Copertina
Autore Valerie Steele
Titolo Fetish
SottotitoloModa, sesso e potere
EdizioneMeltemi, Roma, 2005, Melusine 28 , pag. 312, ill., cop.fle., dim. 120x190x29 mm , Isbn 978-88-8353-374-7
OriginaleFetish: Faschion, Sex & Power
EdizioneOxford University Press, New York, 1996
CuratoreNello Barile
TraduttoreStefano Pintucci
LettoreCorrado Leonardo, 2005
Classe psicologia , costume , fotografia , erotica , sessuologia
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Indice

  7 Introduzione
    Essenza del feticismo
    Nello Barile

 25 Capitolo primo      Cos'è il feticismo?

 55 Capitolo secondo    Moda e feticismo

 87 Capitolo terzo      I corsetti

133 Capitolo quarto     Le scarpe

169 Capitolo quinto     La biancheria intima

207 Capitolo sesto      Second skin

235 Capitolo settimo    Fashion, Fetish, Fantasy


281 Intervista
    Patrizia Calefato dialoga con Valerie Steele

289 Bibliografia

 

 

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Pagina 25

Capitolo primo

Cos'è il feticismo?


Nel XIX secolo il sessuologo Richard von Krafft-Ebing definì il feticismo come "l'associazione dell'idea di lussuria con determinate zone del corpo delle donne o con alcuni articoli d'abbigliamento femminile" (1886, p. 218). Molti uomini, naturalmente, sono attratti da alcuni elementi vestimentari come ad esempio le scarpe con i tacchi alti e le mutandine di seta, oppure prediligono avere amanti con precise caratteristiche fisiche come il seno prorompente o i lunghi capelli rossi.

Sono tutti feticisti? I primi sessuologi tendevano a pensarla così. "Siamo tutti più o meno feticisti", dichiarava il dottor Émile Laurent (1905, p. 11).

"L'amore normale", convenne Alfred Binet (1887, p. 11), è il risultato di una "complicata forma di feticismo". La patologia inizia solo "nel momento in cui l'amore per i dettagli diventa preponderante". Secondo Krafft-Ebing (1886, p. 224), nel feticismo patologico "il feticcio stesso (piuttosto che una persona associata ad esso) diventa l'esclusivo oggetto del desiderio sessuale" mentre "al posto del coito, una strana manipolazione del feticcio" diventa lo scopo del rapporto sessuale.

Si può dunque ritenere che "lo stato patologico sia soltanto una variazione quantitativa dello stato normale?" (Canguilhem 1991, p. 37). Cosa in parte vera dato che il feticismo può essere concettualizzato lungo un continuum che registra molteplici gradi d'intensità:

Livello 1: Esiste una leggera preferenza per certi tipi di partner, stimoli o attività sessuali. Il termine fetish non dovrebbe essere usato a questo livello.

Livello 2: Esiste una forte preferenza per i casi citati nel primo livello (...). (È la più bassa intensità di feticismo).

Livello 3: Sono necessari degli stimoli speciali per consentire l'eccitazione e la prestazione sessuale. (Moderata intensità di feticismo).

Livello 4: Gli stimoli specifici prendono il posto dell'amante. (Alto livello di feticismo) (Gebhardt 1994, p. 38).


Feticizzare è normale per gli uomini

Dopo aver studiato le fantasie erotiche e il comportamento sessuale per molti anni, lo psichiatra Robert Stoller concluse che "feticizzare è normale per gli uomini, ma non lo è per le donne" (1985a, p. 35). Questo non significa che le donne sono disinteressate alle singole parti del corpo o ai vestiti sexy, ma che desiderano in modo affatto diverso dagli uomini. Una questione importante per capire il tipo di attrazione delle donne per gli oggetti che gli uomini trattano come feticci.

Potremmo definire gli uomini che feticizzano le parti del corpo e gli abiti come "uomini gamba", "uomini seno" o "uomini ano", ma un "uomo gamba" non è un vero feticista "a meno che non preferisca eiaculare sulle gambe del partner piuttosto che in mezzo ad esse" (Gosselin, Wilson 1980, p. 43).

Sebbene in un'accezione ristretta il feticismo si presenta come una pratica minoritaria, un certo grado di feticismo sembra essere estremamente comune tra gli uomini, normativo se non addirittura "normale". Esistono numerose riviste pornografiche con titoli come «High heels», «D-cup», e «Erotic Lingerie». Tuttavia solo una ridotta percentuale di queste è "specializzata per ognuno dei vari feticci" (Attorney General of United States 1986, pp. 343-344) e solo "una fascia modesta di pubblico prova eccitazione con quelle immagini". Ma le immagini di "donne che indossano scarpe con tacchi alti e biancheria intima [sono] prevalentemente riferite a penetrazioni vaginali e probabilmente hanno raggiunto un valore normativo nell'immaginario sessuale" (Dietz, Evans 1982, p. 1495).

Nel corso delle ricerche per questo libro ho visto molta pornografia e sono arrivata alla conclusione che è la sorpresa ciò che eccita le persone: una regola valida per tutta la produzione da Amputee time a Wanda Whisp Wall Street. Le parti del corpo si prestano a essere feticizzate più facilmente dei capi d'abbigliamento. Alcuni titoli pornografici tipici sono Big bazooms, Ten-inch tools, Up her ass, up my ass e This butt's for you. Anche i corpi e le razze possono essere oggetto di tale investimento simbolico: Fat Fucks, Black and White Fetish Exchange e Oriental fetishes. Al contrario la feticizzazione del seno non avrebbe luogo se non come una sorta di devozione nei confronti di un "reggiseno enorme", cosa che si verifica anche rispetto ai genitali femminili quando sono coperti da mutandine sexy.

La maggior parte della pornografia tratta di rapporti genitali (eterosessuali o omosessuali), A Cock Between Friends, A Date with Pussy, mentre il riferimento agli elementi vestiari si presenta solo occasionalmente con titoli come Tight Rubber, Lisa's Rubber Seduction, Hard Leather, Lust for Leather, Leather Licking Slut, High-Heeled Slut, Flesh and Lace e Skirt Up, Panty Down. I riferimenti al feticismo degli abiti è più forte quando la pornografia concerne travestimenti e/o sadomasochismo, il che è indicativo della frequenza con cui il feticismo s'intreccia con queste varianti sessuali. La pornografia per travestiti è altrettanto diffusa e concerne titoli come Macho Man in Heel, Pretty Panty Marine e Barry's New Bra.

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Pagina 36

L'invenzione del feticismo

Michel Foucault chiamò il sesso "la spiegazione di tutto, la nostra chiave di volta". Descrisse anche il "feticismo" (tra virgolette) come "modello di perversione", che "serve da guida per l'analisi di tutte le altre deviazioni". Ma egli rifiuta la visione psicanalitica della sessualità come l'essenza dell'identità individuale e la forza motrice dell'azione umana, sostenendo che la "psichiatrizzazione del piacere perverso" era l'equivalente moderno del confessionale e dunque la più recente forma di potere legato alle forme del sapere (Foucault 1978, p. 78).

Ispirati dalle idee di Foucault, molti studiosi hanno messo in discussione la tradizionale visione della sessualità come "essenza" fissa e hanno rifiutato determinismi sia biologici che psicologici. Benché il dibattito essenzialismo/costruttivismo sia focalizzato sull'omosessualità, esso mette in discussione anche la fondatezza di altre categorie sessuali moderne come il "feticismo". I lavori di Foucault su "l'ipotesi repressiva e sulla nascita della scientia sexualis" favorirono l'indagine sulla storicità delle pratiche e delle categorie sessuali, mentre la sua enfasi su "corpi e piaceri" e la sua visione del corpo come terreno per il dispiegamento delle pratiche discorsive ha avuto come risultato la nascita di un nuovo campo di studi – la "corpologia" (Stanton, a cura, 1992 p. 40).

Un'analogia con la pornografia può essere utile. Dipinti e descrizioni esplicite di organi e attività sessuali sono esistite probabilmente in tutti i tempi e i luoghi conosciuti, dai graffiti osceni scalfiti sulle rocce alle sofisticate produzioni filosofiche e artistiche come il Kama Sutra. Ma alcuni studiosi sostengono che "la pornografia come categoria artistica e legale sembra essere un concetto tipicamente occidentale con una specifica cronologia e geografia". Fu al principio della moderna Europa che la pornografia divenne "fine a se stessa" (Hunt, a cura, 1993, pp. 10, 16).

Il feticismo, come la pornografia, ha una storia. Benché quasi ogni attività sessuale "bizzarra" che noi conosciamo oggi esisteva già al tempo dell'impero romano, ciò non significa necessariamente che il feticismo sia sempre esistito (Comfort 1987, p. 2). Ci sono due teorie a riguardo. La prima afferma fondamentalmente che il feticismo è universale, o per lo meno, è esistito per migliaia d'anni in molte culture. La seconda teoria sostiene, al contrario, che il feticismo si sviluppò solo nella moderna società occidentale. Ci sono prove che le confermano entrambe.

Le modificazioni del corpo e i travestimenti sono rituali comuni praticati in molte culture. Anche parti del corpo e vestiti sono stati ampiamente feticizzati. Il poeta latino Ovidio era devoto al fascino dei piedi femminili, e la fasciatura dei piedi da parte dei cinesi mostra molte delle caratteristiche associate al feticismo. I sambia della Nuova Guinea (che utilizzano il rituale della fellatio) feticizzano la bocca dei ragazzi (Herdt, Stoller 1990, pp. 126-127). Sebbene feticizzare possa caratterizzare la maggior parte degli uomini in molte culture, il feticismo, come lo intendiamo oggi, sembra essere comparso in Europa nel XVIII secolo e cristallizzato come un fenomeno sessuale autonomo nella seconda metà del XIX secolo.

"Perché ci furono così tanti pervertiti nel XIX secolo?" domandò Colin Wilson in The Misfits. "Stranamente nessuno dei sessuologi ha riconosciuto il semplice fatto che la maggior parte delle perversioni da loro descritte vennero classificate nell'arco di quel secolo" (1988, pp. 8, 75). L'opinione di Wilson è che "immaginazione e frustrazione sessuale sono connesse" al tipo di feticcio. Una teoria che pone seri problemi, tra cui la possibilità di comprendere il concetto di sessualità "frustrata" (dunque "pervertita") diffusa in epoca vittoriana. Tuttavia pare che sia accaduto qualcos'altro nel XIX secolo che ha cambiato per sempre il significato della sessualità.

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Pagina 235

Capitolo settimo

Fashion, Fetish, Fantasy


Gli abiti che scegliamo di indossare, come in generale la nostra attività cosciente, sono perlopiù sotto il controllo di ciò che gli psicanalisti chiamano Realtà principale (ovvero si può sempre ottenere ciò che si vuole). Le nostre vite, perciò, necessitano di un equilibrio tra il Piacere principale e la Realtà principale. Nella fantasia, siamo liberi dal controllo della realtà e possiamo apertamente perseguire il piacere (Freud 1953-75c, p. 222). Nella vita sociale di un uomo ci sono anche momenti in cui l'abito ha la funzione di una sorta di maschera e in modo sovversivo camuffa l'individuo sotto le apparenze di un sé fantastico.

Alcuni feticisti spingono le loro ossessioni stilistiche oltre la fissazione per un singolo oggetto, e adoperano interi completi che incorporano una varietà di articoli fetish: un corsetto indossato su una catsuit di pelle, con stivali dai tacchi alti, guanti lunghi e così via. A primo impatto questi travestimenti comunicano significati piuttosto specifici che riguardano il tipo di prestazione sessuale offerta e/o richiesta e i ruoli che saranno inscenati. Persino quando l'attività sessuale è limitata alla masturbazione, il feticista può usare uno specchio per aiutare la fantasia.

Così il costume è parte di un elaborato dramma erotico. Partecipare a questi rituali sessuali significa indossare costumi ricavati da un campo ristretto di ruoli, tra i più comuni c'è la dominatrix, il padrone, lo schiavo, il biker, il cowboy, l'uomo in uniforme, l'infermiera, la vergine, l'odalisca, l'amazzone. Questa tipologia di giochi di ruolo basati sul travestimento comprende generi e stereotipi sessuali che presentano ovvie analogie con i fenomeni culturali del mainstream.

Alcune aziende specializzate in costumi riferiscono di molti clienti che seguono fantasie "banali come ad esempio la femmes fatales, le governanti francesi, le show giri, le infermiere sexy, [e] le poliziotte sexy" (Feeney 1989, p. 3). Molti di questi costumi fetish esistono anche nella moda convenzionale dove possiamo meglio analizzare il loro significato psicologico e il simbolismo culturale.

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Pagina 240

Il feticcio è una storia mascherata da oggetto

Non è un segreto che le fantasie sessuali siano tanto comuni quanto, di solito, "perverse". Tali fantasie possono essere coscienti (come un sogno a occhi aperti) o inconsce (rivelate solo da sintomi nevrotici). Le fantasie perverse possono essere represse; o se le circostanze lo permettono, possono essere trasformate in comportamenti.

Ovviamente, le persone che si mascherano da servo e padrone (o padrona), stanno recitando il loro genere di fantasia. Ma la fantasia è un concetto complicato. L'uso comune della parola fantasia denota immaginazione, illusione, immagini esagerate o irreali. Così, femministe come Susan Faludi, sostengono che lo stilista italiano Gianni Versace creava "abiti fantastici" che non dovevano essere "presi troppo sul serio" (cit. in Servin 1992). Ma la fantasia non è solo "irreale". La fantasia ha anche una particolare importanza psicologica di adempiere alla realizzazione di bisogni psichici. Secondo gli psicanalisti, le fantasie sessuali coscienti nascondono altre fantasie primarie su temi come la castrazione e la seduzione (Laplanche, Pontalis 1986, pp. 18-20).

Nel suo importante saggio Pornography and Fantasy, Elizabeth Cowie (1993 pp. 137-139) scrive: "Ciò che è ritratto (nella fantasia) non è l'oggetto del desiderio, ma lo scenario in cui tale volontà si presenta". L'immagine pornografica di una donna che tocca i suoi genitali non fa scattare "automaticamente uno stimolo" in uno spettatore maschio eterosessuale. Piuttosto, riproduce la "messa in scena del desiderio" e il "segno" attraverso il quale "l'immagine dei genitali femminili rappresenta il piacere maschile". Cowie suggerisce che i desideri espressi in questa immagine siano i seguenti: lei mi sta aspettando, è già eccitata, mi sta mostrando i suoi genitali perché vuole vedere i miei.

Questo è vero sia per le fantasie sessuali "normali" sia per il feticismo nella moda. Molte persone considerano "naturale" il fatto che un uomo sia sessualmente stimolato dalla vista del seno femminile nudo e "innaturale" che sia eccitato dai piedi o dalle scarpe. Ma la sessualità umana è più complessa di una risposta istintiva a uno stimolo programmato; noi non andiamo in calore o ci accoppiamo come gli animali. La sessualità umana è costruita, ma al contrario di ciò che molte femministe credono, essa non si apprende nello stesso modo in cui s'interiorizza un set di ruoli. I ragazzi non guardano «Playboy» e imparano ad apprezzare i grandi seni e a vedere le donne come oggetti sessuali più di quanto le ragazze non guardino «Vogue» e imparino a diventare anoressiche e passive.

E come se questo modello scimmiottasse il comportamento umano, che in modo sorprendente ha raggiunto un ampio consenso, a eccezione di alcune posizioni ideologiche, conformi al modello istintuale, che sono comunque riduzioniste. La stessa controversia natura/cultura è concepita in modo semplicistico, come se fosse possibile separare le due cose. È evidente che la sessualità sia un fenomeno biologico ed evolutivo. Il sesso esiste poiché non siamo organismi monocellulari che si riproducono per mitosi. Ma la sessualità umana è caratterizzata anche dal desiderio di ottenere piacere, che induce le persone a eseguire atti piacevoli ma non-riproduttivi, come la masturbazione, i rapporti omosessuali, il bacio, il sesso orale e tutte le cosiddette perversioni.

L'eccitamento sessuale è vissuto come esperienza istantanea, ma la psicanalisi sostiene che la sessualità "nasce con l'emergere della fantasia", come accade quando "dal più naturate evento biologico si innalzano piaceri polimorfi". Allattare un neonato, nutrirlo, è funzionale alla sopravvivenza della specie. Ma succhiare è anche piacevole e il seno diviene "oggetto del desiderio", non semplicemente in e di se stesso, "ma come significante di un oggetto perso in cui la soddisfazione derivava dal succhiare il seno (pp. 135-136)". La scarpa, come il seno è simbolo del piacere. Ma il feticcio non è solo un simbolo.

"Un feticcio è una storia mascherata da oggetto" scrisse Robert Stoller (1985a, p. 155). Sebbene la sceneggiatura possa essere scritta attentamente e recitata all'infinito, il testo stesso (o piuttosto ciò che sta al di là del testo) rimane per larga parte oscuro al feticista. Un uomo feticista adulto sa perfettamente che le donne non hanno il pene. Tuttavia, a livello inconscio, può essere spaventato dalla sessualità e specialmente quando si sente emotivamente minacciato, può cercare di difendere la sua virilità scegliendo un partner i cui terrificanti aspetti femminili siano celati dietro un "velo" di significati fallici. Come notò Louise Kaplan (1991, p. 54) il feticista ha bisogno di un feticcio, un corsetto o un paio di stivali alti fino alla coscia, per "spianare la strada" che porta "al tempio del piacere chiamato vagina".

Molti psichiatri credono che la "donna fallica" sia una "fantasia onnipresente nelle perversioni". Dietro ogni perversione, in altre parole, troviamo il tentativo di trattare con l'altrimenti insostenibile ansia della castrazione. "Recitare" la fantasia che le donne abbiano realmente un pene o un equivalente fallico è una fase ricorrente nelle perversioni. Per quanto fantasticare e consumare pornografia sarebbe più prudente rispetto ai rischi che s'incontrano nel metterla in pratica. Ciononostante

Il bisogno di esprimersi fisicamente si rafforza sia per l'affermazione orgiastica di una fantasia primordiale, sia per il bisogno di condividerla con il mondo esterno. Partendo dalla semplice interpretazione di un personaggio, la fantasia, diventa indiscutibilmente reale (Bak 1968, p. 35).

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