Copertina
Autore Gabrielle Walker
CoautoreDavid King
Titolo Una questione scottante
SottotitoloCosa possiamo fare contro il riscaldamento globale
EdizioneCodice, Torino, 2008 , pag. 247, cop.fle., dim. 142x226x15 mm , Isbn 978-88-7578-106-4
OriginaleWhat We Can Do About Global Warming
PrefazioneLuca Mercalli
TraduttorePaola Bonini
LettorePiergiorgio Siena, 2010
Classe ecologia , scienze della terra
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Indice


  IX  Prefazione
XIII  Prefazione all'edizione italiana
      di Luca Mercalli


  3    Parte I.  Il problema

  5 Capitolo 1   Il mondo si riscalda

 21 Capitolo 2   Chi è stato?

 35 Capitolo 3   Sentire caldo

 49 Capitolo 4   In cantiere

 65 Capitolo 5   Le incognite del clima


 79   Parte II.  Soluzioni tecnologiche

 81 Capitolo 6   A cosa dovremmo puntare?

 95 Capitolo 7   Di più, da meno

107 Capitolo 8   Aerei, treni e automobili

123 Capitolo 9   L'energia per cambiare


139   Parte III. Soluzioni politiche

141 Capitolo 10  È l'economia, stupido!

161 Capitolo 11  La strada da Kyoto

173 Capitolo 12  Nazioni in rapido sviluppo
                 (ovvero: suvvia, è un accordo delizioso)

183 Capitolo 13  Nazioni industrializzate
                 (ovvero: di chi è la colpa in fondo?)

209 Capitolo 14  Come potete cambiare il mondo

    Appendice
223 Miti climatici, mezze verità ed equivoci

233 Glossario
237 Bibliografìa
241 Ringraziamenti
242 Indice analitico


 

 

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Pagina IX

Prefazione

Il Polo Nord del pianeta Terra è un luogo straordinario. È un cerchio indefinito di oceano ghiacciato, racchiuso fra le masse di terra circostanti della Siberia, del Nord America e dell'Europa. In superficie di tanto in tanto si aprono delle crepe, laddove il ghiaccio si squarcia per i venti che lo sferzano e le correnti sommerse. Ma per la maggior parte, la sua superficie grigio-verde è solida come la roccia. Ci si può camminare sopra, ci si possono pestare i piedi, ci si può addirittura far atterrare un aereo. A guardarlo, il ghiaccio del mar Artico non sembra nemmeno lontanamente fragile, solo immobile, silenzioso e forte, come se l'acqua fosse stata irreparabilmente mutata in pietra.

Eppure le fotografie scattate dai satelliti ormai ci mostrano quello che gli scienziati hanno temuto per anni: il Polo Nord si sta fondendo. Ogni estate l'estensione del mare di ghiaccio diminuisce di un altro po'. Sta svanendo da sotto i piedi degli orsi polari artici. Se non facciamo nulla per fermarlo, entro la fine del secolo il ghiaccio, gli orsi e tutto il resto potrebbero non esserci più.

La storia del riscaldamento globale, da congettura, nel corso degli ultimi anni è diventata prima un sospetto, e infine un freddo, impietoso fatto. Ora sappiamo per certo che in ogni continente abitato della Terra, anno dopo anno e decennio dopo decennio, la temperatura mondiale sta aumentando. Qualcuno, o qualcosa, sta "alzando il riscaldamento".

Dovremmo preoccuparcene? Dopotutto, nei miliardi di anni in cui è esistito, il nostro pianeta ha cambiato clima parecchie volte. Nel passato geologico ci sono state due ere glaciali, inondazioni globali e ondate di caldo. Ci sono stati anche vincitori e vinti, nell'arco della storia della Terra; alcune specie si sono estinte, altre sono sopravvissute e si sono moltiplicate.

Ma questa volta è diverso. Se l'attuale ondata di cambiamenti non si fermerà, gli orsi polari non saranno gli unici a patirla. Prima d'ora la civiltà umana non si è mai trovata di fronte a un clima che cambia così in fretta e con tale furia. La minaccia si è fatta urgenza. Nel 2004 uno di noi (David King) ha suscitato grande clamore individuando nei cambiamenti climatici «il problema più grave che siamo chiamati ad affrontare oggi, addirittura più serio della minaccia terrorista». Da allora la portata del problema si è delineata in maniera ancor più chiara.

Va da sé che la quantità di materiale dedicata alla questione si è moltiplicata in modo pressoché incontrollato. Libri, giornali, radio... Ogni giorno un nuovo titolo. È diventato praticamente impossibile fare una cernita di quello che conta davvero.

In mezzo a questa cacofonia, un drappello di voci continua a levarsi per affermare che il riscaldamento globale non è una realtà, o non è provocato dagli esseri umani, mentre altri intravedono disastri dietro ogni angolo, e indulgono in proiezioni cruente etichettate come "pornografia climatica". Noi non condividiamo nessuno di questi approcci. Il clima sta cambiando e la responsabilità in buona parte è degli uomini. Non crediamo, comunque, che il disastro sia inevitabile. Non sarà qualche scintillante nuova Prius a tirar fuori gli uomini da questo pasticcio, e nemmeno nascondere collettivamente la testa sotto la sabbia sarà d'aiuto. Ma abbiamo ancora tempo per affrontare gli aspetti peggiori del cambiamento climatico se agiamo in fretta e lavoriamo sodo.

Nel corso di questo libro ci faremo cautamente strada nella tormenta di informazioni corrette ed errate sul riscaldamento globale, chiarendo ogni punto nella maniera più semplice possibile. Siamo entrambi scienziati di lungo corso e il nostro approccio sarà scientifico: esamineremo le prove, attribuendo il peso maggiore alla ricerca più rigorosa, passata al vaglio dei colleghi.

Se siete in cerca di un dibattito sulla scienza del riscaldamento globale, non è quanto troverete qui, malgrado in coda ci si occupi anche di alcuni degli equivoci più diffusi sul tema in un'agile lista di miti climatici. Ciò che troverete in questo libro sono le più recenti spiegazioni scientifiche sullo stato del riscaldamento globale, sui motivi per cui sappiamo che la responsabilità è umana e sui peggiori scenari ipotizzabili, oltre a una panoramica sulle tecnologie più promettenti e un quadro politico sulla posizione del mondo nella lotta per risolvere il problema.

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Pagina 5

Capitolo 1

Il mondo si riscalda


I cambiamenti climatici non sono una novità. Il nostro pianeta non conosce riposo ed è raro che il suo ambiente resti quieto a lungo. Ci sono stati momenti, nel passato remoto, in cui i livelli di anidride carbonica erano molto più alti di quanto siano oggi e l'Antartide era un paradiso tropicale. Ce ne sono stati altri in cui i livelli di anidride carbonica erano molto più bassi e anche l'Equatore era coperto dai ghiacci. Ma negli ultimi 10000 anni - l'intero arco di tempo che ha visto esistere una civiltà umana - il clima terrestre è stato insolitamente stabile. Noi umani ci siamo abituati a un mondo in cui le cose sono destinate a essere più o meno come sono al momento, almeno per quanto riguarda la temperatura. In altre parole, siamo stati fortunati.

Ora il nostro clima stabile e affidabile sta cambiando, e questa volta non ce la possiamo prendere con la Natura. Ma come facciamo a sapere per certo che il mondo si sta riscaldando, e come facciamo a individuare il colpevole?


Comincia a far caldo

Quando si cerca di misurare l'eventuale aumento di temperatura del mondo, il problema più grosso è scegliere un segnale dal "rumore" di fondo. Anche ai nostri tempi relativamente stabili, le temperature vanno su e giù da un giorno all'altro, di stagione in stagione, di anno in anno e da un luogo a quello vicino. Per essere certi che stia cambiando la tendenza di fondo è necessario fare misurazioni precise in molti luoghi diversi del pianeta, e raccoglierle per un lasso di tempo estremamente lungo.

Abbiamo già qualche forma di documentazione della temperatura di lungo periodo, grazie ad alcuni individui che hanno deciso di effettuarle nella remota ipotesi che potessero mai servire a qualcosa. La più datata al mondo è relativa al Central England Temperature Record, che tiene traccia delle temperature rilevate nell'Inghilterra centrale, omaggio all'ossessiva abitudine di raccogliere dati degli scienziati naturali britannici del XVII secolo. Essa copre un'area triangolare d'Inghilterra, da Londra a Bristol e al Lancashire, e risale al 1659. Questa considerevole documentazione mostra chiari segni di riscaldamento, specialmente verso la fine del XX secolo.

Purtroppo riguarda solo una minuscola parte del globo. I cambiamenti in Inghilterra non riflettono necessariamente modifiche, ad esempio, negli Stati Uniti, o in Brasile. Inoltre non affonda abbastanza nel passato per rivelarci quanto insolite siano davvero le nostre recenti temperature elevate. Come si collocano, per esempio, rispetto al periodo apparentemente caldo, durante il Medioevo, in cui i vichinghi si sono insediati in una lussureggiante, gradevole Groenlandia, ovvero "terra verde", e nell'Inghilterra settentrionale abbondavano i vigneti? O alla Piccola era glaciale, nei secoli centrali del millennio scorso, quando il Tamigi a Londra ghiacciava completamente e sulla sua superficie si tenevano delle fiere?

Per rispondere a queste domande gli scienziati hanno trovato modi ingegnosi tesi ad ampliare la documentazione da un punto di vista geografico e a farla risalire indietro nel tempo. Alcuni hanno provato a interpretare archivi scritti che non si riferivano direttamente alle temperature, ma il modo migliore è consultare le testimonianze scritte non dagli uomini, ma dalla Natura.

Ogni anno, il tronco dell'albero medio forma un nuovo anello. In una buona annata il cerchio sarà più spesso, in una cattiva più sottile. I ricercatori prelevano un piccolo cilindro di legno in un fianco dell'albero, più o meno del diametro di un turacciolo, poi contano e misurano. Analizzando alberi di diverse età, e addirittura alcuni morti da un pezzo ma conservati dentro a paludi torbose, sono riusciti a ottenere una serie delle temperature che si estende per oltre 1000 anni e spazia dall'Europa settentrionale alla Russia e al Nord America.

Per le regioni più tropicali sono i coralli a svolgere un ruolo analogo, poiché, come gli alberi, crescono di un anello all'anno. E quanto al Polo Nord e al Polo Sud (oltre che alle cime coperte di neve delle montagne tropicali), anche il ghiaccio contiene un vero e proprio registro del clima passato. Ogni anno una nevicata seppellisce quella precedente. Se le temperature sono sufficientemente rigide, la neve resta abbastanza a lungo da comprimersi fino a diventare ghiaccio, segnando chiaramente gli strati annuali, visto che i cristalli di neve sono più grossi in estate che in inverno, e che i venti in quest'ultima stagione portano una maggiore quantità di polvere. La quantità di neve caduta in un determinato anno, e in special modo la natura mutevole degli atomi di ossigeno incatenati nel ghiaccio ci danno delle indicazioni su quanto caldo abbia fatto.

Un'ulteriore traccia proviene dai cambiamenti della vita delle piante, scritta nei sedimenti di fango sul fondo dei laghi. Mentre le temperature si alzano e abbassano, piante diverse fioriscono e consegnano il loro polline alle correnti d'aria di passaggio. Parte di questo atterra sulle superfici di laghi vicini per poi affondare lentamente nel fango sul loro letto. Scavate un buco in quel fango, raccogliete e analizzate i grani di polline contenuti in ogni strato e avrete un'altra testimonianza dei cambiamenti di temperatura nel tempo.

I ricercatori hanno utilizzato una moltitudine di modi diversi per analizzare e collegare queste diverse misure, e tutti quanti sono giunti a conclusioni sorprendentemente simili riguardo alle temperature degli ultimi 1000 anni.

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Pagina 81

Capitolo 6

A cosa dovremmo puntare?


Per fronteggiare il cambiamento climatico dovremo ridurre le nostre emissioni di gas serra. Non c'è altro modo. Ma a quali cifre dovremmo puntare? Questa è la prima e più importante domanda cui rispondere. Finché non avremo un obiettivo specifico, non avremo idea di quali soluzioni tecnologiche o politiche ci consentiranno di raggiungerlo. Molti precedenti tentativi di decidere fin dove potessimo lasciare che il clima si spingesse partivano dall'idea che avremmo dovuto fermarlo prima che si facesse "pericoloso". Beh, per questo è troppo tardi. Come abbiamo spiegato nei capitoli 3 e 4, il cambiamento climatico ha allestito la scena per molti eventi pericolosi che hanno già avuto luogo o sono inesorabilmente in cantiere.

Una domanda migliore è: quanto cambiamento climatico possiamo permetterci prima che le cose siano davvero catastrofiche? Nonostante le incertezze, la risposta comincia a raccogliere un ampio consenso.


Quanto è caldo il troppo caldo?

La temperatura media globale è già salita di circa 0,75°C dal XIX secolo. Se spegnessimo le nostre centrali elettriche a combustibili fossili, se lasciassimo a terra ogni aeroplano, se fermassimo ogni auto e treno e andassimo a sederci intorno a un falò, ci aspetterebbe comunque un riscaldamento di altri 0,6°C, perché l'atmosfera si deve adattare ai gas serra che abbiamo già immesso nei secoli precedenti. L'innalzamento minimo di temperatura per il pianeta, paragonato all'era pre-industriale, è dunque intorno a 1,4°C. Non c'è nulla che possiamo fare per fermare questa realtà. Di seguito delineiamo alcuni dei cambiamenti previsti dal rapporto IPCC per un riscaldamento dai 2°C in su.


Vulnerabilità da riscaldamento fino a 2°C

- Il prodotto globale dei raccolti sarà più alto di oggi, ma questo dato nasconde una sperequazione. In alcuni paesi dalle latitudini medie e alte il prodotto dei raccolti salirà, ma ai tropici sta già precipitando. Dai 10 ai 30 milioni di persone in più rischiano la fame.

- Aumento dei problemi di salute umani per ondate di caldo, malnutrizione, inondazioni, siccità ed epidemie di malattie infettive.

- Minor disponibilità d'acqua e più siccità alle medie latitudini e ai tropici semi-aridi. Da 0,4 a 1,7 miliardi di persone colpite dalla crescente scarsità d'acqua.

- Migrazioni a motivazione ambientale con il potenziale per esacerbare i conflitti per le risorse scarse e le invasioni culturali.

- Singole precipitazioni più intense, potenzialmente causa d'inondazioni anche in regioni altrimenti colpite da grave siccità.

- Aumento d'intensità degli uragani.

- Aumento delle ondate di caldo nelle aree continentali; maggiore siccità e incendi alle medie latitudini delle aree continentali, mentre le tempeste si spostano verso i poli.


Ulteriori vulnerabilità da riscaldamento di 2-3°C

Tutto quanto elencato sopra, e in più:

- 0-3 milioni di persone in più a rischio inondazione.

- Fino a 10 milioni di persone in più a rischio fame.

- Sbiancamento della maggior parte dei coralli delle barriere coralline del mondo.

- Coinvolgimento nella diffusa deglaciazione della Groenlandia e forse della calotta di ghiaccio occidentale dell'Antartide, con il potenziale innalzamento del livello dei mari di diversi metri.

- Considerevole indebolimento del nastro trasportatore oceanico, con potenziale significativa riduzione delle piogge monsoniche.

- Ulteriore aumento d'intensità degli uragani, sufficiente a superare i criteri di progettazione delle infrastrutture e causare significative perdite economiche, minacciando grandi quantità di vite.

- Ulteriori inondazioni in Nord America ed Europa man mano che le precipitazioni invernali aumentano e meno acqua viene immagazzinata sotto forma di neve.

- Rapido aumento di frequenza di serie ondate di caldo in grado di provocare molte morti, oltre che perdite di raccolti, distruzioni di foreste e incendi.

- Estrema siccità in aree sempre più grandi.

- Seria minaccia d'inondazioni nelle aree costiere basse e nelle piccole isole.

- Riduzione accelerata ed eventuale perdita dei ghiacciai montani tropicali.

- Considerevole aumento delle migrazioni a motivazione ambientale.

- Il 20-30% di tutte le specie sulla Terra a crescente rischio d'estinzione.


Ulteriori vulnerabilità da riscaldamento di 3-4 °C

Tutto quanto elencato sopra, e in più:

- Crescente probabilità della fusione pressoché integrale della Groenlandia e della calotta di ghiaccio occidentale dell'Antartide, con il conseguente innalzamento del livello dei mari di 12 metri nei secoli a venire.

- Invece di assorbire carbonio come accade oggi, gli ecosistemi terrestri ne diventano fonti, accelerando il ritmo del riscaldamento.

- Estinzione delle maggiori specie del mondo.

- Morte diffusa delle barriere coralline.

- Crollo dei prodotti del raccolto in alcuni punti delle latitudini più alte; la produzione di cibo globale comincia a calare.

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Pagina 209

Capitolo 14

Come potete cambiare il mondo


È facile pensare che il riscaldamento globale sia un problema di qualcun altro - saranno altre persone a soffrire, saranno altre persone a trovare la soluzione. Eppure non c'è nulla di più lontano dalla realtà. Un indizio ce lo da lo stesso nome: il "riscaldamento globale" è un problema, appunto, globale. Nessuno di noi è al riparo dai suoi effetti (malgrado alcuni di noi abbiano migliori opportunità di adattarcisi). Siamo tutti parte del problema, e ognuno di noi deve far parte della soluzione.

Oggi ci sono più di sei miliardi e mezzo di esseri umani sulla Terra. A metà del secolo ce ne saranno nove e mezzo. Anche senza considerare il problema del cambiamento climatico, le risorse cominceranno a scarseggiare. Il boom demografico, in questo senso, sarà ancora più grave.

Pensare in questi termini fa sembrare la razza umana come una massa indistinta. Ma di fatto è come individui che viviamo le nostre vite e compiamo le nostre scelte. Ogni volta che qualcuno di noi accende la luce, prende qualcosa in un supermercato, sale su un'auto o su un bus, sceglie che vestiti comprare o che film vedere, fa la differenza nei meccanismi di funzionamento dell'economia. Scelte di questo tipo nel XX secolo hanno spinto sempre più in alto le economie mondiali. Hanno anche portato a un'impennata delle emissioni di gas serra. Ora dovremo adattare le nostre scelte alle nuove realtà del XXI secolo.

Nei capitoli precedenti abbiamo mostrato quanto molte delle risposte al problema del cambiamento climatico debbano venire dall'alto, dai governi, dalle industrie e dai grandi accordi internazionali. Ma nulla di tutto questo avverrà se tutti noi, il popolo, non facciamo pressione dal basso. È necessario che sospingiamo i produttori e gli industriali sulla via della sostenibilità mediante le scelte che facciamo riguardo più o meno ogni aspetto delle nostre vite personali. Attraverso le scelte che compiamo in cabina elettorale, e attraverso la pressione che operiamo sui nostri rappresentanti e sulla comunità a livello locale, dobbiamo imporre ai politici di mettere i nostri paesi sulla strada giusta. Siamo noi ad avere il potere di cambiare. Nei capitoli 7 ("Di più, da meno") e 8 ("Aerei, treni e automobili") abbiamo indicato diversi modi in cui ciascuno di noi può iniziare a incidere sul cambiamento climatico nella propria vita. Di seguito descriviamo come fare pressione sui politici per assicurare che fissino degli obiettivi nazionali corretti e giungano ai giusti accordi internazionali.

Alcuni di questi punti possono suonare familiari, ma altri potrebbero sorprendervi. Tutte insieme queste scelte costituiscono qualcosa d'importanza cruciale. Porteranno nientemeno che a un cambiamento globale di cultura. Come abbiamo già detto, finora abbiamo tutti trattato l'energia come se fosse qualcosa di pressoché gratuito e illimitato. Abbiamo sprecato risorse e ignorato i pericoli di dare ancor più a fondo al capitale del nostro pianeta. Per tirarci fuori da questo guaio, è necessario che tutti cambiamo il nostro atteggiamento, e ci rendiamo conto di quanto sono preziose le nostre risorse energetiche.

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Pagina 223

Appendice

Miti climatici, mezze verità ed equivoci

La scienza del riscaldamento


Non c'è alcun riscaldamento

Sì, c'è. Gli anni 1998 e 2005 sono stati i più caldi delle classifiche degli ultimi 150 anni. Gli anni 2002, 2003 e 2004 sono stati, rispettivamente, il terzo, quarto e quinto in classifica. Su gran parte d'Italia l'anno più caldo è stato il 2007. Di fatto, 10 degli ultimi 11 anni si trovano nei primi 11 posti. Le ricostruzioni delle temperature del passato ottenute con i coralli, il ghiaccio e altre tecniche mostrano che la temperatura è più calda ora di quanto lo sia stata da almeno un migliaio d'anni a questa parte, probabilmente di più (si veda il Capitolo 1).


Nel Medioevo faceva più caldo di adesso

No, non è vero. Le temperature sono più alte oggi di quanto lo siano state nell'ultimo migliaio di anni almeno (si veda il Capitolo 1).


I campioni di ghiaccio indicano che la temperatura sale prima dell'anidride carbonica alla fine delle ere glaciali, quindi la CO2 non può provocare il riscaldamento

I campioni di ghiaccio mostrano un piccolo ritardo temporale fra l'inizio del riscaldamento e l'innalzamento dell'anidride carbonica alla fine di ogni era glaciale. Questo, però, non significa che l'anidride carbonica non provochi il riscaldamento. In effetti, nessuno pensa che sia l'anidride carbonica a interrompere le glaciazioni. Invece, è un'oscillazione della nostra orbita terrestre che cambia la distribuzione della luce solare che riceviamo. Questo provoca un lieve riscaldamento, che mette in moto altri processi di rilascio di anidride carbonica. Per esempio, un oceano più caldo trattiene meno anidride carbonica, e ne rilascia di più nell'atmosfera. Inoltre un clima più caldo e umido significa che sui mari viene soffiata meno polvere ricca di ferro. Nelle ere glaciali, quel ferro probabilmente nutre la crescita del plancton che assorbe l'anidride carbonica. Tagliare questa fonte di nutrimento significa avere meno plancton, quindi più CO2.

La parte importante è quello che accade dopo: quell'anidride carbonica supplementare causa a sua volta del riscaldamento, che genera altra anidride carbonica, che genera altro riscaldamento. Stando ai carotaggi di ghiaccio, il riscaldamento globale si completa in un arco di tempo di circa 5000 anni. La lieve variazione di energia solare data dall'oscillazione terrestre non sarebbe stata sufficiente a far da sola tutto il lavoro. La maggior parte del riscaldamento, invece (dopo le prime centinaia d'anni) viene dalle retroazioni, compresa quella dell'anidride carbonica.

È un processo perfettamente naturale, e gli scienziati del clima lo usano solo per mostrare che l'anidride carbonica, di fatto, riscalda il pianeta se sale anche solo di piccole quantità. L'aumento alla fine dell'era glaciale, per inciso, aveva portato l'anidride carbonica a livelli molto più bassi di quelli attuali (si veda il Capitolo 1).


Le temperature sono scese, a metà del XX secolo anche se l'anidride carbonica stava aumentando, quindi non può essere quest'ultima a provocare il riscaldamento

È un'argomentazione molto amata dagli scettici del clima, ma sorvola sul fatto che gli scienziati sono in grado di spiegare il motivo per cui le temperature dell'emisfero settentrionale si sono leggermente abbassate a metà del XX secolo. Di fatto la combustione di carburanti fossili sporchi produce particelle dette aerosol, che contengono zolfo, che riflette la radiazione nello spazio e contribuisce dunque a raffreddare il pianeta. Fanno una sorta di tiro alla fune con l'anidride carbonica, creando un raffreddamento che annulla il riscaldamento da effetto serra.

I ricercatori oggi ritengono che gli aerosol siano stati responsabili del lieve raffreddamento che ha avuto luogo fra il 1940 e la fine degli anni Sessanta. La ragione per cui non hanno continuato la loro azione di raffreddamento è duplice. Abbiamo dato una ripulita, innanzitutto, vietando i combustibili ad alto tenore di zolfo che stavano soffocando le nostre città, e i livelli di anidride carbonica sono saliti fino a vincere il tiro alla fune. Inoltre, il motivo per cui questo raffreddamento è stato avvertito solo nell'emisfero settentrionale è che non c'erano sufficienti masse di territorio né di industria in quello meridionale per produrre abbastanza aerosol da contrastare l'effetto dell'anidride carbonica (si veda il Capitolo 2).


Le emissioni di anidride carbonica provocate dagli esseri umani sono irrilevanti laddove confrontate con quelle da fonti naturali, quindi non possono essere importanti

È vero che le fonti naturali rilasciano molta più anidride carbonica degli umani, ma è vero anche che le fonti naturali allo stesso tempo ne assorbono parecchia. In parole povere, il mondo naturale è in equilibrio per quanto riguarda l'anidride carbonica. Sono le nostre emissioni umane ad aver spezzato quell'equilibrio.


Le concentrazioni di anidride carbonica sono scarse paragonate agli altri gas nell'atmosfera, quindi non possono essere importanti

L'anidride carbonica in effetti costituisce solo una piccola parte dell'atmosfera; ci sono appena quattro molecole di CO2 in ogni 10000 che l'aria contiene. Ma l'anidride carbonica ha un peso considerevole nell'effetto serra. Le principali parti costitutive dell'aria, l'azoto e l'ossigeno, non sono affatto in grado di intrappolare radiazioni infrarosse. Al contrario, l'anidride carbonica, anche in piccole quantità, sa catturare il calore in maniera estremamente efficace. Inoltre scatena reazioni che consentono all'aria di assorbire più vapore acqueo, a sua volta un gas serra. Cambiare CO2 e altri gas serra di quantità anche infinitesimali, dunque, può incidere sulla temperatura dell'intera atmosfera, esattamente come aggiungere qualche goccia d'inchiostro a una vasca piena d'acqua può cambiarne il colore (si veda il Capitolo 1).

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