Copertina
Autore Kurt Vonnegut
Titolo Ghiaccio nove
EdizioneRizzoli, Milano, 1986, BUR 638 , pag. 203, dim. 108x178x14 mm , Isbn 978-88-17-13638-9
OriginaleCat's Cradle [1963]
PrefazioneGoffredo Fofi
TraduttoreRoberta Rambelli
LettoreRenato di Stefano, 1988
Classe fantascienza
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Pagina 9 [ inizio libro ]

IL GIORNO IN CUI FINI' IL MONDO

Chiamatemi Jonah. I miei genitori mi chiamavano così, o quasi. Mi chiamavano John.

Jonah... John... Se fossi stato Sam, sarei stato ugualmente un Jonah... non perché io abbia portato sfortuna agli altri, ma perché qualcuno o qualcosa mi ha sempre spinto in certi posti, in certi momenti. Mi sono sempre stati offerti mezzi di trasporto e motivi, insieme convenzionali e bizzarri. E, secondo il piano, in ogni secondo fissato, in ogni luogo stabilito, questo Jonah era là.

State a sentire:

Quando ero più giovane... due mogli, duecentocinquantamila sigarette, tremila quartini di liquore fa...

Quando ero molto più giovane, cominciai a raccogliere il materiale per un libro che avrebbe dovuto intitolarsi Il giorno in cui finì il mondo.

Quel libro doveva essere una documentazione.

Quel libro doveva essere un resoconto di ciò che gli americani importanti avevano fatto il giorno in cui la prima bomba atomica era stata sganciata su Hiroshima, in Giappone.

Doveva essere un libro cristiano. Io ero cristiano, allora.

E adesso sono bokononista.

Sarei stato bokononista anche allora, se vi fosse stato qualcuno che mi avesse insegnato le menzogne dolci-amare di Bokonon. Ma il bokononismo era sconosciuto, al di là delle spiagge di ghiaia e delle lame coralline che circondano questa piccola isola del Mar dei Caraibi, la Repubblica di San Lorenzo.

Noi bokononisti crediamo che l'umanità sia organizzata in squadre, squadre che fanno la Volontà di Dio senza mai scoprire che cosa stanno facendo. Una squadra viene chiamata da Bokonon karass, e lo strumento, il kan-kan, che mi condusse nel mio particolare karass, fu il libro che io non finii mai, il libro che doveva avere per titolo Il giorno in cui finì il mondo.


BELLO, BELLO, MOLTO BELLO

"Se tu scopri che la tua vita si allaccia alla vita di qualche altra persona senza una ragione molto logica," scrive Bokonon "quella persona può essere un membro del tuo karass.

E in un altro passo de I libri di Bokonon ci dice:

"L'uomo ha creato la scacchiera: Dio ha creato il karass". Con questo intende dire che un karass ignora tutti i confini di nazionalità, di istituzioni, di lavoro, di famiglia e di classe.

È una forma libera, come un'ameba.

Nel suo Cinquantatreesimo Calipso, Bokonon ci invita a cantare con lui:


        Uno degli ubriaconi
        addormentato in Central Park,
        e un cacciatore di leoni
        in agguato nell'oscurità,
        e un dentista cinese
        e una regina inglese...
        ciascun di loro è un pezzo
        del medesimo attrezzo.
        Bello, bello, molto bello,
        bello, bello, molto bello,
        bello, bello, molto bello,
        tanta gente differente
        nello stesso machiavello.

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