Copertina
Autore Ruth Rendell
Titolo Carne tremula
EdizioneBompiani, Milano, 1997 [1990], I grandi tascabili 575 , pag. 303, dim. 125x192x20 mm , Isbn 978-88-452-3635-8
OriginaleLive Flesh
EdizioneCentury Hutchinson Ltd., London, 1986
TraduttoreGraziella Weisser
LettoreAngela Razzini, 1998
Classe gialli
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Pagina 7 [ inizio libro ]

La pistola era un giocattolo. Spenser disse a Fleetwood che ne era certo al 99 per cento. Fleetwood sapeva cosa ciò significasse: in realtà Spenser ne era sicuro al 49 per cento; comunque, non dava gran peso alle sue parole. Per parte sua, non credeva che si trattasse di una vera pistola. Gli stupratori non ne usano. Un'arma giocattolo va ugualmente bene, come mezzo di intimidazione.

La finestra che la ragazza aveva infranto era un buco quadrato e vuoto. Da quando Fleetwood era arrivato, l'uomo con la pistola vi era apparso una sola volta. Si era affacciato al richiamo di Fleetwood, ma non aveva proferito verbo, limitandosi a stare lì per non più di trenta secondi, tenendo ia pistola con entrambe le mani. Era giovane, all'incirca l'età di Fleetwood, con lunghi capelli neri, davvero lunghi, che gli scendevano sulle spalle. Portava occhiali scuri. Era rimasto lì per mezzo minuto e poi, di colpo, si era girato ed era sparito nella penombra della stanza alle sue spalle. La ragazza invece non s'era vista e, per ciò che ne sapeva Fleetwood, poteva anche essere già morta.

Sedette sul muretto di un giardino dall'altra parte della strada, tenendo d'occhio la casa. La sua macchina e il furgone della polizia erano parcheggiati lungo il marciapiede. Due dei poliziotti erano riusciti a fare allontanare le persone che si erano affollate lì intorno e a contenerne l'assedio dietro una transenna improvvisata. Sembrava impossibile fare andar via la gente, perfino adesso che si era messo a piovere. Tutte le porte sulla strada erano aperte e le donne stavano sulla soglia in attesa che succedesse qualcosa. Era stata proprio una di quelle donne che, sentendo il rumore della finestra fracassata e le urla della ragazza, aveva telefonato alla polizia.

Quel quartiere non faceva parte né di Kensal Rise, né di West Kilburn, né di Brondesbury, era una sorta di area di frontiera comune a tutti e tre, ma non appartenente a nessuno. Fleetwood non c'era mai stato prima, se non passandoci in auto. La strada si chiamava Solent Gardens ed era lunga, diritta, piatta, con file di casette a due piani che si fronteggiavano, alcune di periodo vittoriano, altre costruite più tardi, negli anni Venti o Trenta. La casa con la finestra rotta, al numero civico 62 di Solent Gardens, era delle più recenti, l'ultima di una schiera di otto, una casa vistosa di mattoni rossi e pietra naturale, con il tetto di tegole rosse alla fiamminga, la facciata dipinta di bianco e nero e la porta d'ingresso d'un azzurro pallido pallido. Tutte le case avevano un giardinetto sul retro e uno sul davanti, con siepi di lonicera o di ligustro e piccoli prati; molte, poi, erano circondate da muretti di mattoni o di pietra davanti alle siepi. Fleetwood, seduto appunto su uno di quei muretti sotto la pioggia, si mise a pensare a ciò che avrebbe dovuto fare.

Nessuna delle vittime dello stupratore aveva mai parlato di una pistola, per cui probabilmente quel giocattolo era stato comprato da poco. Due delle ragazze - c'erano state cinque vittime, o per lo meno cinque si erano fatte avanti per denunciarlo - erano state in grado di descriverlo: alto, magro, sui ventisette ventott'anni, la pelle olivastra, lunghi capelli neri, occhi neri e sopracciglia molto scure. Uno straniero? Orientale? Greco? Forse; o semplicemente un inglese che aveva avuto un antenato con la pelle scura. Una delle ragazze era uscita molto malconcia dall'esperienza, perché si era difesa, ma l'uomo non aveva usato armi, soltanto le mani.

Fleetwood si alzò e si diresse verso la casa al numero 63 per parlare di nuovo con la signora Stead, la donna che aveva chiamato la polizia. La trovò sulla soglia, seduta su uno sgabello di cucina, con addosso il cappotto pesante. Gli aveva già detto che la ragazza si chiamava Rosemary Stanley e viveva con i genitori, al momento assenti. Non era passata più di un'ora e mezzo da quando, alle otto meno cinque di quel mattino, Rosemary Stanley aveva fracassato la finestra e s'era messa a urlare.

Fleetwood chiese alla signora Stead se l'aveva vista.

«L'ha trascinata via prima che potessi farlo.»

«Questo non lo sappiamo di preciso» prese le distanze Fleetwood. «La ragazza va a lavorare? Quando tutto è normale, voglio dire.»

«Sì, ma non esce mai di casa prima delle nove. Di solito, verso le nove e dieci. Le dico io cos'è successo, ho messo insieme due e due quattro. Lui ha suonato e lei è scesa ad aprirgli in camicia da notte, lui le ha detto di essere l'uomo dell'azienda elettrica - debbono venire a prendere i numeri del contatore nel quartiere e lui doveva saperlo - e lei se l'è portato di sopra. Così lui ci ha provato, ma prima lei è riuscita a fracassare la finestra e a lanciare quel grido disperato di aiuto. Già, le cose debbono proprio essere andate così.»

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