Copertina
Autore Raymond Queneau
Titolo Figli del limo
EdizioneEinaudi, Torino, 1991, Super Coralli , Isbn 978-88-06-12379-6
OriginaleLes enfants du limon [1938]
TraduttoreBruno Pedretti
LettoreRenato di Stefano, 1991
Classe narrativa francese
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Pagina 42 [ mode ]

I cupi pensieri di Ast, dunque, sempre ciondolante in lungo e in largo, e tutto nudo, nudo perchè prima faceva caldo, secundo perchè la donna dormiva, tertio perchè era troppo tardi per incappare nell'improvvisa comparsa della domestica, quarto perchè si riteneva ben fatto dato che le qualità anatomiche non comportano per forza quelle fisiologiche e ciò in ragione delle incertezze psichiche, quinto perchè veramente realmente profondamente preoccupato, i suoi pensieri non si situavano al livello delle ghiandole genitali ma in prossimità della calotta cranica, dove Ast come ogni occidentale moderno persino dopo Bergson localizza il proprio pensiero, il quale pensiero, se il verbo pensare non apparisse troppo ambizioso e d'altronde Ast non pretendeva in alcun modo al grado di pensatore, in lui era principalmente quasi unicamente votato a prevedere le mode, intellettuali o d'altro genere, a lanciarle, orgoglio supremo, e infine a seppellire quelle precedenti. Primo ad ascoltare Bach senza conoscere le note, primo a collezionare palle di vetro, mappamondi e battelli in modello ridotto, primo ad indossare cravatte fatte a maglia e mocassini; primo che ha scoperto i rigattieri al mercato delle pulci e le cartomanti di rue de Rivoli, primo che è andato nel Midi in estate, primo che si è stufato dei grandi espressi europei e delle sordide avventure nei grandi porti anche loro europei, primo ad andare nei piccoli cinema della cinconvallazione esterna per vedere film americani non artistici, primo ad aver letto Freud, Einstein e Thomas, primo a fare dei cocteil con urodonal ed elisir dell'abate Sorriso; per primo ha dipinto senza saper dipingere, anche se in questo altri l'avevano preceduto, su carta di macelleria con salsa tartara e succo di pomodoro, per primo ha fatto costruire tavoli in noce di cocco e sedie in filo spinato, e per primo è stato lui a far incorniciare quadri di pittori della domenica comprati carissimi da mercanti ricchissimi e composti con pezzi di predellino d'auto e gusci d'uovo; ...

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Pagina 91 [ Fermat, denaro, stupidità ]

- Ci sono poi i trisettori dell'angolo, - aggiunse Chambernac, - e i duplicatori del cubo, e quelli che hanno scritto sul moto perpetuo, e l'anonimo di Tours (1845) che sosteneva che non tutti gli angoli retti fossero uguali, e ho l'impressione che, tra tutti coloro che si sono occupati del principio di Fermat, potremmo trovare soggetti interessanti. Ma i quadratori del cerchio ci basteranno. Bisogna saper scegliere. A proposito del principio di Fermat, lei lo sa, lo sa? certo che lei non lo sa che l'Università di Gottingen nel 1907 ha creato un premio di 100 000 marchi da consegnare a chi avesse prodotto la prima dimostrazione rigorosa del principio. Ora, molti dei quadratori del cerchio si immaginano che una somma altrettanto considerevole li ricompenserà dei loro sforzi. Come può vedere, è l'amore del lucro che spinge costoro verso infruttuose ricerche. Il denaro, il denaro, sempre il denaro. Il denaro e la stupidità sono i due grandi motori dell'umanità. A certe ore divento filosofo.

- Si, signore.

- Bene. E adesso vada a mettere in ordine le mie note su questi personaggi. ...

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Pagina 112 [ quadratura, cerchio, pi-greco ]

Chambernac si occhialò, poi disse:

- Bisogna innanzi tutto che dia un'idea dei risultati a cui è pervenuto, ma forse lei non riuscirà a coglierne tutta l'enormità, mio caro signor quadratore. Comunque, lei è stato piuttosto in gamba a ricostruire da solo la quadratrice di Dinostrato. Davvero, Purpulan, lei l'ha scoperta da solo?

- Ho un po' guardato nei libri, - ammise Purpulan arrossendo.

- preferisco non insistere. Passiamo a Lucas,

I - L'area del cerchio è indipendente dal perimetro.

II - Il pi-greco ha due valori secondo che esso entri nel calcolo del perimetro o in quello dell'area del cerchio.

III - Nel primo caso, è uguale a 3 volte il raggio più un decimo del lato del quadrato inscritto, ossia 3,141421...

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Pagina 210 [ scopa ]

Ast comincia dall'angolo in cui sta una vecchia scatola da scarpe sfondata, ed ecco che la scatola avanza, scivola seguita da alcuni fiocchi di neve grigiastra. Dietro si forma una piccola onda di polvere che progredisce metodicamente da destra a sinistra e poi da sinistra a destra e via di seguito fino a congiungersi alla scatola. Così si raggiunge il centro della stanza. Ast interrompe allora il lavoro e guarda soddisfatto il risultato. Ora un quarto del pavimento è pulito e verso il centro un piccolo monticello fioccoso poggia verso una parete del rustico. Bisogna abbandonarlo così e riprendere il lavoro in un altro angolo dove giacciono un vecchio campanello di bicicletta, due bottiglie con l'etichetta rossa, tre fiammiferi completamente carbonizzati, testimoni di qualche visita notturna, e uno stuzzicadenti, prova convinzionale di qualche visita diurna dopo il pasto di mezzogiorno. La scopa raccoglie tale insieme e come dadi gettati gli oggetti rotolano; le due bottiglie galoppano e raggiungono col primo colpo, e uno solo, la soglia della porta contro cui si fermano. Il campanello segue da lontano e tintinnando debolmente e lamentevolmente, asmaticamente per così dire, con un debole affanno metallico, una sorta di enfisema ferroso, stannoso e plumbaginaceo, un lontano ricordo di uscite e passeggiate, uno starrugginimento. Molto lontano dietro il campanello camminano con passo gottoso i fiammiferi, presto raggiunti dalle prime ondate di polvere. Ma lo stuzzicadenti, lui non cammina. Si rifiuta di camminare. Rotola ma si rifugia in una anfrattuosità e là si felicita perchè non lo si potrà far sloggiare.

È allora che l'operatore deve dimostrare la sua abilità. La scopa non lavorerà più longitudinalmente in lunghi movimenti iper o parabolici e paralleli, molto simili ai gesti pendolari del seminatore. Dal momento che un soggetto manifesta una volontà contraria a quella dello spazzino inboscandosi in qualche fessura, bisogna usare lo strumento in senso perpendicolare rispetto al precedente, di conseguenza lateralmente; in seguito, manovrare per piccoli colpi secchi, non necessariamente nervosi, più esattamente per impulsi discontinui. Il soggetto costeggia la faglia fino a quando un ostacolo non ne interrompe la fuga sicchè si vede costretto a venire fuori dal riparo. Un colpo di scopa, questa volta longitudinale, adesso lo cattura nell'ondina polverosa estratta dalla trincea; e il tutto va a raggiungere il grosso della truppa in attesa.

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Pagina 222 [ dolore, filosofie, male, felicità, tortura ]

Dall'infanzia, era quello il suo principale argomento di riflessione, il suo unico tema. Aveva letto i filosofi, ma il loro silenzio al riguardo l'aveva deluso. Perchè per lui il dolore, inteso sotto la sua forma radicale e spoglia - quella che rappresenta l'essenza del supplizio - era lo scoglio e la tomba su cui infrangevano e in cui perivano tutte le filosofie. Il male può oltrepassare ogni misura e nulla riesce a compensarlo. Il tempo distrugge la felicità, ma le sofferenze non si cancellano. Esse resitono, si trasmettono, per sempre impossibili a spegnersi.

Finì col risdraiarsi, allungandosi sulla schiena. Si ricordò allora della sua prima crisi, a La Ciotat, quando non sapeva cosa gli stesse succedendo. In seguito le crisi si sarebbero riproposte per anni, malgrado le medicine; e poi, sotto le armi, curiosamente e bruscamente erano finite. Tutto è relativo, a questo mondo, eccetto il dolore. La felicità non lascia tracce, svanisce con il passato; ma la sofferenza resta. Il tormento è un assoluto. Tutto è fuggitivo ma il male si accresce senza sosta. Nulla permette di riscattare l'agonia di tutti gli uomini torturati.

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