Autore Naomi Alderman
Titolo Ragazze elettriche
Edizionenottetempo, Milano, 2017 , pag. 448, ill., cop.fle., dim. 14x20x2,4 cm , Isbn 978-88-7452-675-8
OriginaleThe Power [2016]
TraduttoreSilvia Bre
LettoreAngela Razzini, 2018
Classe narrativa inglese , fantascienza












 

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Indice


Ragazze elettriche                                  11

Ragazze elettriche. Un romanzo storico              15
(di Neil Adam Armon)

    Meno dieci anni                                 19

    Meno nove anni                                  57

    Meno otto anni                                 109

    Meno sei anni                                  179

    Meno cinque anni                               221

    Un anno                                        289

    Mancano non piú di sette mesi                  331

    È giunto il tempo                              385


Ringraziamenti                                     445


 

 

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Pagina 17






La forma del potere è sempre la stessa: è la forma di un albero. Dalle radici fino alla cima, un tronco centrale che si ramifica e ramifica all'infinito, aprendosi in dita sempre piú sottili, protese in avanti. La forma del potere è il disegno di una cosa viva che tende verso l'esterno, e manda i suoi sottili filamenti un po' oltre, e ancora un po' piú oltre.

È la forma dei fiumi che vanno all'oceano – i rivoli d'acqua ai rigagnoli, i rigagnoli ai ruscelli, i ruscelli ai torrenti, la forza grandiosa che si accumula e prorompe, che diventa sempre più maestosa fino a gettarsi nell'immensa potenza marina.

È la forma tracciata da un fulmine quando si scaglia dal cielo sulla terra. Lo squarcio ramificato del cielo si riproduce uguale sul corpo o sulla terra. Questo stesso disegno caratteristico fiorisce in un blocco di resina acrilica quando viene attraversato dall'elettricità. Noi inviamo la corrente elettrica lungo ordinati percorsi di circuiti e interruttori, ma la forma che l'elettricità vuole assumere è quella di un'entità vivente, una felce, un ramo spoglio. Il punto d'innesto al centro, la potenza proiettata verso l'esterno.

Quella stessa forma cresce dentro di noi, nei nostri alberi interni di nervi e di vasi sanguigni. Il tronco centrale, i percorsi che si ramificano all'infinito. I segnali trasmessi dalle estremità delle dita alla spina dorsale e al cervello. Siamo elettrici. La potenza viaggia dentro noi come fa in natura. Figli miei, qui non è accaduto nulla che non fosse conforme alla legge naturale.

Il potere viaggia allo stesso modo tra le persone; cosí dev'essere. Gli individui formano villaggi, i villaggi diventano paesi, i paesi si inchinano alle città, le città agli stati. Gli ordini viaggiano dal centro alle propaggini. I risultati viaggiano dalle propaggini al centro. La comunicazione è costante. Gli oceani non possono sopravvivere senza i rivoli d'acqua, né i robusti tronchi degli alberi senza i germogli, né il sovrano cervello senza le terminazioni nervose. Come in alto, cosí in basso. Come ai confini, cosí nel nucleo centrale.

Ne consegue che la natura e l'uso del potere umano possono cambiare in due modi. Il primo è quando un ordine viene emesso dal palazzo, un comando rivolto al popolo che impone: "Cosí sia". Ma l'altro, il piú certo, íl più inesorabile, si ha quando quelle migliaia di migliaia di punti luminosi inviano ciascuno un nuovo messaggio. Quando il popolo cambia, il palazzo non può opporsi.

Come è scritto: "Lei accoglie il fulmine nell'incavo della mano. Gli ordina di colpire".


dal Libro di Eva, 13-17

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Pagina 21

Roxy


Mentre lo fanno, gli uomini chiudono Roxy nell'armadio. Ciò che non sanno è che lei è già stata chiusa in quell'armadio, prima d'allora. Quando fa la cattiva, sua madre la mette lí. Solo per pochi minuti. Finché non si calma. Un po' alla volta, durante le ore passate lí dentro, ha allentato la serratura, girando le viti con un'unghia o una graffetta. Avrebbe potuto staccare quella serratura in qualunque momento. Ma non l'ha fatto, perché magari poi la madre avrebbe applicato un chiavistello sul lato esterno. Le basta sapere, stando seduta al buio, che, se davvero volesse, potrebbe uscire. Quella certezza è bella come la libertà.

Ecco perché sono convinti di averla chiusa dentro, al riparo. Lei però salta fuori. È cosí che vede tutto.

Gli uomini sono arrivati alle nove e mezza. Quella sera Roxy sarebbe dovuta andare dalle cugine; era stato programmato da settimane, ma aveva risposto male alla madre che al Primark non le aveva comprato i collant giusti. Cosí la madre aveva detto: "Non ci vai, resti a casa". Come se Roxy ci tenesse ad andare da quelle sfigate delle cugine.

Quando i tizi danno un calcio alla porta e la vedono lí, imbronciata sul divano di fianco a sua madre, uno di loro fa: "Cazzo, c'è la ragazzina". Sono in due, uno piú alto con la faccia da ratto, l'altro piú basso, con la mandibola squadrata. Non li conosce.

Quello basso prende la madre per la gola; quello alto rincorre Roxy in cucina. È quasi fuori dalla porta sul retro quando la afferra per una coscia; lei cade in avanti e lui la prende per la vita. Lei scalcia e urla: "Fanculo, lasciami andare!" e quando le mette una mano sulla bocca gli dà un morso cosí forte che sente il sapore del sangue. Lui impreca, ma non la molla. La trascina nel soggiorno. Quello basso spinge la madre contro il camino. È allora che Roxy comincia a sentirlo crescere in lei, anche se non sa cosa sia. È solo una sensazione sulla punta delle dita, un formicolio nei pollici.

Si mette a strillare. La madre dice: "Non fate del male alla mia Roxy, stronzi, non fatele del male, non sapete a cosa andate incontro, questa cosa vi ricadrà addosso come il fuoco, vorrete non essere mai nati. Suo padre è Bernie Monke, Cristo santo".

Il tizio basso ride. "Siamo qui con un messaggio per suo padre, in effetti".

Quello alto spinge Roxy nell'armadio sotto le scale cosí fulmineamente che lei non si rende conto di che cosa stia accadendo finché il buio non la circonda, insieme all'odore dolciastro e polveroso del battitappeto. La madre attacca a urlare.

Roxy ha il fiato corto. È terrorizzata, ma deve andare da sua madre. Con un'unghia fa ruotare una delle viti della serratura. Fa uno, due, tre giri, e la sfila. Tra il metallo della vite e la mano scocca una scintilla. Elettricità statica. Si sente strana. Lucida, come se vedesse a occhi chiusi. La vite in basso, uno, due, tre giri. La madre sta dicendo: "Ti prego. Ti prego, no. Ti prego. Cos'è quello? È solo una bambina. È soltanto una ragazzina, per l'amor di Dio".

Uno degli uomini sogghigna. "A me non pare proprio una ragazzina".

A questo punto la madre emette un verso stridulo; raschia come metallo in un motore guasto.

Roxy cerca di capire come gli uomini siano dislocati nella stanza. Uno è con la madre. L'altro... le arriva un rumore dalla sua sinistra. Il piano è questo: uscirà carponi, afferrerà quello alto da dietro le gambe, lo prenderà a calci in testa, cosí resteranno in due contro uno. Se hanno delle pistole, non le hanno mostrate. Roxy ha già fatto a botte prima d'allora. La gente dice cose brutte di lei. E della madre. E del padre.

Uno. Due. Tre. La madre lancia un altro grido, e Roxy stacca la serratura dalla porta e la spalanca con tutta la forza di cui è capace.

È fortunata. Con la porta ha colpito da dietro l'uomo alto. Lui vacilla, perde l'equilibrio, lei gli afferra il piede destro sospeso, e lui stramazza sul tappeto. Si sente uno scrocchio, e lui sanguina dal naso.

Il tipo basso tiene un coltello premuto contro il collo della madre. La lama le strizza l'occhio, argentea e sorridente.

Gli occhi della madre si spalancano. "Scappa, Roxy," dice, niente piú di un sussurro, ma Roxy lo sente come fosse dentro la testa: "Scappa. Scappa".

A scuola, quando c'è da battersi, Roxy non scappa. Se lo fai, non la smetteranno mai di dire: "Tua madre è una zoccola e tuo padre un ladro. State attenti, che Roxy vi fregherà il libro". Vanno presi a calci finché non supplicano. Non si scappa.

Sta succedendo qualcosa. Il sangue le pulsa nelle orecchie. Una specie di formicolio le attraversa la schiena, fino alle spalle, lungo la clavicola. Le dice: puoi farcela. Le dice: sei forte.

Salta sull'uomo riverso a terra, che si lamenta palpandosi la faccia. L'idea è di afferrare la mano della madre e uscire da lí. Basta che raggiungano la strada. Quella roba non può accadere là fuori, in pieno giorno. Troveranno il padre; lui risolverà tutto. Sono solo pochi passi. Possono farcela.

Quello basso colpisce la madre di Roxy allo stomaco con un calcio brutale. Lei si piega in due dal dolore, cade in ginocchio. L'uomo fa sibilare il coltello verso Roxy.

Quello alto grugnisce. "Tony. Ricordati. Non la ragazzina".

Quello basso prende l'altro a calci in faccia. Una volta. Due volte. Tre volte.

"Non. Dire. Il mio nome, cazzo".

L'uomo alto si zittisce. La faccia gli ribolle di sangue. Roxy sa di essere nei guai, adesso. La madre le sta urlando: "Scappa! Scappa!" Roxy sente quella cosa come spilli e aghi lungo le braccia. Come punture di luce dalla spina dorsale fino alla clavicola, dalla gola ai gomiti, ai polsi, ai polpastrelli. Dentro scintilla.

L'uomo si protende verso di lei con una mano, il coltello nell'altra. Lei si prepara a prenderlo a calci o a pugni, ma un qualche istinto le suggerisce una cosa nuova. Lo afferra per il polso. Nel più profondo del suo petto torce qualcosa, come se avesse sempre saputo farlo. Lui tenta di divincolarsi dalla sua presa, ma è troppo tardi.

Lei accoglie il fulmine nell'incavo della mano. Gli ordina di colpire.

C'è un lampo crepitante e il rumore come di un animaletto di carta che scoppia. Annusa nell'aria un odore che somiglia un po' a un temporale e un po' a peli che bruciano. Il sapore che si sprigiona da sotto la lingua è di arance amare. Adesso l'uomo basso è sul pavimento. Manda un verso lagnoso, senza parole. La sua mano si stringe e si apre. Una lunga cicatrice rossa gli sale dal polso lungo il braccio. Riesce a vederla anche sotto i peli biondi; è scarlatta, ha il disegno di una felce, foglie e filamenti, germogli e rami. La bocca della madre è aperta, lo sguardo è attonito, le lacrime continuano a scendere.

Roxy dà uno strattone al braccio della madre, che però è sconvolta, è lenta, e la sua bocca non la smette di dire: "Scappa! Scappa!" Roxy non sa che cosa abbia fatto, ma sa che quando lotti con gente piú forte di te e quelli sono a terra, devi tagliare la corda. Ma sua madre non è abbastanza svelta. Prima che Roxy riesca a farla alzare, l'uomo basso dice: "Oh no, proprio no".

È guardingo, si rimette in piedi, si avvia zoppicando tra loro e la porta. Una mano gli pende inerte da un lato, ma l'altra brandisce il coltello. Roxy ricorda la sensazione che ha provato nel fare quella cosa, qualunque sia la cosa che ha fatto. Spinge la madre dietro di sé.

"Che cos'hai là, troietta?" dice l'uomo. Tony. Ricorderà quel nome per riferirlo al padre. "Hai una batteria?"

"Togliti di mezzo," dice Roxy. "Ne vuoi un altro assaggio?"

Tony arretra di due passi. Le scruta le braccia. Cerca di capire se ha qualcosa dietro la schiena. "L'hai lasciato cadere, non è vero, ragazzina?"

Lei ricorda cosa ha sentito. La torsione, l'esplosione verso l'esterno.

Fa un passo nella direzione di Tony. Lui non molla. Lei fa un altro passo. Lui si guarda la mano morta. Le dita continuano a contrarsi. Scuote la testa. "Non hai niente".

Avanza verso di lei col coltello. Lei si allunga, lo tocca sul dorso della mano buona. Fa quella stessa torsione.

Non accade niente.

Lui si mette a ridere. Tiene il coltello tra i denti. La afferra per i due polsi con l'unica mano che può usare.

Lei prova ancora. Niente. Lui la obbliga a inginocchiarsi.

"Ti prego," dice la madre, sommessamente. "Ti prego. Ti prego, non farlo".

E poi qualcosa la colpisce alla nuca e sviene.

Quando si riprende, il mondo è di traverso. C'è il focolare, proprio come sempre. Il rivestimento di legno intorno al camino. Le preme contro l'occhio, e la testa le fa male e la bocca è ridotta a una poltiglia sul tappeto. Sui denti c'è sapore di sangue. Qualcosa gocciola. Chiude gli occhi. Li riapre e sa che è passato piú di qualche minuto. La strada all'esterno è silenziosa. La casa è fredda. E sghemba. Si sente fuori dal corpo. Le gambe sono su una sedia. La faccia pende verso il basso, schiacciata contro il tappeto e il camino. Prova a far leva su se stessa, ma è uno sforzo abnorme, cosí si dimena e lascia che le gambe ricadano sul pavimento. Quando piombano giú prova dolore, ma almeno adesso è tutta su un unico piano.

La memoria le torna in lampi fugaci. Il dolore, poi la fonte del dolore, poi quella cosa che ha fatto. Poi sua madre. Si tira su lentamente, e intanto si accorge di avere le mani appiccicose. E qualcosa gocciola. Il tappeto è zuppo, intriso di una chiazza rossa che fa un grande cerchio intorno al camino. Là c'è sua madre, con la testa ciondoloni sul bracciolo del divano. E ha un foglio posato sul petto, col disegno a pennarello di una primula.

Roxy ha quattordici anni. È una delle piú giovani, e una delle prime.

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Pagina 35

Margot


"Deve essere contraffatto".

"Fox News dice di no".

"Fox News direbbe qualsiasi cosa per far sintonizzare piú gente possibile su Fox News".

[...]

Per quattro o cinque giorni non torna quasi mai a casa. Non ricorda di aver lasciato l'ufficio, o di aver guidato, o di essersi trascinata a letto, sebbene supponga di aver fatto quelle cose. Il telefono non smette di squillare. Va a letto stringendolo in mano e si sveglia che lo ha ancora in mano. Bobby bada alle ragazze, dunque non è necessario che se ne preoccupi e, che Dio la perdoni, il pensiero di loro non le passa nemmeno per la testa.

Quella faccenda è esplosa in tutto il mondo e nessuno sa cosa cazzo stia succedendo.

All'inizio, sono comparse in tv alcune facce rassicuranti, i portavoce del Centro per il Controllo delle Malattie, e hanno dichiarato che si trattava di un virus, non molto grave, che gran parte delle persone ricoverate stavano guarendo, e che solo in apparenza alcune ragazzine avevano fulminato delle persone usando le mani. Sappiamo tutti che è impossibile, naturalmente, che è pazzesco – i conduttori dei notiziari ridevano cosí forte da far screpolare il cerone. Per puro divertimento, avevano invitato un paio di biologi marini a parlare delle anguille elettriche e di come è strutturato il loro corpo. Un tizio con la barba, una tipa con gli occhiali, pesci da acquario in una vasca – sono la garanzia di un robusto segmento di programmazione del mattino. Lo sapevi che l'uomo che ha inventato la batteria aveva avuto l'idea studiando il corpo delle anguille elettriche? Non lo sapevo, Tom, è affascinante. Ho sentito che possono abbattere un cavallo. Dici davvero? Non l'avrei mai immaginato. Pare che un laboratorio giapponese abbia alimentato le luci dell'albero di Natale con una vasca di anguille elettriche. Non riusciamo a farlo con queste ragazze, al momento, vero? Direi di no, Kristen, direi proprio di no. Anche se sembra che ogni anno il Natale arrivi un po' prima, non ti pare? E ora gli ultimi aggiornamenti del meteo.

Margot e l'ufficio del sindaco prendono sul serio la notizia molti giorni prima che le redazioni dei notiziari capiscano che è autentica. Sono loro a ricevere i primi rapporti sugli scontri nei cortili della ricreazione. Un nuovo strano genere di scontro che lascia i ragazzi – per lo piú maschi, talvolta femmine – ansimanti e in preda a contrazioni muscolari, con cicatrici simili a foglie che si srotolano serpeggiando lungo le braccia o le gambe, oppure sulla carne morbida del busto. La loro prima ipotesi, accantonata la malattia, è quella di una nuova arma, qualcosa che i ragazzi portano a scuola, ma quando la prima settimana sfuma nella seconda, sanno già che non è cosí.

Si aggrappano a qualunque folle teoria salga alla ribalta, senza sapere come distinguere il verosimile dal ridicolo. A notte fonda, Margot legge il rapporto di un'équipe di Delhi, la prima a scoprire la fascia di muscoli striati intorno alla clavicola delle ragazze, che definiscono organo dell'elettricità, o matassa, per i suoi filamenti attorcigliati. Alla base del collo sono presenti alcuni elettrorecettori che, secondo la loro ipotesi, permettono una forma di ecolocazione elettrica. Nuclei di matassa sono stati rilevati utilizzando la risonanza magnetica per analizzare le clavicole di bambine neonate. Margot fotocopia questo rapporto e lo trasmette via e-mail a ogni scuola dello Stato; per giorni, è l'unica voce scientificamente attendibile in un mare di interpretazioni confuse. Persino Daniel le è momentaneamente riconoscente, prima di ricordarsi che la odia.

Un antropologo israeliano suggerisce che lo sviluppo di questo organo negli esseri umani sia la prova conclamata dell'ipotesi delle scimmie acquatiche; del fatto che siamo privi di peli perché non proveniamo dalla giungla, ma dagli oceani, dove un tempo terrorizzavamo gli abissi marini come la torpedine, o la razza elettrica. Predicatori e tele-evangelisti si avventano sulla notizia e la spremono, scovando nelle sue viscide interiora i segni inequivocabili dell'imminente fine dei tempi. In un noto programma di approfondimento, uno scienziato che pretende che le Ragazze Elettriche vengano esaminate chirurgicamente, e un uomo di Dio, convinto che siano le messaggere dell'apocalisse e che non debbano essere toccate da mano umana, finiscono col prendersi a pugni. Già si sviluppa il dibattito tra chi sostiene che questo organo, da sempre latente nel genoma umano, sia stato risvegliato, e chi invece lo ritiene il risultato di una mutazione, una tremenda deformità.

Poco prima di dormire, Margot pensa alle formiche alate, al fatto che ogni estate c'è sempre un giorno particolare in cui la casa sul lago pullula di quegli insetti, fitti sul terreno, aggrappati alle strutture di legno, vibranti sui tronchi degli alberi, quando l'aria ne è cosí piena da farti pensare che potresti inspirarli. Vivono sottoterra, quelle formiche, per tutto l'anno, completamente sole. Nascono dalle uova, e mangiano chissà cosa — polvere, semi, o qualcos'altro — e aspettano, aspettano. E a un certo punto, dopo che la temperatura è stata ideale per il giusto numero di giorni, e quando il grado di umidità è quello appropriato... prendono tutte il volo nello stesso momento. Per ritrovarsi le une con le altre. Margot non potrebbe raccontare un pensiero del genere a nessuno. Direbbero che ha perso la ragione a causa della tensione e, lo sa Dio, c'è sempre un discreto numero di persone interessate a prendere il suo posto. Comunque, è distesa a letto dopo una giornata in cui si è occupata di bollettini di ragazzi ustionati, di ragazzi con attacchi epilettici, di bande di ragazze che fanno a pugni e che vengono messe sotto custodia per la loro stessa sicurezza, e pensa: Perché adesso? Come mai proprio adesso? E tornano a spuntarle in testa quelle formiche, in attesa del loro momento, in attesa della primavera.

Alla terza settimana riceve una telefonata da Bobby in cui le dice che Jocelyn è stata beccata ad azzuffarsi.

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Pagina 98

Per quanto riguarda Margot: tutto ciò che le serve sapere è che può dominarla. In ufficio stanno per introdurre il test.


"Venga pure, sindaca Cleary. Si accomodi".

La stanza è angusta, e c'è solo una minuscola finestra in alto, vicino al soffitto, che lascia trapelare una sottile striscia di luce grigia. Si usa quella stanza quando l'infermiera fa le visite annuali per il vaccino antinfluenzale, o quando qualcuno esegue i controlli del personale. Ci sono un tavolo e tre sedie. Dietro il tavolo c'è una donna che porta agganciata al bavero una targhetta azzurra della sicurezza. Sul tavolo c'è un macchinario: all'apparenza è simile a un microscopio, o a un apparecchio per l'analisi del sangue; ci sono due aghi, un obiettivo e delle lenti.

La donna dice: "Vogliamo che sappia, signora sindaca, che chiunque lavori in questo edificio verrà sottoposto al test. Non tocca soltanto a lei".

"Anche agli uomini?" Margot inarca un sopracciglio.

"Be', no, agli uomini no".

Margot ci riflette.

"Va bene. E si tratta... di che cosa precisamente?"

La donna abbozza un vago sorriso: "Signora sindaca, lei ha firmato i documenti. Sa bene di che cosa si tratta".

Sente la gola stringersi. Si mette una mano sul fianco. "No, in realtà voglio che me lo dica lei di che cosa si tratta. Per il verbale".

La donna con la targhetta della sicurezza dice: "È un esame, obbligatorio in tutto lo Stato, per rilevare la presenza di una matassa, o di energia elettrostatica". E nel sedersi accanto alla macchina comincia a leggere una scheda: "La informiamo che secondo l'ordinanza promulgata in tutto lo Stato dal governatore Daniel Dandon, la conferma dell'idoneità a ricoprire la sua posizione governativa dipende dal suo consenso a sottoporsi all'esame. Un eventuale esito positivo non pregiudicherebbe necessariamente un suo futuro impiego. È possibile che una donna positiva al test ignori di avere la capacità di usare l'energia elettrostatica. È previsto un supporto psicologico qualora l'esito dell'esame provochi un disagio emotivo, o per assisterla nel valutare opzioni alternative qualora non sia piú adatta alla sua posizione attuale".

"Che cosa significa non piú adatta?" domanda Margot. "Che cosa vuol dire?"

La donna contrae le labbra: "Alcune posizioni che comportano il contatto con i bambini e con il pubblico sono state classificate come non adatte per mandato dell'Ufficio del governatore".

È come se Margot vedesse Daniel Dandon, il governatore di quel grande Stato, che se la ride, dietro la sedia della donna.

"I bambini e il pubblico? E che cosa mi resterebbe?"

La donna le fa un sorriso. "Se non ha ancora sperimentato l'energia, andrà tutto bene. Nulla di cui preoccuparsi, sarà un giorno come un altro".

"Non per tutti".

La donna fa scattare l'interruttore del macchinario. Si mette in moto un sommesso ronzio.

"Sono pronta per cominciare, signora sindaca".

"Che cosa succede se dico di no?"

Fa un sospiro. "Se dice di no, dovrò verbalizzarlo, e il governatore informerà qualcuno al Dipartimento di Stato".

Margot si siede. Pensa: Non saranno in grado di affermare che l'ho usata. Non lo sa nessuno. Non ho mentito. Pensa: Merda. E deglutisce.

"Bene," dice, "vorrei fosse verbalizzato che inoltro una formale protesta per essere stata obbligata a sottopormi a un esame invasivo".

"Ok," dice la donna. "Lo metterò per iscritto".

E dietro al suo mezzo sorriso, Margot scorge di nuovo la faccia di Daniel, che ride. Distende il braccio per gli elettrodi, pensando che, quanto meno, una volta concluso il test, pure se dovesse perdere il lavoro e archiviare le sue ambizioni politiche, almeno non dovrà mai più guardare quella sua faccia da idiota. Le applicano i cuscinetti adesivi degli elettrodi sul polso, sulle spalle, sulla clavicola. Cercano di rilevare la presenza di attività elettrica, le spiega la tecnica con voce bassa e monotona. "Dovrebbe sentirsi perfettamente a suo agio, signora. Nel peggiore dei casi, avvertirà un lieve pizzicore".

Nel peggiore dei casi, avvertirò la fine della mia carriera, pensa Margot, ma non dice niente.

È tutto molto semplice. Stimoleranno le sue funzioni nervose automatiche con una serie di impulsi elettrici a basso livello. Attualmente questo metodo è applicato negli ospedali sulle neonate tra gli esami di routine, anche se l'esito è sempre lo stesso, perché adesso tutte le neonate risultano positive, nessuna esclusa. Se inviano alla loro matassa una scossa quasi impercettibile, la matassa risponde automaticamente con un sussulto. Margot sente che la sua matassa è pronta, comunque – sono i nervi, l'adrenalina.

Ricordati di apparire sorpresa, dice a se stessa, ricordati di sembrare spaventata, di simulare vergogna e di mostrare che sei stata presa alla sprovvista da questa novità strabiliante.

Quando parte, la macchina manda un tenue ronzio. Margot ha familiarità con i diagrammi. Inizierà con l'emissione di una scossa assolutamente impercettibile, troppo bassa perché í sensi la avvertano. Le matasse di quelle piccole neonate reagiscono quasi sempre a questo livello, o a quello successivo. La macchina esegue il rilevamento su dieci stadi. Un livello dopo l'altro, lo stimolo elettrico aumenterà. A un certo punto, la matassa di Margot, invecchiata e fuori esercizio, risponderà, come un richiamo a un suo simile. E cosí lo sapranno. Inspira, espira. Attende.

All'inizio, non lo sente affatto. C'è soltanto la sensazione di una pressione che si intensifica. Nel petto, lungo la spina dorsale. Mentre la macchina segue fluidamente il suo ciclo, non percepisce il primo livello, né il secondo livello, né il terzo. Il misuratore scatta. Margot avverte che sarebbe piacevole, a quel punto, scaricare l'energia. E come quando al risveglio si ha la sensazione che sarebbe bello aprire gli occhi. Lei resiste. Non è difficile.

Inspira. Espira. La donna che aziona la macchina sorride, fa un segno sul suo foglio fotocopiato con le caselle. Il quarto zero nella quarta casella. Piú o meno a metà strada. Naturalmente, a un certo punto, diventerà impossibile, Margot lo ha letto nella letteratura sull'argomento. Fa un mesto sorrisino alla tecnica.

"Si sente a suo agio?" chiede la donna.

"Mi sentirei piú a mio agio con un bicchiere di scotch," dice Margot.

Il misuratore scatta in avanti. Adesso sta diventando piú difficile. Sente il pizzicore sul lato destro della clavicola e nel palmo della mano. Forza, dice, forza. Adesso è come una pressione che le tira il braccio verso il basso. Spiacevole. Sarebbe cosí facile cacciare via quel peso gravoso, opprimente, e sentirsi libera. Non deve far vedere che suda, non deve mostrare che è in tensione.

Margot pensa a ciò che aveva fatto quando Bob le aveva confessato di avere una storia con un'altra. Ricorda che il corpo le era diventato bollente e freddo, e aveva sentito la gola chiudersi. Ricorda che lui le aveva domandato: "Non vuoi dire niente? Non hai niente da dire al riguardo?" Sua madre sgridava suo padre se non chiudeva a chiave la porta quando usciva la mattina, o se lasciava le ciabatte in mezzo al tappeto del soggiorno. Lei non è mai stata una donna di quel genere, non ha mai voluto esserlo. Da piccola aveva l'abitudine di passeggiare sotto il fresco dei tassi, posando i piedi con attenzione estrema e fingendo che, se avesse fatto un passo sbagliato, le radici sarebbero uscite dalla terra per afferrarla. Ha sempre saputo esattamente come tacere.

Il misuratore scatta in avanti. C'è una fila ordinata di otto zeri sul foglio fotocopiato della donna. Margot aveva temuto che non sarebbe nemmeno arrivata a scoprire che cosa si sentiva in prossimità dello zero, che la faccenda si sarebbe conclusa prima di cominciare e lei non avrebbe avuto scelta. Inspira ed espira. Adesso è dura, molto dura, ma la difficoltà le è diventata familiare. Il suo corpo vuole qualcosa e lei glielo nega. Il prurito, la pressione, le tormentano la parte frontale del busto, dai muscoli dello stomaco fino giú in basso, nel bacino, intorno alle natiche. È né piú né meno come non urinare quando la vescica ti chiede di farlo. È come trattenere il fiato per qualche secondo piú a lungo del normale. Non c'è da stupirsi che le neonate non riescano a farlo. C'è da stupirsi, invece, che abbiano rilevato questa cosa anche solo in una donna. Margot sente di volersi scaricare, e non lo fa. Non lo fa e basta.

La macchina scatta sul livello dieci. Non è impossibile, niente affatto. Attende. Il ronzio smette. Le pale della ventola frullano e poi tacciono. La penna viene sollevata dalla tabella del grafico. Dieci zeri.

Margot cerca di sembrare delusa. "Niente da fare, eh?"

La tecnica scrolla le spalle.

Mentre le vengono staccati gli elettrodi, Margot infila un piede dietro la caviglia dell'altro. "Ho sempre pensato di non averla". Fa in modo che la voce le si incrini appena un po' alla fine della frase.

Daniel visionerà quel resoconto. Sarà lui a firmarlo. Approvata, dirà, per funzioni governative.

Scuote le spalle ed emette una risatina soffocata.

E adesso non c'è ragione per non metterla a capo del programma di attuazione del test in tutta l'area metropolitana. Nessuna ragione al mondo. È lei la persona che firma lo stanziamento finanziario. Che concorda le campagne di informazione per spiegare che quella tecnologia metterà al sicuro i nostri figli e le nostre figlie. C'è il nome di Margot, in fin dei conti, sulla documentazione ufficiale in cui si attesta che quegli apparecchi per gli esami contribuiranno a salvare vite. Al momento di firmare la dichiarazione, dice a se stessa che probabilmente è vero. Ogni donna che non sappia trattenersi dallo scaricare l'energia se sottoposta a quella modica sollecitazione rappresenta un pericolo per sé, un pericolo, sí, per la società.


È un momento in cui si verificano strani movimenti, non solo nel mondo, ma proprio lí, negli Stati Uniti d'America. Sono visibili su internet. Ragazzi che si vestono da ragazze per sembrare piú potenti. Ragazze che si vestono da ragazzi per scrollarsi di dosso il segno di quel potere, o per lanciarsi su qualcuno che non sospetta niente, come lupi travestiti da pecore. La Chiesa Battista di Westboro ha registrato un picco di affluenza di nuovi membri usciti di senno perché secondo loro il giorno del giudizio è imminente.

Il lavoro che svolgono lí – cercando di mantenere normale la situazione, facendo in modo che la gente si senta al sicuro e continui ad andare a lavorare e a spendere i suoi soldi nelle attività ricreative del fine settimana — è di sicuro un lavoro importante.


Daniel insiste: "Io ci provo, ci provo davvero ad avere sempre qualche buona notizia da diffondere, ma proprio..." – e lascia che le pagine gli sfuggano di mano e si spargano sul tavolo — "... i tuoi non mi hanno dato neanche un appiglio da poter utilizzare".

Arnold, l'addetto al Bilancio di Daniel, annuisce in silenzio tenendosi il mento con la mano, un gesto impacciato, contorto.

"So che non è colpa tua," dice Daniel. "Sei a corto di personale, con poche risorse — sappiamo tutti che cerchi di fare il massimo in circostanze difficili — ma questi non sono argomenti che possiamo usare".

Margot ha letto il rapporto dell'Ufficio del sindaco. È audace, sí, suggerisce una strategia di apertura totale riguardo allo stato attuale della protezione, dei trattamenti, e alla possibilità di un capovolgimento futuro della situazione. (Questa possibilità non esiste). Daniel continua a parlare, a elencare un problema dietro l'altro, senza mai dire esplicitamente: "Non ho il coraggio di approvarlo," ma sottintendendolo ogni volta.

Le mani di Margot aderiscono al lato inferiore del tavolo, con i palmi rivolti verso l'alto. Mentre lui parla, sente lo sfrigolio che aumenta. Respira lentamente e in modo regolare: sa che può controllarsi, è proprio il controllo, in un primo momento, a procurarle piacere. Pensa a che cosa potrebbe fare di preciso; mentre Daniel continua a blaterare, le appare immediatamente chiaro. Ha abbastanza energia per afferrare Daniel alla gola e stroncarlo con un'unica scarica. Gliene rimarrebbe in abbondanza per attaccare Arnold alla tempia e freddarlo, finalmente. Sarebbe facile. Non richiederebbe un grande sforzo. Potrebbe riuscirci cosí rapidamente da non fare alcun rumore. Potrebbe ucciderli entrambi, proprio lí, nella sala conferenze 5(b).

Mentre pensa a questo, si sente a mille miglia dal tavolo, dove la bocca di Daniel non smette di aprirsi e chiudersi come quella di un pesce rosso. Si trova in un regno elevato ed etereo, un luogo in cui i polmoni si riempiono di cristalli di ghiaccio e tutto è limpido e nitido. Ha poca importanza ciò che accade realmente. Potrebbe ucciderli. Questa è la profonda verità. Lascia che l'energia le stuzzichi le dita, e bruci la vernice sul lato inferiore del tavolo. Ne sente l'aroma chimico, dolciastro. Nulla di ciò che viene detto da ciascuno dei due uomini ha davvero un grande significato, perché lei potrebbe ucciderli in tre mosse prima che accennino a una reazione dalle loro comode poltroncine imbottite.

Non conta la consapevolezza che non dovrebbe, che non lo farebbe mai. Ciò che importa è che potrebbe farlo, se volesse. Il potere di fare del male è uno stato di benessere.

Interviene all'improvviso, sovrapponendosi a Daniel, decisa come un colpo alla porta. "Non farmi perdere tempo con queste cose, Daniel," dice.

Lui non è il suo superiore. È un suo pari. Non può licenziarla. E invece sta parlando come se potesse farlo.

Margot dice: "Tu e io sappiamo che nessuno ha ancora una risposta. Se hai una grande idea, sentiamola. Altrimenti..."

Lascia la frase a metà. Daniel apre la bocca come per dire qualcosa, e poi la richiude. A contatto con le sue dita, sul lato inferiore del tavolo, la vernice è diventata molle, si increspa, si sgretola e cade in morbide scaglie sulla moquette a pelo alto.

"Lascia perdere," dice lei. "Lavoriamo insieme su questo, va bene, amico? Non ha senso che ci gettiamo a vicenda in pasto ai lupi".

Margot pensa al suo futuro. Prima o poi pomperai la mia benzina, Daniel. Ho grandi progetti.

"Già," dice lui. "Già".

Lei pensa: È cosí che parla un uomo. Infatti.

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Roxy


Quando arriva l'alta marea, sulla spiaggia c'è una ragazza che illumina il mare con le mani. Le ragazze del convento la osservano dall'alto della scogliera. Si è fatta largo nell'oceano fin quando l'acqua non le è arrivata alla vita, e anche piú su. Non indossa nemmeno un costume da bagno — solo un paio di jeans e un cardigan nero. E incendia il mare.

È l'ora in cui cala il crepuscolo, perciò lo vedono distintamente. Filamenti di alghe brune sono sparsi in una rete sottile, caotica, sulla superficie dell'acqua. E quando lei invia l'energia nell'acqua, il particolato e i detriti brillano un poco, e le alghe ancora più forte. La luce si allarga in un ampio cerchio intorno a lei, illuminato dal basso, come se il grandioso occhio dell'oceano fissasse il cielo. Quando i rami delle piante di sargasso diventano ardenti e i germogli si gonfiano ed esplodono, si sente un rumore come di caramelle che scoppiano. C'è un odore marino, salato, acerbo, acre. Lei sarà mezzo miglio al largo, ma loro riescono a percepirlo dalla scogliera. In ogni istante pensano che ormai avrà esaurito la sua energia, ma tutto prosegue; la luminescenza che serpeggia nella baia, e l'odore, via via che i granchi e i pesciolini salgono a galla.

Le donne si dicono: Dio Madre manderà la sua salvezza.

"Ha tracciato un cerchio sulla superficie delle acque," dice suor Maria Ignacia. "È al confine della luce con le tenebre".

È un segno da parte della Madre.

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Roxy sorride.

Al piano di sopra, Gordy sta filmando la scena col suo cellulare. Entro un'ora sarà on-line. Non servono troppi miracoli affinché la gente cominci a credere. E poi, a inviare denaro e offerte di supporto legale che permettano di organizzarsi come si deve. Sono tutti in cerca di un qualche genere di risposta, oggi piú che mai.

Madre Eve registra un messaggio da trasmettere insieme alle riprese. Dice: "Non sono venuta per invitarvi ad abbandonare nemmeno una singola fibra delle vostre convinzioni religiose. Non sono qui per convertirvi. Cristiani, ebrei, musulmani, sikh, hindu, buddisti, che apparteniate a una di queste fedi, o a nessuna, Dio non vuole che modifichiate le vostre pratiche".

Fa una pausa. Sa che non è ciò che si aspettavano di sentire.

"Dio ama noi tutti," dice, "e vuole farci sapere che Lei ha semplicemente cambiato veste. Lei è oltre il femminile e il maschile. È al di là dell'umana comprensione. Ma richiama la vostra attenzione su ciò che avete dimenticato. Ebrei: guardate Miriam, non Mosè, per tutto quello che potete imparare da lei. Musulmani: guardate Fatima, non Maometto. Buddisti: ricordatevi di Tara, la madre della liberazione. Cristiani: pregate Maria per la vostra salvezza.

"Vi è stato insegnato che siete immonde, che non siete sante, che il vostro corpo è impuro e non potrebbe mai essere la sede del divino. Vi hanno insegnato a disprezzare tutto ciò che siete e ad aspirare solo a essere un uomo. Ma vi hanno insegnato menzogne. Dio dimora dentro di voi, Dio è tornata sulla terra per impartire il suo insegnamento sotto forma di questo nuovo potere. Non venite da me in cerca di risposte, perché dovete trovare le risposte dentro di voi".

Cosa mai può risultare piú seducente dell'esortazione a tenersi lontani? Che cosa attrae le persone piú del sentirsi dire che sono indesiderate?

Già la sera stessa piovono le e-mail: Dove posso andare per unirmi ai tuoi seguaci? Che cosa posso fare da casa mia? Come faccio a creare un circolo di preghiera per questa nuova fede? Insegnaci a pregare.

E ci sono le richieste di aiuto. Mia figlia è malata, pregate per lei. Il nuovo marito di mia madre l'ha ammanettata al letto, per favore mandate qualcuno a salvarla. Allie e Roxy leggono le e-mail insieme.

Allie dice: "Dobbiamo provare ad aiutarle".

Roxy dice: "Non puoi aiutarle tutte, bambina".

Allie dice: "Sí che posso, con l'aiuto di Dio, posso".

Roxy dice: "Può darsi che tu non abbia bisogno di andare a prenderle tutte, di aiutarle tutte".

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Documenti d'archivio relativi all'energia elettrostatica, alla sua origine, alla sua dispersione, e alla possibilità di una cura


1. Descrizione del cortometraggio di propaganda della Seconda Guerra Mondiale intitolato Protezione antigas. La pellicola originale è andata perduta.


Il filmato dura due minuti e cinquantadue secondi. All'inizio, c'è l'attacco musicale di una banda di ottoni. Le percussioni si uniscono agli ottoni e un motivo vivace accompagna l'apparizione del titolo sullo schermo. Il titolo è: Protezione antigas. Il cartello è scritto a mano con l'inchiostro, e c'è un leggero tremolio mentre la telecamera mette a fuoco l'immagine, prima di uno stacco netto su un gruppo di uomini in giacca bianca in piedi di fronte a un enorme contenitore di liquido. Agitano la mano e sorridono all'obiettivo.

"Nei laboratori del Ministero della Guerra," dice la voce maschile che parla fuori campo, "gli esperti dietro le quinte lavorano a turni raddoppiati alla loro più recente scoperta".

Gli uomini immergono un mestolo nel liquido e, utilizzando una pipetta, ne lasciano cadere un po' su alcuni fogli di carta reattiva. Sorridono. Ne aggiungono un'unica goccia al contenitore d'acqua di un ratto bianco chiuso in una gabbia con una grande X nera sul dorso. Mentre il ratto beve l'acqua, la banda di ottoni accelera il ritmo.

"Trovarsi sempre un passo avanti rispetto al nemico è il solo modo per proteggere la popolazione. A questo ratto è stata data una dose del nuovo tonificante del sistema nervoso sviluppato per combattere gli attacchi a base di gas".

Stacco su un altro ratto in gabbia. Nessuna X sul dorso.

"A questo ratto invece no".

Nella piccola stanza che contiene le due gabbie viene aperto un candelotto di gas bianco, e i due scienziati, indossando dei respiratori, si ritirano dietro una parete di vetro. Il ratto non trattato soccombe rapidamente, agitando in modo convulso le zampe anteriori prima che sopravvengano gli spasmi. Non seguiamo la sua agonia finale. Il ratto con la X sul dorso continua a succhiare dalla bottiglia, a mordicchiare le palline del suo cibo, e anche a correre sulla ruota, mentre il fumo si dirada davanti alla macchina da presa.

"Come potete vedere," afferma la spigliata voce fuoricampo, "funziona".

Uno degli scienziati si toglie la maschera antigas e avanza risolutamente nella stanza piena di fumo. Da là, agita le mani in segno di saluto e inspira profonde boccate d'aria.

"Ed è sicuro per gli esseri umani".

La scena stacca su un acquedotto, dove un tubo proveniente da una piccola autocisterna viene collegato a una valvola di uscita posta a terra.

"Lo chiamano Angelo Custode. Il miracoloso rimedio che ha garantito la protezione delle forze alleate dagli attacchi del gas nemico viene adesso distribuito a tutta la popolazione".

Due uomini stempiati di mezza età, uno con baffi irti come uno spazzolino da denti e in abito scuro, si stringono la mano, mentre un contatore mostra il liquido che dall'autocisterna scende lentamente verso il basso.

"Una minima quantità immessa nell'acqua potabile basterà a proteggere l'intera città. Questa cisterna è sufficiente a trattare l'acqua potabile per 500.000 persone. Coventry, Hull e Cardiff saranno le prime a ricevere il trattamento idrico. Procedendo a questo ritmo, nell'arco di tre mesi l'intero paese sarà coperto".

Nella strada di una città del Nord, una madre solleva il suo neonato dalla carrozzina, lo appoggia su un panno sulla sua spalla e alza lo sguardo preoccupato verso il cielo limpido.

"Cosí la madre potrà essere sicura che il suo piccolo non avrà più bisogno di temere un attacco di gas nervino. State tranquilli, madre e bambino".

La musica raggiunge il suo apice. Lo schermo diventa scuro. La bobina finisce.




2. Appunti distribuiti ai giornalisti come scheda di accompagnamento al programma della BBC La fonte dell'energia.


La storia dell'Angelo Custode venne dimenticata subito dopo la Seconda Guerra Mondiale: come per molte idee che avevano funzionato perfettamente, non ci fu alcun motivo per riesaminarla. A quel tempo, tuttavia, l'Angelo Custode rappresentò un clamoroso successo e un efficace strumento di propaganda. I test sulla popolazione britannica dimostrarono che la sostanza si accumulava nell'organismo. Bere acqua corretta con l'Angelo Custode anche solo per una settimana forniva una protezione perenne contro il gas nervino.

L'Angelo Custode veniva fabbricato in grandi serbatoi nella zona centrale degli Stati Uniti e nelle contee della Gran Bretagna. Veniva trasportato in navi cisterna verso le nazioni amiche: Hawaii e Messico, Norvegia, Sudafrica ed Etiopia. Gli U-boot del nemico attaccavano le navi, cosí come avveniva per ogni spedizione da e verso i paesi alleati. Inevitabilmente, in una buia notte del settembre 1944, una nave cisterna venne affondata, con tutto l'equipaggio, a sedici miglia dalla costa del Portogallo, lungo la rotta verso il Capo di Buona Speranza.

Ricerche successive hanno rivelato che nel corso dei mesi seguenti, nei pressi delle città costiere di Aveiro, Espinho e Porto, la corrente spingeva a riva strani esseri – pesci piú grandi di tutti quelli visti fino ad allora. Interi banchi di quelle creature dalle insolite dimensioni si erano evidentemente spiaggiati. Gli abitanti dei villaggi e delle città lungo la costa mangiavano pesce. Un'analisi eseguita da un coscienzioso funzionario portoghese nel 1947 rivelò che l'Angelo Custode era rilevabile nelle falde acquifere dell'entroterra fino a Estrela, vicino al confine spagnolo. Ma il suo suggerimento di testare la superficie freatica di tutta Europa venne respinto; non c'erano le risorse necessarie per finanziare il progetto.

Talune analisi lasciano intendere che l'evento critico sia stato l'affondamento di quell'unica nave. Altre sostengono che, una volta penetrato nel ciclo dell'acqua da un punto qualsiasi, da qualunque cisterna e in qualunque angolo del mondo, il liquido si sarebbe inevitabilmente disperso ovunque. Altre potenziali fonti di contaminazione potrebbero essere: la fuoriuscita da un container arrugginito a Buenos Aires molti anni dopo la guerra e l'esplosione di un deposito di armi nella Cina meridionale.

In ogni caso, gli oceani della terra sono collegati l'uno con l'altro: il ciclo dell'acqua è interminabile. Pur essendo stato dimenticato dopo la Seconda Guerra Mondiale, l'Angelo Custode ha continuato a concentrare e a intensificare la sua potenza nel corpo umano. Recenti ricerche lo hanno riconosciuto come l'indubbio responsabile, una volta raggiunte determinate concentrazioni, dello sviluppo di energia elettrostatica nelle donne.

Le donne che durante la Seconda Guerra Mondiale avevano sette anni, o anche meno, potrebbero essere dotate del nucleo di una matassa alle estremità delle clavicole, anche se non è vero per tutte; dipende da quale dose di Angelo Custode hanno ricevuto nella prima infanzia, e da altri fattori genetici. Quei nuclei possono essere "attivati" da una scarica di energia elettrostatica esercitata da una donna piú giovane. Sono presenti in porzioni sempre piú ampie di donne via via che compiono gli anni. Le donne che avevano tredici o quattordici anni al tempo della Giornata delle Ragazze possiedono quasi immancabilmente una matassa completa. Una volta che l'energia della matassa è stata attivata, non può essere soppressa senza mettere seriamente a repentaglio la vita della donna.

Si è ipotizzato che l'Angelo Custode non abbia fatto altro che amplificare una serie di potenzialità genetiche già presenti nel genoma umano. È possibile che, in passato, un gran numero di donne fossero portatrici di una matassa, ma che questa dotazione sia andata declinando nel corso del tempo.




3. Conversazione via SMS tra il ministro degli Interni e il Primo Ministro, classificata e resa pubblica conformemente alla norma di segretezza trentennale.


PM: Ho appena letto il rapporto. Che ne pensi?

MI: Non possiamo diffonderlo.

PM: Gli USA hanno deciso di diffonderlo entro un mese.

MI: Merda. Chiedi che rimandino.

PM: Adottano "una politica di trasparenza totale". Atteggiamento da evangelici.

MI: Come al solito.

PM: Non puoi impedire agli americani di essere americani.

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