Copertina
Autore Claude Villeneuve
CoautoreFrançois Richard
Titolo Vivere i cambiamenti climatici
Sottotitolo... e reagire per il futuro
EdizioneMuzzio, Roma, 2008 , pag. 456, ill., cop.fle., dim. 21x21x2,8 cm , Isbn 978-88-96159-01-9
OriginaleVivre les Changements climatiques. Réagir pour l'avenir
EdizioneMultiMondes, Québec, 2007
CuratoreLuca Mercalli
PrefazioneFrancesco di Castri
TraduttoreValentina Acordon, Claudio Castellano, Daniele Cat Berro, Maurizio Ratti
LettoreCorrado Leonardo, 2009
Classe ecologia , energia , scienze della terra , scienze tecniche
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Indice

Prefazione all'edizione italiana di Luca Mercalli     xxvii
Prefazione di Francesco di Castri                      xxix
Presentazione                                        xxxiii
Omaggio a Francesco di Castri                         xxxvi

Capitolo 1- Reagire per il futuro

Che cosa c'è di nuovo?                                    2
Sempre in ritardo!                                        3
Alcuni fatti                                              4
Un consenso più forte che mai                             4
Anche al cinema                                          10
Ancora e sempre di più!                                  10
Cambiare rotta                                           12

Capitolo 2 - Nulla si perde                              15

L'effetto serra, un fenomeno naturale                    18
Effetto serra o riscaldamento globale?                   20
Parti per miliardo, parti per milione                    21
L'anidride carbonica: tra fotosintesi e respirazione     22
Il metano: gas di palude                                 24
L'ozono troposferico: sporadico, ma distruttore          24
Il protossido di azoto: non c'è niente da ridere!        26
I fluorocarburi: gas che mettono i brividi!              27
Un sesto complice                                        28
Alcuni fattori aggravanti                                30
Le particolarità di assorbimento dei gas serra           30
Un lavoro di squadra                                     36

Capitolo 3 - Dai pozzi ai giacimenti                     39

Una circolazione complessa su scala planetaria           40
Giacimenti, sorgenti e pozzi di carbonio                 41
Gli scambi all'interno degli ecosistemi                  42
La fotosintesi: grande fissatrice di carbonio            43
Le foreste non sono i polmoni del pianeta                46
Il giacimento oceanico                                   49
Non è la fede che fa crescere le montagne!               51
Un equilibrio mantenuto dall'attività vulcanica          51
La formazione dei combustibili fossili                   53
Dai giacimenti all'atmosfera                             55
Dalla litosfera all'atmosfera: la paziente erosione      55
Dall'idrosfera all'atmosfera: circolazione marina        56
Dalla litosfera all'atmosfera: il vulcanismo             57
Le perturbazioni antropiche del ciclo del carbonio       58
L'utilizzo dei combustibili fossili                      58
La distruzione delle foreste tropicali                   59
Le emissioni di metano                                   60
Bilancio delle alterazioni di origine antropica          60
Un modello integrato del ciclo del carbonio              62

Capitolo 4 - Come fare la pioggia e il bel tempo         65

Il sole, motore del clima                                69
La circolazione oceanica planetaria                      73
È colpa di El Niño!                                      75
Dal mare ai monti                                        79
E i gas serra?                                           80

Capitolo 5 - Alla ricerca del clima passato              83

La storia e il clima                                     85
Il segreto è scritto nel ghiaccio                        94
Un po' più profondo, molto più lontano                   97
Ventimila secoli sotto i mari!                           99
Un'alternanza di caldo e di freddo                      101
Le inclinazioni della Terra                             102
Il ciclo del Sole                                       105
La dendroclimatologia: leggere il clima negli alberi    106
Il passato ci permette di prevedere il futuro?          112

Capitolo 6 - Top models                                 113

La sfera di cristallo tecnologica                       113
I precursori                                            121
La sfilata dei modelli                                  123
Il modello semplice per tutti i giorni                  124
Il modello complesso per le "grandi occasioni"          124
Un lavoro mondiale di cooperazione                      125
Quei gioielli di modellini                              126
I modelli al banco di prova                             129
Quali sono le previsioni per le stagioni future?        130

Capitolo 7 - Cosa attende i nostri figli?               133

I cambiamenti del clima planetario temuti
    per il riscaldamento globale                        133
Il riscaldamento dei poli                               135
C'è aria di tempesta                                    137
Il mare che sale                                        140
Gli impatti sugli organismi viventi                     142
La migrazione degli alberi                              145
L'impatto sulla specie umana                            147
La sicurezza alimentare                                 147
Zanzare, malaria & Co                                   151
Le previsioni in territorio canadese                    155
Cosa succederà alle foreste?                            159
Le previsioni per l'Europa                              165
Che ne sarà delle foreste europee?                      167
Rese agricole in aumento?                               168
I dati non mentono                                      168

Capitolo 8 - Le osservazioni                            169

Una velocità di reazione variabile                      170
Oltre gli aneddoti                                      170
Una migliore comprensione del sistema                   171
Che caldo!                                              172
L'Oscillazione Nord-Atlantica (NAO):
    una tendenza positiva                               173
Coerenza dei dati                                       174
Tempo violento                                          178
Catastrofe!                                             179
Uggianaktuk!                                            182
Sistemi idrologici                                      187
Le constatazioni dei biologi                            187
Il digiuno dell'orso                                    188
Più vicino al cielo?                                    190
Una rondine non fa primavera                            190
Febbraio, tempo di ciliegie?                            193
Le foreste, sorgenti di CO2                             194
I coralli scompaiono                                    198
Ospiti indesiderati                                     199
Perché tanto rancore?                                   201

Capitolo 9 - Le fonti e i responsabili                  203

Un ritratto che cambia                                  204
Fonti diverse al cuore dell'attività economica          204
I carburanti fossili: la bestia nera                    206
Più veloce del previsto!                                208
La deforestazione, calamità dei Paesi poveri            214
È colato nel cemento!                                   216
Calce, vetro e ceramica                                 218
A ferro e fuoco!                                        219
Tutti a carbone!                                        219
Guadagni potenziali                                     220
L'alluminio e il magnesio,
    metalli non realmente bianchi                       220
Gli impegni dell'industria dell'alluminio               221
Le filiere energetiche:
    occorre considerare l'ecobilancio                   222
Il settore delle paste e delle carte                    225
I trasporti: allacciate le cinture!                     225
La raffinazione del petrolio                            227
Un effetto bovino!                                      228
Anche il riso                                           229
A monte come a valle                                    229
Dal sacco verde al pollice verde                        230
I nuovi arrivati                                        231
Non è colpa mia!                                        232
Il Sig. Smith, la Sig.a Dupont, il Sig. Nguyen,
    la Sig.a Diallo, il Sig. Foo e la Sig.a Al Rashid   233
Le emissioni su base nazionale                          234

Capitolo 10 - Una soluzione mondiale
              per un problema planetario                241

Lo sviluppo sostenibile, premessa della
    Convenzione-quadro delle Nazioni Unite
    sui cambiamenti climatici                           242
La Convenzione-quadro delle Nazioni Unite
    sui cambiamenti climatici (UNFCCC)                  244
Il risultato di lunghi lavori                           245
Il contenuto della Convenzione                          247
Far pagare i ricchi                                     250
Un movimento politico                                   252

Capitolo 11 - Kyoto, trampolino di una gestione
              mondiale?                                 261

Una scienza che si affina, i politici che esitano       262
Il mandato di Berlino                                   263
L'urgenza di agire                                      268
Una verità terrificante                                 268
Le priorità secondo il grado di visibilità              270
Una rigorosa applicazione di Kyoto                      271
Meccanismi flessibili                                   274
Permesso di vendere!                                    274
Dunque, facciamolo nel tuo cortile                      275
Non lasciare nulla di intentato                         279
Kyoto sarà efficace?                                    279
Kyoto 2?                                                283

Capitolo 12 - I buoni e i cattivi                       287

Gli scienziati: il buon dottore e il pastore uniti
    nella stessa battaglia per il bene comune           287
I gruppi ecologisti: eroi sorridenti                    289
Le lobby industriali, Mathias Bones al vostro servizio! 291
I cani sciolti                                          291
Gli avvocati                                            296
Le Parti: sulla piazza del Villaggio la tensione
    è al culmine!                                       297
Vuoti o avidi                                           298
I Paesi "pieni": non di petrolio, ma di idee!           306
Cosa succede a Est                                      309
La bella Peggy del saloon                               310
Il G-77, piccoli avventurieri, verità smarrite,
    vittime innocenti e grandi adolescenti              310
Il fine giustifica i mezzi!                             313

Capitolo 13 - Che cosa fare?                            315

A ciascuna sorgente di emissione la propria soluzione   317
Non è semplice come ai vecchi tempi!                    318
Strategie a lungo termine, ma bisogna agire subito      319
Piani di azione                                         320
Gli strumenti economici                                 321
L'unione fa la forza!                                   333
Una congrua porzione                                    335
Qualche dettaglio in più?                               337
La biomassa, energia antica riveduta in chiave moderna  338
L'efficienza energetica                                 344
Il ruolo delle città                                    348
Le riduzioni nel settore dei trasporti                  349
L'auto-climatica                                        349
Tecnologie che permettono di controllare le emissioni   351
Innovazioni tecnologiche                                355
Qualche segnale?                                        370
Riciclare la CO2?                                       371
Fissare il carbonio negli alberi                        374
Il miglioramento della gestione delle foreste esistenti 375
Sotterrare la CO2                                       380
Le prospettive di riduzione                             381

Capitolo 14 - L'adattamento?                            387

L'inerzia del clima                                     388
L'inerzia del sistema economico                         389
La protezione civile e la prevenzione delle
    catastrofi naturali                                 393
Il settore delle assicurazioni                          396
La salute                                               398
La produzione di energia                                400
L'agricoltura                                           403
Le foreste                                              407
La biodiversità                                         408
L'acqua                                                 411
Il turismo                                              413
Il trasporto                                            417
Le comunità delle regioni nordiche                      419
Tutto un cambiamento!                                   422

Capitolo 15 - Una questione personale                   423

Il principio di responsabilità                          424
Due piccioni con una fava                               425
Le ricette del buon dottore                             425
Smettete di fumare!                                     426
Bevete con moderazione                                  427
Abbreviare il percorso dal produttore al consumatore    430
Mangiate meglio                                         432
Più frutta e verdura                                    435
Riducete lo stress: lavorate a casa                     436
Approfittate dell'aria aperta... pura                   436
Piccola lista dei nuovi comportamenti da sperimentare   438
Per un futuro migliore, è necessario che alle parole
    seguano i fatti                                     445

Capitolo 16 - AI lavoro!                                447

Fortunati nella sfortuna                                448
Introdurre la nozione di lungo termine nel prendere
    le decisioni                                        449
Inserire i cambiamenti climatici nel percorso educativo 449
Investire nella ricerca di soluzioni tecniche           450
Smaterializzare l'economia                              450
Scoprire il benessere abbandonando il "mal avere"       451
Applicare il principio di precauzione                   451
Vantaggi immediati e futuri                             452
Quali novità?                                           454


Elenco delle figure

Figura 2.1 Lunghezze d'onda della radiazione solare      16
Figura 2.2 I flussi di energia del Sole                  18
Figura 2.3 Contributi al bilancio radiativo terrestre    20
Figura 2.4 Effetto serra e riscaldamento globale         21
Figura 2.5 Lo strato di ozono e l'ozono troposferico     26
Figura 2.6 L'aumento delle concentrazioni in atmosfera
           dei principali gas serra nel corso degli
           ultimi 10000 anni                             29
Figura 2.7 Contributo relativo dei fattori di forcing
           radiativo dal 1750 al 2005                    34
Figura 2.8 Forzante radiativa netta utilizzata come
           parametro per il modello del GISS e per il
           periodo 1880-2003                             35
Figura 2.9 Effetto degli aerosol e della fuliggine       35
Figura 3.1 Alcune molecole formate da atomi di carbonio  43
Figura 3.2 Circolazione del carbonio negli ecosistemi
           terrestri                                     48
Figura 3.3 Variazione delle concentrazioni di CO2
           osservate dal 1958 al 2000 a Mauna Loa
           (Hawaii), a Samoa (Polinesia), a Barrow
           (Alaska) e al polo Sud                        49
Figura 3.4 Solubilità dell'anidride carbonica nell'acqua 51
Figura 3.5 Schema del ciclo del carbonio compresa
           l'attività umana                              62
Figura 3.6 Ciclo globale del carbonio                    63
Figura 4.1 Distribuzione dei grandi biomi in funzione
           della temperatura e della piovosità           67
Figura 4.2 Carta mondiale dei biomi                      70
Figura 4.3 Schema generale della circolazione delle
           masse d'aria                                  71
Figura 4.4 Evoluzione della densità dell'acqua
           in funzione della temperatura                 73
Figura 4.5 Carta semplificata delle correnti oceaniche   74
Figura 4.6 Corrente di convenzione oceanografica
           planetaria                                    74
Figura 4.7 Diagrammi semplificati del fenomeno El Niño   78
Figura 5.1 Ricostruzione delle temperature medie annuali
           dal Medioevo                                  87
Figura 5.2 Confronto delle curve di concentrazione di
           deuterio e di alcuni gas serra (CO2, metano e
           ossido nitroso) negli ultimi 650000 anni     100
Figura 5.3 Variazioni della temperatura superficiale
           dell'oceano                                  101
Figura 5.4 Carta del globo di 6000 anni fa: scarto
           di temperatura rispetto a oggi               102
Figura 5.5 L'inclinazione della Terra rispetto al piano
           dell'orbita                                  104

[...]


Elenco delle tabelle

Tabella 2.1 Albedo di alcune superfici                   17
Tabella 2.2 Composizione approssimativa dell'atmosfera
            terrestre                                    19
Tabella 2.3 Concentrazione di alcuni gas che causano
            l'effetto serra nell'atmosfera terrestre,
            in parti per miliardo                        22
Tabella 2.4 Capacità di assorbimento relativo dei gas
            che provocano l'effetto serra                31
Tabella 2.5 Contributo relativo dei gas serra            31
Tabella 2.6 Tempi di decadimento dei gas serra           32
Tabella 2.7 Potenziale di riscaldamento dei gas serra
            in funzione del loro tempo di decadimento    32
Tabella 2.8 Potenziale di riscaldamento globale dei
            principali gas serra nel Protocollo di Kyoto 33
Tabella 2.9 Bande di assorbimento dei gas serra          37
Tabella 3.1 Principali giacimenti di carbonio            41
Tabella 3.2 Quantità globali di carbonio nella
            vegetazione e nel suolo fino a una
            profondità di un metro                       47
Tabella 3.3 Bilancio globale del metano derivante
            da studi diversi                             60
Tabella 4.1 Produzione stimata di pesci nelle diverse
            zone dell'oceano                             77
Tabella 6.1 Aumento della temperatura media globale
            annua a concentrazioni di equilibrio di
            gas serra                                   116
Tabella 6.2 I modelli di circolazione generale
            atmosfera-oceano con cui è stata elaborata
            la quarta valutazione dell'IPCC             126
Tabella 7.1 Rischi di impatto sulla salute umana legati
            ai cambiamenti climatici                    149
Tabella 7.2 Variazioni di temperatura e precipitazioni,
            in estate e in inverno, nel sud e nel nord
            del Québec, previste per il 2080-2100       156
Tabella 9.1 Emissioni di gas serra pro capite nel 2000
            e nel 2003                                  234

[...]


Elenco dei box

Box 1.1 Si dovrà smettere di respirare?                   4
Box 1.2 Exeter: quando sarà troppo tardi?                 8
Box 1.3 The DayAfter Tomorrow: più Hollywood che IPCC!   10
Box 1.4 Vi risponderò con l'obiettivo della mia
        cinepresa!                                       11
Box 2.1 L'albedo fa riflettere                           17
Box 2.2 La Terra : una fonte di calore?                  19
Box 2.3 Il caso del vapore acqueo                        23
Box 2.4 Un motore freddo inquina di più                  27
Box 2.5 Sostanze che danneggiano lo strato di ozono
        contro gas serra                                 28
Box 3.1 Tonnellate di carbonio?                          46
Box 3.2 Deforestazione, afforestazione, riforestazione?  50
Box 3.3 Un arricchimento pericoloso                      52
Box 3.4 L'attività vulcanica ha salvato la vita
        sulla Terra?                                     53
Box 3.5 Una falda di petrolio?                           55
Box 3.6 Non facciamoci troppe illusioni sulla capacità
        delle foreste di catturare più carbonio          61
Box 4.1 Piccola storia dei cambiamenti climatici         66
Box 4.2 La trappola dei valori medi                      68
Box 4.3 Il grande nastro può fermarsi?                   75
Box 4.4 La produttività marina, una questione di
        nutrimento                                       76
Box 4.5 Le oscillazioni climatiche                       80
Box 4.6 Come una coperta?                                81
Box 5.1 Il collasso delle civiltà                        86

[...]


Abbreviazioni e sigle utilizzate

OT2x    Variazione di temperatura nell'ipotesi di un
        raddoppio della concentrazione di CO2
ADP     Adenosindifosfato
AOSIS   Alliance of Small Island States
        (Alleanza dei Piccoli Stati Insulari)
ATP     Adenosintrifosfato
BAU     Scenario "Business as usual , in cui le tendenze
        osservate nel presente si mantengono inalterate
        nel futuro, senza influenza da parte delle nuove
        osservazioni
BSE     Encefalopatia spongiforme bovina
        (Bovine Spongiform Encefalopaty)

[...]

 

 

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Pagina xxvii

Prefazione

All'edizione italiana


Nella primavera 2008, mentre si lavorava alla stesura di questa edizione italiana di Vivre les changements climatiques, la concentrazione atmosferica di biossido di carbonio aveva raggiunto le 388 parti per milione, un valore sconosciuto da almeno un milione di anni. Sul Nord Italia il 2007 si era da poco concluso come l'anno più caldo dall'inizio delle misure meteorologiche, che datano circa 1750, mentre al Sud veniva ricordato come l'anno degli incendi estivi devastanti e delle temperature fino a 47 gradi. Sulle Alpi si chiudeva inoltre l'ennesimo inverno avaro di neve, che preparava un'altra stagione negativa per i ghiacciai, in stato di profonda sofferenza con perdita di circa 1,5 metri di spessore per anno.

Una sequenza di indizi e segnali inequivocabili che via via stanno confermando la fase di riscaldamento in atto, preludio a un futuro più caldo e problematico sotto il profilo climatico e ambientale. Con questi nuovi elementi che ben si inquadrano nel contesto del IV rapporto IPCC, ampiamente citato in queste pagine, è evidente che i cambiamenti climatici sono già tra noi, e dobbiamo abituarci a "viverli". Che non significa certamente rassegnarsi a un futuro oscuro e catastrofico. Vivere i cambiamenti climatici comporta anzitutto comprendere il fenomeno sul piano scientifico – e in questo libro troverete gli strumenti per farlo – e quindi da un lato stabilizzare la concentrazione di gas serra per evitare il rischio di un degrado veloce e irreversibile degli ambienti terrestri, dall'altro adattarsi a un mondo in rapida evoluzione con opportune strategie che investono ogni settore, dal governo del territorio alla produzione energetica, agricola e industriale, dai trasporti e dall'edilizia ai meccanismi dell'economia e alle politiche demografiche.

Mai come oggi abbiamo avuto la possibilità di analizzare un problema di questa portata e di escogitare strategie per affrontarlo. Sarebbe inaccettabile perdere la sfida e l'opportunità di un grande rinnovamento, indubbiamente non facile da attuare, ma dai risultati che potrebbero essere rivoluzionari per l'assetto della società del futuro.

Tuttavia, senza una coscienza diffusa e condivisa tra la popolazione, sarà difficile affrontare la sfida con efficacia, così come a livello dirigenziale non dovranno mancare gli opportuni strumenti politici, economici e amministrativi.

Molti fenomeni in atto e previsti dall'altra parte dell'Atlantico, in Canada, e trattati in queste pagine, sono simili a quelli che si stanno osservando o sono attesi per il futuro nella regione alpina, ad esempio: riduzione dei ghiacciai e alterazione dei regimi idrologici, sofferenza degli ecosistemi forestali e maggiore rischio di incendi... Terre lontane, problemi comuni.

D'altronde, per affrontare una questione globale servono strategie e risposte globali.

Luca Mercalli

Presidente Società Meteorologica Italiana Onlus

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Pagina xxix

Prefazione

Il passato non è più una garanzia per il futuro


Da più di quarant'anni, ho potuto partecipare allo sviluppo delle scienze ecologiche come ricercatore, ma anche nell'ambito di grandi organizzazioni internazionali come l'UNESCO.

Ho visto nascere la preoccupazione ambientalista globale alla fine degli anni Sessanta e la messa a punto degli strumenti scientifici destinati a comprendere meglio i fenomeni che spiegano l'impatto, che oggi possiamo osservare, dell'umanità sul pianeta, sia esso nel campo della biodiversità o in quello dei cambiamenti climatici. Innumerevoli colloqui e riunioni scientifiche hanno portato sul tavolo della politica la degradazione dell'ambiente mondiale e le conseguenze probabili sull'avvenire dell'umanità. Questo è ciò che ha permesso, a partire dagli anni Settanta, l'adozione, un po' ovunque nel mondo, di legislazioni che permettessero di controllare, su scala locale, gli impatti dell'attività industriale. Non si era però ancora fatto cenno alle responsabilità globali. Si è dovuto attendere il rapporto Brundtland perché le Nazioni Unite, maldestramente, si dotassero di strumenti di gestione degli impatti globali dell'umanità. Come responsabile del programma scientifico della Conferenza di Rio nel 1992, ho visto negoziare dietro le quinte le convenzioni quadro sulla biodiversità e quelle sui cambiamenti climatici; un esempio notevole del modo in cui la politica su scala mondiale si mette la coscienza a posto attraverso un diluvio verbale di ossimori e dichiarazioni d'intenzioni, facendo credere che ciò permetterà di evitare le catastrofi annunciate dagli ecologisti.

La storia dell'umanità è costellata di crisi, di fronte alle quali le popolazioni hanno dovuto reagire per adattarsi o sparire. Malgrado tutto quello che vogliono farci credere, i periodi di stabilità sono stati l'eccezione. Neanche un secolo di calma nella storia del mondo: le guerre, le carestie legate alle condizioni climatiche sfavorevoli, le epidemie hanno colpito ogni generazione. Resistendo alle avversità, i nostri antenati hanno dato prova di immaginazione e d'inventiva per sopravvivere e tentare di preparare un mondo migliore per i loro figli. Questo costante adattamento alle condizioni locali e alle relative fluttuazioni spiega la ricchezza delle culture e la loro diversità. Globalmente, l'umanità non è mai stata così bene come nel presente e la transizione dall'era industriale a quella dell'informazione e della conoscenza lascia presagire più speranza che inquietudine per un miglioramento delle condizioni di vita dell'uomo nella biosfera. Come i nostri antenati, noi dovremo lottare per lasciare in eredità ai nostri figli un mondo che vogliamo migliore. A differenza di quelli, tuttavia, noi non siamo mai stati meglio attrezzati sul piano dell'informazione e della circolazione di idee, della potenza di calcolo e della capacità di comprendere il funzionamento dei sistemi che regolano la vita.

La visione determinista che, dalla rivoluzione industriale, gioca il ruolo del paradigma dominante può lasciarci credere che il progresso avviene in un solo senso, che la crescita è una condizione necessaria di sviluppo e che il futuro sarà una riproduzione migliore del passato. Il riscontro dei cambiamenti climatici indotti dall'attività umana lascia intravedere una situazione diametralmente opposta poiché è oramai acquisito che l'umanità, ovunque viva, dovrà assumersi le conseguenze del proprio successo ecologico. I segni di degradazione degli ecosistemi su scala planetaria incitano i partigiani dell'ecologia a predire che l'umanità stia correndo verso il disastro. Contrariamente a ciò che affermano gli allarmisti (anche loro deterministi come i partigiani del progresso continuo), l'umanità non sta correndo incontro alla propria rovina, ma dovrà adattarsi a un mondo globale che cambia sempre più velocemente. Questa situazione è portatrice di crisi, ma anche di opportunità.

È questo il messaggio che questo libro di Claude Villeneuve e François Richard ci propone attraverso una sintesi unica nella letteratura scientifica, combinando una divulgazione rigorosa, ma molto accessibile, a un ritratto completo e attualizzato delle dimensioni biofisiche, economiche, politiche e sociali che ci riguardano come cittadini del pianeta.

Il libro si dilunga a descrivere, illustrare, spiegare i legami tra lo sviluppo dell'umanità e le sue conseguenze sulla composizione dell'atmosfera, che influisce poi sulla ripartizione dell'energia tra i compartimenti dell'ecosfera, il che determina il clima di oggi e di domani. Vengono trattati sia i meccanismi fisico-chimici che quelli biologici con un linguaggio chiaro e accessibile, si stabiliscono le incertezze e il modo in cui i modelli di previsione ne tengono conto, le previsioni e le osservazioni, le sorgenti e gli impatti delle emissioni, gli strumenti internazionali messi a punto per coordinare l'azione dei paesi e le soluzioni, con le relative limitazioni.

Con il loro approccio pragmatico, gli autori raccomandano vivamente delle soluzioni locali, alla portata dei cittadini, informandoli sugli impatti delle loro abitudini di consumo e stabilendo chiaramente il legame tra i problemi che sono già all'ordine del giorno, quelli che ci lasciano scorgere i modelli e l'efficacia dell'azione individuale e collettiva. Senza allarmismo, ci permettono di comprendere la natura dei pericoli, i meccanismi relativi alla loro predizione, le incertezze legate alla scienza dei cambiamenti climatici e l'efficacia relativa delle soluzioni raccomandate per porvi un freno.

Senza dogmatismo, senza sproloquio, gli autori utilizzano un linguaggio sobrio e a tratti ironico per raccontare i fatti, lasciando al lettore il compito di giudicare. Soprattutto, non presentano mai un problema senza citare le soluzioni che sono alla portata del cittadino cosciente della sua responsabilità. Esponendo con chiarezza le tappe delle negoziazioni internazionali, si individuano gli attori e si forniscono i mezzi per comprendere i loro discorsi, le loro esitazioni e le prese di posizione politica.

Questo libro rappresenta uno strumento prezioso per comprendere e agire. Costituisce un appello a tutte le forze positive dell'umanità, al personale scientifico, ai giovani, ai professori e ai politici che si rispettino. La portata più ampia rispetto all'edizione precedente ne fa un mezzo che potrà essere utilizzato ovunque nel mondo.

[...]

Francesco di Castri

Direttore emerito di ricerca

CNRS, Montpellier, Francia

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Pagina xxxiii

Presentazione


Vi è già capitato di chiedervi dove va a finire la benzina che mettete ogni settimana nel serbatoio della vostra automobile? Poche persone in realtà vogliono saperlo, più preoccupate per il prezzo del carburante che per gli impatti prodotti dalla loro scelta di locomozione. Tuttavia, un'automobile che consuma 10 litri di carburante per percorrere 100 chilometri emette ogni anno in atmosfera 5 o 6 tonnellate di anidride carbonica (CO2 o diossido di carbonio), solo per citare questo inquinante che è strettamente legato al problema dei cambiamenti climatici.

Questo libro, rivolto ai cittadini di tutte le età, riguarda il nostro avvenire comune e mostra fino a che punto esso è legato alla qualità dell'ambiente della Terra. Descrive l'impatto sul nostro pianeta di gesti, in apparenza innocui, svolti da miliardi di persone. Spiega come gli scienziati propongano e i politici dispongano, ma soprattutto come, in linea di massima, il cittadino può esercitare un reale potere attraverso le sue scelte quotidiane di consumatore.

Il fenomeno dei cambiamenti climatici mi preoccupa da numerosi anni e vi ho dedicato una buona parte delle mie letture scientifiche. Autore di un primo libro sul tema nel 1990, membro del passato Programma Canadese sui Cambiamenti su Scala Globale ed ex redattore capo della rivista Ecodecision, ho avuto il piacere di assistere all'evoluzione dei cambiamenti climatici e di vedere accumularsi le prove, delinearsi le problematiche e svilupparsi gli strumenti di lotta alle emissioni di gas a effetto serra. L'entrata in vigore del Protocollo di Kyoto, il 16 febbraio 2005, segna l'inizio di una grande esperienza per l'umanità. Questa non è una questione solo scientifica ed è probabile che la scienza giocherà un ruolo importante, ma tutto sommato minore rispetto a quello politico e legato agli interessi economici.

I cambiamenti climatici rappresentano una questione complessa, ma i principi che permettono di affrontarli e di capirne l'importanza sono alla portata di chiunque, se gli si danno i mezzi per farlo. Non si tratta di un indottrinamento, di una ripetizione di slogan o di una professione di fede, ma di un appello all'intelligenza e al giudizio di ognuno. Di fronte al successo della prima edizione di Vivere i cambiamenti climatici e, successivamente, di Vivere i Cambiamenti Climatici. Cosa c'è di nuovo? e per le numerose domande pervenuteci, tanto dai giornalisti quanto dai colleghi, dagli studenti e dal grande pubblico, si è deciso, in questa nuova versione, di riprendere i concetti già trattati, precisare quelli che presentavano ambiguità e integrare la gran mole di nuovi dati che sono stati raccolti nel corso degli ultimi sei anni. Siamo fieri di proporre ai cittadini un mezzo che permetta loro di comprendere i cambiamenti climatici e di agire in un'ottica di sviluppo sostenibile per ridurre il loro contributo al problema e adattarsi a quella che si profila essere la più grande sfida ecologica nella storia dell'umanità. Abbiamo anche allargato gli orizzonti per adattarci a una clientela più internazionale. Numerosi esempi sono presi da lavori europei e di altri continenti. Abbiamo anche lasciato spazio a delle analisi sui programmi di lotta ai cambiamenti climatici un po' dappertutto nel mondo. Questa nuova edizione prende atto dei tre rapporti dell'IPCC pubblicati dall'inizio del 2007. I lettori interessati possono consultare la versione integrale di questi rapporti sul sito www.ipcc.ch. Per quanto ne sappiamo non esiste alcun riferimento più aggiornato su questo argomento.

Il nostro obiettivo non è fare la morale o criticare senza dimostrare o proporre delle soluzioni. Il professor di Castri, che ha partecipato a tutti i summit delle Nazioni Unite a partire da quello di Stoccolma, affermava a ragion dovuta: "Non bisogna limitarsi a criticare un sistema, ma bisogna criticarlo senza sosta per migliorarlo, facendo cose concrete sul campo, utilizzando le opportunità del sistema". Abbiamo seguito negli anni questo appello alla ricerca — e il presente libro illustra i risultati di diversi lavori e interventi che il lettore ha modo di apprezzare consultando il sito Internet della Cattedra di ricerca e d'intervento in Valutazione Ambientale dell'Università del Quebec a Chicoutimi (http://dsf.ugac.ca/eco-conseil).

In questo libro si cercherà di presentare sistematicamente lo stato delle conoscenze, descrivere le conseguenze temute, identificare le attività e i paesi responsabili del problema e, soprattutto, proporre delle soluzioni realistiche e vincenti sotto più aspetti. Così, se i cambiamenti climatici si rivelassero un errore scientifico, quelli che avessero agito con precauzione non sarebbero penalizzati.

[...]

Claude Villeneuve

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È chiaro fin d'ora che l'entrata in vigore del Protocollo di Kyoto non cambierà granché nelle tendenze osservate durante gli ultimi vent'anni. Tuttavia, i progressi non sono insignificanti, anzi. L'istituzione di un mercato mondiale del carbonio non sarà efficace se non nell'ambito di accordi internazionali vincolanti, ma intanto, con questo strumento di mercato, si acquista fiducia. Il recupero e il sequestro di CO2 costituiscono l'oggetto di progetti concreti e di studi costruttivi. Anche se l'idea di un "carbone pulito" è ancora ben lontana dall'essere tecnicamente ed economicamente fattibile, sono in corso importanti sforzi di ricerca e sviluppo. Ciò che importa adesso, è di dare un segnale chiaro al mondo industriale e agli investitori per mettere la potenza del sistema economico al servizio della conservazione della nostra specie. Però è necessario fare ancora di più. I cittadini devono essere educati alla realtà dei cambiamenti climatici e all'importanza delle loro scelte individuali di consumo. I politici devono imparare a integrare il rischio climatico nelle loro decisioni. Si deve chiedere loro di prendere provvedimenti vincolanti ma giusti, che definiscano le nuove regole del gioco.

Del resto, di fronte all'accumularsi delle prove scientifiche, i decisori hanno sempre meno scelta.


Dalla conferenza di Exeter, i dirigenti del mondo hanno un'idea un po' più chiara di quello che ci aspetta nei prossimi decenni. La quarta serie dei rapporti dell'IPCC non ha fatto che confermare le risposte date alla domanda: Quando sarà troppo tardi? (vedi box 1.2). Il problema è posto chiaramente, rimane da risolverlo.


Cambiare rotta

Il compito che oggi incombe su di noi è colossale, ma possibile. Questo è almeno quello che ci indica l'ultimo rapporto del terzo gruppo di esperti dell'IPCC. Siamo in una situazione paragonabile a quella di un equipaggio che deve manovrare un enorme vascello, per far sì che riesca a evitare gli scogli. Prima di tutto, occorre identificare il pericolo, prendere coscienza delle manovre richieste, mobilitare le squadre, dare gli ordini e aggrapparsi alla barra del timone, ma soprattutto mantenere il sangue freddo. Prima saranno prese le decisioni, maggiori saranno le probabilità di evitare la collisione. Purtroppo, non ci sono scialuppe di salvataggio sul nostro pianeta. Dipende da noi la capacità di reagire adesso per prevedere un futuro vivibile per tutti.

Teniamo a mente che la catastrofe annunciata non è che una ipotesi. Finché la collisione non si è verificata, resta solo una eventualità, più o meno probabile. La peggiore strategia dopo l'attendismo sarebbe il disfattismo. Di fronte ai fatti, non serve a niente negare. Bisogna prenderne atto e agire.

I cambiamenti climatici ci offrono un'occasione straordinaria di imparare a gestire il pianeta come un tutto unico e non più come un mosaico di Paesi indipendenti, duri difensori delle proprie prerogative territoriali. La protezione del clima ci obbliga a tenere negoziati internazionali, a fissare obiettivi comuni, a sostenerci vicendevolmente per aiutare i Paesi che non riescono a rispondere ai più fondamentali bisogni dei propri cittadini. I cambiamenti climatici ci obbligano a una riflessione sul ruolo della scienza nella nostra società. Non siamo più al tempo in cui il giudice che mandava Lavoisier alla ghigliottina aveva dichiarato perentorio: "La Repubblica non ha bisogno di sapienti!" Oggi più che mai, il mondo ha bisogno di scienziati, fisici, astronomi, oceanografi, glaciologi, chimici e biologi per esplorare l'universo del possibile e comprendere la meccanica del pianeta. Ma il mondo ha bisogno anche di ingegneri e di architetti per inventare macchine ed edifici più efficienti, di informatici per smaterializzare l'economia, di politici e di diplomatici per far entrare in vigore accordi efficaci, di medici per prevenire gli impatti negativi del nuovo clima sulle popolazioni vulnerabili, e pure di agronomi e di forestali, così come di artisti e poeti per mettere in moto la fantasia. Ognuno può, nella misura delle proprie competenze, sentirsi coinvolto in questa sfida. Ecco un obiettivo che ci dovrebbe unire!

Questo libro è destinato a un grande pubblico, desideroso di capire le cause e la posta in gioco dei cambiamenti climatici. Abbiamo tentato di divulgare l'argomento senza sacrificare il rigore necessario per cogliere appieno la portata dei lavori che vi sono esposti. Ci siamo sforzati di dare la definizione dei termini di uso più corrente, di spiegare i fenomeni fisici, chimici e biologici che determinano l'evoluzione del clima in un linguaggio accessibile, portando esempi concreti. Abbiamo altresì tentato di esporre in maniera rigorosa l'evoluzione della Convenzione-quadro dell'ONU sui cambiamenti climatici, del suo principale strumento per applicarla, il protocollo di Kyoto, e le relazioni politiche fra i diversi protagonisti dei negoziati. Infine, abbiamo dato uno sguardo agli strumenti alla nostra portata per mitigare i cambiamenti climatici e adattarci a essi. Il lettore che vuole dedicarsi all'argomento vi troverà risposta alla maggior parte delle proprie domande e diventerà capace di capire in modo critico tutto quel che gli viene presentato dai mass-media. Specialisti e studenti universitari vi troveranno un quadro globale dell'argomento e una serie di strumenti e di riferimenti per ulteriori ricerche.

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Il digiuno dell'orso

Una delle conseguenze del riscaldamento climatico delle latitudini nordiche, che ha già cominciato a manifestarsi, è particolarmente illuminante. Ian Sterling e Andrei Derocher davano l'allarme già nel 1993 in un articolo della rivista scientifica Arctic. Verificandosi una diminuzione del ghiaccio nel Mar Glaciale Artico in un regime termico più caldo, si potrebbe assistere alla riduzione o persino alla scomparsa dell'orso polare (Ursus maritimus) alle latitudini più meridionali del suo areale di distribuzione. Nel 2004, gli stessi ricercatori hanno confermato questa tendenza, suffragata da osservazioni inquietanti per certe popolazioni di orso polare.


L'orso polare è un carnivoro predatore la cui sopravvivenza dipende essenzialmente dalla presenza del ghiaccio marino. Infatti, è sulla banchisa, specialmente quella che si forma ogni anno al di là del plateau continentale, che l'orso cattura le prede preferite, la foca dagli anelli (Phoca hispida) e la foca barbata (Erignathus barbatus). La stagione cruciale per l'alimentazione è la primavera, dall'inizio di aprile a metà luglio, quando ha luogo la riproduzione delle foche sui ghiacci. Durante questo periodo, gli orsi devono immagazzinare il massimo di riserve di grasso per sopravvivere al digiuno periodico al quale sono adattati e che può paragonarsi al letargo degli altri tipi di orsi.

Nutrendosi di una foca al giorno, di cui consumano quasi solo il grasso, gli orsi possono consumare quotidianamente l'equivalente di 25 kg di grasso. Per un carnivoro il cui maschio adulto pesa più di 400 kg e la femmina 280 kg, ciò non appare eccessivo, tanto più che, in seguito, il digiuno fa perdere agli orsi adulti circa un chilo di massa corporea ogni giorno.

I cambiamenti climatici osservati e temuti nell'Artico vanno a modificare il fragile ecosistema che si articola intorno al ghiaccio marino. E, ben inteso, malgrado una certa dose di incertezza, non è a vantaggio dell'orso polare che scompaia la base stessa di tale ecosistema. L'Artico ha già subito cambiamenti importanti, specie per quanto riguarda la formazione dei ghiacci annuali.


Nella parte occidentale della Baia di Hudson, per esempio, a primavera i ghiacci fondono fino a due settimane e mezza prima rispetto a trent'anni fa, e ciò in pieno periodo critico di alimentazione per l'orso polare. La formazione più tardiva dei ghiacci in autunno è il fenomeno parallelo alla loro precoce fusione. Il risultato per l'orso è una stagione di caccia più corta e un periodo di più prolungato digiuno, che ha come primo effetto di ridurre la sua riserva di grasso. Per le femmine, ciò può rendere impossibile il raggiungimento della soglia critica di massa corporea necessaria per assicurare la riuscita riproduttiva.


Oltre al ridotto tempo di caccia, gli orsi potrebbero ritrovarsi con meno prede a disposizione. Infatti, la riduzione dei ghiacci al di là del plateau continentale è ugualmente nefasta alle popolazioni di foche che vedono restringersi la qualità dei siti adatti alla riproduzione, spesso associati a zone ricche di nutrimento. Per le popolazioni di orso polare associate ai ghiacci permanenti dell'Artico centrale, l'accorciamento previsto della banchisa avrà come effetto di concentrare gli individui su territori sempre più ristretti. E un territorio più piccolo vuoi dire grande competizione, altro effetto negativo in prospettiva.

I ricercatori credono che la produttività delle zone che resterebbero libere dal ghiaccio potrebbe anche aumentare, ma al prezzo di un cambiamento della catena alimentare. La foca comune (Phoca vitulina), che si riproduce a terra, potrebbe poco a poco sostituirsi alla foca dagli anelli. Ma l'orso polare riuscirà ad adattarsi a questi cambiamenti? La fame può spingere gli orsi a cercare cibo altrove, ossia presso le comunità umane stabilitesi nel territorio artico, e laddove gli orsi e l'uomo entrano in concorrenza, gli orsi sono in genere i perdenti.

Parecchie previsioni fatte da Stirling e Derocher nel 1993 si sono avverate esattamente, e ora si può misurare un dimagrimento degli orsi polari nella parte sud del loro habitat e una diminuzione della capacità delle femmine di portare a termine le gravidanze.

L'orso polare è di certo una figura emblematica che attira la simpatia del pubblico e, per tale ragione, serve a illustrare in maniera un po' spensierata gli effetti del riscaldamento del pianeta. Ma dietro il simbolo, vi è la realtà di tutto un ecosistema che si sta sconvolgendo e la minaccia dell'estinzione delle sue specie più rappresentative. Ciò evidenzia pure a che punto gli effetti di un riscaldamento del clima siano imprevedibili e colpiscano lontano da coloro che ne sono i responsabili. E soprattutto non andate a raccontare a un orso polare affamato che è stato scelto per recitare il ruolo di canarino nella miniera di carbone che alimenta i cambiamenti climatici!

Il 28 dicembre 2006, il governo americano, in seguito a una minaccia di processo da parte di gruppi ecologisti, ha aperto un periodo di udienze di un anno sull'opportunità di iscrivere l'orso polare nella lista delle specie minacciate. Questo tentativo, se andasse a buon fine, potrebbe permettere di proseguire le procedure con il pretesto che l'assenza di azione concreta del governo federale nel campo della lotta contro i mutamenti climatici potrebbe minacciare l'habitat della specie. È facile immaginare gli argomenti e i cavilli che potrebbero seguirne innanzi ai tribunali. Si prevede molto lavoro per gli avvocati!


Più vicino al cielo?

Il pika (Ochotona princeps) è un piccolo roditore delle dimensioni di un criceto che vive sopra gli alberi, in montagna, nell'ovest del Canada e degli Stati Uniti. In questo settore, si notano modifiche della copertura nevosa negli ultimi 40 anni. Una ricerca pubblicata nel Journal of Mammology parla della scomparsa – attribuita ai mutamenti del clima – delle popolazioni di pika nella parte sud del loro areale di distribuzione. Contrariamente alla marmotta e allo Spermophilus artico, il pika rimane attivo tutto l'anno e dipende da una riserva di fieno che accumula nella propria tana durante l'estate. Le popolazioni di questo piccolo mammifero sono sparite o diminuite del 90% in gran parte del territorio suddetto, in cui abbondavano fino a 60 anni fa.


Una rondine non fa primavera

Si può affermare che i cambiamenti climatici hanno già esercitato, al di fuori dell'Artico, un'influenza sugli organismi viventi e sugli ecosistemi? La risposta a questa domanda è senz'altro positiva, e non ci si riferisce qui agli effetti delle transizioni fra periodi glaciali e interglaciali, bensì ai cambiamenti intervenuti nel corso dell'ultimo secolo.

Si verifica l'influenza del clima grazie a osservazioni e monitorando una specie in particolare e, altresì, grazie a studi su grande scala denominati "meta-analisi", che sono infatti sintesi di numerosi studi che vertono su organismi di ogni tipo. Raccogliendo le voluminose compilazioni di dati, si verifica in qual senso avvenga la risposta ai cambiamenti climatici. Le risposte degli organismi possono tradursi in una espansione dell'areale, in alterazioni della fenologia del ciclo di vita, in cambiamenti evolutivi, in cambiamenti fisici o fisiologici, in modifiche delle comunità o in disequilibri dei processi ecologici. Un numero crescente di studi e di meta-analisi dimostrano che le modifiche del clima esercitano delle pressioni sugli organismi e sulle comunità ecologiche, e per lo più la risposta corrisponde a ciò che è atteso in caso di riscaldamento del clima, come l'espansione delle specie verso latitudini più settentrionali.

Lo spostamento verso nord o in altitudine delle popolazioni di certe specie è del resto uno dei primi segni che il clima si scalda. In un clima più caldo, ci si aspetta infatti che le specie delle medie latitudini si portino più a nord nell'emisfero boreale e che le specie montane si inerpichino verso le vette. Ed è quanto rivelano due studi, specificando che l'81% delle 1700 specie studiate ha effettivamente allargato il proprio areale nella direzione prevista dal riscaldamento, e questo in entrambi gli emisferi. Meglio, si è stimato che questo spostamento avviene alla velocità di 6,1 km per decennio verso i poli o ancora, in montagna, di 6,1 m verso l'alto.


L'esempio della volpe rossa (Vulpes vulpes) nell'Artico è edificante. La volpe rossa è presente dappertutto nel Nord America e in Eurasia. È una specie opportunista che si trova in diversi tipi di habitat e che si nutre di una vasta gamma di prede e di altri alimenti (frutta, carogne ecc). Tuttavia non si adatta al freddo delle regioni artiche così bene come la "cugina" volpe artica (Alopex lagopus) che vi è confinata. Ora, il riscaldamento di alcuni gradi alle alte latitudini ha già permesso alla volpe rossa, più grossa, più aggressiva, di invadere il territorio della volpe artica, e quest'ultima, meno competitiva, non può che cedere il terreno.

Sull'Isola di Baffin, la volpe rossa ha già esteso il proprio areale di circa 1000 km verso nord. Il risultato, in un futuro che potrebbe essere molto vicino, è la possibile scomparsa della volpe artica, che non può portarsi più a nord, non più di quanto possa competere con la rossa cugina a sud.


Questo esempio illustra due fenomeni che avvengono in risposta al riscaldamento: l'espansione di una specie opportunista a spese di una o di parecchie altre e, a seguire, il rimpicciolirsi dell'areale occupato e la perdita di habitat delle specie del posto. Questi fenomeni sono stati osservati in particolare nei mammiferi, negli uccelli, ma anche negli insetti e in altri animali, vertebrati e invertebrati.

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