Copertina
Autore Andrea Pollarini
Titolo Nextgames
Sottotitologuida per sportivi extraordinari
EdizioneFrancoAngeli, Milano, 2006 , pag. 224, ill., cop.fle., dim. 157x230x16 mm , Isbn 978-88-464-7616-6
CuratoreAndrea Pollarini, Lorenzo Scatigna
LettoreFlo Bertelli, 2006
Classe sport , giochi
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Indice

 10 PREFAZIONE Linus
 11 INTRODUZIONE Pollarini
 14 PRESENTAZIONE Rimini Fiera
 15 PRESENTAZIONE Rimini Wellness
 18 LEGENDA

    schede

 20 ACROGYM
 21 tumbling
 22 AEROBICA AGONISTICA
 23 indoor rowing
 24 AGGRESSIVE SKATING
 25 in line hockey
 26 AQUILONISMO SPORTIVO
 27 aeromodellismo
 28 ATLATL
 30 BEACH GOLF
 31 ice golf
 32 BEACH RUGBY
 33 rugby a 7
 34 BEACH SOCCER
 36 BEACH TENNIS
 38 BEACH ULTIMATE
 40 BIG GAME
 41 bolentino di profondità
 42 BIGLIE DA SPIAGGIA
 44 BOCK
 45 slittoni
 46 BOOMERANG
 48 BOULDERING
 49 buildering
 50 BROOMBALL
 52 CALCIO BALILLA
 53 foosball
 54 CANOA POLO
 56 CANYONING
 58 CAPO ERA
 60 CASTING
 62 CHOREGRAPHIC TEAM
 63 jam skating
 64 CICLISMO ARTISTICO
 66 CLIFF DIVING
 68 CYBER GAMES
 70 CYCLEBALL
 72 DISC GOLF
 73 discaton
 74 DRAGONBOATING
 76 FLOORBALL
 78 FOOTVOLLEY
 80 FOOTBAG
 81 freestyle
 82 FREE FLY & CO
 84 GEOCACHING
 86 HITBALL
 88 HORSEBALL
 90 HOVERCRAFT
 92 ICE CLIMBING
 93 ice cross downhill
 94 INLINE BOARDING
 95 gravity bike
 96 JORKYBALL
 98 KITESNOW
 99 sandboarding
100 KITEBOARDING
102 KORFBALL
103 beach korfball
104 IANDSAILING
105 kitebugging
106 LUMBERJACK
108 MINIMOTO
110 MIXED MARTIALARTS
111 sound karate
112 MONGOLFIERE
114 MONOPATTINO
115 monopattino su neve
116 MOTOCROSS FREESTYLE
118 MOUNTAIN BIKE DOWNHILL
120 NORDICWALKING
121 escursionisti scalzi
122 NUOTO PINNATO
123 finball
124 NUOTO SALVAMENTO
125 quadrathlon
126 ORIENTAMENTO
127 rogainin
128 ORIENTAMENTO A CAVALLO
129 trekking a cavallo
130 PARKOUR
131 freestyle walking
132 PERCORSO DI CACCIA
133 tiro a palla
134 QUAD
136 RAFTING
137 hydro speed
138 RACQUETBALL
139 paddleball
140 RETRO RUNNING
142 ROLLER SOCCER
143 roller basket
144 ROPE SKIPPING
146 RUGBY SUBACQUEO
147 hockey subacqueo
147 SAFARI FOTO SUB
148 tiro al bersaglio subacqueo
149 SCI ALPINISMO
151 km lanciato
152 SEPAK TAKRAW
154 SKI ARCHERY
156 SKIBOARDING
157 snowskate
158 SKY RUNNING
160 SLAMBALL
162 SLEDDOG
163 dog trekking
164 SLOT RACING
166 SNOOKER
168 SNOW CROSS
170 SNOWSCOOT
171 ski bob
172 SNOWSHOEING
174 SOAP BOX PACE
176 SOFTAIR
178 SPEED GOLF
180 STREET LUCE
182 SUBBUTEO
184 SUBMARINE RACES
186 TARZANING
187 ponting e shaking
188 TCHOUKBALL
190 TELESKI
191 knee boarding
192 TIRO ALLA FUNE
194 TIRO DI CAMPAGNA
195 bow fishing
196 TREECLIMBING
198 TWIRLING
199 cheerleading
200 UNICYCLE
201 unicicle hockey
202 URBAN GOLF
203 garden golf e country golf
204 VAULTING
206 VELA SU GHIACCIO
208 VOLO SIMULATO
210 WAKEBOARDING
211 wakeskati ng
212 WATER BASKET
214 WATER BIKING
215 rowing bike
216 WATER CROSS
218 YOGA ARTISTICO SPORTIVO
220 RINGRAZIAMENTI
222 CREDITI FOTOGRAFICI


 

 

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Pagina 11

Introduzione


La stone di granito blu di Scozia scivola con lentezza esasperante sulla superficie ghiacciata del rink. Il suo obiettivo è il grosso bersaglio rosso-bianco-blu disposto orizzontalmente verso il fondo della pista. Davanti ad essa due agitatissime sweepers (spazzatrici? scopettatrici? il telecronista fatica a trovare una definizione non imbarazzante) spazzolano freneticamente la corsia lungo cui sta avanzando, al fine di imprimerle le opportune accelerazioni. E mentre questo accade quattro milioni e mezzo di telespettatori assistono – tra l'incantato e il divertito – alla palingenesi di uno sport vecchio di quasi cinquecento anni ma ancora pressoché sconosciuto come il curling.


E' una scena che nel corso delle recenti Olimpiadi Invernali di Torino si è ripetuta più di una volta, facendo gridare alla "rivelazione" la maggior parte dei media e gli osservatori distratti o dimentichi che nel corso di questi ultimi anni lo sport - inteso inevitabilmente come "risultante", come meta-categoria costituita da una quantità inverosimile di discipline e di attività agonistiche anche molto diverse tra loro - ha "cambiato pelle" ancora una volta, aggiungendo nuove importanti funzioni alle numerose di cui già disponeva (come gioco, passatempo, occupazione poco o troppo remunerata, agone, arca di gloria, strumento per la remise en forme, "vetrina" buona per ogni genere di promozione, dal lassativo alla "marca nazione").

Ha saputo, prima di tutto, affermare la propria essenza di forma espressiva, di linguaggio vivo della contemporaneità: un linguaggio universale almeno quanto la musica (coinvolgente e intuitivo, che non deve essere spiegato o tradotto); narrativo e mitopoietico quanto la letteratura o il cinema (basta rileggere le note di Roland Barthes sull'epopea del Tour de France per convincersene); "eventuale" e simultaneo come la televisione; interattivo e glo-cale come internet, in grado di "connettere" il vicino di casa come il corrispondente più remoto. Un linguaggio rituale come ogni cerimonia di appartenenza che si rispetti ma, nello stesso momento, anche straordinariamente inclusivo, in grado cioè di annettere progressivamente attività disparate e tradizionalmente distanti dallo sport inteso in senso classico come il ballo e la meditazione, il circo ed il duro lavoro quotidiano (quello del boscaiolo, ad esempio). Un linguaggio declinabile all'infinito e in grado di generare una gamma innumerevole di immagini, archetipi e modelli di riferimento e di raccontare l'epoca che stiamo vivendo nei suoi aspetti più disparati: dalla fiducia quasi incondizionata nella tecnologia alla nostalgia dei tempi perduti, dall'amore per la natura a quello per la dimensione urbana, dalla passione per l'avventura e l'estremo a quella per il raccoglimento e la riflessione.

Così facendo lo sport è assurto, di fatto, al rango di sistema valoriale per un universo di individui-consumatori alla ricerca continua di nuovi spazi relazionali, di occasioni che li aiutino a "fissare" un identità sempre più instabile e cangiante e allo stesso di testimoniarla agli altri, di metterla in comunicazione con quanti condividono gli stessi valori: di stabilire, in sostanza, un intorno neo-comunitario dai contorni sfrangiati, composto essenzialmente da noi e da quelli come noi. E sviluppando queste proprietà ha acquisito anche la capacità di trasferirle ai luoghi ed agli oggetti con cui entra in contatto, di connettersi a marche e territori attribuendo a questi un significato che travalica la semplice funzione d'uso e si ricollega piuttosto all'universo immaginario che quelle marche e quei territori intendono esprimere.

In questo modo lo sport è diventato lo scout, l'apripista della "nuova frontiera" del marketing tribale, di quello spazio dei consumi in cui la straordinarietà dell'individuo non consiste tanto nell'essere "unico" ma nell'essere riconosciuto all'interno di un gruppo che condivide le stesse passioni, pratica gli stessi riti, annovera (o aspira ad annoverare) le stesse esperienze. Per giungere a questo lo sport ha messo in moto uno straordinario processo di trasformazione e di "innovazione continua" (di processo, di prodotto, di sistema) che curiosamente - in un momento storico in cui il termine "innovazione" viene considerato come una sorta di premessa obbligatoria a qualunque tipo di ragionamento - non viene quasi mai rilevato dagli analisti sociali che, forse, sono ancora troppo condizionati dalla mono-cultura sportiva imposta dal calcio. Un processo che non scaturisce, se non sporadicamente, dagli esperimenti di qualche laboratorio scientifico o dai "disegni" di qualche multinazionale dell' entertainement, ma che nasce piuttosto dalla "follia" quotidiana e spontanea di migliaia di persone che, attraverso questo esercizio, trovano l'occasione di liberare la propria creatività, di riappropriarsi di un ruolo partecipativo e di raccordarsi con chi condivide la stessa follia.

Anche perché l' "invenzione" di un nuovo sport è un esercizio relativamente facile e alla portata di tutti. Per realizzarla non è necessario disporre di un "sapere" particolare ma è sufficiente intervenire su una o qualcuna delle numerose stringhe che ne determinano il codice sorgente e che possono riguardare, indifferentemente, il contesto ambientale in cui l'azione sportiva ha luogo (così, ad esempio, il caro vecchio football diventa beach football se svolto in spiaggia, sky soccer se giocato sui tetti dei condomini o, addirittura, calcio palustre se organizzato in qualche luogo melmoso), i modelli culturali da cui trarre ispirazione, le tecnologie e i materiali impiegati (come nel caso delle gravity bikes: biciclette a cui sono stati asportati i pedali e tutto quanto ritenuto "non indispensabile" alla percorrenza di pendii mozzafiato), i meccanismi interni di funzionamento (le "regole del gioco", le dimensioni del campo, il numero dei giocatori, le distanze o gli ostacoli da superare), le dinamiche combinatorie della competizione (come nel caso degli sport multipli) o dell'evento in senso lato (la struttura della coppa o del "campionato", i meccanismi di avanzamento nella classifica, i criteri di selezione). E ancora, le forme espressive, le strutture relazionali, i caratteri rituali, gli elementi di socialità e via discorrendo.


Nextgames nasce per dar conto di questo processo, attraverso un progetto complesso che prevede una pubblicazione, un festival e una community on-line.

E' un progetto originale anche nella sua meccanica (oltre che nei contenuti), dal momento che nasce dall'incontro tra un istituto di ricerca come la Scuola Superiore del Loisir e degli Eventi di Comunicazione, che da anni esplora con sistematicità l'universo dei nuovi consumi vocazionali (quei consumi, cioè, che scaturiscono dalle "passioni" degli individui e ne determinano le "vocazioni") e un territorio come quello riminese, che ha fatto dell'innovazione di prodotto in campo turistico e dell'invenzione di forme sempre nuove di intrattenimento una cifra distintiva del proprio sistema d'offerta.

La pubblicazione che avete in mano rappresenta il primo momento di questo lavoro. E' stata organizzata come una sorta di prontuario (meglio, come un'anomala "guida turistica") con il duplice scopo di evidenziare il carattere complessivo di questo "movimento" ma anche di fornire alcune indicazioni pratiche a quanti appartengono a questa nuova genìa di sportivi extra-ordinari o aspirano a farne parte.

Le sue "istruzioni per l'uso" sono semplici e intuitive. La guida non si propone di esaurire l'elenco di tutti gli sport cool del momento (un'impresa, peraltro, al limite dell'impossibile) ma solo di fornire un quadro sufficientemente rappresentativo di questo universo attraverso il racconto di quelle discipline che, a nostro giudizio, appaiono più interessanti e significative. Nell'operare questa scelta ci siamo mossi su un orizzonte di 360°, senza preclusioni di sorta e correndo anche il rischio consapevole di includere nell'elenco discipline (come ad esempio gli sport cyber ) su cui molti sportivi DOC, lo sappiamo, avranno da ridire.

Il concetto di "emergente" si riferisce alla pratica dello sport e non alla sua data di nascita o alla tecnologia impiegata (non si tratta cioè di un manuale degli sport neonati o di quelli futuribili ). Dal nostro punto di vista anche antiche "pratiche quotidiane" (come lo sled dog ) o "giochi di ragazzi" (come il monopattino ) possono qualificarsi come sport emergenti nel momento in cui una comunità sufficientemente ampia di sportivi si preoccupa di trasformare queste attività in "discipline agonistiche", di stabilirne i regolamenti di gara e di promuoveme la diffusione attraverso un sistema di competizioni strutturato.

Per contro, abbiamo escluso dal nostro inventario gli sport in ascesa ma già inclusi nel novero delle discipline olimpiche (come il curling ) o già beneficiati da un successo mediatico più o meno vistoso (come il wrestling ), perché abbiamo ritenuto di poterli considerare come "già emersi". Abbiamo privilegiato, in assoluto, quegli sport che dispongono almeno di una "base" organizzativa in Italia e che possono quindi essere effettivamente praticati dal lettore ma, in taluni casi, abbiamo ritenuto di dover inserire anche discipline che non hanno attualmente riscontro nel nostro paese, augurandoci, magari, di fungere da stimolo alla loro diffusione o anche soltanto di offrire al lettore un elemento di interesse e di curiosità in più per questo straordinario "parco giochi" della post-modernità.

Andrea Pollarini

Rimini 2006

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Pagina 24

Aggressive Skating

L'Aggressive Skating è uno sport funambolico che consiste nell'eseguire spericolate evoluzioni in ambiente urbano.

Chi lo pratica ama definirlo "sport" a tutti gli effetti, anche se dall'opinione comune viene considerato un misto perfetto di sport, stile di vita, espressione artistica.

Il nome, aggressive skating, è solo un'etichetta utilizzata commercialmente per descrivere questo determinato stile di inline skating; in realtà gli skaters più smaliziati lo chiamano semplicemente rolling o skating.

Le origini di questo sport sono strettamente legate alla pratica classica dello skating classico.

L'aggressive skating nasce infatti sull'half pipe come deriva acrobatica dell'inline skating, ma è la città, con le sue strade, i suoi ostacoli, le sue barriere architettoniche a stimolare le acrobazie più ardite,

Con il tempo le città si sono attrezzate, creando degli appositi spazi in cui riprodurre gli elementi urbani utilizzati dagli skaters (gradini, rails, marciapiedi) in aggiunta alle normali rampe e half pipe. Si tratta degli skate park, che in molti casi rappresentano l'unico posto "legale" all'interno delle città in cui skateare. Se infatti negli Stati Uniti, così come in altri Paesi, gli skaters sono considerati alla stregua dei ciclisti — con tutto ciò che ne segue: dare precedenza, rispettare i semafori – in Italia il codice della strada proibisce l'uso dei pattini in linea nelle zone pedonali e in mezzo al traffico. I pattini utilizzati per l'aggressive skating hanno delle caratteristiche particolari, che li differenziano dai modelli fitness classici. Hanno innanzitutto ruote più piccole, di 55mm di diametro rispetto ai 70mm di quelli classici.

La velocità massima raggiungibile è infatti direttamente proporzionale al diametro delle ruote, mentre l'accelerazione risulta inversamente proporzionale, e quindi gli skates aggressive hanno grande accelerazione ma scarsa velocità massima, e questo li rende particolarmente adatti per le piccole piste e gli half-pipe. Hanno inoltre un soul plate: accessorio, generalmente di plastica, collocato sotto la suola, lungo la parte esterna dello scafo del pattino, che crea una maggiore superficie di appoggio e aiuta a preservare lo scafo dall'usura. Altra peculiarità degli aggressive skate è l'H-block, una placca di metallo a forma di "h" posizionata tra la seconda e la terza ruota che serve a dare stabilità durante i grinds (manovra nella quale si salta su un muretto, in gergo rail, per scivolarvi in varie posizioni). Il resto dell'equipaggiamento è pressoché identico; sono infatti consigliati casco, ginocchiere e gomitiere anche per gli skaters più esperti.

L'aggressive skating si differenzia in vert skating, quello praticato sull'half pipe, e street skating, che si pratica ovunque, in strada ed utilizza lo skate anche come semplice mezzo di trasporto.

Un'organizzazione intemazionale fondata nel 2005 in California promuove lo sviluppo agonistico di questo sport. E' l'International Inline Stunt Federation, che sta lavorando per far riconoscere l'aggressive skating come disciplina olimpica. L'Aggressive Skating Association, invece, si concentra sugli eventi internazionali annuali: l'ASA Pro Tour e l'ASA Amateur Tour, per professionisti e dilettanti.

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Pagina 52

Calciobalilla

È il gioco a cui tutti almeno una volta nella vita hanno giocato. Al bar, in parrocchia, a casa di amici, tutti si sono confrontati con il calcio balilla, o come è più comunemente chiamato, biliardino. Considerato da sempre un passatempo, il biliardino è divenuto oggi uno sport a tutti gli effetti.

Inventato in Germania negli anni 30, ha rappresentato il tentativo, apparentemente impossibile, di ricondurre il gioco del calcio ad un gioco da tavolo. In tal senso è significativo il fatto che il calcio balilla abbia preso piede proprio nei luoghi di ritrovo dove la discussione calcistica la fa da padrone: i bar.

In Italia i primi biliardini arrivano intorno la metà degli anni '30 ma bisognerà arrivare agli anni '50 perché la produzione di tavoli da gioco diventi in serie, mentre la "biliardinomania" esploderà negli USA solo a metà anni '70. Il campo da gioco è formato da un tavolo (dimensioni 120x70) con 8 aste da impugnare durante il gioco, sulle quali sono collocati diversi giocatori secondo le schema tattico proprio del calcio e denominato 2-5-3. Il portiere è davanti la porta ed è una sagoma singola posta su un'unica asta. Lo scopo del gioco è segnare quanti più gol possibile tenendo conto che in una partita si hanno a disposizione 9 palline. Ogni partita si disputerà al meglio di 3 incontri con inversione di campo e di rimessa di pallina. In caso di "Bella", terzo incontro, le coppie invertiranno il campo a somma di 7 goal. La regola principale è "non rullare" le aste, ovvero non far compiere loro un giro di 360 gradi, pena l'esclusione e l'annullamento del punto in caso di goal. Quando il calcio balilla diventa sport vero però, entrano in gioco rigide regole. Per stabilire chi serve la palla per primo si effettua il lancio della moneta e tale palla una volta messa in gioco deve essere toccata almeno da un giocatore prima di entrare in gol ed esser considerata valida. Una volta segnato il gol la palla viene rimessa in gioco da chi ha subito il punto, mentre se la stessa rimane ferma per più di 15 secondi in una zona del campo irraggiungibile passa alla squadra che ha subito il punto precedente.

La palla, protagonista insieme ai giocatori fissati sulle aste, non può assolutamente essere toccata con la mano durante il gioco e se toccata due volte dallo stesso giocatore non può essere mandata in goal.

Il biliardino è sport professionistico con eventi di risonanza internazionale come le World Championship Series Eurosoccer, i Master Series e l'International Tour ITSF che si svolge a Las Vegas, non dimenticando gli eventi italiani come i Campionati Italiani organizzati dalla F.I.C.B. (Federazione Italiana Calcio Balilla) o i Campionati nazionali a coppie organizzati dalla sezione "biliardino" della U.I.S.P. (Unione Italiana Sport Per tutti). Se poi si è maghi del calcio-balilla e, soprattutto, se si è amanti del computer, è utile sapere che c'è il gioco virtuale del calcio balilla creato da uno degli sponsor ufficiali dei prossimi mondiali di calcio in Germania. È comunque prezioso ricordare come il calcio balilla trova nei bar il suo "stadio naturale", con giocatori che si susseguono in sfide all'ultimo sangue e appassionati che ammirano a bordo campo le maestrie di chi, con un'asta e finti giocatori, fa rivivere l'agonismo di un vero campo di calcio.

Riferimenti:

Federazione Italiana Calcio Balilla: www.ficb.it

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Pagina 112

Mongolfiere

Se non siete tipi chiusi e bigotti ma piuttosto vi considerate di "larghe vedute", se vi trovate spesso con la "testa tra le nuvole" ma desiderereste volare anche col corpo, ecco uno sport per scoprire e rinnovare l'affascinante spirito degli antichi pionieri votati alla conquista del cielo.

Sui banchi di scuola abbiamo appreso che l'invenzione della mongolfiera si deve ai fratelli Mongolfier alla fine del '700 e che i primi a tentare il "volo più leggero dell'aria" furono i francesi De Rozier e Laurent. Ma alcuni studiosi sostengono che il pallone ad aria calda fosse usato in Cina molti secoli prima e che già nel medioevo venissero usati palloni incendiari a scopo bellico. L'impiego del gas al posto dell'aria calda e l'introduzione del motore a scoppio nell'800, consentì l'invenzione dei dirigibili utilizzati soprattutto per fini militari.

La mongolfiera ad aria calda torna in auge in clima di pace, e nel 1962 a Saint Paul, nel Minnesota, in occasione di un raduno di palloni Vulcoon studiati dalla Raven Industries per uso militare, viene organizzata la prima gara per palloni ad aria calda. La prima mongolfiera viene importata in Italia da Franco Segre, un avvocato di Milano che all'età di 69 anni decide di attraversare mezza Europa con il suo pallone legato sul tetto della macchina. Sarà l'unico italiano a partecipare alla prima edizione dei campionati mondiali per palloni ad aria calda nel 1973 ad Albuquerque (New Mexico) giungendo 31° su 32 concorrenti.

Il primo campionato italiano si tiene a Scandiano (Re) nel 1988 e la costituzione della Fita (Federazione Italiana di Aerostatica, riconosciuta dall'Aeroclub d'Italia) risale al 1997.

In ambito sportivo le mongolfiere si sfidano districandosi tra vertiginose discese e rapide risalite con abilità e fantasia. Ogni competizione è composta da una serie di prove (5 al massimo) scelte da un direttore di gara in base alle condizioni ambientali e metereologiche. Il pilota deve individuare i bersagli sulla carta topografica, esaminare il vento, scegliere il punto di decollo, ipotizzare una strategia e infine istruire il proprio equipaggio.

Una volta in volo, lo scopo è quello di mirare i bersagli lanciando i marker (sacchetti dal peso di 80 gr) acquisendo un punteggio che varia in relazione alla distanza dall'obiettivo.

Le specialità principali sono "l'inseguimento" (es. la caccia alla volpe), "le gare a lunga distanza" e "i test di precisione": il tutto nel rispetto di un complesso regolamento di gara e del codice di navigazione aerea. Le principali competizioni sono regolate da un'apposita commissione sportiva (CIA, Commission Intemationale d'Aérostation) che fa capo alla FAI (Federation Aéronautique Internationale) e si articolano in campionati nazionali, europei e mondiali.

Ogni anno poi, in ogni parte del mondo, si svolgono centinaia di raduni: lo spettacolo è inimmaginabile e sono immancabili momenti di aggregazione per appassionati e curiosi. L'International Balloon Fiesta di Albuquerque e la Biennale de l'Aerostation di Metz in Francia, sono solo due tra i più importanti, quelli che raccolgono il maggior numero di partecipanti provenienti da tutto il mondo.

Riferimenti

Federazione Italiana di Aerostatica: www.fta-mongolfere.org

Associazione Sportiva Slowfly: www.slowfly.it

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Pagina 130

Parkou

Luc Besson, il regista francese di Nikita e Leon, non ha resistito al fascino "estremo" di questo stile metropolitano che propone un modo creativo per reimpadronirsi degli spazi urbani, anche quelli fin troppo alienanti come le banlieu parigine.

E' proprio l'esperienza nel sobborgo di Lisse a spingere David Belle, interessato agli aspetti fisici, e Sebastien Foucan, più filosofo, a mettere a punto nei primi anni '90 questa disciplina «tra sport e ribellione» traendo ispirazione dai giochi nelle campagne francesi durante l'infanzia. Il termine deriva da parcours, cioè percorso, cui è stata aggiunta una "disubbidiente kappa" al posto della "tradizionale ci" per sottolineare il proposito innovativo.

Il parkour è una disciplina che consiste nell'attraversare la città seguendo percorsi non convenzionali, oltrepassando, attraverso salti, scivolate, capriole e arrampicate, tutti gli ostacoli che l'architettura urbana propone: scalinate, palazzi, muri, cancelli, non importa quanto alti e pericolosi, ruvidi o scivolosi. Non occorrono particolari attrezzature: niente corde, elastici o rampini; semmai un buon paio di scarpe da running e il coraggio di affrontare spericolati balzi eseguiti in corsa, veloci e inafferrabili, ai limiti di ogni immaginazione.

Il parkour è l'arte dello spostamento e oltre a far leva sulla potenza, l'agilità e l'equilibrio, si basa sulla forza interiore. Nato per ripensare l'idea di spazio e non per creare spettacolo, più che uno sport è una filosofia di vita ai limiti del mistico. La riappropriazione della città è per il traceur, "colui che traccia", un mezzo per effettuare un viaggio interiore, alla scoperta dei propri limiti. Gli ostacoli urbani sono dunque una metafora degli ostacoli della vita e superarli significa confrontarsi con le proprie barriere mentali.

L'accrescimento dell'autocontrollo e della fiducia nelle proprie capacità va di pari passo con la preparazione atletica, necessaria per apprendere le tecniche principali ispirate ai movimenti animali. Monkey vault (per saltare una ringhiera), wall run (la corsa sul muro), king kong vault (il salto per gli ostacoli alti), cat balance (un movimento basato sull'equilibrio) sono solo alcuni degli strumenti per districarsi nell'avventura cittadina.

I traceur si muovono in gruppi, detti crew, che fondano i propri criteri di appartenenza sulla condivisione di valori come l'amicizia, il rispetto, la positività, l'empatia, la forza, l'impegno e la determinazione.

Negli ultimi quindici anni il parkour è fuoriuscito dalla Francia dilagando in ogni parte del mondo, assumendo configurazioni diverse a seconda del paese di adozione.

Accade ad esempio che i gruppi Finlandesi e Polacchi si confrontino sulle superfici ghiacciate tipiche di quei paesi e che in Inghilterra si sviluppi invece una variante denominata free running intesa come corsa libera senza limiti spaziali e senza fermarsi.

E' sicuramente singolare scoprire che il maggior numero di traceur si trova attualmente in Russia.

Riferimenti

Associazione Italiana Parkouri: www.parkour.it

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