nuovo. E per tutti i giorni dorati fluttuava un suono incessante: la ricca melodia penetrante di un tordo in una gabbia accanto alla porta della casetta di campagna. La melodia pervadeva e si impossessava di tutti gli intervalli spirituali del sogno come una benedizione armoniosa. L'uccello festoso cantava sempre: le sue note infinitamente varie sembravano fluire dalla gola con facilità in gorgoglii e melodie ad ogni battito del cuore, come le acque di una sorgente pulsante. Quella melodia chiara e fresca sembrava proprio il cuore della scena, il significato e l'interpretazione per capire i misteri della vita e dell'amore.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 222

Patrick Weston

(pseudonimo di Gerald Bernard Francis Hamilton)

1888-1970


Modello per Mr. Norris – l'antieroe del romanzo Mr. Norris Changes Trains (1935) (trad. it. Il Signor Norris Se Ne Va) di Christopher Isherwood – Gerald Hamilton pubblicò Desert Dreamers (1914) sotto "The Sign of the Tiger Lily" (e sotto lo pseudonimo di Patrick Weston). Come scrive Isherwood in Christopher and his Kind (1976) (trad. it. Christopher e il suo Mondo), i due si incontrarono per la prima volta nel 1930, quando Hamilton lavorava a Berlino come addetto alle vendite per il "Times" di Londra, un impiego che era riuscito a ottenere nonostante avesse trascorso del tempo in prigione sia durante la Grande Guerra, quando aveva "espresso apertamente i suoi sentimenti a favore dei tedeschi e contro i britannici", e negli anni Venti, quando fu "accusato di aver derubato un gioielliere milanese di una collana di perle"; un'accusa dalla quale fu prosciolto per "vizio di procedura". (Hamilton intitolò la sua autobiografia del 1956 Mr. Norris and I).

Come Maurice, di livello enormemente superiore e terminato nello stesso anno, Desert Dreamers non solo descrive una relazione omosessuale in modo esplicito, ma prende in esame i rischi che gli omosessuali di sesso maschile spesso affrontavano a quel tempo. Così, nella storia della passione di Julian Thelluson per la sua prestante guida araba, Hamilton inserisce un sedicente ricattatore di nome Hoxton. Nell'Inghilterra del 1914, l'estorsione era una minaccia reale e grave come conseguenza della tristemente nota "Carta del ricattatore" del 1885, redatta da Henry Labouchere, che criminalizzava gli atti di "volgare oscenità" commessi sia in pubblico, sia in privato fra maschi adulti. Ciò che sorprende qui è che Hamilton, grazie all'intromissione di un magico dottore francese, cambia le carte in tavola a danno di Hoxton (e Labouchere), mettendo in atto una fantasia di vendetta vagheggiata da molti inglesi di quel tempo.

La casa editrice Guild Press ha ripubblicato Desert Dreamers, con un'introduzione di Isherwood, nel 1966. Oggi, perfino quest'edizione è difficile da trovare. Qui, le epigrafi nei singoli capitoli, scritte originariamente in lingue diverse dall'inglese, sono state tradotte. Ancora, il retro della sovraccopertina dà risalto a una caricatura dell'autore nei panni di "Sorella Hamilton"; realizzata da Ronald Searle. Il sottotitolo riporta: "Ho fatto dei progetti per attraversare clandestinamente il Mare d'Irlanda travestito da suora...".

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 224

da I Sognatori del Deserto


Capitolo 7


                                      E non avvolgete la verità di menzogna
                            e non nascondete la verità ora che la conoscete.
                                                                      Corano



Per tutto quel lungo giorno, quel giorno interminabile, Julian non vide traccia di Tayeb. Dove poteva mai essere? Ricerche approfondite compiute dallo stoico Ibrahim fecero dedurre che Tayeb avesse altri doveri da svolgere. Suo padre era morto e lui doveva prendersi cura di sua madre e di sua sorella. Era il capofamiglia.

Quella sera, mentre scendeva i gradini dalla stanza dell'hotel da dove aveva ammirato il tramonto, Julian sentì una voce al suo fianco.

"A Monsieur piacciono anche le cose belle?".

"Tayeb, Tayeb, dove sei stato? Ti ho cercato per tutto il giorno. Ho chiesto..."

Il ragazzo alzò le sopracciglia leggermente arcuate.

"Monsiuer è gentile, troppo gentile. Anch'io ho pensato a Monsieur. Andremo fuori dopo cena stasera, eh?".

"Sì, Tayeb, andremo fuori insieme a vedere quello che la notte ha da dirci, ma non di nuovo dalle danzatrici!".

"N000"; rise l'arabo. "A Monsieur non piacciono le ragazze!".

Julian andò a grandi passi verso la sua stanza per vestirsi per la cena. Ora capiva che questo figlio del deserto aveva un certo fascino, attrattiva, ascendente — chiamatelo come volete — che, secondo lui, nessuno aveva mai posseduto prima e che sperò nessuno avrebbe mai posseduto di nuovo. Pensò a sua madre che si crogiolava al sole a Hyères o a Cannes, dividendo il suo tempo tra il parlare male degli altri villeggianti all'amabile Miss Mackanzie, la dama di compagnia che portava con lei ovunque andasse, e parlando male della stessa Miss Mackanzie ai villeggianti che le capitava di incontrare. Cosa sapeva sua madre o cosa le importava del significato profondo della vita? L'aumento del prezzo del burro per libbra, o l'esatta ragione del perché "quell' odiosa signora tal dei tali" aveva lasciato l'albergo in modo così precipitoso, assorbiva tutto l'interesse di quella signora. Julian era giovane, ma allo stesso tempo, sotto l'influenza indefinibile e penetrante del deserto, aveva tentato una sorta di autoanalisi, un compito sempre pericoloso. Aveva analizzato la sua anima — mentre faceva un bagno, è vero — non di meno pensava di averla analizzata sufficientemente. Ne aveva soppesato l'equilibrio e l'aveva trovata carente. Carente di cosa? Se qualcosa non fosse sopraggiunto a disturbare lo sviluppo dei suoi pensieri, sarebbe stato capace di fornire la risposta. Voleva solidarietà e comprensione, amicizia e amore, vita e risate e solo una persona, una persona sola sembrava potergli offrire tutto questo. Quella persona era Tayeb ben Mahmud. Se Julian non se ne rese conto allora, se ne rese conto più tardi.

A cena terminata, Julian si precipitò nella hall, ma Tayeb non era là ad aspettarlo, come aveva sperato.

Julian provò un profondo senso di delusione e di rabbia. Si incamminò lentamente verso la ricezione e si mise a parlare con il direttore.

"Monsieur non ha avuto il suo caffè".

Si voltò e vide Tayeb accanto a lui.

"Per Giove! No, non l'ho avuto. Perché sei in ritardo Tayeb?".

"Tayeb non è in ritardo. Se Monsieur avesse ricordato il suo caffè, avrebbe trovato Tayeb ad aspettarlo".

Julian guardò l'arabo. Quegli occhi meravigliosi, così lucidi, di un marrone intenso lo affascinavano, irresistibili. Quando Tayeb era presente si sentiva come in un sogno da cui si sarebbe presto risvegliato. Il desiderio di pizzicarsi lo assaliva continuamente.

"Allons!; disse.

"Questa sera Monsieur visiterà il casinò?".

"Cielo, Tayeb, c'è un casinò qui? Sono venuto per stare nel deserto! Comunque, certo, visitiamo il casinò!".

Pochi passi li condussero al basso edificio bianco che fungeva da casinò e anche da hotel. Uno spettacolo cinematografico richiamava alcuni dei pochi villeggianti. Il bar e i tavoli da gioco occupavano il resto.

Tayeb si diresse verso i tavoli, arrotolando una sigaretta. Ben presto la febbre del gioco lo assalì e cominciò a perdere franco dopo franco. Julian che si era trattenuto a bere un liquore al bar, lo seguì ai tavoli.

"Tayeb, perché perdi così il tuo danaro?"; disse.

"E perché no, Monsieur, se ne ho voglia?".

La bella bocca dell'arabo si addolcì in un sorriso, scoprendo una fila di denti come nessuno aveva mai visto prima. L'acredine del garbato rimprovero si cancellò immediatamente.

"Vieni, Tayeb, non desidero trattenermi".

"Monsieur comanda. Non sono altro che il vostro servo".

Tayeb si avvolse accuratamente nel mantello e, con una grazia e una dignità che sorpresero i pochi fannulloni accanto alla porta, precedette Julian fuori del casinò. Mentre scendeva i gradini, buttò via il mozzicone della sigaretta e Julian, lottando con il cappotto, lo seguì. Con improvvisa determinazione, Julian si fermò e raccolse il mozzicone, mettendolo velocemente nel portasigarette.

Tayeb si era voltato per vedere se il suo signore lo stesse seguendo e notò lo strano movimento di Julian. Gli strinse la mano, la aprì e la strinse più saldamente che mai.

"Dove andiamo, Tayeb?".

"Dove Monsieur desidera".

"Oh, da qualsiasi parte! Facciamo una passeggiata. Il casinò mi stava soffocando".

Tayeb camminava avanti con un'andatura oscillante, canticchiando tra sé una canzone d'amore del Sahara:

    Il cuore di un leone,
    La grazia di una gazzella,
    Il temperamento di un cammello:
    Il mio amore ha tutto questo.
    Eppure la mia anima è colma di dolore e il mio calice di rancore.

| << |  <  |