Copertina
Autore Alessandro Paronuzzi
Titolo Fratelli a quattro zampe
SottotitoloUn anno da veterinario
EdizioneEmmebi, Firenze, 2011, Animali , pag. 144, cop.fle, dim. 14x21x1,3 cm , Isbn 978-88-89999-64-6
PrefazioneMargherita Hack
LettoreSara Allodi, 2011
Classe animali domestici
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Indice


Prefazione di Margherita Hack     9

Gennaio                          15
Febbraio                         27
Marzo                            43
Aprile                           57
Maggio                           69
Giugno                           83
Luglio                           91
Agosto                          101
Settembre                       109
Ottobre                         119
Novembre                        125
Dicembre                        135


 

 

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Pagina 22

Più intelligente il cane, che fa tutto quello che gli chiediamo di fare – o più intelligente il gatto, che fa rigorosamente quello che vuole fare lui? Vexata quaestio destinata a rimanere irrisolta. Sì, d'accordo, ormai lo sanno tutti che esistono tantissimi generi di intelligenza (Gardner ne ha individuati nove, per il momento) e che le varie specie di animali eccellono ciascuna in campi distinti. Il cane per esempio possiede un'intelligenza spiccatamente sociale, gli piace concertare i suoi giochi e le sue attività con l'uomo o con i suoi simili; mentre il gatto ha un'intelligenza di tipo euristico: si diverte a risolvere, da solo, problemi e impegnative situazioni di scacco. D'accordo, però non basta, non ci soddisfa pienamente; e noi continueremo a chiederci e a chiedere: "Ma secondo te è più intelligente il cane o il gatto?". E a seconda della nostra preferenza forniremo qualche indicazione sulla nostra più intima natura.

Natalia Aspesi nella sua rubrica "Questioni di cuore" de il Venerdì di Repubblica in una risposta ad una disincantata lettrice parla del suo gatto: "Essendo io innamorata della mia rossa gatta Miranda, che per pura egoistica comodità si rifugia dietro al mio computer acceso e perciò caldo, capisco ogni eccesso gattofilo. (...) Miranda me l'ha regalata il mio compagno che, temo, lei ami di più, se non altro perché lui è un diabolico intrattenitore e le costruisce meravigliose casette per l'albero del giardino, in cui lei si rifugia guardando il mondo dall'alto. Io vorrei rassicurarla, se noi non ci fossimo più, Amelia (la gatta della lettrice) e Miranda forse ci resterebbero male per un po', ma si adatterebbero a un altro caldo computer e a lasciarsi amare dagli altri: perché la misteriosa saggezza dei gatti è infinita".

Ma non sempre è così. Ci sono anche gatti – forse meno saggi ma ugualmente misteriosi – che, dopo la morte del loro proprietario, si lasciano morire di fame, non toccano più il cibo.

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Pagina 28

Credo che anche nei cani come nelle persone sia possibile ritrovare i quattro classici temperamenti ippocratici: il collerico, il sanguigno, il flemmatico e il malinconico.

Il collerico corrisponde all'elemento del fuoco; possiede una grande energia e reattività. La sua necessità di movimento è massima, è molto esigente nei rapporti con il prossimo e avverte la necessità di giudicare e di dividere il mondo tra bene e male. È portato al comando.

Il sanguigno corrisponde all'elemento aria. La sua è un'energia soprattutto mentale; gli piace cooperare e sa essere propositivo; possedendo capacità organizzative, può diventare un ottimo punto di riferimento per chi gli vive accanto.

Il flemmatico corrisponde all'elemento acqua. Ha un debole per la vita comoda; si muove volentieri solo se c'è uno stimolo, prevalentemente di carattere appetitivo.

Infine il malinconico, che corrisponde all'elemento terra. "La malinconia è la gioia di esser tristi", ha scritto Victor Hugo: la sua energia è minima, ma ben radicata. Lento nel passo e abitudinario, poco sensibile agli stimoli esterni, è in realtà dotato di una forza spirituale per certi versi insospettabile.

Nella scelta di un cane destinato a diventare nostro compagno dovremmo sempre tenere presente la nostra natura, ed indirizzarci verso chi ci somiglia: tenendo presente che se la razza può manifestare qualche inclinazione verso un temperamento piuttosto che un altro, in realtà sarà sempre l'individuo a prevalere, con la sua personalissima ed unica impronta.


1910 – 2010: cento anni dalla morte di Jules Renard, un autore che amo moltissimo per le sue Storie naturali, ma soprattutto per i suoi diari. E l'anniversario passerà sotto silenzio, ignorato dai media.

Per converso e per celebrare a modo mio questa ricorrenza decido di riprendere a leggere – credo per la terza volta – questi diari: due volumi stampati nel lontano giugno 1945 (Editoriale Domus, Milano) quando si era appena conclusa la seconda guerra mondiale. Sono due tomi particolarmente cari, più di ottocento pagine, che ho rinvenuto in una delle librerie dell'usato. Lo stile di Renard è "uno stile verticale, a taglio di diamante, senza sbavature" (a definirlo così è lo stesso Renard). Quello che mi piace in particolare è lo sguardo attento verso i piccoli fatti quotidiani, e la sua sensibilità verso il mondo animale. Un vero e proprio zoo in punta di spillo.


Raffigura l'ideale della calma con l'immagine di un gatto seduto. (JR, Diario, 30.01.1889)

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Pagina 38

C'è chi i gatti li fotografa e chi invece se li mangia. Alla trasmissione televisiva La prova del cuoco, il popolare varietà culinario di Rai Uno, Beppe Bigazzi propone ai telespettatori una ricetta a base di gatto confessando la sua predilezione per le carni di questo animale: "In Valdarno, lo si teneva per tre giorni nelle acque del torrente – ha raccontato nella diretta televisiva – così da frollare bene le sue saporite carnine bianche".

Il giorno dopo, naturalmente, immancabili le sacrosante reazioni scandalizzate da parte di tutto il mondo animalista. La conduttrice si scusa, il giornalista gastronomo viene sospeso dalla RAI.


A letto con l'influenza. Bubu salta sulle coperte e mi tiene compagnia tutto il tempo. Anche questa è pet therapy.


– Pronto? Buongiorno...

– Buongiorno! Con chi parlo?

– Volevo sapere se nel vostro canile è possibile adottare un barboncino nano... femmina. Di tre... anche quattro mesi.

– No.

– Grazie.

– Prego.

Chiedere è lecito, rispondere è cortesia.


Su la Repubblica di oggi, tre pagine dedicate al vegetarianesimo con un lungo articolo dello scrittore Jonathan Safran Foer, che per l'editore Guanda ha recentemente pubblicato il libro Se niente importa. Perché mangiamo gli animali? L'autore, convertitosi ad un'alimentazione priva di carne, si propone "di dare agli animali da allevamento una vita buona come quella che diamo ai nostri cani ed ai nostri gatti, e una morte facile come quella che diamo ai nostri compagni animali sofferenti e all'ultimo stadio di malattia".

Leggo questi servizi sempre con particolare disagio e con un senso di colpa imputabile al fatto che io non sono vegetariano. Peraltro apprendo che i vegetariani in Italia sono già più di sette milioni e di questi il 10% sono vegani, cioè coloro che nella loro alimentazione escludono anche tutti i prodotti di origine animale, come il latte e le uova. È un numero destinato ad aumentare nel prossimo futuro; se il trend di crescita sarà rispettato nel 2050 l'Italia diventerà il primo paese d'Europa ad avere rinunciato ai piaceri della carne.

Sull'argomento mi esprimo parafrasando Sant'Agostino: "Signore, fammi diventare vegetariano. Ma non subito..." Per quanto riguarda la vita buona che l'autore si augura per gli animali da reddito, il mio pensiero è che se diventassimo tutti vegani in pochi decenni molte delle specie degli animali da reddito diventerebbero a rischio d'estinzione.


12 luglio 1967. Visita ai macelli della Villette. Quei tori che non vogliono entrare nel mattatoio, che sicuramente avvertono dall'odore ciò che li attende, vengono spinti da dietro. Uno di loro, al momento di entrare, lanciò un muggito straziante. Un altro aveva negli occhi un'espressione di angoscia contagiosa, terribile.

Si dice: hanno paura perché vedono. Macché, hanno paura prima di vedere, già fiori. Sicuramente è l'odore.

Il macello israelita – il più crudele. Almeno cinque minuti di agonia. E poi quel mezzo rabbino con il coltello in mano, per provocare il dissanguamento, che spettacolo odioso! Per tutto il tempo che sono rimasto nei macelli, ho pensato ai campi di concentramento. L'Auschwitz delle bestie.

(E. M. Cioran, Quaderni 1957–1972)


Andando a fare la spesa con Ad. in un supermercato di Monfalcone vedo in offerta speciale a 4,99 euro l'uno dei simpaticissimi cuccioli di peluche; sull'etichetta viene specificata la razza. Com'è che nascono le idee? Sono sempre così improvvise? Non posso fare a meno di abbandonare mia moglie ai suoi acquisti e di prendere un altro carrello, che riempio di cagnolini. Ne prendo cinque per ogni razza disponibile: dalmata, cocker spaniel, bassethound (i più espressivi), bulldog, carlini. Quando mi avvio alla cassa, la gente intorno mi sorride: "Ha fatto il pieno di cani? Ce la farà a mantenerli tutti?" Il cane, si sa, è un grande 'catalizzatore sociale': lo è anche di peluche... Rientrato a casa, per l'ora di cena telefono a Maristella, la presidente dell'ABIO Trieste, associazione della quale sono volontario ormai da diversi anni: le propongo di venirmi a trovare il giorno dopo in ufficio perché mi è venuta un'idea...

L'idea è quella di svolgere nell'ospedale per l'infanzia "Burlo Garofolo" degli 'incontri con il veterinario'. In luogo degli animali veri – la cui presenza comporterebbe evidenti problemi, specialmente di carattere igienico-sanitario – ai bambini verranno distribuiti degli animali di peluche. Intendo, racconto a Maristella, riprodurre nella sala giochi dell'ospedale l'ambiente di un ambulatorio veterinario con la sala d'attesa e la sala delle visite, separate da una parete immaginaria. Voglio far sedere i bambini nella improvvisata sala d'attesa assegnando a ciascuno di loro un cagnolino, un gatto o un criceto e poi, uno alla volta, farli accomodare nell'ambulatorio simulando una vera e propria visita e utilizzando gli strumenti più quotidiani del veterinario (termometro, fonendoscopio, otoscopio). Naturalmente bisognerà lavorare un po' di fantasia... inventare delle storie... ma i bambini in questo sanno essere più bravi di noi adulti. Saranno degli incontri ricreativi e formativi nello stesso tempo... Maristella è subito entusiasta della mia proposta, ci vogliono solo pochi minuti per avere la sua approvazione.

Si comincerà nel prossimo marzo, il secondo e il quarto mercoledì di ogni mese. Ci vuole un titolo per l'iniziativa... non può che essere: "Micio Micio Bau Bau"!

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