Copertina
Autore Georges Perec
CoautoreAA.VV.
Titolo Georges Perec
EdizioneMarcos y Marcos, Milano, 1993, Riga 4 , Isbn 978-88-7168-091-0
CuratoreAndrea Borsari
LettoreRenato di Stefano, 1994
Classe narrativa francese , critica letteraria
PrimaPagina


al sito dell'editore


per l'acquisto su IBS.IT

per l'acquisto su BOL.IT

per l'acquisto su AMAZON.IT

 

| << |  <  |  >  | >> |

Indice


                           Editoriale    6
                               Indice    9

Italo Calvino, Georges Perec Oulipien   11
                      Luigi Grazioli,
            Una foto inedita dí Perec   12
     Marco Belpoliti, Tavolo di notte   18

               Testi di Georges Perec
                Lo spirito delle cose   25
                        Da « Luoghi »   43
              Questo non è un muro...   48
   Alcuni pittori con cui ho lavorato
 (con la versione originale francese)   56
        A proposito della descrizione
   (con una nota di Valerio Magrelli)   67
                    Viaggio d'inverno
      (con una nota dí Gianni Celati)   81

                        Conversazione
            con Jean-Marie Le Sidaner   90
    Conversazione con Ewa Pawlikowska   98
     Conversazione con Gabriel Simony  104

  Paul Virilio, L'inerzia del momento  119
                      Jean Duvignaud,
       Effetto di distacco dalle cose  122
  Harry Mathews, Catalogo di una vita  127
                       Italo Calvino,
         Perec e il salto del cavallo  134
              Jean-Baptiste Pontalis,
           Quando è stato di preciso?  139

                         Daniel Gunn,
         Il gioco sospeso sull'abisso  142
                Eleonora Bertacchini,
             La vertigine tassonomica  151
                        Santino Mele,
   A penna e acquarello, Perec e Klee  159
                  Sandra Cavicchioli,
                Spazi, eventi, quadri  171
                      Andrea Borsari,
           La vertigine e l'illusione  182

                        Luigi Ghirri,
            Atlante (con 10 immagini)  192

 

 

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 48

Georges Perec
QUESTO NON E UN MURO...


Uno dei limiti (una delle sfide) della rappresentazione pittorica sembra quello di volersi confondere con l'oggetto che essa designa (l'altro sarebbe di liberarsi per sempre dalla nozione stessa di modello, di produrre un inimitabile che sarebbe la garanzia stessa dell'arte).

Alcune decine di aneddoti e di leggende nutrono questa relazione esacerbata tra la pittura e il reale. In uno, un pittore dipinge cavalli così veri che veri cavalli nitriscono vedendoli; in un altro, sono uccelli che vengono a becchettare acini d'uva fittizi; in un terzo, corvi che cercano (vanamente) di appollaiarsi sulle false tegole di un falso tetto; oppure sono lepri ingannevoli che attirano cani veri, una piantina di fragole dipinta in un cortile che dei pavoni vengono a beccare, o un ritratto di uomo «talmente somigliante» che i cani e i gatti di casa lo prendono per il loro padrone «e vengono a fargli le feste». Nella più bella di tutte queste storie, le cui risonanze vanno ben al di là di ciò di cui si tratterà qui per diventare speculazione sulla realtà del mondo (e non soltanto sulla realtà - o la qualità - delle sue rappresentazioni), è il pittore stesso che entra nel proprio quadro, si allontana lungo il piccolo sentiero che ha appena dipinto, fino a scomparire là dove scompare il piccolo sentiero.

La presenza di animali nella maggioranza di questi aneddoti dovrebbe, se cosí posso esprimermi, metterci la pulce all'orecchío: occorre evidentemente interpretarlo come un artificio supplementare, di ordine retorico, un non solum sed etiam destinato a convincerci definitivamente della perfezione di questi simulacri: non solo gli uomini vi si sono lasciati ingannare, ma anche gli animali, dei quali tuttavia si sa che di solito non sono affatto sensibili a queste cose piatte rivestite di sostanze colorate che noi chiamiamo opere d'arte, e molto più suscettibili di essere attratti da inganni uditivi o olfattivi.

Eccoci dunque subito installati nell'inganno, cioè nell'illusione, il falso-sembiante, l'artificio; molto più al museo Grévín che al museo del Louvre, in un luogo in cui, apparentemente, la meta perseguita dall'artista non è di far dire a colui che guarda la sua opera: «Come è bello!», ma: «Come? non è vero?», dopo aver toccato col dito per verificare bene che si trattava di pittura e non di spazio, di prospettive e non di profondità, di ombre finte e non proiettate.

| << |  <  |