Copertina
Autore Vincent N. Parrillo
Titolo Diversità in America
EdizioneFrancoAngeli, Milano, 2007, Vichiana , pag. 190, cop.fle., dim. 15,5x22,7x1,5 cm , Isbn 978-88-464-8522-9
CuratoreGuido Conaldi
TraduttoreGuido Conaldi
LettoreGiorgia Pezzali, 2007
Classe paesi: USA , sociologia
PrimaPagina


al sito dell'editore


per l'acquisto su IBS.IT

per l'acquisto su BOL.IT

per l'acquisto su AMAZON.IT

 

| << |  <  |  >  | >> |

Indice

Introduzione all'edizione italiana.
La diversità dell'immigrazione, il capitale sociale
e le reti degli immigrati
di Guido Conaldi                                         11

Prefazione                                               21


Percezione e realtà                                      27

Gli argomenti affrontati in questo libro                 29
Vedere per credere, ma vedere per conoscere?             30
Il mito dell'omogeneità culturale                        31
L'ascesa, la caduta e la resurrezione del pluralismo     31
    I primi difensori del pluralismo                     32
    L'assimilazione prevale                              32
    La riaffermazione del pluralismo                     33
    La sfida multiculturalista                           34
Il melting pot                                           34
    La sopravvalutazione dei matrimoni tra minoranze
    etniche                                              34
    L'assenza di alcune minoranze razziali               34
    La visione di Emerson                                36
    La frontiera di Turner                               36
    La tllsione tra bianchi  secondo Zangwill            37
    Gli studi recenti sui matrimoni interetnici          38
L 'errore di Dillingham                                  38
    La Commissione Dillingham                            39
    11 concetto di "errore di Dillingham"                39
    Le conseguenze dell'errore di Dillingham             40
Comprendere il presente conoscendo il passato            41

La diversità ai tempi delle colonie                      44

Gli inizi coloniali                                      47
    Un mosaico di insediamenti etnici                    48
    La diversità nei primi insediamenti                  48
La geografia della diversità                             49
    Le colonie del New England                           49
    Le colonie centrali                                  50
    Le colonie meridionali                               52
    La diversità tra gli Africani delle piantagioni      53
    Tre culture regionali                                54
La diversità religiosa                                   55
    L'intolleranza religiosa                             56
    Il Grande Risveglio                                  57
    I lasciti del pluralismo religioso                   58
La società caleidoscopica                                59
    Il separatismo delle minoranze                       59
    L'esercito rivoluzionario multiculturale             60
Il nuovo orizzonte                                       60

La diversità nel primo periodo nazionale                 63

Verso la costruzione di un'identità nazionale            64
    Arti e lettere                                       64
    L'indipendenza linguistica                           65
    L'indipendenza religiosa                             65
Struttura sociale e classe sociale                       66
Religione, potere e coscienza di gruppo                  67
    Religione e politica                                 67
    Istituzioni religiose parallele                      68
Il primo censimento nazionale                            69
    L'altra faccia della moneta                          70
    L'uso eurocentrico dei dati                          71
L'espansione del territorio e della diversità            72
Il calo dell'immigrazione                                73
L'importanza della crescita naturale della popolazione   74
L'emergere di una cultura comune                         74
    Il declino delle lingue straniere                    75
    Le reazioni ostili agli stranieri                    76
Un falso orizzonte                                       77

La diversità nel periodo dell'espansione                 79

I viaggiatori scoprono il mosaico etnico                 80
    Lo sconforto di Tocqueville per le sofferenze
    razziali                                             80
    La difesa di Martineau degli immigrati               80
    Il ritratto della diversità etnica di Bremer         81
    La scoperta delle comunità etniche isolate da parte
    di Olmsted                                           81
I Francesi                                               81
    Le "Fiandre" d'America                               82
    La "piccola Parigi" americana                        82
    L'immigrazione francese                              82
Gli Irlandesi                                            83
    I primi ghettizzati d'America                        83
    Lavoro, religione e politica                         84
I Tedeschi                                               85
    L'Atene tedesca                                      85
    La diversità tedesca                                 86
I Nativi Americani                                       87
    Gli sforzi per l'assimilazione                       87
    "Sino a che l'erba crescerà e l'acqua scorrerà"      87
    La fine degli accordi                                88
Gli Africani                                             89
    I neri del sud                                       89
    I neri del nord                                      89
I Cinesi                                                 91
I Messicani                                              93
I conflitti tra gruppi                                   94
L'orizzonte futuro                                       94

La diversità nell'era industriale                        97

La diversità della popolazione                           99
Gli Afroamericani                                       100
Gli Asiatico-Americani e gli Americani delle isole
del Pacifico                                            102
Gli Ispanoamericani                                     103
I Nativi Americani                                      104
I Mediorientali-Americani                               105
Gli Europei-Americani dell'Europa settentrionale
ed occidentale                                          106
Gli Europei-Americani dell'Europa meridionale, centrale
ed orientale                                            108
I conflitti tra gruppi diversi                          109
L'orizzonte futuro                                      111

La diversità nell'età della tecnologia avanzata         113

[...]

Comparazioni intergenerazionali                         128

[...]

Il multiculturalismo è una minaccia?                    146

[...]

Il prossimo orizzonte                                   164

[...]

Epilogo                                                 181

[...]

 

 

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 27

Percezione e realtà


Scolpita nella mente di ognuno di noi vi è la certezza che gli Stati Uniti siano una nazione di immigrati. Questa convinzione, insegnata nelle scuole e rafforzata dai discorsi dei politici, specialmente il 4 luglio, serve come fonte di orgoglio nazionale per tutti gli Americani, anche coloro i quali discendono dai coloni del XVII secolo. Il sogno americano, la promessa di avere libertà di scelta, educazione, opportunità economiche, possibilità di ascesa sociale ed una migliore qualità della vita, spinge molti uomini a stabilirsi qui da noi. Serve, inoltre, quale fondamento per gli orientamenti di valore di base che sono all'origine delle convinzioni, dei comportamenti, della definizione degli obiettivi sociali e delle aspettative di vita americani.

Gli immigrati continuano ad arrivare oggi perché inseguono lo stesso sogno che altri hanno seguito per oltre duecento anni. I nuovi arrivati, però, provocano reazioni negative tra i cittadini americani a dispetto del loro comune orgoglio nel credere in una nazione di immigrati. In ogni luogo degli Stati Uniti riscontriamo spesso espressioni di paura, di sospetto, di ansietà, di risentimento, di ostilità ed anche di violenza in risposta alla presenza di immigrati. Questi ultimi non sono l'unico gruppo a scatenare queste reazioni negative. Le rivendicazioni degli Afroamericani e dei Nativi Americani spesso provocano resistenze. Inoltre, le sfide allo status quo delle femministe e degli attivisti per i diritti degli omosessuali inducono regolarmente risposte negative.

Perché questa contraddizione? Se gli Americani danno valore all'eredità migrante della loro nazione ed agli ideali di eguaglianza ed opportunità, perché provano risentimento verso quelli che stanno percorrendo lo stesso percorso e cercano di giungere alla medesima meta? Alcune risposte giungono immediate da parte dei critici. Oggi è diverso. Quando giunsero i primi immigrati impararono la lingua, lavorarono duramente e si americanizzarono. Adesso stanno arrivando troppi immigrati. Stanno rubando il lavoro agli Americani. Consumano il nostro denaro attraverso l'assistenza sanitaria, gli aiuti sociali ed il sistema scolastico per i loro figli. Non vogliono assimilarsi e neppure imparare l'inglese e perciò costituiscono un pericolo di disfacimento del nostro tessuto sociale. Troppi oggi sono semplicemente svogliati e vogliono solo aiuti. Troppi vogliono privilegi immeritati a spese di tutti gli altri. Vogliono ricompense senza cercare di guadagnarle.

Le lamentele espresse dai cittadini nelle conversazioni di tutti i giorni sono parzialmente rinfocolate dalle esternazioni pubbliche e dai media dei reazionari e dei nemici degli immigrati. Talvolta, però, anche studiosi rispettati si trovano nelle prime linee. Il noto storico Arthur M. Schlesinger Jr., per esempio, ha denunciato "il culto dell'etnia" (l'insistenza, cioè, nel voler mantenere vivide e vitali sottoculture etniche) come segno premonitore di una imminente "balcanizzazione" della società statunitense. Indubbiamente il suo riferimento alla durevole ostilità esistente tra Bosniaci, Croati e Serbi nella penisola balcanica fa paura. Nessuno, infatti, vuole che la società americana si sgretoli in un coacervo di gruppi nemici l'uno dell'altro.

Inoltre, le iniziative intraprese dalle minoranze rafforzano le percezioni dei cittadini nati in America. La retorica dei leader del National Council of La raza e della League of United Latin American Citizens (LULAC), che chiede il mantenimento della lingua e della cultura spagnola per mezzo di sovvenzioni pubbliche sia nelle scuole sia nei luoghi di lavoro, è interpretata da chi è nato in America come resistenza all'assimilazione. L'insistenza di alcuni leader afroamericani riguardo al pagamento dei risarcimenti per il periodo della schiavitù a tutti i neri irrita molti bianchi che ritengono questa richiesta irragionevole. Le abitudini "claniche" proprie degli Asiatici negli acquisti quotidiani, unitamente alla mancanza di partecipazione alle attività della comunità in cui vivono, infastidiscono molti abitanti e commercianti locali. I resoconti dati dai notiziari delle azioni dei militanti, delle sommosse, dei crimini di strada e della violenza mafiosa scatenano ulteriori reazioni negative nei confronti delle minoranze.

In passato eravamo soliti parlare degli Stati Uniti come di un melting pot. Oggi esiste qualcosa chiamato multiculturalismo che Schlesinger ed altri temono stia erodendo la coesione della società americana. Cosa sta accadendo? Sono casi che esemplificano nuovi nodelli di comportamento emergenti nelle nuove generazioni? Siamo testimoni di un nuovo fenomeno sociale? Un inarrestabile flusso di immigrati che non desiderano integrarsi ci sta sommergendo? Gli immigrati e la popolazione di colore stanno percorrendo un cammino separatista che condurrà alla dissoluzione della nostra società? In conseguenza di ciò, la patria del motto e pluribus unum si sta sgretolando sino a divenire e pluribus plures sotto i nostri occhi, come avverte Diane Ravitch?

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 29

Gli argomenti affrontati in questo libro

Queste domande e questi temi sono espressioni di preoccupazioni reali. Sono necessarie risposte che siano più di impressioni soggettive sull'attualità poiché quello che gli individui possono pensare stia accadendo non è necessariamente ciò che realmente avviene. Questo libro è un tentativo di fornire quelle risposte.

Cicerone disse che ignorare quanto è avvenuto prima della nostra nascita ci condanna a rimanere bambini per sempre. Così come i bambini fissano con meraviglia le novità, gli adulti possono essere indotti a percepire fenomeni sociali come nuovi e diversi se non li riconoscono come variazioni di schemi preesistenti. Sono convinto che la percezione di molti Americani sia distorta perché manca loro una esatta comprensione di ciò che è stata la diversità in America nei tempi passati ed anche perché essi non riescono ad inquadrare gli eventi a loro contemporanei in un contesto più ampio.

Una delle tesi centrali di questo libro è sintetizzabile nella convinzione che il multiculturalismo sia sempre stato parte della storia americana e che non costituisca oggi un pericolo maggiore per la coesione della società di quanto non lo abbia costituito nel passato. Rigettando l'obiezione secondo cui le attuali circostanze creano una situazione differente dalle precedenti, questo libro mostrerà parallelismi, somiglianze e continuità esistenti tra presente e passato. Inoltre, verranno forniti esempi di periodi durante i quali la società statunitense ha posseduto un grado di multiculturalismo superiore a quello attuale.

Altro punto fermo dal quale questo libro parte è che assimilazione e pluralismo non sono fenomeni che si escludono a vicenda, né sono necessariamente contrapposti. Al contrario, essi sono sempre esistiti simultaneamente all'interno di gruppi diversi ed a livelli diversi. Gruppi culturalmente distinti sono sempre esistiti, che si trattasse di subculture persistenti o convergenti da più generazioni. Anche quando sono stati numerosi, non hanno mai minacciato la cultura principale. L'assimilazione resta una potente forza che agisce sulla maggior parte dei gruppi etnici, anche se non ha avuto effetti rilevanti sulle minoranze razziali. Concludendo, pluralismo ed assimilazione sono sempre state due realtà inscindibili nella società americana, sebbene i sostenitori di questi due atteggiamenti possano disprezzarsi l'un l'altro.

In conseguenza di quanto sinora detto, si trova alla base di questo libro il proposito di ricondurre l'attuale dibattito su immigrazione e multiculturalismo ad una corretta prospettiva storico-sociale. Le testimonianze della passata e presente diversità culturale americana saranno presentate all'interno di un contesto sociologico che tiene conto sia dei modelli sociali, sia del mutamento sociale. Inoltre, in questo quadro saranno introdotti fattori quali condizioni economiche, elitismo, nativismo, razzismo, pregiudizi di classe e lotta per il potere che rendono difficile l'instaurazione di armoniose relazioni tra gruppi.

Le donne sono state da sempre parte integrante dell'esperienza americana, ma i loro sforzi hanno ricevuto, almeno sino a tempi recenti, poca attenzione. Per compensare almeno in parte questa mancanza, ogni periodo storico descritto nei prossimi capitoli conterrà informazioni sulla condizione femminile dell'epoca. Il nostro intento è quello di enfatizzare pienamente il tipo di esperienza di genere avuto dalle donne dello status, del potere e dell'influenza all'interno di una precisa cornice storico-sociale, al fine di costituire un preludio utile alla comprensione del femminismo odierno. In queste parti dedicate alle donne sarà possibile apprendere che le esperienze femminili sono state profondamente diverse a seconda della zona di residenza, della classe sociale di appartenenza nonché della lunghezza della residenza negli Stati Uniti. Alcuni indicatori relativi alle capacità di successo femminili comparate con quelle maschili serviranno a delineare la diversità di genere in termini di diritti e potere. Infine, la spiegazione del loro attivismo sociale metterà in luce dei parallelismi con la militanza tipica di altre minoranze alla ricerca di eguaglianza di trattamento.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 30

Vedere per credere, ma vedere per conoscere?

Alcuni sono portati a credere sempre a ciò che vedono, ma le apparenze possono essere ingannevoli, come lo sono le illusioni ottiche od i miraggi. I maghi altro non sono che illusionisti ed i più bravi tra loro possono stupirci con i loro trucchi ingegnosi anche in grande scala. In questi casi, noi sappiamo di essere stati ingannati, ma non riusciamo a capire come.

Nella vita di tutti giorni siamo convinti di conoscere ciò che vediamo, ma anche in questo caso possiamo essere ingannati. Come ha affermato Peter Berger: "la prima saggezza della sociologia è questa, le cose non sono come appaiono". Berger suggeriva che la realtà sociale ha molti livelli di significato e che la prospettiva con cui guardiamo ad essa muta ogni qual volta ne scopriamo un nuovo livello. Di conseguenza, la nostra percezione, della diversità come di ogni altro fenomeno, muta con l'aumento della nostra conoscenza. Vedere non basta, è necessario anche conoscere ciò che stiamo vedendo.

A complemento dell'affermazione di Berger è possibile aggiungere l'aforisma che recita: "non puoi vedere la foresta guardando dai suoi alberi". Il messaggio è chiaro. Quando si è troppo vicini ad una situazione, non è possi- bile cogliere il quadro completo. Il senso d'insieme resta incompreso perché l'attenzione viene concentrata sui dettagli. In conclusione, è necessario trova- re un punto di vista distaccato per comprendere realmente ciò che vediamo.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 31

Il mito dell'omogeneità culturale

La diversità è stata una realtà sociale presente negli Stati Uniti sin dalle prime origini coloniali e non solo dalla trasformazione in una nazione indipendente. Questa affermazione, però, non rispecchia le convinzioni più diffuse. Infatti, il sentimento prevalente che quella nazione fosse essenzialmente un punto di partenza culturalmente omogeneo per la nascita di una nuovo paese è fondata sul mito storico che le tredici colonie originarie fossero popolate quasi esclusivamente da immigrati inglesi e dai loro discendenti. Tutto ciò, però, è ben lontano dal vero. Come vedremo fra breve, questa "realtà storica", la falsa idea di un'omogeneità culturale, muta radicalmente una volta sottoposta ad un'accurata analisi storico-sociale.

È innegabile che la nostra sia una nazione di immigrati, ma spesso questa caratteristica non è posta in relazione con la realtà multiculturale contemporanea. Le opinioni oggi prevalenti sul multiculturalismo spesso presuppongono erroneamente che quanto accaduto nel passato sia descrivibile come una serie di momenti di eterogeneità transitoria seguiti da una assimilazione alquanto veloce.

La diversità culturale odierna è ritenuta diversa da quella passata, più diffusa e resistente all'assimilazione, qualcosa da celebrare, rispettare e mantenere, secondo i suoi sostenitori. In tal modo, però, essa diviene agli occhi di quanti ne sono allarmati non solo un nuovo assetto della coesione sociale, ma anche un potenziale pericolo per quest'ultima.

Solo un'analisi oggettiva che rimuova miti, pregiudizi e preconcetti consentirà un corretta valutazione del fenomeno. Per fare ciò è necessario assumere una prospettiva storico-sociale, guardando oltre le realtà contemporanee ed osservando, invece, i comportamenti di lungo termine nel corso dell'intera storia nazionale. In tal modo potremo ricondurre ad un contesto più ampio lo scenario che si pone di fronte ai nostri occhi e determinare con maggior precisione quanto peculiare sia la situazione odierna.

| << |  <  |