Copertina
Autore Carl Gustav Jung
Titolo Analisi dei sogni
SottotitoloSeminario tenuto nel 1928-30
EdizioneBollati Boringhieri, Torino, 2003, Manuali di psicologia psichiatria psicoterapia , pag. 708, dim. 154x235x35 mm , Isbn 978-88-339-5704-3
OriginaleTraumanalyse. Nach Aufteichnungen der Seminare 1928-1930
EdizionePatmos Verlag, Düsseldorf, 1991 [1984]
CuratoreWilliam McGuire, Luciano Perez
PrefazioneAugusto Romano
TraduttoreLuciano Perez
LettoreRiccardo Terzi, 2003
Classe psicologia , psicanalisi
PrimaPagina


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Indice

«Chiudete gli occhi, e vedrete»
Saggio introduttivo di Augusto Romano         9

Introduzione di William McGuire              25
Elenco dei partecipanti al Seminario         35
Sequenza cronologica dei sogni esaminati     37
Introduzione di Luciano Perez
    all'edizione italiana                    39

PRIMA SESSIONE INVERNALE (PRIMA PARTE)

Prima conferenza (7 novembre 1928)           51
[...]

PRIMA SESSIONE INVERNALE (SECONDA PARTE)

Prima conferenza (23 gennaio 1929)          125
[...]

PRIMA SESSIONE ESTIVA

Prima conferenza (15 maggio 1929)           229
[...]

SECONDA SESSIONE INVERNALE (PRIMA PARTE)

Prima conferenza (9 ottobre 1929)           315
[...]

SECONDA SESSIONE INVERNALE (SECONDA PARTE)

Prima conferenza (22 gennaio 1930)          437
[...]

SECONDA SESSIONE ESTIVA

Prima conferenza (7 maggio 1930)            549
[...]

Elenco delle immagini contenute nel CD-Rom  671
Indice dei nomi di persona                  683
Cronologia degli scritti
    di Carl Gustav Jung                     689
Elenco degli scritti secondo
    la data di pubblicazione                697
«Opere» di Carl Gustav Jung                 703
 

 

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Pagina 51

Prima conferenza (7 novembre 1928)



Dottor Jung Signore e signori, l'analisi dei sogni è il problema centrale del trattamento analitico, perché è il mezzo tecnico più importante per aprire una via d'accesso all'inconscio. Come sapete, l'oggetto principale di questo trattamento è riuscire a cogliere i messaggi dell'inconscio. Il paziente, di solito, va dall'analista perché si trova in un vicolo cieco, in un cul de sac, da cui sembra non ci sia via d'uscita, e suppone che invece il medico la conosca. Se il medico è onesto, ammette di non conoscerla neanche lui. Ma i medici talvolta non lo sono: appena centocinquant'anni fa, i medici erano ciarlatani che giravano per le fiere a cavar denti, a operare guarigioni miracolose ecc., e quest'atteggiamento, al giorno d'oggi, regna ancora in una certa misura nella professione medica: tra gli esseri umani ci son sempre dei disonesti! In analisi dobbiamo stare molto attenti a non presumere di saper tutto del paziente o di conoscere la via d'uscita dalle sue difficoltà. Se il medico dice al paziente quale pensa potrebbe essere il suo problema, il paziente segue i suggerimenti del medico e non sperimenta sé stesso. I suggerimenti possono funzionare per un po', ma poi, quando il medico è lontano, il paziente crolla, perché non è in contatto con sé stesso; non vive secondo le proprie modalità, ma secondo quelle del medico. Deve quindi tornare dal medico per nuovi suggerimenti, e dopo un po' la cosa diventa insopportabile per entrambi. È importante che il medico ammetta di non sapere; allora entrambi sono pronti ad accettare i fatti imparziali della natura, le realtà scientifiche. Le opinioni personali sono giudizi più o meno arbitrari e possono essere tutte sbagliate, non siamo mai sicuri di essere nel giusto. Dovremmo quindi rivolgerci ai dati forniti dai sogni. I sogni sono fatti oggettivi. Non rispondono alle nostte aspettative e non siamo noi a inventarli; se si ha l'intenzione di sognare determinate cose, si scopre che è impossibile.

Noi sogniamo i nostri problemi, le nostte difficoltà. C'è un detto: lo sposo non sogna mai la sposa. Questo succede perché la possiede davvero; la sogna soltanto più tardi, quando ci sono problemi, e allora, di solito, è ormai la moglie. Non siamo assolutamente in grado d'influenzare i nostri sogni, e non è necessariamente l'ambiente reale a fornire il materiale del sogno. Anche quando succede qualcosa di veramente importante o affascinante, spesso nei nostri sogni non ce n'è traccia. Quand'ero in Africa, ero molto deluso del fatto che nell'intera serie dei miei sogni non ci fosse traccia dell'Africa, nonostante le esperienze più straordinarie; non un solo sogno con uno scenario africano e con dei negri: salvo una volta, dopo tre mesi, ma il negro risultò essere un barbiere che, ricordai più tardi, mi aveva tagliato i capelli a Chattanooga (in America).

I sogni sono indipendenti, in modo assai singolare, dalla nostra coscienza, e sono esttemamente preziosi, perché non possono barare. Sono tanto difficili da interpretare quanto sono stati sempre difficili da interpretare i fatti della fisiologia. Proprio come, per fare una diagnosi di cuore, fegato, reni ecc., è richiesta una tecnica seria, così dobbiamo elaborare una tecnica seria al fine di interpretare i fatti imparziali dei sogni. Non c'è alcun dubbio sull'imparzialità dei fatti, ma molti dubbi sull'interpretazione dei fatti stessi, e quindi ci sono una quantità di punti di vista, per esempio quello freudiano. Non posso discutere qui i vari metodi, posso soltanto sottoporvi il materiale onirico. Cercheremo di elaborarne insieme l'interpretazione, e potrete fare delle congetture. I sogni scelti per la discussione sono i comuni sogni di un mio paziente, perché dai sogni comuni s'impara di più. I sogni più interessanti sono pieni di emozioni, ma sono più facili da capire di quelli di minore importanza.

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Dottor Jung Con le donne è completamente diverso: le donne devono avere emozioni, se no non possono vedere niente. Una donna piange perché è annoiata, stanca, arrabbiata, felice, qualsiasi cosa, ma non perché è triste. Le sue emozioni sono sempre intenzionali, può lavorare con le sue emozioni; che lo ammetta o no, è un'altra faccenda. Un uomo non ha mai emozioni intenzionali; non può essere analizzato usando le sue emozioni; se lavorate con le sue emozioni s'istupidisce, e questo è distruttivo. Una donna, al contrario, può essere analizzata soltanto attraverso le sue emozioni; le sue emozioni sono così fruttuose! Se non si riesce ad arrivare alle emozioni di una donna non si arriva a nulla, si può soltanto conversare con la sua cosiddetta mente come se si conversasse con una biblioteca, assolutamente arida. Il suo vero essere è l'Eros.

Una voce Non ci faccia sentire inferiori, perché in realtà ci sentiamo superiori!

Dottor Jung Giusto! Emozionatevi! È difficile trattare con le lacrime in analisi; un uomo trova estremamente difficile scoprire come usare queste armi, e una donna ha lo stesso problema, trovare il modo di padroneggiare il proprio intelletto. Una donna non può semplicemente prendere il Logos da un uomo, né un uomo l'Eros da una donna.

Domanda Le emozioni di un uomo non sono mai preziose?

Dottor Jung Sì, come materiale grezzo, come diamanti non levigati. L'emozione dell'uomo è un prodotto naturale, non c'è nulla d'intenzionale in essa; ma è genuina e preziosa se se ne può fare uso. Accade, come accade un sogno. È utile soltanto se l'uomo, per mezzo di un tremendo autocontrollo, può recitare la sua emozione a freddo; allora, con quest'elemento intenzionale, può recitarla e rappresentarla. Ma non sono assolutamente emozioni reali! Una donna lavora con le proprie emozioni con tutto il talento possibile, come un uomo con la propria mente: c'è sempre uno scopo. Invece la mente di una donna ha l'innocenza e la mancanza d'intenzionalità di un prodotto naturale.

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Pagina 66

Dottor Jung [...] La volta scorsa avevamo fatto l'ipotesi che mangiare significasse l'assimilazione dei complessi. Per circa venticinque anni ho analizzato duemila sogni o più ogni anno, e basandomi su questa esperienza direi che con ogni probabilità mangiare, in connessione con il teatro, significa l'assimilazione delle immagini viste nel proprio teatro interno, vale a dire il materiale delle fantasie o altro materiale rivelato dall'introspezione. Questa è un'attività estremamente importante, ed è lo scopo del trattamento analitico. È esattamente ciò che fa la natura con il corpo fisico. Se in voi c'è un corpo estraneo, la natura manda una schiera di cellule specializzate per assimilarlo; se non riescono ad assorbirlo, c'è suppurazione, che ne provoca l'espulsione. Nella mente inconscia le leggi sono le stesse.

Probabilmente nella realtà assoluta non ci sono cose come corpo e mente, ma corpo e mente o anima sono la stessa cosa, la stessa vita, soggetta alle stesse leggi, e ciò che fa il corpo succede anche nella mente. I contenuti dell'inconscio nevrotico sono corpi estranei, non assimilati, artificialmente scissi, e per diventare normali devono essere integrati. Supponiamo che mi sia successa una cosa molto sgradevole e che non l'ammetta, per esempio che io abbia detto una tremenda bugia. Devo ammetterla. La bugia esiste obiettivamente, o nel conscio o nell'inconscio. Se non l'ammetto, se non l'ho assimilata, diventerà un corpo estraneo e formerà un ascesso nell'inconscio; allora, psicologicamente, comincia lo stesso processo di suppurazione che accade nel corpo fisico. Avrò dei sogni o, se sono introspettivo, una fantasia in cui mi vedo come un criminale. Che cosa ne faccio di questi sogni o fantasie? Le posso respingere come un fariseo, e dire: «Grazie al cielo io non sono così.» Un fariseo del genere esiste in ciascuno di noi, quando non vogliamo vedere ciò che siamo. Ma se reprimo queste mie fantasie esse formeranno un nuovo focolaio d'infezione, proprio come, nel corpo, una sostanza estranea può causarmi un ascesso. Devo ammettere la bugia, devo mandarla giù, se è una cosa ragionevole da farsi. Se l'accetto, assimilo il fatto, lo aggiungo alla mia costituzione mentale e psicologica. Assimilando i fatti normalizzo la mia costituzione inconscia. Il sogno è un tentativo di farci assimilare cose non ancora digerite. È un tentativo di guarigione.

I primitivi affermano di sognare raramente. Quand'ero in Africa ero molto ansioso di ottenere qualche sogno dagli uomini della tribù; offrivo loro compensi alti: due pacchetti di sigarette, sale ecc. per ogni sogno che mi avessero portato, ma erano talmente onesti che nessuno mi portò un sogno, sebbene ogni giorno venissero in molti a osservarmi. Un giorno arrivò un vecchio capo, molto fiero ed eccitato, sventolando il cappello a duecento metri di distanza e facendomi dei segni da lontano per farmi capire che mi stava portando un sogno, un tesoro: «Ho sognato che la vacca nera faceva un vitello giù al fiume, in un posto che non conosco.» Per un primitivo, avere un sogno simile significa essere stato benedetto dal cielo. Era un' ota, una grande visione, e si dev'essere un grande capo per essere apprezzato in tal misura dal cielo. Il sognatore era un vecchio molto ricco: erano gli schiavi ad aver cura del bestiame, quindi il capo non sapeva che cosa stesse succedendo. Sono gente che ama il bestiame, le vacche sono il loro animale totemico e, come gli svizzeri, sono identificati con il loro bestiame; hanno la stessa passione degli svizzeri. Sapeva di avere una bella vacca nera, ma non sapeva che aspettasse un vitellino; ma dopo il sogno la mattina scese al fiume e lì c'era la vacca col vitello. Qualcosa di telepatico? Aveva visto una volta la vacca gravida ed era divenuto consapevole della sua condizione? Negava di averlo mai notato. In questa tribù non si usava la castrazione, non c'erano buoi, i tori stavano sempre assieme alla mandria; tori molto buoni, belle bestie, dolci, timidi, persino codardi, non come i nostri tori; cosicché non c'era una stagione precisa per i vitelli, non c'era controllo, una vacca poteva diventare gravida in ogni momento, per cui il fatto che lui non ne fosse a conoscenza era assolutamente plausibile. Ma il sogno l'aveva informato. Perché doveva assimilare una cosa del genere? Per gli allevatori di bestiame la nascita di un vitello è più importante della nascita di un figlio. Ho vissuto in campagna: se a un contadino nasceva un vitello tutti si congratulavano con lui, cosa che non succedeva se gli nasceva un bambino. Quindi questo evento molto importante, che stava nel suo inconscio, gli è stato rivelato da un sogno; anche il suo adattamento è stato corretto, giustamente, perché avrebbe dovuto tenersi più informato sul suo bestiame. Una volta era lo stregone a sognare dove fosse il bestiame, quando sarebbe arrivato il nemico ecc. e, se vivessimo in condizioni primitive, sarebbe così anche per noi. Stando le cose come stanno, i nostri sogni c'informano su tutte le cose che non vanno nella nostra psicologia, nel nostro mondo soggettivo, sulle cose che dovremmo conoscere di noi stessi.

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Terza conferenza (21 novembre 1928)



Dottor Jung Oggi ci sono due domande. La prima è: «Il fatto di produrre poche associazioni è caratteristico delle immagini oniriche che devono essere intese a livello soggettivo?»

No, non si può decidere dal numero di associazioni se un sogno dev'essere inteso a livello soggettivo; il criterio è completamente diverso. Lo stesso problema è anche oggetto della seconda domanda: «Potrebbe discutere ulteriormente i fattori che le fanno scegliere tra un'interpretazione soggettiva e una oggettiva?»

Ci sono dei princìpi precisi che mi fanno decidere se preferire l'interpretazione oggettiva o quella cosiddetta soggettiva. Vi rendete forse conto che ci sono sottili differenze nel modo di usare i termini soggettivo e oggettivo. Devo chiarire bene che l'interpretazione soggettiva non significa ciò che di solito si designa come soggettivo: per esempio che un'opinione soggettiva è senza fondamento, che è personale, che è soltanto ciò che pensi tu, ma non è per nulla certo che sia una verità oggettiva. Non uso il termine soggettivo in questo senso. Quando dico che un sogno è interpretato correttamente a livello soggettivo, intendo dire che l'immagine del sogno si riferisce primariamente o esclusivamente al soggetto stesso; in un'interpretazione a livello oggettivo, invece, intendo dire che l'immagine si riferisce a un oggetto, a un'altra persona. È estremamente importante sapere quando usare un'interpretazione soggettiva e quando una oggettiva. Il criterio generale è: se il sognatore conosce intimamente la persona che appare in un suo sogno e se la persona, al momento del sogno, ha un ruolo nella sua vita, si può prendere in considerazione un'interpretazione a livello oggettivo, perché in questo caso l'oggetto è importante. Ma state molto attenti a non commettere errori in questo campo. Secondo il punto di vista freudiano, la persona di cui si sogna è il travestimento di un'altra persona, una persona è sostituita da un'altra.

Per esempio, se una paziente sogna il dottor Jones, che è stato il medico di famiglia, potrebbe supporre che il dottor Jones sia un mio travestimento. Questo è il modo in cui Freud considererebbe il sogno, per adattarlo alla sua teoria. Ma non è per nulla sicuro che l'inconscio voglia significare me, anche se è la paziente stessa a fare questo collegamento. Naturalmente è comprensibile che la paziente preferisca quest'interpretazione: io sono qui, mentre il dottor Jones è molto distante. Ma l'inconscio, se lo desidera, è assolutamente libero di usare la mia immagine, non ci sono ostacoli a sognare me; quindi dobbiamo spiegare perché l'inconscio abbia scelto il dottor Jones. In questo caso Freud direbbe che la ragione per cui la paziente ha sognato il dottor Jones era legata a certe fantasie collegate a me, fantasie difficili, per lei, da riferirmi; meglio sognare il dottor Jones, che è tanto distante. Questa è la teoria freudiana, ma dato che credo più ai fatti reali che non alle teorie, dico che sarà forse così, ma non ne sono sicuro. Devo vedere se questa teoria spiega tutti i casi. Trovo invece che in molti casi una spiegazione del genere è innaturale e non dà alcun risultato. Se siamo costretti a prendere sul serio l'idea che sia io a essere impersonato dal dottor Jones, perché l'inconscio si prende questa briga? L'inconscio usa la figura del dottor Jones perché vuol significare il dottor Jones e non me. Non c'è ragione di credere che l'inconscio non dica ciò che vuol dire. In contraddizione radicale rispetto a Freud, affermo che l'inconscio dice ciò che vuole dire. La natura non è mai diplomatica. Se la natura produce un albero, è un albero, non un errore per un cane. Allo stesso modo, l'inconscio non si traveste; siamo noi a travestirci. Non è una cosa piacevole avere dell'albumina nelle urine, ma l'albumina non dev'essere presa come un travestimento dello zucchero. La teoria di Freud è stata creata dalle sue pazienti. L'analista è troppo soggetto all'influenza delle pazienti, gli riempiono la mente con il loro pensiero. Questi dinamismi desideranti delle donne sono fonte d'errore per il medico; dobbiamo continuamente lottare contro questi sottili pensieri insinuanti. La verità inoppugnabile è che l'inconscio ha parlato del dottor Jones e non ha detto una parola del dottor Jung.

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Pagina 89

Questo è ciò che definiamo una mera coincidenza. La cito soltanto per farvi vedere quanto il sogno sia una cosa viva, ben lungi dall'essere una cosa morta che fruscia come carta inaridita. È una situazione viva, come un animale con le antenne o con molti cordoni ombelicali. Non ci rendiamo conto che, mentre ne stiamo parlando, il sogno sta producendo qualcosa. Ecco perché i primitivi parlano dei propri sogni e perché io parlo di sogni. Siamo mossi dai sogni, essi ci esprimono e noi li esprimiamo, ed esistono coincidenze collegate a essi. Ci rifiutiamo di prendere sul serio le coincidenze perché non possiamo considerarle causali. È vero, faremmo un errore a considerarle causali; gli eventi accadono non a causa dei sogni, sarebbe assurdo, non riusciremmo mai a dimostrarlo; accadono, semplicemente. Ma è saggio riflettere sul fatto in sé. Se non si presentassero con una particolare regolarità, diversa da quella degli esperimenti di laboratorio, neanche le noteremmo; la loro è soltanto una sorta di regolarità irrazionale. L'Oriente basa gran parte della sua scienza su questa irregolarità, e considera le coincidenze, più che la causalità, come base attendibile del mondo. Il sincronismo è il pregiudizio dell'Oriente; la causalità è il pregiudizio dell'Occidente moderno. Più ci occupiamo dei sogni, più vediamo coincidenze del genere: possibilità. Ricordatevi che il più antico libro scientifico cinese tratta dei possibili casi della vita.

[...]

Le nostre menti sono state forgiate dalla storia del genere umano; tutto ciò che l'uomo ha pensato ha influenzato la struttura delle nostre menti. Perciò, quando analizziamo i nostri processi mentali con attenzione e coscienziosità, dobbiamo ritornare a ciò che altri hanno pensato in passato. Non possiamo spiegare certi processi di pensiero d'un uomo moderno senza tener conto, oggi, del passato. Si può spiegare in una certa misura il materiale personale, per esempio che si vuole comprare una macchina nuova; ma comprare una macchina nuova, che è un pensiero moderno, è soltanto la causa che eccita un certo tipo di pensiero non costruito da quella persona; tutto il passato è responsabile della parte più importante del suo ragionamento logico. Soltanto nel Medioevo abbiamo imparato a pensare logicamente, e anche allora lo abbiamo imparato da maestri religiosi. I primitivi non possedevano un pensiero logico semplicemente perché non potevano costruire lo stesso tipo di ragionamento astratto che noi invece siamo in grado di costruire. È dovuto passare un lungo periodo di tempo prima che le nostre menti fossero allenate a costruire una condizione mentale astratta al di là e in opposizione alle tentazioni dei sensi o alle emozioni.

Gli antichi non riuscivano a sostenere a lungo un pensiero astratto in argomenti tecnici, erano sempre interrotti dall'istinto giocoso. Lo vediamo nei vecchi strumenti o nelle vecchie macchine fino al 1820; per esempio, in una vecchia pompa, gli assali erano posti sopra due colonne doriche e certe macchine erano costruite in stile rococò, una cosa assolutamente ridicola. Era un gioco, e più giocavano meno probabilità c'erano, naturalmente, che la macchina fosse efficiente. Non andavano al di là della curiosità, che procurava piacere ai loro sensi, e quindi non riuscirono mai ad arrivare ad alcun tipo serio di pensiero. Nell'antichità non si conoscevano né il veleggiare controvento né il bordeggiare; furono inventati dai Normanni nel XII secolo. Prima di allora i marinai dovevano sempre aspettare che il vento fosse favorevole, oppure ricorrere ai remi; non avevano chiglie profonde e nemmeno chiglie pesanti, soltanto fondi piatti. Eppure avevano navi che stazzavano mille cinquecento tonnellate; i vascelli egiziani che portavano frumento a Roma arrivavano a circa milleottocento. Abbiamo ricominciato a costruire navi di quel tonnellaggio soltanto nel XIX secolo, intorno al 1840.

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Pagina 105

Per capire il matrimonio, dobbiamo pensarlo come istituzione e andare a ritroso nella storia, per sapere che cosa significa. Da tempo immemorabile il matrimonio è stato organizzato come sistema di coppie; le coppie che si sono formate per amore sono state pochissime, più che altro si trattava di baratto, di donne comprate e vendute; nelle famiglie reali è quasi ancora una sorta di mercato del (gestione del) bestiame, e anche nelle famiglie molto ricche ha un carattere quasi identico. Questo è molto vero tra i contadini, per potenti ragioni economiche. Si tratta quindi, spesso, della «pancetta per la salsiccia», come diciamo noi, due cose grasse insieme. Il matrimonio è un'istituzione collettiva, e il rapporto all'interno del matrimonio è un rapporto collettivo. In seguito, quando i tempi diventano più raffinati e c'è una certa cultura, l'individuo si fa viziato; si hanno più desideri e più pretese, si psicologizza e si vuole capire, e allora ci si scopre non realmente adattati: non si ha un vero rapporto. Dopo una grande catastrofe si cerca una stanza dove non piova e dove si possa stare al sicuro, qualsiasi stanza può andar bene a patto che il tetto non perda, ma non si ha un rapporto vero con quella stanza, basta un qualsiasi buco purché sia coperto e relativamente sicuro. Così in tempi passati e in condizioni più barbare, e anche nelle tribù primitive, ogni donna può andare bene, più o meno. Questo dà anche una spiegazione dell'incesto tra i contadini. In Svizzera ci sono dei casi straordinari. Eccovene uno che ho appena sentito: un giovanotto, un contadino, voleva sposarsi; lui e la madre avevano un buon appezzamento di terreno, per cui la madre disse: «Perché sposarsi? È una cosa che dà soltanto più bocche da sfamare; dovrei andarmene, e tu dovresti mantenermi; se vuoi una donna prendi me.» Questo è il contadino, e questo accade per ragioni economiche. È stato affermato dai tribunali che in alcuni distretti l'incesto per ragioni economiche è così frequente che i casi non vengono neppure presi in considerazione e nessuno se ne preoccupa. Ovunque si scoprono cose di questo genere. In alcune isole britanniche, le Ebridi ecc., la condizione della gente è estremamente collettiva, è una condizione soltanto istintiva, assolutamente non psicologica. La condizione generale del matrimonio è sempre stata estremamente collettiva; l'elemento personale è il traguardo raggiunto da un'epoca culturale, e soltanto di recente il matrimonio è diventato un problema di cui si può discutere senza essere accusati d'immoralità. Affermiamo che la moralità è la sola cosa che non si può migliorare. È l'unica cosa che non si può!

Oggi abbiamo un problema grave, perché la relazione coniugale collettiva non è ciò che la gente si aspetta, cioè un rapporto individuale, che è estremamente difficile creare nel matrimonio. Il matrimonio in sé stesso costituisce una resistenza. È la pura verità. La cosa più forte nell'uomo è la participation mystique, soltanto «tu e il tuo cane nel buio»; ed è più forte del bisogno d'individualità. Si vive con un oggetto, e dopo un po' ci si assimila l'un l'altro e si diventa identici. Due cose qualsiasi che vivano insieme sono influenzate l'una dall'altra, c'è participation mystique; il mana dell'uno assimila il mana dell'altro. Questa identità, questo aggrapparsi l'uno all'altro, è un grande ostacolo al rapporto individuale. Nessun rapporto è possibile se si è identici; il rapporto è possibile soltanto se c'è separatezza. Dato che nel matrimonio la participation mystique è la condizione usuale, specialmente quando la gente si sposa giovane, un rapporto individuale diventa impossibile. I due forse si nascondono l'un l'altro i propri segreti; se invece li ammettessero, potrebbero essere in grado di stabilire un rapporto. O forse non hanno alcun segreto da spartire; allora non c'è nulla che protegga dalla participation mystique, si cade nel pozzo senza fondo dell'identità e dopo un po' si scopre che nella coppia non accade assolutamente più nulla.

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Sesta conferenza (12 dicembre 1928)



Dottor Jung Siamo arrivati a una parte importante dell'interpretazione del sogno, e precisamente ai vostri tentativi interpretativi e al problema del carattere storico delle associazioni. Vi ho esposto liberamente i miei punti di vista sul sogno e vi ho dato l'opportunità di vedere come lo si possa intendere. Vi ho fornito molto materiale personale del paziente e l'atmosfera generale del sogno; con «atmosfera» intendo la tendenza storica sottesa alla nostra mente odierna. Quest'ultima cosa viene spesso fraintesa. La gente dice: «Perché introdurre dei paralleli storici? Sono irrilevanti, sono mere fantasie.» Ma i paralleli storici non sono irrilevanti, sono anzi estremamente importanti, in particolare perché noi, uomini bianchi, non ci rendiamo conto di quanto siamo i discendenti, i figli, di una lunga serie d'antenati. Ci piace comportarci come se fossimo freschi freschi, appena fatti dalla mano di Dio, senza alcun pregiudizio storico, come se la nostra mente, alla nascita, fosse una tabula rasa. Questo voler essere liberi, non limitati da alcun antefatto, è una singolare proiezione delle nostre menti: è una sorta d'illusione della nostra coscienza per poter provare un sentimento di completa libertà, come se il passato storico ci fosse d'intralcio e non permettesse il libero movimento; un pregiudizio che, ancora una volta, ha ragioni psicologiche.

La nostra mente attuale è il risultato del lavoro di migliaia o forse di un milione d'anni. In ogni nostra frase c'è una lunga storia, ogni parola che diciamo ha una storia tremenda, ogni metafora è ricolma di simbolismi storici; se questo non fosse vero, tutte queste cose non trasmetterebbero nulla. Le nostre parole trasmettono la totalità di quella storia, un tempo così viva, che ancora esiste in ogni essere umano. Con ogni parola facciamo vibrare nel nostro prossimo, per così dire, una fibra storica; perciò ogni parola che diciamo fa vibrare la stessa corda in ogni altro essere vivente, se parliamo la stessa lingua. Certi suoni valgono in tutta la terra: i suoni di paura e di terrore, per esempio, sono internazionali. Gli animali capiscono le espressioni di paura di specie completamente diverse, perché la fibra sottesa è la stessa.

Non è possibile, quindi, capire un sogno se non comprendiamo la sua atmosfera, la storia delle immagini che gli sono sottese. Nei sogni ci sono dei problemi personali che si può pensare siano importanti unicamente per quel caso particolare, ma se si entra in profondità nella struttura, nel simbolismo del linguaggio, si arriva agli strati storici e si scopre che ciò che sembrava essere un problema meramente personale va molto più in profondità, tocca l'analista stesso e chiunque lo ascolti. Non si può fare a meno di occuparsi del modo in cui i nostri antenati hanno tentato di esprimere lo stesso problema, e questo ci porta al materiale storico.

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La donna possiede due menti, la mente tradizionale, convenzionale, e la mente spietata e assennata della Natura. Può pensare in entrambi i modi. Questa modalità di pensiero è molto ben illustrata nell' Isola dei pinguini di Anatole France. Mentre si stavano battezzando i pinguini, nacque una discussione se quel battesimo non fosse una cosa blasfema, dato che i pinguini non hanno un'anima. Sono soltanto uccelli, e gli uccelli non possono avere un'anima immortale, perché le anime appartengono soltanto agli esseri umani. La discussione si scaldò talmente che alla fine venne convocato in cielo un concilio dei Padri della Chiesa e dei saggi. Incapaci di dirimere la questione, chiesero un parere a santa Caterina. Dopo aver fatto i complimenti a entrambe le parti, santa Caterina disse: «È vero che i pinguini, essendo animali, non possono avere delle anime immortali, ma è ugualmente vero che col battesimo si ottiene l'immortalità, perciò - disse a Dio - donnez leur une ame, mais une petite.»

La donna, in una certa misura, è Natura, e la Natura è terribile, è contemporaneamente logica e incongruente. Naturalmente, quando un uomo osserva la propria parte Eros trova difficile conciliarla con quanto gli è stato insegnato. Il suo Eros ha idee opposte, ci sono delle tendenze in conflitto. Eppure il suo rapporto con la Natura è lì, e questo lo sconcerta. L'uomo sente quella cosa tremenda che la donna pensa.

È stato un grande risultato che il sognatore sia stato in grado di ammettere la propria noia. È solo con i suoi problemi. Tutti sentono il tabù della mente naturale. Ovviamente il sognatore tiene nascosto alla moglie tutto questo. Potremmo concluderne che il sogno lo blandisce, ma non è vero. Dire qualcosa di consolante non è una cosa benevola, perché la gentilezza non è naturale. Gentilezza e crudeltà sono categorie umane, non sono il modo di fare della natura. Se il sogno dice: «Mia moglie mi ha chiesto di andare a trovare la ragazza», è qualcosa che mitiga il problema di quest'uomo. Se può sentire che la moglie non gli è contro, è qualcosa che comincia a farlo sentire meno solo. Possiamo ipotizzare che questo sogno abbia costellato un atteggiamento, dato che per questo problema non c'è un modo soddisfacente di arrivare alla verità reale.

Che cos'è la moglie nel sogno? La ragazza rappresenta i suoi sentimenti che vanno verso il mondo, la moglie rappresenta il sentimento casalingo, il sentimento rispettabile. L'interpretazione è: «I miei sentimenti, che sono con mia moglie, sono interessati a confrontarsi con quegli altri sentimenti.» In realtà alla moglie non interessano i suoi sentimenti verso le altre donne, ma il sogno dice che, se si confronta con questi sentimenti, renderà i propri sentimenti verso la moglie più individuali, più veri. Forse ha pensato alla moglie in modo rigido e inflessibile proprio perché ha fatto un'ingiustizia del genere ai propri sentimenti. Se riesce a imparare a confrontarsi con i sentimenti che vanno verso il mondo, che sono sentimenti creativi, il suo rapporto con la moglie diventerà vivo, perché sarà un rapporto incerto. Il dubbio è il coronamento della vita, perché nel dubbio verità ed errore s'incontrano. Il dubbio è vivo, la verità, talvolta, è morte e stagnazione. Se si è in dubbio si ha la migliore possibilità di unire i lati oscuri e luminosi della vita. Non appena comincia a confrontarsi con i sentimenti che stanno nel mondo, il rapporto con la moglie diventa incerto, sperimentale e vivo. Il sogno non ha l'intenzione di aiutarlo, ma richiama la sua attenzione sul fatto che il suo rapporto con la moglie trarrà beneficio da un nuovo rapporto con il sentimento da parte sua.

Se una donna è educata a pensare soltanto certe cose, non può pensare affatto. Non si può educare nessuno a funzionare soltanto in determinati modi. Se si ostacolano il sentimento o il pensiero di chiunque, la persona non funzionerà più nel modo giusto. Se si è obbligati a credere in un certo dogma, non si può riflettere su di esso. Il sentimento, come ogni altra funzione, deve avere spazio. Il rapporto con la moglie soffrirà del fatto che al sognatore non è consentito provare sentimenti. Potrà avere un rapporto con la moglie se saprà confrontarsi con i sentimenti che vanno verso il mondo. «Non dubitare» è un grande errore. Bene, siamo arrivati a capire che il confronto con i suoi sentimenti non convenzionali lo aiuterà nel suo rapporto con la moglie.

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Il progresso dell'uomo è questo: il depotenziamento del mondo esterno; le ultime vestigia sono l'idea di un Dio assoluto o figure come l'Anima e l'Animus. Più allargate la vostra coscienza, meno queste cose esisteranno. Lo dice l'Oriente. Gli orientali ci sono arrivati partendo dalla continuità della loro esperienza di vita, io tramite la psicologia. Mi accusano spesso di materialismo. Non è assolutamente materialismo, è semplicemente prospettare l'importanza di ciò che chiamiamo psiche. Non abbiamo la più pallida idea di ciò che sia la psiche, non abbiamo la più pallida idea di ciò che noi stessi siamo. Non lo sappiamo, ed è infantile affermare il contrario.

Signora Schevill Lei però non ci ha portato altri esempi di mente naturale. Ammettiamo tutte di poter fornire degli esempi, ma sono troppo personali per poterne parlare.

Dottor Jung Proprio così! Non si riesce mai a ottenere che una donna esprima i suoi veri pensieri, proprio come non si riesce mai a ottenere che un uomo racconti i propri sentimenti. Portare esempi di queste cose vuol sempre dire andare al nocciolo. Anch'io ne ho tanti, ma sono molto personali. Riguarderebbero voi o qualcuno che conoscete, ed è qualcosa che non andrebbe bene in ogni caso. La mente naturale è una cosa molto immediata e che va dritta al nocciolo. Spesso è la madre a dare al figlio la prima idea di che cosa sia la mente naturale. Posso fornirvi un altro aspetto della mente naturale; se il bambino è forte e ha in sé il demone può resisterle, se no può esserne schiacciato: avvelenato.

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