Autore Joan Robinson
Titolo Marx e la scienza economica
EdizioneLa Nuova Italia, Firenze, 1975 [1951], Dimensioni 35 , pag. 90, cop.fle., dim. 13x21x0,7 cm
OriginaleAn Essay on Marxian Economics
EdizioneMacmillan, London, 1949
TraduttoreLeone Diena
Classe economia , economia politica , storia economica









 

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Indice


Dalla «Prelazione dell'Autore»                             VII

CAPITOLO I    - INTRODUZIONE                                 1

CAPITOLO II   - DEFINIZIONI                                  5

CAPITOLO III  - LA TEORIA DEL VALORE-LAVORO                  9
    Appendice - Il «valore» in un'economia socialista       21

CAPITOLO IV   - LA TEORIA DELL'OCCUPAZIONE DI LUNGO PERIODO 25

CAPITOLO V    - LA CADUTA DEL SAGGIO DI PROFITTO            31

CAPITOLO VI   - LA DOMANDA EFFETTIVA                        39

CAPITOLO VII  - LA TEORIA CLASSICA DEL PROFITTO             47

CAPITOLO VIII - LA TEORIA GENERALE DELL'OCCUPAZIONE         57

CAPITOLO IX   - LA CONCORRENZA IMPERFETTA                   67

CAPITOLO X    - SALARI REALI E SALARI MONETARI              75

CAPITOLO XI   - ANALISI DINAMICA                            85



 

 

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Pagina VII

DALLA «PREFAZIONE DELL'AUTORE»



Scopo di questo saggio è paragonare l'analisi economica del «Capitale» di Marx con l'insegnamento accademico corrente.

Il raffronto è, in un certo senso, anacronistico, perchè lo sviluppo del pensiero di Marx fu influenzato dalle controversie con i propri contemporanei, e non con i nostri. Ma se ci sta a cuore, non l'evoluzione storica della teoria economica, ma il suo progresso futuro, questo raffronto ha il suo valore.

Fino a poco tempo fa, Marx era gratificato nei circoli accademici di sprezzante silenzio, rotto soltanto da qualche noterella motteggiante. I moderni sviluppi della teoria però, spinti dagli sviluppi più recenti della vita economica — analisi del monopolio e della disoccupazione — hanno scosso la struttura della dottrina classica ed hanno distrutto quel senso di compiacimento con cui gli economisti erano abituati a contemplare il funzionamento dell'economia capitalistica. Il loro atteggiamento nei confronti di Marx, in quanto critico principale del sistema capitalistico, è ora molto meno sicuro di prima; penso che abbiano molto da imparare da lui. La principale difficoltà sorge dal suo linguaggio particolare e dal suo metodo sgradevole di argomentazione; il mio scopo è di spiegare Marx in un linguaggio intelligibile agli economisti.

Nello stesso tempo, credo che gli economisti moderni abbiano da insegnare qualcosa ai marxisti. Prima di tutto, una riconsiderazione delle argomentazioni di Marx alla luce dei metodi più precisi e più raffinati dell'analisi moderna rischiara molte oscurità della sua teoria, ed è di aiuto per mettere in rilievo i punti più salienti di essa. In secondo luogo, nell'analisi della domanda effettiva — teoria della occupazione — l'economia moderna offre una base per lo studio della legge di sviluppo del capitalismo, che è suggerita, ma non pienamente sviluppata da Marx stesso. Infine entrambe guadagnano di più tentando di capire le critiche reciproche che indulgendo a insulti mal fondati.

Ho limitato le mie argomentazioni all'analisi strettamente economica di Marx, senza neppure tentare di studiare gli aspetti storico e sociologico che costituiscono la parte più importante della dottrina di Marx. È forse un metodo sbagliato, perchè nessuno aspetto particolare delle argomentazioni di Marx può essere compreso a pieno senza una visione d'insieme. Ma nello stesso tempo è anche utile uno studio dettagliato di punti particolari, e quello che ho scelto è della massima importanza per lo svolgimento dell'insieme.

Il primo volume del «Capitale» fu pubblicato da Marx nel 1867. Dopo la sua morte nel 1883, Engels pubblicò i manoscritti degli altri due volumi, che consistevano, in parte di sezioni finite, in parte di brani incompleti o appena abbozzati. Il Il volume fu pubblicato nel 1885, il III nel 1894.

Il «Capitale» è pieno di ripetizioni, e le mie citazioni sono una scelta arbitraria tra molti passi uguali.

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CAPITOLO I
INTRODUZIONE



Le divergenze fondamentali tra l'economia marxista e l'economia classica sono: 1) l'economia classica accetta il sistema capitalistico come parte dell'ordine eterno della natura, mentre Marx lo considera fase di passaggio dall'economia feudale del passato all'economia socialista del futuro; 2) l'economia classica presuppone l'armonia degli interessi tra le varie classi della società, mentre Marx concepisce la vita economica come conflitto di interessi tra proprietari che non lavorano e lavoratori che non posseggono. Questi due punti di divergenza non sono indipendenti tra loro — perchè se il sistema è preso come un dato e le porzioni del prodotto sociale che spettano alle varie classi sono fissate per inesorabile legge di natura, tutti gli interessi collaborano ad aumentare il prodotto totale da dividersi. Ma una volta ammessa la possibilità di modificare il sistema, coloro che sperano di guadagnarci e coloro che temono di perderci si schierano immediatamente in campi opposti.

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