Copertina
Autore Fernando Pessoa
Titolo Lisboa
SottotitoloQuello che il turista deve vedere
EdizioneVoland, Roma, 1997 [1993], , pag. 102, cop.fle., dim. 145x205x8 mm , Isbn 978-88-86586-23-8
OriginaleLisboa, Livros Horizonte [1992]
PrefazioneAndrea Ciacchi
TraduttoreUgo Serani
LettoreLuca Vita, 2004
Classe citta': Lisbona , paesi: Portogallo , viaggi , musei
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Indice


Introduzione                                pag.  7

Nota del traduttore                         pag. 13

Quello che il turista deve vedere           pag. 15

I giornali di Lisbona                       pag. 93

Una visita a Sintra, passando per Queluz    pag. 96


 

 

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Pagina 15

QUELLO CHE IL TURISTA DEVE VEDERE



È DISTESO SU SETTE COLLI altrettanti luoghi da cui godere esaltanti panorami, il vasto, irregolare e multicolore insieme di case che costituisce Lisbona.

Per il viaggiatore che arriva dal mare, Lisbona, anche da lontano, si erge come un'affascinante visione di sogno, contro l'azzurro vivo del cielo che il sole colora del suo oro. E le cupole, i monumenti, i vecchi castelli si stagliano sopra il turbinio di case, come araldi lontani di questo luogo delizioso, di questa regione fortunata.

Per il turista lo stupore comincia quando la nave si avvicina alla barra e, dopo aver passato il faro del Bugio - la piccola torre di guardia alla foce del fiume, costruita tre secoli fa su disegno di frate Joào Turriano - appare la fortificata Torre de Belém (vedi pag. 75), un esempio magnifico dell'architettura militare del XVI secolo in stile romanico-gotico-moresco. Al procedere della nave, il fiume si restringe per poi riallargarsi, formando uno dei più grandi porti naturali del mondo, con comodi approdi anche per le imbarcazioni più grandi. È allora che, sulla sinistra, le case si stagliano limpide sulle colline. Questa è Lisbona.

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Pagina 22

Quasi in fondo alla strada, sulla vostra sinistra, troviamo l' Ascensore di Santa Justa, cosí chiamato perché la traversa in cui è stato eretto si chiama Rua da Santa Justa. È uno dei «belvedere» di Lisbona e suscita sempre grande ammirazione nei turisti di ogni dove. È opera dell'ingegnere francese Raoul Mesniert, cui si debbono anche altri interessanti progetti. L'ascensore, tutto in ferro, è particolarmente caratteristico, piacevole e sicuro. Le cabine, a funzionamento elettrico, sono due. Sale fino al Largo do Carmo, dove si trovano le rovine della Chiesa del Carmo, ora Museo Archeologico. È necessario un permesso per accedere al vano superiore, al luogo di arresto delle cabine, da dove si gode un magnifico panorama di tutta la città e del fiume. L'ascensore appartiene all'Azienda ferrotranviaria.

Raggiungiamo adesso Praça D.Pedro IV, comunemente detta Rocio o Rossio. È un ampio spazio quadrangolare chiuso, tranne il lato nord, da edifici in stile pombalino; è il vero centro di Lisbona e vi passano quasi tutte le linee di trasporto. Al centro della piazza è posta la statua di D.Pedro IV, che risale al 1870; è stata disegnata da Davioud ed eseguita da Elias Robert.

Con i suoi 27 metri e piú di altezza, è uno dei monumenti piu alti di Lisbona. È formato da una base in pietra, un piedistallo marmoreo e una colonna di marmo bianco alla cui sommità trova posto la statua in bronzo del re. La parte inferiore ospita quattro figure allegoriche: la Giustizia, la Forza, la Prudenza e la Temperanza; è ornata anche dagli scudi delle sedici principali città del Portogallo. A nord e a sud del monumento ci sono due vasche con fontane di bronzo, contornate da aiuole fiorite. Sul lato nord della piazza si affaccia il Teatro Nacional Almeida Garrett, costruito nel 1846 su disegno dell'architetto italiano Fortunato Lodi.

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Pagina 48

Ora la nostra automobile attraversa di nuovo il Rossio, sale per Rua do Carmo, Rua Garrett (meglio conosciuta come Chiado) e girando per Rua Ivens si ferma alla fine di quest'ultima, che termina nella piazza su cui si affaccia il vecchio Convento de São Francisco da Cidade, fondato nel 1217, dove sono installate la Biblioteca Nazionale, la Scuola di Belle Arti e il Museo d'Arte Contemporanea, cosí come il Governo Civil che, però, ha l'entrata in Rua do Capelo.

[...]

La Biblioteca Nacional è al secondo piano. È stata fondata nel 1796 con il nome di Real Biblioteca Publica da Corte (Biblioteca Pubblica della Corte), costituita con libri provenienti dalla biblioteca della Commissione per la Censura, cioè con il libri appartenuti ai Gesuiti, e da quella dell'Accademia Reale di Storia. La biblioteca ha goduto di successive integrazioni sia per acquisto che per donazioni. Nelle 11 stanze e 14 passaggi distribuiti su due piani, sono conservati 360.000 volumi. Nell'ingresso si trova la statua della regina Maria I, di Machado de Castro, e i busti di Castilho (di José Simòes de Almeida) e di Dom Antonio da Costa. Anche gli azulejos policromi del XVI secolo meritano di essere visti; appartenevano alla cappella della Senhora da Vida, nella chiesa di Sant'Andrea, che oggi non esiste piú.

Nel piano inferiore si trovano le sale per le ricerche private e di lettura, la sala dei cataloghi e quella dei periodici. Al piano superiore ci sono la tipografia, i servizi, la sezione delle stampe e l'importantissima sala dei Libri Riservati, in cui sono conservate le opere piu rare, vere reliquie bibliografiche: alcuni esemplari unici, volumi con illustrazioni e rilegature rari, manoscritti, monete e numerosi documenti di vario genere che insieme vanno a formare una collezione bibliografica meritevole della più grande attenzione. Onestamente dobbiamo dire che questa sezione, come anche le altre, è oggi curata e vigilata a dovere. Attualmente la Biblioteca si distingue per la pulizia e la buona sistemazione logistica, soprattutto considerando che l'edificio non è ideale. Recentemente, e in particolare da quando è stato nominato direttore il celebre poeta e scrittore Jaime Cortesão, la Biblioteca ha registrato un sensibile progresso, che era del resto assolutamente necessario.

Il visitatore può anche vedere la speciale Sezione Biblica (che possiede una delle due copie esistenti della prima edizione della Bibbia di Magonza o di Gutenberg), gli Archivi della Marina e d'Oltremare, che include mappe e carte, l'ufficio di catalogazione, la Biblioteca del Convento di Varatojo, che conserva la sua disposizione originaria, compreso l'oratorio, la Sala Fialho de Almeida con un busto dello scrittore (di Costa Mota nipote), ecc.

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Pagina 75

La nostra automobile corre adesso per Rua Bartolomeu Dias, gira e discende la Travessa da Saúde, attraversa la linea ferroviaria, passa davanti al Forte del Bom Sucesso e ci lascia vicino alla Torre de Belém. Si tratta senza dubbio di uno dei più bei monumenti di Lisbona e uno dei più espressivi ricordi del potere navale e militare portoghesi (vedi p. 15). Questa meraviglia dell'architettura orientale venne eretta a difesa del fiume e della capitale portoghese sulla Praia do Restelo, famosa per essere il luogo da cui salpavano le navi per le Grandi Scoperte. Fu re Manuel I a ordinarne la costruzione; venne realizzata dentro il fiume e il progetto lo dobbiamo al grande maestro dell'architettura «a merletto» Francisco de Arruda. Fu iniziata nel 1515 e completata sei anni più tardi. In seguito le acque del fiume si ritirarono, lasciando la Torre saldamente addossata alla sponda. Qui mori Dom Pedro da Cunha, padre di Dom Rodrigo da Cunha, vescovo di Oporto; venne imprigionato nella Torre a causa della sua difesa del Priore di Crato, pretendente al trono durante i primi anni della dominazione spagnola. Qui vennero imprigionati anche numerosi esponenti della più alta nobiltà del regno.

La Torre di Belém, vista da fuori, è un magnifico gioiello di pietra ed è con stupore e crescente soddisfazione che lo straniero ammira la sua bellezza particolare. È come un merletto, e dei più belli, nel suo delicato intarsio che, bianco, balugina da lontano, catturando immediatamente lo sguardo dei naviganti che entrano nel fiume. All'interno la sua bellezza non è da meno; dai suoi balconi e dalle sue terrazze si gode una vista indimenticabile del fiume e, sullo sfondo, del mare.

Attraversando il ponte levatoio, ci troviamo al primo piano dell'edificio, che è destinato ai cannoni. Alcuni pertugi ci danno l'idea di cosa dovevano essere le celle dei prigionieri, cui quelle esigue aperture forniscono una luce incerta. Sono cinque le celle sotterranee, dove nessuno è rimasto rinchiuso a lungo; le si raggiunge attraverso una scala in pietra di 35 gradini. Prima di essere trasformate in celle, erano utilizzate come deposito degli esplosivi.

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