Autore Albertus Seba
Titolo Cabinet of Natural Curiosities
SottotitoloGabinetto delle curiosità naturali
EdizioneTaschen, Köln, 2017 [2001] , pag. 746, quadrilingue, ill., cop.rig.sov., dim. 14,5x20,4x4,5 cm , Isbn 978-3-8365-5809-9
TraduttoreFederica Jean
LettoreDavide Allodi, 2018
Classe natura , collezionismo , musei , illustrazione , scienze naturali









 

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LA COLLEZIONE DI ESEMPLARI NATURALI
DI ALBERTUS SEBA
E IL SUO INVENTARIO PITTORICO



IRMGARD MÜSCH





Albertus Seba (1665-1736), era orgogliosissimo della collezione di esemplari naturali che aveva raccolto ad Amsterdam in molti decenni di lavoro, e che definiva unica. In una lettera a un potenziale compratore composta intorno al 1725, aggiungeva inoltre che essa comprendeva "ogni tipo di splendidi esemplari provenienti dalle Indie orientali e occidentali", tra cui non meno di "700 vasi contenenti i più rari animali esotici e molti serpenti quasi introvabili". In più "vi si trova ogni sorta di bella e rara conchiglia, e le farfalle più splendide dei 4 angoli della Terra, tutte complete"; inoltre fanno parte della collezione esemplari "di tutte le piante, alcune familiari, altre fuor del comune". Seba incaricò alcuni artisti di eseguire disegni accuratissimi di questa eclettica raccolta, e pubblicò tali disegni, integrati da un commento, in un'opera di quattro volumi intitolata Loccupletissimi Rerum Thesauri Accurata Descriptio (abbreviato d'ora in poi come Thesaurus). Tale lavoro, tanto imponente quanto magnifico, constava di un impressionante totale di 446 lastre di rame per incisioni, e venne dato alle stampe tra il 1734 e il 1765; in parte, quindi, uscì postumo. Oggi la trasposizione pittorica della straordinaria collezione di Seba è stata ristampata. Per apprezzare appieno la portata di tale pubblicazione è però necessario esaminare più nel dettaglio la vita dell'uomo che la creò e il contesto storico in cui operava.




FARMACISTA E COLLEZIONISTA AD AMSTERDAM



Diventando farmacista Albertus Seba, nato nel 1665 nella cittadina di Etzel, in Frisia orientale, aveva scelto una professione strettamente legata alla storia naturale. Medici e farmacisti furono infatti pionieri delle scienze empiriche, la cui importanza aumentò notevolmente dal Rinascimento in poi. A differenza di quanto accade oggi, all'epoca i farmaci non venivano prodotti con materiali sintetici, bensì miscelati a partire da ingredienti naturali. Coloro che dominavano l'arte di creare rimedi a partire da ingredienti animali, vegetali e minerali potevano contare su una vasta gamma di ricette tradizionali, ma molti non si limitavano a utilizzare quelle già note: continuavano invece a cercare nuovi metodi, collezionando esemplari naturali provenienti da terre lontane, studiandoli e sperimentandone i potenziali utilizzi. La passione di questi individui per la raccolta e la ricerca spesso si spingeva oltre le immediate applicazioni farmaceutiche. In molti casi, furono i farmacisti a dare vita al primo nucleo di importanti collezioni di storia naturale e a contribuire personalmente alla sempre maggiore espansione delle conoscenze naturalistiche.

Anche la collezione di esemplari naturali di Seba si spingeva molto al di là di quanto solitamente richiesto dall'esercizio della sua professione. Il suo ritratto, inserito programmaticamente all'inizio del Thesaurus, lo raffigura circondato dalla sua collezione (fig. p. 2). La parete alle sue spalle è interamente occupata da scaffali ingombri di vasi di vetro che contengono la sua vasta raccolta di serpenti. Seba tiene uno di questi vasi, probabilmente riempito con alcol, nella mano destra, mentre con la sinistra indica conchiglie, disegni sparsi, e davanti a lui c'è un libro aperto. La disposizione di questi oggetti illustra l'iter evolutivo della pubblicazione: dagli esemplari raccolti ai disegni, fino all'opera stampata. In effetti, gli animali raffigurati sulla pagina a destra del libro si trovano in due delle tavole del Thesaurus (I, 33 e 38). Il ritratto, eseguito su lastra di rame dall'incisore Jakob Houbraken (1698-1780) basandosi su un dipinto di Jan Maurits Quinkhard (1688-1772), mostra Seba nell'atteggiamento di uno studioso dell'epoca. Il caratteristico studio, la parrucca appropriata al suo rango, il dignitoso drappeggio con tanto di colonna testimoniano che nel XVIII secolo era possibile considerarsi un esponente della Repubblica delle Lettere pur non avendo un'istruzione universitaria.

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Le scienze trassero grande giovamento da questo fiorire dei commerci. L'Hortus Botanicus di Amsterdam, creato nel 1638 come giardino di erbe medicinali, venne notevolmente arricchito dall'arrivo di piante esotiche riportate in patria da rappresentanti della Compagnia delle Indie orientali. I nuovi esemplari vegetali, molto rari in Europa, trasformarono questo giardino botanico, ancor oggi esistente, in un importante punto di riferimento per i naturalisti. Tra gli studiosi che lo frequentarono ci fu lo svedese Carlo Linneo (1707-1778), che vi condusse ricerche essenziali per il suo fondamentale libro Systema Naturae (1735), che rappresenta tutt'oggi la base metodologica della classificazione tassonomica di piante e animali. Anche numerose collezioni private si giovarono del commercio internazionale, trasformandosi in importanti raccolte di storia naturale che offrivano materiale visivo indispensabile ai naturalisti olandesi o stranieri.

I ricercatori olandesi erano esponenti rispettati della Repubblica delle Lettere, quella rete internazionale di studiosi che si scambiavano informazioni e dibattevano le questioni ancora aperte a prescindere dalla classe sociale e dai confini nazionali. Lo stesso Seba aveva rapporti con importanti ricercatori di tutta Europa, quali l'influente presidente della Royal Society di Londra Sir Hans Sloane (1660-1753), i1 naturalista e medico di Zurigo Johann Jakob Scheuchzer (1672-1733), i1 presidente dell'Accademia delle Scienze Cesarea Leopoldina Johann Jacob Baier (1677-1735), e i1 conte Luigi Ferdinando de Marsigli (1658-1730) di Bologna, che erano solo alcuni dei molti collezionisti di esemplari naturali in Europa. I lunghi carteggi tra questi intellettuali, che si inviavano l'un l'altro pezzi inconsueti, si scambiavano osservazioni sui fenomeni naturali e stabilivano contatti reciproci, fanno luce su molti dettagli delle loro collezioni. Essi fondarono accademie e società, in parte sostenute da fondi pubblici, che permettevano loro di confrontare le rispettive ricerche e di pubblicarne i risultati su riviste periodiche. I successi di Seba, unitamente ai suoi buoni contatti, gli fruttarono il titolo di membro della Royal Society, dell'Accademia di Bologna e dell'Accademia Leopoldina.

La cosiddetta Repubblica delle Lettere si innalzava al di sopra non solo di questioni di nazionalità o di classe ma anche delle divergenze religiose. Durante la turbolenta prima metà del XVII secolo, un'epoca in cui infuriarono sanguinose guerre tra cattolici e protestanti, le scienze poterono così restare un ambito ampiamente neutrale che consentì di sviluppare una comprensione nuova e abbastanza obiettiva del mondo, al di là delle controversie teologiche. In questo ambito, le collezioni di storia naturale ebbero un ruolo importante.




DAI GABINETTI DELLE CURIOSITÀ
ALLE COLLEZIONI DI ESEMPLARI NATURALI



Intorno al 1500, sotto l'influsso dell'Umanesimo, cominciarono ad apparire, inizialmente nelle corti dei principi italiani, collezioni di un tipo particolare, che in seguito presero il nome di Kunstkammern, ovvero gabinetti delle curiosità.

Di queste collezioni entravano a far parte gli oggetti più disparati: manufatti antichi quali statuine e monete, opere artistiche, strumenti scientifici, dipinti, oggetti provenienti da terre lontane e, per la prima volta in misura rilevante, anche esemplari naturali. Un gabinetto particolarmente grande, sviluppatosi a partire da precursori più antichi, fu quello creato a Firenze intorno al 1570 dal Granduca di Toscana Francesco I de' Medici. Tra i primi esempi a Nord delle Alpi vi furono le collezioni del duca Alberto V di Baviera a Monaco (dal 1563) e quella dell'Arciduca del Tirolo Ferdinando presso i1 castello di Ambras (dal 1573). Infine, ottenne fama quasi leggendaria il gabinetto delle curiosità creato dall'imperatore Rodolfo II a Praga intorno al 1600, tanto grande da riempire molte sale. Per emulare i propri principi, nella seconda metà del XVI secolo anche alcuni esponenti della borghesia cominciarono a creare collezioni private: tra le più famose quella di Abraham Ortelius (1527-1598), geografo e cartografo di Anversa, e quella di Herman Boerhaave (1668-1738), professore di medicina a Leida, che fu anche autore di un'entusiastica prefazione al Thesaurus di Seba.

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Le indicazioni su come sistemare e ordinare questo tipo di collezioni erano fornite da guide teoriche, la prima delle quali fu scritta nel 1565 da Samuel van Quiccheberg (1529-1567). Nel suo Inscriptiones vel tituli theatri amplissimi, questo medico fiammingo che fu anche amministratore della collezione d'arte ducale di Monaco, descrive un gabinetto delle curiosità ideale. Nel suo sistema fondato su cinque settori, il primo era dedicato al "nobile lignaggio", ovvero alla genealogia. Il secondo era dedicato all'artigianato, dall'antichità ai suoi tempi, il terzo agli esemplari naturali, e il quarto alla tecnologia e alla cultura. Il quinto settore di Quiccheberg era una galleria che comprendeva dipinti, disegni e incisioni. Oltre a tali settori, lo studioso riteneva necessari una biblioteca e dei laboratori, ma anche una farmacia: ciò dimostra che la Kunstkammer non era soltanto una collezione, ma anche un luogo di studio.

In un inondo che diventava sempre più complesso a ogni nuova scoperta geografica e scientifica, il gabinetto delle curiosità ideale rappresentava un tentativo di fornire un'immagine complessiva dell'universo, il cosmos. Entro i suoi confini limitati, il gabinetto delle curiosità presentava quindi un microcosmo che doveva riprodurre su scala ridotta il quadro generale, il macrocosmo. Ecco perché i primi si interessavano ai confini del mondo conosciuto e includevano "curiosità" mediche come i "mostri", oltre a manufatti ed esemplari naturali provenienti da terre straniere e molte altre rarità che in Europa suscitavano stupore e interrogativi. Infatti il loro scopo era riunire, almeno in forma rappresentativa, una raccolta il più completa possibile di tutte le cose conoscibili e che valesse la pena conoscere, ordinandole in modo da semplificarne la comprensione. In questo contesto, la disposizione nella stanza dei vari oggetti, alcuni dei quali sistemati sui tavoli, dava all'osservatore la possibilità di collegare visivamente i singoli elementi gli uni agli altri e individuare connessioni tra di loro.

Un certo esemplare naturale, un pezzo di corallo ad esempio, che appariva nelle collezioni di Levin, Dimpfel e Seba (fig. pp. 2, 7 e 11), poteva dunque assumere significati molto diversi. Considerato infatti inizialmente un rimedio per malattie quali l'anemia, venne in seguito caricato di presunti poteri magici, quali la protezione contro i fulmini o il malocchio. Il suo colore brillante lo rendeva inoltre un ornamento, quando racchiuso in intricati castoni ad opera di abili orafi. Tuttavia i1 corallo suscitava anche interesse scientifico, poiché non era facile determinare se appartenesse al regno animale o vegetale, se non addirittura a quello minerale, dato che, una volta estratto dall'acqua, induriva fino alla consistenza della pietra. Pertanto, oggetti come il corallo potevano suggerire una varietà di collegamenti a diversi altri settori. L'organizzazione che oggi appare caotica ed eterogenea dei gabinetti delle curiosità si basava in realtà su questa rete di significati, e, oltre a classificare gli oggetti in base alle loro specifiche proprietà materiali, comprendeva richiami alla religione e all'alchimia.

Tale visione cosmologica del mondo, che governava le pretese enciclopediche delle prime collezioni, cominciò a perdere importanza a partire dal 1600. Nel XVII e XVIII secolo i gabinetti delle curiosità vennero sostituiti da collezioni più specializzate, il cui nuovo obiettivo non era più tanto rispecchiare l'intero cosmo con campioni rappresentativi, quanto illustrare in modo esauriente una specifica area. Le collezioni di storia naturale divennero così strumento di ricerca empirica. Attraverso la descrizione, il confronto e l'ordine imposto ai loro pezzi, i collezionisti puntavano a una comprensione scientifica della natura.

Un'illustrazione del 1727 (fig. p. 15) mostra un collezionista al lavoro con i suoi oggetti in tale ideale "laboratorio di ricerca". Caspar Friedrich Neickel inserì quest'immagine sul frontespizio del suo Museographia, pubblicato dal medico di Breslavia Johann Kanold (1679-1729), uno dei primi manuali sulla scienza museologica, che coniugava una guida al collezionismo con descrizioni di raccolte esistenti, tra cui quella di Seba.

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LA COLLEZIONE DI ALBERTUS SEBA



Nel creare la sua collezione, quindi, Seba seguì una tendenza della sua epoca; in quanto farmacista, inoltre, era già per mestiere collezionista e ricercatore di esemplari naturali. Testimonianze contemporanee provano che era anzi particolarmente versato per quest'arte. Si è già citata la sua tattica di comprare dai marinai, a volte ancor prima che sbarcassero dalle navi, oggetti che gli uomini avevano riportato come ricordo da mari lontani. Forse con qualcuno Seba prese anche accordi alla partenza, perché gli riportasse specifici esemplari naturali che di rado giungevano fino in Europa ed erano pressoché sconosciuti in patria. Molte osservazioni nel Thesaurus indicano che Seba aveva corrispondenti nello Sri Lanka, in Groenlandia, in Virginia, a Batavia (oggi Giacarta, Indonesia) e altrove, e che riceveva campioni interessanti da questi suoi contatti. Quando incappava in doppioni li scambiava con altri collezionisti, oppure li vendeva con un buon margine di profitto, grazie al suo indiscusso acume per gli affari.

Seba riuscì a mettere insieme una significativa collezione di esemplari naturali, la cui fama si diffuse ben oltre i confini di Amsterdam e la cui imponenza ci è nota anche grazie a un affare eccezionalmente fortunato che gli riuscì di concludere nel 1717. Avendo udito dell'imminente arrivo dello zar russo Pietro il Grande, che intendeva visitare l'Olanda anche per acquistare esemplari per il proprio gabinetto delle meraviglie, l'astuto Seba inviò preventivamente al sovrano un elenco scritto degli oggetti della sua raccolta, preparando così il terreno per la vendita. La transazione andò in porto dopo che Pietro ebbe visitato la sua casa. L'entità della prima collezione di Seba è rivelata dall'inventario redatto da un funzionario di San Pietroburgo all'arrivo dei pezzi appena acquistati. Tra l'altro, essa comprendeva ben 72 cassetti pieni di conchiglie, 32 cassetti contenenti 1.000 insetti europei, e 400 vasi di esemplari animali conservati sotto alcol.

Dopo aver venduto la sua prima raccolta, Seba ne iniziò immediatamente una seconda, che finì col diventare ancor più grande, e che stavolta si focalizzava, come chiarito nel Thesaurus, sulla fauna marina, sugli insetti e sui rettili. In questo approccio, Seba era in buona compagnia. Come già accennato, generalmente i naturalisti vissuti intorno al 1700 tendevano a concentrare i propri sforzi solo su alcuni aspetti specifici del regno naturale. Anziché ammassare l'assortimento più vasto possibile di rarità, cercavano quindi di mettere insieme una panoramica dettagliata di pochi campi selezionati. In quest'ottica, ciò che rendeva valida una collezione dal punto di vista scientifico non era tanto il valore dei suoi singoli pezzi, quanto la sua completezza nell'esemplificare un particolare ramo del mondo naturale, tra cui la flora e la fauna.

Sfogliando il Thesaurus, si è colpiti peraltro da una certa ambivalenza nella selezione. Senz'altro il farmacista di Amsterdam riuscì a mettere insieme una collezione della massima importanza scientifica nel settore dei rettili, degli insetti e degli animali marini, e contribuì in modo importante all'identificazione delle diverse specie; eppure la sua collezione mantiene un chiaro legame con i più antichi gabinetti delle curiosità in quanto concede ancora spazio al bizzarro, al raro e allo stupefacente. Ad esempio, la raffigurazione di un neonato deforme di Curaçao conservato sotto alcol soddisfa più una generica curiosità che finalità scientifiche.

Il Thesaurus comprende inoltre l'illustrazione di una capra malformata, con una testa sola e due corpi (I, 46). Quindi, ciò che trovò posto nel libro di Seba non era necessariamente i1 campione rappresentativo di una data specie, bensì l'occasionale anomalia, che senza dubbio avrebbe destato maggiore interesse. A differenza dei precedenti gabinetti delle curiosità, tuttavia, la collezione di esemplari naturali di Seba non includeva monete antiche, armi esotiche o simili: la natura non alterata dall'intervento umano era il principale interesse di questo studioso. Solo la conchiglia di Nautilus è finemente ornata dalla mano di un artigiano (III, 84).

Due problemi comuni a tutte le collezioni di storia naturale erano l'immagazzinaggio e la conservazione.

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A partire dal XVI secolo, nei libri sul mondo naturale comparvero illustrazioni dettagliate e realistiche, utili per consentire l'identificazione degli oggetti rappresentati. I primi libri di questo tipo furono grandi opere botaniche, poiché l'identificazione delle piante aveva un ruolo essenziale nella farmaceutica. L'epocale Historia Stirpium del botanico Leonhart Fuchs (1501-1566) è illustrata con ben 511 xilografie. L'importante contributo dato dagli artisti a questo lavoro è riconosciuto anche pittoricamente: li si può vedere mentre eseguono disegni per poi trasferirli sul blocco di legno (fig. p. 37).

L'esempio della botanica venne seguito presto dalla medicina, con i suoi volumi di tavole anatomiche, e dalla zoologia, con libri riccamente illustrati sulla fauna. In seguito, il XVII secolo vide la comparsa di pubblicazioni ancora più specializzate, come Metamorphosis Naturalis del pittore e naturalista olandese Jan Goedaert (?-c. 1668), un'opera in tre volumi sugli insetti pubblicata in diverse lingue intorno al 1660. Goedaert fu il primo a presentare sistematicamente gli stadi di sviluppo di queste creature in un'unica immagine; ad esempio, vediamo su un solo foglio una larva, un bruco e una farfalla insieme (fig. p. 42).

Il libro Ornithologiae libri tres dell'inglese Francis Willughby (1635-1672), stampato per la prima volta nel 1676, presenta 78 tavole di uccelli locali ed "esotici", sistemati in base a specifiche categorie, ad esempio rapaci o uccelli acquatici (fig. p. 29).

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IL THESAURUS DI ALBERTUS SEBA



Il 30 ottobre 1731, ad Amsterdam, venne firmato un contratto tra tre parti: Seba e i rappresentanti di due case editrici concordarono di produrre un'imponente opera di 400 tavole che avrebbe illustrato la collezione di Seba. Alla fine, il Thesaurus raccolse ben 446 tavole, 175 delle quali su due pagine. I quattro volumi di cui si componeva apparvero nell'arco di trent'anni, poiché dopo la pubblicazione dei primi due tomi nel 1734 e nel 1735, la morte di Saba ritardò gli altri due, facendo sì che uscissero solo nel 1758 e nel 1765. Il commento delle tavole venne pubblicato in due edizioni: una latino-francese e una latino-olandese, per poter raggiungere un vasto pubblico di lettori internazionali comprendente storici naturali, collezionisti e appassionati di libri. Seba scrisse in gran parte di propria mano il testo dei primi due volumi, ma si fece anche assistere da altri naturalisti.

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Quest'opera di pregio venne inizialmente pubblicata in bianco e nero, e cioè senza i vibranti colori dell'originale su cui si basa questa ristampa. Non si sa se gli editori offrissero anche un'edizione dipinta a mano, cosa che naturalmente avrebbe aumentato notevolmente il prezzo e il margine di profitto. Probabilmente i compratori si fecero dipingere la copia acquistata a proprie spese da coloristi specializzati, tra cui J. Fortuÿn, di cui non si conoscono le date biografiche. Poiché costui firmava il suo lavoro, diverse copie colorate del Thesaurus possono essere attribuite a lui, comprese quelle qui ristampate, i cui originali sono di proprietà della Biblioteca Reale dell'Aja. Dato che Fortuÿn faceva seguire alla sua firma la parola "Aja", deve aver vissuto e lavorato anche in tale città. Una delle fatture di Fortuÿn conservate nell'archivio dell'Aja porta la data 1767, fatto che suggerisce che abbia colorato le tavole solo dopo la pubblicazione di tutti i volumi.

Gli splendidi colori accrescono notevolmente l'attrattiva delle tavole, ma il loro obiettivo non era solo migliorare esteticamente le illustrazioni: avevano anche uno scopo scientifico. Infatti alcuni esemplari, come farfalle, serpenti e conchiglie, si distinguono solo dal colore, e inoltre in bianco e nero è arduo individuare le differenze dei disegni della livrea di molti animali. L'abilità e le conoscenze specifiche del colorista erano determinanti per fare in modo che le illustrazioni trasmettessero il proprio messaggio. Tuttavia, di tanto in tanto Fortuÿn deviava dalla realtà, aggiungendo colori per motivi puramente estetici: ciò accade ad esempio nella sua interpretazione del Nautilus. La conchiglia color bianco satinato di questo animale era considerata preziosissima e spesso abbellita con motivi incisi. Nel Thesaurus Fortuÿn dotò uno di questi molluschi decorati di molte sfumature di colore, anche se sicuramente la conchiglia originale era dipinta semplicemente di nero (III, 84).

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