Copertina
Autore Giovanni Tritemio
Titolo Il libro delle meraviglie
EdizioneLa Lepre, Roma, 2012, Wu Wei , pag. 352, ill., cop.fle., dim. 13,5x21x2,5 cm , Isbn 978-88-96052-75-4
CuratoreAlessandro Boella, Antonella Galli
LettoreGiorgio Crepe, 2013
Classe scienze improbabili , esoterismo , astrologia , magia , storia sociale , storia moderna
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Indice


Premessa                                                     19

Il "maestro perfettissimo di magia naturale"                 31

Pythagoricus esto. La filiazione iniziatica                  43
di Giovanni Tritemio

La steganografia                                             69

Un estratto dal Libro delle meraviglie: La Magia divina.
Heinrich Kunrath e l'elettro                                 92

Trattato alchimico dell'illustre Giovanni Tritemio
Abate di Sponheim Principe indiscusso
dei filosofi del nostro secolo                              105

L'elogiatissima polvere medicinale di Tritemio              113

Estratto da un'opera ermetica di Tritemio                   115

Per una bibliografia dei manoscritti attribuiti a Tritemio  119

Bibliografia generale                                       139

Ringraziamenti                                              144


Il libro delle meraviglie

CAPITOLO PRIMO
Della Magia Divina, e di come deve essere l'uomo per
conoscerla, 147

CAPITOLO SECONDO
Chi vuole imparare la magia divina deve conoscere le figure
celesti, 152

CAPITOLO TERZO
Che cos'è la magia naturale, 153

CAPITOLO QUARTO
Del corso del firmamento dalla mattina alla sera, e quando il
Sole entra e transita nei dodici segni zodiacali, 156

CAPITOLO QUINTO
Della tabella delle ore planetarie, sia del giorno che della
notte, e come di usarle con profitto, 157

CAPITOLO SESTO
Della segnatura delle erbe, degli animali e degli uomini, 159

CAPITOLO SETTIMO
Della segnatura dei metalli e dei minerali, 182

CAPITOLO OTTAVO
Dello Spirito Universale, Spirito o Anima del Mondo, e di come
usarlo, 185

CAPITOLO NONO
Per trovare lo Spirito Universale anche in alcuni minerali, 195

CAPITOLO DECIMO
Per preparare la tintura magica con il solvente universale e lo
Spirito Universale da un metallo: dall'oro, dall'argento, dal
piombo, dallo stagno, dal mercurio, dal rame e dal ferro, 198

CAPITOLO UNDICESIMO
Una medicina magica per preservare il corpo umano in salute
sino alla fine, 204

CAPITOLO DODICESIMO
Per preparare uno spirito magico dallo stagno e dal mercurio, 206

CAPITOLO TREDICESIMO
Per preparare una materia cristallina che sia trasparente come
una resina, e che ci è assolutamente necessaria, in particolare
per la magia, 208

CAPITOLO QUATTORDICESIMO
Per dissolvere l'oro rosso sangue nella suddetta acqua, 210

CAPITOLO QUINDICESIMO
Per rammollire il sigillo di Ermete con la precedente
soluzione, 211

CAPITOLO SEDICESIMO
Per elaborare l'Universalissimo da tutti i regni della natura,
cosa inerente alla magia, 212
Per preparare la pietra vegetale, 215
Per preparare la pietra minerale, 216

CAPITOLO DICIASSETTESIMO
Per preparare dalla Colomba di Diana o aquila bianca, una
materia fluida e trasparente come una resina, 220

CAPITOLO DICIOTTESIMO
Per preparare una lampada vitale artificiale, che permette di
sapere di un amico assente se egli sia vivo o morto, malato,
e che cosa gli accada, 221

CAPITOLO DICIANNOVESIMO
Per dare origine a uno spirito dalla rugiada di maggio, nel
quale possano essere raffigurati tutti e sei i giorni della
Creazione, con annessa segreta figura, 224

CAPITOLO VENTESIMO
Per preparare un liquido nel quale si possano rappresentare
le stelle scintillanti in cielo, lo sviluppo delle creature
e la resurrezione dei corpi purificati, 227

CAPITOLO VENTUNESIMO
Per preparare un liquido che cresce e cala come la Luna, 231

CAPITOLO VENTIDUESIMO
Per fare un liquido che indica il tempo atmosferico, i tuoni
e i fulmini, e nel quale nel contempo lampeggia violentemente
nella notte, 233

CAPITOLO VENTITREESIMO
Per creare il vero fuoco magico che brucia tutto, 235

[...]

CAPITOLO SETTANTESIMO
Per fare l'Urim, come hanno fatto i figli di Israele, che erano
privi di sacerdoti, e in primo luogo, il piedistallo fuso in
elettro magico, come mostra la figura Y, 347

 

 

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Pagina 19

Premessa



                        «Ogni tecnologia sufficientemente avanzata
                                    è indistinguibile dalla magia»

                                             Arthur Charles Clarke



Pubblichiamo qui per la prima volta in lingua italiana un'importante operà attribuita all'abate benedettino Giovanni Tritemio (1462-1516), erudito umanista, storiografo, criptografo, e soprattutto mago naturale e ermetista, chiamato Pansophiae splendor magnus, punto d'incontro di diverse tradizioni sapienziali, considerato da molti il padre della tradizione ermetica occidentale post-medievale, i cui illustri figli saranno Teofrasto Paracelso , Cornelio Agrippa (1486-1535), ed altri.

Questo testo circolò per lungo tempo manoscritto in ambienti rosacruciani di area germanica, sino a quando il libraio editore Johann Scheible (1809-1866), uno dei primi sistematizzatori del materiale magico e alchimico tedesco, lo pubblicò verso il 1855, dandogli il titolo fittizio ma suggestivo di Libro delle meraviglie (Wunder-Buch).

Abbiamo preso questa iniziativa poiché quest'opera, pur essendo comprensibilmente annoverata tra le "apocrife", rappresenta una summa sufficientemente esaustiva delle conoscenze ermetiche attribuite da una lunga e persistente tradizione all'abate Tritemio, che andranno a far parte del grande patrimonio della successiva tradizione rosacruciana nelle sue diverse fasi di sviluppo; conoscenze, queste, provenienti da un grande numero di testi manoscritti, coevi o precedenti. È fuor di dubbio che si tratti di una rielaborazione, termine preferibile a quello riduttivo e dispregiativo di "interpolazione".

Non dimentichiamo che nel passato questi testi rientravano in un preciso, complesso e graduale corpus di insegnamenti teorici e pratici, da considerarsi alla stessa stregua di quelli universitari.

Il nostro modo di procedere ha diversi punti in comune con quello universitario, ma se ne discosta per molti altri, altrettanto essenziali. Il lettore avrà modo di constatarlo.

In questo genere di ricerche ci troviamo ancora in una fase descrittiva, in cui è necessario fornire il maggior numero possibile di informazioni utili, testi originali e in traduzione, con umiltà e discrezione, cercando il meno possibile di trarre conclusioni affrettate o di elaborare inutili quanto fumose teorie, tenendo presente che in ogni ricerca i nuovi elementi risolvono certi enigmi ma ne pongono altri.

Abbiamo cercato di "lasciar parlare i documenti", poiché crediamo, con il latinista Pierre Boyancé, che «una critica sana debba considerare non solo la datazione, ma anche – e soprattutto, aggiungiamo – la natura di una testimonianza».

Sebbene il nostro lavoro riguardi un periodo storico che dista da noi solo qualche secolo, troviamo perfettamente consone le parole dello storico e filosofo della scienza Giorgio de Santillana quando spiega che le difficoltà incontrate dal lettore in questo genere di ricerche sono quelle «inerenti a una scienza che fu fondamentalmente tenuta segreta, e in modi tali che noi non riusciamo bene a immaginare. Ma la difficoltà maggiore deriva dal fatto che non abbiamo potuto far uso della nostra tradizionale logica catenaria, così semplice e onesta, in cui prima si pongono i principi e poi segue la deduzione. Non così facevano i pensatori arcaici; essi pensavano invece in un modo paragonabile forse alla fuga musicale, dove tutte le note non possono esser costrette entro un'unica scala melodica, dove si viene tuffati in media res e si deve seguire l'ordine temporale creato dai loro pensieri. È nella natura della musica, dopotutto, che le note non possano essere suonate tutte assieme. L'ordine e la sequenza, il significato stesso della composizione, si riveleranno – con la pazienza – a tempo debito. Il lettore, suggerirei, dovrà porsi nell'antico "Ordine del Tempo"».

Infatti, pur essendo relativamente più vicini a noi nel tempo, autori come Tritemio continuano a essere testimoni di quell'arcaica mentalità.

D'altro canto, ci rendiamo perfettamente conto di quanto risulti difficile a una mente moderna comprendere che le modalità di trasmissione della conoscenza iniziatica non rispondono necessariamente a quelle del metodo scientifico moderno, come è stato magistralmente esposto da René Guénon in Considerazioni sulla vita iniziatica.

Infatti, né la "definizione" fornita dalla "chiarezza della ragione", né la cosiddetta "obiettività scientifica" autorizzano l'assenza di esperienza, e ciò più che mai nell'ambito delle scienze tradizionali. «Si può definire chiaramente solo quel che già si sa, oppure un principio intellegibile, partendo dalle premesse in vigore. Se si tratta di comprendere ciò che è essenzialmente nuovo, occorre semplicemente abbandonarsi all'esperienza, sino a che non si formino i nuovi organi necessari alla comprensione».

Abbiamo già avuto modo di rilevare come sinora prevalesse la tendenza alla distinzione tra un ermetismo filosofico dotto, che si limita alla pura speculazione intellettuale, e un ermetismo "pratico" volgare, del quale farebbero parte scienze come l'alchimia, la magia e l'astrologia. Inutile dire che tale distinzione era semplicemente frutto della "mente dualizzante".

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Pagina 23

Gli elementi costitutivi del Libro delle meraviglie sono attinti a fonti remote: egizie, neoplatoniche, ebraiche, sabee.

I procedimenti contenuti in questo testo derivano, almeno in parte, da una tradizione di origine sacra e sacerdotale, a differenza della maggior parte dei processi alchimici che si incontrano negli antichi ricettari, provenienti piuttosto da una tradizione che lo storico dell'alchimia René Alleau definisce "chimica e metallurgica".

Il contenuto di questa raccolta, espressione di una straordinaria "tecnologia sacra" realizzata grazie a una stretta interconnessione fra alchimia, magia e astrologia, è del resto pienamente giustificato da ciò che lo stesso Tritemio intendeva per magia, e che scrisse in una celebre lettera del 24 agosto 1505 a Germain de Ganay: «[...] In realtà per Magia non vogliamo intendere nient'altro che la conoscenza delle cose fisiche e l'intelligenza delle cose metafisiche, che comprende la scienza della virtù di tali cose, tanto divine quanto umane [...]».

La magia naturale si fonda quindi su un'intima conoscenza della natura. Nella tradizione alchimica la luce della natura è la vita universale, e si identifica proprio con quello che in Occidente, fino al XVI secolo compreso, si chiamava natura, o natura naturante: questo spiega anche le denominazioni di magia naturale o di filosofia naturale, cioè ermetica. Quando gli alchimisti dicono che la sostanza dell'Opera è ovunque, intendono parlare di questa luce della natura.

L'ermetista neoplatonico Cesare Della Riviera (ca. 1538-1625), nel Mondo magico de gli Heroi, afferma che «la luce della Natura, Spirito celeste, primo Ente dell'oro, è la vita di tutte le create cose; né altro è la vita, la perfettione, la purità, e sanità dell'infinita moltitudine de gl'individui, anzi di tutti gli elementi, de' Cieli, e de' celesti corpi [...]».

Come sottolineava lo storico delle religioni Ioan Couliano, degno erede di Mircea Eliade, «la lettura del "Libro della natura" era stata l'esperienza fondamentale del Rinascimento. La Riforma non seppe mai trovare mezzi sufficienti a chiudere il libro in questione. Come mai? Perché per essa, lungi dall'essere un fattore di avvicinamento, la natura era la principale responsabile dell'allontanamento tra Dio e uomo. A furia di cercare, finalmente la Riforma trovò il grande colpevole di tutti i mali dell'esistenza individuale e sociale: la natura peccatrice».

Infatti «la civiltà occidentale moderna rappresenta, nel suo complesso, il prodotto della Riforma, di una Riforma che, svuotata del suo contenuto religioso, ne conservò nondimeno le forme. Sul piano teorico, la grande censura dell'immaginario sfociò nella comparsa della scienza esatta e della tecnologia moderna. Sul piano pratico, il suo risultato è la comparsa di varie istituzioni moderne. Sul piano psicosociale, è la comparsa di tutte le nostre nevrosi croniche, dovute all'orientamento troppo unilaterale della civiltà riformata, al suo rifiuto di principio dell'immaginario. Oggi ancora noi viviamo, per così dire, in un'appendice secolarizzata della Riforma e, a osservarla da vicino, molti fenomeni della nostra epoca, dei quali non abbiamo mai cercato una spiegazione storica, risalgono ai grandi conflitti spirituali e politici del XVI e del XVII secolo».

Queste fatali e illuminanti conclusioni di Couliano sono contrastate da dichiarazioni come quella del filologo e storico François Masai che, in quanto studioso del filosofo bizantino Gemisto Pletone (1355-1452), avrebbe potuto avere una visione più obiettiva: «A dispetto di ogni continuità dottrinale, questo Rinascimento costituiva certamente una rivoluzione, quella stessa che continua a esercitare i suoi effetti, a sconvolgere la nostra civiltà occidentale, separandola dalle sue origini medievali e cristiane».

Ci auguriamo invece di tutto cuore che il prossimo futuro realizzi pienamente le segrete tendenze che il Rinascimento non riuscì a portare a compimento.

Il contenuto del Libro delle meraviglie è di ben altro spessore rispetto a quello dei tipici grimoires. Da questo testo traspare chiaramente la totale impossibilità di compiere opere di magia naturale o di teurgia senza aver risolto l'enigma posto dall'alchimia, e questo è di capitale importanza.

Scrive infatti Cornelio Agrippa nella Filosofia occulta: «V'ha una cosa creata da Dio che è il soggetto d'ogni ammirazione, che si trova nella Terra e nei cieli, che è animale vegetale e minerale a un tempo, che si trova ovunque, che non è conosciuta, che nessuno chiama col suo nome ma che è nascosta sotto numeri figure ed enigmi, senza la quale né l'alchimia né la magia naturale possono avere i loro successi».

Questo principio è perfettamente sintetizzato da Jean-François Xavier Fabre du Bosquet quando dichiara che «le intelligenze, i geni buoni e gli spiriti degli uomini giusti non comunicano mai con i mortali senza una speciale grazia della divinità: quella di possedere la Pietra dei filosofi».

In pieno accordo è l'alchimista e storico Elias Ashmole (1617-1692) che, riprendendo una distinzione fra i quattro tipi di Pietra filosofica fatta da san Dunstano, abate benedettino del X secolo, specifica che la quarta Pietra, detta Angelica, oltre a elargire numerosi altri doni, «favorisce l'apparizione degli angeli e dà la facoltà di conversare con essi in sogno o per rivelazione. È una quintessenza, in cui non vi sono cose corruttibili; e laddove gli elementi non sono corrotti, nessun diavolo può stare o dimorare. [...] Poiché vi è un Dono di Profezia celato nella Pietra Rossa».

Similmente, persino uno scienziato quale Robert Boyle (1627-1691), nel Dialogo sulla conversazione con gli angeli favorita dalla Pietra dei Filosofi (Dialogue on the Converse wíth Angels aided by the Philosophers' Stone), parla di una polverina rossa che richiama gli angeli e procura familiarità con essi: una polvere palpabile, in grado di attrarre esseri intelligenti e immateriali.


Infine, alcuni processi alchimici contenuti nel Libro delle meraviglie potrebbero urtare la sensibilità del lettore moderno, non certo quelli che impiegano materie provenienti dai regni minerale e vegetale, ma quelli che fanno uso di materie provenienti dal regno animale. Prima che questo accada, gli ripeteremo le parole di Charles Le Brun, moderno traduttore francese degli Archidoxa di Paracelso: «Noi non consigliamo a nessuno di tentare praticamente gli esperimenti alchimici descritti negli Archidoxa: Tenuto conto delle attività alle quali ci dedichiamo abitualmente e del mondo che ce le propone, è quasi impossibile penetrare veramente in quest'opera, e ancor più nel modo giusto».

Di fatto, in molti testi di questo genere, compresi quelli di Paracelso, incontriamo sovente processi in cui è comune l'uso delle materie provenienti dal regno animale.

E a questo proposito, l'illustre paracelsiano Johannes Staricius, nella prefazione al trattato Philosophia de limbo, aeterno perpetuoque homine novo di Teofrasto Paracelso, da lui edito definisce in modo magistrale e chiarissimo il valore progressivo e crescente delle Pietre, a seconda del regno di appartenenza della materia con la quale si preparano.

A proposito della Pietra dei Saggi (di cui ai suoi tempi si fa molto parlare, e che alcuni chiamano Lapis Philosophorum, altri Tintura, altri Pietra universale), Staricius precisa che i Filosofi hanno distinto tre pietre universali e una Universalissima, e che solo quest'ultima è la vera e benedetta Pietra dei Filosofi.

La prima pietra generale o subalterna è la vegetale, da cercarsi materialmente nel regno vegetale, che essendo inferiore alle altre due non può in alcun modo perfezionarle o moltiplicarle.

La seconda è la minerale, che necessita di un solvente minerale e, poiché è superiore alla vegetale, può essere utile per perfezionarla.

La terza è la pietra animale o microcosmica, alla preparazione e al perfezionamento della quale non possono concorrere in alcun modo elementi vegetali o minerali.

Di queste tre pietre, l'ultima ha potere sulle altre due e può coadiuvare nella loro preparazione.

Per quanto riguarda la Grande Pietra dei Filosofi (Lapis universalis generalissimus), questa è il vero Lapis macrocosmicus, per la cui preparazione è necessario procedere dall'inizio alla fine macrocosmicamente, ossia in modo universale. Questa pietra permette alle altre tre, universali e sue subalterne, di esaltare e aumentare la loro perfezione.

La materia di questa Pietra è comune e la si può trovare in ogni luogo e in tutto ciò che ha vita. La sua opera si compie in un vaso, con un fuoco terrestre, e nel contempo con nessun fuoco, il suo lavoro consiste in una semplicissima solutio seguita da una semplicissima coagulatio.

Tutto ciò che è stato scritto riguarda le altre tre pietre, poiché svelare quest'altra non è in potere dell'uomo, bensì di Dio, che nella sua misericordia può rivelarla a chi vuole. Chi vuole prosperare in questa via deve essere ben unito a Dio e ben orientato cabalisticamente e magicamente nel proprio oratorio grazie a una vita moralmente ordinata, ben regolata e retta dal timor di Dio.

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Pagina 105

Trattato alchimico
dell'illustre Giovanni Tritemio
Abate di Sponheim
Principe indiscusso dei filosofi
del nostro secolo



Stampato per la prima volta da un autore anonimo
a favore dei figli della Saggezza ermetica

Tutti gli uomini più versati nello studio della filosofia naturale hanno riconosciuto e ritengono che la Luna, che è più vicina a noi del Sole, per una disposizione ammirevole nella sua diversità, trasforma e regola le azioni degli uomini e i rapporti fra le cose in questo mondo elementare, insieme a suo fratello Febo.

Allo stesso modo, quell'ingegnoso creatore della Natura, che è anche l'artefice di tutti gli esseri, ha stabilito, fin dall'inizio della nascita del mondo, che fra i corpi celesti, i due lumi più brillanti avrebbero governato l'uno il giorno, l'altra la notte.

Ma giacché alla Luna terrestre, conformemente all'opinione di tutti i Filosofi, manca un po' di potere di fissazione, ho voluto mettere a disposizione dei figli della Saggezza un certo segreto, tenuto nascosto in fondo al santuario della Filosofia, grazie al quale l'argentea Febe, a lungo trasportata su di un carro a due ruote, otterrà una quadriga come suo fratello Febo, e per questo potrà essere preposta non alla notte ma al giorno, e così spandere sul nostro mondo un bagliore dorato.

Nessuno potrà mai persuadermi che esista un altro metodo di lavoro più facile e sicuro di questo. Credo infatti del tutto insensati coloro che hanno cominciato i loro molteplici lavori coagulando il Mercurio, mentre possedevano la Luna già quasi fissa, che avrebbero potuto assai facilmente condurre a una natura più sottile. Mediante tale invenzione potrebbero anche dare facilmente la natura dell'oro a Saturno e a Venere, benché abbiano filosofato soprattutto sulla Luna e sulle qualità che le mancano.

Alla Luna manca il peso che ti darà in dovizia Saturno, il cui peso si avvicina a quello del Sole. Ecco perché i Filosofi lo chiamano generalmente oro lebbroso. I Filosofi e gli astronomi attribuiscono a Saturno la lebbra di questo mondo. Invero, che cosa c'è di più greve e pesante della terra? Per questo motivo, fra i corpi celesti, a causa della sua lentezza e del suo peso, Saturno impiega trent'anni a percorrere il suo regno.

Infatti alla Luna manca il potere di fissazione, ovvero una cottura più completa, che Marte, il pianeta ardente, può procurarti in abbondanza, perché il suo calore si avvicina maggiormente al Sole, mentre il nostro fuoco comune ha meno potere di distruzione.

D'altronde, il colore è facilmente aumentato da Venere, compagna inseparabile del Sole, che gli adepti della magia naturale sostengono sia la dea che possiede il colore più bello, ma dal punto di vista filosofico, daremo la preferenza a Marte quanto a colore e a peso, ai quali puoi unire il potere di fissazione.

Per quel che riguarda la proporzione e la commistione richieste reciprocamente da questi tre corpi, li comprenderai studiando attentamente le proprietà astronomiche e le qualità naturali di questi corpi.

E astronomicamente parlando, dalla cognizione di quanto questi astri si avvicinino o si allontanino dalla Luna: Saturno è il sesto, Marte è il quarto, mentre Venere occupa il secondo posto.

Se consideri d'altro canto, dal punto di vista naturale, la loro natura e le loro proprietà, secondo le tre qualità che mancano alla Luna, vedrai quale di questi corpi sia il più grande, e che cosa bisogna dare dapprima alla Luna, e che cosa conviene darle in seguito. Infatti non è trascurabile l'esaminare precisamente quanto sia superiore Saturno dal punto di vista del peso, e per questo considera attentamente e acutamente l'illustrazione che precede questo testo, e vedrai che di tale argomento ho scritto in modo filosofico.

Colui che desidera portare a termine una cosa tratta dalle profondità della scienza alchimica è dapprima necessario che osservi bene i corpi celesti, e che poi ne studi con cura la qualità, la natura e la posizione, facendo la qual cosa otterrà, per grazia divina, una conoscenza sconfinata in queste materie. Per questo ho preso la decisione di divulgare queste cose solo ai figli della Saggezza. Una volta presi in considerazione questi diversi punti, essi indagheranno da soli molti altri soggetti ancora più elevati di questi.

Il Sole sta come un imperatore in mezzo ai pianeti, governando con un potere assoluto gli altri pianeti e tutto il mondo. Tre pianeti sono disposti al di là di esso, e tre al di qua. Marte è al di sopra del Sole ed è il più vicino a lui, Venere è la più vicina, ma è posta al di sotto. Di conseguenza, se desideri intensificare l'azione della Luna finché essa non pervenga alla natura del Sole, è necessario estrarre da Marte e da Venere gli spiriti sottilissimi e tingenti. Questi spiriti, tuttavia, poiché sono volatili, non possono tingere la Luna, se tu prima non li trattieni e se non li congeli con il fermento del Sole, che è il più potente di tutti, quantunque alcuni Filosofi saccenti si sforzino ancora di coagulare quegli spiriti fugaci in un corpo vegetabile.

Altra cosa: se la Luna deve diventare Sole, bisogna dapprima separare e isolare dalla Luna e dal Sole i due pianeti intermedi (per nerezza di Venere intendi in realtà la Luna, e per Mercurio intendi l'umidità che evapora). Alcuni saccenti rimuovono questi due ostacoli, ai quali hanno dato denominazioni insulse e insensate, come rugiada e glutine.

Giove sta al di sopra del Sole fra due pianeti, e lo stesso fa Mercurio nella parte inferiore, fra altri due, e da quei due fa uscire Venere e la Luna.

Nota bene. Tutta quanta l'alchimia è compresa in questi corpi metallici; cionostante, necessitiamo talvolta di alcune sostanze, come sali, acque forti e acqua vegetale, grazie alle quali i corpi sono adeguatamente purificati e se ne estraggono le nature spirituali e sottili. Colui che avrà approfondito coscienziosamente tutte queste cose giungerà senza alcun dubbio ai misteri più grandi della Filosofia naturale.

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Pagina 113

L'elogiatissima polvere medicinale di Tritemio



Moltissimi hanno sempre lodato fino ad oggi la polvere per il cervello di Tritemio, utilissima per gli studiosi. Infatti non pochi ricorrono al suo uso, così da tralasciare facilmente l'ispezione delle urine, delle arterie, della lingua, delle escrezioni. Molti prolungarono una vita sana e robusta quasi fino a cent'anni, e infine conseguirono una tale acutezza di memoria, da superare senza sforzo i migliori in questa facoltà.

E questo senza ricorrere a pillole, clisteri, purghe, unguenti, cataplasmi, elettuari, pasticche, gargarismi, lancette, fumigazioni, conserve, sciroppi, acque, teriache e rimedi similari.

Prendi:

calamo aromatico, genziana, cumino, laserpizio sormontano, anice, carvi, ammi, semi di prezzemolo, spigonardo, di ciascuno mezza oncia (15,625 g).

corallo rosso e perle non perforate, once 5 (156,250 g).

zenzero bianco, iva artetica, foglie di senna, tartaro calcinato, di ciascuno 5 dramme (19,331 g).

macis, cubebe silvestre, di ciascuno 2 dramme (7,813 g).

garofani, dramme 7 (27,344 g).

Fanne una polvere sottilissima.

Naturalmente dopo una purga appropriata. Dose: mezza dramma da assumersi, per il primo mese, mattina e sera, in brodo o vino; solo al mattino per il secondo mese, e tre volte alla settimana per il terzo mese; e si mantenga questa dose per la vita. Si evitino però le gozzoviglie e l'ebbrezza.

Perciò è una polvere eccellente ed efficace contro tutte le malattie. Rinvigorisce lo stomaco, monda il cervello, calma gli occhi e il viso, acuisce la memoria, elimina gli umori cattivi e superflui in tutto in corpo, senza pericolo, lo allevia e lo agevola, sopprime la compressione al petto e la nausea, tiene lontana l'eccessiva pinguedine, preserva dall'apoplessia e dall'epilessia, dissolve la materia dei calcoli in modo indolore, e non permette che si indurisca in pietra, né che la chiragra, la podagra e la sciatica finiscano con l'imporsi.

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Pagina 159

CAPITOLO SESTO


Della segnatura delle erbe, degli animali e degli uomini



Gli antichi Magi hanno descritto la segnatura delle piante, delle erbe e delle radici secondo la loro apparenza e il loro gusto, e questo accade anche con se stessi. Si può vederlo nelle erbe, negli alberi, negli animali e anche negli uomini. Se nei vegetali è influente la qualità saturnina, il loro colore sarà nero, grigiastro, e grave, rude, aspro, agro, salato al gusto. Se l'uomo ha un corpo lungo e magro, ma sodo e rude, è influenzato da Marte, e solo raramente da Saturno, nel cui caso è un uomo nodoso e gobbo, come si può vedere nella quercia; se però è Venere a influire, con la sua dolce azione, si avrà un corpo forte, e se Marte e Venere possono esercitare i loro influssi incontrastati, l'uomo sarà di animo vivace. Fra gli alberi, ve ne sono di alti, e anche di cattivi, come del resto di erbe.

Ma se Giove è insieme a Venere e più vicino a Saturno, Giove ha il predominio su entrambi, e il risultato sarà un bell'uomo, perché l'influsso celeste è in entrambi pieno di virtù e di potenza, mentre le erbe avranno un buon gusto. L'uomo avrà occhi di color azzurro cielo misto a un po' di biancastro, e l'attributo dell'umiltà.

Se nel frattempo arriva Mercurio, e Venere cessa la propria influenza, la qualità, al più alto grado di Saturno, è resa graduale, è penetrata dalla luce grazie allo spirito di Mercurio, e dà luogo a un uomo saggio in parole e azioni. Il vegetale sarà un'erba dalle belle forme, di crescita media, con bei fiori bianchi e azzurri.

Se invece irrompe il Sole con il suo influsso, il colore tende sovente al giallo, proprio a causa del Sole. Se Marte non è più presente e i pianeti suddetti comunicano la loro influenza a Saturno, tutto è buono e splendido, sia gli uomini, che le erbe, che gli alberi.

Questo devi imparare a conoscerlo e a comprenderlo, se vuoi essere e diventare un mago, perché con una simile erba si cura e si guarisce bene, senza aggiungervi l'arte, ma queste erbe sono rare e si trovano sporadicamente, e sovente fra molte non ve n'è una, perché sono di natura paradisiaca.

Se hai lo specchio di Salomone, ti sono subito indicate, perché fanno parte dei misteri; ma se cerchi la congiunzione planetaria, esse ti saranno manifeste, cosicché le troverai subito, perciò nelle erbe è nascosto il massimo segreto. Questo fa parte della magia.

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Pagina 221

CAPITOLO DICIOTTESIMO


Per preparare una lampada vitale artificiale, che permette
di sapere di un amico assente se egli sia vivo o morto,
malato, e che cosa gli accada



Se vuoi approntare una lampada vitale artificiale, devi procedere così. Se vuoi farne una per te, o per un caro amico, prendi nota dell'ora o del giorno della sua nascita, di sotto quale segno zodiacale sia nato, e di quale pianeta governasse in quel momento: devi conoscere tutto ciò e farlo alla stessa ora. Se governava Giove, per esempio, la lampada deve essere fatta nello stesso giorno e nella stessa ora; quindi nello stesso giorno versa un po' dell'elettro che vedi qui raffigurato, nel quale sono incisi i caratteri dei pianeti, nonché i segni zodiacali e le parole, poi mettilo da parte.

Nello stesso giorno e alla stessa ora fatti aprire una vena e metti in un recipiente 12 mezze once del tuo sangue, e prima che lo spirito vitale scompaia, versaci subito dello spirito puro preparato dalla rugiada, per tre volte, chiudi il matraccio e fai digerire 4 giorni e 4 notti, metti poi il matraccio nel bagnomaria e fai salire, a fuoco debole, lo spirito volatile, e poi chiudilo bene; poi prendi ciò che è rimasto nel matraccio, metti tutto insieme nel bagno di cenere e distillane tutto il flemma; quando avrai distillato il tutto sino alla consistenza del miele, lascialo raffreddare, versalo in una storta e fallo salire ancora una volta nella storta; l'olio salirà, e anche il poco acido, rettificalo due o tre volte nel bagno di cenere, affinché ne esca tutto il flemma, e conservalo in un vasetto; quanto a ciò che è rimasto nella storta, estrailo con acqua distillata, filtralo e fallo evaporare fino ad ottenere un sale bianco; e ricorda che tutto questo deve essere fatto in vasi puliti.

Prendi poi una sfera di vetro trasparente, muniscila nella parte superiore di un tappo di vetro e falla montare in oro fin dove l'attaccherai al piedistallo di elettro; quando avrai predisposto tutto, metti il tuo oro nella sfera, in una giornata limpida, quindi versaci sopra l'olio con l'azoth, versaci anche lo spirito e subito richiudi, e suggella il sigillo con la materia segreta, affinché lo spirito vitale non possa fuggire (perché questi spiriti generalmente cominciano subito ad agitarsi tutti insieme), poi lascialo tranquillo; non appena si calmerà, la luce spirituale comincerà ad apparire nella lampada e a sfavillare come una stella, quando la persona in questione sarà sana; traboccherà e romperà la sfera se ella sarà tormentata o angosciata; prenderà prodigiosamente fuoco, se la persona andrà in collera, e divamperà così potente, da lanciare fiamme, e si potranno sentire la vita, le azioni e le emozioni di tale persona, si potrà persino notare quando con gli anni deperirà, perché i suoi spiriti vitali diverranno più deboli; questo si noterà immediatamente dal fatto che la stella fiammeggiante si rimpicciolirà sempre più, finché non si spegnerà; si può dunque approntare per un buon amico una lampada vitale, e tenerla sempre davanti a sé, oppure darla a lui; si può così conoscere lo stato di entrambi e, anche se si abita lontano da un tale, si può tuttavia sapere come sta.

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CAPITOLO VENTUNESIMO


Per preparare un liquido che cresce e cala come la Luna



Avrai certamente imparato già dai capitoli precedenti come preparare un liquido nel quale si mostrano il Sole e la Luna, e ove la Luna cresce e cala. Ora voglio insegnarti a fare un liquido che cresce e cala insieme alla Luna, perciò prendi una sfera di vetro trasparente e mettici 4 mezze once dello spirito magico preparato dalla rugiada e dalla pioggia, e 2 mezze once di spirito preparato dal bismuto, sigilla la sfera e ponila in un recipiente, come mostra la figura G.

Il recipiente deve essere fatto d'oro o d'argento, con intorno un largo cerchio, sul quale da una parte sono scritte le ore in cui la Luna cresce, e dall'altra, quelle in cui la Luna cala. Quando tutto è tranquillo e la Luna è crescente, aumenta anche il liquido, mentre quando la Luna cala, diminuisce anche il magico liquido; e se ne può prendere nota per un mese intero, per vedere sempre come la Luna cresca e cali.

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CAPITOLO VENTIDUESIMO


Per fare un liquido che indica il tempo atmosferico,
i tuoni e i fulmini, e nel quale nel contempo
lampeggia violentemente nella notte



Se vuoi preparare un liquido che faccia tuoni e fulmini, a seconda di quel che fanno gli elementi all'esterno, raccogli un barile pieno della prima acqua piovana caduta durante un temporale, coprilo e lascialo putrefare per un mese, poi distillalo, come ti è stato insegnato con la rugiada, separane il tuo spirito e rettificalo sette volte, fai evaporare il residuo fino alla consistenza del miele e fallo cristallizzare: otterrai un sal saponis; trattalo solvendo e coagulando finché non si sarà purificato, e quando sarà asciutto, polverizzalo finemente e mettilo in un vaso di vetro ovoidale, come mostra la figura H.

Poi versaci sopra il tuo spirito e anche un grano della tua tintura costellata, preparata secondo i sette pianeti, ma se non ne hai e possiedi solo la tintura semplice fatta dallo stagno, preparata secondo la costellazione, metti un grano di questa, chiudi la sfera con il nostro sigillo, e collocala su di un piedistallo d'oro o d'argento, appositamente preparato. Quando il tempo cambia nel cielo, durante le giornate di canicola, nel vaso di vetro comincia a lampeggiare, all'inizio solo un poco, poi, più aumenta il temporale, maggiore diventa l'esaltazione nel tuo apparecchio, finché tutto sarà sconvolto e agitato, e tutta la notte vi saranno scoppi e lampi, a volte così forti, che si potrebbe credere che tutto crolli, ma non appena all'orizzonte esterno si farà strada il sereno, ritornerà sereno anche nel vaso; e desterà stupore il fatto che comincerà a lampeggiare anche d'inverno, durante il grande freddo.

Questo strumento magico deve trovare posto accanto al precedente e restare immobile.

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CAPITOLO CINQUANTOTTESIMO


Per fare crescere i diamanti



Se hai dei piccoli diamanti e vuoi farli crescere, procedi in questo modo. Prendi una libbra di spirito di mercurio bianco preparato dal vetriolo, come ti è stato insegnato al capitolo 56, e una libbra di spirito magico preparato con stagno, calce e mercurio vivo, versali entrambi in una sfera di vetro ed aggiungici dello Spirito Universale, come ti è stato insegnato al capitolo 8, poi prendi i tuoi diamantini, anche se molto piccoli, introducili e sigilla la sfera, poi sottoponila a un tenue calore per un mese, e vedrai con tua gran meraviglia come cominceranno a crescere e a diventare sempre più grossi, perché più a lungo stanno nella sfera, più grossi diventano; ma la cosa più straordinaria da vedere è come questi attraggano a sé costantemente lo Spirito, con un gioco di molti colori, anzi, di tutti i colori del mondo; e se si lasciano stare ancora nella sfera, in un anno e un giorno da tutti questi si formerà una tale pietra preziosa, tutta acqua e luce, da chiamarsi a buon diritto una meraviglia della magia naturale.

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