Autore Martha C. Nussbaum
Titolo Persona oggetto
EdizioneErickson, Trento, 2014 [1995], I mattoncini , pag. 118, cop.fle., dim. 12x19x1 cm , Isbn 978-88-590-0555-1
CuratoreRiccardo Mazzeo
PrefazioneBrunella Schisa
TraduttoreRiccardo Mazzeo
LettoreGiorgia Pezzali, 2015
Classe femminismo , psicologia , critica letteraria , erotica












 

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Indice


Presentazione all'edizione italiana
(Brunella Schisa)                                        7


Introduzione                                            13

Sette modi di trattare una persona come una cosa        31

Kant e le femministe radicali                           53

Una parte meravigliosa della vita sessuale?             67

Conclusioni                                            109

Bibliografia                                           115


 

 

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Pagina 7

Presentazione all'edizione italiana

di Brunella Schisa


C'è stata un'epoca in cui l'ossessione delle femministe più feroci era l'oggettualizzazione. Un parola che disumanizzava le donne riducendole a oggetti sessuali, a cose, a merci. Era l'epoca in cui le donne scoprivano l'orgasmo, il clitoride e se lo contemplavano allo specchio non senza sorpresa. Nel 1995, quando l'oggettualizzazione era ancora moralmente censurata, la grande filosofa americana Martha Nussbaum scrive un breve saggio per definire i confini del «corpo dell'altro» toccando un nervo scoperto non solo per il movimento femminista ma per tutte le scienze sociali. L'autrice individua e analizza i limiti morali, fisici, psicologici che vietano di trasformarlo in «oggetto». Non rispettare il corpo significa strumentalizzarlo, privarlo di autonomia, considerarlo inerte; intercambiabile; violabile, come una proprietà. Significa spogliarlo della sua soggettività, calpestando il presupposto kantiano secondo cui ogni persona «è un fine in sé».

La lettura di Persona oggetto oggi, in piena ubriacatura da politically correct in cui non si discute più di tette ma di quote rosa, sembra oltremodo opportuna. Basti pensare che da un recente sondaggio risulta che tre socialisti francesi su quattro vorrebbero Dominique Strauss-Kahn, il simbolo del sopruso e della rapacità maschile, come nuovo leader.

Secondo l'autrice gli esseri umani non sono riducibili alle mere maschere sociali che indossano per vivere. Posseggono altre identità che pulsano dentro, al di là della razionalità loro imposta dallo stare al mondo, hanno bisogni acquitrinosi, «indecenti», che urlano per ottenere soddisfazione.

L'opposizione tra anima e corpo è stata ampiamente studiata dall'antropologia, dalla semiologia. dalla linguistica, dalla medicina e dalla psicoanalisi. A Nussbaum basta la letteratura e attraverso l'analisi di alcune pagine di cinque scrittori, giunge a una conclusione per nulla scontata. Con buona pace delle femministe radicali, sostiene che in alcune situazioni erotiche, in cui ci sono consenso e parità, trattare il corpo come oggetto non solo giova al sesso ma può essere «meraviglioso».

Sceglie D.H. Lawrence , James Joyce , Alan Hollinghurst, Henry James , Laurence St. Clair (alias James Hankinson), distinguendo come l'autore implicito (cioè colui che rappresenta la visione della vita del romanzo) e l'autore reale affrontano il tema. La letteratura può congiungere o separare il corpo e l'anima, può avvicinare o allontanare il cuore e la mente con linguaggi sempre nuovi.

Quello di Michel Houellebecq in Piattaforma è scioccante quando racconta la decadenza dell'Occidente che stupra un mondo miserabile col turismo sessuale. «Giovinezza, bellezza, forza: i criteri dell'amore fisico sono esattamente gli stessi del nazismo», scrive in La possibilità di un 'isola.

Secondo Nussbaum non ci sono attenuanti per chi non dà alcun valore al corpo dell'altro, anche se la controparte è consenziente. In letteratura invece è possibile e la morbosità sadomasochista ha generato diverse eroine. Justine, ad esempio, e due secoli dopo O. la protagonista di Histoire d'O, scritto da una donna dietro pseudonimo. Sia per il Marchese de Sade che per Pauline Réage la natura è l'unica dominatrice dell'essere umano.

[...]


Con il Novecento si scoprono anche le nevrosi e gli scrittori se ne fanno carico: nevrosi isterica per Zeno, schizofrenia paranoide per don Gonzalo della Cognizione del dolore. La letteratura va alla ricerca dei motivi veri che stanno dietro le cose, analizza i conflitti interiori che danno forma alle persone e ai loro comportamenti. Quando il corpo si trasforma in un ostacolo, emergono due modi di trattarlo: con la violenza di Faulkner in Santuario o con l'ironia di Alberto Moravia in Io e lui. Nussbaum ci mette in guardia dalle diverse interpretazioni dell'oggettualizzazione. Ma il dibattito che agita la società e alimenta la letteratura non finirà mai e ci sarà sempre qualcuno che in buona o cattiva fede mescolerà nello stesso calderone la rapacità che nega l'individuo e le sacrosante trasgressioni sessuali.

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Pagina 13

Introduzione


                                    Θ vero, e va sottolineato, che le donne sono
                                    oggetti, merci, alcune giudicate più costose
                                    di altre — ma è solo affermando ogni volta
                                    la propria umanità, in tutte le situazioni,
                                    che si diventa qualcuno come contrapposto a
                                    qualcosa. Θ questo, dopotutto, il cuore
                                    della nostra lotta.
                                                    Andrea Dworkin, Woman Hating



L'oggettualizzazione sessuale è un concetto familiare. Dopo essere stato un termine relativamente tecnico della teoria femminista, associato in particolare all'opera di Catharine MacKinnon e Andrea Dworkin, la parola «oggettualizzazione» è ormai entrata nella vita quotidiana di molte persone. Θ frequente sentirla usare per criticare gli annunci pubblicitari, i film e altre rappresen- tazioni, e anche per esprimere scetticismo rispetto agli atteggiamenti e le intenzioni di una persona nei confronti di un'altra, o di sé nei confronti di qualcun altro.

[...]


Inizierò con una serie di esempi a cui farò riferimento nel prosieguo della trattazione. Sono tutti esempi di quella che potrebbe plausibilmente essere definita l'oggettualizzazione di una persona da parte di un'altra, il vedere e/o trattare qualcuno come un oggetto. In tutti questi casi, la persona oggettualizzata è un partner sessuale o un aspirante partner sessuale, sebbene il contesto sessuale non sia prominente allo stesso modo in tutti questi casi. Ho scelto deliberatamente gli esempi da una grande varietà di stili; e non ho ristretto il mio campione all'oggettualizzazione di donne da parte di uomini poiché abbiamo bisogno di riuscire a chiederci come le nostre valutazioni dei casi siano influenzate da questioni più vaste relative al contesto e al potere sociale.


1.

Ondate di desiderio gli facevano pulsare il sangue nelle vene. Ella era lì, bisognava che riuscisse a raggiungerla: ed ecco, si sentì assorbire dalla sostanza di quell'essere, distinto dal suo. Senza più nulla intendere, si protese verso di lei, sempre più vicino, per raggiungere l'adempimento supremo di se stesso, per venire accolto dalla tenebra dell'annientamento, che lo avrebbe ingoiato per poi restituirlo a se stesso. Se fosse riuscito a penetrare nel cuore incandescente della tenebra, a cancellare il proprio io, a lasciarsi distruggere, consumare da quell'ardore fino a divampare con lei in una sublimazione unica, quello sarebbe stato l'adempimento supremo. [D.H. Lawrence, The Rainbow ]


2.

Siccome doveva esser venuto 3 o 4 volte con quella sua grossa bestia d'un coso tutto rosso che si ritrova credevo che gli scoppiasse la vena o come cavolo la chiamano anche se poi il naso non ce l'ha così grosso mi sono levata tutta la roba di dosso con le tendine abbassate con tante ore che ci avevo messo a vestirmi e profumarmi e pettinarmi là quel coso come un pezzo di ferro o una grossa sbarra sempre dritta doveva aver mangiato mi pare ostriche una qualche dozzina era in vena di cantare no in vita mia mai trovato uno che l'avesse di quella misura roba da farti sentire tutta gonfiata che dopo deve aver mangiato un bue ma che razza d'idea crearci con un buco in mezzo tipo stallone dove te lo ficcano dentro perché loro non vogliono altro da te tutti con quegli sguardi biechi da fissati tanto che dovevo tenere gli occhi socchiusi però di sborra ne aveva mica tanta. [James Joyce, Ulisse ]


3.

Lei ha ancora un lenzuolo sul corpo, drappeggiato e avvolto sulle sue forme. Non si muove. Potrebbe essere morta, pensa Macrae [...] D'improwiso il desiderio di accendere le lacrime nel suo corpo come un elettroshock, seimila volt di violenza, sacrilegio, la brama di profanare, di distruggere. I pollici di lui si uniscono contro la spaccatura del culo di lei, con le unghie verso l'interno, nocca dura contro nocca, e si tuffano fino ai palmi dentro di lei. Un urlo sottomarino si leva dal verde profondo dei sogni di lei che si strappa verso il risveglio, semisveglia, semisognante priva del senso di sé [...] e un forte dolore la pugnala alle viscere [...] Isabelle apre gli occhi, senza sapere ancora dove o che cosa o perché, con la faccia bloccata contro l'intonaco che si incrina [...] mentre Macrae scava più a fondo traendo un altro urlo dalle sue viscere, e la testa sobbalzante di lei picchia forte contro il muro, [...] e i suoi palmi toccano le mani di Macrae, ancora strette come una morsa attorno al suo culo, impastando, maneggiando, con una violenza nata dalla disperazione e dal desiderio, il desiderio di averla così completamente [...] che sembra come se volesse strapparle la carne dal corpo per assorbirla, frantumarla, liquefarla fra le sue mani [...] E Isabelle [...] sente una voce che grida «Non fermarti; non fermarti», una voce che urla da qualche parte profonda dentro di lei da epoche passate, voci ancestrali da un tempo in cui il mondo era giovane, «non fermarti, non fermarti». Θ più vicina adesso, questa voce atavica, e lei si rende conto sorpresa che proviene dalla sua bocca, sono le sue labbra che si muovono, è la sua voce. (Laurence St. Clair, Isabelle and Véronique: Four Months, Four Cities ]


4.

Tre immagini dell'attrice Nicollette Sheridan mentre gioca al Chris Evert Pro-Celebrity Tennis Classic, con la gonna sollevata per rivelare la sua biancheria intima nera. Didascalia: «Perché amiamo il tennis». [Playboy, aprile 1995]


5.

All'inizio ero imbarazzato quando avevo un'erezione nelle docce. Ma al Corry c'era un grande insaponamento di cazzi con fini di deliberata eccitazione e per molti soci era normale avere un'erezione ogni giorno. Le mie, anche se meno regolari, erano, credo, oggetto di speranza e di attesa. [...] Questa mescolanza di nudi, che era una sorta di centro rituale della vita del club, produceva incitamenti impropri a relazioni ideali e ad accadimenti poliandri che non sarebbero mai soprawissuti nel mondo delle giacche e delle cravatte, delle mollette da ciclista e dei montgomery. E come sono difficili le distinzioni sociali nelle docce. Come potevo sorridere al mio enorme vicino africano, che rispondeva ora in maniera elefantiaca alla mia stessa erezione e nello stesso tempo lanciava occhiatacce al disastroso semiragazzo che sogghignava sotto il getto successivo? [Alan Hollinghurst, The Swimming-Pool Library ]


6.

Lei aveva passato il braccio in quello di lui, e gli altri oggetti della stanza, gli altri quadri, i divani, le poltrone, i pezzi «importanti», ciascuno eccelso nel suo genere, si protendevano intorno a loro, coscientemente, per aver riconoscimento e plauso. I loro occhi passavano insieme da un oggetto all'altro, assorbendone tutta la nobiltà: quasi a misurare, per lui, la saggezza delle vecchie idee. Le due nobili persone che conversando prendevano il tè entrarono a far parte di questo splendido effetto e della generale armonia: la signora Verver e il Principe, benché involontariamente, si ritrovarono ad esser senz'altro «messi a posto», come alte espressioni del tipo di mobilia umana che una scena simile, esteticamente, richiamava. La fusione della loro presenza con gli elementi decorativi, il loro contributo al trionfo di quella scelta, era completo, mirabile; anche se, a uno sguardo più prolungato, a uno sguardo più penetrante di quanto non lo richiedesse in verità l'occasione, avrebbero potuto configurarsi anche come attestazioni concrete di una rara capacità d'acquisto. C'erano tante cose nel tono con il quale Adam Verver riprese a parlare, e chi potrebbe dire dove si arrestava il suo pensiero?

«Le compte y est. Hai qualcosa di buono.» [Henry James, The Golden Bowl ]




La maggior parte di queste opere e autori sono familiari. Il romanzo di Hollinghurst sulla Londra gay prima dell'Aids è stato largamente salutato come uno dei romanzi erotici più importanti degli anni Ottanta. Per coloro che non conoscono l' œuvre di Laurence St. Clair, basterà probabilmente spiegare che St. Clair è lo pseudonimo di James Hankinson, docente di filosofia greca antica e professore di filosofia all'Università del Texas a Austin, che scrisse questo romanzo per una collana standard di hard-core pornografico, e fu più tardi reso noto come il suo autore.

Abbiamo quindi alcuni esempi di comportamento che sembra meritare, per alcuni aspetti, il nome di «oggettualizzazione». In ciascun caso, un essere umano viene ritratto e/o trattato come un oggetto, nel contesto di una relazione sessuale. Tom Brangwen vede sua moglie come una misteriosa forza naturale inumana, come un «cuore incandescente della tenebra». Molly riduce Blazes Boylan alle sue dimensioni genitali, guardandolo come qualcosa di in qualche modo meno umano dello stallone a cui lo paragona per gioco. L'eroe di Hankinson, Macrae, tratta l'Isabelle addormentata come un essere preumano e preconscio pronto per l'invasione e la distruzione di cui soltanto le parole quasi umane confermano la sua disponibilità alla pena che le viene inflitta. La didascalia di «Playboy» riduce la giovane attrice, una talentuosa giocatrice di tennis, a un corpo pronto per l'uso da parte del maschio: dice, in effetti, che lei crede di mostrarsi come un'abile atleta, ma ciò non di meno in verità sta esibendo se stessa al nostro sguardo come un oggetto sessuale. L'eroe di Hollinghurst rappresenta se stesso come capace di vedere i suoi compagni londinesi quali corpi equamente intercambiabili o persino parti di corpi, sotto lo sguardo sessuale della sala delle docce, uno sguardo apparentemente indipendente da considerazioni deformanti di classe o di rango. Maggie e Adam contemplano il proprio rispettivo sposo o sposa come pezzi di antiquariato inestimabili che hanno collezionato e disposto.

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Pagina 31

Sette modi di trattare una persona come una cosa


Ora dobbiamo cominciare l'analisi. Suggerisco che in tutti i casi di oggettualizzazione il punto è la questione di trattare una cosa come se fosse un'altra: si tratta come un oggetto ciò che in realtà non è un oggetto, ciò che è, di fatto, un essere umano. La nozione di umanità è implicata in un modo molto kantiano nella mia citazione da Dworkin che ho posto come epigrafe, e penso che sia implicita nella maggior parte delle critiche dell'oggettualizzazione nella tradizione di MacKinnon e Dworkin. Oltre a ciò, tuttavia, dobbiamo chiederci che cosa sia implicato nell'idea di trattare come un oggetto. Ritengo che in quest'idea siano coinvolte almeno sette nozioni:

1. Strumentalità. L'oggettualizzatore tratta l'oggetto come uno strumento al servizio dei suoi scopi.

2. Negazione dell'autonomia. L'oggettualizzatore tratta l'oggetto come privo di autonomia e autodeterminazione.

3. Inerzia/passività. L'oggettualizzatore tratta l'oggetto come privo di agency, e forse anche di attività.

4. Fungibilità. L'oggettualizzatore tratta l'oggetto come intercambiabile (a) con altri oggetti dello stesso tipo e/o (b) con oggetti di altro tipo.

5. Violabilità. L'oggettualizzatore tratta l'oggetto come privo di integrità e di confini, come qualcosa che è permesso rompere, fracassare, invadere.

6. Proprietà. L'oggettualizzatore tratta l'oggetto come qualcosa che è posseduto da un altro, che può essere comprato o venduto, ecc.

7. Negazione della soggettività. L'oggettualizzatore tratta l'oggetto come qualcosa la cui esperienza e i cui sentimenti (seppur ve ne siano) non devono essere presi in considerazione.


Ciascuna di esse è una caratteristica del nostro trattamento delle cose, benché naturalmente non si trattino tutte le cose come oggetti in tutti questi modi. Trattare le cose come oggetti non equivale a un'oggettualizzazione poiché, come ho suggerito, l'oggettualizzazione implica far diventare una cosa, trattare come una cosa, qualcosa che in realtà una cosa non è.

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Pagina 43

Tralascio le questioni per altro affascinanti dell'oggettualizzazione di piante e animali, e passo ad alcuni casi che coinvolgono il trattamento di esseri umani da parte di altri esseri umani. Per il momento lasciamo da parte l'ambito sessuale. E consideriamo prima di tutto la relazione fra genitore e figlio. Il trattamento di bambini piccoli da parte dei loro genitori implica quasi sempre una negazione dell'autonomia; implica alcuni aspetti del possesso, benché non tutti. D'altro canto, in quasi ogni tempo e luogo è stato considerato disdicevole che i genitori trattassero i propri figli come privi di integrità corporea — le percosse e l'abuso, ancorché esistenti, sono più o meno universalmente deplorati. Né sarebbe affatto consueto vedere trattare i bambini come inerti o privi di attività. D'altro canto, il grado in cui i bambini possono essere usati come strumenti al servizio degli scopi dei genitori, come esseri di cui non è necessario prendere in considerazione i sentimenti, e persino come fungibili, ha subito consistenti variazioni nello spazio e nel tempo. Le prospettive americane moderne dell'educazione dei figli considererebbero tutte e tre queste forme di oggettualizzazione come danni morali gravi; in altri tempi e luoghi, non erano state certo valutate allo stesso modo.

Consideriamo ora la descrizione di Marx del trattamento oggettualizzante dei lavoratori nella società capitalista (facendo astrazione della questione relativa alla sua verità). L'assenza di una vera autonomia è assolutamente cruciale per l'analisi poiché è anche strumentalità e assenza di preoccupazione per le esperienze e i sentimenti (benché Marx sembri garantire che i lavoratori vengano ancora trattati con qualche persistente consapevolezza della loro umanità e non considerati totalmente come strumenti o perfino come animali). I lavoratori sono anche trattati come quasi completamente fungibili, sia con altri lavoratori dotati di corpi prestanti sia, talvolta, con delle macchine. Non vengono, tuttavia, trattati come inerti: il loro valore per il produttore capitalista consiste appunto nella loro attività. Né Marx, per quanti altri difetti trovi nel sistema, pensa che vengano trattati come fisicamente violabili. La sicurezza fisica dei lavoratori è perlomeno nominalmente protetta, quantunque naturalmente non lo sia del tutto, e il graduale peggioramento della salute a causa di condizioni di vita al di sotto di standard appropriati potrebbe essere vista essa stessa come un tipo di lenta violazione corporale. La violazione spirituale, d'altro canto, costituisce il cuore di ciò che Marx pensa avvenga ai lavoratori allorché essi sono deprivati del controllo sui mezzi centrali della propria autodefinizione come esseri umani. Infine, i lavoratori non sono esattamente posseduti, e sono certo moralmente diversi dagli schiavi, ma in un senso molto profondo la relazione è quella della proprietà — nel senso, cioè, che ciò che più profondamente appartiene al lavoratore, vale a dire il prodotto del suo lavoro, è ciò che più gli viene tolto. MacKinnon ha scritto che la sessualità sta al femminismo come il lavoro sta al marxismo: in ciascun caso qualcosa che rappresenta nel grado più alto il sé e ciò che si possiede è quel che secondo la teoria viene strappato. Dovremmo tenere a mente questa analogia, quando accediamo all'ambito sessuale.

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Pagina 60

La soluzione di Kant al problema dell'oggettualizzazione e dell'uso sessuale è il matrimonio. Egli sostiene che l'oggettualizzazione può essere resa innocua solo se i rapporti sessuali sono limitati a una relazione che è strutturata istituzionalmente in modi che promuovono, per lo meno legalmente, se non moralmente, e garantiscono, reciproco rispetto e riguardo. Se le due parti sono tenute a sostenersi reciprocamente in vari modi, ciò assicura un certo tipo di rispetto per l'altra persona che perdurerà senza essere distrutto dagli ardori dei rapporti sessuali, sebbene, secondo la prospettiva di Kant, questo rispetto e questo «amore pratico» non potranno mai colorare o pervadere l'atto sessuale medesimo. Tipicamente, Kant non è molto preoccupato della natura asimmetrica o gerarchica del matrimonio, o dei suoi aspetti di possesso e di negazione dell'autonomia. Considera tali aspetti normali e appropriati, e non suggerisce mai che l'oggettualizzazione sessuale possa trarre alimento da questi accordi istituzionali.

Per Dworkin e MacKinnon, invece, la gerarchia è alla radice del problema. La mancanza di rispetto che tanti rapporti sessuali mostrano non è, come ho sostenuto, una caratteristica della sessualità in se stessa; è creata da strutture asimmetriche di potere. Il matrimonio, con le sue connotazioni storiche di possesso e di non autonomia, è una delle strutture che rendono la sessualità così perniciosa. Notiamo questo, ad esempio, in Mercy, di Dworkin, in cui la relazione sessuale appassionata e reciprocamente soddisfacente fra Andrea e il giovane rivoluzionario si guasta appena diventano marito e moglie. Incoraggiato dall'istituto del matrimonio, egli comincia ad aver bisogno di affermare sessualmente la sua dominanza, e la relazione degenera in una terribile saga di sadismo e abuso. In questo racconto morale Dworkin illustra la sua convinzione che le istituzioni ci mutilino nonostante le nostre migliori intenzioni, determinando l'erotizzazione di forme di comportamento sessuale che deumanizzano e brutalizzano. Il rimedio per questo stato di cose, suggerisce, non è la singola istituzione, ma piuttosto il graduale disfacimento di tutte le strutture istituzionali che inducono gli uomini a erotizzare il potere. Così le critiche di molestie sessuali, di violenza domestica e di pornografia si combinano come parti di un singolo programma di riforma morale/politica kantiana.

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Pagina 67

Una parte meravigliosa della vita sessuale?


Prima di tornare ai brani, è necessario soffermarci su un punto fondamentale: in materia di oggettualizzazione, il contesto è tutto.

MacKinnon e Dworkin lo assicurano nel momento in cui ribadiscono, correttamente, che analizziamo le relazioni maschio-femmina alla luce di un contesto sociale più vasto e della storia della subordinazione femminile, e sottolineano la differenza tra il significato dell'oggettualizzazione in questi contesti e il significato nell'ambito delle relazioni maschio-maschio e femmina-femmina.

Ma è raro che vadano oltre, esaminando le storie e le psicologie degli individui. (Di fatto, nel giudicare le opere letterarie, le autrici generalmente non guardano all'opera-come-un-testo-globale; persino laddove le narrazioni siano implicate, il contesto viene ritenuto irrilevante.) In un certo senso i dettagli più fini del contesto risultano di scarso interesse per loro, coinvolte come sono in un movimento politico; d'altro canto, simili dettagli sono di considerevole interesse per noi, poiché sosterrò che in molti casi, se non in tutti, la differenza fra un uso deprecabile e uno benigno dell'oggettualizzazione dipenderà dal contesto globale della relazione umana in questione.

Ciò può essere rilevato agevolmente considerando un semplice esempio. W., una donna, sta andando fuori città per un colloquio di lavoro importante. M., un suo conoscente, le dice: «Non è davvero necessario che tu vada. Puoi limitarti a mandare loro qualche fotografia». Se M. non è un caro amico di W., questo è quasi certamente un suggerimento offensivamente oggettualizzante. Riduce W. alle sue parti corporee (e facciali) suggerendo così che le sue capacità professionali e gli altri suoi attributi personali non contino. L'osservazione offende certo l'autonomia di W.; la tratta come un oggetto inerte, rappresentato appropriatamente da una fotografia; può suggerire una qualche forma di fungibilità. Può anche, a seconda del contesto, suggerire una strumentalizzazione: W. verrà trattata come un oggetto per il godimento dello sguardo maschile. Supponete, ora, che M. sia l'amante di W., e che le dica queste parole a letto. Ciò cambia le cose, ma non sappiamo realmente come, perché non ne sappiamo abbastanza. Non sappiamo di che lavoro si tratti (di modella, di insegnante). E non sappiamo abbastanza delle persone. Se di norma M. sminuisce i talenti di lei, l'osservazione è molto peggiore rispetto alla stessa osservazione fatta da un estraneo, e più profondamente incline alla strumentalizzazione. Se, invece, esiste un mutuo rispetto profondamente radicato fra loro, e lui sta semplicemente cercando un modo per dirle quanto sia attraente, e magari per dirle che non vorrebbe che lasciasse la città, allora le cose prendono tutt'altra piega. Potrebbe essere una cosa rischiosa da dire, molto più rischiosa rispetto alla stessa cosa che fosse invece detta da W. a M., data la storia sociale che pervade tutte le relazioni di questo tipo. Tuttavia, si ha la sensazione che la considerazione non sia riduttiva — che invece di togliere qualcosa a W., il complimento rivolto al suo aspetto possa avere aggiunto qualcosa. (Molto dipende dal tono della voce, dai gesti, dal senso dell'umorismo.) Considerate, infine, la stessa osservazione fatta a W. da un amico intimo. W. sa che il suo amico rispetta i suoi talenti, e nutre grande fiducia nell'atteggiamento di lui nei suoi confronti sotto ogni aspetto pertinente all' amicizia, ma si augura che egli possa prestare attenzione al suo corpo una volta tanto. In questo caso, l'osservazione oggettualizzante può essere recepita come una sorpresa piacevole da W., una battuta che racchiude un complimento gradito. Benché abbiamo bisogno di sapere di più riguardo ai contenuti del colloquio, e di come si colleghi alle capacità di W. (e benché sarebbe necessario riflettere sul fatto che è estremamente improbabile, dato il modo in cui vanno le cose nella nostra società, che una simile osservazione possa essere mai fatta da W. a M.), può comunque essere che l'osservazione abbia regalato qualcosa a W. senza toglierle nulla. Θ possibile, naturalmente, che W. reagisca a questo modo perché ha erotizzato la sua stessa sottomissione. Simili affermazioni, come tutte le pretese di cattiva coscienza, sono difficili da giudicare. Ma non mi sembra plausibile che tutti questi casi siano di un tipo del genere. E mi sembra che Dworkin e MacKinnon siano spesso insufficientemente sensibili a tali umane complessità.

Torniamo quindi ai brani. D.H. Lawrence si focalizza, in L'amante di Lady Chatterley come in molti altri casi, sulla rinuncia volontaria all'autonomia e, in un certo senso, alla soggettività. Secondo lui il potere della sessualità viene vissuto nel modo più autentico quando le parti accantonano le loro scelte consce, e persino la loro vita intima fatta sia di movimenti interiori sia di vero e proprio pensiero, e si permettono di essere, in un certo senso, forze naturali simili a oggetti che si incontrano attraverso quella che a lui piace chiamare «conoscenza di sangue». Così Brangwen sente il sangue salire a fiotti in un modo che eclissa la riflessione, che lo lascia incapace di «più nulla intendere». Sua moglie in questo momento gli sembra una presenza misteriosa simile a una cosa — nella sua avvincente metafora, un «cuore incandescente della tenebra» (indicando che l'illuminazione che arriva dalla sessualità richiede, prima di tutto, l'accecamento dell'intelletto). Questa presenza simile a una cosa lo incita non già a un suo uso strumentale, bensì a una specie di resa del suo stesso essere, una specie di arrendevole abnegazione di autocontenimento e di autosufficienza. Questa specie di oggettualizzazione ha quindi le radici in una reciproca negazione di autonomia e di autoconsapevolezza soggettiva. Θ legata all'inerzia, intesa come passività e ricettività, poiché entrambe rinunciano all' agency di fronte al potere del sangue. Θ legata anche alla fungibilità: giacché in un certo senso l'individualità qualitativa quotidiana di Lydia svanisce di fronte al suo desiderio, poiché lei diviene l'incarnazione di qualcosa di originario; e lui, dal canto suo, cancella le proprie modalità quotidiane di autodefinizione, le proprie idiosincrasie, di fronte alla tenebrosa presenza che lo cattura. E c'è anche un legame con la violabilità: giacché nell'ondeggiare del desiderio egli non si sente più chiaramente individuato da lei, sente diventare porosi i suoi confini, sente il desiderio di «lasciarsi distruggere» come individuo, consumato «da quell'ardore». Lawrence, come (e influenzato da) Schopenhauer, vede una connessione fra il predominio della passione e la perdita di confini definiti, la perdita di ciò che Schopenhauer definisce il principium individuationis.

Tutto ciò è oggettualizzazione. E che si trovi la prosa di Lawrence, o persino le sue idee, di proprio gradimento o meno, sembra innegabile che egli colga alcune caratteristiche profonde di almeno alcune esperienze sessuali. (Come ho detto, è proprio questa idea di sessualità che anima le narrazioni di Andrea Dworkin.) Se si dovesse attribuire un senso all'osservazione di Sunstein secondo cui l'oggettualizzazione potrebbe essere considerata una parte meravigliosa della vita sessuale, si potrebbe cominciare a farlo seguendo questa strada. In realtà, ci si potrebbe spingere così lontano da affermare, insieme a Schopenhauer, che questa è una caratteristica necessaria della vita sessuale — benché a me sembri che Lawrence faccia un'affermazione più plausibile quando dice che una simile cessione del controllo non è ubiqua, e può di fatto essere relativamente rara, specialmente in una cultura in cui il riserbo imbarazzato e la repressione dei sentimenti trovano largo spazio.

Vale la pena notare che l'oggettualizzazione di Lawrence è legata frequentemente a un certo tipo di riduzione delle persone a parti del loro corpo, e all'attribuzione di un certo tipo di agency indipendente alle parti corporee. Considerate questa scena tratta da L'amante di Lady Chatterley:

«Fatti vedere!»

Mellors lasciò cadere la camicia e rimase fermo, guardando verso di lei. Un fascio di sole che entrava dalla bassa finestra gli illuminava le cosce, il ventre piatto e il fallo eretto, che si alzava scuro e ardente dalla nuvoletta di peli rosso-oro. Connie ne fu sorpresa e impaurita.

«Che strano!» disse lentamente. Com'è strano, ritto lì! Così grosso! E così scuro e spavaldo! Θ così, dunque?

Mellors abbassò lo sguardo sul proprio corpo bianco e magro e rise. Sul petto esile i peli erano scuri, quasi neri. Ma alla base del ventre, dove il fallo si alzava grosso e arcuato, erano di un color rosso-oro e splendevano in una piccola nuvola.

«Com'è fiero!» mormorò Connie a disagio. «Adesso capisco perché gli uomini sono così arroganti! Ma è molto bello, davvero. Come un'altra creatura! Fa un po' paura, ma è proprio bello. E viene verso di me!...» Si strinse il labbro inferiore tra i denti, impaurita ed eccitata.

L'uomo guardò in silenzio il fallo teso, che non mutava. [...] «La fica, ecco quello che vuoi. Di' a Lady Jane che vuoi la fica, John Thomas, e proprio la fica di Lady Jane!...»

«Oh, non prenderlo in giro!» disse Connie, avanzando carponi sul letto e cingendogli con le braccia le reni bianche e snelle, e avvicinandolo a sé in modo tale che i seni penduli e oscillanti toccassero la punta del fallo eretto e fremente, cogliendone una goccia d'umore. Strinse con forza l'uomo.

Qui c'è il senso del modo in cui entrambe le parti rinunciano alla propria individualità e si identificano con i loro organi corporei. Si vedono reciprocamente nei termini di quegli organi. E persino l'idea di Kant che in simili focalizzazioni sulle parti vi sia una negazione dell'umanità sembra proprio errata. Persino l'idea che essi si riducano reciprocamente alle loro parti corporee appare totalmente sbagliata, come penso apparisse sbagliata nel mio semplice esempio delle fotografie. L'intensa focalizzazione dell'attenzione sulle parti corporee sembra un'aggiunta piuttosto che una sottrazione, e la scena di passione, che per Constance è carica di un senso di terrore, e della paura di essere sopraffatta dal potere maschile, viene resa benigna e amabile, viene di fatto liberata proprio da questa oggettualizzazione nel modo in cui Mellors la conduce, mescolando l'umorismo con la passione.


Perché l'oggettualizzazione di Lawrence è benigna, se lo è? Dobbiamo notare, soprattutto, la completa assenza di strumentalizzazione, e il fatto strettamente connesso che l'oggettualizzazione è simmetrica e reciproca — e in entrambi i casi effettuata in un contesto di mutuo rispetto e di approssimativa parità sociale. La rinuncia all'autonomia e perfino all' agency e alla soggettività è gioiosa, una specie di realizzazione vittoriosa nella casa-prigione della rispettabilità inglese. Una simile rinuncia costituisce una via d'uscita dalla prigione del riserbo che, dal punto di vista alquanto plausibile di Lawrence, ci isola gli uni dagli altri e impedisce la vera comunicazione e la vera ricettività. Nella volontà di permettere a un'altra persona di essere tanto vicina, in una posizione in cui il pericolo di essere dominati e sopraffatti è, come Constance sa, onnipresente, si vede, inoltre, un'enorme fiducia, una fiducia che si riterrebbe impossibile in una relazione che non comprendesse almeno qualche tipo di mutuo rispetto e considerazione — benché nelle descrizioni di Lawrence di una varietà di relazioni maschio-femmina più o meno torturate scopriamo che ciò è complesso. Laddove ci sia una perdita di autonomia nel sesso, il contesto è, o perlomeno può essere, un contesto in cui, nell'insieme, l'autonomia è rispettata e alimentata; il successo della relazione sessuale può avere, come nel caso di Constance, vaste implicazioni per la prosperità e la libertà in generale. Non abbiamo bisogno di elencare ogni singola idea di Lawrence sulle attrattive della sessualità per notare in questa scena qualcosa che possiede un valore genuino. Ancora una volta, quando c'è una perdita di soggettività nel momento del rapporto sessuale, essa può essere, e spesso è, accompagnata da un'intensa attenzione per la soggettività del partner in altri momenti, poiché l'amante è intensamente concentrato sugli stati d'animo e sui desideri di quella persona, il cui benessere significa così tanto per il suo stesso benessere. L'ossessione di Brangwen per gli stati d'animo fluttuanti di sua moglie lo mostra molto chiaramente.

Infine, notiamo che il tipo di evidente fungibilità implicata nell'identificare delle persone con parti del loro corpo può non essere affatto deumanizzante, ma può coesistere con un assoluto riguardo per l'individualità della persona, che può essere espresso perfino attraverso la personalizzazione e l'individualizzazione degli organi corporei stessi, come nello scambio tra Mellors e Constance. Dare un nome proprio agli organi genitali di ciascuno è una maniera di intendere il modo speciale e individuale in cui essi si desiderano reciprocamente, il carattere non fungibile dell'intenzionalità sessuale di Mellors.

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Pagina 83

Parliamo ora di Molly Bloom. Molly vede Blazes Boylan come una collezione di parti del corpo smisurate. Lo guarda con humour e gioia, benché al tempo stesso con qualche riserva riguardo alla qualità dell'umanità di Boylan. La sua oggettualizzazione di Boylan ha poco a che fare sia con la negazione della sua autonomia sia con la strumentalizzazione e l'uso — certamente non ha nulla a che spartire con l'inerzia, il possesso o la violabilità. Si focalizza su caratteristiche di negazione della soggettività (non si chiede mai nel corso dell'intero monologo come lui si senta, come fa così spesso a proposito di Poldy) e di fungibilità (lui è solo un pene particolarmente grande, «fantastico da passarci il tempo come in un gioco», pressoché intercambiabile con uno stallone, o con una «grossa sbarra sempre dritta» inanimata a forma di vibratore). Siamo molto lontani da un'esperienza profonda alla Lawrence. Risulta un po' insoddisfacente, a causa dell'assenza di profondità, per la stessa Molly — il cui uso ambiguo della parola «sborra» per significare sia «seme» sia «carattere» ci mostra nel corso del monologo la sua confusione rispetto all'importanza di questa gioia fisica in confronto alla sua relazione d'amore fisicamente insoddisfacente, ma deliziosa, con Poldy. D'altro canto, sembra che il godimento di Molly negli aspetti fisici del sesso (che venne considerato particolarmente scioccante dai moralisti che attaccarono il romanzo) sia perlomeno parte di ciò che Lawrence e Audre Lorde auspicano le donne siano libere di sperimentare, e sembra sbagliato denigrarlo a causa della sua incompletezza. (In realtà, si potrebbe dire che il tema del romanzo nel suo insieme sia l'accettazione dell'incompletezza, e che la cosa a cui Joyce si sarebbe opposto con più tenacia sarebbe stata una moralizzante denigrazione romantica alla maniera di Lawrence del piacere di Molly sulla base del fatto che non era particolarmente sconvolgente.) Abbiamo quindi qui un modo molto diverso in cui l'oggettualizzazione può essere una parte gioiosa della vita sessuale — e forse questa specie di focalizzazione mitica sulle parti del corpo è finanche una caratteristica normale o necessaria di essa, benché l'esagerazione comica di Molly non lo sia.

Ciò che è particolarmente importante notare, per i nostri scopi, è il modo in cui la nostra reazione all'oggettualizzazione di Boylan fatta da Molly è condizionata dal contesto. Molly è sprovvista di potere sotto i profili sociale e personale, se si eccettuano le sue armi di seduzione. Θ anche consapevole che Boylan non la tiene in una considerazione particolarmente alta; lui, come tanti altri uomini, la usa come un oggetto sessuale, «perché loro non vogliono altro da te». Si rileva un carattere di rappresaglia autoprotettivo nella sua negazione della soggettività che lo fa sembrare appropriato e giusto in un modo che non sarebbe concepibile qualora fosse Boylan a pensare in questo modo a Molly.

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Pagina 96

Possiamo ora osservare un' ulteriore caratteristica di Lawrence che lo connota in modo diverso da un pornografo. In Lawrence gli uomini di cui si approva il comportamento sessuale sono sempre considerevolmente disinteressati rispetto allo status e all'onore nel mondo. L'ultima cosa a cui penserebbero sarebbe trattare una donna come una proprietà di valore, un oggetto la cui presenza nella loro vita, e il cui interesse sessuale in essa, migliora la loro posizione nel mondo maschile. (In realtà, questa specie di atteggiamento verso le donne centrato sullo status è legato da Lawrence all'impotenza sessuale e ben ritratto nel personaggio di Clifford Chatterley.) Non si potrebbe nemmeno immaginare Mellors vantarsi nello spogliatoio della «notte di fuoco» trascorsa il giorno prima o parlare di tette e culo, o del comportamento sessuale di Connie, come trofei da esibire nel mondo maschile. Ciò che è più caratteristico di Mellors (e di Tom Brangwen) è una profonda indifferenza ai segni mondani del prestigio; e questa è buona parte della ragione per cui sia Connie Chatterley sia il lettore credono che la sua oggettualizzazione sia alquanto differente dalla mercificazione (nel mio vocabolario, strumentalizzazione o possesso).

«Playboy», al contrario, è esattamente come una rivista di automobili, con l'unica differenza che invece delle macchine ci sono le ragazze per rendere le cose un po' più sexy — al modo di Hankinson, secondo cui è più sexy usare un essere umano come una cosa piuttosto che avere semplicemente una cosa, poiché così si manifesta un controllo maggiore e si mostra di poter controllare qualcosa la cui natura sarebbe quella di evitare il controllo. La rivista riguarda prevalentemente la competizione di uomini con altri uomini, e il suo messaggio è la disponibilità di una fornitura prontamente rinnovabile di donne più o meno fungibili per uomini che hanno conseguito un certo livello di prestigio e denaro — o, piuttosto, le cui fantasie sono incentrate sul fatto che donne di questo tipo siano disponibili, grazie alla rivista, a persone che possono fantasticare di aver raggiunto un simile status. Non è in fondo un'idea molto diversa da quella degli antichi Greci secondo cui il guerriero vittorioso sarebbe stato ricompensato con sette treppiedi, dieci talenti d'oro, venti pentoloni, venti cavalli e sette donne. L'oggettualizzazione significa un certo tipo di esibizione presuntuosa.

L'altra cosa che è necessario dire riguardo alla foto è che nel mondo di «Playboy» è più sexy, perché più legato allo status, avere una donna che possieda talento e abbia ottenuto risultati rispetto a una donna senza doti particolari, allo stesso modo in cui è più sexy possedere una Mercedes che una Chevrolet, alla maniera in cui Agamennone assicura ad Achille che i cavalli che gli dà sono cavalli da corsa vincitori di premi e che le donne sono non solo bellissime ma anche esperte nell'arte della tessitura. Ma una donna elegante è persino più sexy di un'automobile elegante, che non può essere realmente dominata perché non è nient'altro che una cosa. Così quel che «Playboy» continua a ripetere al suo lettore è: chiunque sia questa donna e quali che siano i successi che ha conseguito, per te lei è una fica e tutte le sue pretese svaniscono al cospetto del tuo potere sessuale. Per alcuni lei è una tennista — ma tu, nella tua mente, puoi dominarla e trasformarla nella tua puttana.

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