Copertina
Autore José Saramago
Titolo Il viaggio dell'elefante
EdizioneEinaudi, Torino, 2009, Supercoralli , pag. 206, cop.ril.sov., dim. 14,5x22,2x1,6 cm , Isbn 978-88-06-19433-8
OriginaleA Viagem do Elefante [2008]
TraduttoreRita Desti
LettoreRenato di Stefano, 2009
Classe narrativa portoghese
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Per quanto incongruente possa sembrare a chi non tenga in attenta considerazione l'importanza delle alcove, siano esse sacramentate, laiche o irregolari, nel buon funzionamento delle amministrazioni pubbliche, il primo passo dello straordinario viaggio di un elefante verso l'austria che ci proponiamo di narrare fu fatto negli appartamenti reali della corte portoghese, piú o meno all'ora di andare a letto. Si registri sin da subito che non è un semplice caso se sono state utilizzate qui queste parole imprecise, piú o meno. Ci siamo dispensati cosí, con notevole eleganza, di entrare in particolari di ordine fisico e fisiologico un po' sordidi, e quasi sempre ridicoli, che, tirati in ballo sulla carta, offenderebbero il cattolicesimo rigoroso di dom joão, il terzo, re di portogallo e degli algarvi, e di donna caterina d'austria, sua sposa e futura nonna di quel dom sebastião che andrà a combattere ad alcácer-quibir e laggiú morirà al primo assalto, o al secondo, quantunque non manchi chi afferma che trapassò per malattia alla vigilia della battaglia. Col sopracciglio aggrottato, ecco ciò che il re cominciò col dire alla regina, Sono in dubbio, signora, Su che, mio signore, Il presente che abbiamo dato al cugino massimiliano per le sue nozze, quattro anni fa, mi è sempre parso indegno del suo lignaggio e dei suoi meriti, e ora che ce l'abbiamo qui tanto vicino, a valladolid, come reggente di spagna, per cosí dire a un tiro di schioppo, vorrei offrirgli qualcosa di piú prezioso, qualcosa che desse nell'occhio, che ve ne pare, signora, Un ostensorio andrebbe bene, signore, ho notato che, forse per la virtù congiunta del suo valore materiale con il suo significato spirituale, un ostensorio è sempre ben accetto dall'omaggiato, La nostra santa chiesa non gradirebbe una tale liberalità, di sicuro avrà ancora presenti nella sua infallibile memoria le confesse simpatie del cugino massimiliano per la riforma dei protestanti luterani, luterani o calvinisti, non l'ho mai saputo con certezza, Vade retro, satana, non ci avevo neppure pensato, esclamò la regina, facendosi il segno della croce, domani dovrò confessarmi di buon mattino, Perché domani in particolare, signora, se è vostro costume confessarvi tutti i giorni, domandò il re, Per la nefanda idea che il nemico mi ha posto nelle corde vocali, pensate che sento ancora la gola bruciare come se avesse sfiorato l'alito dell'inferno. Abituato agli eccessi sensoriali della regina, il re fece spallucce e tornò allo spinoso compito di scoprire un dono in grado di soddisfare l'arciduca massimiliano d'austria. La regina bisbigliava un'orazione, ne aveva già iniziata un'altra quando, all'improvviso, si interruppe e quasi gridò, Abbiamo salomone, Che cosa, domandò il re, perplesso, senza capire l'intempestiva invocazione al re di giudea, Sì, signore, salomone, l'elefante, E che c'entra ora l'elefante, domandò il re ormai piuttosto esasperato, Per il dono, signore, per il dono di matrimonio, rispose la regina, alzandosi in piedi euforica, eccitatissima, Non è un dono di nozze, Fa lo stesso. Il re annui lentamente con il capo tre volte di seguito, fece una pausa e annui altre tre volte, dopo di che concesse, Mi sembra un'idea interessante, È piú che interessante, è un'idea buona, è un'idea eccellente, rintuzzò la regina con un gesto di impazienza, quasi di insubordinazione, che non fu capace di reprimere, sono piú di due anni che quell'animale è arrivato dall'india e, da allora, non ha fatto altro che mangiare e dormire, il tino sempre pieno d'acqua, e mucchi di foraggio, è come se stessimo mantenendo una bestia all'ingrasso, e senza speranze di profitto, Quel povero animale non ha colpa, qui non c'è lavoro che gli si addica, a meno che non lo mandassi nei cantieri del tago a trasportare assi, ma quel poverino ne patirebbe, perché la sua specialità professionale sono i tronchi, che per la curvatura si adattano meglio alla proboscide, Allora che se ne vada a vienna, E come ci andrà, domandò il re, Ah, questo non ci riguarda, se il cugino massimiliano ne diverrà il padrone, che se la sbrighi lui, suppongo si trovi ancora a valladolid, Non ho alcuna notizia in contrario, Certo è che a valladolid salomone dovrà andarci con le sue zampe, del resto ha delle buone dande, E a vienna altrettanto, non c'è altro modo, Una bella tirata, disse la regina, Una bella tirata, assentí il re gravemente, e aggiunse, Domani scriverò al cugino massimiliano, se accetterà ci sarà da combinare date e prendere accordi, per esempio, quando avrebbe intenzione lui di partire per vienna, di quanti giorni avrà bisogno salomone per andare da lisbona a valladolid, da lí in poi non è piú affar nostro, noi ce ne laviamo le mani, Sí, ce ne laviamo le mani, disse la regina, ma nel suo intimo profondo, laddove si dibattono le contraddizioni dell'essere, avvertí un subitaneo dolore all'idea di lasciar andare salomone cosí solo soletto verso terre tanto distanti e tanto estranee genti.

Il giorno seguente, di buon mattino, il re mandò a chiamare il segretario pêro de alcáçova carneiro e gli dettò una lettera che non gli venne bene alla prima, né alla seconda, né alla terza, e che dovette essere affidata per intero all'abilità retorica e alla sperimentata conoscenza della pragmatica e delle formule epistolari in uso tra i sovrani che esornavano il competente funzionario, il quale aveva studiato nella migliore delle scuole possibili, in quella di suo padre, antónio carneiro, da cui, per morte, aveva ereditato la carica. La lettera risultò perfetta tanto nella calligrafia come nelle motivazioni, non omettendo neppure la possibilità retorica, diplomaticamente espressa, che il dono potesse non essere gradito all'arciduca, il quale però avrebbe avuto tutte le difficoltà del mondo a rispondere con un diniego, giacché il re del portogallo affermava, in un passaggio strategico della lettera, che in tutto il suo regno non possedeva nulla di piú prezioso dell'elefante salomone, vuoi per il sentimento unitario della creazione divina che lega e imparenta tutte le specie l'un l'altra, c'è persino chi afferma che l'uomo fu fatto con gli avanzi dell'elefante, vuoi per i valori simbolico, intrinseco e mondano dell'animale. Chiusa e sigillata la lettera, il re diede ordine che si presentasse il decano staffiere, gentiluomo della sua massima fiducia, al quale riassunse la missiva, dopo di che gli ordinò di scegliere una scorta degna della sua qualità, ma, soprattutto, all'altezza della responsabilità della missione che gli era affidata. Il gentiluomo baciò la mano al re, che gli rivolse, con la solennità di un oracolo, queste parole sibilline, Che siate tanto rapido come l'aquilone e tanto sicuro come il volo dell'aquila, Sí, mio signore. Dopo, il re cambiò tono e diede alcuni consigli pratici, Non avete bisogno che vi rammenti che dovrete cambiare i cavalli ogniqualvolta sia necessario, le stazioni di posta ci sono proprio per questo, non è il momento di fare economie, farò potenziare le cavalcature, e, sin d'ora, se possibile, per guadagnare tempo, ritengo che dovreste dormire sul vostro cavallo mentre questi andrà galoppando sulle strade della castiglia. Il messaggero non comprese la battuta scherzosa o preferí lasciarla passare, e si limitò a dire, Gli ordini di vostra altezza saranno eseguiti punto per punto, in questo impegno la mia parola e la mia vita, e cominciò a ritirarsi a ritroso, ripetendo gli inchini ogni tre passi. È il migliore dei decani staffieri, disse il re. Il segretario decise di tacere l'adulazione che sarebbe consistita nell'affermare che il decano staffiere non avrebbe potuto essere e comportarsi altrimenti, dato che era stato scelto personalmente da sua altezza. Aveva l'impressione di aver detto qualcosa di simile non molti giorni addietro. Già allora gli era venuto alla mente un consiglio del padre, Attenzione, figlio mio, un'adulazione ripetuta finirà inevitabilmente per divenire insoddisfacente, e dunque ferirà come un'offesa. Ragion per cui anche il segretario, sebbene per motivi diversi da quelli del decano staffiere, preferí tacere. Fu in quel breve silenzio che il re diede voce, infine, a un'inquietudine che gli era sopraggiunta al risveglio, Stavo pensando, credo che dovrei andare a vedere salomone, Desidera vostra altezza che faccia chiamare la guardia reale, domandò il segretario, No, due paggi sono piú che sufficienti, uno per i messaggi e l'altro per andare a scoprire perché il primo non sia ancora tornato, ah, e anche voi, signor segretario, se volete accompagnarmi, Vostra altezza mi fa grande onore, al di sopra dei miei meriti, Forse perché possiate meritare sempre di piú, come vostro padre, che dio l'abbia in gloria, Bacio le mani di vostra altezza, con l'amore e il rispetto con cui baciavo le sue, Ho l'impressione che sia questo a essere ben al di sopra dei miei meriti, disse il re, sorridendo, Quanto a dialettica e risposta pronta nessuno è superiore a vostra altezza, Ma badate che c'è anche chi dice che le fate che presiedettero alla mia nascita non mi destinarono all'esercizio delle lettere, Non tutto nel mondo è lettere, mio signore, andare quest'oggi a far visita all'elefante salomone è, come forse si verrà a dire in futuro, un atto poetico, Che cos'è un atto poetico, domandò il re, Non si sa, mio signore, lo scopriamo solo quando ormai è avvenuto, Ma io, per ora, avevo solo annunciato l'intenzione di andare a trovare salomone, In quanto parola di re, suppongo che sarà stato abbastanza, Credo di aver sentito dire che, in retorica, questa la chiamano ironia, Chiedo perdono a vostra altezza, Siete perdonato, signor segretario, se tutti i vostri peccati fossero di tale gravità, avreste il cielo garantito, Non so, mio signore, se questo sarà il tempo migliore per andare in cielo, Che significa, C'è l'inquisizione, mio signore, è finita coi salvacondotti di confessione e assoluzione, L'inquisizione manterrà l'unità fra i cristiani, è questo il suo obiettivo, Santo obiettivo, senza dubbio, mio signore, resta da sapere con che mezzi lo raggiungerà, Se l'obiettivo è santo, santi saranno anche i mezzi di cui si servirà, rispose il re con una certa asprezza, Chiedo perdono a vostra altezza, inoltre, Inoltre, che, La imploro di dispensarmi dalla visita a salomone, sento che oggi non sarei una compagnia piacevole per vostra altezza, Non vi dispenso, ho assoluto bisogno della vostra presenza nel recinto, A che pro, mio signore, se non sono troppo ardito nel domandarlo, Non ho lumi per cogliere se avverrà quel che avete definito atto poetico, rispose il re con un mezzo sorriso in cui la barba e i baffi disegnavano un'espressione maliziosa, quasi mefistofelica, Attendo i vostri ordini, mio signore, Che alle cinque in punto quattro cavalli siano alla porta del palazzo, raccomandate che quello a me destinato sia grosso, grasso e mansueto, le cavalcate non sono mai state il mio forte, e adesso ancora meno, a questa età e con gli acciacchi che essa ha portato, Si, mio signore, E sceglietemi bene i paggi, che non siano di quelli che se la ridono di tutto e di niente, mi vien voglia di torcergli il collo, Si, mio signore.

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Casualmente, forse per effetto di qualche alterazione atmosferica, il comandante si ritrovò a pensare alla moglie e ai figli, lei, incinta di cinque mesi, loro, un maschietto e una femminuccia, di sei e quattro anni rispettivamente. Le rudi genti di queste epoche che ancora a stento sono uscite dalla barbarie primeva prestano cosí poca attenzione ai sentimenti delicati che ben di rado ne fanno uso. Sebbene già si cominci a notare da queste parti un certo fermento di emozioni nella laboriosa costituzione di un'identità nazionale coerente e coesa, la nostalgia e i suoi sottoprodotti non sono ancora stati integrati nel portogallo come filosofia abituale di vita, il che ha dato origine a non poche difficoltà di comunicazione nella società in generale, come pure a non poche perplessità nel rapporto di ciascuno con se stesso. In nome del piú ovvio senso comune, ad esempio, non sarebbe per noi consigliabile avvicinarci alla staffa del comandante per domandare, Mi dica, comandante, ha nostalgia di sua moglie e dei suoi figlioletti. L'interpellato, ancorché non del tutto sprovvisto di gusto e sensibilità, come già si dev'eser potuto osservare in diversi passaggi di questo racconto, mantenendo sempre, è chiaro, la piú riguardosa discrezione per non scioccare il pudore del personaggio, ci guarderebbe sorpreso per la nostra palese mancanza di tatto e ci darebbe una risposta vaga, astratta, senza capo né coda, lasciandoci, quanto meno, con serie preoccupazioni sulla vita intima della coppia. Vero è che il comandante non ha mai cantato una serenata né scritto, che si sappia, un sonettino, foss'anche uno solo, ma ciò non significa che non sia, diciamo per natura, assai competente per apprezzare le cose belle che via via sono state create dall'ingegno dei suoi simili. Una di queste, ad esempio, avrebbe potuto portarla con sé, avvolta nello zaino tra gli indumenti, come aveva già fatto in altri spostamenti piú o meno bellici, ma stavolta ha preferito lasciarla al sicuro a casa. Data la scarsezza del soldo che riscuote, non di rado in ritardo, il quale, come è evidente, non è stato calcolato dalle finanze per i lussi della truppa, il comandante, se ha voluto il suo gioiello, ormai una buona dozzina d'anni fa, ha dovuto vendere una bandoliera ricca in materiali, delicata nel disegno e notevole nella decorazione, in ogni caso piú adatta a brillare nei saloni che sul campo di battaglia, un magnifico pezzo di equipaggiamento militare un tempo di proprietà del nonno materno e che, da allora, si era tramutato in oggetto del desiderio di quanti la vedevano. Al suo posto, ma non per gli stessi scopi, si trova, sin da allora, un grosso volume, dal titolo di amadigi di gaula, un'opera di cui sarà stato autore, come giurano certi eruditi piú patrioti, un tal vasco de lobeira, portoghese del quattordicesimo secolo, la quale opera sarebbe stata pubblicata a saragozza, in traduzione castigliana, nel mille e cinquecento otto da garci rodríguez de montalvo, che vi aggiunse alcuni capitoli di avventure e amori ed emendò e corresse gli antichi testi. Sospetta il comandante che il suo esemplare provenga da un ceppo bastardo, da una di quelle edizioni che oggi chiamiamo pirata, il che dimostra da quanto lontano vengano certe illecite pratiche commerciali. Salomone, altre volte lo abbiamo detto, stiamo parlando del re di giudea, non dell'elefante, aveva ragione quando scrisse che non c'è niente di nuovo sotto il sole. Si stenta a immaginare che tutto fosse uguale a tutto già in quelle bibliche ere, quando la nostra pertinace innocenza continua a ostinarsi a immaginarle liriche, bucoliche e pastorali, solo perché sono ancora tanto vicine, ai primi abbozzi della nostra civiltà occidentale.

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Fatto sta che, l'indomani mattina, si presentò nel bivacco ancora mezzo addormentato un emissario della basilica di sant'antonio. Sebbene non avesse usato esattamente questi termini, disse di venire su ordine di un superiore della squadra ecclesiastica del tempio per parlare con il custode dell'elefante. Tre metri di altezza si vedono da lontano, e la sagoma di solimano riempiva quasi lo spazio celeste, ma il prete, comunque, chiese che lo conducessero fin là. Il corazziere che lo accompagnava andò a scuotere il cornac, il quale, avvolto nel suo pastrano, dormiva ancora, C'è un prete, disse. Aveva optato per parlare in castigliano, ed è la cosa migliore che avrebbe potuto fare, dato che le limitate conoscenze della lingua tedesca di cui il cornac si era dotato fino a oggi ancora non gli bastavano per comprendere una frase tanto complessa. Fritz apri la bocca per domandare che cosa volesse da lui quel prete, ma la richiuse subito, non sia mai che dovesse crearsi una confusione linguistica che non si sa dove li avrebbe portati. Si alzò, dunque, e si diresse verso il sacerdote, che aspettava a prudente distanza, Vostra paternità vuole parlare con me, domandò, Infatti, figliolo mio, rispose il visitatore mettendo in queste tre parole tutte le riserve di unzione di cui poteva disporre, Allora dica pure, padre, Tu sei cristiano, fu la domanda, Sono stato battezzato, ma dal colore della mia pelle e dai miei lineamenti, vostra paternità avrà già visto che non sono di qua, Sí, suppongo che tu sia indiano, ma ciò non è d'impedimento che sia un buon cristiano, Non sarò io a dirlo, giacché ho capito che elogio in bocca propria è vituperio, Sono qui per farti una richiesta, ma prima voglio che mi dica se il tuo elefante è di quelli ammaestrati, Ammaestrato, quello che si dice ammaestrato, nel senso di possedere un certo numero di abilità da circo, non lo è, ma di solito si comporta con la dignità di un elefante che si rispetti, Sarai capace di farlo inginocchiare, foss'anche con una gamba sola, Sappia vostra paternità che non ho mai provato, ma ho osservato che solimano si inginocchia motu proprio quando vuole sdraiarsi, quello però di cui non posso avere la certezza è che lo faccia se glielo ordino, Puoi provare, Sappia vostra paternità che l'occasione non è la migliore, la mattina solimano è quasi sempre mal disposto, Posso tornare piú tardi, se lo ritieni conveniente, quello che mi porta qui non è cosa impellente, sebbene converrebbe assai agli interessi della basilica che avvenisse oggi, prima che sua altezza l'arciduca d'austria partisse per il nord, Avvenisse oggi, che cosa, se non sono troppo ardito a domandarlo, Il miracolo, disse il prete congiungendo le mani, Che miracolo, domandò il cornac mentre sentiva la testa girargli, Se l'elefante andasse a inginocchiarsi alla porta della basilica, non ti sembra che sarebbe un miracolo, uno dei grandi miracoli della nostra epoca, domandò il sacerdote congiungendo di nuovo le mani, Io non so niente di miracoli, nella mia terra, laggiú dove sono nato, non ce n'è sin da quando il mondo fu creato, immagino che tutta la creazione sarà stata un miracolo continuo, ma poi sono finiti, Ora sí, vedo che in definitiva non sei un buon cristiano, Che lo decida vostra paternità, a me hanno dato un impiastricciamento di cristianesimo e battezzato lo sono, ma forse si coglie ancora quello che c'è sotto, E cos'è che c'è sotto, Ganesha, per esempio, il dio elefante, quello lí che sta scuotendo le orecchie, e ora vostra paternità mi vorrà domandare come faccio a sapere che l'elefante solimano è un dio, e io risponderò che se c'è, come c'è, un dio elefante, potrà essere tanto quello come qualsiasi altro, Per ciò che ancora mi aspetto da te, ti perdono le blasfemie, ma, quando sarà tutto terminato, dovrai confessarti, E che si aspetta vostra paternità da me, Che tu conduca l'elefante alla porta della basilica e lo faccia inginocchiare, Non so se ne sarò capace, Provaci, Immagini vostra paternità che io conduca l'elefante fin là e lui si rifiuti di inginocchiarsi, anche se non me ne intendo molto di questi argomenti, suppongo che peggio di un miracolo che non c'è sia ritrovarsi con un miracolo fallito, Non sarà mai fallito se ne resteranno dei testimoni, E chi saranno questi testimoni, In primo luogo, tutta la comunità religiosa della basilica e quanti cristiani disponibili riusciremo a riunire all'entrata del tempio, in secondo luogo, la voce pubblica che, come sappiamo, è capace di giurare ciò che non ha visto e affermare ciò che non sa, Incluso credere in miracoli che non sono mai esistiti, domandò il cornac, Sono questi i piú gustosi, si fatica a prepararli, ma lo sforzo che richiedono in genere è compensato, e inoltre, solleviamo da maggiori responsabilità i nostri santi, E quelle di dio, Dio non lo importuniamo mai perché faccia un miracolo, bisogna rispettare la gerarchia, al massimo ricorriamo alla vergine, che pure è dotata di talenti taumaturgici, Mi parrebbe, disse il cornac, che nella vostra chiesa gira molto cinismo, Forse, ma, se ti parlo con tanta franchezza, rispose il sacerdote, è per farti capire che abbiamo davvero necessità di questo miracolo, questo o qualche altro, Perché, Perché Lutero, nonostante sia morto, sta causando grande pregiudizio alla nostra santa religione, tutto quanto possa aiutarci a ridurre gli effetti della predicazione protestante sarà benvenuto, rammenta che soltanto poco piú di trent'anni fa sono state affisse le sue nefande tesi alle porte della chiesa del castello di wittenberg e già il protestantesimo sta dilagando come un'inondazione in tutta l'europa, Io non so niente di quelle tesi, o quel che sono, Né c'è bisogno che tu lo sappia, basta che abbia fede, Fede in dio, o nel mio elefante, domandò il cornac, In entrambi, rispose il prete, E quanto ci guadagnerò con questo, Alla chiesa non si chiede, si dà, In tal caso, vostra paternità dovrebbe parlare piuttosto con l'elefante, visto che solo da lui dipenderà il buon risultato dell'operazione miracolosa, Hai una lingua sfrontata, attento a non perderla, Che cosa mi accadrà se porterò l'elefante alla porta della basilica e lui non si inginocchierà, Niente, a meno che noi non si sospetti che sia colpa tua, E se cosí fosse, Avresti forti motivi per pentirtene. Il cornac trovò piú conveniente arrendersi, A che ora desidera vostra paternità che porti l'animale, domandò, Ti voglio là a mezzogiorno in punto, non un minuto dopo, E io spero che il tempo mi basti per far entrare in testa a solimano che dovrà inginocchiarsi ai piedi delle vostre paternità, Non ai nostri, che noi siamo indegni, ma del nostro sant'antonio, e con queste pie parole il prete si ritirò per riferire ai superiori sui risultati dell'evangelico approccio, Ma ci sono speranze, gli domandarono, Le migliori, anche se siamo nelle mani dell'elefante, Un elefante non è un cavallo, non ha mani, E un modo di dire, come a significare, per esempio, che siamo nelle mani di dio, Con la grande differenza che siamo, effettivamente, nelle mani di dio, Lodato sia il suo nome, Sempre sia lodato, ma, tornando al dunque, perché mai saremmo nelle mani dell'elefante, Perché non sappiamo che cosa farà quando si troverà davanti alla porta della basilica, Farà ciò che gli ordinerà il cornac, a questo serve l'insegnamento, Confidiamo nella benevolente comprensione divina dei fatti di questo mondo, se dio, come supponiamo, vuole essere servito, converrà che dia un aiuto ai suoi stessi miracoli, quelli che meglio parleranno della sua gloria, Fratelli, la fede può tutto, dio opererà in ciò che manchi, Amen, vociferò in coro la congregazione sacerdotale, preparandosi mentalmente l'arsenale di preghiere coadiuvanti.

Fritz, intanto, cercava con tutti i mezzi di far capire all'elefante quello che voleva da lui. Non era un compito facile per un animale dalle opinioni decise, che immediatamente avrebbe associato l'azione di piegare le ginocchia all'azione seguente di sdraiarsi a dormire. Poco alla volta, però, dopo molte pungolate, un'infinità di imprecazioni e qualche supplica disperata, cominciò a farsi luce nel cervello di solimano fino ad allora renitente, cioè che doveva mettersi in ginocchio, ma non sdraiarsi. La mia vita, arrivò a dirgli fritz, è nelle tue mani, il che dimostra come le idee possano propagarsi, non solo per via diretta, dalla bocca all'orecchio, ma semplicemente perché aleggiano nelle correnti atmosferiche che ci circondano, costituendo, per cosí dire, un autentico bagno a immersione nel quale si apprende senza rendersene conto. Data la scarsezza di orologi, ciò che dettava all'epoca erano l'altezza del sole e la dimensione dell'ombra che questi faceva proiettare sul suolo. E cosí che fritz ha saputo che si avvicinava il mezzogiorno, e dunque il momento di condurre l'elefante alla porta della basilica, dopo di che sarà quello che dio vuole. Eccolo lí, a cavallo sulla collottola di solimano, come altre volte lo abbiamo visto, ma ora gli tremano le mani e il cuore, come se fosse un misero apprendista cornac. Preoccupazioni sprecate, tutte. Giunto alla porta della basilica, davanti a una folla di testimoni che per tutti i tempi a venire attesteranno il miracolo, l'elefante, obbedendo a un leggero tocco sull'orecchio destro, piegò i ginocchi, e non soltanto uno, con la qual cosa già si sarebbe ritenuto soddisfatto il prete che aveva presentato la sua richiesta, ma tutti e due, sottomettendosi cosí alla maestà di dio nel cielo e dei suoi rappresentanti sulla terra. Solimano ricevette in cambio una generosa aspersione di acqua benedetta che arrivò a schizzare anche il cornac lassú in cima, mentre gli astanti, all'unanimità, cadevano in ginocchio e la mummia del glorioso sant'antonio fremeva di godimento nel suo tumulo.

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La carovana è pronta a partire. C'è un sentimento generale di apprensione, una tensione tutt'altro che dissimulabile, si avverte che le persone non riescono a togliersi dalla mente il passo del brennero e i suoi pericoli. E il cronista di questi avvenimenti non ha pudore a confessare che teme di non esser capace di descrivere il famoso valico che piú avanti ci aspetta, proprio lui che, già quando si è trattato del passo dell'isarco, ha dovuto mascherare come meglio poteva la propria insufficienza, divagando per materie secondarie, fors'anche di qualche importanza in sé, ma eludendo chiaramente il fondamentale. Peccato che nel sedicesimo secolo la fotografia non fosse stata ancora inventata, perché allora la soluzione sarebbe facilissima, basterebbe inserire a questo punto un bel po' di immagini dell'epoca, soprattutto se scattate da un elicottero, e il lettore avrebbe tutti i motivi per considerarsi ampiamente compensato e riconoscere l'imponente sforzo informativo della nostra redazione. A proposito, è il momento di dire che la piccola cittadina che viene a seguire, a pochissima distanza da bressanone, si chiama in italiano, giacché in italia ancora ci troviamo, vipiteno. Che gli austriaci e i tedeschi la chiamino sterzing è qualcosa che va oltre la nostra capacità di comprensione. Ciò nonostante, ammettiamo come possibile, ma senza metterci la mano sul fuoco, che l'italiano sia meno taciuto da queste parti di quanto non lo sia il portoghese nell'algarve.

Ormai siamo fuori bressanone. Si stenta a credere che in una regione accidentata come questa, dove abbondano le vertiginose catene montuose accavallate le une sulle altre, ci sia stato ancora bisogno di squarciare le cicatrici profonde dei passi dell'isarco e del brennero, invece di andare a metterle in altri luoghi del pianeta meno favoriti dai beni della natura, dove l'eccezionalità dello stupefacente fenomeno geologico potesse, grazie all'industria del turismo, beneficiare materialmente le modeste e sofferte vite degli abitanti. Al contrario di quanto sarà lecito pensare, tenendo in considerazione i problemi narrativi francamente esposti a proposito dell'attraversamento dell'isarco, questi commenti non sono destinati a supplire per anticipazione alla prevedibile scarsezza di descrizioni del passo del brennero in cui siamo sul punto di entrare. Sono, piuttosto, l'umile riconoscimento di quanta verità vi sia nella ben nota frase, Mi mancano le parole. In effetti, ci mancano le parole. Si dice che in una delle lingue parlate dagli indigeni del sudamerica, forse in amazzonia, esistono piú di venti espressioni, un ventisette, credo di ricordare, per designare il colore verde. A paragone con la povertà del nostro vocabolario circa questa materia, sembrerà che per loro dovrebbe essere facile descrivere le foreste in cui vivono, in mezzo a tutti quei verdi dettagliati e differenziati, separati unicamente da sottili e quasi impercettibili sfumature. Non sappiamo se lo abbiano mai tentato e siano rimasti soddisfatti del risultato. Quello che, invece, sappiamo è che un monocromatismo qualsiasi, l'apparente bianco assoluto di queste montagne, ad esempio, per non andare più lontano, neanche quello risolve la questione, forse perché vi sono piú di venti sfumature di bianco che l'occhio non può cogliere, ma di cui intuisce l'esistenza. La verità, se vogliamo accettarla in tutta la sua crudezza, è che, semplicemente, non è possibile descrivere un paesaggio con le parole. O meglio, quanto a essere possibile, lo è, ma non ne vale la pena. Mi domando se valga la pena di scrivere la parola montagna se non sappiamo che nome darebbe a se stessa la montagna. Con la pittura è già un'altra cosa, riesce a creare sulla tavolozza anche ventisette tonalità di verde tutte sue che sono sfuggite alla natura, piú qualcun'altra che non lo sembra, e questo, come compete, lo chiamiamo arte. Agli alberi dipinti le foglie non cadono.

Ormai ci troviamo sul passo del brennero. Per ordine espresso dell'arciduca, in silenzio totale. Al contrario di quanto era successo sino a ora, la carovana, come se la paura avesse prodotto un effetto aggregante, non ha mostrato la tendenza a disperdersi, i cavalli del cocchio arciducale quasi sfiorano con i musi i quarti posteriori delle ultime cavalcature dei corazzieri, solimano procede talmente vicino alla boccetta delle essenze dell'arciduchessa che riesce ad aspirare deliziato la fragranza che ne emana ogni volta che la figlia di carlo quinto sente il bisogno di rinfrescarsi. Il resto della carovana, a cominciare dal carro dei buoi con il foraggio e il tino dell'acqua, segue la pista come se non ci fosse altro modo di arrivare a destinazione. Si trema di freddo, ma soprattutto di paura. Nelle anfrattuosità delle altissime scarpate si accumula la neve che di tanto in tanto si stacca e viene a cadere sulla carovana con un rumore sordo in piccole slavine che, senza maggior pericolo di per sè, hanno come conseguenza di aumentare i timori. Non c'è nessuno qui che si senta tanto sicuro da servirsi degli occhi per godere della bellezza del paesaggio, per quanto non manchi comunque un esperto che sta dicendo al suo vicino, Senza neve è molto piú bello, È piú bello, come, ha domandato il compagno curioso, Non si può descrivere. E davvero, la piú grande irriverenza verso la realtà, qualunque essa, la realtà, sia, che si potrà commettere quando ci dedichiamo all'inutile lavoro di descrivere un paesaggio è di farlo con parole che non sono nostre, che non sono mai state nostre, si badi bene, parole che sono già passate per milioni di pagine e di bocche prima che arrivasse il nostro turno di utilizzarle, parole stanche, esauste dopo essere andate di mano in mano lasciando in ciascuna una parte della propria sostanza vitale. Se scriviamo, ad esempio, le parole ruscello cristallino, cosí tanto applicate proprio nella descrizione dei paesaggi, non ci soffermiamo a riflettere se il ruscello continui a essere tanto cristallino come quando lo abbiamo visto per la prima volta, o se abbia cessato di essere un ruscello per trasformarsi in un fiume impetuoso, oppure, misera sorte quest'ultima, nel più infetto e maleodorante dei pantani. Ancorché non lo sembri a prima vista, tutto questo ha molto a che vedere con quella coraggiosa affermazione, pronunciata prima, che semplicemente non è possibile descrivere un paesaggio e, per estensione, qualsiasi altra cosa. In bocca a una persona di fiducia che, da quello che dimostra, conosce i luoghi come essi ci si presentano nelle diverse stagioni dell'anno, parole del genere danno da pensare. Se una tale persona, con la sua onestà e il suo sapere fatto di esperienza, dice che non si può descrivere ciò che gli occhi vedono, traducendolo in parole, sia essa neve o rigoglioso frutteto, come potrebbe azzardarsi a farlo chi in vita sua non ha mai attraversato il passo del brennero e neppure in sogno in quel sedicesimo secolo, quando mancavano le autostrade e le stazioni di rifornimento di benzina, croissant e tazzine di caffè, oltre che un motel per passare la notte al caldo, mentre qua fuori imperversa la tempesta e un elefante smarrito lancia il piú angosciante dei barriti. Noi non c'eravamo, ci siamo basati solo su informazioni, e vai a sapere quanto valgano, una stampa antica, ad esempio, rispettabile solo per la sua età provetta e il disegno ingenuo, mostra un elefante dell'esercito di annibale che precipita giú in un burrone, quando è certo che durante la laboriosa traversata delle alpi da parte dell'esercito cartaginese, cosí almeno ce l'ha affermato chi la materia la conosce, non si perse alcun elefante. Anche qui non si perderà nessuno. La carovana è ancora compatta, salda, qualità che non sono meno lodevoli per il fatto di essere fondamentalmente determinate, come si è già spiegato prima, da sentimenti egoisti. Ma ci sono delle eccezioni. La maggiore preoccupazione dei corazzieri, ad esempio, non ha niente a che vedere con la sicurezza personale di ciascuno, bensí con quella dei loro cavalli, costretti ora ad avanzare su un terreno scivoloso, di ghiaccio duro, grigio-azzurro, dove un metacarpo rotto avrebbe la piú fatale delle conseguenze. Fino a questo momento, il miracolo compiuto da solimano alla porta della basilica di sant'antonio a padova, per quanto ciò possa pesare all'ancora incallito luteranesimo dell'arciduca massimiliano secondo d'austria, ha protetto la carovana, non solo i potenti che ci viaggiano, ma anche la gente comune, il che prova, se ancora fosse necessaria la dimostrazione, le rare ed eccellenti virtú taumaturgiche del santo, al secolo fernando de bulhões, che due città, lisbona e padova, continuano a contendersi da secoli, piuttosto pro forma, bisogna dirlo, perché ormai è chiaro a tutti quanti che è stata padova a issare alla fine il gonfalone della vittoria, mentre lisbona si è accontentata delle processioni popolari dei quartieri, il vino rosso e le sardine arrostite alla brace, oltre ai palloncini e ai vasi di basilico. Non basta sapere come e dove nacque fernando de bulhões, c'è da aspettare per vedere come e dove andrà a morire sant'antonio.

Continua a nevicare e, scusate la banalità dell'espressione, fa un freddo boia.

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