Copertina
Autore Roberto Peregalli
Titolo Proust - Frammenti di Immagini
EdizioneBompiani, Milano, 2013 , pag. 340, ill., cop.ril., dim. 14,5x21x2,3 cm , Isbn 978-88-452-7499-2
LettoreGiorgio Crepe, 2013
Classe biografie , fotografia , storia letteraria
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Indice


Introduzione                      7

1.  Swann                        10

2.  Balbec                       68

3.  Guermantes                  126

4.  Charlus                     190

5.  Albertine                   240

6.  Venezia                     266

7.  Proust                      284

Luoghi                          325


 

 

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Pagina 7

INTRODUZIONE



Le povere cose che fanno il nostro mondo. Oggetti, segni, luoghi, materiali e immateriali. Bagliori, riflessi di ciò che è. La superficie che sfiora l'abisso. Il tempo, che si muove e ritorna, lascia traccia. Scrive il nostro destino. Il tempo che si perde. nel senso di perdere del tempo (Deleuze), non solo quello perduto. Si deposita negli anfratti dell'esistere, dà luce. Le pieghe del mondo entro cui si trovano le immagini della verità.


Dialoghi puramente formali, i riti mondani, il lembo di un vestito, le gocce d'acqua su una foglia. i tetti, le finestre. il mare, l'infinito. Il sesso, la gelosia, l'amore, l'amicizia (e la sua miseria). La "Recherche" è un catalogo ragionato dello scibile umano per frammenti di immagini. Gli eventi macroscopici, come la vita, la morte, la guerra, la storia, sono visti attraverso il microscopio del tempo. È il canto dell'essere.


I luoghi, Combray, Balbec, Parigi, Venezia, sono filtrati dalla lente della memoria e sono anche una costruzione, un'invenzione. Così le persone, i Guermantes, i Verdurin, Charlus, Albertine, il narratore stesso. Le azioni sono ridotte al minimo, e risultano ininfluenti, irrisorie. Mentre la Storia passa accanto con il suo rumore di fondo e travolge le cose, le modifica, come la marea sulle rocce. Screpola. seppellisce. riaffiora.


L'occhio di Proust osserva, cerca di decifrare la materia del mondo, illuminando l'infinitesimale piccolo e trasformandolo nello specchio dell'essere. Guarda dentro l'abisso. Percorre sentieri non battuti, non segnalati nelle mappe della Storia. Sta ai margini degli eventi epocali, ma li registra con precisione. Il passaggio al nuovo secolo è un cambiamento assoluto, di cui la prima guerra mondiale è solo una conferma.


A una società basata sui riti della rappresentazione si sostituisce un sistema planetario che azzera le differenze sociali per assoggettarle a un riposizionamento sulla base della ricchezza economica. Il mondo si specchia nel suo contrario, si ribalta come Narciso nella sua immagine riflessa. Il paesaggio geografico è spazzato via dalle distruzioni, prima, e dalle ricostruzioni poi. I trasporti nuovi (aerei e automobili) cancellano le distanze, e i luoghi diventano intervalli neutri fra una meta e l'altra. Anche la moda si adegua a questo nuovo modo di essere. In Proust tutto ciò appare tra le righe del testo, solamente accennato, ma costituisce il tessuto prezioso di cui è fatta la trama delle sue visioni.


Questa collezione di immagini, come un catalogo di luoghi e di incontri, è riportata in un piccolo diario di bordo. È un quaderno di appunti, corredato di fotografie e di disegni, su ciò che si vede nella "Recherche". Tutto quello che nelle sue pagine si manifesta agli occhi di chi legge, lasciando nell'ombra il magma denso dei pensieri. Una sequenza di attimi e di azioni che costituiscono la superficie del testo, solo la cima dell'iceberg.


È una ritrascrizione, spogliata della sua sonorità melodica, ridotta all'osso. Sicuramente un tradimento, una visione parziale, una riduzione in frammenti, lampi, baluginii di quell'architettura immane. L'idea di immortalare la Scena, prima che tutto si disfi e si frantumi nel fiume del Tempo. Guardare per un istante un mondo colto nell'attimo del suo essere sospeso, in bilico sul nulla. E anche la prima traccia di un film che vorrebbe mostrare queste immagini una di seguito all'altra, lasciando tra le pieghe della loro dissolvenza la possibilità di un'altra lettura, l'impronta di un universo, sognato e vissuto, che ha catturato nella sua trama immensa la fragilità della nostra vita.

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Pagina 76

Strada di Parigi. Gilberte con suo padre. Vuole assistere a una matinée teatrale insieme a Proust. Swann dice che non può andarci. È il giorno dell'anniversario della morte del nonno. Lei piange di rabbia.

Casa Swann, mattina tardi. Un domestico conduce Proust, attraverso una serie di stanze, in un salotto pieno di fiori: orchidee, rose, violette. Sembra per metà una serra e per metà un atelier. (Odette ha sostituito i mobili cinesi con mobili Luigi XVI, oltre a quelli portati da Swann dall'appartamento in Quai d'Orléans). Il camino di marmo bianco è acceso con davanti un vetro. Proust si siede. La porta si apre. Si alza. Due domestici aggiungono legna al fuoco e acqua nei vasi.

Un rumore di passi. È Swann. Sua moglie non è ancora arrivata. Mostra a Proust un disegno acquistato di recente. "Vi vedo ancora affaticato. Certo, con il clima che c'è a Parigi. Dovreste andare in una di quelle deliziose isole dell'Oceania, sono sicuro che non tornereste." Proust: "Ma non vi vedrei più, non vedrei più Gilberte." Entra Odette con un paltò di lontra e la veletta, il naso arrossato per il freddo.

Pomeriggio, il sole che a poco a poco scompare. I domestici portano lampade di forme e dimensioni diverse. Le appoggiano su consolle e tavolini. Odette si mette al pianoforte. Indossa una vestaglia "crepe de Chine". Suona la sonata di Vinteuil (sembra la scena di tanti anni prima). Proust la guarda affascinato. Swann: "Vero che è bello? Il momento in cui fa notte, sotto gli alberi. Sembra di vedere tutto l'aspetto estatico del chiaro di luna. Che è l'aspetto essenziale. È strano quello che i suoni riescono a riflettere, come l'acqua, come se tutto accadesse attraverso uno specchio." Dice che delle sue avventure non ricorda più niente. "Eppure questa sonata mi riporta all'epoca in cui avevo da poco incontrato questa incantevole pianista. Notate che la sonata mi richiama alla mente solo quello a cui un tempo non prestavo attenzione." Odette racconta con ironia dell'amore di suo marito per Madame de Cambremer. Propone di andare al Giardino zoologico. "Visto che quello che suono vi fa venire in mente lo zoo... Non vorrei però incontrare la signora Blatin. Persino il dottor Cottard, che non parla mai male di nessuno, la trova insopportabile." Swann: "Davvero. Il suo unico merito è di assomigliare a Savonarola. È tale e quale al suo ritratto dipinto da Fra Bartolomeo."

Passeggiata al Bois de Boulogne con gli Swann. Incontrano la principessa Mathilde (somiglia a un ritratto di Winterhalter). Swann a Proust: "Pensate, l'amica di Flaubert, di Sainte-Beuve, di Dumas. La nipote di Napoleone. Parlate un po' con lei. Attenzione, però. Non vorrei che ci tenesse qui in piedi per un'ora."

Odette si china a baciarle la mano, commenta ammirata il suo strascico. La principessa la fa rialzare. Dice che è una pelliccia donata dall'imperatore di Russia. L'ha indossata per fargli vedere che ne aveva ricavato un mantello.

La principessa Mathilde si allontana con le dame di compagnia. Arriva Bloch. Li saluta. Odette, a parte, dice a Proust che quel signore le era stato presentato da Madame Bontemps. Lui ribatte che non è possibile. Odette fa finta di niente. {Immagine di Odette e Bloch nello scompartimento vuoto di un treno. Abbracciati.}

Mattina tardi. Nell'anticamera di casa Swann, Proust riceve da un maggiordomo una busta chiusa con scritto il suo nome. Non sa cosa deve fare. La mette in tasca.

Odette presenta Proust a Bergotte. È un uomo giovane dall'aspetto volgare, piccolo, tarchiato, con il naso rosso, schiacciato, e una barbetta nera. Si mettono a tavola. Accanto a ogni piatto c'è un garofano con il gambo avvolto nella carta argentata. Gli uomini lo mettono all'occhiello della loro redingote. Proust li imita. I camerieri servono del caviale. Proust guarda il piatto con imbarazzo. Bergotte è seduto di fronte. Ha una voce affettata e spiacevole. Proust gli chiede della Berma in "Fedra". Lui risponde che nella scena con il braccio alzato sembra una esperide scolpita in una metopa di Olimpia. Odette domanda a Proust se Gilberte gli ha dato le pagine di Bergotte su Phedre. Proust dice che le ha trovate splendide. Bergotte sorride quasi con timidezza. "Sì, anch'io credo che ci sia qualcosa di buono, di abbastanza vero, che possano essere utili." Parlano di Norpois. Lo scrittore dice che è un vecchio merlo. "È costretto a tacere spesso per non esaurire prima di sera la scorta di scemenze che gli garantisce l'inamidatura dello sparato e il candore del gilet." Swann commenta che come amante è curioso. "Da tanti anni ha una storia con la marchesa di Villeparisis. Tutti lo sanno. Ma lui la tiene segreta, quasi si vergognasse." Poi parla della gelosia di alcuni uomini. "Ci sono persone che fanno vivere l'amante come un prigioniero a cui si tiene la luce accesa giorno e notte per sorvegliarlo meglio. Quasi sempre finisce in un dramma." Gilberte dice piano a Proust che è felice che abbia fatto buona impressione su Bergotte. Appoggia la mano sulla spalla del padre con tenerezza.

Proust e Bergotte escono insieme. In carrozza parlano della salute di Proust. "So che siete malato. Vi compiango, ma non troppo. Vedo che coltivate i piaceri dell'intelligenza. Sono gli unici che alla lunga valgano qualcosa." Proust: "Non è proprio vero. Non mi interessano. Diffido sempre più dell'intelligenza. Non sono quelli i piaceri che cerco." Bergotte: "Ne siete sicuro? Eppure credete a me, è di quello che andate in cerca, me ne accorgo. Ma vi curano bene?" Gli consiglia di rivolgersi al dottor de Boulbon, perché Cottard è troppo stupido. Poi aggiunge che anche Swann avrebbe bisogno di un dottore, dato che ha sposato una puttana. "Metà degli uomini ci è andata a letto, metà delle donne non la vuole ricevere."

A casa, Proust vuota le tasche. Trova la busta che gli aveva consegnato il maggiordomo. C'è un biglietto con il nome della dama a cui avrebbe dovuto dare il braccio.

Bloch porta Proust in un bordello. Lui dice che è la prima volta. La tenutaria gli propone un'ebrea, Rachel. "È un'intellettuale." A Proust non piace. Rachel alla tenutaria: "Se domani sera avete bisogno di me per qualcuno, mandatemi a chiamare."

Un pomeriggio di pioggia Proust va a trovare Gilberte. È vestita per andare a lezione di danza. La madre la invita a restare, dato che ha un ospite. Lei si cambia d'abito. È di cattivo umore. Parla con Proust del tempo. Poi gli dice che non è carino con lei. Lui non capisce. Si offende. Giura che non andrà più a trovarla.

In camera, a casa. Scrive. Straccia la lettera.

Proust va da Odette un pomeriggio tardi. Le strade sono semibuie. Le lampade del suo salotto, attraverso le finestre, illuminano la strada dove sostano alcuni coupé che i cocchieri ogni tanto muovono, perché i cavalli non prendano freddo.

Odette riceve nel giardino d'inverno, pieno di piante, con il samovar che effonde vapori nella stanza. Enormi crisantemi.

Al tè partecipano Madame Cottard, Madame Bontemps e Madame Verdurin. La testa di Swann spunta da una tenda dicendo che il principe d'Agrigento vuole salutare Odette. Parlano dei fioristi, dei dolciumi, della moda dei cappelli larghi, del telefono e dell'elettricità. Odette commenta che avrebbe fatto a meno del pane piuttosto che dell'arte e della pulizia. "Mi avrebbe rattristata di più vedere bruciare la Gioconda che molti dei nostri conoscenti." I domestici portano via il tè.

Odette in posa da un fotografo. È ingrassata, più florida e più elegante. Si fa fare delle fotografie in cui appare enigmatica e altera.

Swann in casa con Proust. Gli mostra un vecchio dagherrotipo di Odette molto giovane, con gli occhi pensosi e stanchi. Dice che la preferiva allora. Le aveva fatto fare un vestito uguale a quello dell' Allegoria della Primavera. Gli fa notare la somiglianza con la Sefora di Botticelli. "E voi, caro amico? Non mi raccontate mai dei vostri amori. Eppure fate attenzione. Gli uomini con i nervi deboli a volte si innamorano di donne socialmente più in basso di loro, pensando che così siano sempre a disposizione. Ma spesso la situazione sfugge di mano."

Proust porta un vaso cinese (già visto in casa di zia Léonie) da un mercante amico di suo padre. Glielo vende. Risale in carrozza.

Sui Champs-Élysées, al crepuscolo, vede Gilberte che si allontana con un giovane a cui si appoggia teneramente. Arrivato davanti a casa Swann, Odette lo riceve. Gli dice che Gilberte è uscita con un'amica.

Proust torna dove l'aveva vista, ma non trova nessuno.

Spende i soldi nel bordello dove era andato con Bloch. Dice alla tenutaria che le regalerà i mobili ereditati da sua zia.

Proust a letto. Sogna un giovane (quello visto insieme a Gilberte ai Champs-Élysées) nel boschetto di lauri (al posto di Proust) che lotta con Gilberte fino all'orgasmo. Si sveglia con una smorfia di dolore.

Mattina, al Bois de Boulogne. Proust aspetta. Arriva Madame Swann con il marito e altri uomini, elegante in mezzo a questi signori vestiti di scuro. Proust la saluta. Lei risponde: "Good morning." Fanno due passi insieme. Proust ammira la bellezza dei suoi vestiti. Alcuni giovani chinano il capo. Swann solleva in risposta il cappello a cilindro, foderato di cuoio verde. Odette chiede a Proust se con Gilberte è proprio finita. Swann fa notare a sua moglie che Sagan la sta salutando. Il principe infatti ha girato il cavallo e, come in un circo, le indirizza un saluto teatrale.

Parigi, stazione di Saint-Lazare. È un'enorme officina vetrata da cui si vede un cielo immenso e minaccioso (come in Mantegna o Veronese).

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Pagina 240

ALBERTINE

Parigi, mattina. Proust a letto, la testa girata verso il muro. Un chiarore sopra le tende della finestra. I rumori della strada. Entra Albertine, si china su di lui. Gli apre la bocca con la lingua.

Albertine nuda in bagno. Si sta lavando (come nel quadro di Manet). Le finestre hanno i vetri smerigliati. Fischietta. Una lama di luce. Françoise in corridoio raccoglie con stizza un indumento lasciato da lei.

Proust inala i suffumigi, contro le crisi di asma. Entra Françoise. Accende il fuoco nel camino. Un raggio di sole attraversa obliquamente la stanza. Proust va alla finestra. Una giovane sta passando con un cesto di biancheria. Si volta.

Proust dalla duchessa di Guermantes. Le chiede se il vestito rosso che portava, simile a un fiore di sangue, la sera della festa dalla principessa, ha un nome e se una ragazza può metterlo. La duchessa risponde che non si ricorda se assomigliava a un fiore di sangue, ma era sicuramente di raso rosso, come usava a quei tempi. "È un vestito da gran sera che non si può indossare per fare delle visite. Ve lo posso prestare ma, se lo fate rifare da una sartina, non sarà la stessa cosa. È meglio prendere una vestaglia di Fortuny. Va molto di moda adesso."

Charlus e Morel davanti alla bottega di Jupien. Morel confessa che vuole sposare la nipote di Jupien. Charlus gli ricorda il suo proposito di sverginare una fanciulla, farle credere di sposarla, per poi abbandonarla. Morel dice che questa volta è innamorato e fa sul serio.

Proust sale le scale di casa. Ha in mano un mazzo di narcisi. Incrocia Andrée che sta scendendo. Sembra turbata. "Siamo tornate da un istante. Nascondete però i fiori. Albertine non sopporta il loro profumo." Proust suona il campanello. Arriva Albertine, scarmigliata. Le luci sono spente. Vedendo i fiori scappa. Chiude la porta della sua camera. Proust posa i fiori in cucina. [Immagine della stanza di Albertine con il letto disfatto.]

Camera di Proust. Albertine sdraiata sul letto. Sta dormendo, ancora vestita. Proust entra. La guarda, in piedi sulla soglia. Si sente il respiro regolare di lei e il rumore delle vetture che passano nella via. Avanza con cautela. Si siede su una sedia accanto al letto. Il volto di Albertine con le palpebre chiuse. Nel sonno si accomoda i capelli. Posa una mano sul petto che si alza e si abbassa per il respiro. Proust le apre la camicia. Le tocca i seni. La spoglia. Guarda la fessura tra le cosce (Courbet, "L'origine del mondo"). Si corica accanto. Le cinge la vita con un braccio. Posa le labbra sulla sua guancia. Si struscia contro di lei, che sembra respirare più forte. Come fosse per il piacere, che anche lui prova.

Proust a letto, solo. È mattina. Guarda le ombre che si muovono nella stanza. La finestra. Entra Albertine. È pronta per uscire. Lo esorta a scrivere, a non essere pigro. Proust promette di farlo. Resta a letto.

Sera. Albertine entra nella camera di Proust. Indossa un vestito di raso nero. Sembra più pallida. Proust le dice che ha telefonato ad Andrée. Ha deciso di andare anche lui dai Verdurin. Lei lo sconsiglia. Ci sarà molta nebbia. Gli farà male alla salute. E poi non è sicura nemmeno di andarci. Proust le parla di uno spettacolo al Trocadéro. Albertine gli augura la buonanotte. Esce senza baciarlo.

Proust cammina lungo il corridoio, in attesa. Sotto la porta della camera di Albertine c'è una striscia di luce. Poi il buio.

Proust sul letto, sdraiato accanto ad Albertine, che ha gli occhi chiusi. Dice piano: "Andrée." Proust: "Stavi sognando. Non sono Andrée." Albertine sorride: "Volevo chiederti cosa ti aveva detto." Proust: "Pensavo che tu stessi sognando di essere a letto con lei." "Ma no. Cosa dici."

Mattina. Proust alla finestra. Osserva una lattaia, curva vicino alla sua bottega. Rumore delle saracinesche dei negozi che stanno aprendo. Entra Albertine. "Françoise mi ha detto che eri sveglio. Vado a cavallo con Andrée e poi allo spettacolo del Trocadéro." Proust: "Stai attenta. Se ti capitasse un incidente non potrei sopravvivere."

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Pagina 266

VENEZIA

Proust apre la lettera di Albertine. Dice che la vita tra loro è diventata impossibile. È meglio lasciarsi così, da buoni amici. Sa che gli darà dolore, ma il suo sarà ancora più grande. La sua decisione è irrevocabile. Lo saluta dicendo che gli lascia il meglio di sé. Proust cerca di alzarsi dal letto. Non riesce. Si mette in piedi. Cade seduto su una poltrona. {Immagine di Proust bambino a Combray nel corridoio. Si slancia verso la madre che sale con una candela in mano.} Ha una crisi d'asma.

Davanti alla casa di Albertine. Proust chiede sue notizie al portiere. Risponde che Albertine è andata in Touraine. Vicino al portone una bambina povera lo guarda con occhi spalancati. Lo segue lungo la strada.

Proust a casa. Suona una canzone al piano, cantando le rime a bassa voce, con la bambina che lo guarda. La bambina sale sulle sue ginocchia. Proust la culla per qualche attimo. Piange. La prega di andarsene. Le dà un biglietto da cinquecento franchi.

Proust in camera con Saint-Loup. Gli chiede di andare a cercare Albertine in Touraine, per informarsi sulla sua vita. Gli mostra una foto recente. Saint-Loup è stupito (non la trova così bella). Entra Françoise. Domanda se si può togliere dallo studio il letto di Albertine. Proust: "Invece bisogna prepararlo, perché sta per tornare." Françoise lo guarda con aria incredula.

In anticamera, Bloch dice a Proust che ha pranzato con il signor Bontemps e gli ha riferito che sua nipote lo trattava male. Fraçoise consegna a Proust l'avviso di convocazione a un commissariato di polizia.

Commissariato di polizia. I genitori della bambina portata a casa da Proust lo insultano e gli restituiscono i franchi. "Di questo pane non ne mangiamo." Quando sono andati via il commissario gli suggerisce che, se vuole, può trovare bambine a minor prezzo senza incorrere in questi rischi.

Proust in strada. Gli sembra che i passanti lo guardino con sospetto.

Un ispettore chiede al portiere del palazzo se Proust è abituato a ricevere ragazze. Risponde che ne ha avuta una, segregata per lungo tempo.

Proust a letto. Non riesce a dormire. [Immagine della camera vuota di Albertine.} Chiude gli occhi. In corridoio, fa il gesto di aprire la porta della sua stanza. Torna in camera. Si sente, dal piano di sopra, un'aria della Manon. Riceve un telegramma di Albertine che lo rimprovera di averle mandato Saint-Loup. Se voleva che tornasse sarebbe bastato scriverle.

Françoise apre un cassetto in camera di Albertine. Trova i due anelli. Li porta a Proust, che li prende in mano e li guarda. "Deve essere ricco il signore che glieli ha regalati." Proust risponde che un anello le era stato donato dalla zia e l'altro l'aveva comprato Albertine. "Non è possibile. Sono quasi uguali e hanno incise le stesse iniziali." Gli porta una lente e gli fa vedere gli anelli da vicino. "È strano che il signore abbia bisogno di una lente. Anche a occhio nudo si vede che sono fatti dalla stessa mano. È come in cucina, quando i piatti sono buoni si capisce subito chi è la cuoca." Proust le chiede di uscire dalla stanza. Guarda ancora gli anelli.

Telegramma di Madame Bontemps. Scrive che Albertine è morta cadendo da cavallo. [Immagine di un cavallo che si allontana al galoppo nella nebbia.] Proust è in camera. Si passa una mano sulla bocca. Entra Françoise. Proust: "Cosa c'è?" Delle lacrime gli scendono sul volto. Françoise: "Non bisogna piangere così. Vi farà male. Doveva succedere. Era troppo felice."

Alcuni mesi dopo. Proust e Andrée in camera di Proust. Proust si guarda allo specchio, poi guarda Andrée. Nota una somiglianza. Le chiede di fare davanti a lui, con una delle sue amiche, quello che lei faceva con Albertine. Andrée dice che non lo ha mai fatto.

Proust in un bordello. Due ragazze nude si accarezzano, fino a quando gridano di piacere. Chiede se hanno conosciuto una certa Albertine Simonet. Rispondono di no.

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Pagina 300

Il maggiordomo comunica che la prima parte del concerto è finita. Proust lascia la biblioteca. Arriva in fondo alla scala verso la grande sala. Rimane stupefatto. Gli ospiti sembrano truccati da vecchi.

Il principe di Guermantes, con la barba bianca, trascina i piedi come se avesse le suole di piombo. Il duca di Châtellerault è diventato un piccolo signore anziano con i baffi argentati. M. di Argencourt, si è trasformato in un mendicante con la barba bianca. [Immagine di Charlus quando aveva improvvisamente lasciato il braccio di Proust alla vista di Argencourt.] La duchessa di Guermantes, con la testa rossa e il corpo che emerge, carico di gioielli, dalle squame di pizzo nero, lo saluta come il suo più vecchio amico. Parlano di Bloch. Lui chiede se si riferisce al padre o al figlio. Lei non capisce. Pensa che Bloch abbia avuto dei figli. Arriva Bloch. I capelli, un tempo ricci, sono pettinati lisci con la riga in mezzo, lucidi di brillantina. Il naso è tumefatto, il volto senza baffi, reso minaccioso dal monocolo. Tentenna il capo, come i vecchi. A Proust: "Ho saputo che state poco bene. Dovete fare attenzione a non prendere l'influenza." Un altro ospite: "Non preoccupatevi. La malattia colpisce soprattutto i giovani. Le persone della vostra età non corrono rischi."

Il marchese di Cambremer domanda a Proust se soffre ancora di soffocamenti. Quando si gira, Proust vede delle enormi borse rosse sulle guance che gli impediscono di aprire del tutto la bocca e gli occhi. Si avvicina la moglie. Proust le chiede, con tono incerto, se il marito sta bene. Risponde che, data l'età, non può lamentarsi.

Il principe di Agrigento è migliorato, imbellito dai capelli bianchi. Legrandin ha la carnagione grigia della pietra, come un dio egiziano.

Alcuni, che hanno avuto un ictus, si muovono come se avessero un piede nella tomba. Zoppicano. Un cameriere si avvicina. Proust lo riconosce. Sembra un lichene, i peli irsuti colorati di rosso. Gli prende la mano. Certi volti hanno, sotto la parrucca di capelli bianchi, la rigidità di chi sta per morire, le labbra agitate da un tremito perpetuo. Sembrano recitare preghiere come in punto di morte. Il conte di G. ha, per l'arteriosclerosi, la durezza di uno studio di Mantegna o Michelangelo. Il suo colorito è di un pallore lunare. Una donna, che una volta era una bella danzatrice, si è trasformata in una vecchia dai capelli bianchi, grassa, pesante. Sembrano fantasmi, monumenti avvolti di nebbia. "Sono i cambiamenti che può causare il tempo nella carne," commenta Bloch. Proust: "Hanno la consistenza delle storie di Golo, il personaggio della lanterna magica, che guardavo da piccolo a Combray."

Alcuni, che da lontano non sembrano invecchiati, da vicino appaiono con tutte le imperfezioni e le rughe della pelle. A volte, mentre la voce resta uguale, il corpo muta completamente.

La viscontessa di Saint-Fiacre non è più riconoscibile, anche se ancora giovane, per l'uso massiccio di cocaina. Gli occhi cerchiati di nero, stravolti, la bocca con un ghigno strano. Solo Odette non appare cambiata. Sembra una cocotte messa sotto formalina. Ha i capelli dorati e lisci, e uno chignon. È come una bambola meccanica, con un viso stupefatto, sormontato da un cappello di paglia. Proust la saluta. Lei ha un momento di incertezza. Cerca sul suo volto un ricordo. Sentendo il nome si illumina. Ai complimenti di Proust per il suo aspetto giovanile risponde: "Siete gentile, my dear, grazie." {Immagine di Odette al Bois de Boulogne che scende dalla carrozza con l'ombrello lilla.]

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