Copertina
Autore Hugh Johnson
Titolo Il libro dei vini 2006
SottotitoloConoscere e scegliere il vino
EdizioneRosenberg & Sellier, Torino, 2005 , pag. 358, dim. 95x195x15 mm , Isbn 978-88-7011-974-9
OriginaleHugh Johnson's Pocket Wine Book
EdizioneMitchell Beazley, London, 2005
TraduttoreLucia Panzieri
LettoreRiccardo Terzi, 2005
Classe alimentazione
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Indice

Appuntamenti per il 2006                   5
L'annata 2004                              7
Il 2003: uno sguardo a distanza            8
Come usare questa guida                   11
Vitigni                                   12
Vini e piatti                             21
Carta dei vini 2006                       34

Francia                                   36
Chàteaux del Bordeaux                     96
Italia                                   124
Germania e Lussemburgo                   159
Spagna e Portogallo                      184
Sherry, Porto e Madeira                  209
Svizzera                                 219
Austria                                  224
Europa centrale e sudorientale           232
    Ungheria                             234
    Bulgaria                             238
    Slovenia                             240
    Croazia                              243
    Bosnia Erzegovina                    245
    Serbia                               245
    Montenegro                           245
    Macedonia                            246
    Repubblica Ceca                      246
    Slovacchia                           247
    Romania                              247
    Grecia                               249
    Isole del Mediterraneo               252
    Paesi ex sovietici                   253
Inghilterra e Galles                     255
Asia e Nordafrica                        257
America del Nord                         261
    California                           262
    Pacifico nordoccidentale             286
    A est delle Montagne Rocciose        291
    Il Sudovest e le Montagne Rocciose   294
    Canada                               296
America latina                           298
Australia                                308
Nuova Zelanda                            327
Sudafrica                                337

Alcuni termini tecnici                   351
    Come valutare un vino                353
    La scala Johnson                     354
    La temperatura ideale                355
    Tabelle delle annate                 356

 

 

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Appuntamenti per il 2006



Cosa deve avere un vino, nell'anno di grazia 2006, per assicurarsi la vittoria nella corsa della qualità?

Il traguardo, indubbiamente, si è allontanato, e continua a spostarsi anche a nostra insaputa. Per alcuni critici, quel che conta è la corporatura: se trovate una scheda di degustazione, in un'enoteca o su una carta dei vini, che si compiace di poter usare aggettivi come "gigantesco" e "immenso" come elementi sempre positivi, allora saprete che siete in compagnia di persone che per principio preferiscono un grosso fuoristrada a un'elegante decappottabile, o che amano la musica, sempre e comunque, ad alto volume. È una reazione prevedibile dopo un'epoca in cui troppi vini erano magri e scialbi, quando le uniche automobili andavano a pedali e si era costretti ad ascoltare musica con la radio della scuola. Ma quell'epoca è lontana: è tempo di andare oltre.

Altri ritengono che gli elementi indispensabili siano la dolcezza del frutto e la morbidezza dei tannini. È naturale che agli inizi della propria avventura con il mondo alcolico sì prediligano questi aspetti: è per questo che ai bambini piace bere dolce e frizzante. (Un commerciante di mia conoscenza sostiene che il gusto britannico per i tannini derivi dall'abitudine a bere tè piuttosto forte sin da piccoli: secondo questa teoria, gli italiani cresciuti a espresso non dovrebbero temere in alcun modo il gusto dell'amaro.)

Qualcun altro, addirittura, giudica la qualità in base al prezzo. Questo criterio, tuttavia, non ha motivo di esser preso in considerazione.

Il corpo, la dolcezza e la morbidezza hanno tutti un ruolo importante nel definire la qualità. Un vino che al gusto ci appare fiacco e denutrito non è buono: quando le rese sono forzate (e la resa corretta per un dato vigneto dipende da un insieme di fattori come il numero di viti per ettaro, il genere di vitigno, il metodo di coltivazione, il tipo di suolo, la topografia e le condizioni del tempo specifiche di quell'anno) la qualità sarà scarsa. Alcuni vini magri e diluiti, senza sostanza, si producono ancora in diverse parti della Francia, dove i vignerons sono pesantemente indebitati con il Crédit Agricole perché nessuno acquista i loro prodotti — tranne qualche incauto inglese che se ne esce dall'Eurotunnel e pensa di fare un bell'affare.

Un vino deve avere un elemento di maturità. L'uva matura conferisce al vino un buon gusto dolce, ma un'uva matura che sia solo dolce dà la nausea. Questo vale per i rossi come per i bianchi: ci sono rossi dell'emisfero australe che sono dolci come una caramella. Un vino deve avere anche un elemento di acidità e, se rosso, buona astringenza tannica: questi toni acerbi conferiscono al vino equilibrio e vivacità. Anche i tannini, però, devono essere maturi: se ruvidi, non sono più apprezzati, nemmeno nel più giovane dei Bordeaux rossi. I tannini verdi, terribilmente spigolosi, sono trattati con lo stesso disprezzo che un ragazzo riserverebbe a un paio di scarpe da ginnastica passate di moda.

Tutto ruota intorno alla stoffa, alla consistenza del vino, e questo per i rossi ha molto a che fare con i tannini. [...]

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Annate recenti

Toscana

2004 Straordinariamente promettente sulla costa, a Montepulciano e Montalcino. Meno affidabile nelle zone più fresche (Rufina e vigneti più in altura del Chianti Classico).

2003 Viti notevolmente affaticate dal caldo soffocante e da tre mesi di siccità. Ben riuscite le varietà a maturazione tardiva (Sangiovese, Cabernet Sauvignon); meno bene il Merlot. Particolarmente penalizzati i vigneti giovani, nell'estate più calda a memoria d'uomo.

2002 Fresco in agosto e piogge frequenti in settembre/ottobre. Un po' ovunque, muffa e uve annacquate.

2001 Sole cocente in agosto, con un inizio di settembre insolitamente freddo; poi giorni umidi quando è tornato il caldo. Alcuni vini sono eccellenti, ma la qualità è molto irregolare.

2000 Molto caldo e secco alla fine dell'estate e inizio autunno, con una vendemmia tra le più anticipate di sempre. Vini di corpo pieno e alcolici, alcuni di buon effetto, altri privi di equilibrio.

1999 Un'annata eccellente in tutte le zone principali.

1998 Ottima lungo la costa, irregolare nelle altre zone.

Buone annate precedenti: 97 95 90


Piemonte

2004 Stagione vegetativa molto lunga, con alti livelli di qualità per tutte le principali uve a frutto nero (Dolcetto, Barbera, Nebbiolo). La migliore dal 1999.

2003 Estate soffocante, ma comunque molto positiva per Barbera, Dolcetto, Moscato. Nebbiolo più irregolare, con risultati migliori per chi ha vendemmiato tardi.

2002 Stagione vegetativa fresca e umida, molte piogge in settembre/ottobre e gravi danni per la grandine sul Barolo. Prima annata deludente dopo sette anni consecutivi di successi.

2001 Nebbiolo e Barbera di classe e decisi, meno riusciti gli altri vini.

2000 Eccellenti Barolo, Barbaresco e Barbera. Buona qualità per la quinta annata consecutiva.

1999 Barbaresco e Barolo equilibrati ed eleganti; Barbera più irregolari a causa delle incerte condizioni climatiche di fine stagione; Dolcetto deliziosi.

1998 Ottimi bianchi, rossi eccellenti. Per Borolo e Barbaresco terza buona annata consecutiva dopo le difficoltà di 91, 92 e 94.

Buone annate precedenti: 97 90 89

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Vini biologici e biodinamici

Per la normativa europea non esistono 'vini biologici', ma solo vini realizzati da uve biologiche. (Per gli Stati Uniti la legislazione è differente). Questo significa che nel vigneto è vietato l'utilizzo di sostanze chimiche, ad eccezione della poltiglia bordolese (una miscela di solfato di rame e idrato di calcio), particolarmente efficace contro oidio e peronospora. La biodinamica si spinge oltre. Ispirata alle teorie di Rudolf Steiner, l'agricoltura biodinamica considera il suolo e la vite come parte di un organismo più ampio che include i pianeti e il cosmo. Le sostanze chimiche sono proibite (con l'eccezione, anche qui, della poltiglia bordolese); i vigneti vengono curali con quantità omeopatiche di preparati biodinamici, la cui energia cosmica viene riattivata mescolandoli a grandi quantità d'acqua con il movimento delle mani. Chi segue questi principi (ad esempio, molti dei più grandi domaines di Borgogna) riesce ad ottenere viti più sane e una migliore maturazione delle uve. Gli scettici temono l'inganno. La cosa però sembra funzionare: bisognerebbe individuare il fondamento razionale che determina questo successo.


Come valutare un vino

Sembra che l'America e il resto del mondo non vogliano mettersi d'accordo riguardo al sistema di valutazione dei vini. L'America sembra fidarsi solo della scala di valutazione a 100 punti concepita da Robert Parker basata sullo strano sistema scolastico americano secondo cui 50 = O. L'argomentazione secondo la quale il gusto dei vini è troppo vario, troppo sottile, troppo evanescente, troppo meraviglioso per essere ridotto a una serie pseudo-scientifica di numeri non convince gli americani. E non sembra essere persuasiva la tesi secondo cui dare a un vino il punteggio di 87 e a un altro quello di 88 è di una precisione chimerica. Ma i numeri, si sa, servono al mercato. Anche in Europa i critici utilizzano i numeri, ma in scala più piccola, meno spettacolare. Tra i professionisti è diffuso un sistema a 20 punti; altri usano una scala di 7, mentre la rivista Decanter utilizza un sistema a 5 stelle che i lettori sembrano apprezzare. Gli amateurs (perfetta, nel caso del vino, una parola francese) saranno sempre scettici nei confronti di chi rivendica la precisione assoluta. Meglio attenersi al principio del puro piacere.

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