Copertina
Autore Cameron M. Smith
CoautoreCharles Sullivan, Gerald Fried [illustrazioni]
Titolo I falsi miti dell'evoluzione
SottotitoloTop ten degli errori più comuni
EdizioneDedalo, Bari, 2008, La scienza è facile , pag. 194, ill., cop.fle., dim. 14x21x1,3 cm , Isbn 978-88-220-6804-0
OriginaleThe Top 10 Myths about Evolution [2007]
TraduttoreLaura Appiani
LettoreGiorgia Pezzali, 2008
Classe evoluzione
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Indice

Introduzione                                             5

1. La sopravvivenza del più adatto                       9

Che cosa intendeva Darwin quando diceva
    «solo i più adatti sopravvivono»?                   11
Fitness                                                 13
Ambienti selettivi                                      16
I più adatti sopravvivono?                              20

2. È solo una teoria                                    21

Lamarckismo                                             25
Cos'è l'evoluzione                                      28
Replicazione                                            29
Variazione                                              29
Selezione                                               30
Speciazione                                             33
Incoerenze interne alla teoria                          35
L'evoluzione è davvero solo una teoria?                 36

3. La scala del progresso                               39

La grande catena dell'essere                            40
Nuovi e migliori?                                       43
Complessità                                             45
Progressi nell'evoluzione                               47
A misura d'uomo                                         51
Il grande disegno                                       53

4. L'anello mancante                                    55

La prima volta dell'«anello mancante»                   57
Una nuova teoria della Grande Catena dell'Essere        60
È possibile tracciare una linea intorno a una specie?   62
Le specie cambiano o sono immutabili?                   64
Cosa fanno in realtà gli studiosi delle antiche forme
    di vita                                             67
Esiste un anello mancante?                              69

5. L'evoluzione è casuale                               71

La casualità nelle critiche all'evoluzione              73
La casualità nell'evoluzione                            74
L'evoluzione è casuale?                                 80

6. Deriviamo dalle scimmie                              83

La posizione dell'uomo nella natura                     85
Un viaggio nel regno animale                            89
I nostri antenati                                       97
Gli uomini discendono dalle scimmie?                   100

7. Il perfetto equilibrio della natura                 103

Dov'è l'equilibrio? Il registro dei fossili            105
Dov'è l'equilibrio? Le invasioni                       107
Dov'è l'equilibrio? La morte dall'alto                 110
Dov'è quindi l'equilibrio?                             112
Il concetto di equilibrio nell'ecologia moderna        114
L'evoluzione mantiene il perfetto equilibrio naturale? 116

8. Creazionismo contro evoluzione                      119

Il Creazionismo della Terra giovane                    123
Uno spiraglio divino                                   127
Il gioco delle date                                    128
Sempre più folle!                                      129

9. Il «disegno intelligente» è scienza                 131

Provate a limitarlo!                                   133
La strategia del cuneo                                 137
Il naturalismo                                         141
Quale controversia?                                    145

10. L'evoluzione è immorale                            147

L'affare del darwinismo sociale                        150
Per tirare le somme                                    152
Tutto ciò che è naturale è positivo?                   153
I comandamenti divini                                  155
L'evoluzione della moralità                            158
Una flebile luce                                       161

Conclusione                                            163

Ringraziamenti                                         165

Bibliografia                                           167

Indice analitico                                       179

 

 

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Pagina 5

Introduzione


Da quando l'umanità ha acquisito consapevolezza di sé, ogni cultura ha cercato una spiegazione alla varietà delle forme di vita sulla Terra, trovando un'infinita serie di stravaganti giustificazioni al mondo naturale. Babilonesi, bizantini, sumeri, perfino samoani, hanno creato ingegnosi miti, tutti riconducibili a un presupposto comune: animali e piante sono stati creati da esseri sovrannaturali — dèi — per uno scopo divino. I babilonesi ritenevano che l'umanità stessa fosse stata creata unicamente come razza di schiavi al servizio della divinità suprema, Marduk. Il mondo antico fu pesantemente influenzato da questi miti sulla creazione e in molti hanno vissuto, e sono morti, in funzione di essi.

Tuttavia 2.500 anni fa, in Grecia, prese vita una nuova corrente di pensiero che non prevedeva una spiegazione divina bensì naturale. Ciò funzionava per la fisica, la chimica e le altre scienze, ma tale approccio si adattò perfettamente al mondo degli esseri viventi. Nel 1859 la svolta decisiva venne con la pubblicazione del volume di Darwin L'origine delle specie, che modificò alla base la concezione del mondo occidentale dell'origine e della natura delle specie.

Le idee di Darwin erano semplici, efficaci, al punto che l'evoluzione è oggi il fondamento delle scienze della vita. Tuttavia, dopo quasi 150 anni, la teoria dell'evoluzione è ancora spesso e volentieri fraintesa dal grande pubblico, soprattutto negli Stati Uniti, dove è nata una serie di miti. L'evoluzione riveste un ruolo centrale in biologia e la biologia è la miglior spiegazione a tutti i sistemi viventi; accettate queste premesse, l'evoluzione stessa diventa una guida nelle decisioni da prendere sulle questioni più spinose, come la protezione delle specie in via d'estinzione, la ricerca sulle cellule staminali e l'ingegneria genetica. L'evoluzione interessa chiunque, attraverso la biologia, e per questo è fondamentale interpretarla nel modo corretto.

Molti, però, non sono in grado di capirne l'importanza perché influenzati dai numerosi miti moderni che traggono forza da un'ignoranza diffusa. Alcune di queste errate credenze trovano terreno fertile nelle scuole, dove spesso la teoria dell'evoluzione non viene insegnata nel modo corretto, senza nulla togliere al lodevole impegno di numerosi validi docenti. La confusione che si è venuta a creare su questo argomento è stata senza dubbio aumentata dall'intervento dei mass media, con le imprecise descrizioni a volte presentate nei film di fantascienza e la scarsa programmazione di carattere scientifico sui canali commerciali. In America, il compito di sradicare questi miti è reso ancora più arduo da altri fattori, molto più preoccupanti, come la ferma convinzione dell'attendibilità scientifica di testi religiosi e tradizioni, benché risalgano a periodi precedenti l'avvento della scienza.

La combinazione di questi elementi porta inevitabilmente a una visione distorta dell'evoluzione. Da alcuni studi è emerso che solamente metà della popolazione americana è consapevole del fatto che uomini e dinosauri non hanno in realtà mai convissuto e la stessa percentuale rifiuta l'idea che l'uomo discenda da più antiche specie animali.

In questo libro presentiamo una classifica dei dieci miti più famosi sull'evoluzione e dimostriamo i motivi della loro infondatezza. Nel 2001, il biologo novantasettenne Ernst Mayr pubblicò una splendida presentazione dell'evoluzione, intitolata What Evolution Is. In un certo senso, questo libro spiega l'esatto opposto: cosa l'evoluzione NON è. Ogni capitolo distrugge un mito, attraverso l'esposizione degli errori che vi si celano, e fornisce esempi che possono aiutare i lettori a respingere queste leggende, qualora vi entrino in contatto.

Nel primo mito, «La sopravvivenza del più adatto», viene dimostrato che la comune visione della natura come un crudele mondo governato dalla competizione ha in realtà distorto la corretta interpretazione del concetto di fitness in relazione all'evoluzione.

Nel secondo mito, «È solo una teoria», vengono analizzate la nozione di teoria scientifica e la relativa capacità di spiegare i dati derivanti dall'osservazione, per giungere al chiarimento dell'errore che si commette considerando l'evoluzione «solo una teoria». In questo capitolo è anche spiegato, in parole semplici, come funziona l'evoluzione.

Nel terzo mito, «La scala del progresso», viene esplorato il mito che vede l'uomo come l'obiettivo finale dell'evoluzione e che individua un naturale e inevitabile sviluppo dalle forme di vita più semplici verso l'essere umano.

Nel quarto mito, «L'anello mancante», si mostra come l'idea di un singolo anello mancante tra le specie distorce la corretta visione del naturale e progressivo sviluppo legato all'evoluzione.

Nel quinto mito, «L'evoluzione è casuale», viene chiarito il significato di casualità e si mostra come l'evoluzione non sia casuale e come l'idea di un progetto prestabilito sia solamente un'impressione.

Nel sesto mito, «Deriviamo dalle scimmie», vengono chiarite le relazioni tra uomini e primati (i nostri parenti viventi «non-umani» più prossimi), attraverso il chiarimento di come la specie umana si sia evoluta fino alla forma attuale.

Nel settimo mito, «Il perfetto equilibrio della natura», vengono analizzate le incomprensioni legate all'equilibrio ecologico e il ruolo (se esiste) che l'evoluzione riveste nel mantenimento di tale equilibrio.

L'ottavo mito, «Creazionismo contro evoluzione», mostra i difetti dell'argomentazione creazionista a sostegno di una terra giovane e la debolezza della relativa contestazione alle prove scientifiche pro evoluzione.

Nel nono mito, «Il "disegno intelligente" è scienza», si analizzano le motivazioni per cui il disegno intelligente (una corrente nata dal creazionismo) non può essere considerato scienza e i fattori politici alla base del movimento.

Nel decimo mito, «L'evoluzione è immorale», vengono esaminate le implicazioni morali dell'evoluzione e le probabili origini evolutive di alcuni comuni sentimenti umani; viene inoltre mostrato in che modo le parole di Darwin sono state distorte per sostenere l'idea che might makes right, il più forte ha ragione.

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Pagina 21

2. È solo una teoria


Vi è mai capitato di sentire qualcuno negare l'evoluzione direndo che «è solo una teoria»? Questo modo di pensare è molto diffuso negli Stati Uniti, dove persino molti sostenitori dell'evoluzione la considerano «solo una teoria», come se mancasse di fondamento scientifico e, partendo da questo presupposto, hanno concluso che anche altre «teorie», nello specifico il creazionismo e la sua versione elegante, il «disegno intelligente», debbano essere inserite nei programmi delle scuole pubbliche. Molti consigli scolastici, negli Stati Uniti, hanno sorprendentemente accolto la proposta e, negli stati dove è stata invece respinta, agli insegnanti di biologia è stato richiesto almeno di spiegare agli studenti che l'evoluzione è «solo una teoria». Nel distretto scolastico della contea di Cobb, in Georgia, su tutti i libri di testo di biologia è stata apposta la seguente etichetta:

Questo libro di testo contiene materiale sull'evoluzione, che è una teoria e non un fatto, sull'origine di tutte le cose viventi. Tale materiale deve essere affrontato con mente aperta, studiato attentamente e rielaborato in modo critico.

È innegabile che qualsiasi assunto scientifico debba essere studiato attentamente e rielaborato in modo critico, così come è necessario avere una mente aperta, ma non tanto da far uscire il cervello! Cosa che sembra invece essere successa nella contea di Cobb.

Il principale problema è legato al doppio significato del termine teoria. Nella lingua comune, una teoria è una congettura o una supposizione che ha la stessa importanza di qualsiasi altra opinione; un esempio è una luce abbagliante che attraversa il cielo di notte, che secondo la teoria o l'ipotesi di alcuni si trasforma in un'astronave aliena. Nel linguaggio scientifico, invece, una teoria è la «spiegazione logica, comprovata e supportata da prove di una serie di fatti e quindi tutt'altro che una supposizione.

Le varie discipline scientifiche utilizzano metodi differenti, ma l'approccio è sempre il medesimo. La prima fase prevede l'osservazione di un oggetto o di un processo: Marte sembra avere un moto retrogrado circa ogni ventisei mesi, il colera colpisce in misura maggiore nei paesi più poveri, la Terra è popolata da una grande varietà di specie, ecc. Il secondo passo è la formulazione di una domanda sul funzionamento, o presunto funzionamento, di tale oggetto o processo, alla quale gli scienziati cercano di dare una risposta sotto forma di supposizione attendibile, ovvero di ipotesi. Per essere certi della validità di tale ipotesi, viene elaborata una previsione alla quale si cerca conferma o smentita mediante un esperimento o l'osservazione del processo in oggetto. Se la previsione risulta errata, si rifiuta o si modifica l'ipotesi iniziale, ripetendo nuovamente la procedura di verifica sulla base di una nuova previsione; se l'ipotesi risulta invece corretta, gli scienziati condividono le nuove informazioni (solitamente in una rivista peer-reviewed) in modo da permettere ad altri esperti di testarne a loro volta la validità. Solamente quando l'ipotesi giustifica pienamente i processi e le osservazioni, può trasformarsi in teoria.

Ma le teorie non sono inconfutabili e possono essere modificate o addirittura sovvertite (come accadde alla teoria geocentrica e alla teoria del flogisto) se vengono presentate nuove e convincenti prove. Il punto di forza della teoria dell'evoluzione sono le prove che la confermano e che provengono da una serie di discipline scientifiche (biologia, botanica, ecologia, genetica, geologia, paleontologia, archeologia, embriologia e zoologia).

Le prove concrete a sostegno dell'evoluzione la rendono dunque una teoria scientificamente valida, tanto quanto la teoria della tettonica a zolle (che spiega terremoti, tsunami, la deriva dei continenti e l'orogenesi) in geologia, o le teorie cosmologiche sulla formazione dei pianeti o sull'età del sistema solare, in astronomia. C'è chi sostiene l'inammissibilità dell'evoluzione perché non è un fenomeno osservabile in laboratorio; è in effetti innegabile che per la scienza evoluzionistica le prove di laboratorio non hanno la stessa importanza che rivestono invece in discipline come la chimica e la fisica, anche se biologia molecolare e genetica stanno contraddicendo sempre più spesso questa affermazione. La stessa considerazione è però valida anche per la geologia, l'archeologia e per tutte le scienze storiche che non impiegano la stessa metodologia della chimica e della fisica, ma non per questo devono essere rinnegate.

Alcuni sostengono che l'evoluzione non è una teoria scientificamente legittima perché, avendo come oggetto di studio il passato, non è in grado di avanzare previsioni, per definizione orientate verso il futuro. Questa opposizione muove da premesse in realtà errate perché una previsione non è necessariamente legata al futuro. Nel momento in cui un biologo molecolare scopre che gli uomini assomigliano, più che a ogni altra specie, agli scimpanzé, può trarre due conclusioni dal punto di vista evolutivo: in primo luogo, che esistono antenati comuni tra le due specie e, in secondo luogo, che tali progenitori sono più recenti di quelli che legano l'uomo a qualsiasi altro animale. Considerando poi che, più stretta è la relazione tra due individui, più i loro corredi genetici sono simili (come nel caso di cugini di primo grado rispetto a quelli di secondo, può quindi formulare l'ipotesi che il patrimonio genetico degli uomini è più affine a quello degli scimpanzé che a quello di qualsiasi altra forma vivente. L'ipotesi viene definitivamente confermata solo una volta dimostrata la correttezza della previsione, e in effetti studi sul DNA hanno rilevato una somiglianza di oltre il 95% tra i corredi genetici di uomini e scimpanzé. Studiando le differenze genetiche, il nostro biologo molecolare sarà anche in grado di stabilire a quale periodo risale l'antenato comune, ovvero tra i cinque e i sei milioni di anni fa, nel caso di uomini e scimpanzé.

L'evoluzionismo spiega anche che, siccome le specie possono cambiare drasticamente nel corso del tempo, la vita nel passato era molto differente dalla vita moderna. Ne consegue che più indietro nel tempo lanciamo lo sguardo, maggiori saranno le differenze tra le attuali forme di vita e le antiche; l'osservazione dei fossili ha infatti dimostrato che gli organismi più recenti sono più simili alle forme di vita moderne rispetto a quanto lo sono fossili più antichi.

È quindi possibile avanzare previsioni relative al passato e numerosi esperimenti e studi storici forniscono prove inconfutabili a supporto dell'evoluzione. Come vedremo più avanti, proprio la mancanza di prove importanti ha determinato il rifiuto delle prime spiegazioni alla grande varietà delle forme di vita che popolano la Terra.

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Cos'è l'evoluzione

Darwin descrisse l'evoluzione come una «discendenza con modificazioni», facendo unicamente riferimento ai cambiamenti delle caratteristiche degli organismi nel corso delle generazioni. Questi mutamenti sono giustificati da almeno tre processi distinti e facilmente osservabili che, se considerati insieme, compongono ciò che intendiamo con evoluzione: la replicazione, la variazione e la selezione. La replicazione altro non è che la riproduzione; la variazione include tutte le differenze genetiche tra genitori e figli; la selezione, infine, corrisponde alla selezione naturale, il processo che permette agli individui meglio adattati all'ambiente di sopravvivere e trasmettere i propri geni alle generazioni successive.


Replicazione

Esistono due tipi di replicazione, o riproduzione: asessuata o sessuata. Nel primo caso, la prole è generata da un unico organismo, senza che abbia quindi luogo l'incrocio di due patrimoni genetici e i figli sono cloni naturali del genitore. Questa forma di riproduzione, tipica dai batteri, è più comune nel mondo vegetale che in quello animale. La riproduzione sessuata prevede invece la combinazione dei geni di due genitori (maschio e femmina) ed è caratteristica della maggior parte degli animali e di alcune piante, attraverso l'impollinazione.


Variazione

La variazione può avvenire in diversi modi, uno dei quali è la ricombinazione che, nella riproduzione sessuata, permette di «mescolare» i geni delle cellule sessuali maschili e femminili (sperma e ovuli negli animali) dopo l'accoppiamento. Questo processo dà origine a nuove combinazioni geniche, rendendo i figli differenti dai genitori. Un secondo tipo di variazione è la mutazione, una rara modificazione dei geni solitamente dovuta a errori di copiatura nel processo di replicazione delle cellule nei primi stadi della riproduzione. Le mutazioni hanno spesso carattere ereditario, ma in alcuni casi possono essere indotte da particolari fattori, come radiazioni, agenti chimici o virus. Queste modificazioni geniche sono a volte vantaggiose, spesso nocive, ma in genere sono neutre; la loro tipologia è notevolmente influenzata dall'ambiente in cui è inserito l'organismo che le subisce.

L'uomo è dotato di un sistema di difesa naturale contro i batteri nocivi; alcuni ceppi però hanno subìto mutazioni che li rendono resistenti al nostro sistema immunitario e possono quindi prosperare indisturbati nel loro ambiente, ovvero il corpo umano. L'organismo, per difendersi, deve modificare l'habitat ideale dei batteri e annullare il vantaggio che essi avevano tratto dalla mutazione. A questo punto entra in gioco la medicina moderna. Nel caso di una grave infezione batterica, come per esempio la tubercolosi, gli antibiotici prescritti sono studiati per uccidere i batteri della malattia e, nei casi più fortunati, hanno successo. I microrganismi nocivi, però, si riproducono molto rapidamente (a volte addirittura ogni venti minuti) e, durante questo processo, spesso subiscono una mutazione che li rende immuni all'antibiotico assunto. In questo caso la mutazione è vantaggiosa per i batteri della tubercolosi, ma non per l'organismo colpito. I batteri farmaco-resistenti trasmetteranno la mutazione alle generazioni successive e si renderà quindi necessaria la ricerca di un antibiotico diverso (o più forte). Naturalmente, potrebbero svilupparsi batteri immuni anche ai nuovi medicinali ponendo una nuova sfida per la ricerca medica, e così via. Alcuni microrganismi nocivi, come appunto i batteri della tubercolosi, sono altamente infettivi e i nuovi ceppi si diffondono con estrema facilità. In mancanza di nuovi farmaci, l'unica soluzione è continuare ad assumere in dosi massicce gli ultimi antibiotici efficaci, anche se le condizioni fisiche migliorano, in modo da eliminare i batteri che iniziano a sviluppare l'immunità al farmaco prima che possano riprodursi.

Le mutazioni vantaggiose giocano un ruolo fondamentale nell'evoluzione poiché sono la principale fonte di modificazioni genetiche. È fondamentale però sottolineare che si verificano in modo del tutto casuale e non allo scopo di portare dei benefici all'organismo, sia pianta o animale.


Selezione

La selezione naturale è il grande campo di prova della variazione. È infatti il meccanismo che sceglie quali individui sono destinati a sopravvivere abbastanza a lungo da potersi riprodurre e trasmettere i propri geni alle generazioni successive, ma non agisce in modo intenzionale. Un organismo che subisce una variazione vantaggiosa avrà una maggiore probabilità di sopravvivere e quindi di vivere abbastanza a lungo da avere una discendenza alla quale trasmettere tale variazione positiva.

Prendiamo l'esempio dei draghi di Komodo, rettili giganti che possono raggiungere anche i tre metri di lunghezza e i novanta chilogrammi di peso. Questi feroci cacciatori vivono su tre piccole isole dell'Indonesia e le loro prede preferite sono i cinghiali selvatici. Immaginate uno di questi rettili in agguato nelle foreste mentre una preda si avvicina, ignara del pericolo. Il cinghiale preda, però, per una mutazione genetica, ha sviluppato uno speciale senso dell'olfatto e riesce a percepire il pericolo poco prima dell'attacco, scappando in tempo verso la salvezza. Qualsiasi altro cinghiale con un fiuto normale non avrebbe sentito l'odore dell'aggressore e sarebbe stato catturato e divorato. L'animale soggetto alla mutazione ha indubbiamente un vantaggio rispetto agli altri esemplari della specie, e avrà quindi una maggiore possibilità di sopravvivere e trasmettere alla discendenza il gene responsabile della sua speciale sensibilità olfattiva. Nel tempo, la caratteristica favorevole si diffonderà in tutta la popolazione di cinghiali.

Le pressioni selettive possono a volte essere talmente forti che persino il più piccolo cambiamento può giocare un ruolo fondamentale. Se la variazione avesse determinato una diminuzione della capacità olfattive, anziché il miglioramento, sarebbe stata in realtà uno svantaggio: l'esemplare sarebbe diventato una più facile preda, morendo probabilmente prima di aver avuto la possihilità di passare il gene alla sua discendenza.

È importante comprendere che la selezione naturale non è casuale e non tutte le variazioni vengono trasmesse alle generazioni successive. Questo meccanismo mette in atto una cernita degli esemplari della specie, scegliendo quali variazioni devono sopravvivere, sulla base di pressioni selettive che tengono conto dei predatori, delle variazioni climatiche e ambientali, della disponibilità di cibo e acqua e così via. La selezione naturale ha anche un altro aspetto positivo, perché permette alle variazioni di accumularsi nel tempo. Per esempio, la mutazione che migliora la sensibilità olfattiva può verificarsi più volte, aumentando di volta in volta le capacità sensoriali della specie. Mentre i cinghiali si evolvono, però, i draghi di Komodo non stanno a guardare. L'evoluzione interessa ovviamente anche loro: potrebbero diventare più veloci o sviluppare l'udito, migliorando le loro abilità nella caccia. Dopo centinaia di migliaia di generazioni coinvolte in questa corsa alle armi, sia i draghi di Komodo sia i cinghiali selvatici saranno notevolmente differenti dai rispettivi antenati.

Un'altra forma di selezione, denominata selezione sessuale, può giocare un ruolo fondamentale nel processo evolutivo animale. I membri di una specie sono attratti da determinate caratteristiche del sesso opposto, in base alle quali scelgono il partner. Le piume della coda del pavone sono un esempio perfetto di selezione sessuale. Le femmine del pavone sono attratte dai maschi con una grande coda colorata: più la coda è ampia e dai colori vivaci, maggiore sarà la possibilità che il maschio venga scelto e trasmetta alla discendenza i geni che codificano per una coda con queste caratteristiche.

La selezione sessuale può portare dei vantaggi alla specie, anche se non agisce a questo preciso scopo. Durante il corteggiamento, il pavone continua a girare in tondo facendo la ruota con la coda; un pavone sano avrà piume più brillanti e movimenti più energici ed efficaci rispetto a un esemplare malato o debole, con le piume magari piene di parassiti e dai movimenti meno vigorosi. Se, dunque, le caratteristiche che le femmine preferiscono sono anche indice di buona salute, è facile desumere che la discendenza sarà sana. La femmina del pavone però non valuta tutto questo mentre sceglie il compagno; si sente semplicemente più attratta dal maschio con la coda più ampia e brillante e dalle movenze più energiche. Dall'accoppiamento nasceranno figli con piume grandi e colorate e figlie attratte dai maschi con tali caratteristiche.

La selezione sessuale deve però ancora superare la prova della selezione naturale. Le piume grandi e colorate della coda del pavone, infatti, non solo attraggono le femmine, ma lo rendono ben visibile anche da lontano, attirando così l'attenzione dei predatori. Inoltre, volare o trascinare una coda lunga e pesante, benché piegata, richiede un grande dispendio di energie. Se una caratteristica, come un'ampia coda colorata, mettesse a rischio la sopravvivenza dei pavoni e la possibilità di vivere abbastanza a lungo da accoppiarsi, le femmine dovrebbero accontentarsi dei maschi con una coda piccola, e dunque la discendenza riceverebbe geni per piume posteriori di ridotte dimensioni.

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