Autore Marcello Musto
Titolo Karl Marx
SottotitoloBiografie intellettuale e politica 1857-1883
EdizioneEinaudi, Torino, 2020 [2018], ET Storia , pag. 298, cop.fle., dim. 13,5x20,8x2,5 cm , Isbn 978-88-06-24464-4
LettoreGiangiacomo Pisa, 2022
Classe biografie , filosofia , politica , economia politica












 

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Indice


   V  Prefazione
  XI  Ringraziamenti
XIII  Avvertenza


    Karl Marx

    PARTE PRIMA. La critica dell'economia politica

    I. La crisi economica e l'attesa della rivoluzione

  5 1. Il panico finanziario del 1857 e i
       Quaderni della crisi
 14 2. Storia e individuo sociale
 21 3. Nella povertà a Londra
 26 4. Alla ricerca del metodo
 31 5. Durante la stesura dei Grundrisse
 36 6. In lotta con la società borghese

    II. Osservando i cambiamenti mondiali

 42 1. La polemica con Il signor Vogt
 48 2. Tra miseria e malattie
 53 3. La lotta per l'emancipazione negli Stati Uniti
       d'America e in Polonia

    III. Il capitale: la critica incompiuta

 65 1. L'analisi critica delle teorie sul plusvalore
 77 2. La redazione dei tre libri
 86 3. Il completamento del Libro Primo
 99 4. Alla ricerca della versione definitiva


    PARTE SECONDA. La militanza politica

    IV. La nascita dell'Associazione internazionale
        dei lavoratori

109 1. L'uomo giusto al posto giusto
116 2. Struttura e primi sviluppi dell'organizzazione
128 3. La vittoria contro i mutualisti

    V. La rivoluzione nelle strade di Parigi

136 1. La lotta per la liberazione dell'Irlanda
141 2. L'opposizione alla guerra franco-prussiana
146 3. I comunardi prendono il potere
153 4. La svolta politica della conferenza di Londra

    VI. Il conflitto con gli anarchici

159 1. La crisi dell'Internazionale
169 2. Lo scontro con Bakunin
174 3. Due opposte concezioni della rivoluzione


    PARTE TERZA. Le ricerche dell'ultimo decennio

    VII. Studi teorici e lotta politica

181 1. Contro la deriva socialdemocratica
190 2. Battaglie politiche su scala internazionale
199 3. L'ampliamento degli studi per il Libro Secondo
       del Capitale
209 4. Nuovi orizzonti di ricerca
217 5. Dagli Urali alla California

    VIII. Le vicissitudini del "Vecchio Nick"

227 1. Lo studio dell'antropologia
231 2. Senza Jenny: gli anni dei dolori piú grandi
240 3. In viaggio tra Algeria e Francia
245 4. Gli ultimi mesi


    PARTE QUARTA. La teoria politica

    IX. La funzione dialettica del capitalismo

253 1. Lo sviluppo delle forze produttive
256 2. Gli effetti del capitale
264 3. Una transizione non sempre necessaria

    X. Il profilo della società comunista

274 1. Le teorie critiche dei primi socialisti
276 2. Uguaglianza, sistemi teorici e comunità
       dell'avvenire: i limiti dei precursori
285 3. Dove e perché Marx scrisse sul comunismo
288 4. I Limiti delle formulazioni iniziali
292 5. Comunismo come libera associazione


305 Note
365 Bibliografia
383 Indice dei nomi


 

 

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Pagina V

Prefazione


Ormai da oltre un decennio, numerosi articoli in prestigiosi quotidiani e riviste, con ampio seguito di lettori, hanno descritto Marx come un pensatore preveggente, la cui attualità trova costante conferma. Molti autori di vedute progressiste hanno riconosciuto che le sue idee continuano a essere indispensabili per quanti ritengono necessario costruire un'alternativa al capitalismo. Pressoché ovunque, sono riapparsi corsi universitari e conferenze internazionali a lui dedicate. I suoi testi, ristampati o pubblicati in nuove edizioni, sono rispuntati sugli scaffali delle librerie e la ricerca sulla sua opera, abbandonata per un lungo ventennio, è ripresa in modo considerevole. Il Marx Revival è andato intensificandosi ulteriormente nel 2018, in occasione del bicentenario della sua nascita.

Determinante, al fine di una reinterpretazione complessiva dell'opera di Marx, è stata la pubblicazione, ricominciata nel 1998, della Marx-Engels-Gesamtausgabe (MEGA²), l'edizione storico-critica delle opere complete di Marx ed Engels. A oggi sono stati dati alle stampe ventisei nuovi volumi (quaranta erano stati pubblicati dal 1975 al 1989) e altri sono in corso di lavorazione. Essi comprendono, tra l'altro: 1) nuove versioni di alcune opere di Marx (tra queste L'ideologia tedesca); 2) tutti i manoscritti preparatori del Capitale; 3) l'epistolario completo delle lettere inviate e ricevute da Marx ed Engels; 4) circa duecento quaderni di appunti. Questi ultimi contengono i compendi dei libri letti da Marx e le riflessioni che da essi presero origine. L'insieme di questo materiale costituisce il cantiere della sua teoria critica, mostra il complesso itinerario seguito durante lo sviluppo del suo pensiero e rivela le fonti dalle quali egli attinse nell'elaborazione delle sue concezioni.

Dallo studio di questi preziosissimi documenti - molti dei quali disponibili solo in tedesco e utilizzati da una circoscritta cerchia di accademici - emerge un autore diverso da quello rappresentato, per lungo tempo, da tanti suoi critici o presunti seguaci. Sulla base delle nuove acquisizioni testuali della MEGA², si può affermare che, tra i classici del pensiero politico, economico e filosofico, Marx sia quello il cui profilo è maggiormente mutato nel corso degli ultimi anni. Il nuovo scenario politico, seguito all'implosione dell'Unione Sovietica, ha anch'esso concorso a rinnovare la percezione di Marx. La fine del marxismo-leninismo lo ha liberato, infatti, dalle catene di un'ideologia sideralmente lontana dalla sua concezione di società.

A offrire innovative interpretazioni dell'opera di Marx hanno contribuito, inoltre, libri di recente pubblicazione. Essi sono serviti a fare emergere un autore capace di esaminare le contraddizioni della società capitalista ben oltre il conflitto tra capitale e lavoro. Tra gli interessi di Marx, lo studio delle società extra-europee e del ruolo distruttivo del colonialismo nelle periferie del mondo occupò un posto tutt'altro che secondario. Cosí pure, smentendo quanti hanno assimilato la concezione marxiana della società comunista al mero sviluppo delle forze produttive, recenti ricerche hanno dimostrato la rilevanza che egli assegnò alla questione ecologica. Ulteriori testi, infine, hanno messo in evidenza che Marx si occupò approfonditamente di molteplici altre tematiche che sono state spesso sottovalutate, quando non ignorate, da molti dei suoi studiosi. Tra queste figurano la ricerca di forme di proprietà collettive non controllate dallo Stato, la centralità della libertà individuale nella sfera economica e politica, le potenzialità emancipatrici della tecnologia e la critica dei nazionalismi: tutte questioni fondamentali anche per i nostri giorni.

I progressi sin qui conseguiti nell'ambito degli studi marxiani lasciano presagire, dunque, che il rinnovamento dell'esegesi dell'opera di Marx sia destinato a continuare. In questa prospettiva, il periodo preso in esame nel presente volume (1857-83), ovvero quello che ebbe inizio con la stesura della prima bozza della critica dell'economica politica (i Grundrisse), offre, per le tematiche trattate da Marx, al lettore contemporaneo riflessioni di stringente attualità.

Per lungo tempo, molti marxisti hanno privilegiato le opere giovanili di Marx ( in primis i Manoscritti economico-filosofici del 1844 e L'ideologia tedesca), mentre il Manifesto del partito comunista resta il suo testo piú letto e citato. Tuttavia, in questi scritti si trovano esposte molte idee che sarebbero state, poi, superate dai suoi successivi studi. E soprattutto nel Capitale e nelle sue numerose bozze preliminari, cosí come nelle ricerche realizzate negli ultimi anni di vita, che si rinvengono le riflessioni piú preziose in merito alla critica della società borghese e le conclusioni alle quali Marx era pervenuto. Se riesaminate criticamente e riconsiderate alla luce dei cambiamenti avvenuti dopo la scomparsa di Marx, esse possono rivelarsi molto utili per ripensare un modello economico-sociale alternativo al capitalismo.

Inoltre, l'analisi dei manoscritti risalenti al periodo dell'elaborazione piú matura di Marx mostra che egli non solo continuò, fino alla fine, le sue ricerche di economia politica, ma riuscí finanche ad ampliare il raggio dei suoi interessi a nuove discipline. Risalgono a questa fase gli studi intrapresi al fine di accrescere le sue conoscenze sulle scoperte che erano intervenute nel campo delle scienze naturali, intorno alla proprietà comune nelle società precapitaliste, alle trasformazioni in atto in Russia a seguito dell'abolizione della servitù della gleba, allo sviluppo del capitalismo negli Stati Uniti d'America e in antropologia. Allo stesso modo, egli fu attento osservatore dei principali avvenimenti di politica internazionale della sua epoca, e sostenne, con decisione, l'indipendenza nazionale della Polonia, l'abolizione della schiavitù durante la Guerra di secessione americana e la lotta per la liberazione dell'Irlanda. Il suo intenso coinvolgimento verso questi accadimenti e la sua ferma opposizione al colonialismo europeo rivela, dunque, un Marx completamente diverso dalla vulgata che lo ha descritto come eurocentrico, economicista e interessato solo all'analisi della sfera produttiva e al conflitto di classe tra capitale e Iavoro.


In molte biografie di Marx, il racconto dei principali eventi della sua esistenza è stato isolato dalla sua elaborazione teorica. Inoltre, la pressoché totalità delle biografie intellettuali fino a oggi pubblicate - anche quelle piú recenti - hanno prediletto gli scritti giovanili. Per lungo tempo, infatti, la difficoltà di risalire alle ricerche condotte da Marx nel corso degli ultimi anni della sua vita ha impedito la conoscenza degli sviluppi teorici ai quali era approdato. Quanto agli studi di carattere accademico, essi hanno per lo piú ignorato le vicende esistenziali di Marx che, al contrario, influirono in modo notevole sull'andamento dei suoi lavori. Molti autori si sono attardati a discutere sulle differenze tra gli scritti del Marx giovane e quelli del Marx maturo. Essi non hanno esplorato, con la dovuta attenzione, l'imponente mole di lavoro realizzata da Marx dopo la pubblicazione del Capitale e le idee innovative che ne derivarono. Infine, molti altri studi sono stati concepiti in base alla fittizia suddivisione tra il "Marx filosofo", il "Marx economista" e il "Marx politico".

Questo libro è stato suddiviso in quattro parti. La prima di esse - «La critica dell'economia politica» - è dedicata alla descrizione delle principali tappe dell'elaborazione e della stesura del Capitale. Attraverso la ricostruzione della redazione di tutti i manoscritti preparatori del magnum opus di Marx e delle circostanze che contribuirono a ritardare la conclusione dei suoi progetti si è voluto mettere in risalto il carattere incompiuto dell'opera e la drammatica lotta ingaggiata da Marx con sé stesso per portarne a compimento la scrittura.

Nella seconda parte - «La militanza politica» - è stato trattato il tema della partecipazione di Marx all'Associazione internazionale dei lavoratori, presentando una nuova lettura del ruolo che egli svolse a partire dalla sua fondazione. Senza negare l'imprescindibile contributo alla vita di questa organizzazione, si è dimostrato che essa non fu, cosí come hanno sostenuto molti esegeti marxisti, una sua creazione esclusiva.

La parte terza - «Le ricerche dell'ultimo decennio» - propone una disamina della corrispondenza e dei manoscritti, alcuni ancora inediti, degli ultimi anni della vita di Marx. È stato, cosí, possibile sfatare l'erronea narrazione secondo la quale egli aveva appagato la propria curiosità intellettuale e interrotto il suo lavoro. Al contrario, fu proprio questa nuova stagione di studi che gli consentí di considerare, mutando alcune delle ipotesi precedentemente elaborate, un diverso approdo al socialismo.

Infine, la parte quarta - «La teoria politica» - si occupa di esaminare Ie concezioni di Marx riguardo al modo di produzione capitalistico e al profilo che avrebbe potuto assumere la società comunista. Rispetto alla prima tematica, si è dato particolare risalto alla dialettica tra le caratteristiche distruttive e le potenzialità progressive insite nello sviluppo capitalistico. Relativamente alla società comunista si è inteso dimostrare quanto Marx ritenesse indispensabile che essa venisse realizzata attraverso l'autoemancipazione del proletariato e senza che l'associazione collettiva dei produttori limitasse la libertà dei singoli individui.

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Pagina 292

5. Comunismo come libera associazione.


Nel Libro Primo del Capitale (1867), Marx argomentò che il capitalismo è un modo di produzione sociale «storicamente determinato», nel quale il prodotto del lavoro è trasformato in merce. In conseguenza di questa peculiarità, gli individui hanno valore solo in quanto produttori e «l'esistenza dell'essere umano» è asservita all'atto della «produ[zione] di merci». Pertanto, è «il processo di produzione [a] padroneggi[are] gli esseri umani», non viceversa. Il capitale «non si preoccupa della durata della vita della forza-lavoro» e non ritiene rilevante il miglioramento delle condizioni del proletariato. Quello che gli «interessa è unicamente [...] il massimo [sfruttamento] di forza-lavoro [...], cosí come un agricoltore avido ottiene aumentati proventi dal suolo rapinandone la fertilità».

Nei Grundrisse, Marx ricordò che, poiché nel capitalismo «lo scopo del lavoro non è un prodotto particolare che sta in [...] rapporto con i bisogni [...] dell'individuo, ma [è, invece,] il denaro [...], la laboriosità dell'individuo non ha alcun limite». In siffatta società «tutto il tempo di un individuo è posto come tempo di lavoro e [l'uomo] viene degradato a mero operaio, sussunto sotto il lavoro». Ciò nonostante, l'ideologia borghese presenta questa condizione come se l'individuo godesse di una maggiore libertà e fosse protetto da norme giuridiche imparziali, in grado di garantire giustizia ed equità. Paradossalmente, malgrado l'economia sia giunta a un livello di sviluppo in grado di consentire a tutta la società di vivere in condizioni migliori rispetto al passato, «le macchine piú progredite costringono l'operaio a lavorare piú a lungo di quanto era toccato al selvaggio o di quanto lui stesso aveva fatto, [prima di allora,] con strumenti piú semplici e rozzi».

Al contrario, il comunismo fu definito da Marx come «un'associazione di liberi esseri umani [einen Verein freier Menschen] che lavor[a]no con mezzi di produzione comuni e spend[o]no coscientemente le loro molteplici forze-lavoro individuali come una sola forza-lavoro sociale».

[...]

Nel Libro Primo del Capitale, Marx chiarí che il «principio fondamentale» di questa «forma superiore di società» sarebbe stato il «pieno e libero sviluppo di ogni individuo». Nella Guerra civile in Francia, espresse la sua approvazione per le misure adottate dai comunardi che lasciavano «presagire la tendenza di un governo del popolo per il popolo». Piú precisamente, nelle sue valutazioni circa le riforme politiche della Comune di Parigi, egli ritenne che «il vecchio governo centralizzato avrebbe dovuto cedere il passo, anche nelle province, all'autogoverno dei produttori». L'espressione venne ripresa negli Estratti e commenti critici a «Stato e Anarchia» di Bakunin, dove specificò che un radicale cambiamento sociale avrebbe avuto «inizio con l'autogoverno della comunità». L'idea di società di Marx è, dunque, l'antitesi dei totalitarismi sorti in suo nome nel XX secolo. I suoi testi sono utili non solo per comprendere il modo di funzionamento del capitalismo, ma anche per individuare le ragioni dei fallimenti delle esperienze socialiste fin qui compiute.

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Pagina 302

Differentemente dalla società liberale, nella quale «l'eguale diritto» lascia inalterate le disuguaglianze esistenti, per Marx nella società comunista «il diritto [avrebbe] dov[uto] essere disuguale, invece di essere uguale». Una sua trasformazione in tal senso avrebbe riconosciuto, e tutelato, gli individui in base ai loro specifici bisogni e al minore o maggiore disagio delle loro condizioni, poiché «non sarebbero individui diversi, se non fossero disuguali». Sarebbe stato possibile, inoltre, determinare la giusta partecipazione di ciascuna persona ai servizi e alla ricchezza disponibile. La società che ambiva a seguire il principio «ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi bisogni» aveva, davanti a sé, questo cammino complesso e irto di difficoltà. Tuttavia, l'esito finale non era garantito da «magnifiche sorti e progressive» e, allo stesso tempo, non era irreversibile.

Marx assegnò un valore fondamentale alla libertà individuale e il suo comunismo fu radicalmente diverso tanto dal livellamento delle classi, auspicato da diversi suoi predecessori, quanto dalla grigia uniformità politica ed economica, realizzata da molti suoi seguaci. Nel Frammento del testo primitivo, però, pose l'accento anche sull'«errore di quei socialisti, specialmente francesi», che, considerando «il socialismo [quale] realizzazione delle idee borghesi», avevano cercato di «dimostrare che il valore di scambio [fosse], originariamente [...], un sistema di libertà ed eguaglianza per tutti, [...] falsificato [... poi] dal capitale». Nei Grundrisse Marx etichettò come «insulsaggine [quella] di considerare la libera concorrenza quale ultimo sviluppo della libertà umana». Difatti, questa tesi «non significa[va] altro se non che il dominio della borghesia [era] il termine ultimo della libertà umana», idea che, ironicamente, Marx definì «allettante per i parvenus».

Allo stesso modo, egli contestò l'ideologia liberale secondo la quale «la negazione della libera concorrenza equivale alla negazione della libertà individuale e della produzione sociale basata sulla libertà individuale». Nella società borghese si rendeva possibile soltanto un «libero sviluppo su base limitata, sulla base del dominio del capitale». A suo avviso, «questo genere di libertà individuale [era], al tempo stesso, la piú completa soppressione di ogni libertà individuale e il piú completo soggiogamento dell'individualità alle condizioni sociali, le quali assumono la forma di poteri oggettivi [... e] oggetti indipendenti [...] dagli stessi individui e dalle loro relazioni».

L'alternativa all'alienazione capitalistica era realizzabile solo se le classi subalterne avessero preso coscienza della loro condizione di nuovi schiavi e avessero dato inizio alla lotta per una trasformazione radicale del mondo nel quale venivano sfruttati. La loro mobilitazione e la loro partecipazione attiva a questo processo non poteva arrestarsi, però, all'indomani della presa del potere. Avrebbe dovuto proseguire al fine di scongiurare la deriva verso un socialismo di Stato nei cui confronti Marx manifestò sempre la piú tenace e convinta opposizione.

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