Copertina
Autore José Saramago
Titolo Tutti i nomi
EdizioneEinaudi, Torino, 1998, Supercoralli , Isbn 978-88-06-14847-8
OriginaleTodos os Nomes [1997]
TraduttoreRita Desti
LettoreRenato di Stefano, 1998
Classe narrativa portoghese
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Pagina 3 [ inizio libro ]

Sopra la cornice della porta c'è una placca metallica lunga e stretta, rivestita di smalto. Su sfondo bianco, le lettere nere annunciano Conservatoria Generale dell'Anagrafe. Lo smalto è crepato e sbrecciato in alcuni punti. La porta è antica, l'ultimo strato di vernice marrone si sta scrostando, le venature del legno, visibili, ricordano una pelle striata. Ci sono cinque finestre sulla facciata. Appena si varca la soglia, si sente l'odore della carta vecchia. Certo è che non passa giorno senza che in Conservatoria entrino incartamenti nuovi, degli individui di sesso maschile e di sesso femminile che fuori continuano a nascere, ma l'odore non cambia mai, in primo luogo perché il destino di ogni foglio nuovo, subito dopo l'uscita dalla fabbrica, è quello di cominciare a invecchiare, in secondo luogo perché, di solito piú spesso sui fogli vecchi, ma tante volte su quelli nuovi, non passa giorno che non si scrivano cause di decessi e relativi luoghi e date, ciascuno apportando i propri particolari odori, non sempre offensivi per le mucose olfattive, come dimostrano certi effluvi aromatici che di tanto in tanto, impercettibilmente, attraversano l'atmosfera della Conservatoria Generale e che i nasi piú fini identificano come un profumo composto metà di rosa e metà di crisantemo.

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Pagina 12

E' giunto adesso il momento di spiegare che, nonostante debba fare tutto quel giro per entrare nella Conservatoria Generale e ritornare a casa, al Signor José ha recato solo soddisfazione e sollievo la condanna della porta. Non era certo tipo, lui, da ricevere visite di colleghi nell'intervallo del pranzo, e se qualche volta si era ammalato, era lui che di sua spontanea volontà compariva nella sala e andava a presentarsi al vice del suo reparto per fugare ogni dubbio sulla propria onestà di impiegato e perché non dovessero mandargli la visita fiscale al capezzale. Con la proibizione di usare la porta, si erano ancor piú ridotte le probabilità di un'intromissione inattesa nel suo rifugio domestico, nel caso in cui, per esempio, avesse lasciato in esposizione sul tavolo, casualmente, quello che tanto lavoro gli stava dando da un mucchio di anni, vale a dire la sua collezione di notizie sulle persone del paese che, tanto per buone come per cattive ragioni, erano divenute famose. Gli stranieri, qualunque fosse la portata della loro celebrità, non lo interessavano, i loro incartamenti erano archiviati in conservatorio distanti, sempre che altrove abbiano questo stesso nome, ed erano stati redatti in lingue che lui non avrebbe saputo decifrare, approvati da leggi che non conosceva, neanche usando la scala piú alta di tutte sarebbe riuscito ad arrivarci. Persone cosí, come questo Signor José, le incontriamo dovunque, occupano il proprio tempo o il tempo che credono gli avanzi dalla vita a raccogliere francobolli, monete, medaglie, vasi, cartoline, scatole di fiammiferi, libri, orologi, magliette sportive, autografi, pietre, pupazzetti di terracotta, lattine vuote, angioletti, cactus, libretti d'opera, accendisigari, penne, gufi, cassette di musica, bottiglie, bonsai, dipinti, boccali, pipe, obelischi di cristallo, papere di porcellana, giocattoli antichi, maschere di carnevale, probabilmente lo fanno per qualcosa che potremmo definire angoscia metafisica, forse perché non riescono a sopportare l'idea del caos come principio unico che regge l'universo, e perciò, con le loro deboli forze e senza l'aiuto divino, tentano di mettere un certo ordine nel mondo, e per un po' di tempo ci riescono pure, ma solo finché possono difendere la propria collezione, perché quando arriva il giorno in cui questa si disperde, e quel giorno arriva sempre, o per morte o per stanchezza del collezionista, tutto ritorna all'inizio, tutto ritorna a confondersi.

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Pagina 16

S'immagini adesso, se possibile, lo stato di nervosismo, l'eccitazione con cui il Signor José aprí per la prima volta la porta proibita, il fremito che lo bloccò all'entrata, come se avesse messo il piede sulla soglia di una camera dove fosse sepolto un dio il cui potere, al contrario di ciò che detta la tradizione, non provenisse dalla resurrezione, ma dal fatto di averla rifiutata. Soltanto gli dèi morti sono dèi per sempre. Le sagome tenebrose delle scaffalature cariche di carte sembravano perforare il soffitto invisibile e ascendere al cielo nero, il debole chiarore sopra la scrivania del conservatore era come una stella lontanissima e soffocata. Per quanto conoscesse bene il territorio in cui si sarebbe mosso, il Signor José capí, dopo aver riacquistato una certa serenità, che avrebbe avuto bisogno dell'aiuto di una luce per non urtare contro i mobili, ma soprattutto per poter arrivare senza perdere troppo tempo ai documenti del vescovo, prima alla scheda, poi alla pratica personale. Teneva una torcia nel cassetto dove aveva riposto la chiave. Andò a prenderla e poi, come se possedere una luce gli avesse infuso nello spirito nuovo coraggio, avanzò quasi risoluto fra i tavoli, fino al bancone sotto cui era sistemato l'esteso schedario dei vivi. Trovò rapidamente la scheda del vescovo ed ebbe la fortuna che il ripiano dov'era archiviata la relativa pratica non era piú distante della lunghezza del braccio. Non gli fu quindi necessario usare la scala, ma pensò con apprensione a come sarebbe stata la sua vita quando gli fosse capitato di dover salire fino alle regioni superiori degli scaffali, là dove cominciava il cielo nero. Aprí l'armadio degli stampati, prese una copia di ciascun modello e se ne tornò a casa, lasciando aperta la porta di comunicazione. Poi si sedette e, con la mano ancora tremante, cominciò a copiare sugli stampati in bianco i dati del vescovo, il nome completo, senza saltare né un cognome né una sua parte, la data e il luogo di nascita, i nomi dei genitori, i nomi dei padrini, il nome del parroco che l'aveva battezzato, il nome dell'impiegato della Conservatoria Generale che l'aveva registrato, tutti i nomi. Quando giunse alla fine del breve lavoro era esausto, gli sudavano le mani, aveva i brividi alla schiena, sapeva benissimo di aver commesso un peccato contro lo spirito di corpo impiegatizio, in effetti non c'è niente di piú stancante del dover lottare, non con il proprio spirito, ma con un'astrazione. Nell'esaminare gli incartamenti aveva commesso un'infrazione alla disciplina e all'etica, forse addirittura alla legalità. Non perché le informazioni che ne risultavano fossero riservate o segrete, come di fatto non erano, giacché chiunque avrebbe potuto presentarsi in Conservatoria a richiedere copie o certificati dei documenti del vescovo senza dover spiegare il motivo della richiesta e i fini a cui li destinava, ma perché non aveva rispettato la catena gerarchica agendo senza il necessario ordine o l'autorizzazione di un superiore. Per un attimo pensò di fare marcia indietro, di annullare l'irregolarità dell'atto strappando e facendo scomparire le impertinenti copie, di consegnare la chiave al conservatore, Signore, non voglio responsabilità se dovesse venire a mancare qualcosa in Conservatoria, e poi dimenticare i minuti per cosí dire sublimi che aveva appena vissuto. Ma furono piú forti la soddisfazione e l'orgoglio di essere venuto a conoscenza di tutto, fu questa la parola che pronunciò, Tutto, della vita del vescovo. Guardò l'armadio dove teneva le scatole con le collezioni di ritagli e sorrise deliziato, pensando al lavoro che adesso l'aspettava, le sortite notturne, la raccolta ordinata dei formulari e delle pratiche, la copiatura con la sua miglior calligrafia, si sentiva talmente felice che neanche l'idea di dover usare la scala lo scoraggiò. Rientrò in Conservatoria e restituí i documenti del vescovo ai propri posti.

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Pagina 31

Sono queste le ragioni per cui il Signor José, anche se lo sottoponessero al piú serrato degli interrogatori, non saprebbe dire come e perché lo prese la decisione, azzardiamo la spiegazione che ne darebbe, So soltanto che è successo la sera di mercoledì, mi trovavo in casa, e mi sentivo talmente stanco da non aver neanche avuto voglia di cenare, mi girava ancora la testa perché avevo passato tutto il santo giorno su quella scala, il capo dovrebbe capirlo che non ho piú l'età per questo tipo di acrobazie, che non sono piú un ragazzino, oltre a quel mio disturbo, Quale disturbo, Soffro di capogiri, di vertigini, attrazione dell'abisso, o come lo si voglia chiamare, Non se n'è mai lamentato, Non mi piace lamentarmi, E bello da parte sua, continui, Stavo pensando di mettermi a letto, no, non è vero, mi ero già tolto le scarpe, quando all'improvviso ho preso la decisione, Se ha preso la decisione, saprà di certo perché l'ha fatto, Penso di non averla presa io, dev'essere stata lei a prendermi, Le persone normali prendono decisioni, non ne vengono prese, Fino alla sera di mercoledì lo pensavo anch'io, Che cos'è successo la sera di mercoledì, Quello che le sto raccontando, avevo il modulo della donna sconosciuta sul comodino, mi sono messo a guardarlo come se fosse la prima volta, Ma l'aveva già guardato prima, Quasi non facevo altro, in casa, fin dal lunedí, Stava dunque maturando la decisione,

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Pagina 50

(...) Io ho già cínquant'anni e, al suo confronto, non so nulla, Non immagina quanto si apprende fra i cinquanta e i settant'anni, E' questa la sua età, Poco di piú, E' stata felice dopo quanto era successo, Alla fin fine, allora, le interessa, Il fatto è che so poco della vita della gente, Proprio come il suo capo, proprio come la sua Conservatoria, Suppongo di sí, Fui perdonata, se è questo quello che vuole sapere, Perdonata, Sí, capita spesso, perdonatevi l'un l'altro, come si suol dire, La frase non è proprio cosí, è amatevi l'un l'altro, E' la stessa cosa, si perdona perché si ama, si ama perché si perdona, lei è un bambino, ha ancora molto da apprendere, Mi pare di sí, E' sposato, No, E non ha mai vissuto con una donna, Viverci, quello che si dice viverci, non l'ho mai fatto, Solo legami passeggeri, temporanei, Neanche questo, vivo da solo, quando il bisogno incalza faccio quello che fanno tutti, vado in cerca e pago, Ha notato che sta rispondendo ad alcune domande, Sí, ma adesso non m'importa, magari si impara proprio cosi, rispondendo, Le spiegherò una cosa, Mi dica, Comincerò con il domandarle se sa quante siano le persone coinvolte in un matrimonio, Due, l'uomo e la donna, Nient'affatto, nel matrimonio ci sono tre persone, c'è la donna, c'è l'uomo, e c'è quella che io chiamo una terza persona, la piú importante, quella persona costituita dall'uomo e dalla donna insieme, Non ci avevo mai pensato Se, per esempio, uno dei due commette adulterio, il piú offeso, quello che riceve il colpo piú profondo, per quanto le sembri incredibile, non è l'altro, ma questo nuovo altro che è la coppia, non è il singolo, ma i due insieme, E si può vivere davvero con quell'essere singolo fatto di due, per me è già tanto faticoso vivere con me stesso, La cosa piú comune nel matrimonio è che si veda l'uomo o la donna, o entrambi, ciascuno per proprio conto, che vogliono distruggere quel terzo che essi sono, quello che resiste, quello che vuole sopravvivere comunque, E' un'aritmetica troppo complicata per me, Si sposi, trovi una donna, e poi mi dirà, Via, via, ormai non è più tempo, meglio che non scommetta, chi lo sa cosa troverà quando giungerà alla fine della sua missione, o come l'ha chiamata, I dubbi che mi hanno incaricato di chiarire sono dubbi della Conservatoria Generale, non miei, E quali sono questi dubbi, se non è chiederle troppo, Ufficialmente sono tenuto al segreto, non posso rispondere, Il segreto le frutta ben poco, Signor José, fra poco dovrà andarsene, e se ne andrà via sapendo le stesse cose di quando è entrato, niente, Questo è vero, e il Signor José scosse il capo avvilito.

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Pagina 194

(...) Che nei paesi civili l'uso corretto, con vantaggi certificati dall'esperienza, è che i corpi permangano sottoterra per un certo numero di anni, in genere cinque, al termine dei quali, salvo un miracolo di non corruzione, si toglierà quel poco che sarà avanzato dopo il lavoro di corrosione della calce viva e della digestione dei vermi per fare spazio ai nuovi occupanti. Nei paesi civili non esiste questa pratica assurda dei luoghi schiavi, questa idea di considerare per sempre intoccabile una sepoltura, come se, siccome non è potuta essere definitiva la vita, lo potesse essere la morte. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti, questo portone condannato, l'anarchia della circolazione interna, il giro sempre piú lungo che i funerali devono fare al di fuori del Cimitero Generale prima di giungere a destinazione, a un'estremità di uno dei sessantaquattro tentacoli del polpo, un punto che non riuscirebbero mai a raggiungere se non avessero una guida in testa. Proprio come per la Conservatoria Generale, quantunque la corrispondente informazione, per una deplorevole dimenticanza, non sia stata data al momento opportuno il motto non scritto di questo Cimitero Generale è Tutti i nomi, anche se va riconosciuto che, in realtà, queste tre parole aderiscono come un guanto proprio alla Conservatoria, in quanto è li che si trovano effettivamente tutti i nomi, tanto quelli dei morti come quelli dei vivi, mentre il Cimitero, per la sua stessa natura di ultima destinazíone e ultimo deposito, dovrà accontentarsi sempre dei nomi dei defunti. Questa prova matematica, però, non è sufficiente per ridurre al silenzio i curatori del Cimitero Generale che, di fronte a quella che definiscono la propria apparente inferiorità numerica, sono soliti fare spallucce e ribattere, Con il tempo e la pazienza qui ci finiranno tutti, la Conservatoria dell'Anagrafe, a ben vedere le cose, è solo un affluente del Cimitero Generale. Inutile dire che per la Conservatoria è un insulto essere chiamata affluente. Nonostante queste rivalità, questa emulazione professionale, i rapporti fra gli impiegati della Conservatoria e del Cimitero sono francamente amichevoli, di reciproco rispetto, perché in fondo, oltre alla collaborazione istituzionale cui sono obbligati dalla comunità formale e dalla continuità obiettiva dei rispettivi statuti, sanno che stanno zappando alle due estremità della stessa vigna, questa vigna che si chiama vita ed è situata fra il nulla e il nulla.

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Pagina 203

I primi monumenti funerari erano costituiti da dolmen e triliti, poi comparivano, come una grande pagina aperta, a rilievo, le nicchie, le are, i tabernacoli, i tini di granito, le vasche di marmo, i coperchi lisci e lavorati, le colonne doriche, ioniche, corinzie e composite, le cariatidi, i fregi, gli acanti, le trabeazioni e i frontoni, le volte false, le volte vere, nonché le sezioni di muro create con mattoni sovrapposti, i pignoni di muraglie ciclopiche, le feritoie, i rosoni, i doccioni, le grandi finestre, i timpani, i pinnacoli, i lastricati, gli archi di spinta, i pilastri, le statue giacenti che rappresentavano uomini con elmo, spada e armatura, i capitelli con storie e senza storie, le melagrane, i gigli, le semprevive, i campanili, le cupole, le statue giacenti che rappresentavano donne coi seni strizzati, i dipinti, gli archi, i fedeli cani ai piedi, i bambini in fasce, le portatrici di doni, le prefíche con lo scialle sul capo, le guglie, i pinnacoli, le nervature, le vetrate, le tribune, i pulpiti, i balconi, altri timpani, altri capitelli, altri archi, angeli con le ali aperte, angeli con le ali chiuse, medaglioni, urne vuote, o scolpite a fiammate in pietra, o che lasciavano uscire languidamente un crespo, malinconie, lacrime, uomini maestosi, donne magnifiche, bambini amorosi falciati nel fiore degli anni, anziani e anziani che non potevano attendersi altro, croci intere e croci spezzate, scale, chiodi, corone di spine, lance, triangoli enigmatici, qualche insolita colomba marmorea, stuoli di colombe vere che volavano in circolo sopra il camposanto. E silenzio.

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Pagina 214

(...), E' andata cosí, mi sono seduto e mi sono addormentato, Lei è un uomo coraggioso, No, non sono neanche un uomo coraggioso, Ha scoperto la persona che cercava, E' quella che sta lí, proprio ai suoi piedi, E' un uomo, o una donna, E' una donna, Ancora non c'è il nome, Suppongo che la famiglia starà facendo preparare il marmo, Ho notato che le famiglie dei suicidi, piú delle altre, trascurano quest'obbligo elementare magari hanno dei rimorsi, probabilmente pensano di essere colpevoli, E' possibile, Se non ci siamo mai conosciuti, perché sta rispondendo a tutte le domande che le faccio, la cosa piú naturale sarebbe se mi dicesse che io, con la sua vita, non c'entro niente, Io sono fatto cosí, quando mi fanno delle domande rispondo sempre, E' un subalterno, un subordinato, un dipendente, un cameriere, un fattorino, Sono scritturale ausiliario presso la Conservatoria Generale dell'Anagrafe, Allora le viene proprio a fagiolo sapere la verità sul settore dei suicidi, ma prima mi dovrà giurare solennemente di non rivelare mai a nessuno il segreto, Lo giuro per quello che ho di piú sacro nella vita, E cos'è per lei, adesso, quello che di piú sacro ha nella vita, Non lo so, Tutto, O niente, Deve ammettere che sarà un giuramento un tantino vago, Non ne vedo altro di maggior valore, Amico, lo giuri sul suo onore, un tempo era il giuramento piú sicuro, Va bene, lo giurerò sul mio onore, ma guardi che il capo della Conservatoria si sbellicherebbe dalle risate se udisse uno dei suoi scritturali ausiliari giurare sull'onore, Fra un pastore di pecore e uno scritturale ausiliario è un giuramento abbastanza serio, un giuramento che non fa venire voglia di ridere, quindi ci baseremo su questo, Allora, qual è la verità sul settore dei suicidi, domandò il Signor José, Che in questo luogo non tutto è ciò che sembra, E' un cimitero, è il Cimitero Generale, E' un labirinto, I labirinti si possono vedere da fuori, Non tutti, questo appartiene ai labirinti invisibili, Non comprendo, Per esempio, la persona che è qui, disse il pastore sfiorando con la punta del bastone il monticello di terra, non è quella che crede lei. Di colpo, il suolo si mise a oscillare sotto i piedi del Signor José, l'ultima pedina della scacchiera, la sua certezza estrema, la donna sconosciuta infine ritrovata, era appena scomparsa, Vuol dire che quel numero è sbagliato, domandò tremando, Un numero è un numero, un numero non sbaglia mai, rispose il pastore, se lo portassero via da qui e lo collocassero in un altro posto, sia pure in capo al mondo, continuerebbe a essere il numero che è, Non capisco, Lo capirà, Per favore, c'è una gran confusione nella mia testa, Nessuno dei corpi che sono qui sotterrati corrisponde ai nomi che si leggono sulle placche di marmo, Non ci credo, Gliel'assicuro, E i numeri, Sono tutti scambiati, Perché, Perché qualcuno li sposta prima che siano portate e collocate le pietre con i nomi, E chi è costui, Io, Ma questo è un crimine, protestò indignato il Signor José, Non c'è nessuna legge che lo dica, Andrò a denunciarla immediatamente all'amministrazione del Cimitero, Si ricordi che ha giurato, Ritratto il mio giuramento, in questa situazione non vale, Si può sempre mettere la parola buona sulla parola cattiva, ma né l'una né l'altra potranno mai essere ritrattate, una parola è una parola, un giuramento è un giuramento, La morte è sacra, No, è la vita che è sacra, mio caro scritturale ausiliario, o almeno cosí si dice, Ma dev'esserci, in nome della decenza, un minimo di rispetto per chi è morto, le persone vengono qui a ricordare i parenti e gli amici, a meditare o pregare, a mettere fiori o a piangere davanti a un nome caro, e vai a vedere che, per colpa della malizia di un pastore di pecore, il vero nome di chi sta li è un altro, i resti mortali venerati non sono di chi si suppone, la morte, cosí, è una farsa, Non credo vi sia maggior rispetto che piangere per qualcuno che non si è mai conosciuto, Ma la morte, La morte che cosa, La morte dev'essere rispettata, Vorrei che mi dicesse in che cosa consiste, a suo parere, il rispetto per la morte, Prima di tutto non profanarla, La morte, come tale, non è profanabile, Lei sa benissimo che io sto parlando dei morti, e non della morte in sé, Mi dica dove ritrova il piú piccolo indizio di profanazione, L'avere scambiato i loro nomi non è una profanazione da poco, Capisco che uno scritturale ausiliario della Conservatoria dell'Anagrafe abbia simili idee circa i nomi. Il pastore si interruppe, fece un cenno al cane per mandarlo a riprendere una pecora che si era allontanata, poi proseguí, Ancora non le ho detto per quale motivo ho cominciato a scambiare le targhe su cui sono scritti i numeri delle tombe, Dubito che mi interessi saperlo, Dubito che non le interessi, Allora me lo dica, Se è vero, come è mia convinzione, che le persone si suicidano perché non vogliono farsi trovare, queste qui, grazie a quella che lei ha definito la malizia del pastore di pecore, sono ormai definitivamente libere dall'essere importunate, in realtà neanch'io, pure se lo volessi, sarei capace di ricordarmi i posti giusti, l'unica cosa che so è quello che penso quando passo davanti a uno di quei marmi con il nome completo e le relative date di nascita e morte, Che cosa pensa, Che ci è possibile non vedere la menzogna anche quando ce l'abbiamo davanti agli occhi. Già da un bel po' di tempo la nebbiolina si era dissipata, adesso ci si poteva rendere conto di quanto fosse grande il gregge. Il pastore fece con il bastone un movimento sora il capo, era un ordine al cane per andare a radunare il bestiame. Disse il pastore, E' giunto il momento di andarmene con le pecore, non vorrei che cominciassero a spuntare le guide, vedo già le luci di alcune auto, ma non vengono da questa parte, Io mi fermo ancora, disse il Signor José, Sta pensando davvero di andare a denunciarmi, domandò il pastore, Sono un uomo di parola, quello che ho giurato, è giurato, Tanto più che di sicuro le consiglierebbero di tacere, Perché, Pensi al lavoro che ci vorrebbe per disseppellire tutta questa gente, identificarla, molti di loro non sono piú che polvere fra polvere. Le pecore erano ormai quasi tutte riunite, qualche ritardataria saltava agilmente sopra le tombe per sfuggire al cane e unirsi alle sorelle. Il pastore domandò, Lei era un amico o un parente della persona che è venuta a trovare, Non la conoscevo neanche, E nonostante ciò veniva a cercarla, Proprio perché non la conoscevo la stavo cercando, Vede come in fondo avevo ragione io quando le ho detto che non c'è maggior rispetto del piangere per una persona che non si è conosciuta, Addio, può darsi che un giorno ci incontreremo, Non credo, Non si sa mai, Chi è lei, Sono il pastore di queste pecore, Nient'altro, Nient'altro.

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Pagina 222

(...) C'è chi dice, al contrario, che quanto piú si guarda meno si vede, comunque sia non credo valga la pena di andare a parlare con quell'uomo, Hai paura che si metta a raccontarle delle cause del divorzio, non vuoi essere costretto a udire nulla che vada a scapito della tua donna, In genere le persone non riescono a essere giuste, né con se stesse, né con gli altri, e quindi quasi sicuramente mi racconterebbe la storia in modo da avere tutta la ragione, Intelligente analisi, non c'è dubbio, Non sono stupido, In effetti, stupido non lo sei, il fatto è che ci metti troppo tempo a capire le cose, soprattutto le piú semplici, Per esempio, Che non avevi nessun motivo per andare in cerca di quella donna, a meno che, A meno che, che cosa, A meno che non si trattasse di amore, Bisogna proprio essere un soffitto per avere un'idea tanto assurda, Credo di averti già detto che i soffitti delle case sono l'occhio multiplo di Dio, Non me ne ricordo, Se non te l'ho detto con queste precise parole, te lo dico adesso, Allora dimmi anche come poteva piacermi una donna che non conoscevo, che non avevo mai visto, La domanda è pertinente, senza dubbio, ma solo tu potrai darle la risposta, E' un'idea che non ha né capo né coda, Che abbia il capo o abbia la coda è indifferente, io ti sto parlando di un'altra parte del corpo, del cuore, quello che voi affermate sia il motore e la sede degli affetti, Ti ripeto che non poteva piacermi una donna che non conosco, che non ho mai visto, se non in qualche vecchia foto, Potevi volerla vedere, volerla conoscere, e questo, che tu sia d'accordo o no, sarebbe già un piacere, Fantasie di soffitto, Fantasie tue, di uomo, non mie, Sei presuntuoso, credi di sapere tutto quanto mi riguarda, Non tutto, ma qualche cosa dovrò pure averla appresa dopo tanti anni di vita in comune, scommetto che non avevi mai pensato che tu e io viviamo insieme, la grande differenza fra noi è che tu mi presti attenzione solo quando hai bisogno di consigli e alzi gli occhi quassú, mentre io passo tutto il tempo a guardarti, L'occhio di Dio, Prendi le mie metafore sul serio se vuoi, ma non ripeterle come se fossero tue. Dopo di ciò il soffitto decise di tacere, aveva capito che i pensieri del Signor José erano già rivolti alla visita che avrebbe fatto ai genitori della donna sconosciuta, l'ultimo passo prima di sbattere con il naso contro il muro, espressione altrettanto metaforica che significa, Sei arrivato alla fine.

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Pagina 252 [ fine libro ]

(...) Il Signor José entrò in Conservatoria, si avvicinò alla scrivania del capo, aprì il cassetto dove l'aspettavano la torcia e il filo d'Arianna. Si legò un capo del filo alla caviglia e avanzò nell'oscurità.

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