Copertina
Autore Adàn Zzywwurath
Titolo Il matrimonio del mare e dell'inferno
EdizioneTheoria, Roma-Napoli, 1985, Riflessi 26 , pag. 136, dim. 105x155x13 mm
LettoreRenato di Stefano, 1985
Classe narrativa italiana , mare , fantascienza
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Indice

  9 Storie del mare aperto

 15 Il matrimonio del mare e dell'inferno


 17 Parte prima. La notte
 37 Parte seconda. Il Saturnia
 57 Parte terza. L'isola
 95 Parte quarta. In finis
111 Parte quinta. Biografia di Tadeusz Nepomuk Rolle


131 Postfazione

 

 

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Pagina 9

STORIE DEL MARE APERTO



Durante una sosta forzata in un porto del Mediterraneo orientale, mi intrattenni per una notte intera in compagnia di due compatrioti, un anziano avvocato, procuratore legale nel ramo delle assicurazioni navali, e un marittimo taciturno che indossava un largo berretto d'ufficiale dalla foggia inconsueta. Sedevamo in una taverna deserta, di fronte a un panorama incomparabile. «La notte e il mare, che tentazione per l'Uomo!», esclamò l'anziano borghese. L'occasione era propizia, e ben presto gli chiesi di narrarmi alcuni casi straordinari che aveva trattato nella sua lunga carriera. Senza entusiasmo, prese a raccontarmi questo episodio.

Si stava organizzando un viaggio verso le Indie Australi. Molti uomini vennero attirati sulla nave in partenza, nonostante la lunghezza del tragitto, dalla promessa di un guadagno lauto e sicuro. L'uomo che conobbi fu ingaggiato come macellaio. Per tre mesi, durante un viaggio nel quale la nave aveva evitato ogni porto e ogni attracco, fu lasciato nell'ozio piú completo. Poi terminarono le scorte di carne salata, gli insaccati, i formaggi. Il pesce scarseggiava e gli ufficiali, seguendo un ordine rigido, impedivano che si pescasse. L'imponente ciurma già mormorava, ma la nave proseguiva il suo viaggio per giungere - cosí allettava i suoi uomini il comandante - là dove nessuno si era mai spinto.

Erano ancora al centro dell'oceano tempestoso quando il capitano chiamò il macellaio e i suoi coltelli. Con alcune domande taglienti si assicurò della sua valentia. Poi lo condusse giú per un boccaporto segreto nel quale - il cuoco l'aveva rivelato, perplesso - ogni giorno si gettavano i rifiuti, le immondizie e i residui del pasto e, una volta a settimana, misteriosamente, una botticella d'acqua. Il capitano apri due o tre pesanti sportelli inchiavardati. Dinanzi al macellaio si spalancò una cella. Il fetore e le urla erano insopportabili. Nell'oscurità vide almeno quattro dozzine di fanciulli dai sei ai dodici anni che si agitavano, scarmigliati, ossessi.

«Cominciate a macellare i primi dieci, e fate in modo che non si riconosca la provenienza e la qualità della carne», disse il capitano. «Quando saranno finiti i banchetti diremo a tutti la verità e faremo immediatamente ritorno in patria».



Vi debbo raccontare anche quest'episodio. Non è accaduto molto tempo fa. Una nave maltese era in viaggio verso Costantinopoli, quando si procedé a un'ispezione della stiva. Vi erano alcune casse che nessuno aveva sistemato lí e che nessuno ricordava di aver visto, dal momento della partenza. I passeggeri, interrogati, ne declinarono il possesso. Si frugò la nave per cercare dei clandestini, e non c'erano. Ci si informò a Costantinopoli: nessuno aspettava quelle casse. Ebbene, è questo il punto su cui voglio farvi riflettere, quelle casse furono abbandonate in mare dall'equipaggio, perché non si sapeva cosa contenessero.

- Non furono aperte?

- Certamente. Furono aperte alla presenza degli ufficiali e di alcuni passeggeri, diciamo cosí, «illuminati», per non dare adito a reazioni superstiziose. C'erano un ispettore di polizia, un artificiere, un biologo, uno studente di teologia. Anche dopo l'apertura, nessuno seppe dire cosa contenessero le casse. Si chiamò persino il cuoco, per vedere se riusciva a raccapezzarsi di fronte a quel contenuto. Fu sondata la memoria di molti altri passeggeri. Uno disse che, in sogno, gli pareva di aver udito il suono stridulo mandato da quelle cose; e appunto un sogno era necessario, perché le casse non emettevano alcun suono o rumore.

Questo carico spiacevole fu abbandonato, come dicevo, in mare... Quando anni piu tardi chiesi ad alcuni componenti dell'equipaggio di descrivermi il contenuto delle casse, replicarono che non era possibile. Alla domanda «Perché?», essi non seppero rispondere.



Subito dopo, parlò l'uomo con il berretto da ufficiale. Premise che il suo racconto sarebbe stato lungo, ma veritiero.

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