Copertina
Autore Donald Marron
CoautoreAdam Fishwick, Christakis Georgiou, Katie Huston, Aurélie Maréchal
Titolo Economia in 30 secondi
Sottotitolo50 teorie fondamentali in mezzo minuto
EdizioneLogos, Modena, 2012 , pag. 160, ill., cop.ril., dim. 18,7x23,6x1,7 cm , Isbn 978-88-7940-851-6
Originale30-Second Economics [2010]
TraduttoreSara Crimi
LettoreRossana Rossi, 2012
Classe economia , economia politica , economia finanziaria , storia economica
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Indice

  6 Introduzione

  8 Scuole di pensiero

 10 GLOSSARIO
 12 Economia classica
 14 Marxismo
 16 Economia keynesiana (positiva)
 18 Profilo: Friedrich von Hayek
 20 Sintesi neoclassica
 22 Scuola austriaca

 24 Sistemi economici

 26 GLOSSARIO
 28 Capitalismo del libero mercato
 30 Socialismo di mercato
 32 Profilo: Milton Friedman
 34 Pianificazione centralizzata
 36 Mercantilismo
 38 Terapia dello shock
 40 Consenso di Washington

 42 Cicli economici

 44 GLOSSARIO
 46 Economia keynesiana (normativa)
 48 Monetarismo
 50 Profilo: John Maynard Keynes
 52 Curva di Phillips
 54 Teoria del reddito permanente
 56 Aspettative razionali
 58 Coerenza temporale
 60 Acceleratore finanziario
 62 Ipotesi dell'instabilità finanziaria
 64 Prestatore di ultima istanza

 66 Crescita

 68 GLOSSARIO
 70 Crescita neoclassica
 72 Nuova teoria della crescita
 74 Profilo: Thomas Malthus
 76 Distruzione creatrice
 78 Capitale umano
 80 Stato di diritto
 82 Limiti alla crescita

 84 Commercio globale

 86 GLOSSARIO
 88 Vantaggio comparato
 90 Modello di Heckscher-Ohlin
 92 Nuova teoria del commercio
 94 Profilo: David Ricardo
 96 Area valutaria ottimale
 98 Trio inconciliabile
100 Parità dei poteri di acquisto

102 Scelta

104 GLOSSARIO
106 Scelta razionale
108 Teoria dei giochi
110 Profilo: Gary Becker
112 Scelta pubblica
114 Teoria dell'utilità attesa
116 Teoria del prospetto

118 Tasse e politiche di spesa

120 GLOSSARIO
122 Incidenza fiscale
124 Onere eccessivo
126 Profilo: Alfred Marshall
128 Economia supply-side
130 Spiazzamento

132 Mercati

134 GLOSSARIO
136 Mano invisibile
138 Marginalismo
140 Profilo: Adam Smith
142 Tragedia dei beni comuni
144 Diritti di proprietà
146 Principio inquinatore-pagatore
148 Selezione avversa
150 Azzardo morale
152 Ipotesi del mercato efficiente
154 Ricerca di rendita

156 Risorse
158 Indice analitico
160 Ringraziamenti


 

 

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Pagina 12

ECONOMIA CLASSICA



In 3 secondi

Adattandosi in fretta, il mercato garantisce equilibrio, stabilità e prosperità.


Approfondimento

Questa scuola di pensiero pone grande enfasi sulla capacità dei mercati di adattarsi da sé agli shock economici. Tuttavia, le periodiche crisi economiche mettono in dubbio la reale rapidità di adattamento dei mercati. Più che un equilibrio stabile, queste crisi evidenziano potenziali gravi disequilibri. Quali spiegazioni e soluzioni a questi problemi suggerisce la scuola classica del pensiero economico? Il mercato, da solo, è in grado di sostenere l'equilibrio, la stabilità e la prosperità? Oppure è necessario l'intervento governativo?


Teoria in 30 secondi

Nelle sue opere, risalenti al XVIII secolo, Adam Smith sosteneva che il naturale funzionamento del mercato avrebbe sempre garantito stabilità e prosperità. Per Smith, il mercato soddisfa la naturale inclinazione dell'uomo "al baratto, allo scambio e alla permuta", mentre la "mano invisibile" concilia queste attività individuali in modo da mantenere l'equilibrio. Riunendo tutte le transazioni degli individui, il mercato ne racchiude anche le risposte razionali ai momenti di crisi e reagisce rapidamente agli shock senza bisogno di interventi governativi. Le politiche dello stimolo non fanno che limitare la capacità del mercato di arrivare a un nuovo equilibrio, perché in tempi di crisi stimolano artificialmente i guadagni e sostengono un equilibrio sempre più instabile. Queste politiche gravano sui contribuenti e non fanno che rimandare il problema. Robert Lucas Jr. ha recentemente applicato questa visione all'impatto della politica economica, sostenendo che le "aspettative razionali" degli individui verso una data politica influiscono sulle loro reazioni, determinando l'impatto della politica stessa. Quest'ultima, dal canto suo, non può indurre una reazione o un'altra; al contrario, solo la credibilità del governo permette alla politica di modificare il comportamento individuale rispetto a quello indotto dall'aggiustamento del mercato.

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Pagina 14

MARXISMO



In 3 secondi

Il capitalismo richiede il profitto, il profitto richiede lo sfruttamento. Ma lo sfruttamento può creare un sistema socialista?


Approfondimento

Per molti, la caduta del Muro di Berlino nel 1989 e il collasso dell'Unione Sovietica confermano il fallimento del marxismo. Tuttavia, qual è il contributo positivo del marxismo alla comprensione della moderna economia capitalista? Se andiamo oltre l'eredità della dittatura sovietica, la critica marxista al capitalismo offre un punto di partenza per capire le iniquità tuttora esistenti.


Teoria in 30 secondi

Scrivendo all'ombra della Rivoluzione industriale del XIX secolo, Marx cercò di mostrare il vero volto del capitalismo industriale moderno. Egli sosteneva che tutti i beni — ciò che viene prodotto per la vendita — hanno un valore d'uso e uno di scambio. Per esempio, una sedia ha un dato valore d'uso (fornisce un posto comodo per leggere questo libro) e uno di scambio o monetario (è costata più di quanto speravate). Marx usò questa intuizione per sostenere che anche il lavoro è un bene ed è parte integrante della crescita del capitalismo. Il valore d'uso del lavoratore è la capacità di produrre beni, ricompensata con un equo valore di scambio, o salario, che copre i costi essenziali della vita. Quando però il valore d'uso del lavoratore viene combinato con i macchinari del datore di lavoro, i beni prodotti valgono più del valore di scambio del lavoratore; si genera così un surplus, che costituisce il profitto del datore di lavoro e che Marx definiva "sfruttamento". Attraverso il profitto, il capitalismo può crescere ed espandersi, grazie a uno sfruttamento sempre maggiore. Per Marx, questa espansione produceva anche le contrapposizioni che avrebbero portato i lavoratori ad assumere il controllo dei mezzi di produzione (fabbriche e macchinari), istituendo così un'economia socialista.

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Pagina 16

ECONOMIA KEYNESIANA (POSITIVA)



In 3 secondi

I cicli economici sono determinati da quanto la gente è disposta a spendere. Quando la domanda cala, si entra in recessione.


Approfondimento

La domanda è un aspetto importante del funzionamento dei sistemi economici. Ma non è il solo: sul lungo termine, per esempio, gli investimenti e l'innovazione sono essenziali. Inoltre, dopo aver stabilito che i governi potrebbero manipolare la domanda aggregata per gestire l'economia, la teoria non specifica come: attraverso una politica monetaria o una fiscale? Tutto ciò, inoltre, non significa che il governo abbia effettivamente i mezzi per agire in modo efficace.


Teoria in 30 secondi

La crescita economica non è un processo continuo. Sul lungo termine, la tendenza è stata al rialzo, almeno nelle economie sviluppate, ma sul breve termine la crescita economica è costellata dai cosiddetti cicli economici. I boom economici coincidono con un'accelerazione della crescita ed elevati tassi di occupazione, cui fanno da contraltare i periodi di recessione, quando l'economia si contrae e la disoccupazione aumenta. Ma cosa determina l'estensione di queste oscillazioni? L'economia classica affermava che i prezzi, compresi i salari, rispondono in fretta ai cambiamenti nell'offerta e nella domanda, e che i mercati, di conseguenza, si adattano rapidamente agli shock. In base alla teoria classica, dunque, i cicli economici non dovrebbero dare origine alla disoccupazione di massa. Keynes, invece, considerando l'esperienza della Grande depressione, dissentiva. Secondo l'economista, infatti, la domanda aggregata (la domanda totale effettiva di beni e servizi all'interno di un sistema economico) era un fattore chiave del ciclo economico. Durante le recessioni, la domanda aggregata tendeva a calare, il che peggiorava il ciclo economico e portava a prolungati periodi di disoccupazione. Questa idea portò Keynes a concludere che, manipolando la domanda aggregata, i governi possono influenzare il ciclo economico, livellandolo e riducendo la volubilità dello sviluppo capitalista.

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Pagina 62

IPOTESI DELL'INSTABILITA FINANZIARIA



In 3 secondi

La stabilità rende avventati: si presta eccessivamente e si contraggono debiti più ingenti di quelli che si possono onorare. E i default che ne conseguono causano una crisi finanziaria.


Approfondimento

La teoria di Minsky sembra particolarmente adatta a spiegare la crisi finanziaria della fine del primo decennio di questo secolo. A fronte del continuo aumento dei prezzi delle case, i consumatori hanno stipulato mutui che potevano ripagare solo con la rivalutazione del prezzo dell'immobile. Gli istituti di credito sono diventati più aggressivi, offrendo prestiti rischiosi, non solo i mutui "subprime", ma anche prestiti ad altre aziende. Quando i debiti hanno iniziato ad andare insoluti, i prestiti, da macchine da profitto quali erano, si sono trasformati in vere condanne a morte per chi li aveva concessi.

Teoria in 30 secondi

La recente crisi finanziaria è stata provvidenziale per la fama postuma di Hyman Minsky , un economista che, in vita, è sempre rimasto ai margini. Minsky sosteneva che le crisi finanziarie sono endemiche nel capitalismo. Esse insorgono perché in tempi di prolungata prosperità si tende a concedere e a richiedere prestiti in maniera più sconsiderata. In ragione di ciò, nel sistema finanziario si creano delle bolle speculative. Mentre prima a chiedere denaro in prestito erano i cosiddetti hedge borrowers, cioè persone in grado di ripagare sia il capitale sia gli interessi con i propri guadagni, col passare del tempo si è passati alla figura dello speculative borrower o del Ponzi borrower, i quali sono in grado di ripagare con i propri guadagni solo gli interessi, e a volte nemmeno quelli, tanto che spesso si trovano a dover vendere i propri beni per pagare i debiti. Il problema è che, così facendo, l'intero sistema rischia di affondare: con l'avvento dello speculative borrower e del Ponzi borrower la quantità di debito nel sistema lievita finché non diventa chiaro che non può essere ripagato e che qualcuno dovrà pagare il prezzo di questa insolvenza sistemica. I debitori diventano insolventi, i prestatori contraggono il credito e tutto questo porta l'economia alla recessione.

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Pagina 136

MANO INVISIBILE

In 3 secondi

Per creare più ricchezza, basta pensare a se stessi.


Approfondimento

Sembra piuttosto semplice, ma funziona veramente? Non sempre. Persino Adam Smith riconosceva che l'interesse personale per la creazione della ricchezza aveva dei limiti e riteneva che il governo dovesse entrare in azione per proteggere la proprietà privata e fornire beni pubblici, come le strade. Si consideri l'esempio dei beni ambientali: la teoria di Hardin della "tragedia dei beni comuni" dimostra che quando diversi attori, usando una risorsa condivisa, perseguono un guadagno individuale, la risorsa si esaurirà, a meno che non vengano messi in campo forti diritti di proprietà.


Teoria in 30 secondi

Un macellaio non vende carne per altruismo; taglia e affetta per trarne un profitto. Ma per vendere la carne deve fare attenzione a ciò che vogliono i suoi clienti. Così, per perseguire la ricchezza, il macellaio serve i bisogni della società, e in un'economia di mercato, almeno secondo Adam Smith, la maggior parte delle persone si comporta allo stesso modo. In altre parole, quando gli individui possono scegliere liberamente cosa produrre, la "mano invisibile" della concorrenza guida lo scambio di beni e servizi in modo tale che l'avidità personale porti al guadagno collettivo. Per esempio, quando gli imprenditori vogliono aumentare il volume di affari, abbassano i prezzi. Si tratta di un processo dinamico favorevole a tutti, che si autoregola e si adatta automaticamente. Smith usava questa teoria per criticare la regolamentazione statale e il protezionismo in un'economia di mercato, anche se, affinché la mano invisibile funzioni a dovere, la società deve avere forti diritti di proprietà, codici legali e morali, e scambio di informazioni. Smith viene spesso considerato, e a ragione, il "padre dell'economia". La sua teoria della mano invisibile, spiegata ne La ricchezza delle nazioni del 1776, guidò l'economia classica per oltre 150 anni e informa ancora oggi il dibattito economico.

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Pagina 152

IPOTESI DEL MERCATO EFFICIENTE

In 3 secondi

Pensate di poter prevedere le mosse del mercato azionario? È un'impresa inutile, a meno che non sappiate qualcosa che il mercato non sa.


Approfondimento

Gli ultimi vent'anni, e soprattutto la grande crisi finanziaria del 2007-2009, hanno fatto sorgere parecchi dubbi riguardo all'ipotesi del mercato efficiente. Molti grandi esperti dei mercati finanziari, come Martin Wolf del Financial Times di Londra, la considerano inutile. La principale critica che le viene mossa è che non tiene in considerazione gli aspetti psicologici del funzionamento della finanza, ciò che alcuni economisti eterodossi hanno chiamato "istinto del gregge".


Teoria in 30 secondi

Oggi, la finanza sembra il tema centrale dell'economia, ma in passato veniva presa in esame solo dopo che gli economisti avevano sviluppato delle teorie sul funzionamento dei "veri" sistemi economici. Per molti fautori del libero mercato, i mercati finanziari funzionano sulla base dell'ipotesi del mercato efficiente, una sorta di adattamento della più generale teoria dell'equilibrio. Presuppone che in un mercato finanziario, come Wall Street, i prezzi dei beni scambiati, in questo caso azioni e obbligazioni, riflettano già tutta la conoscenza disponibile su di essi. Per questo, è virtualmente impossibile per un investitore realizzare guadagni consistenti speculando sui prezzi di questi investimenti perché, se non emergono nuove informazioni ad alterare il valore di un bene, nessuno può davvero sapere come evolverà il suo prezzo. Ciò significa che quando si specula si può solo sperare nella fortuna, o disporre di informazioni riservate, cosa che però è illegale. L'ipotesi del mercato efficiente ha circolato per decenni fra gli economisti prima che Eugene Fama, a Chicago, ne formulasse una versione standard. È stata la teoria principale per analizzare i mercati finanziari fino agli anni '90, quando la volatilità finanziaria e l'"euforia irrazionale" sono diventate la norma.

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