Copertina
Autore Gianni Olmi
Titolo Il santo rogo e le sue vittime
EdizioneNuovi Equilibri, Viterbo, 2005, Margini , pag. 96, cop.fle., dim. 105x168x9 mm , Isbn 978-88-7226-887-2
LettoreRiccardo Terzi, 2005
Classe storia medievale , storia moderna , storia criminale , storia: Europa , religione
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Indice


Introduzione                 5

Voltaire, Inquisizione       9

Sette documenti pontifici   16

I confortatori              32

Tommaso Campanella          63

Bibliografia                90


 

 

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Pagina 5

INTRODUZIONE



Regolamentata dai pontefici nel terzo decennio del XIII secolo, l'Inquisizione ha esplicato la sua attività, passando attraverso vari mutamenti di forma e di stato giuridico, lungo l'arco di seicento anni, considerato che in Spagna fu abolita nel 1834.

Strumento repressivo della libertà spirituale, assunse particolari modi di manifestazione secondo i tempi e il contesto politico. La persecuzione delle eresie, affidata dapprima ai domenicani e quindi ai francescani, s'accompagnò con la spietata lotta alla stregoneria. In Spagna, istituita da Sisto IV nel 1478 su richiesta dei "re cattolici", sovrintendeva in forma solenne ai roghi degli eretici o degli ebrei falsamente convertiti (i marrani), in macabre cerimonie chiamate "atti della fede" (autodafé).

[...]

La Chiesa non ha mai davvero fatto i conti con l'istituzione che rappresenta tanta parte del suo passato, e in circostanze quali la "riabilitazione" di Galileo si è mossa con mille cautele (quasi come se fosse ancora lo scienziato padovano colui che doveva provare le proprie ragioni), per evitare di sconfessare il proprio operato.

Del resto, anche in anni vicini si sono levate voci in favore di una "riabilitazione" dell'Inquisizione (ultima, la rivista dei gesuiti Civiltà Cattolica), considerando lo spirito dei tempi, il seguito popolare (ma le carceri dell'Inquisizione furono bruciate dalla cittadinanza romana nel 1559), le esagerazioni dei suoi detrattori...: il Sant'Uffizio avrebbe insomma adempiuto funzioni encomiabili, almeno secondo una giustificazione finalistica dei mezzi.

Questa antologia minima documentaria, legata alle problematiche della libertà di pensiero e della sua repressione, si apre con la voce Inquisizione (1769) del Dizionario filosofico di Voltaire (estratta dall'edizione italiana a cura di Mario Bonfantini, Torino, Einaudi, 1980), per continuare con la presentazione di vari documenti ufficiali di pontefici, di funzionari e di collaboratori dell'Inquisizione. Il lettore interessato a ulteriori conoscenze potrà consultare le pubblicazioni indicate nella bibliografia orientativa.

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Pagina 9

VOLTAIRE
INQUISIZIONE



Inquisizione (Inquisition). L'inquisizione è, come si sa, un'invenzione meravigliosa ed esclusivamente cristiana per rendere più potenti il papa e i monaci e per rendete ipocrita un'intera nazione. San Domenico è assolutamente considerato come il primo a cui dobbiamo questa santa istituzione. E difatti, ci è stata conservata una patente data da questo gran Santo, che è stilata con queste precise parole: "Io, frate Domenico, riconcilio alla Chiesa il nominato Ruggero, latore della presente, a condizione che egli si farà frustare da un prete per tre domeniche consecutive dall'entrata della città fino alla porta della chiesa; che mangerà di magro tutta la vita, che digiunerà per tre quaresime all'anno, che non berrà mai vino, che porterà come abito il san-benito con su delle croci, che reciterà il breviario tutti i giorni, dirà dieci pater al giorno e venti all'ora di mezzanotte; che osserverà d'ora in poi la continenza, e si presenterà tutti i mesi al curato della parrocchia, ecc. ecc. Il tutto sotto pena di essere trattato come eretico spergiuro e impenitente".

Benché il vero fondatore dell'inquisizione sia Domenico, tuttavia Luigi di Paramo, uno dei più rispettabili scrittori e dei più vivi splendori del Santo Uffizio, riferisce, al punto secondo del suo secondo libro, che il primo istitutore del Santo Uffizio fu Iddio, e che egli esercitò precisamente il potere dei frati domenicani, contro Adamo. Adamo invero fu dapprima citato in tribunale: Adam ubi es? E difatti, aggiunge Paramo, il difetto di citazione avrebbe reso nulla la procedura di Dio...

Così gli abiti di pelli che Iddio fece ad Adamo ed Eva furono il modello del san-benito che il Santo Uffizio fa portare agli eretici. È vero che con questo argomento si prova altresì che Iddio fu il primo sarto del mondo, ma non è per questo meno evidente che egli fu il primo inquisitore.

Così Adamo fu privato di tutti i beni immobili che egli possedeva nel gran paradiso terrestre: esattamente come il Santo Uffizio confisca i beni di tutti quelli che ha condannati.

Luigi di Paramo osserva ancora che gli abitanti di Sodoma furono bruciati come eretici, perché la sodomia è un'eresia formale.

Di là, egli viene alla storia ebraica, identificando ovunque il Santo Uffizio.

Gesù Cristo fu il primo inquisitore della nuova Legge. I papi furono inquisitori per diritto divino; e finalmente essi comunicarono questo loro potere a San Domenico.

Segue l'enumerazione di tutti quelli che l'inquisizione ha messi a morte. E il nostro autore ne trova assai più di centomila.

Il suo libro fu stampato nel 1598, a Madrid, con l'approvazione dei dottori, gli elogi dell'arcivescovo, e il privilegium del re. Noi non riusciamo a concepire oggi degli onori così stravaganti e abominevoli al tempo stesso. Ma allora niente sembrava così naturale ed edificante. E d'altronde tutti gli uomini rassomigliano a Luigi di Paramo, quando sono fanatici.

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Pagina 32

I CONFORTATORI



La venerabile Arciconfraternita di S. Giovanni Decollato della Nazione fiorentina in Roma, conosciuta altresì come confraternita della Misericordia, venne istituita da Innocenzo VIII l'8 maggio 1488. Nelle sue mansioni rientravano l'assistenza ai condannati a morte e la loro sepoltura.

I verbali del sodalizio costituiscono una fonte di prima mano sulle esecuzioni capitali in Roma, dall'ultimo scorcio del Quattrocento fino al 1870, ovvero alla caduta del potere temporale.

Dai documenti si desume che i confortatori sottoponevano i condannati a un vero e proprio assedio, per indurli a riappacificarsi con la Chiesa cattolica, cioè con l'istituzione che non di rado ne aveva determinato la rovina affidandoli, per mano del Santo Uffizio, all'autorità civile, unitamente a copia della sentenza pronunziata dall'autorità ecclesiastica.

Muniti di tavolette sulle quali erano dipinte scene macabre e sacrali per favorire il ravvedimento, i confortatori solevano ricorrere all'ausilio di predicatori e di confessori per vincere la resistenza dei più ostinati reprobi. Nell'imminenza delle esecuzioni s'ingaggiava una battaglia impari tra sventurati sul punto di perdere tragicamente la vita e fanatici addestrati alle controversie in materia di fede. Desta stupore che, in quei terribili frangenti, tante persone abbiano trovato le energie per ricusare siffatta assistenza e rigettare i conforti spirituali.

Alla confraternita venivano assegnate le vesti e il corredo dei condannati, e la vendita di tali beni serviva a saldare le spese sostenute, incluse quelle per i generi di conforto dei confortatori: vino greco, confetti e biscotti di Savoia. Al temine del loro lavoro, infatti, i confratelli di S. Giovanni Decollato erano spossati, dovendosi lasciare alle spalle – secondo un'efficace osservazione di Luigi Firpo le «notturne fatiche e l'orrore degli spettacoli di mazzolati, scannati, appiccati, decapitati, squartati ed arsi, cui avevano dovuto assistere con pio zelo stranamente congiunto alla più distaccata indifferenza». Sui registri si trovano burocratiche annotazioni sulle spese connesse con le esecuzioni, nonché le ultime volontà dei morituri, quando ciò risultava possibile. Se i condannati persistevano nel rifiuto della religione, perdevano la facoltà di fare testamento.

La pubblicazione di quei documenti (a cura di Domenico Orano; Liberi pensatori bruciati in Roma dal XVI al XVIII secolo, Tipografia delle Mantellate, Roma, 1904), resa possibile dal decreto governativo di sequestro dei registri per trasferirli all'Archivio di Stato, chiarì definitivamente le modalità del supplizio di tanti eretici, incluso Giordano Bruno, la cui morte violenta era negata dalla Chiesa ancora alla fine dell'Ottocento. Gli annali delle condanne capitali a Roma registrano sentenze di morte ancora in tempi piuttosto tardi, e pronunciate per motivi squisitamente ideologici: nei primi decenni del secolo XVIII, per esempio, furono decapitate, impiccate o bruciate varie persone accusate di avere composto «scritture malefiche e sediziose» (le cosiddette pasquinate) contro il pontefice, oppure di essersi spacciate per religiosi. Uno tra i maggiori crimini consisteva nella «lesa maestà divina ed umana», cioè nell'offesa ai papi o ai loro delegati in quanto detentori della sovranità spirituale e materiale. In tal modo, osserva Firpo, l'opposizione ai funzionari curiali «si riverbera sul sovrano e offende Dio medesimo», determinando l'intervento repressivo di «una burocrazia di sadici divoti per estirpare ogni più esile, ogni più insignificante radice di libertà».

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Pagina 35

Frate Ambrogio de Cavoli eretico



Adì 15 di giugnio 1556.

Essendo costituito in carce in Torre de Nona frate Ambrogio da Cavoli da Milano et condennato dalla giustizia a morte per eretico, non si volse mai confessare ne udir messa, anzi stette sempre fermo nella sua falsa oppinione, presenti li sottoscritti. Lassò un anello d'oro che haveva che si dovessi dare per amor di Dio.

Confortatori

    Banco Neroni
    Pagolo Guarnacci
    messer Giovanni da Cepperello
    messer Gianbatista Perini

Poi fu menato in Campo di Fiore e lì apiccato e poi abrugiato.

Per Francesco Pogini proveditore

Antonio Strambi scrivano mano propria.

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Pagina 60

Giuseppe Morelli



Giustizia di forca e abbruciamento del cadavere seguita sulla piazza di Campo di Fiore la mattina del dì 22 Agosto 1761.

Giovedì mattina 20 d'agosto venne da me il sig.r Bernardino Rossetti capo notaro del governo di commissione di mons. Governatore per sagnificarmi, che essendo stato consegnato dal tribunale della santa inquisizione al braccio secolare un certo Giuseppe Morelli di Montemilone nella Marca reo di aver celebrato la messa senza essere ordinato, e condannato dal tribunale del Governo alla forca, e abbruciamento del cadavere, si sarebbe eseguita questa giustizia sulla piazza di Campo di Fiore, ma che non trovandosi memoria nel tribunale di ciò che un'altra volta era stato praticato in un caso simile a questo, Mons. Governatore medesimo mi pregava di far riscontrare nell'archivio di nostra Compagnia, se vi fosse ricordo di ciò che allora fu fatto, ad effetto, che questo esempio gli potesse servire d'istruzione, e di regola.

Per mezzo dunque del nostro fratello archivista Abbate Guido Bottari feci ricercare nei libri vecchi del Provveditore la relazione, che sapevo doveva esservi, della Giustizia seguita il dì 18 luglio 1711, in persona di un tal Domenico Spallaccini d'Orvieto reo d'istesso delitto e condannato alla stessa pena. [ ...] Datogli a baciare il legno della vera Croce di Gesù Cristo, s'inviò al patibolo accompagnato dai fratelli Barcali e Soldaini, stanteché al fratello Strozzi convenne di andare al suo coro di S. Maria maggiore, per essere l'ottava dell'Assunta. La pietà e la divozione che mostrò per istrada il paziente edificò tutta Roma. Giunti in Campo di Fiore smontò alla Conforteria fatta sotto uno di quei tetti, che sono in mezzo alla piazza il quale era stato di mio ordine circondato il giorno innanzi di tavole, per dimora del concorso di popolo, che si prevedeva, e che veramente fu grande, benché diminuito molto dall'essersi saputo che non si faceva più l'abbruciamento del cadavere. Nella conforteria si riconciliò il paziente, e con le medesime ottime disposizioni si mantenne fino alla morte. Dopo i nostri fratelli s'andarono a spogliare nella chiesa e sagrestia della parrocchia di Santa Maria di Grotta Pinta dove il giorno alle ore 22 si ritrovarono di nuovo per abruciare il cadavere, che staccò in mancanza del P. Governatore, il 2° Consigliere l'abbate Niccola Rossi e portato alla nostra chiesa e fatta l'assoluzione gli fu dato sepoltura, ed i nostri fratelli licenziati. Il tutto a gloria di Dio e di S. Gio. Battista nostro protettore.

Spese occorse in questa giustizia:

Per porto della cassa del Crocefisso, e due
viaggi delle saccocce de' Fratelli da S. Gio-
vanni Decollato al Consolato e dal Con-
solato a S. Maria di Grotta Pinta e riporto
alla nostra chiesa                              Sc.-bai.50
Per porto del cataletto
a S. Maria in Grotta Pinta                          bai.15
Per porto del medesimo con il cadavere              bai.60
Per dare sepoltura al med.mo                        bai.30
Per porto e riporto di 12 sacchi dei fr.lli         bai.15
Per ricognizione a mastro Francesco
Mechini Tinozaro che aveva fatto
5 tinozze, e non servirono                      Sc.1bai.50
Per il Greco                                        bai.08
Per biscottini di Savoia                            bai.07
Per la colazione del fattore                        bai.15
Per l'aiuto del medesimo                            bai.20
Per abbitini della madonna del Carmine              bai.08
Per aver comperato un paio di calzoni
nuovi di fustagno per il paziente                   bai.60
Totale                                          Sc.4bai.38

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