Copertina
Autore Annick Le Guérer
Titolo I poteri dell'odore
EdizioneBollati Boringhieri, Torino, 2004, Saggi Scienze , pag. 288, cop.fle., dim. 148x220x16 mm , Isbn 978-88-339-1512-8
OriginaleLes pouvoirs de l'odeur
EdizioneOdile Jacob, Paris, 1998
TraduttoreChiara Bongiovanni
LettoreCorrado Leonardo, 2004
Classe storia sociale , costume , medicina , biologia , evoluzione , sensi
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Indice

  9 Introduzione

    I poteri dell'odore


    Parte prima
    Dalla pantera profumata alla bromidrosi del tedesco:
    poteri attrattivi e repulsivi dell'odore


 17 1.  L'odore e la cattura

        Odore, magia, possessione, 17
        L'odore e la seduzione, 21
        L'odore, la caccia e la pesca, 31
        Il mito della pantera profumata, 33

 37 2.  Odore e discriminazione

        L'odore e il riconoscimento dell'altro, 38
        L'odore e il rifiuto dell'altro, 40

    Parte seconda
    L'odore della peste


 53 3.  I poteri mortiferi dell'odore:

        origine e propagazione della peste
        Ippocrate e Galeno, 53
        Medioevo e Rinascimento, 57
        Insetti alati e draghi, 60
        Polemica sul ruolo dell'aria, 62
        La peste è nel cotone, 64
        Scoperta della degradazione dell'aria
            tramite il respiro, 67
        Le concentrazioni umane, focolai d'infezione, 69
        Dibattito sulla quarantena, 73
        Prima sensibilizzazione all'inquinamento
            industriale, 77
        L'odore del ratto, 78
        La peste: un fetore venuto dall'inferno, 79

 83 4.  I poteri curativi dell'odore

        I fuochi di Ippocrate e la triaca, 83
        Il regno dell'aroma, 84
        L'arsenico nel profumo, 89
        Ricerca sul principio attivo dei buoni odori, 92
        Disinfettare a cannonate, 94
        Gioie e dolori della terapia tradizionale.
            Scomparsa della mummia, 103
        L'inquietudine degli osfresiologi, 113
        Pratiche reali o fantasmi, 119

    Parte terza
    Il sangue e l'incenso: ricerca sull'origine
    dei poteri del profumo


131 5.  Il sangue, l'incenso e il sacro

        Pratiche rituali, 131
        Odore di santità, 140

147 6.  Il sangue e l'incenso, princìpi di vita

        Il sangue simbolo di vita, 147
        Equivalenza tra la linfa e il sangue, 149
        Il ciclo del sangue e dell'incenso, 155

    Parte quarta
    Il naso dei filosofi


161 7.  Ambivalenza dell'odorato e dell'odore

        nella filosofia greco-la tina

167 8.  Influenza del cristianesimo nella svalutazione
        dell'odorato e dell'odore


173 9.  Montaigne e gli odori


176 10. Nel XVII secolo ragione e pensiero cristiano
        svalutano l'olfatto e l'odore


180 11. La riabilitazione dell'olfatto da parte
        dei filosofi del XVIII secolo


190 12. Kant e Hegel: un senso antisociale ed escluso

        dall'estetica

194 13. Due filosofi che hanno naso: Feuerbach e Nietzsche


202 14. Dalla filosofia alla poesia: Fourier e Bachelard


    Parte quinta
    Il naso degli psicoanalisti


217 15. Sigmund Freud, Wilhelm Fliess ed Emma Eckstein:
        tre storie di naso all'origine della psicoanalisi

        Patologie nasali e cocaina, 217
        Un intervento fallito, 218
        Un sogno olfattivo: «l'iniezione fatta a Irma», 220
        Odori di bruciato, 222
        Rimozioni, 224
        Il clima dell'epoca, 226
        Piaceri proibiti...,228
        ... e incapacità di provare gioia, 235

236 16. Gli eredi di Freud

        Karl Abraham, 236
        Sandor Ferenczi, 237
        Ernest Jones, 241
        Lou Andreas-Salomé, 242
        Georg Groddeck, 243
        Ruth Mack Brunswick, 245
        Abraham Brill, 246
        Walter Bromberg, Paul Schilder, Otto Fenichel, 248
        Olfatto e oralità, 249
        Olfatto e identità sessuale, 250
        Feromoni e schizofrenia, 252
        Allucinazioni olfattive, 253
        L'apporto della fenomenologia:
            Hubertus Tellenbach, 254
        Un senso poco amato, 259
        Aperture, 262

269 Conclusione

275 Bibliografia
283 Indice analitico
 

 

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Pagina 9

Introduzione


    Così ogni cosa ha la sua parte e di respiro e di odori.
                      Empedocle (V sec. a.C.), Sulla natura



Considerato a lungo come trascurabile, l'odorato è divenuto ormai da qualche tempo di moda. Numerose pubblicazioni scientifiche, professionali e giornalistiche riflettono il vivo interesse suscitato da questo senso affascinante e ancora misterioso. Vi è una domanda, tra le altre, che si presenta con insistenza e che tende ad abolire la distanza che ci separa dall'animale: anche noi, come gli altri mammiferi, veniamo manipolati a nostra insaputa dagli odori? Le ricerche scientifiche sono in grande espansione e contribuiscono a questo movimento di riabilitazione, sorto una dozzina di anni fa, a favore di una facoltà sensoriale misconosciuta che ci mette in contatto con gli esseri e le cose in modo intimo e profondo.

Allontanandosi dall'animalità l'uomo, classificato abusivamente dagli anatomisti e dagli studiosi di embriologia, in mancanza di studi appropriati, tra gli animali «microsmatici» che, contrariamente a quelli detti «macrosmatici», hanno l'odorato poco sviluppato, avrebbe abbandonato l'uso del fiuto. Le opinioni di altri studiosi, come quella del naturalista Charles Darwin, hanno contribuito a diffondere l'idea di un organo atrofizzato e obsoleto, lontana eredità dei nostri antenati presapiens ai quali era estremamente utile

Per spiegare come questa decadenza sia giunta a compimento negli abitanti delle nostre città sono stati presi in considerazione diversi fattori quali diffusione dell'igiene e dei deodoranti, scomparsa degli odori delle strade e dei mestieri di un tempo, confezioni degli alimenti che nascondono gli aromi naturali: tutti elementi che avrebbero causato l'impoverimento del nostro universo olfattivo e della nostra capacità di sentire gli odori. Enologi e profumieri denunciano l'«anosmia» diffusa. La nostra ignoranza olfattiva sarebbe desolante: su dieci odori tipo i bambini ne distinguono, in media, cinque o sei e gli adulti soltanto due.

Secondo un'opinione molto diffusa i nostri antenati, invece, evolvendosi in un ambiente infinitamente più ricco di odori del nostro, sarebbero stati guidati da un odorato più acuto perché più esercitato, e quindi strumento per una conoscenza degli esseri e delle cose di cui noi avremmo perduto il segreto. Lo storico Piero Camporesi descrive un società antica immersa materialmente e mentalmente negli effluvi e in cui l'olfatto, al contrario di quanto avviene nella cultura attuale che pretende di conoscere il mondo facendo ricorso soltanto a tecniche intellettuali e astratte, era particolarmente valorizzato: «Mai come nella vecchia società, dove ogni corporazione, ogni mestiere, ogni professione era calata in un particolare bozzolo aromatico, il naso e l'odorato erano strumenti infallibili d'identificazione sociale e di riconoscimento professionale».

Analisi di origini molto diverse hanno così accreditato l'idea di una perdita graduale dell'odorato umano e di un passato in assoluta contrapposizione rispetto alla società contemporanea «anosmica» e deodorata. Io credo però che questa visione di una sorta di età dell'oro olfattiva di cui oggi resterebbero soltanto delle pallide vestigia sia troppo semplicistica e, al tempo stesso, troppo idilliaca.

Certo, non si può negare che un tempo esistesse un ambiente olfattivo più denso. Il processo di deodorazione che accompagna il passaggio da società ancora caratterizzate da un certo arcaismo a livello tecnologico a società più moderne ne è una conferma. Possiamo inoltre immaginare che l'uomo primitivo che usava il proprio fiuto per garantirsi la sopravvivenza ottenesse risultati migliori dei nostri, ma questo vale anche per i nostri antenati dell'Antichità, del Rinascimento o del XVIII secolo? Una cosa è certa: il loro apparato olfattivo non era diverso dal nostro.

Invece di tentare una valutazione, necessariamente aleatoria, del loro odorato, penso sia meglio confrontare il ruolo conferito a questo senso e i poteri attribuiti agli odori nelle società antiche e in quelle moderne.

Le tematiche che vengono sviluppate oggi intorno ai profumi rimandano a forze oscure e potenti virtù. Evocano il mistero (Mystère di Rochas), la magia (Magie Noire di Lancome, Sortilège di Le Galion), la purezza (Cristal di Chanel), il divino (Kouros di Yves Saint Laurent: «il profumo degli dei viventi»), la vita (Vivre di Molyneux, La Vie di Christian Lacroix), la morte (Poison di Christian Dior). Questo divario rispetto alla loro funzione di seduzione è piuttosto intrigante. È soltanto l'enfasi del linguaggio pubblicitario o possiamo vedervi anche il riflesso di rappresentazioni inconsce? La storia dei profumi e i miti che ad essa si accompagnano suggeriscono la seconda ipotesi. Misteriosa nelle sue origini e tanto più preziosa perché viene conquistata più che raccolta, la pianta aromatica, base dei primi profumi, presenta delle caratteristiche che la legano al soprannaturale, al sacro e al principio stesso della vita. Ci vengono così indicate alcune piste che permettono di risalire alle fonti dei poteri straordinari che furono attribuiti agli odori. 2I il variare dei giorni, variano anche la congiunzione dei pianeti e i segni zodiacali, anche le formule destinate a rendere propizi spiriti e demoni rivelano la stessa ambivalenza ol£attiva. Una «operazione malefica» come quella che consiste nell'attirare su qualcuno l'odio e la sventura richiede, secondo l'alchimista Heinrich Cornelius Agrippa, un profumo «fetido e poco costOSO».9 Un'«operazione benigna» che mira a ottenere la benevolenza e l'amore, a chiamare la fortuna e ad allontanare il «malocchio», deve far ricorso, invece, a ingredienti preziosi e con un buon odore. I testi attuali di magia astrale riservano sempre ampio spazio ai profumi. Gli odori, dovuti a una volatilizzazione di particelle materiali, emetterebbero vibrazioni in grado di esercitare una profonda influenza sul comportamento e sul doppio astrale di tutti gli esseri viventi. Un profumo adattato al segno astrale deve tendere a mantenere, tramite le reazioni inconsce che provoca sull'organismo, l'equilibrio umorale originario e i riflessi di autodifesa. A ogni segno zodiacale e a ogni giorno del mese corrispondono aromi che favoriscono il successo. Agiscono cosl come un vero e proprio talismano, che permette all'individuo di sviluppare le proprie qualità e di evitare gli squilibri. Lo stesso desiderio ha ispirato, e talvolta ispira ancora, in alcune società, un gran numero di pratiche legate alle tappe importanti della vita. La nascita, momento delicato dell'esistenza umana, viene protetta con esalazioni: sacchetti profumati in Cina, uno spicchio d'aglio appeso al collo del neonato in Messico.lO Nell'Africa del Nord il neonato è protetto dai d;inn sottoponendolo a fumigazioni profumate e ungendolo con olio di zafferano ed henné. Anche il matrimonio, rito di passaggio importante per la donna, è accompagnato da diverse precauzioni aromatiche. Prima della cerimonia la donna, che rischia di essere perseguitata da un d;inn geloso, si sottopone a tutta una serie di purificazioni e profumazioni. Quella della capigliatura si prolunga per diversi giorni. La sposa si protegge inoltre con fumigazioni e gioielli profumati, soprattutto una collana di palline nere composta da zafferano, iris, muschio, benzoino. L'impiego di gioielli profumati per accattivarsi gli spiriti continua a essere molto diffuso, in particolare nell'Africa nera e in Asia.

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Pagina 21

L'odore e la seduzione

Alla fine del XIX secolo il celebre entomologo Jean-Henri Fabre compie un esperimento decisivo per dimostrare il ruolo dell'odore nella vita sessuale delle farfalle: una femmina tenuta in cattività attira un gran numero di maschi anche a chilometri di distanza. Chiusa sotto una campana di vetro non presenta più alcun interesse per loro. Numerosi studi condotti a partire dall'esperimento di Fabre hanno confermato il carattere olfattivo dell'attrazione sessuale nelle farfalle e sono molti i lavori che, da allora, hanno dato luogo a constatazioni simili a proposito delle specie più diverse. Le emanazioni odorose delle farfalle vengono prodotte da organi posti sul bordo delle ali dei maschi e sulla punta dell'addome delle femmine, quelle delle formiche sono prodotte da ghiandole cefaliche. In altre specie, invece, provengono da ghiandole sebacee anali e genitali. Alcune di queste specie come lo zibetto, il capretto porta muschio, il topo muschiato e il castoro sono ricercate proprio per l'abbondanza delle loro secrezioni, raccolte e sfruttate in profumeria.

Negli anni sessanta la scoperta dei feromoni (dal greco phèrein, portare, e hormàn, eccitare) ha permesso di comprendere meglio l'importanza dell'odore nelle comunicazioni tra animali e nei loro comportamenti. Sostanze secrete all'esterno del corpo agiscono non sul portatore stesso ma sui suoi congeneri e determinano comportamenti sessuali, parentali e sociali. I feromoni che suscitano l'attrazione sessuale sono ben noti per quanto riguarda insetti, crostacei, pesci, salamandre e serpenti. Per i mammiferi, invece, non sono ancora stati tutti identificati, a causa della loro complessità, ma anche in questo caso hanno a che fare con la riproduzione e il comportamento sociale. È per questo, ad esempio, che l'odore della cagna in estro eccita i maschi nel raggio di tre chilometri e il fiato del verro attrae la scrofa in calore.

[...]

La scoperta nella saliva, nel sudore, nell'urina, nello sperma e nelle secrezioni vaginali umane di alcune componenti odorose, identificate come feromoni negli animali, ha suscitato negli anni settanta e ottanta molti studi che miravano a verificare l'esistenza nell'uomo di una comunicazione feromonale.

[...]

Tuttavia, secondo lo psicobiologo francese Benoist Schaal, allo stato attuale della ricerca nessuna secrezione odorosa umana corrisponde veramente ai criteri di un feromone. Ma questo non mette assolutamente in dubbio il valore semiotico degli odori corporali e non esclude che «componenti con valore feromonale possano essere messi in luce in futuro».

In definitiva, la distinzione tra odore e feromone viene lasciata, ora come ora, al giudizio dei ricercatori, il che comporta una gran confusione. Tanto più che si sospetta che alcuni tentativi di definizione dei feromoni servano a interessi legati alla commercializzazione di diversi profumi.

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Pagina 27

Ma già molto prima della scoperta dei feromoni e dell'organo vomeronasale, erano stati stabiliti collegamenti tra i comportamenti sessuali umani e le esalazioni corporali. Le antiche cronache pullulano di aneddoti su questo tema (il famoso colpo di fulmine di Enrico III per Marie de Clèves sarebbe stato provocato dalla camicia di lei impregnata di sudore). Nel 1886 il medico Auguste Galopin, riprendendo le tesi del biologo Gustav Jaeger, secondo le quali l'odore fa parte della sessualità, scrive: «L'unione più pura che un uomo e una donna possano contrarre è quella generata dall'olfatto e sanzionata dall'assimilazione ordinaria nel cervello di molecole animate prodotte dalla secrezione e dall'evaporazione di due corpi in contatto e in simpatia».

Qualche anno dopo Fliess, Collet, Jouet e Freud stabiliscono l'esistenza di un profondo legame tra l'odorato e la sessualità. Per Freud esiste una concomitanza tra la rimozione dell'odorato e la repressione della sessualità. Constata inoltre che «nonostante l'innegabile svalutazione degli stimoli olfattivi esistono nella stessa Europa popoli che apprezzano come modi per stimolare la sessualità quei forti odori genitali per noi cosi sgradevoli e non vorrebbero farne a meno».

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Pagina 37

2.

Odore e discriminazione


    L'uomo è un profumo delicato che impregna l'intero
    comportamento.
    G. W. F. Hegel, Lezioni sulla filosofia della religione

    Come posso cantare in versi quando vivo in mezzo a orde
    di capelloni, sono assordato dai suoni della lingua
    germanica, costretto a fingere di lodare talvolta ciò
    che canta, quando è ben sazio, il burgundo dai capelli
    ingrassati di burro rancido. Fortunati sono i tuoi
    occhi, le tue orecchie e anche il tuo naso. Perché non
    sente dieci volte ogni mattina il puzzo dell'aglio o
    della cipolla.
                  Sidonio Apollinare (V sec. d.C.), Lettere



Il linguaggio quotidiano esprime avversioni e repulsioni in termini olfattivi. In effetti diciamo «non sopportare neppure l'odore» di qualcuno, «la cosa mi puzza», «è un fetente»; e di una persona la cui vanità ci irrita diciamo che «ha la puzza sotto il naso». L'uomo profuma in modo caratteristico lo strato d'aria che lo circonda e questo in base all'alimentazione, alla salute, all'età, al sesso, alla razza. Annusare l'atmosfera di qualcuno è la percezione più intima che possiamo avere di lui. «L'odore di un corpo è quel corpo stesso che noi aspiriamo con la bocca e col naso, che possediamo d'un sol tratto, come la sua più segreta sostanza, e, insomma, la sua natura. L'odore in me è la fusione del corpo dell'altro col mio corpo. È sì quel corpo ma disincarnato, evaporato; rimasto sì in se stesso ma divenuto spirito volatile», scrive Jean-Paul Sartre. La sua intrusione, a causa dei rapporti privilegiati che il sistema olfattivo intrattiene con la zona del cervello legata alle emozioni, provoca una reazione istantanea, istintiva, che sarà positiva o negativa, di accettazione o di rifiuto. La sensazione olfattiva si presenta immediatamente come un elemento discriminante tra il gradevole e lo sgradevole, il noto e l'ignoto. Identifica l'interlocutore in modo immediato e l'apprezzamento qualitativo che suscita può essere la base o il pretesto di un riconoscimento o di un rifiuto.

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Pagina 84

Il regno dell'aroma

Nel Medioevo i buoni odori sono le armi principali contro la corruzione dell'aria e del corpo. Dopo i greci, sono i medici arabi a svolgere un ruolo decisivo nella qualificazione profilattica e terapeutica degli aromi. La passione di Maometto per i profumi ha certo a che fare con questo interesse. Nato alla Mecca, luogo centrale per il commercio degli aromi, accordava ai profumi grandi poteri igienici e medicamentosi e considerava l'uso dei cosmetici come un mezzo per i musulmani per distinguersi da ebrei e cristiani. Nell'XI secolo il medico e filosofo Avicenna, di origine iraniana, inventa l'alambicco che permette l'estrazione degli oli volatili dei fiori. Citando il Profeta - «del vostro mondo tre cose mi sono state care: il profumo, le donne e, ciò che ha fatto la mia gioia, la preghiera» Avicenna decanta, a sua volta, le virtù vivificanti degli aromi e i loro effetti sui« buoni costumi» e il «retto comportamento»:

Secondo il profeta, che Dio gli dia benedizione e pace, è giusto impiegare i migliori profumi perché fortificano i sensi. E quando i sensi sono forti i pensieri sono esatti e le loro conclusioni giuste. Quando invece i sensi si indeboliscono, i pensieri ne sono sconvolti e portano a conclusioni confuse.

Questa convergenza tra le concezioni antiche e quelle arabe influenza i medici che usano le qualità imputrescibili, purificanti, rinvigorenti e rallegranti delle sostanze profumate. Usate in forme molto diverse, combattono le passioni tristi come il terrore e l'afflizione che, modificando la disposizione naturale dell'organismo, favoriscono l'insorgere del male. «Confortandole», «correggendole», «rettificandole», «rinfrescandole», «riscaldandole», «asciugandole», garantiscono tanto la salubrità dell'aria quanto la salute del corpo. Per evitare ogni disordine, bisogna badare che l'una e l'altro non siano troppo umidi, né troppo caldi, né troppo secchi, né troppo freddi. Un clima freddo e secco può provocare un imputridimento del corpo perché chiude i pori e non permette più l'evacuazione degli umori, ma il calore e l'umidità sono ancora più temibili perché aprono gli emuntori all'aria velenosa.

Viene dunque realizzata una classificazione climatica dei profumi. A seconda della stagione forniscono all'aria e al corpo gli elementi necessari al mantenimento dell'equilibrio. In occasione della peste del 1348 il Collegio dell'Università di Parigi ordina di respirare in estate «aromi freddi, come rose, sandalo, ninfea, aceto, acqua di rose, pastiglie di canfora che sostengono il cuore, pomi odorosi freddi» e, in inverno, «aromi caldi, come il legno di aloe, l'ambra, la noce moscata, il pomo d'ambra».

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Pagina 121

Il fatto che i medici ricorressero a terapie basate sugli odori dimostra lo straordinario credito di cui gli odori stessi beneficiavano. Dall'Antichità fino alla fine del XIX secolo, tutti gli sforzi di prevenzione e cura continuano a basarsi sull'uso e il progressivo perfezionamento di procedimenti e prodotti profumati. L'arsenale antipestilenziale, a partire dalle semplici fumigazioni aromatiche, per arrivare fino a quelle chimiche, dopo aver sviluppato i composti più complessi, strani, raffinati, alternando o unendo profumi dolci e forti, esalazioni fetide, violente o delicate, è innanzi tutto fatto di odori. Che, fino al XIX secolo, alcuni medici abbiano potuto credere alla sua efficacia, malgrado gli evidenti fallimenti, e attribuirgli la diminuzione o la fine di un'epidemia, è cosa che si spiega solo con il fatto che vi è un concetto profondamente radicato nel pensiero medico: la peste è odore. Alle esalazioni mortali si tenta dunque di contrapporre profumi vitali; le straordinarie virtù curative che vengono attribuite ad alcuni effluvi sono innanzi tutto la naturale contropartita dei poteri mortiferi.

I medici sono stati veramente stregati dagli effluvi, e parte di questa fascinazione è dimostrata dalla «convinzione sostanzialista». Analizzata da Gaston Bachelard, che le imputa la responsabilità di molti errori prescientifici, tale convinzione porta in particolare a sostenere che l'odore esprima l'essenza stessa delle cose. Questa credenza che, a mio parere, contiene alcuni elementi di verità (i neurofisiologi ritengono che l'odorato, senso chimico, ci metta direttamente in rapporto con la sostanza stessa degli esseri e delle cose) ha impresso per molto tempo alla medicina un «orientamento sensualista». Questo colpisce soprattutto per quanto riguarda i rimedi e, in particolare, le piante officinali, le cui qualità sono state strettamente legate all'odore. Anche se questa è una concezione molto antica, tuttavia nel XVII e soprattutto nel XVIII secolo molti cercano di darne una spiegazione scientifica. Boyle ha tentato, in numerosi esperimenti descritti nel suo De mira effluviorum subtilitate, di captare le molecole odorose. Il chimico Boerhaave tentò invece di fissarle in diversi fluidi e ne concluse che il loro odore era costituito da un principio che qualificò, secondo una terminologia ereditata dagli alchimisti, come «spirito rettore».

L'idea che dai corpi, e in particolare dalle piante, si sprigioni «una sorta di vapore (...) impregnato di ciò che costituisce la natura propria del corpo in cui risiede» influenza molti studi. Di natura salina o oleosa, a seconda dei casi, lo spirito rettore è sempre caratterizzato dalla sua prodigiosa sottigliezza, dalla volatilità e dalla capacità di espandersi, qualità che spingono il chimico Pierre Joseph Macquer a sospettare l'esistenza di un gas particolare. Se esso cambia per quanto riguarda la quantità e la forza, dal momento che alcune piante ne contengono una quantità maggiore, è comunque presente anche in quelle considerate completamente inodori che, se cotte a bagnomaria, rilasciano un'acqua che sprigiona il loro specifico odore. Cercare di catturare quest'elemento instabile, fissarlo il più a lungo possibile, diventa un obiettivo fondamentale che ci si sforzerà di raggiungere distillando gli oli essenziali. Ma si tratta di una vittoria effimera, perché quegli oli che «traggono tutta la loro specificità dal principio volatile odoroso, cioè dallo spirito rettore, perdono tutte le loro proprietà mano a mano che lo spirito evapora».

La convinzione che l'odore sia in effetti «l'anima del medicamento» porta Fourcroy, membro della Société royale de médecine e professore di chimica al Jardin du roi, a classificare i farmaci a seconda del loro odore. E, ancora nel 1820, Jean-Jacques Virey, nella sua Histoire naturelle des médicamens, des alimens et des poisons, dichiara: «Gli aromi sono appropriati alla virtù principale di ogni sostanza (...) Esistono anche alcuni medicamenti che consistono soltanto nella facoltà odorosa: ad esempio i fiori d'arancio, i fiori di tiglio, la maggior parte dei labiati, degli aromi, degli antiscorbutici e il muschio perdendo l'odore perdono ogni virtù».

Lo spirito rettore svanirà lentamente dall'universo degli scienziati mentre ossessiona ancora oggi quello degli artisti e degli scrittori. Non è forse quello lo spirito che il fotografo Joseph Breitenbach ha voluto cogliere nella straordinaria serie di cliché in cui è riuscito a materializzare l'aura degli aromi che si sprigionano dai fiori? E Jean-Baptiste Grenouille, il protagonista del romanzo di Patrick Süskind, non è proprio di quello spirito che intende appropriarsi, quando assassina delle belle ragazze per raccogliere la quintessenza del loro essere ed elaborare il profumo che permette di dominare il cuore umano?

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Pagina 269

Conclusione


L'odore infastidisce ma non fa più paura. Suscita sempre sensazioni gradevoli e sgradevoli ma ha perso i suoi antichi poteri di vita e di morte. Possiamo notare questo cambiamento fondamentale nelle leggi o nei regolamenti che si sono succeduti nel corso del XX secolo. L'idea che gli odori possano essere nocivi scompare progressivamente, sostituita dall'idea che possano essere irritanti o semplicemente spiacevoli. Quest'evoluzione si è conclusa con la legge sull'aria del 30 dicembre 1996 in cui si distinguono chiaramente l'inquinamento puramente olfattivo e quello in grado di mettere in pericolo la salute umana.

Il vero e proprio abisso che esiste tra le concezioni antiche e quelle moderne, reso evidente dalla lotta condotta per secoli contro il terribile flagello della peste, non deve darci una visione troppo semplicistica degli odori e dell'odorato. Penso che sia necessario abbandonare l'idea di un passato olfattivo globalmente trionfante i cui elementi - ambiente, perfezione del senso, ruolo intellettuale e potere degli odori - hanno subito il medesimo declino a partire dall'alba dei tempi moderni. E credo che sia bene anche rinunciare alla concezione manichea che contrappone la società «odorofoba» contemporanea, che cerca ed elimina le emanazioni, a una società antica «odorofila», attenta a decifrarle.

Ho potuto inoltre constatare che la diffidenza dei filosofi e degli psicoanalisti nei confronti dell'olfatto aveva radici secolari derivanti dall'animalità attribuita a questo senso.

Per quanto riguarda poi la famosa «anosmia» di cui soffrono i nostri contemporanei, si tratta di un fenomeno molto complesso e meno recente di quanto si dica di solito. Già Aristotele si lamentava della mediocrità dell'olfatto e della sua incapacità di percepire pienamente gli odori. Ma, anche se viene trascurata nel processo educativo, questa facoltà vitale che ci mette in rapporto con l'ambiente che ci circonda continua comunque a svolgere, spesso a nostra insaputa, un ruolo fondamentale.

Il «silenzio olfattivo», di cui parla Alain Corbin, che pesa sulle nostre società economicamente sviluppate non è un segno di indifferenza, ma anzi un'ipersensibilità agli odori. L'aumento delle fobie olfattive notato dagli psichiatri nei paesi più industrializzati ne è un sintomo. Bisogna tuttavia riconoscere che tale sensibilità è spesso ancora essenzialmente negativa. Non ha, come contropartita, una cultura olfattiva la cui prima condizione sarebbe l'educazione dell'olfatto e l'esistenza di un ambiente olfattivamente ricco e diversificato.

Profumieri ed enologi hanno dimostrato da molto tempo che, tramite esercizi regolari, è possibile migliorare la sottigliezza dell'odorato e la memoria olfattiva. Del resto, è proprio a partire da questa perfettibilità che i creatori di profumi richiedono la rivalutazione intellettuale ed estetica dell'olfatto e che il celebre profumiere Edmond Roudnitska dichiara di essere un artista. Un grande profumo sarebbe dunque un'opera d'arte, come una sonata di Beethoven, un quadro di Goya o una scultura di Rodin. Queste affermazioni portano naturalmente alla rivendicazione della protezione legale concessa alle opere dell'intelletto. Ma quest'olfatto molto esercitato ed educato resta appannaggio di ristretti ambiti professionali.

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