Copertina
Autore Guido Panico
Titolo Lo sport
EdizioneEditori Riuniti, Roma, 1998, Storia fotografica della società italiana , Isbn 978-88-359-4580-2
LettoreRenato di Stefano, 1999
Classe sport , fotografia , paesi: Italia
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Indice


   5  L'Italia dello sport

  21  I palcoscenici

        Gli impianti, p. 22
        Le strade e le piazze, p. 47

  59  Gli attori

        Gli eroi delle origini, p. 60
        I primi attori, p. 67
        Le comparse, p. 86
        Eroi in posa, p. 104

 125  Le facce della passione e
      della curiosità

 161  Le parole e le immagini

 188  Foto simbolo

 190  Letture consigliate
 191  Referenze fotografiche


 

 

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L'ITALIA DELLO SPORT


L'età dello sport
Lo sport è una delle strutture culturali piú significative dell'età contemporanea. E' opinione comune che lo sport sia nato nell'età antica, in Grecia, nella terra dei giochi di Olimpia. In realtà le differenze tra i giochi antichi e il moderno agonismo sono tali da escludere ogni possibile paragone: basti pensare al carattere sacro dei giochi greci, che si svolgevano nel- l'ambito di feste e cerimoniali religiosi. Lo sport invece ha caratteri secolarizzati: esso ha elaborato propri calendari e propri cerimoniali, legati al massimo a eventi strettamente mondani. Anzi negli ultimi decenni è stato spesso lo sport a suggerire i calendari di molte attività culturali ed economiche.

Lo sport è autotelico, trova giustificazione solo in se stesso. Lo sport è nella sua essenza inutile, perciò è diverso da ogni attività finalizzata all'ottenimento di obiettivi come il miglioramento delle condizioni fisiche e della salute. Tra queste la ginnastica nella sua versione prussiana e militarista che si impose in Germania nella seconda metà dell'Ottocento e che ebbe una certa diffusione anche in Italia. Ad essa si assegnava il compito di fortificare il corpo e lo spirito in previsione della uerra.

Tutto ciò non implica tuttavia l'idea dello sport come di un mondo a sé, separato dalla storia della società in cui è vissuto, quasi una sorta di monade senza porte e finestre. Anzi nel definire i caratteri dell'età contemporanea - vale a dire ciò che rende la società del nostro tempo diversa dalle altre che l'hanno preceduta - si può dire che l'età contemporanea è l'età dello sport. Esso è nato, secondo lo storico e sociologo tedesco Norbert Elias, all'ombra delle grandi trasformazioni politiche dell'Inghilterra del XVIII secolo, quando, con l'avvento della dialettica parlamentare negli anni Venti, i contrasti cominciarono a perdere parte della loro ferocia. Allora finalmente la sconfitta politica non coincise piú con la rovina personale, anzi essa dava nuovo slancio in vista della rivincita. Fu allora che le classi possidenti diedero vita alla «sportivizzazione» dei loro passatempi. Nel 1751 fu fondata la prima istituzione sportiva, il Jockey Club, per regolare le corse dei cavalli. Gli antichi e spesso crudeli giochi dei nobili divennero nel giro di un secolo domestici e furono sottoposti a precise e universali regole che trovarono ispirazione nello spirito del fair play. Con l'espressione, oggi assai in voga, di fair play non si indicava semplicemente un gioco leale. Nell'ottica delle classi nobili britanniche essa stava a indicare il riconoscimento delle regole del gioco, spesso improntate alla durezza (i padri fondatori del calcio discussero a lungo prima di escludere la liceítà dei calci negli stínchi), e nel- lo stesso tempo la capacità di dissimulare le sofferenze per le sconfitte subite e l'entusiasmo per le vittorie. Del resto l'educazione dei giovani gentiluomini dell'età vittoriana imponeva sacrifici e un'etica dell'autocontrollo indispensabili per affrontare gli spietatissimi conflitti dell'economia e per assolvere il compito di classe dirigente di un impero sterminato.

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Esemplare a questo riguardo è la storia del football. Nato come sport dilettantistico e educativo nelle public scbools, esso divenne presto lo sport proletario per eccellenza. Nel 1883 il Bolton Olimpyc, un club che si voleva fosse composto da proletari e che godeva dei favori popolari, prevalse sugli Old Etonians, la squadra di una delle piú esclusive scuole inglesi, nella finale della Coppa d'Inghilterra, il piú prestigioso di tutti i trofei calcisticí del Regno Unito. Uno smacco terribile. Presto le classi privilegiate abbandonarono il territorio del pallone: il confronto con i giovani operai rischiava di essere mortificante.

Il calcio, cui nel 1885 fu riconosciuto il regime professionístico, fu il primo sport praticato dalle classi popolari, che cominciarono presto a esprimere i migliori campioni e che ingrossarono le schiere dei tifosi tanto da spingere già negli anni Ottanta dell'Ottocento alla costruzione di un gran numero di stadi capaci di accogliere decine di migliaia di spettatori. Occorrerà aspettare il nuovo secolo, se non gli anni che seguirono la fine della prima guerra mondiale, per assistere all'inizio del processo di democratizzazione della gran parte delle specialità.

 

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Riferimenti


Letture consigliate

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    Torino, Einaudi, 1946, ed. ori. 1939.

Thorstein Veblen, Teoria della classe agiata,
    Torino, Einaudi, 1949,
    ed. ori. The Theory of the Leisure Class, 1899.

Roger Caillois, I giochi e gli uomini,
    Milano, Bompiani, 1982, ed. ori. 1958.

Norbert Elias e Eric Dunning, Sport e aggressività,
    Bologna, Il Mulino, 1989.

Allen Guttmann, Dal rituale al record. La natura degli sport
    moderni, Napoli, Esi, 1994.

John Hoberman, Politica e sport,
    Bologna, Il Mulino, 1988.

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    Milano, Franco Angeli, 1990.

Patrizia Ferraro, L'Italia in palestra. Storia, documenti e
    immagini della ginnastica dal 1833 al 1973,
    Roma, La Meridiana, 1992.

Stefano Pivato, La bicicletta e il sole dell'avvenire. Tempo
    libero e sport nel socialismo della belle époque,
    Firenze, Ponte alle Grazie, 1992.

Daniele Marchesini, L'Italia del Giro d'Italía,
    Bologna, E Mulino, 1996.

Stefano Pivato, I terzini della borghesia, Il gioco del
    pallone nell'Italia dell'800, Milano, Leonardo, 199l.

Antonio Papa e Guido Panico, Storia sociale del calcio in
    Italia. Dai club dei pionierialla nazione sportiva
    (1887-1945), Bologna, Il Mulino, 1993.

Felice Fabrizio, Sport e fascismo. La politica sportiva del
    regime, Roma, Savelli, 1976.

Sandro Provvisionato, Lo sport in Italia: analisi, storia,
    ideologia del fenomeno sportivo dal fascismo ad oggi,
    Roma, Savelli, 1977.

Stefano Pivato, L'era dello sport, Firenze, Giunti, 1994.

 

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