"Prima Pagina" di ottobre 2011

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La lettura favoriva, oltre all'isolamento individuale, il pensiero profondo, costringeva cioè il lettore a mettere in atto associazioni e processi deduttivi, incrementandone sia le competenze sia la capacità di sviluppare idee originali e un personale punto di vista sul mondo. Naturalmente, l'avvento del digitale non implica la fine della lettura, al contrario: se i vecchi media elettrici favorivano la sostituzione del testo scritto con le immagini, i media digitali inaugurano un'era di ubiquità del testo, che occhieggia dagli schermi di cellulari, computer, tablet e quant'altro. Ma non si tratta di un ritorno all'etica intellettuale del libro, perché leggere un libro e leggere uno schermo sono attività cognitive diverse. «Navigare» un testo digitale comporta livelli di attenzione e profondità della lettura assai inferiori rispetto a quelli richiesti dalla lettura tradizionale: la possibilità di «saltare» da un testo all'altro tramite link riduce la concentrazione su un particolare testo e ne favorisce la fruizione distratta; il che vale anche per gli e-book che, benché si presentino come il nuovo medium più affine al libro, vengono consumati come se fossero pagine web. Ancora: chi legge libri impegna le aree cerebrali associate a memoria, linguaggio e processi visuali; chi legge uno schermo utilizza le regioni prefrontali associate all'assunzione di decisioni e al problem solving, in quanto occorre compiere continuamente scelte di navigazione senza lasciarsi «distrarre» dall'interpretazione del testo, il cui senso si sottrae all'esplorazione profonda. Di più: chi legge un libro non impegna solo la memoria a breve termine, ma anche e soprattutto quella a lungo termine, in quanto deve immagazzinare concetti complessi per organizzare i dati in uno schema coerente; chi legge su schermo usa quasi esclusivamente la memoria a breve termine che, da un lato, tende in questo modo a intasarsi, dall'altro lato, complica l'estrazione di informazioni rilevanti dal «rumore» provocato dall'overloading di dati.

Carlo Formenti, "Felici e sfruttati", Egea, Milano, 2011