Copertina
Autore Donald A. Norman
Titolo Le cose che ci fanno intelligenti
SottotitoloIl posto della tecnologia nel mondo dell'uomo
EdizioneFeltrinelli, Milano, 1995, Campi del sapere , Isbn 978-88-07-10182-3
OriginaleThings That Make Us Smart [1993]
TraduttoreIsabella Blum
LettoreRenato di Stefano, 1995
Classe scienze tecniche , scienze sociali , design
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Indice

Pag.
 11 Prefazione

 15 Collocazione delle note e design del
    libro

 17 1. UNA TECNOLOGIA CENTRATA SULL'UOMO

 23 Verso una concezione della tecnologia
    e dell'utente centrata sull'essere
    umano
    Due tipi di cognizione, 29

 31 2. L'ESPERIENZA DELLA REALTA

 35 Cognizione esperienziale e riflessiva
 41 Due tipi di cognizione, tre tipi di
    apprendimento
    Accrescimento, 41; Messa a punto, 41;
    Ristrutturazione, 42
 44 Flusso ottimale

 55 3. IL POTERE DELLA RAPPRESENTAZIONE

 59 Artefatti cognitivi
 64 Trovare la rappresentazione adatta per
    ogni compito
 72 Le rappresentazioni facilitano
    l'accesso all'informazione e la sua
    elaborazione
    Esempio: le prescrizioni mediche, 73

 77 Rappresentazione dei numeri
    L'addizione è più facile con i numeri
    romani che con i numeri arabi, 78
 80 Rappresentazioni additive e
    sostitutive
 83 Naturalezza e cognizione esperenziale

 87 4. ADATTARE L'ARTEFATTO ALL'UOMO

 89 Rappresentazioni superficiali e
    rappresentazioni interne
    Proprietà delle rappresentazioni
    superftciali, 91; Torri, arance e
    tazze di caffè, 94 (Il puzzle delle
    arance, 96. - Il puzzle delle tazze di
    caffè, 97)
 99 Adattare la rappresentazione al
    compito
    Rappresentazioni grafiche, 102; Scale
    psicologiche e rappresentazione, 106,
    Presentazione dell'informazione:
    digitale o analogica?, 109
111 Adattare la rappresentazione
    all'utente
114 Tecnologie e affordances
    Legge di Grudin, 122

123 5. LA MENTE UMANA

129 Le origini dell'intelligenza umana
    Stadio della memoria episodica, 130,
    Stadio della mimesi, 130, Stadio del
    mito, 131; Stadio della
    rappresentazione esterna, 131
135 La cognizione umana
    Il potere delle storie, 136; Errore,
    138; La visione a tunnel, 139

147 5. COGNIZIONE DISTRIBUITA

154 Intelligenza disincarnata
156 Nel mondo reale, le cose impossibili
    sono impossibili
159 Perché l'accuratezza non è sempre
    importante

162 7. UN POSTO PER OGNI COSA E OGNI COSA
    AL SUO POSTO

166 Lo schedario verticale: una
    rivoluzione tecnologica
174 Organizzare la conoscenza
181 Orientarsi nel cyherspazio
186 La biblioteca elettronica

191 8. PREVEDERE IL FUTURO

192 L'esame del passato
    L'accuratezza delle previsioni, 192
    (L'elicottero privato, 192. - Energia
    nucleare, 193. - Il computer, 195. -
    Il telefono, 196), - Il contesto
    temporale delle previsioni, 198 (La
    televisione, 199. - L'aeroplano, 199.
    - Il fax, 199)
201 Prevedere il futuro
    Editoria, 203; Educazione, 204,
    Divertimento, 204,, Comuniczione, 205,
    Il luogo di lavoro, 206
206 Aree problematiche
    Privacy, 206,- Accesso alla
    tecnologia: il problema sociale di chi
    lo ha e di chi non può averlo, 207, -
    Individui socialmente disturbati, 208,
    Interazioni personali, 208
209 Il potere alla fantasia
    La fantascienza e le tecnologie per
    interagire con le macchine, 216
219 Menti multiple
222 Perché è più divertente leggere delle
    nuove tecnologie che non usarle?

225 9. TECNOLOGIA SOFT E HARD

229 Due prospettive a confronto
231 Il linguaggio della logica
236 Tecnologie soft e hard a confronto
    Il sistema telefonico, 237
241 Tecnologia appropriata
241 La macchina distributrice di
    francobolli
243 Rabbit

247 10. LA TECNOLOGIA NON È NEUTRALE

247 Il mezzo è davvero il messaggio?
    Il pensiero riflessivo, 250
253 Un uso appropriato della tecnologia
    L'aspetto umano della tecnologia, 254
254 Umanizzare la tecnologia

259 Note

277 Bibliografia

 

 

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Pagina 38

Sarebbe sbagliato cercare di determinare quale delle due modalità di cognizione sia superiore all'altra, se l'esperienziale o la riflessiva. Esse sono entrambe necessarie, e nessuna delle due è superiore all'altra: semplicemente, esse differiscono tanto nelle esigenze quanto nelle funzioni.

La modalità riflessiva è quella dei concetti, della pianificazione e della riconsiderazione. È lenta e laboriosa. La cognizione riflessiva tende a richiedere sia l'aiuto di supporti esterni - scrittura, lettura, stumenti di calcolo - sia l'aiuto di altre persone. Se si vuole che offrano il massimo supporto alla cognizione, le rappresentazioni esterne devono adattarsi con precisione al compito particolare. La riflessione avviene in modo ottimale in un ambiente tranquillo, privo di altri materiali oltre a quelli rilevanti per l'esecuzione del compito. Ambienti ricchi, dinamici, troppo presenti, possono interferire con la riflessione: essi guidano l'individuo verso la modalità esperienziale, attivando la cognizione attraverso le percezioni dell'elaborazione diretta dagli eventi, e quindi non lasciando sufficienti risorse mentali per la concentrazione richiesta dalla riflessione. In termini di scienza cognitiva, la cognizione riflessiva è una forma di elaborazione top-down, diretta concettualmente.

La modalità esperienziale comporta un'elaborazione percettiva, in altre parole quella che le scienze cognitive chiamano attività diretta dall'evento. Il sistema percettivo dell'uomo è molto adatto alla modalità esperienziale, e questo spiega le nostre eccellenti capacità negli sport e in altre attività fisiche, come pure la nostra abilità nel guidare automobili e nel pilotare aeroplani. La modalità esperienziale ha un ruolo importante in alcuni aspetti di compiti altrimenti riflessivi, ad esempio in alcune fasi del gioco degli scacchi, quando il riconoscimento a livello percettivo della situazione di gioco può portare a una risposta esperta stimolata dal contesto, senza necessità di una profonda riflessione o pianificazione.

Dal punto di vista scientifico, il pensiero è un'attività complessa che comporta operazioni e componenti multiple. È importante ricordare che la dicotomia fra le due modalità della cognizione da me presentata è alquanto semplificata. Tali modalità non descrivono tutta l'attività intellettuale, né sono completamente indipendenti l'una dall'altra: è possibile infatti osservare una fusione delle due - in pratica godere la modalità esperienziale e al tempo stesso riflettere su di essa. Gran parte della cognizione comporta entrambe le forme. Alcuni tipi di cognizione - ad esempio il sogno ad occhi aperti - sono difficili da classificare in entrambe le categorie.

Da un punto di vista pratico, la distinzione fra pensiero esperienziale e riflessivo merita di essere presa in considerazione, e questo almeno in parte perché molta della nostra tecnologia sembra costringerci verso un estremo o l'altro. Con gli antefatti adatti, potremmo potenziare ciascuna modalità cognitiva.

Gli strumenti adatti alla cognizione esperenziale dovrebbero rendere disponibile un'ampia gamma di stimolazioni sensoliali, insieme a un'informazione sufficiente a minimizzare l'esigenza di deduzioni logiche. Analogamente, gli strumenti per la riflessione hanno il compito di facilitare l'esplorazione di concetti e idee. Essi dovrebbero rendere più semplice il confronto e la valutazione, nonché l'esplorazione di possibili alternative. Non dovrebbero limitare il comportamento alla modalità esperienziale. In entrambi i casi, riflessivo ed esperienziale, gli strumenti devono essere invisibili: non devono intralciare il cammino. Se gli strumenti sono inappropriati, o se, pur essendo appropriati sono usati in modi e luoghi che appropriati non sono, possono insorgere diversi problemi:

o Strumenti destinati alla modalità esperienziale che richiedono riflessione. Questi strumenti trasformano compiti semplici in esercizi di risoluzione di problemi, imponendo inutili sforzi mentali e facendo perdere tempo. Quando si fanno fotografie o si guida un'auto, è fondamentale essere capaci di reagire rapidamente e senza sforzo. Se la macchina fotografica o l'automobile richiedono riflessione, la prestazione ne soffre: pensate alle cadute di attenzione rispetto alla guida quando si cerca di cambiare stazione sull'autoradio.

o Strumenti per la riflessione che non aiutano i confronti, l'esplorazione e la risoluzione di problemi. In molti casi, dobbiamo essere in grado di esaminare la situazione e di confrontare condotte alternative o forse solo di riflettere sulle variabili in gioco. Gli strumenti più comuni a tale scopo sono la scrittura e il disegno. Molti sussidi elettronici che dovrebbero facilitare il processo decisorio tendono a restringere la disponibilità dell'informazione a piccoli segmenti visibili su display relativamente limitati. Questo rende difficile integrare fonti diverse di informazione, ostacolandone anche l'esplorazione e il confronto.

o Sperimentare quando si dovrebbe riflettere. La modalità esperenziale porta a reagire senza pensare, senza pause riflessive. Questo è essenziale quando gli eventi sono rapidi, ma se la situazione cambia, la cognizione esperienziale può non essere abbastanza flessibile da consentire un adeguamento appropriato.

o Riflettere quando si dovrebbe sperimentare: se si riflette troppo, considerando ogni punto di vista e ogni possibile alternativa, si corre il rischio di restare indietro, di soppesare i pro e i contro di ciascuna alternativa, di piegarsi ogni volta ai capricci dell'opinione pubblica, di restare intrappolati nella rete dei pensieri, finendo per non decidere e agire mai.

Di tutti questi rischi, ritengo che oggi il pericolo maggiore sia quello di sperimentare quando si dovrebbe riflettere. Ecco dove il divertimento ha la precedenza sul pensiero. Peggio ancora, si può pensare che la modalità esperienziale abbia sostituito il pensiero indipendente e costruttivo, la ragione e la riflessione.

Il pensiero riflessivo è la componente fondamentale della civiltà moderna: è da li che vengono le nuove idee. Romanzi di nessun valore sono più popolari di quelli seri, filosofici. I libri umoristici vendono più dei romanzi; i film fantastici o dell'horror incassano più di quelli di contenuto elevato. Anche i programmi di informazione - documentari e discussioni - sono inquadrati nella modalità esperienziale, senza mai lasciare spazio alla riflessione, né lasciare agli spettatori il tempo di coltivare pensieri propri. Per le reti televisive, il tempo non riempito è tempo non produttivo. Perché gli spettatori potrebbero avere idee proprie... Che pensiero orribile! Peggio ancora, potrebbero annoiarsi e mettersi a fare qualcos'altro.

Una vita di solo impegno senza divertimento sarebbe poco gratificante. Ma una vita di solo svago senza impegno non fa ben presagire per la sopravvivenza e il progresso della nostra specie. Nel mondo mentale, i correlati del divertimento e dell'impegno sono le due forme di cognizione: quella esperienziale e quella riflessiva. Proprio come divertimento e lavoro sono entrambi essenziali per una vita fisica completa, per la vita mentale sono essenziali tanto il pensiero esperienziale quanto quello riflessivo. La società moderna si trova di fronte alla difficile sfida intellettuale di trovare il giusto equilibrio fra i due tipi di cognizione.

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Pagina 91

Proprietà delle rappresentazioni superficiali

Come abbiamo visto, alcuni artefatti sono passivi incapaci cioè di modificare le proprie rappresentazioni senza l'intervento dell'utente. Ad esempio, le lavagne e i fogli di carta sono artefatti passivi: tutte le azioni che modificano le rappresentazioni superficiali di tali artefatti partono infatti dagli utenti. Altri artefatti, invece, sono attivi, capaci cioè di modificare le proprie rappresentazioni. Gli orologi, le calcolatrici e i computer sono artefatti attivi, in grado di modificare le proprie rappresentazioni anche in assenza di un qualsiasi intervento da parte dell'utente. Un orologio meccanico è un artefatto superficiale attivo; un computer è un artefatto interno attivo.

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Pagina 101

Tutta questa discussione mi serve per dimostrare che ciò che percepiamo non è necessariamente ciò che esiste. La psicologia della percezione è molto diversa dalla fisica della percezione. Anche nei casi in cui luci o suoni più intensi sono percepiti come tali, il rapporto non è lineare. Raddoppiate pure la quantità di luce in una stanza, ma non vedrete gli oggetti molto più chiari. È facile verificarlo. Illuminate una stanza con un'unica lampadina, e poi accendetene un'altra di uguale voltaggio. Non noterete molta differenza nella luminosità della stanza.

Gli psicologi hanno determinato che l'intensità della luce o del suono percepita è funzione della radice cubica dell'intensità reale: la chiarezza e il volume sono approssimativamente proporzionali alla radice cubica dell'intensità della luce o del suono, (chiarezza e volume sono in realtà proporzionali a 1^0.3). Ciò significa che raddoppiando l'intensità, si otterrà un aumento dell'intensità percepita del 20 per cento (2^0.3 = 1.2). Per raddoppiare chiarezza e volume (le intensità percepite) bisogna aumentare l'intensità fisica di dieci volte.

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