Copertina
Autore Luigi Pintor
Titolo I luoghi del delitto
EdizioneBollati Boringhieri, Torino, 2003, Variantine , pag. 80, dim. 114x176x8 mm , Isbn 978-88-339-1491-6
LettoreRenato di Stefano, 2003
Classe narrativa italiana , aforismi , biografie
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Pagina 9

IL medico curante mi ha detto che ho pochi mesi di vita. Ha detto proprio così, senza giri di parole, eravamo compagni di banco al ginnasio e siamo rimasti in confidenza. Non è un luminare ma ha molta esperienza che vale più della scienza. Non dubito del suo giudizio e l'ho ringraziato per la sincerità.

Non mi ha detto se morirò placidamente o se entrerò in agonia ma non fa gran differenza. Ho una malattia del sangue a decorso rapido che non lascia scampo e rifiuterò inutili terapie. Per me non è stata una sorpresa, mi aspettavo una comunicazione di questo genere e ho provato un senso di sollievo. Già altre volte il dottor basilio mi aveva visitato scuotendo la testa e allargando le braccia ma lasciandomi nell'incertezza. Adesso so come comportarmi.

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Pagina 10

Ma ho un peso sulla coscienza di cui devo assolutamente liberarmi prima di scendere nella tomba. Non posso portarmelo dietro senza una confessione riparatrice. Forse il dottore è stato così esplicito, nella sua diagnosi, per obbligarmi a compiere quest'atto di onestà. In punto di morte si diventa sinceri perché non si ha nulla da perdere e ci si può permettere questo lusso.

Non intendo una confessione come quelle che si rendono ai preti, sapendo che ti assolveranno perché è il loro mestiere. O a un giudice, che non farebbe in tempo a processarmi per scadenza dei termini. O a uno psichiatra, che spiegherebbe tutto con un trauma infantile. Il malfatto di cui devo dar conto non è un delitto comune e non riguarda soltanto me stesso e pochi intimi.

Se fossi un filosofo direi che riguarda l'umanità tutt'intera o pressapoco. Ma sono un archivista che ha preso a mala pena la licenza liceale e ha passato il suo tempo a catalogare ritagli di giornale e non credo che riuscirò a spiegarmi bene e a farmi capire. Temo che non mi basti l'animo e che la morte appollaiata sulle spalle mi metta troppa fretta e mi confonda.

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Pagina 15

Quid est veritas? Questa domanda latina rivolta dal governatore della giudea all'uomo di nazaret trova risposta nell'anagramma est vir qui adest. Ma l'anagramma è un gioco e comunque il latino non si usa più. Vuol dire che la verità è chi ti sta di fronte? È nel tuo specchio? Ma nessuno conosce l'essenza degli specchi e nessuno penetra il loro segreto tranne alice nel paese delle meraviglie.

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Pagina 17

Guardo il cielo notturno come virgilio poeta nelle ultime ore di vita ma a differenza del maestro antico non conosco le costellazioni, non distinguo il sagittario dallo scorpione, mi vergogno dell'ignoranza accumulata nel corso degli anni. Vedo solo innumerevoli stelle più luminose del solito.

Penso con sollievo che la morte mi ricondurrà dov'ero, cioè da nessuna parte. Ma questo cielo notturno mi seduce e mi fa credere per un momento in un aldilà dove si possono capire le cose incomprensibili dell'aldiqua.

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Pagina 19

Nascere è difficile, come mostrano gli strilli che accompagnano l'evento. Anche crescere è difficile, come si impara dall'esperienza. Invecchiare è difficile anche per un filosofo stoico. Morire è difficile anche per un credente. Vivere è invece facile, a giudicare dall'esigua percentuale dei suicidi che adesso potrei incrementare scavalcando la ringhiera che non scavalco.

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Pagina 42

Dico anche che mal sopporto chi si ammazza pregando e prega ammazzando, chi maneggia libri sacri e carri armati a pari titolo, chi confonde salmi e missili, chi si ricorda di santificare le feste ma non trascura di moltiplicare i sepolcri.

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Pagina 43

Tutti i posti sono eguali, se manca la prospettiva. Se andassi in un luogo solitario lo vorrei affollato, se fosse affollato lo vorrei solitario, se freddo lo vorrei caldo e viceversa. Tutti i posti sono eguali e contrari, se manca la prospettiva.

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Pagina 61

MI trovo finalmente sul luogo del delitto che non ho commesso ma che non ho impedito e di cui mi confesso colpevole senza attenuanti. È un luogo lontano e solitario che oggi non potrei raggiungere di persona. Ma la mia mente è un archeologo che scava tenacemente nel passato e mi conduce di prepotenza dove non vorrei andare.

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Pagina 71

Il sonno mi ha portato in un luogo sconosciuto, in un buio che non era nero, dove non avevo corpo né anima ma conservavo una percezione. Se son quelli i campi elisi non somigliano all'immagine che me ne ero fatta. Non ci sono risposte divine alle domande terrene e si vede tutto senza vedere nulla. Ma forse non sono arrivato fin lì, sono rimasto a mezza strada sulla linea d'ombra che angosciava il principe danese e non conosco la fine dell'avventura perché non c'è né fine né principio.

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