Copertina
Autore Amélie Nothomb
Titolo Acido solforico
EdizioneVoland, Roma, 2006, Amazzoni 32 , pag. 132, cop.fle., dim. 145x205x9 mm , Isbn 978-88-88700-53-3
OriginaleAcide sulfurique
EdizioneAlbin Michel, Paris, 2005
TraduttoreMonica Capuani
LettoreAngela Razzini, 2006
Classe narrativa francese
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Pagina 9

Venne il momento in cui la sofferenza altrui non li sfamò più: ne pretesero lo spettacolo.


Per essere fermati non serviva alcun requisito. Le retate si verificavano ovunque: chiunque veniva portato via, senza possibilità di appello. L'unico criterio era l'appartenenza al genere umano.

Quella mattina Pannonique era uscita per fare una passeggiata al Jardin des Plantes. Arrivarono gli organizzatori e setacciarono il parco. La giovane si ritrovò su un camion.

Non era ancora andata in onda la prima puntata: la gente non aveva idea di cosa gli sarebbe successo. Erano tutti indignati. Alla stazione, li stiparono su un carro bestiame. Pannonique vide che li stavano riprendendo: li scortavano numerose telecamere che non perdevano una virgola della loro angoscia.

Comprese allora che ribellarsi non solo non avrebbe affatto giovato, ma sarebbe risultato telegenico. Rimase dunque di marmo durante il lungo viaggio. Intorno a lei i bambini piangevano, gli adulti ringhiavano, i vecchi soffocavano.

Li scaricarono in un campo simile a quelli, non poi così remoti, di deportazione nazista, con un'unica differenza: telecamere di sorveglianza erano installate dappertutto.

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Pagina 10

Per entrare nell'organizzazione non serviva alcun requisito specifico. I capi facevano sfilare i candidati e selezionavano quelli con "i volti più interessanti". Bisognava poi rispondere a una serie di questionari comportamentali.

Zdena, che in vita sua non aveva mai superato un esame, venne accettata. La cosa la riempì di orgoglio. Ormai, avrebbe potuto dire che lavorava in televisione. Un primo impiego, a vent'anni, senza alcun titolo di studio: amici e parenti avrebbero finalmente smesso di prenderla in giro.

Le spiegarono le regole della trasmissione. Poi i responsabili le chiesero se fosse rimasta scandalizzata.

– No. È un pugno nello stomaco – rispose.

Pensieroso, il cacciatore di teste le disse che era proprio così.

– È quello che vuole la gente – aggiunse. – È finita l'epoca della finzione e del buonismo.

Superò altri test che dimostrarono la sua capacità di picchiare sconosciuti, gridare insulti gratuiti, imporre la propria autorità, e confermarono che non si sarebbe lasciata commuovere da alcun genere di piagnisteo.

– Quello che conta è soltanto il rispetto del pubblico – disse uno dei responsabili. – Nessuno spettatore merita il nostro disprezzo.

Zdena applovò.

Le fu assegnato il ruolo di kapò.

– La chiameremo kapò Zdena – le venne detto.

Quel termine militaresco le piacque.

– Hai del fegato, kapò Zdena – disse alla sua immagine riflessa nello specchio.

Già non si accorgeva più che la stavano filmando.

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Pagina 32

Il pasto serale era una desolazione: pane raffermo e una minestra talmente liquida che solo per miracolo la ciotola conteneva pure una buccia di verdura. La fame era così tanta e le quantità così esigue che tuttavia si aspettava febbrilmente quel misero cibo.

Chi riceveva la sbobba vi si gettava sopra senza parlare e la centellinava, con aria fiacca, contando i bocconi.

Non era infrequente che alla fine della propria razione qualcuno scoppiasse in singhiozzi perché aveva il ventre tanto vuoto da non sapere come arrivare all'indomani sera: aver vissuto solo per quel pasto miserabile e non sperare più in niente, ebbene sì, c'era davvero da piangere.

Pannonique non riuscì più a sopportare quella sofferenza. Nel corso di uno dei pasti, prese a parlare. Come un commensale intorno a una tavola ben imbandita, cominciò a conversare con gli altri della sua unità. Citò i film che aveva amato e gli attori che le piacevano. Un vicino si trovò d'accordo con lei, un altro si indignò, la contraddisse, spiegò il suo punto di vista. Il tono si animò. Ciascuno prese posizione. La discussione si infiammò. Pannonique scoppiò a ridere.

Ma se ne accorse soltanto EPJ 327.

— È la prima volta che la vedo ridere.

— Rido di felicità. Parlano, litigano, come se avesse qualche importanza. È fantastico!

— Lei è fantastica. Grazie a lei, hanno dimenticato che stanno mangiando merda.

— Lei no?

— Io non ho certo scoperto oggi il suo potere. Senza di lei sarei morto.

— Morire non è così facile.

— Non c'è niente di più facile, qui. Basta mostrarsi inadatti al lavoro e, l'indomani, si viene uccisi.

– Eppure non si può decidere di morire.

– Sì, invece. Si chiama suicidio.

– Pochissimi esseri umani sono davvero capaci di suicidarsi. Io sono come la maggioranza, ho un forte istinto di sopravvivenza. E anche lei.

– Sinceramente, non sono affatto certo che lo avrei se lei non ci fosse. Neanche nella mia vita di prima ho mai conosciuto qualcuno della sua specie: un essere al quale si possa consacrare il proprio pensiero. Pensare a lei è sufficiente a salvarmi dal disgusto.


La tavolata di Pannonique non conobbe più cene sordide. Le unità vicine compresero il principio e lo imitarono: nessuno mangiò più in silenzio. Il refettorio divenne un luogo rumoroso.

La fame era sempre tanta, eppure nessuno scoppiava più in singhiozzi alla fine della sua razione.

I prigionieri continuavano a dimagrire. CKZ 114, già magra all'arrivo al campo, aveva perduto la dolce rotondità delle guance. Questo fece risaltare la bellezza degli occhi, ma quella del corpo ne risentì.

La kapò Zdena ne fu turbata. Cercò di passare del cibo all'oggetto della sua ossessione. CKZ 114 lo rifiutò, spaventata all'idea di quello che avrebbe rischiato accettandolo.

Se il gesto di Zdena fosse stato registrato dalla telecamera, CKZ 114 sarebbe incorsa in una punizione della quale preferiva ignorare la natura.

Se invece il gesto di Zdena non fosse stato registrato dalla telecamera, CKZ 114 preferiva ignorare la natura del ringraziamento che la kapò avrebbe preteso da lei.

D'altronde stava proprio morendo di fame. Era terribile vedersi sfilare sotto al naso tavolette di cioccolato la cui sola idea la faceva ammalare di desiderio. Tuttavia non si decideva ad accettare, prima di aver trovato una soluzione.

Successe che MDA 802 Si accorse di quel traffico. Andò molto in collera.

Durante la pausa, a voce bassa, apostrofo la compagna di sventura:

– Come osa rifiutare il cibo?

— È affar mio, MDA 802.

– No, è anche affar nostro, invece. Potremmo spartircelo, quel cioccolato.

– Ci vada lei, allora, dalla kapò Zdena.

– Sa bene che è interessata solo a lei.

— Non crede che dovreste compatirmi per questo?

— No. Tutti vorremmo che qualcuno ci offrisse del cioccolato.

— A quale prezzo, MDA 802?

— Al prezzo che lei sarà capace di fissare, CKZ 114.

E se ne andò, furiosa.

Pannonique rifletté. MDA 802 non aveva tutti i torti. Si era dimostrata un'egoista. "Al prezzo che lei sarà capace di fissare": sì, doveva esserci un margine di manovra, senza per questo capitolare.

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Pagina 72

I prigionieri erano i soli esseri umani a non aver mai visto neanche un secondo di Concentramento. Era il loro unico privilegio.

— Mi domando quali sequenze interessino di più il pubblico — disse MDA 802 a cena.

— I momenti dell'esecuzione, non ho dubbi — disse un uomo.

— Temo di sì — aggiunse Pannonique.

— Anche le violenze — disse una donna. — Il manganello, le grida, questo li fa uscire di testa.

— Chiaro – disse MDA 802. – E le sequenze 'emotive': là, si leccheranno i baffi.

— Secondo voi – chiese EPJ 327 – chi è il maggior colpevole?

— I kapò – rispose l'uomo.

— No, gli organizzatori – intervenne uno che non parlava mai.

— I politici, che non vietano una simile mostruosità — disse MDA 802.

– E lei, Pannonique, cosa ne pensa? – chiese EPJ 327.

Si fece silenzio, come ogni volta che l'attenzione si concentrava sulla giovane.

— Penso che i più colpevoli siano gli spettatori – rispose.

— Non crede di essere un po' ingiusta? – chiese l'uomo. – La gente rincasa da una giornata di lavoro. Sono tutti esausti, cupi, svuotati.

Esistono altri canali.

— Sa bene che un programma televisivo spesso è l'unico argomento di conversazione, tra le persone. Per questo tutti guardano le stesse cose: per non rimanere isolati e poter condividere qualcosa.

— Be', guardino tutti un'altra cosa, allora — disse la giovane.

— È quello che dovrebbero fare, certo.

— Ne parla come di un ideale utopico — riprese Pannonique. — Si tratta solo di cambiare canale, non è poi così difficile.

— Non sono d'accordo — dichiarò MDA 802. — I1 pubblico ha torto, non c'è dubbio. Ma di qui a dire che è lui il maggior colpevole! La sua debolezza è passiva. Gli organizzatori e i politici sono mille volte più criminali.

— La loro scelleratezza è autorizzata e dunque prodotta dagli spettatori — disse Pannonique. — I politici sono l'emanazione del pubblico. Quanto agli organizzatori, sono pescecani che si accontentano di infilarsi là dove ci sono delle faglie, ovvero dove esiste un mercato che li riempie di soldi. E la colpa degli spettatori è proprio quella di costituire un fiorente mercato.

– Non crede che siano gli organizzatori a creare quel mercato, come un pubblicitario crea un bisogno?

— No. L'ultima responsabilità ricade su colui che accetta di assistere a uno spettacolo tanto facile da rifiutare.

— E i bambini? — disse la donna. — Tornano da scuola prima dei genitori, che non necessariamente hanno i mezzi per pagare una baby sitter. Non si può mica controllare quello che vedono in televisione.

— Ecco come siete — dichiarò Pannonique. — Sempre a trovare mille deroghe, mille indulgenze, mille scuse e mille circostanze attenuanti là dove bisogna essere duri e saldi. Durante l'ultima guerra, chi aveva scelto la resistenza sapeva che sarebbe stato difficile, quasi impossibile. E tuttavia non hanno avuto esitazioni, non hanno perso tempo a tergiversare: hanno resistito per l'unica ragione che non c'era altro da fare. Sia detto di sfuggita, i figli li hanno imitati. Non bisogna prendere i bambini per degli idioti. Un bambino educato con rigore non è il cretino che tentano di farci credere.

— Lei ha un progetto di società, Pannonique? – ironizzò l'uomo.

— Non è questo. È che io sono dalla parte dell'orgoglio e della stima, là dove loro conoscono solo il disprezzo. Tutto qui.

— E lei, EPJ 327, che non dice niente, cosa ne pensa?

— Devo fare una costatazione agghiacciante: qui c'è una sola persona che sicuramente non avrebbe mai guardato Concentramento, ed è Pannonique. La mia conclusione è che ha ragione lei, per forza — rispose.

Tutti si sentirono a disagio.

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