Copertina
Autore Margo Stipe
Titolo Frank Lloyd Wright
SottotitoloDisegni e ricordi
EdizioneWhite Star, Vercelli, 2006 , pag. 92, ill., cop.ril.sov., dim. 280x280x20 mm , Isbn 978-88-540-0527-3
OriginaleFrank Lloyd Wright: The Interactive Portfolio [2004]
TraduttoreGabriella Cursoli
LettoreCorrado Leonardo, 2006
Classe architettura , biografie
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Indice


Premessa                                 6

Introduzione                             8

Gli anni della giovinezza               10

Chicago                                 14

La strada chiusa                        30

Il Giappone come ispirazione            38

Un profeta senza onori                  46

Il celebrato ritorno                    58

La guerra e gli anni successivi         72

L'ultimo decennio                       78

Il retaggio                             86


Note                                    90
Trascrizioni                            91
Crediti                                 91
L'autrice                               92
Ringraziamenti                          92

 

 

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Pagina 6

PREMESSA


In anni recenti è uscita una vera valanga di libri su Frank Lloyd Wright. Per la maggior parte, questi volumi - spesso risultati da ottime ricerche - si sono occupati delle sue opere, compresi quelli dedicati all'arte di fotografare i suoi edifici. Testi che trattino sia della sua vita sia dei suoi lavori sono invece più rari. L'esistenza di Wright fu tumultuosa e intensa, in termini tanto personali quanto professionali: due aspetti legati così strettamente che non si può esporre nessun autentico studio sull'architetto senza discuterli entrambi.

Margo Stipe ha intrapreso questo compito in un nuovo e affascinante formato: un libro ricco di spunti di vario genere - ciò che definiamo "interattivo" - di interesse unico. Ha selezionato, nelle vaste collezioni dei Frank Lloyd Wright Archives, documenti, lettere e cimeli che arricchiscono il racconto storico grazie alla loro immediatezza. Fra di essi vi è l'appassionata lettera della baronessa Willa von Pebay, del 1943, che portò a Wright la commissione per il Guggenheim Museum. In qualità di parti interattive, molti di questi documenti sono riprodotti come facsimili e possono essere estratti, proprio come se il lettore stesse aprendo la corrispondenza di Wright o studiando le sue carte personali.

Man mano che la narrazione della vita dell'architetto prosegue, l'autrice ha anche evidenziato quelle opere architettoniche di speciale importanza nella crescita e sviluppo di ciò che Wright stesso denominò "Architettura Organica". Egli usò per la prima volta l'espressione in una conferenza del 1894, intitolata "L'architetto e la macchina", che si occupava principalmente di architettura residenziale. "Lasciate che la vostra casa dia l'impressione di crescere con facilità dal proprio sito e foggiatela in sintonia con i dintorni, se la Natura vi è manifesta; se non lo è, cercate di essere silenziosi, sostanziali e organici come sarebbe la Natura, se ne avesse la possibilità". Entro il 1914 Wright fu più preciso, quando scrisse In the Cause of Architecture: Second Paper: "Credo ancora che l'ideale di un'architettura organica costituisca l'origine e la fonte, la forza e, fondamentalmente, il significato di qualsiasi cosa che sia mai stata degna del nome di architettura". Mise quindi una nota sul testo a fondo pagina: "Con architettura organica intendo un'architettura che si sviluppi dall'interno all'ambiente esterno in armonia con le condizioni del proprio essere, in contrapposizione a quella che si applica dall'esterno".

Sebbene si attribuiscano a Wright delle case "illegali", ossia progettate quando si trovava ancora alle dipendenze della Adler & Sullivan, il suo primo lavoro di rilievo appare dopo l'apertura del proprio studio personale, nel 1893. A partire da Casa William Winslow, la progettazione di Wright si sviluppa attraverso le abitazioni di Isadore Heller, Joseph Nusser e Ward Willits, nella definizione di quello che divenne noto come "Prairie Style", un approccio assolutamente innovativo ai design residenziale. In questo testo la Casa Frederick Robie, del 7908, è stata indicata come il culmine e, senza dubbio, come l'abitazione più significativa di quell'epoca. Nelle opere non residenziali si è dedicata una particolare attenzione al Larkin Company Administration Building, realizzato secondo un concetto rivoluzionario per una costruzione di uffici, e allo Unity Tempie, caratterizzato da un design altrettanto rivoluzionario per un edificio religioso. Considerati insieme, Casa Robie, il Larkin Building e lo Unity Tempie possono essere visti come lavori che inaugurarono gli inizi dell'architettura moderna negli Stati Uniti, esercitando anche una grande influenza all'estero, e specialmente in Germania e in Olanda.

L'autrice ha operato un'ampia scelta delle opere del Maestro, spiegando il loro significato in relazione alla fede di Wright nell'importanza dell'architettura per stabilire le basi di una cultura americana. Fra le opere determinanti qui illustrate vi sono il Johnson Wax Administration Building e la Pesearch Tower, Fallingwater (la casa di Edgar J. Kaufmann, costruita sopra una cascata), la modesta Casa Usoniana, progettata per Herbert Jacobs, e le residenze personali di Wright: Casa Taliesin nel Wisconsin e Casa Taliesin West in Arizona.

Questa nuova pubblicazione fonde gli aspetti personali e professionali della lunga e prolifica vita dell'architetto in una narrazione ben documentata e arricchita dai contenuti interattivi, che comprendono minute originali di lettere e manoscritti, opuscoli, poster, schizzi architettonici e disegni, interviste registrate e conferenze domenicali agli apprendisti della sua Taliesin Fellowship (scuola di architettura basata sull'apprendistato). Tali caratteristiche forniscono al lettore un contatto diretto, personale - e di conseguenza più piacevole - con la storia di questo eminente architetto.

Bruce Brooks Pfeiffer

Direttore degli Archivi

Taliesin West

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Pagina 8

INTROSUZIONE


"CI CHIEDIAMO MERAVIGLIATI PERCHÉ L'ARCHITETTURA DEBBA ESSERE COSÌ PRIVA DI ORIGINALITÀ NELLE NAZIONI OCCIDENTALI PIÙ PROGREDITE, COSÌ PIENA DI RIPETIZIONI DI STILI OBSOLETI. FORSE ADESSO STIAMO ATTRAVERSANDO UN'EPOCA Dl DEMOCRATIZZAZIONE DELL'ARTE, MENTRE ATTENDIAMO L'ASCESA DI QUALCHE NOBILE MAESTRO CHE STABILISCA UNA NUOVA DINASTIA".

OKAKURA KAKUZO, IL LIBRO DEL TÈ, 1906


Se è vero che alcune persone sono nate al momento e al posto giusto, allora il più grande architetto americano, Frank Lloyd Wright (1867-1959), è una di queste. Venuto al mondo appena due anni dopo la fine della Guerra civile americana, fu testimone degli straordinari cambiamenti che portarono velocemente il mondo dal tranquillo ritmo di cavalli e carrozze del XIX secolo alla notevole velocità del missile spaziale del XX. Ma diversamente da molti dei suoi contemporanei, che accettarono con riluttanza tali cambiamenti, Wright salutò e accolse positivamente i mutamenti sociali e tecnologici resi possibili dalla Rivoluzione Industriale e diede inizio con entusiasmo alla propria rivoluzione, quella architettonica. Ispirato dallo spirito americano di democrazia e dalle opportunità che questo consentiva, si cimentò nella costruzione di edifici degni di un governo di tal genere. Rifiutando la finzione di palazzi in stili storici importati dall'Europa, in cui era alloggiata la maggioranza degli americani, si prefisse la creazione di un'architettura che si occupasse delle individuali necessità fisiche, sociali e spirituali del moderno cittadino statunitense.

Per Wright l'architettura non significava solo costruzioni: si trattava di nutrire le vite di coloro che vi avrebbero trovato riparo. Ciò che serviva erano ambienti caratterizzati da bellezza, tranquillità e armonia, creati per ispirare gli abitanti e offrire loro quiete e riposo. Egli definì "organica" la propria architettura e la descrisse come quel "grande spirito vivente creativo che, di generazione in generazione, di epoca in epoca, procede, persiste, crea secondo la natura dell'uomo e delle circostanze che lo circondano, man mano che entrambi cambiano". Secondo Wright, l'architettura "organica" era sinonimo di architettura "naturale" ed era caratterizzata da qualità "democratiche", come le dimensioni a misura d'uomo, la libertà spaziale, l'integrazione con il sito di costruzione e la compatibilità di materiali, forma e metodo di costruzione. L'abile applicazione di queste proprietà realizzata da Wright produsse spazi di grande bellezza e serenità, in grado di evocare - persino in tempi caotici - gli ideali duraturi di ordine ed equilibrio che definiscono la civiltà.

Wright si considerava un radicale di larghe vedute, "dedito a una causa conservatrice, nel miglior significato del termine", mentre molti dei suoi contemporanei lo ritennero un ribelle e un iconoclasta.

Eppure, come esplicito difensore dei propri principi, uomo in apparenza arrogante, ma incantevolmente carismatico, egli è probabilmente l'architetto più comunemente conosciuto di tutti i tempi. Fu spesso sulle prime pagine dei giornali, poiché rifiutò la maggior parte dell'architettura e della progettazione urbana contemporanea. Egli, a sua volta, fu rifiutato da gran parte dell'establishment proprio mentre continuava a mettere in discussione la direzione, la finalità e i metodi dell'architettura del XX secolo. Talvolta questa vitalità e questa forte personalità parvero offuscare il suo stesso autentico impegno e le sue qualità architettoniche. Negli anni successivi alla morte di Frank Lloyd Wright, tuttavia, è stata prodotta un'analisi più ampia e obiettiva della sua opera. La sua eredità sopravvive nelle ricche vite trascorse negli edifici costruiti e nelle proprietà immaginarie di quei progetti che non sono mai stati realizzati.

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