Copertina
Autore Antonio Tabucchi
Titolo La testa perduta di Domasceno Monteiro
EdizioneFeltrinelli, Milano, 1997, I Narratori , pag. 239, dim. 142x222x20 mm , Isbn 978-88-07-01518-2
LettoreRenato di Stefano, 1997
Classe narrativa italiana
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Pagina 11 [ inizio libro ]

Manolo il Gitano aprì gli occhi, guardò la debole luce che filtrava dalle fessure della baracca e si alzò cercando di non fare rumore. Non aveva bisogno di vestirsi perché dormiva vestito, la giacca arancione che gli aveva regalato l'anno prima Agostinho da Silva, detto Franz il Tedesco, domatore di leoni sdentatí del Circo Maravdhas, ormai gli serviva da vestito e da pigiama. Nella flebile luce dell'alba cercò a tentoni i sandali trasformati in ciabatte che usava come calzature. Li trovò e li infilò. Conosceva la baracca a memoria, e poteva muoversi nella semioscurità rispettando l'esatta geografia dei miseri mobili che la arredavano. Avanzò tranquillo verso la porta e in quel momento il suo piede destro urtò contro il lume a petrolio che stava sul pavimento. Merda di donna, disse fra i denti Manolo il Gitano. Era sua moglie, che la sera prima aveva voluto lasciare il lume a petrolio accanto alla sua branda con il pretesto che le tenebre le davano gli incubi e che sognava i suoi morti. Con il lume acceso basso basso, diceva lei, i fantasmi dei suoi morti non avevano il coraggio di visitarla e la lasciavano dormire in pace.

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Pagina 238 [ fine libro ]

Apri la porta e fece per uscire. Ma si fermò sulla soglia.

- Avvocato, disse, a quella testimonianza non crederà nessuno.

- Pensa?, chiese l'avvocato.

- Un travestito, disse Firmino, ospedale psichiatrico, schedato per prostituzione. Figuriamoci.

E fece per chiudere la porta dietro di sé. Don Fernando lo fermò con un gesto della mano. Si alzò a fatica e avanzò verso il centro della stanza. Puntò l'indice contro il soffitto, come se si rivolgesse all'aria, poi lo puntò verso Firmino, e poi lo diresse verso il suo petto.

- E' una persona, disse, si ricordi questo, giovanotto, prima di tutto è una persona.

E poi continuò:

- Cerchi di essere delicato con lei, abbia molto tatto, Wanda è una creatura fragile come il cristallo, una parola storta e le vengono crisi di pianto. Helsínki, 30 ottobre 1996

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